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job 8

Date post: 13-Mar-2016
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numero 8 di job
60
Poste Italiane S.p.A.-Spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 e 3, Aut: CNS/CBPA-NA/239/08 Guglielmo Loy: Sud, serve l’Agenzia Nino Daniele: L’ora del riscatto Franco Marabottini: l’Associazione Feneal Anno II, Numero 8 Settembre 2009 PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITO della FENEAL-UIL CAMPANIA feneal uil in Campania Fratelli d’Italia
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Guglielmo Loy:Sud, serve l’Agenzia

Nino Daniele:L’ora del riscatto

Franco Marabottini:l’Associazione Feneal

Anno II, Numero 8

Settembre 2009

PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITO

della FENEAL-UIL CAMPANIA

feneal uil in Campania

Fratelli d’Italia

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Venti anni fa la Cina, oggi l’Iran. A manife-stare contro la relativa dittatura, in entrambii casi sono stati i giovani, più sensibili alle esi-genze di cambiamento della società. Il futu-ro, si sa, è nelle mani di ha qualche anno inmeno, ma a deciderne le sorti sono quelli conqualche anno in più. Il 5 giugno del 1989, unragazzo cinese nella piazza Tiennamen a Pe-chino si piazzò davanti ad un carro armato purconsapevole che non avrebbe mai potuto fer-marlo da solo. Eppure lo fece. I carri armaticercano di girargli intorno, ma lui non lasciala sua posizione in atteggiamento di sfida. Unafotografia simbolo a ritrarre questa pagina in-sanguinata di storia: un uomo che sfida il po-tere repressivo, che dice no alla violenza, alladittatura, all’impossibilità di costruirsi il fu-turo. Come se il mese fosse ormai entrato nel-la storia delle repressioni, nel giugno scorso,giovani iraniani sono scesi in piazza per pro-testare contro il regime, reo - secondo loro -di aver fatto sparire migliaia di voti alle ele-zioni nazionali. Una giovane studentessa,Neda, uccisa con un colpo di pistola dalla po-lizia durante gli scontri, è diventata il simbolodi una nuova battaglia per la democrazia. Lacui evoluzione spesso, purtroppo, passa peruno spargimento di sangue. Nonostante la ca-duta del Muro di Berlino vent’anni fa.

la foto

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Job Feneal Uil in CampaniaNumero 8 - Settembre 2009Periodico bimestraledi informazione gratuitodella Feneal Uil CampaniaTestata registratapresso il Tribunale di Napoli(iscr. n. 7 del 29/01/2008)

Direttore editoriale:Emilio CorrealeDirettore responsabile:Carlo PorcaroEditore:Feneal-Uil Campania,Via Brin, 69 80142 NapoliRedazione:Dario De SimoneLiliana PalermoP.G.CorrealeGrafica:Antonio Massa, Claudia NoliContatti redazione:Via Benedetto Brin 69 - 80142 NapoliTel: 081-269115, 081-200564; Fax: 081-0143084e-mail: [email protected] internet:www.fenealuilcampania.itCoordinamento: PK s.r.l.Stampa:Litografia Buonaurio srl,via Trav. 4 novembre 6,80026 Casoria (Na)Tiratura: 5000 copie

Giornale chiuso in redazione il 15 settembre 2009

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Anna ReaIl Sud ha bisogno di vera e

concreta solidarietà

Antonio SavareseSul contratto è inopportuno

arroccarsi sulle proprie posizioni

Gennaro VitaleFormazione professionale, parte il

corso di project management

FrancescoPostiglioneDalle Olimpiadi al ritiro

forzato: «Mi sento un

miracolato»

L’approfondimentoGallerie metropolitane, i segreti

della tecnica del ghiaccio

NINO DANIELE

14

17

IN

TE

RV

EN

TI

7 L’editoriale9 Il filo di job28 La bussola / le caste

e il Cavaliere spopolano in libreria

40 L’intervista/spettacolo

Paolo Caiazzo

46 Libri, dischi, film50 Attualità51 Consigli fiscaliR

UB

RI

CH

E

Guglielmo LoyServe un’Agenzia nazionale

per il Mezzogiorno

FrancoMarabottiniCrisi di valori, la Feneal Uil

lancia l’Associazione

DALLA SEDE

24 Caserta T. Di Marco

25 Benevento A. Lanzetta

26 Avellino F. De Feo

27 Salerno L. Ciancio

1237

16

44

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l’editoriale

[CARLO PORCARO]

Nuova paginaPer contrapporre nuovi ideali al concetto di uomoforte, un’intera classe politica deve farsi da parte

Il Paese sembra avere le idee molto chia-re: la maggioranza degli italiani alla po-litica chiede decisionismo, supera-

mento delle vecchie barriere ideologiche,risposte concrete.Aventi anni dalla cadutadel Muro di Berlino, siamo sempre più con-sapevoli che dobbiamo saperci adeguareal mondo che cambia in fretta e, spesso, inpeggio dal punto di vista del lavoro.Ai par-titi che parlano a loro stessi in maniera au-toreferenziale i cittadini sembrano prefe-rire l’uomo forte, il personalismo, il leadercapace di interpretare i bisogni della gen-te comune anche se allo stesso tempo sal-vaguarda qualche suo piccolo interesse per-sonale o di bottega. Si chiami esso SilvioBerlusconi, Umberto Bossi, MassimoD’Alema o Antonio Di Pietro. Il succes-so del leader del Pdl si spiega soprattuttoin questo modo. Ma la sinistra – o quel chene resta – non sa proporre un’alternativacredibile. L’Italia è avvitata da 15 anni or-mai intorno alla stessa persona, i suoi di-fetti, le sue virtù, i suoi amici, il suo rap-porto con la giustizia. Basta: metaboliz-ziamo Berlusconi e il berlusconismo, eguardiamo tutti avanti.Alle innovazioni –dal linguaggio all’uso dei mezzi di co-municazione, che piacciano o meno – im-poste dal leader del centrodestra, il cen-trosinistra non risponda con le vecchie li-turgie. Le manifestazioni di piazza? Uti-li, ma solo quando conta veramente scen-dere in piazza e non ci sono altre strade per-

corribili. I comizi? Roba noiosa, che nes-suno vuole più ascoltare. Internet, facebook,blog e tutte le nuove tecnologie? Strumentiefficaci se utilizzati senza invadere nella vitadi chi ritiene che il mondo politico sia soloun ammasso di ladroni. Condizione im-prescindibile per la classe dirigente che at-tualmente guida il centrosinistra, Partito De-mocratico in primis, è farsi da parte. I variVeltroni, D’Alema, Fassino, Bersani, Fran-ceschini, Finocchiaro, Violante, Lanzillotta,Rutelli, Bassolino e compagnia lascino spa-zio alle nuove generazioni: hanno scrittopagine di storia, ora possono contribuire ascriverne nuove insieme ad altri. L’oppo-sizione resterà tale per molti anni? Pocomale, se un nuovo percorso ideale verrà co-struito giorno per giorno tracciando un pon-te tra gli ideali del passato e le esigenze delpresente. Ne guadagnerebbe l’Italia.

Generale, il tuo carro armato è una macchina potenteSpiana un bosco e sfracella cento uomini.Ma ha un difetto:ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.Ma ha un difetto:ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.Può volare e può uccidere.Ma ha un difetto:può pensare.

Bertolt Brecht

la citazione

job - feneal uil campania / settembre 2009 7

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la canzone

Fratelli d'Italia,l'Italia s'è desta,dell'elmo di Scipios'è cinta la testa.Dov'è la Vittoria?Le porga la chioma,che schiava di RomaIddio la creò.Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte.Siam pronti alla morte,l'Italia chiamò.Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte.Siam pronti alla morte,l'Italia chiamò, sì!Noi fummo da secolicalpesti, derisi,perché non siam popoli,perché siam divisi.Raccolgaci un'unicabandiera, una speme:di fonderci insiemegià l'ora suonò.Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte.Siam pronti alla morte,l'Italia chiamò, sì!Uniamoci, uniamoci,l'unione e l'amorerivelano ai popoli

le vie del Signore.Giuriamo far liberoil suolo natio:uniti, per Dio,chi vincer ci può?Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte.Siam pronti alla morte,l'Italia chiamò, sì!Dall'Alpe a Sicilia,Dovunque è Legnano;Ogn'uom di FerruccioHa il core e la mano;I bimbi d'ItaliaSi chiaman Balilla;Il suon d'ogni squillaI Vespri suonò.Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,l'Italia chiamò, sì!Son giunchi che pieganoLe spade vendute;Già l'Aquila d'AustriaLe penne ha perdute.Il sangue d'ItaliaE il sangue PolaccoBevé col Cosacco,Ma il cor le bruciò.Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte.Siam pronti alla morte,l'Italia chiamò, sì!

Fratelli d’ItaliaAdottato il 12 ottobre 1946

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Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta……C’è da chiedersi quale popolo sia-mo, se è vero che di quell’ideale ri-

sorgimentale di fratellanza, che ha ispiratola nascita della nostra nazione, se nevede così poco in giro, e per di più l’Ita-lia di oggi appare così poco desta e cosìpoco reattiva per mostrarsi capace di in-nescare un rinnovato sentimento di coe-sione nazionale. È vero che, mentre vi-viamo in un mondo che sta accelerandoil processo di globalizzazione, si stannocontemporaneamente restringendo sem-pre di più i confini geografici dentro di cuipulsa il senso dell’appartenenza, fino a rag-giungere preoccupanti dimensioni, deci-samente piccole, addirittura fin dove in-sistono soltanto le stesse inflessioni dia-lettali. Che Paese è mai questo se nel go-verno nazionale svolge una funzione pre-ponderante chi vuole separarsi dall’Italiae si mostra palesemente ostile a quella par-te di essa che disconosce come propria ter-ra, accusandola di parassitismo, senza am-mettere le proprie responsabilità storichee, per di più, si oppone a ogni tentativo dipreservare l’unità dello Stato? Il senti-mento dell’amor patrio si è ormai disciolto,assecondando il decadimento della culturagenerale, imposto dai mass media, e poil’ignobile sfaldamento dell’istruzionescolastica in questi ultimi anni, fino ad in-volgarirsi nelle piccole e viscerali passionidel tifo da stadio. Che Italia è questa, sea poco a poco, ai suoi cittadini, sempre piùisolati nel proprio esasperato individua-lismo, viene sottratta la libertà del sape-re e dell’informazione, attraverso un ul-

teriore e molto pericoloso tentativo di unaloro omologazione al potere? Il risultatoè che, a differenza degli altri paesi euro-pei, ormai nessuno più legge ed è curio-so di conoscere, se non un’elite sempre piùsparuta di testardi incalliti, amanti del sa-pere. Di chi è la colpa, se gli italiani, oggi,si sentono così poco fratelli? La rispostaè fin troppo ovvia, anche per noi che neabbiamo un gran rispetto e la riteniamo,oltre che indispensabile, anche un esercizionobile del genere umano. È della politi-ca. La politica, però, con la “p” minuscola.Quella che ha spazzato via ogni forma diideologia, quella fondata sugli ideali chehanno accomunato gli uomini ed hannomosso la storia con la partecipazione delpopolo, che, anche quando sottoposto acondizionamenti legati al bisogno, era, co-munque, più direttamente protagonista del-le proprie sorti. Oggi il popolo è invece su-balterno alle logiche personali del singo-lo esponente politico, ed è un miracolo, sequesti agisca ed operi con il dovere del-la rappresentanza dei propri elettori. Gliesempi nazionali, purtroppo, sono em-blematici e sconfortanti, ed abbiamo tut-ti la sensazione che si faccia di tutto peretichettare come debole chi si sforza di rap-presentare una forma di leaderismo più de-mocratico, mentre è forte chi gestisce il po-tere con disinvoltura alludendo, con af-fabilità menzognera, ai tanti favori che ècapace di promettere a tutti, per poi man-tenere solo quelli che interessano a lui.Cosa bisogna fare, visto che questa pic-cola politica non porta certamente albene collettivo, né esalta l’assetto demo-

cratico del nostro Paese, né dà futuro allegiovani generazioni? E cosa può fare il no-stro mondo, quello del lavoro, i lavoratori,il sindacato? Anche qui la risposta èsemplice, anche se è poderoso lo sforzoda compire per perseguirne gli obiettivi eraggiungere un positivo esito finale. Bi-sogna riformare la politica, riabilitarla sulpiano etico e sul piano culturale, favorendola partecipazione ed il controllo diretto deicittadini che ne devono avvertire concre-tamente la sua funzione, in modo ad essivisibilmente dedicata. È la partecipazio-ne che mette insieme la gente, che l’ac-comuna in un vincolo di fratellanza, con-sentendo un rapido riconoscimento degliideali corrispondenti ai propri bisogni edai propri diritti di libertà e di uguaglian-za. Perciò il Sindacato può fare molto. Puòsvolgere un compito straordinariamenteimportante perché, checché se ne dica, ri-mane l’unico baluardo ancora rimastodove si manifesta la partecipazione de-mocratica dei cittadini-lavoratori, chestanno insieme, per propria scelta, inun’organizzazione che raccoglie, con i pro-pri convincimenti, anche il proprio con-senso. Ecco perché la Feneal Uil ha co-stituito una propria Associazione di im-postazione culturale e politica: non soloper preservare i propri valori fondamen-tali, fondati sulla grandiosa idea del rifor-mismo laico e progressista, perché essanon sia mai ritenuta obsoleta, ma si devepensare ad essa ancora come un’ideamoderna ed innovativa anche per le ge-nerazioni future, per ridare dignità alla Po-litica, con la “P”maiuscola.

[EMILIO CORREALE]

Destiamo l’ItaliaI cittadini sono sempre più isolati nell’individualismo:l’unico baluardo rimasto è il sindacato

job - feneal uil campania / settembre 2009 9

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Non cc’è nnullache ppotrà

intaccare mmail ’azzurro ddiquesta ggrotta

Capri

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C’è una costante nella storia del-la Feneal ed è quella di non tra-scurare mai il forte legame idea-

le con la cultura riformista e laica cheha segnato fortemente la nostra inizia-tiva. E’ un tratto del nostro impegno cheha retto bene anche quando le vicendepolitiche e sociali hanno messo in di-scussione questa tradizione con la con-seguente diaspora delle esperienze po-litiche dell’area laica e socialista ma an-che con l’indebolimento di una propo-sta culturale di forte stampo riformista.

La Feneal con la sua autonomia decisedi mantenere dei connotati ben precisiche si rifacevano ai valori di questa tra-dizione e che ci hanno permesso di pro-seguire in un cammino nel quale l’or-ganizzazione ha mantenuto una suachiara identità ed una importante coe-sione. Oggi lo scenario che abbiamo difronte è davvero complesso perché l’u-scita dalla crisi economica non solo nonappare vicina ma non propone finorasbocchi certi. E soprattutto non ci fa ca-pire cosa cambierà e cosa invece resteràlegato al passato comprese le arretra-tezze ed i problemi aperti del nostro Pae-se.

Ma non è ben chiaro neppure il con-testo politico e sociale verso il quale cidirigiamo. E quale potrà essere il ruo-lo dei sindacati e, ancora, quale sarà laprospettiva dei diritti dei lavoratori e del-la giustizia sociale dopo la forte crisi che

ha investito l’economia reale ma anchepeggiorato i conti dell’azienda Italia.Quello che voglio sottolineare è che citroveremo con molte problematicheaperte e quindi con la necessità di do-ver approfondire problemi che non pos-sono essere elusi se vogliamo che il no-stro sindacato riformista sia fedele allasua vocazione di accettare le sfide, digovernare le novità, di trovare nuove sin-tesi nelle quali il suo ruolo contrattua-le e i suo i valori continuino ad essererispettati.

La nostra Associazione può dare uncontributo in questo senso. Affiancarel’impegno e la proposta politica della Se-greteria e degli organismi della Feneal,con un iniziativa di carattere culturaleche non smarrisca però le caratteristicheproprie della nostra vita associativa: la-vorare assieme, co-gliere ogni opportu-nità per rafforzare l’u-nità della Feneal, lasua capacità di reagi-re all’evoluzione del-la situazione econo-mica e sociale.

L’associazione puòcostituire un ulteriorecapitolo di lavoro col-lettivo che permetta didialogare anche conculture diverse dallenostre, che permetta

di riflettere con grande libertà al nostrointerno su temi e idee che al tempo stes-so possano trasformarsi in propostapolitica ma anche in contributo alla for-mazione. Ciò che conta è che l’Asso-ciazione sia uno strumento utile alla Fe-neal, capace di promuovere il valore diuna storia che ci è comune e nella qua-le potere riconoscersi anche in futuro.

È una bella scommessa che facciamotutti insieme e che ci apre una strada im-pegnativa ma anche capace di soddi-sfazioni se riusciremo a percorrerla insintonia con le ragioni più profonde del-l’unità della Feneal.

l’intervento

[FRANCO MARABOTTINI] (Presidente Feneal Uil Nazionale)

«Valori in crisi, la Fenealvara la sua Associazione»

job - feneal uil campania / settembre 2009 11

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Se è giusto chiedere, con grandedeterminazione ed ad alta voce,di mettere fine al continuo sac-

cheggio, delle risorse, principalmentedestinate al Sud, del Fondo per le AreeSottoutilizzate (Fas), nello stesso tem-po bisogna mettere la parola fine ai fi-nanziamenti a pioggia, che non hannoprodotto un ritorno adeguato in termi-ni di sviluppo. La risposta ai problemidello sviluppo del Mezzogiorno non stacerto nel promuovere il cosiddetto “le-ghismo del sud”, tanto di moda in que-sto periodo, quanto programmare nuo-ve politiche nazionali per lo sviluppodelle Regioni del Meridione nel segno,però, sia della completa discontinuitàcon il recente passato sia con scelte co-raggiose. Al Mezzogiorno servono ap-procci concreti su grandi scelte strate-giche: efficienza ed efficacia della Pub-

blica Amministrazione, occupazione, in-frastrutture materiali ed immateriali. E’questa la sfida che la UIL lancia a tut-te le Istituzioni e alle Parti sociali perun rinnovato “contratto per Il Mezzo-giorno”.

Non si tratta di fare la solita lista del-la spesa, attraverso la quale tutti chie-dono “a prescindere”, ma, piuttosto, dicominciare ad agire tutti insieme: Go-verno, Regioni e Parti Sociali. L’o-biettivo deve essere quello di mettere incampo tutta una serie di interventi con-giunturali, ma che abbiano una valen-za strutturale. Nel merito si tratta diguardare al Mezzogiorno come unaunica area, e non a tanti territori, e, quin-di, la dimensione “solo” regionale de-gli interventi programmati rappresentail primo vero problema da affrontare. L’obiettivo, in parole più semplici, è

quello di promuoveresviluppo, investimenti(nazionali ed esteri) econseguentemente oc-cupazione e lavoro. E’per questo che servireb-be un organismo, so-vraregionale, snello,non burocratico, unasorta di “Agenzia Na-zionale per il Mezzo-giorno”, promossa dalleIstituzioni Nazionali eRegionali, non tanto per

gestire le risorse, quanto per selezionarei progetti di investimento verso quellaselettività che, ad oggi, è sempre man-cata. Il modello può essere l’intesaStato-Regioni, sulla gestione delle ri-sorse nazionali e regionali, per gli am-mortizzatori sociali in deroga, che staconsentendo di affrontare un’emer-genza con una strumentazione straor-dinaria e condivisa. L’altro versante sucui concentrare gli sforzi è quello dicreare nuova e buona occupazione, lavera emergenza del Mezzogiorno, an-che con l’attuazione di politiche co-raggiose che rendano più vantaggiosi gliinvestimenti al Sud. In questo quadronon si possono escludere forme di fles-sibilità salariale, in linea con quanto pre-visto dalla recente riforma del model-lo contrattuale. La risposta che il “si-stema” ha espresso negli anni scorsi(quelli della bassa crescita per inten-dersi), non può funzionare poiché hautilizzato la leva del lavoro debole (atermine, in collaborazione, tirocini for-mativi a costi bassissimi) come bilan-ciamento del basso sviluppo lasciandosul campo migliaia di persone senza tu-tele e alimentando una migrazione in-terna di alte e medie professionalità.

[GUGLIELMO LOY] (segretario Uil Nazionale)

l’intervento

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«Un’Agenzia per il SudNo ai fondi a pioggia»

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Da qui la nostra proposta per un con-tratto "straordinario" per favorire lo svi-luppo e l’occupazione al Sud e la cre-scita quantitativa e qualitativa delle im-prese.

Per creare nuovi e buoni posti di la-voro che garantiscano occupazione atempo indeterminato, servirebbe unvero e proprio “Contratto Straordinariodi Accesso” che, per un periodo di 3-5anni, consenta anche salari più bassi deiminimi in vigore, in temporanea dero-ga ai contratti nazionali di categoria. Ilcontratto, di per sè, è uno “scambio” equindi le imprese si impegnerebbero areinvestire nel territorio, aumentando ilivelli occupazionali. Lo Stato e le Re-gioni, utilizzando le risorse della fi-scalità generale e/o del Fondo SocialeEuropeo, proprio sul modello dell’ac-cordo sugli ammortizzatori in deroga,si impegneranno a sviluppare la for-

mazione dei lavoratori e ad assicurarela piena contribuzione figurativa.Come appare chiaro questo percorso èesattamente il contrario di una politicastatalista (un po’ sovietica) che pensa diimporre steccati alla contrattazione at-traverso la ridicola (ri)proposizione del-le “gabbie salariali” finalizzate, non sisa come, a garantire semplicemente piùsalario ai lavoratori del Nord a discapitodi quelli del Sud . Quando il tema deveessere la crescita della qualità e dellaquantità di lavoro, soprattutto giovani-le, delle donne e nel Mezzogiorno. Ul-timo, ma non meno importante, è iltema delle infrastrutture materiali ed im-materiali. In questa direzione propo-niamo di costituire un “Fondo Nazionaleper la Progettazione delle Opere Infra-strutturali” prevedendo lo stanziamen-to di 100 milioni di euro sotto l’egidadella sopraproposta Agenzia Naziona-

le per il Mezzogiorno. Pro-gettare bene e presto è deci-

sivo affinché le risorse destinate allo svi-luppo infrastrutturale siano spese rapi-damente. La risposta alla crisi passa in-nanzitutto dalla capacità di riattivare ilsistema produttivo legato alle operepubbliche, locali e nazionali. Inoltrechiediamo uno sforzo alle Regioni delMezzogiorno affinché riprogrammanoi Programmi Operativi Regionali deiFondi Strutturali 2007-2013 concen-trando le risorse per il potenziamentodei servizi alla persona, concentrandole stesse risorse per il potenziamento de-gli asili nido, il sistema istruzione, as-sistenza domiciliare integrata, ciclodei rifiuti ed il sistema idrico integra-to. Poche cose, ma fatte presto e bene.Siamo convinti che il dibattito sullo svi-luppo del Mezzogiorno debba essere in-novativo, debba responsabilizzare tut-ti (Governi, imprese e sindacati) e chesolo con coraggio e idee nuove si pos-sa raggiungere l’obiettivo di voltare pa-gina.

l’intervento

job - feneal uil campania / settembre 2009 13

Nella pagina a sinistra, il sottosegretarioalla Presidenza del Consiglio con delega alCipe Gianfranco Miccichè del Pdlal fianco del governatore della Sicilia,Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa. In alto, i presidenti della Regione Calabria eCampania, Agazio Loiero e AntonioBassolino durante una delle riunioni del coordinamento dei governatorimeridionali. A destra, un cantiere sul trattolucano dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria

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E’ finita l’estate e spero che con essasiano finiti anche i deliri, visto chenelle settimane trascorse non si è

fatto altro che discutere e ridiscutere del-le assurde proposte del Ministro per leriforme del Federalismo, Umberto Bossi,sull’insegnamento del dialetto da inseri-re nelle scuole, l’inno del Nord, i test aiprofessori sulle tradizioni e la storia del-le regioni, fino alla proposta dei salari dif-

ferenziati tra l’operaio del Nord “produt-tivo” e quello del Sud “nullafacente”. De-liri d’estate che se non fosse stato per il cal-do torrido di quei giorni, causa sicuramentedi quei vaneggiamenti e di quelle alluci-nazioni, avremmo pure potuto credere chefacesse sul serio il nostro Ministro che,forse, (ahi noi!) ancora non ha capito che

non vive e governa la Padania, ma che ècittadino e governatore di una gran bel pae-se che si chiama Italia. Discussioni inu-tili, digressioni estive per chi non vuolguardare in faccia ai problemi veri e seriche coinvolgono l’operaio del Nord comequello del resto dello stivale, accomuna-ti non solo dalla lingua italiana e da unastoria autorevole, ma da una crisi sfer-zante, dalla chiusura delle aziende, dallapaura di perdere il posto, dallo sgomen-to, dalle forme di protesta che spesso livede unanimi, solidali l’un l’altro, dallacrescita dei figli, dallo sforzo di arrivarea fine mese con i soldi della cassa inte-grazione, fin quando dura. Che siamo ita-liani lo sappiamo tutti, lo hanno voluto gli

l’intervento

Bossi si ricordiche non governala Padania ma è

cittadino eministro italiano

«Possiamo essere fratelliMa stiamo attenti ai Caini»

14 job - feneal uil campania / settembre 2009

[ANNA REA] (segretaria generale Uil Campania)

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l’intervento

eventi e gli uomini che ci hanno preceduto,(al di là delle revisioni storiche), lo ab-biamo voluto e costruito noi nella storiapiù recente, attraverso lotte importanti,penso a quella sindacale e sociale per lostatuto dei lavoratori. Abbiamo sentito e“praticato” la nostra italianità attraversoi grandi marchi “made in Italy”, (quan-do la globalizzazione era ancora lontana)molti dei quali conosciuti in tutto il mon-do e per i quali hanno lavorato e lavora-no donne ed uomini del nostro Paese, nonsenza una punta di sano orgoglio. Ma chel’Italia abbia delle debolezze, dei gap e deidivari mai risolti è un dato di fatto. La que-stione meridionale non è quella setten-trionale velleitaria ed improvvisata dal“carroccio separatista padano”, ma nasceda disagi e differenze reali, di tipo eco-nomico, produttivo e sociale che la clas-se dirigente italiana, originaria sia del Nordche del Sud, non è ancora riuscita a fron-teggiare. Il recupero della parte fragile elenta del nostro Paese significa recuperoe rilancio del Paese stesso anche per unapiù tenace concorrenza ed una più validacompetizione internazionale. Allora, invece

di allargare i divari con dibattiti sterili ocon azioni ancora più pericolose, come lachiusura delle nostre fabbriche o il tra-sferimento altrove di ciò che resta delle no-stre eccellenze e delle nostre autorithy, sa-rebbe meglio concentrare l’attenzionesulle questioni vere che non appartengo-no a questa o a quella regione, ma a tut-to il Paese. E penso allo stabilimento Fiatdi Pomigliano; alla vertenza Atitech; ai la-voratori dell’Alcatel di Battipaglia, tra iquali c’è stato chi ha minacciato di darsifuoco come forma di estrema protesta ve-dendosi imporre un futuro senza più la-voro. Ed ancora, penso alle nostre nuovegenerazioni, ai cosiddetti cervelli in fuga,laureati, specializzati con tanta passionee competenza, ma senza un ruolo, unachance di crescita vera sul proprio terri-torio.

Le eccellenze e le potenzialità in Cam-pania, come nel resto delle regioni meri-dionali, non mancano. Il terreno è fertile,ma c’è bisogno di “coltivatori” di inve-stimenti e progetti realizzabili. E’ vero, nonsi può frenare il Nord che corre ad una ve-locità diversa da quella del Sud, ( grazieanche agli “italiani meridionali” ) ma nonsi può neanche pretendere di “separarsi”dal resto della nazione o ignorare il resto

del Paese solo perché più debole. Se cisono stati errori negli anni e con i gover-ni passati, con questo nuovo governo peril momento si sono avuti solo annunci acaratteri cubitali e discussioni e decisio-ni vuote , generatrici unicamente di ru-more, se non addirittura di ulteriori dan-ni. Penso agli esosi tagli fatti alla scuola,solo in Campania 8000 posti in meno, ri-spetto ai 18 mila nazionali. Siamo riuscitia dimezzare i tagli, ma l’emergenza scuo-la resta: e noi, con i nostri ragazzi che cre-scono nei quartieri e nelle periferie di fron-tiera non possiamo permettercelo. LoStato non può permetterselo. Fratelli d’I-talia si, ma non vogliamo “Caini” quan-do si tratta di affrontare le vere difficoltàdel Paese: l’identità e la crescita nazionalela si radica anche attraverso l’applicazio-ne dei principi democratici di uguaglian-za, solidarietà, sostegno reciproco. Siamotutti italiani quando ogni uomo nato in Ita-lia, (e penso anche a tutti quegli immigrati,spesso uomini- incognite, che da anni la-vorano nei nostri cantieri, al fianco dei no-stri cari oppure nei nostri campi) gode de-gli stessi diritti, ha le stesse opportunità,gli stessi stipendi, (non esistono lavoratoridi serie a o di serie b); si è italiani quan-do in ogni luogo della Nazione ci sono lestesse possibilità di crescita e di sviluppo,senza per questo dover rinunciare alle di-versità territoriali, alle singole specificità.E da quest’ultimo punto di vista, la Uil hasempre sostenuto la contrattazione di II li-vello, non per acuire le distanze ma per di-minuire le differenze. Sono anni che por-tiamo avanti questa battaglia ed adesso èarrivato il momento di diffondere ed ap-plicare sui territori questa formula con-trattuale. Siamo tutti italiani quando cia-scuno di noi gode ugualmente dei dirittifondamentali al lavoro, alla salute e all’i-struzione; siamo tutti italiani quando cia-scuno di noi ha la libertà di realizzare edi realizzarsi!

Manifestazionidi lavoratori delle aziende in difficoltà negli ultimi mesi: Fiat,Atitech e Alcatel

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l’approfondimento

Gli ingegneri Fabio Giannelli, Giu-seppe Colombo, Bruno Cavagna,Giovanna Cassani e Vittorio Ma-

nassero hanno lavorato alle nuove meto-dologie di scavo delle gallerie delle me-tropolitane di Napoli. Eccone un estratto:L’estensione della linea 1 della metropo-litana di Napoli, tra l’attuale capolinea dipiazza Dante ed il Centro Direzionale, sot-to attraversa un’area della città caratteriz-zata da una fittissima urbanizzazione; perle 5 stazioni situate sul tracciato, quindi, nonè stato possibile progettare uno scavo a“cielo aperto” di dimensioni sufficienti acontenere interamente le banchine. Si èquindi adottato, per la “stazione tipo”, unoschema caratterizzato da un pozzo centraledi sezione rettangolare pari a circa 40 x 20m, con il lato minore parallelo all’asse deibinari. Dal pozzo sono state poi scavate 4gallerie di banchina di lunghezza pari a cir-ca 45 m (2 per ogni direzione). Partico-lare rilevanza per gli scavi a foro cieco sot-to falda assume poi la presenza di famigliedi fratturazioni a giacitura prevalente-mente verticale formatesi durante il pro-cesso di raffreddamento. Considerando ladeformabilità, è ben noto il fatto che, perlivelli di sforzo dell’ordine di quelli delleprofondità interessate dai lavori, il tufo pre-senta un comportamento elastico lineare.I terreni interessati dagli scavi delle galleriesotto congelamento sono costituiti essen-zialmente da tufo e pozzolana. Le prove pervalutare la dipendenza dalla temperatura

delle caratteristiche meccaniche sono sta-te quindi effettuate su un certo numero dicampioni prelevati dai tre strati sopradetti: tufo, cappellaccio, pozzolana. Le pro-ve per la determinazione della resistenzaa compressione monoassiale sono state ef-fettuate alla temperatura di -10° C e -20°C.Lo scopo primario del congelamento ar-tificiale del terreno è estrarre calore dal ter-reno fino a che la sua temperatura non scen-da al di sotto del punto di congelamentodell’acqua di falda (fase di congelamento)e, in seguito, mantenere il raggiunto livellodi temperatura dosando opportunamenteil flusso di calore estratto, fino a che le ope-razioni di scavo e costruzione della strut-tura definitiva siano completate (fase dimantenimento). Il raffreddamento del ter-reno si ottiene facendo circolare un fluidorefrigerante attraverso sonde congelatici in-stallate nel terreno, composte da due tubiconcentrici: quello esterno è a fondo chiu-so, mentre quello interno è a fon-do aperto. Generalmente, il flui-do refrigerante è immesso attra-verso il tubo più interno fino araggiungere il punto più profon-do; nel suo viaggio di ritorno, at-traverso l’intercapedine anularetra i due tubi, il fluido refrigeranteestrae calore dal terreno. Sono di-sponibili due procedimenti per ilcongelamento: il procedimentoindiretto (o a Salamoia) e il pro-cedimento diretto (o ad Azoto Li-

quido). Il metodo indiretto si basa su unprocesso di tipo chiuso e richiede l’utiliz-zo di impianti di refrigerazione industria-li; essi alimentano un circuito chiuso: il flui-do refrigerante viene inviato e ritorna dacisonde congelatrici attraverso tubazionidi mandata (e di ritorno) coibentate; la sa-lamoia di ritorno dalle sonde congelatrici,più calda, viene nuovamente raffreddata ere-inviata in circolo. Le sonde congelatri-ci a salamoia sono generalmente realizzatemediante un tubo esterno in acciaio e untubo interno in acciaio o polietilene (l’ac-ciaio impiegato è del tipo ad alta resilien-za alle basse temperature). Il liquido re-frigerante è costituito da una soluzione dicloruro di calcio in acqua (salamoia), raf-freddato a temperature tra -25 e -40°C. Illiquido refrigerante è costituito da azoto li-quido a -196°C. L’azoto liquido è inviatodirettamente alle sonde congelatrici attra-verso tubazioni di mandata coibentate.

Scavo gallerie metro,la tecnica del congelamento

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Con l’accordo interconfederale del15 aprile scorso si apre una nuo-va fase delle contrattazioni. Si su-

pera così un modello contrattuale dura-to circa sedici anni. Il nuovo modello con-ferma l’articolazione contrattuale su duelivelli, modificando però la durata di vi-genza: si passa dagli attuali quattro ai treanni, sia per la parte normativa che perla parte economica, sostituendo l’attua-le biennalità economica e il quadriennionormativo.

Viene anche variata la durata degli ac-cordi di secondo livello, territoriali, perl’edilizia, che avranno ora valenza trien-nale. Novità, inoltre, nell’individuazio-ne - per la dinamica degli effetti econo-mici dei contratti collettivi nazionali - diun nuovo indice previsionale. Il riferi-

mento sarà l’indice dei prezzi al consu-mo armonizzato in ambito europeo perl`Italia (in sigla Ipca), che - depurato dal-la dinamica dei prezzi dei beni energe-tici importati – va a sostituire il tasso diinflazione programmato. Senza entrarenei tecnicismi legati al nuovo indice pre-visionale applicato nei rinnovi contrattualie ai tempi per la presentazione delle piat-taforme contrattuali, facendo tesoro di nu-merose problematiche e segnalazioniregistrate in questi anni, tanto in ambi-to datoriale quanto nel mondo sindaca-le, il cambiamento segna sicuramente unanovità positiva. Il nuovo modello sibasa infatti su una sperimentazione du-rata quattro anni. Avremo così modo diconfrontarci, di consuntivare quanto dibuono è stato fatto e cosa dovrà essere an-

cora modifica-to o imple-mentato. Pro-prio per que-sto, sul pianopolitico, se ècorretto poteresprimere unapropria posi-zione nella piùampia demo-craticità, noncondivido laposizione presada taluni sul-l’introduzione

di un modello rigido, che sottrae spazi ne-goziali alle categorie interessate. Cometutte le novità, quando si mettono in gio-co nuovi strumenti di contrattazione,questi andrebbero sperimentati sul cam-po e valutati e, se necessario, poi modi-ficati. “Arroccarsi” su determinate po-sizioni non giova a nessuno, men chemeno in un momento di crisi mondiale,con la conseguente paralisi di alcuni com-parti. Come Associazione dei Costrutto-ri continueremo ad affrontare con leconsuete, corrette relazioni industriali cheintercorrono con le Organizzazioni Sin-dacali territoriali i temi che richiedonomaggiore attenzione: penso soprattutto al-l’occupazione, alla legalità e alla sicu-rezza sul lavoro. E se in questi anni ab-biamo raggiunto importanti traguardi losi deve certamente anche ai tavoli di con-certazione aperti con il Sindacato, non-ché alla contrattazione integrativa, uno deicapisaldi del nostro comparto, ed ai ta-voli di confronto aperti con le PubblicheAmministrazioni, nei quali son semprestati affrontati tematiche e interessi co-muni, a sostegno dei lavoratori, del-l’impresa e del nostro settore più in ge-nerale.

l’intervento

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[ANTONIO SAVARESE] (vicepresidente Acen)

«Modello contrattuale,inizia la nuova fase»

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Dopo anni di bassa crescita, al-l’interno della quale però il settoredelle costruzioni incrementava i

volumi costantemente con grande dina-mismo, l’economia italiana è entrata neltunnel della crisi internazionale. Originatadal crollo dei mercati finanziari essa è poiavanzata interessando l’economia reale.La crisi non sta risparmiando nessun set-tore economico e sta provocando nuovedisuguaglianze in termini di reddito, di ter-ritori e di status sociale che ampliano quel-le prodottesi dalla globalizzazione dei mer-cati senza regole.

La fase recessiva vede nel 2009 il pun-to di maggior acutezza ma secondo diverseprevisioni economiche (OCSE,FMI, UE)l’uscita dalla crisi sarà lenta e si paleseràsolo nel 2010 e sarà inoltre non priva diulteriori rischi di disoccupazione che po-trebbe anche superare la soglia del 10%,come denunciato dalla stessa Banca d’I-talia.Il calo del PIL dovrebbe attestarsi frail 5/6 %, il calo dei consumi al 2,4%, il de-ficit di bilancio fra il 4,5 e il 5%. Il nostroPaese si trova ad affrontare questa pesantecongiuntura partendo da una condizione

dell’economia più debole (frutto di unacrescita che non ha intercettato le oppor-tunità della globalizzazione) e con note-voli ritardi nei campi che definiscono lacompetitività di un sistema paese, la ri-cerca, la formazione, la dotazione tecno-logica in una parola del know-how delpaese. C’è quindi il pericolo che all’avviodella ripresa il nostro sistema economicosi trovi ulteriormente svantaggiato ri-spetto a quello degli altri paesi europei, conun debito ancora più alto, una maggiorefrantumazione sociale, imprese – speciele piccole e medie – debilitate dalla du-rezza della crisi, dal calo dei consumi e dal-le difficoltà di accesso al credito. Si pro-fila finora una sorta di riedizione della po-litica dei due tempi, con un contenimen-to della crisi affidata a misure di caratte-re congiunturale e meramente assisten-ziale, clientelare ed un rinvio di fatto de-gli interventi volti a stimolare gli inve-stimenti e la domanda interna e che do-vranno fare i conti l’anno prossimo con lasituazione venutasi a creare nei contipubblici influenzati dalla crescita del de-ficit e dal prevedibile calo delle entrate fi-scali quantificate in 70 miliardi di €. I datirelativi ai mesi del 2009 confermano siail calo delle entrate, sia il rallentamentodell’aggressione all’evasione e all’elusionefiscale.

In questo senso potrebbe acutizzarsi ildivario nord-sud che è già elevato ecome ha sottolineato l’Istat si presentacome l’area col più alto grado di con-

centrazione di persone in cerca di lavoro.Le regioni del sud non possono essere can-cellate dall’agenda della crescita econo-mica col silenzio e l’assenza di politichemirate, con l’abbandono di interi territo-ri a forme sempre più spregiudicate del-la criminalità organizzata e del suo fortepotere economico che taglieggia impre-se e famiglie determinando una sostanzialeparalisi delle attività produttive e con unfederalismo che potrebbe essere causa diulteriori peggioramenti nella qualità deiservizi alla popolazione e nella scelta stes-sa dei gruppi dirigenti. Ancora una voltaemerge la latitanza di una classe dirigen-te che sappia interpretare i bisogni reali delpaese non avvitandosi in un demagogicopopulismo che lascia intatti i problemi ele carenze di sistema. Lotta alla crimina-lità, al sommerso, all’industria della“clandestinità”, ma anche agli sprechi edalle inefficienze delle amministrazionipubbliche nel sud debbono intrecciarsi connuovi progetti di ripresa economica e so-ciale da gestire con la creazione di una sor-ta di governance nella quale Stato, impresee sindacati si confrontino per determina-re scelte e decisioni utili alla rinascita delsud.

Il rapporto fra legalità, trasparenza e qua-lificazione delle imprese sono per la Fe-neal-Uil la precondizione per uscire da unasituazione di stallo che vede lavoratori, im-prese e società civile ostaggi di una si-tuazione che svalorizza il lavoro, i reddi-ti e non permette l’adeguamento struttu-

La ripresa saràlenta e la

disoccupazionepotrebbe

toccare il 10%

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“Fare un’Italia migliore”,tesi del congresso Feneal

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rale con il completamento delle opere inatto. L’idea di un’istituzione statuale chesappia essere promotrice e regolatrice at-traverso l’idea di un ministero apposito nonva vista come un’iniziativa di carattere di-rigista ma come funzione essenziale di unfederalismo solidale.

La tipologia dei “nuovi” disoccupati,persone adulte con evidenti problemi areinserirsi nel mercato del lavoro, e del-le famiglie con redditi più bassi, che di-pendono spesso da lavoratori temporaneio che sono prive di lavoratori occupati (l’I-stat ne conta più di 500 mila) segnala inol-tre la necessità di far fronte a nuove que-stioni sociali di lungo periodo alle qualisi aggiunge l’ininterrotta emorragia di gio-vani che lasciano il sud in cerca di unaqualsiasi occupazione.

Per queste ragioni la FeNEAL Uil ritieneche sia fondamentale andare oltre le for-me sperimentate fino ad ora di concerta-zione e di dialogo sociale fra Governo eparti sociali, che ormai hanno esaurito laloro funzione propulsiva, per puntare adun nuovo modo di realizzare confronti co-struttivi e concreti sul futuro economicoe sociale, basato sulla “concertazioneper progetti” che siano in grado di defi-nire un percorso anche negoziale con tem-pi, risorse e modalità ben definite e che ab-biano per oggetto la modernizzazione delPaese.

Occorre una svolta nelle politiche eco-nomiche abbandonando le residue sug-gestioni liberiste, e, senza statalismi di ri-torno, cercare di sperimentare nuove po-litiche industriali soprattutto sul campo del-le reti infrastrutturali, dell’energia colle-gata all’equilibrio ambientale, alla ricer-ca ed innovazione. E’ quello che la Feneal-Uil intende evidenziare quando parla di“fare un’Italia migliore” nella quale ac-canto alla riorganizzazione economica ecivile deve esserci anche l’affinamento dialcuni valori portanti della coesione socialecome quello dell’assunzione di respon-

sabilità, della solidarietà e dell’acco-glienza, del rispetto della dignità del la-voro e dei lavoratori attraverso le garan-zie di diritti e regole ben chiare sui luo-ghi di lavoro e nella società.

LA FENEAL UILLE PROSPETTIVE DEL SETTORE

Dopo anni di continua espansione ancheil settore delle costruzioni, come segna-lano tutti gli indicatori, sta pagando l’im-patto con la recessione. Soprattutto in que-sto settore si sconta il divario fra gli an-nunci in merito alle opere pubbliche ed alpiano casa e l’attuazione reale di inizia-tive che mettano in campo risorse concretee permettano l’apertura dei cantieri.

Non avrebbe guastato proprio per le ca-ratteristiche anticicliche del settore lapresenza di un “Ministero delle Costru-zioni” non solo per un’azione di coordi-namento e propulsiva, ma anche per ini-ziare ad aprire una nuova stagione di scel-te con al centro l’obiettivo di “fare una Ita-lia migliore”. Dagli Stati Generali delleCostruzioni è possibile procedere alla crea-zione di un sistema di governance che vedaStato, Regioni, Comunità locali, partisociali attivamente e sinergicamente atti-ve per dare un coerente sviluppo alle po-litiche ambientali, di riqualificazione delterritorio, urbanistiche e sociali.

Ci sono ragioni di sicurezza che deri-vano da calamità devastanti come l’ulti-mo sisma in Abruzzo o le ricorrenti de-vastazioni di alluvioni e smottamenti, cisono ragioni di riqualificazione di tessu-ti urbani degradati, ma soprattutto cisono ragioni e sfide nuove che riguarda-no la realizzazione dell’autonomia ener-getica, che riguardano opere infrastruttu-rali dalle quali dipenderà il nostro legamecon l’Europa ed il nostro ruolo di Paesenelle posizioni di avanguardia sul pianoturistico, che esaltano il ruolo della bioe-dilizia, che sottolineano l’emergere di vi-

soni più europee nella crescita dei gran-di centri urbani, ma che al tempo stessoesigono grandi interventi per la difesa delnostro patrimonio naturale ed artistico. Tut-to questo si traduce in opportunità note-voli di incrementare la crescita del paesee di sostenere al meglio progetti di migliorequalità della vita. Si parla molto delle op-portunità che ogni crisi porta con se, eb-bene, proprio questo ampio campo di azio-ne ne propone una di grande rilievo per ilfuturo.

Tutto questo a due condizioni: che i nuo-vi assetti presuppongano che lo Stato met-ta a disposizione procedure rapide al riparoda mire della criminalità, i cui capitali ela cui voracità non aspettano altro che l’I-talia divenga un grande cantiere. L’espe-rienza ci ricorda che la penetrazione del-la criminalità nelle opere pubbliche con-tagia nel tempo tutte le altre attività eco-nomiche.

UNA NUOVA POLITICADELLE COSTRUZIONI

Perpretare l’evoluzione del settore, mi-surare la crisi e disegnare il futuro sonoi temi sui quali si deve articolare la no-stra riflessione. Siamo convinti che maicome oggi sia importante comprenderecosa è successo, misurare le dimensionie il tempo della crisi del settore e, allostesso tempo pensare al futuro, alla ri-configurazione del mercato che la crisiporta con se. Il nostro compito è com-prendere e fissare i temi del nuovo chesta arrivando per aiutare il sistemadell’impresa e del lavoro a trovare le ri-sposte per i prossimi anni, e allo stessotempo chiedere politiche di sostegno ingrado di far attraversare il guado.

Gli anni 2000 sono stati per l’economiaitaliana anni di stagnazione: la crescita delPIL è stata caratterizzata da valori moltomodesti, nella media del periodo 2001-2008 inferiore all’1%.

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Non è stato così per le costruzioni (e perl’immobiliare). Basterà un solo indicato-re: 1.500.000 occupati diretti nelle co-struzioni nel 1998, 2.000.0000 nel 2008.In dieci anni 500.000 occupati in più. Nes-sun settore a fatto meglio in termini di cre-scita se non quello dell’intermediazioneimmobiliare. La frenata non è improvvi-sa ma opera selettivamente per compartie aree territoriali, le opere pubbliche pro-tagoniste di un salto di scala dei livelli diinvestimento che mette nella prima metàdegli anni 2000 il nostro paese al secon-do posto dopo la Spagna in Europa, si fer-mano nel 2005 quando riemerge il nododel debito pubblico mentre la nuova pro-duzione residenziale e l’immobiliare con-tinua a crescere e a produrre ancora. Ne-gli ultimi 10 anni è stato compravendutoquasi il 30% dello stock abitativo del pae-se. Dalle 190.000 nuove abitazioni deglianni ’90, si è risaliti alle 340.000 del 2007.Principale oggetto di investimento e spe-culazione, la casa è stata anche il prodot-to di un eccezionale incremento della do-manda primaria che è misurato dal boomdelle nuove famiglie createsi negli anni

2000. La crisi nel settore delle costruzio-ni che abbiamo di fronte si misura in unariduzione dei livelli di produzione, con-siderando un minor calo della riqualifi-cazione e una tenuta delle opere pubbli-che, in una flessione del 15/20% in treanni. Il 2009 e il 2010 saranno gli anni piùdifficili. Ma è sul 2009 che si concentrail rischio per il sistema imprenditoriale esoprattutto per il lavoro. Ma il ridimen-sionamento del mercato non è tutto, le cri-si hanno un altro portato, quello di ri-configurare il mercato: cambiano i con-tenuti della domanda e l’offerta deveadeguarsi. Il mercato che uscirà dopo lacrisi è un mercato diverso da quello checonosciamo. Ma c’è qualcosa di nuovo,di rilevante, anche sotto la spinta degli Sta-ti Generali delle Costruzioni che se troveràrealizzazione compiuta potrebbe dare re-spiro al mercato. La manovra di sostegnoal settore delle costruzioni in attesa di undecreto sulla semplificazione, che preve-de la possibilità di ampliare del 20% il pa-trimonio immobiliare delle case uni-bi-famigliari italiane, e introduce elementi didemolizione e ricostruzione con premi di

cubatura, ha una portata tale da agire conforza sulla crisi almeno per due anni. Leregioni stanno ormai legiferando sulla pos-sibilità di ampliamento e demolizione ri-costruzione del patrimonio esistente e que-sto può avere, per una parte di mercato,quello delle piccole imprese, della distri-buzione, delle industrie produttrici dei ma-teriali per le costruzioni, un effetto posi-tivo per il 2010 e il 2011.

Va anche detto che il sostegno al mer-cato non interesserà tutti gli operatori delmercato in sostanza la promozione im-mobiliare, oltre alla fase difficile che staattraversando, nei prossimi anni dovrà farei conti anche questa nuova tipologia di of-ferta. Una tipologia d’offerta di autopro-mozione. Nel 2012 la ripresa economicadovrebbe essere avviata. E allora riquali-ficazione e edilizia non residenziale, in-sieme alle opere pubbliche, potrebbero co-gliere il testimone e mantenere il merca-to su livelli di stabilità occupazionale. Oggidobbiamo interrogarci su cosa serve persuperare la crisi, e allo stesso tempo di-segnare il futuro.

L’analisi del mercato e delle azioni cheil governo ha intrapreso per il mercato del-le costruzioni mostrano una situazione ar-ticolata e, allo stesso tempo evidenzianoalcune questioni di base con le quali farei conti: vi è il problema di sostegno al cre-dito che riguarda il settore: nello scenariodescritto le imprese, soprattutto quelle me-die e piccole sono lasciate sole con am-pie probabilità di rischio; il comparto del-le opere pubbliche è caratterizzato da unaflessione attesa per il 2009 degli investi-menti complessivi del 2,5% ma da una cre-scita delle opere sopra i 50 milioni di euro,del partenariato pubblico e privato e delfacility management legato alle costru-zioni; la crisi delle piccole opere è da met-tere in relazione con la crisi della capacitàdi spesa degli enti locali che, da un lato conil taglio dell’ICI hanno perso risorse (15miliardi di euro su base annua), dall’altro

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la crisi edilizia toglie agli enti locali glioneri di urbanizzazione e del costo di co-struzione (stimabili in altri 10 miliardi dieuro). Per gli enti locali con i conti in or-dine la deroga al patto di stabilità è unaproposta da seguire; il governo ha in cor-so di attuazione due tipologie di azione peril sostegno delle costruzioni: il pianocasa 1, che riguarda l’impiego di un fon-do di rotazione, per ora di 300 milioni dieuro in grado di innescare interventi mi-sti pubblici e privati per l’edilizia socia-le ( ma anche di edilizia privata); le nor-me di sostegno e snellimento dell’attivitàedilizia con premi di cubatura sul patri-monio esistente dal 20 al 35%. Per quan-to riguarda la prima tipologia di azioni siricorda che la spesa prevista dallo Stato perl’edilizia sociale costituisce, pur con il mo-dello di moltiplicatore, un contributo an-cora contenuto.

Nel 2012 si sconterà la fine dell’effet-to dell’eventuale piano casa e la caduta delmercato si registrerà nonostante la possi-bile ripresa di altri segmenti di mercato.Inoltre la proposta in discussione preve-de anche la sostanziale abolizione del per-messo di costruire sostituita con la di-chiarazione di responsabilità del proget-tista: si evidenziano in questo caso i rischipossibili di perdita di referente in termi-ni di responsabile di procedimento, la de-bolezza delle forme controllo per quantoriguarda la regolarità e la sicurezza dei can-tieri. E’ questo un nodo da chiarire, per-ché il rischio è che l’eccezionale proces-so di emersione del sommerso degli ulti-mi due anni possa essere vanificato;

Questione di maggiore emergenza ap-pare quella dei tempi di trasformazionedelle decisioni in mercato, in attività. Pas-serà del tempo; In ogni caso l’azione delgoverno, con le varie forme di recepi-mento, non potrà avere effetti sul merca-to se non dalla fine del 2009 – ipotesi ot-timistica- o più probabilmente nel 2010.

Si pone così il problema di passare co-

munque il guado di diversi mesi di gran-de difficoltà in cui verserà il mercato del-le costruzioni. A questo fine diventa fon-damentale potenziare il sistema degliammortizzatori sociali per l’edilizia, in-tervenendo sulla Cassa Integrazione Or-dinaria per i tempi di copertura e le quo-te di reddito da garantire, sull’Indennità diDisoccupazione e anche a forme chepermettano l’uscita anticipata dal lavorocon l’armonizzazione della disciplinacon gli altri settori industriali. Inoltre è pre-sumibile che la crisi colpisca in primo luo-go l’occupazione straniera che oggi si puòstimare tra il 20 e il 30% dell’occupazio-ne nel settore (tra i 400.000 e i 600.000 oc-cupati): onde evitare una rapida perdita dimanodopera, bisogna consentire un al-lungamento dei tempi dei permessi di sog-giorno al fine di consentire l’iscrizione alleliste di collocamento della forza lavoro piùstabile. Inoltre è necessario riposizionareil sistema ‘impresa rispetto ai nuovi mer-cati. Tra l’altro la crisi ed il ridimensio-namento dell’industria manifatturiera è te-stimoniato anche dall’indice della pro-duzione industriale arrivato a quota 81contro il 108 del 2007, l’occupazione nel-la grande industria continua a diminuireil 4,1% nel I° trimestre del 2009. ma for-se il dato che meglio fotografa la situazioneè quello della produzione di acciaio e ce-mento, alla base della trasformazionemanifatturiera che registra una flessionenell’ordine del 30%.

FORMAZIONE

La formazione sindacale che dobbiamopensare per gli anni futuri è una forma-zione che individua un itinerario di cre-scita che accompagna il dirigente sinda-cale nel corso di tutto il mandato e a tut-ti i suoi livelli.

Il “mestiere” della rappresentanza peressere esercitato con la responsabilitàche necessita, richiede un continuo ac-

crescimento di competenze perché siesplica attraverso il confronto continuo congli altri e si legittima per mezzo della co-noscenza.

La formazione che la Feneal-Uil ha pro-posto in questi ultimi due anni è stata fi-nalizzata alla preparazione di operatori edirigenti sindacali che fossero capaci diaffrontare con competenza le difficoltà, of-frendo stimoli importanti per l’accresci-mento delle conoscenze per poter com-piere scelte consapevoli volte allo sviluppoe al miglioramento continuo del singoloe dell’Organizzazione.

Il Piano Formativo per essere efficace,deve presupporre il coinvolgimento di tut-ta la Feneal-Uil ai suoi differenti livelli,nel tentativo di evitare singoli interventioccasionali ed isolati e creare le condizioniper valorizzare l’Organizzazione in quan-to rete sinergica di individui che agisco-no le proprie soggettività in un contestoallargato e finalizzato.

POLITICHE ORGANIZZATIVE

La Feneal Uil dispone oggi di una solidastruttura organizzativa sempre più in gra-do di radicarsi sul territorio e di amplia-re il consenso che riceve dai lavoratori, inmodo convinto e partecipato.

Il fattore principale che sta determinandola crescita del nostro Sindacato, che da cir-ca vent’anni procede in modo costante, èdato dalla capacità di saper condurreverso il raggiungimento degli obiettivi po-sti, tutti i piani di sviluppo di cui si è do-tato.

Tale capacità ha comportato la pro-spettiva di raggiungere traguardi puntativerso fattori quantitativi, ma ha anche co-scientemente determinato una buona pras-si organizzativa, fondata fortemente su ele-menti di quella qualità che oggi costitui-sce un ben identificato e imprescindibilevalore della nostra Federazione. È ormailasciata alle spalle la passiva rassegnazione

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22 job - feneal uil campania / settembre 2009

a vivere la nostra realtà nelle condizionidi immodificabile minorità, potendo fi-nalmente liberare, soprattutto nelle nostrecoscienze, la forza dei nostri principifondamentali che traggono ispirazione nel-la cultura del riformismo laico e pro-gressista che, oggi, più che mai, non è piùpossibile mantenere mortificata e accan-tonata. Con i processi che abbiamo inne-scato è cresciuto ovunque il nostro qua-dro dirigente, a cui viene comunemente ri-conosciuto la capacità di attuare lo svol-gimento delle proprie funzioni in modoprofessionale e competente, ricavando ilpiù delle volte l’apprezzamento unanimeper la concretezza e l’equilibrio con cui in-terpretiamo il nostro ruolo di rappresen-tanza dei lavoratori.

Spesso e con ragione ripetiamo che pos-siamo vantare il fatto che la Feneal Uil èoggi l’esatto prodotto del processo che ab-biamo attivato all’origine di questo nostropercorso, preoccupandoci, soprattutto direalizzare un obiettivo, non certo facile,e sicuramente non ancora del tutto rag-giunto, di riannodamento e di messa in retedelle tante specificità della nostra Fede-razione, per inglobarle dentro una più cor-retta ed efficace dimensione nazionale.

In questi anni abbiamo così potuto ac-crescere e valorizzare il patrimonio del-le risorse umane e le tante professionalitàche si sono fatte avanti e si sono affermatenella nostra Federazione, potendo cosìguardare avanti, con maggiore fiducia nelfuturo.

PROGETTO QUALITÀ FENEAL

Il caposaldo del buon successo e dell’af-fermazione della nostra politica organiz-zativa ha soprattutto un titolo che ha ca-ratterizzato questa particolare fase stori-ca della nostra Federazione, il ProgettoQualità Feneal, che abbiamo concepito ri-conoscendo al fattore qualità la produtti-va e vincente funzione di costituire stru-

menti e stimoli per ogni struttura territo-riale, e soprattutto per quelle più indietro,per crescere sul piano quantitativo.

Per questo motivo, lo stesso interven-to di sostegno economico destinato allestrutture territoriali che presentano i loroprogetti di sviluppo organizzativo, è sta-to, in sostanza, concepito dalla Federazionenazionale, come un investimento legato airisultati conseguiti, ed è concesso nel cor-so dell’adeguamento dell’assetto orga-nizzativo operato da ogni struttura terri-toriale. Il Progetto Qualità ha indotto unevidente miglioramento dell’intero assettopolitico-organizzativo della Feneal, ma èriuscito anche a identificare un gruppo di-rigente di grande valore perché ne ha de-lineato, fin nel dettaglio le doti e le virtùche esso deve esprimere. Il fattore dellaqualità, quindi, combinato insieme al va-lore irrinunciabile della coesione, è il ri-ferimento certo della nostra Federazione.

Con questa intelaiatura il XV CongressoNazionale della Feneal Uil potrà nonsolo portare avanti e migliorare ulterior-mente i risultati raggiunti, diffondendoqualità e buona organizzazione in tutta l’ar-ticolazione del nostro Sindacato, ma, allaluce dei nuovi scenari istituzionali scatu-riti dalla nuova normativa federalista,potrà anche impostare e poi impiantare unanuova e più adeguata strutturazione dei li-velli organizzativi della nostra Federa-zione.

IL CONGRESSO

È questa una prospettiva delicata ma ne-cessaria che sta di fronte a noi e a cui dob-biamo corrispondere con consapevolez-za e capacità di proposta, ma soprattuttocon decisioni idonee che dovranno risul-tare efficaci ed anche innovative, anche perfar fronte in modo adeguato a quanto stacomportando la trasformazione del nostroordinamento. La nostra Federazione, cosìcome regolamentato dal nostro Statuto na-

zionale scaturito dal precedente XIVCongresso di Genova, che tra l’altro, peralcuni importanti aspetti normativi, hamantenuto attiva la Commissione Statu-to durante tutta la vigenza congressuale,attualmente fonda il proprio impiantosui seguenti livelli politico-organizzativi:il livello nazionale, i cui organismi sonodotati di una regolamentazione statutariaormai consolidata e sperimentata. Essisono: il comitato centrale, la direzione na-zionale, la segreteria nazionale, il segre-tario generale, il presidente; il livello re-gionale, che è un livello fino ad oggi nonomogeneamente inteso nelle singole realtàregionali, in quanto esse, oltre che per ra-gioni di natura politica ed organizzativa,che affondano nella recente storia della no-stra Federazione, differiscono tra di loroper numero di province e per quantità dipopolazione di riferimento. Per tale mo-tivo, solo in alcune regioni tale livello èstrutturato con un responsabile impegna-to esclusivamente a svolgere tale funzio-ne a tempo pieno, mentre in tutte le altreregioni è contemplata la figura statutariadel coordinatore regionale, che, oltre a fa-vorire la discussione, l’informazione trale strutture provinciali per conseguire uncomune orientamento, innanzitutto coor-dina le attività di rappresentanza sindacalenel confronto politico, istituzionale econtrattuale di competenza regionale,non potendo, però, per nulla interferire conl’autonomia degli organismi provinciali,e non avendo, alcun’altra titolarità. So-prattutto non è destinato al coordina-mento regionale alcun potere di control-lo politico, organizzativo ed amministra-tivo e di eventuale gestione delle sanzio-ni disciplinari, che, ovviamente sono pre-disposte e deliberate dagli organismi na-zionali; il livello provinciale, che è il nu-cleo del nostro Sindacato, perché ha la ti-tolarità assoluta del rapporto di rappre-sentanza e di tutela con i lavoratori, ne ac-quisisce e ne gestisce il consenso e li orien-

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lo speciale

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ta in linea con le valutazioni e le strategiedel nostro Sindacato, maturate in base alrelativo livello di competenza. Svolge, perdi più l’importantissima funzione di rac-colta delle risorse che derivano dalleadesioni dei lavoratori e, per questo mo-tivo, è da considerare la struttura che piùdi ogni altra deve mantenere salda, correttae trasparente la propria funzione di rap-presentanza dei lavoratori, e per questodeve ricevere ogni forma di assistenza edi stimolo dai livelli organizzativi supe-riori, perché tale funzione sia espletata allaluce dei nostri irrinunciabili valori etici edin base ai parametri della qualità, che è unvalore ormai comunemente ed intera-mente assimilato dalla nostra Federazio-ne. Il prossimo XV Congresso Naziona-le, avendo a riferimento questa articola-zione dei livelli strutturali della Feneal Uil,così come sono stati descritti, avrà il com-pito di contemplare nella sua nuova defi-nizione statutaria alcune norme, riguardantiproprio il livello regionale, perché le suefunzioni siano effettivamente corrispon-denti, come già detto, alle novità istitu-zionali scaturite dall’introduzione del Fe-deralismo.

Il Congresso dovrà più specificamenteregolamentare per il livello regionale unaprecisa dotazione di poteri e di compiti,che, pur non dovendo intaccare l’auto-nomia e le specifiche prerogative che com-petono alle strutture provinciali, ne deli-nei, invece, un’effettiva connotazione di-rezionale, ben posizionata nella gerarchiapiramidale della nostra Federazione.

Per tale motivo il livello regionaledeve necessariamente acquisire forma e so-stanza attraverso i processi democratici cheinneschiamo con la discussione congres-suale, e ciò perché questi nuovi compiti,ed i poteri di cui verrà caricato, non pos-sono che essere espressione di una solennee condivisa decisione collettiva. La Fe-derazione regionale, quindi, diventa un or-ganismo di governo effettivo del nostro

Sindacato, collocato tra il livello nazionaleche decide e controlla, e il livello territo-riale che opera e rappresenta i lavoratori,acquisendo in sé sia l’una che l’altrafunzione.

Il Congresso, e preliminarmente laCommissione Statuto, dovrà, quindi, di-scutere su come specificare tali compiti epoteri che devono qualificare il livello re-gionale, per garantire ad esso la titolaritàdi alcune importanti funzioni nei rappor-ti istituzionali e contrattuali nella regione,e per affidare ad esso compiti di stimolo,e di controllo nel rapporto con le struttu-re territoriali, per le politiche organizza-tive ed amministrative, non trascurando,in fine, per esso la diretta gestione delleattività sindacali che hanno un chiaro di-mensionamento regionale.

Quest’ultima prerogativa della Federa-zione regionale, oltre che a tenere contodi una logica di natura organizzativa,corrisponde anche ad una necessità, cheva riconosciuta, e a cui bisogna far fron-te, di procedere ad una razionalizzazionedelle risorse sia umane che economiche.

Per attuare la verifica dell’adeguamen-to organizzativo che sarà sancito dalCongresso, comprendendo in essa anchela necessaria armonizzazione statutaria, eper aggiornarne i contenuti alla luce del-le novità che interverranno, sarà convocatala VIII Conferenza di Organizzazione inun tempo intermedio tra questo Con-gresso e quello successivo.

Non sappiamo ancora quale potrà esserelo scenario che si rischiarerà al nostro co-spetto quando sarà superata questa profon-da crisi che sta attraversando in questi anniil mondo globalizzato.

È certo, però, che la nostra Organizza-zione deve già da oggi farvi fronte con in-terventi mirati e provvedimenti adeguati,che vanno nel senso di un’attenta, meti-colosa ed efficace utilizzazione delle ri-sorse di cui dispone.

In questo senso la stessa costituzione

della Federazione regionale non deve es-sere concepita come un ulteriore appe-santimento delle finanze complessivedella Feneal, ma deve rendersi produtti-va, inserendosi virtuosamente nell’asset-to della nostra Federazione, con il suo ca-rico di funzioni ad essa destinato.

Non a caso la Feneal sta sviluppando inquesta fase un’intensa attività alla ricer-ca di nuovi rapporti convenzionati per for-nire una corretta strumentazione ai nostriapparati utile a favorire una più efficacepolitica per il proselitismo.

Alla convenzione con l’ITAL che già cifa registrare un interessante avvio, si ag-giungeranno analoghe convenzioni con ilCaf Uil, con l’UNIAT, con il CPO e conil Sindacato dei pensionati, per definire si-nergie operative anche nella gestionedelle risorse umane.

L’obiettivo che la Feneal si pone nel-l’attivare questo processo di trasforma-zione è quello di aumentare in modo si-gnificativo il livello di rappresentativitànella categoria, salvaguardando i valoriquali la trasparenza e la correttezza con ilavoratori.

Per questo motivo la Feneal conti-nuerà ad impegnarsi nei rapporti con FIL-CA Cisl e FILLEA Cgil, affinché sia ga-rantita la chiara corrispondenza delleadesioni al sindacato con l’esplicita e cer-tificata volontà del lavoratore a determi-narla.

La Feneal è impegnata a preservare i va-lori etici che dovrebbero caratterizzare icompiti di rappresentanza e di rappre-sentatività nel nostro settore, sia nell’ac-quisizione del consenso sia nella gestio-ne degli Enti Paritetici,.

L’emancipazione dei lavoratori, la lorodignità, la stessa cultura del lavoro, che ècultura contro il degrado morale in un pae-se civile, dipende molto da come tutto ilsindacato porta avanti e qualifica l’eser-cizio della tutela e della rappresentanza.

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Ci avviamo, a partire da questoautunno, come Uil, alla stagio-ne congressuale, in un mo-

mento in cui si sono succeduti episo-di di una gravità assoluta per il nostroPaese. Basti pensare a due su tutti: ilterremoto dell’Abruzzo e la crisi eco-nomica.

Questo ha fatto sì che ci si sia trovatidi fronte ad un modo nuovo di affron-tare situazioni e di mettere in attostrategie. Un periodo della storia si èchiuso, nuove povertà e nuove emar-ginazioni sono venute alla luce e oggi,diventa essenziale uscire dalla crisi nelmigliore modo possibile con la consa-pevolezza che prioritaria diventa la sal-vaguardia del posto di lavoro come una

condizione da cui non è possibile pre-scindere.

Per questo motivo il nostro sindaca-to deve ripensare un modo nuovo di or-ganizzarsi sul territorio evitando di ce-lebrare congressi con vecchi rituali ar-

caici, mostrandosi capace di poter ela-borare proposte nuove che sappiano te-ner conto delle innovazioni e delle mu-tazioni in atto.

Ci aspettano sfide di fronte alle qua-li è importante adesso fare un ulterio-re salto di qualità. Dobbiamo in mododeterminato considerare quali modidi agire vogliamo mettere in atto, qua-le categoria di lavoratori vogliamorappresentare e se nel modello di or-ganizzazione attuale siamo in grado difarlo. Abbiamo bisogno di recuperarecredibilità attraverso una determinatae convinta opera di riorganizzazione ecapillare presenza sul territorio, poichériteniamo, che nonostante le difficoltàdel momento, il sindacato rimane an-cora oggi un punto di riferimento im-portante della società e che può dare ilproprio apporto per imprimere cam-biamenti in modo democratico e par-tecipativo.

Ancora una volta possiamo rappre-sentare l’intera società, non solo gliiscritti al sindacato, ma tutti coloro cheoggi si sentono più soli e poco rap-presentati a causa che molte delle con-quiste che si erano a fatica raggiuntevengono messe in discussione.

Per questo motivo l’intuizione dellaUil “Il sindacato dei cittadini” oggi èpiù che mai valida, ma per portarlaavanti occorre attrezzarsi in modo se-rio e reale, non solo sulla carta come

avviene a Caserta, offrendo serviziefficienti ai cittadini. Ma per fare que-sto occorre proporre un nuovo modellodi partecipazione alle scelte di politi-ca ed in particolare di politica econo-mica. Non è possibile ancora accetta-re che all’interno della nostra orga-nizzazione, in alcuni territori, venganosalvaguardate nicchie di tornacontipersonali consolidati nella gestionedell’organizzazione che nulla hanno ache vedere con i dettati statutari e i le-gittimi interessi degli iscritti.

Per questo gli appuntamenti con-gressuali possono rappresentare unpunto di svolta decisivo per il futurodella nostra organizzazione. Devonorappresentare un momento decisivodi confronto dal quale bisogna cheemergano nuovi e motivati gruppi di-rigenti capaci di affrontare le sfide chel’attuale momento ci chiama ad af-frontare e a superare. Tutto questo èpossibile se c’è una volontà di opera-re per creare condizioni che permetta-no di creare un dibattito che sia in gra-do di dare ad ognuno il diritto di par-lare, anche di mettere in discussioneschemi che per il passato sono stati pre-costituiti a tavolino.

L’augurio che da ciò possa scaturire,come dichiarato dal nostro segretariogenerale Angeletti, “Una Uil proietta-ta nel domani, insieme ai lavoratori cherappresenta, da protagonista”.

«Pensare in modo nuovoper stare sul territorio»

dalla sede - caserta

di TOMMASO DI MARCO (segretario Feneal Uil Caserta)

24 job - feneal uil campania / settembre 2009

I congressi sianomomenti disvolta e di

confronto perl’intero

sindacato

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dalla sede - benevento

di ANDREA LANZETTA (segretario Feneal Uil Benevento)

«Verso il congressoguardando alla gente»

Definita, anche, nella nostra pro-vincia la fase di programmazioneche ci porterà alla celebrazione del

congresso provinciale, che si terrà il pros-simo 4 novembre presso il Bei Park Ho-tel di Apollosa, alle porte di Benevento.

Un momento importante, fondamenta-le, per la vita di una grande organizzazio-ne democratica e per questo siamo impe-gnati, già da diverse settimane, in unconfronto a vari livelli della federazione econ la confederazione, per definire almeglio il progetto per il prossimo futuro.Il nostro impegno, però, è incentrato so-prattutto ad ascoltare i nostri iscritti, perconsolidare e rendere continuativo unloro coinvolgimento nell’azione politica edorganizzativa e proseguire ad operare nelsolco di quel modello partecipativo che hacontribuito fortemente, negli ultimi anni,al rilancio della nostra federazione pro-vinciale. Da qui anche l’esigenza di ascol-tare tutti i lavoratori impegnati nelle varierealtà produttive, quelli che allo statohanno perso il posto di lavoro e tutti quel-li che per varie vicissitudini, purtroppo, nonattraversano momenti felici. Tutto questonon solo in virtù di regole da rispettare operché obbligati da valori che pure ci con-traddistinguono, ma in quanto forti di unaconsapevolezza che, come sindacato sia-mo ancora, oggi più che mai, per i lavo-ratori e per i cittadini in generale, un pun-to di riferimento, un soggetto di cui fidarsi.Un sindacato vicino alla gente, tra la

gente per avvertire le loro sensazioni, perascoltare e vivere le loro esigenze, per farsentire la presenza concreta di qualcuno oqualcosa che gli appartiene, che contri-buisca a far superare le incertezze che mol-to spesso, mai come in questo momento,si rappresentano come vere e proprie fo-bie. La paura del presente, del futuro, lapaura di perdere il posto di lavoro, di aver-lo perso e non trovarne un altro, la pauradi non poter assicurare un futuro alla pro-pria famiglia, ai propri figli, in altre pa-role la paura di non potercela fare. E’ que-sto che si palesa sempre di più tra la gen-te e avvertiamo, purtroppo, tra le personeche incontriamo nel lavoro quotidiano. Unapreoccupazione che ha un crescendo sen-za più confini, acuita da una crisi che haradicalmente distrutto le impostazionieconomiche e finanziarie globali degli ul-timi venti anni, creando un vero e propriosconquasso negli equilibri mondiali con ef-fetti devastanti. Imprese e soggetti finan-ziari cancellati o spazzati via da una furiada tsunami che non ha eguali, che ha pro-dotto migliaia di disoccupati fino a deter-minare una serie di incertezze, non ultimaquella relativa ai tempi di una fuoriuscitadal buio di un tunnel in cui siamo stati sca-raventati da qualche mese. Come se nonbastasse, si aggiungono poi le previsionidi un autunno che non promette niente dibuono, nonostante le prime avvisagliepositive della Federal Reserve e di Banki-talia circa un’inversione di tendenza che

lascerebbe immaginare una possibilequanto auspicabile ripresa a partire dallaprimavera prossima. Tutto questo rende ilclima incandescente. Si registrano, sem-pre più, nel nostro Paese, azioni estrememesse in atto da lavoratori per difendereil proprio posto di lavoro o salvaguarda-re un loro diritto, talvolta costretti perchéla ritengono l’ultima possibilità. Lavora-tori di Milano sospesi per una settimana sulcarro gru, a Roma a dimostrare sul Co-losseo, a Melfi per giorni sul tetto del loroopificio a sfidare anche le roventi tempe-rature, a Napoli a manifestare sulla torredel Maschio Angioino sono quelli licen-ziati da un’impresa impegnata nella co-struzione del termovalorizzatore di Acer-ra o quanti altri, in Sicilia o nella nostra Re-gione. Fatti sintomatici di un disagio chesta sempre più prendendo piede special-mente nel nostro Meridione, fino a con-dizionare il vivere quotidiano. Ecco, in que-sto clima noi celebreremo i nostri congressi,a partire da quello provinciale, in una realtàcome quella sannita che è già costretta afare i conti con gli atavici deficit struttu-rali e che oggi subisce in maniera espo-nenziale gli effetti dirompenti della crisi.

Noi, però, dobbiamo lavorare perchépossano determinarsi le condizioni per unfuturo diverso e ripagare, così, la nostragente. A noi, spetta, il compito di rende-re più di qualità il mondo in cui operiamo.

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dalla sede - avellino

di FRANCO DE FEO (segretario Uil Avellino)

La ripresa del lavoro sindacale dopola breve pausa estiva presenta unoscenario incredibilmente compli-

cato e negativo in linea con gli accadimentidegli ultimi mesi, in merito alla crisi del-l’apparato produttivo, occupazionale e diorganizzazione dei servizi nella nostra pro-vincia. Le risposte che aspettavamo dal Go-verno sul tanto sbandierato progetto per ilSud e per lo sviluppo del Mezzogiorno nonsono arrivate e, in alternativa, pervengo-no copiose le iniziative imprenditoriali dilicenziamenti e di mobilità per i lavora-tori dell’apparato industriale e dei servizi,degli esuberi nella Scuola e nei grandi grup-pi commerciali di distribuzione e della rior-ganizzazione della Sanità pubblica.

Dopo le tante storie di crisi, vere o in-ventate, altre centinaia di lavoratori ri-schiano il proprio posto di lavoro e le tan-te aziende, che hanno percepito copiosi fi-nanziamenti da parte dello Stato, si sot-traggono al mantenimento degli impegnioccupazionali.

Il quadro generale della crisi del setto-re metalmeccanico, del distretto indu-striale conciario dell’area solofrana e deldistretto tessile dell’area di Calitri, del bloc-co del settore dell’edilizia per il mancatoavvio delle grandi infrastrutture per lo svi-luppo ed il rallentamento produttivo delcomparto abitativo pubblico e privato, è ag-gravato dalla minaccia di 67 licenziamentialla Novolegno, poi rientrata grazie al-l’impegno dei sindacati, e di altri 30 alla

Astec, oltre alla richiesta di fallimento allaAlmec di Nusco. Ci aspettavamo una ri-presa più tranquilla, nel clima di ottimismolanciato a più riprese dal premier Berlu-sconi, ci siamo, purtroppo, ritrovati con ifondi FAS distratti verso altre iniziative econ gli ammortizzatori sociali in corso diesaurimento per Aziende storiche chehanno già fatto ricorso alla Cassa inte-grazione ordinaria o straordinaria. Ancheper le CIG in deroga arriverà il tempo del-la resa dei conti e della necessità di prov-vedere al rifinanziamento degli ammor-tizzatori sociali in corso di utilizzazione.Inutile fare l’elenco delle aziende in crisi,come appare inutile la solita liturgia del-la richiesta di intervento della politica e del-le Istituzioni locali, adesso bisogna agiree far funzionare presto e bene gli strumentiche abbiamo a disposizione. Abbiamo co-stituito, su forte sollecitazione unitaria diCGIL-CISL-UIL sin dalla manifestazio-ne del 1° maggio, il Tavolo anticrisi pres-so la Provincia di Avellino, ente al qualebisogna riconoscere pronta sensibilità e di-sponibilità alle proposte avanzate dal sin-dacato. Dalla fase di monitoraggio della cri-si e dei suoi effetti sull’apparato produtti-vo ed occupazionale della provincia, bi-sogna tempestivamente passare al con-fronto con le forze imprenditoriali ed alleproposte di intervento sulle problematicheragionate e discusse con tutte le categoriesindacali. I risultati saranno il banco di pro-va della validità di una scelta strategica rea-

lizzata dal sindacato e condivisa dalla Pro-vincia e da parte della politica provincia-le (si veda l’intervista dell’onorevole DeLuca che ha rilanciato con forza la necessitàdi un patto per lo sviluppo della nostra pro-vincia). Pur essendo fiduciosi nella posi-tive prospettive di un confronto a tutto cam-po, da realizzare sul tavolo anticrisi, ancheper la gestione delle acque e della “pro-vincializzazione dei rifiuti”, siamo convintidella necessità di una ripresa delle inizia-tive di mobilitazione sindacale sulle sin-gole vertenze in corso e più in generale.

Siamo sempre in attesa di risposte dalGoverno nazionale, dal famoso Gover-nincontra al teatro Gesualdo abbiamoperso le tracce delle promesse dei ministriarrivati in terra irpina, le aspettiamo persoddisfare le necessità dei lavoratori.Dobbiamo conservare i posti di lavoro nel-le aziende, dicendo con forza “no” ai li-cenziamenti, tentando di bloccare l’emi-grazione di tante professionalità irpine. Losi può fare con chiari segnali di inversio-ne di tendenza, con progetti produttivi epiani industriali per uscire dalla crisi e perdeterminare nuove opportunità di lavoroper gli inoccupati ed i disoccupati. Anchela città capoluogo faccia la sua parte, al-l’Amministrazione Galasso rilanciamo lanecessità di costituire un “tavolo istitu-zionale di concertazione” su infrastruttu-re, piano strategico, Europa PIU per su-perare il degrado delle aree periferiche,emergenza abitativa e scolastica.

«In Irpinia subitoun tavolo istituzionale»

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dalla sede - salerno

di LUIGI CIANCIO (segretario Feneal Uil Salerno)

«Sulle opere pubblichesi segua il caso Salerno»

La disoccupazione in vertiginosoaumento sta raggiungendo tantefamiglie collocandole in condi-

zioni economiche ai limiti della sussi-stenza. La situazione, oramai insoste-nibile, ci impone un rilancio della lot-ta per il lavoro e per la legalità, con unconfronto serrato che deve partire dal-l’inevitabile necessità di ottenere alcu-ne risposte concrete dal Governo cen-trale, regionale e locale.

Quando l’economia è in crisi, solo in-vestimenti consistenti nelle infrastrut-ture, per gli effetti immediati che pro-ducono, possono determinare una cele-re ed efficace ripresa dell’occupazionee quindi dell’economia. Anche nell’an-tichità molti popoli seguivano questosemplice ed infallibile principio.

Per questa semplice ed efficacia equa-zione diamo il benvenuto alle operemesse in cantiere dalla Giunta De Lucache è una delle poche amministrazioni,in una regione desertificata dalle inef-ficienze, dalla incapacità ed appunto dal-la crisi, a muoversi con atti concreti. Perquesto non possiamo che plaudire alleiniziative del Comune di Salerno che inun momento drammatico per il lavoro,vara un piano concreto per il rilancio delsettore edile.

Dobbiamo solo sperare che le altreamministrazioni seguano, come av-venne nel 1996, dopo la crisi di tan-gentopoli, la strada tracciata dal sinda-

co De Luca. Su questo versante cre-diamo che Regioni e Governo dovreb-bero premiare le capacità di spesa deglienti locali in grado di presentare pianie progetti concreti per immettere som-me consistenti da investire in opere pub-bliche e private.

Siamo saldamente convinti che biso-gna partire dallo sblocco di quelle ope-re pubbliche che sono ferme al palo eche rappresentano una priorità per col-mare quel gap infrastrutturale che pe-nalizza la nostra regione. Per questo noncapiamo tutto l’inutile chiacchiericciodell’Amministrazione provinciale, e diqualche autorevole parlamentare, sem-

bra che fino a poco fa vivevano sullaluna, che si affollano e sbraitano per oc-cupare postazioni e poltrone (vedi ae-roporto) e non trovano un momento perincontrare le forze sociali o spendere unpo' di tempo per qualche interrogazio-ne parlamentare per chiedere ragione difondi per infrastrutture significative

come la Salerno-Avellino o qualchestrada provinciale che a fine anno, senon avviate, perderanno i finanzia-menti.

La crisi, oltre a recidere posti di la-voro, sta facendo aumentare la concor-renza sleale attraverso un aumento dellavoro nero, la frode d’identità e l’eva-sione contributiva. Su questo segnalia-mo da una parte il silenzio di tutti:;ementre la Provincia organizza incontrifittizi, ed il sindaco di Salerno oltre adessere silente su questa materia sembrasoffrire di una strana allergia che non glipermette un confronto franco, sereno,costruttivo e serrato con le forze socia-li. Lo ripetiamo: va bene il varo di nuo-ve opere e cercare di riavviare quelle fer-me ma c’è bisogno di fare qualchepasso in avanti per contrastare le dege-nerazioni del settore.

Un’ultima cosa che non possiamo nonsegnalare è l’emergenza mare: non èpossibile che si parli della nostra cittàe provincia come perle turistiche e nonsi fa niente per rendere il mare quantomeno abbordabile e difendere il terri-torio (iniziando dalla Costiera Amalfi-tana) con una manutenzione program-mata. Non affrontare questa annoseemergenze è una vergogna che acco-muna tutte le amministrazioni e tutti icosiddetti politici, sempre pronti adaccalorarsi per una poltrona per sé o perqualche proprio amico.

La Giunta DeLuca attenta al

settore edile. Ma facciadi più controle illegalità

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Dall’India ai giorninostri: l’origine deltermine casta

Con il termine castasi intende un grupposociale con unagerarchia rigida. Per un individuo appartenente aduna casta era molto difficile oimpossibile entrare a far parte diun’altra di rango più elevato. Il concetto di casta si riferisceoriginariamente alla societàindiana, ma è utilizzato perestensione anche oggi - a voltein senso improprio - in altricontesti per riferirsi ad ungruppo autoreferenziale, conregole interne tacite che tutti gliaderenti osservano. Castale è, di conseguenza, lalogica utilizzata da chi viappartiene.

Il fenomeno letterario degli ultimianni ruota intorno ad un terminespecifico: casta. I libri, dedicati al

tema da diversi punti di vista, non han-no risparmiato praticamente nessuno:i politici, la Chiesa, i giornalisti, i sin-dacalisti, gli imprenditori, i magistra-ti, i medici. Tutte le categorie profes-sionali e sociali sono state passate al se-taccio da giornalisti o scrittori allo sco-po di trovarne soprattutto difetti, vizi,sprechi, quasi mai le virtù o la funzio-ne sociale. Si parla di casta per inten-dere un circolo chiuso, composto di per-sone che si concedono favori soltanto

tra di loro per perpetuare la propria so-pravvivenza. L’avvio al fenomeno let-terario lo hanno dato i due “castiga-sprechi” del Corriere della Sera, SergioRizzo e Gian Antonio Stella, con “Lacasta”: un successone in termini di co-pie vendute, un po’ meno sul piano pra-tico considerando che il numero dei par-lamentari non è affatto diminuito, glienti pubblici inutili proliferano anco-ra, gli intrecci affaristici sono ancoramolti. Insomma, un libro – come nelcaso di “Gomorra” di Roberto Savia-no – fa luce su un problema, ma certonon serve a risolverlo. Al massimo ta-

Troppecaste,il Paeseè fermo

Tanti i libri che passano al setaccio categorie socialie professionaliper scovare difetti, vizi,sprechi, quasi mai le virtù o la funzione sociale

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la bussola

glia i rami secchi di un albero che rischiadi morire. Diciamo che, quando poispetta alle categorie autoregolamentar-si, i buoni propositi restano sulla cartae l’Italia resta un Paese fermo, senza mo-bilità sociale e senza quelle liberalizza-zioni che potrebbero mettere in motomeccanismi virtuosi in base ai quali nellibero mercato vince chi vende il servi-zio migliore. Se dici casta, appunto, pen-si subito alla politica. Se poi dici anchemonnezza, pensi subito alla Campania.I due termini, i giornalisti Bruno De Ste-fano e Vincenzo Iurillo, li hanno volu-tamente messi recentemente insiemeper tratteggiare la classe dirigente cam-pana, con 40 ritratti che elencano le in-chieste giudiziarie in cui sono staticoinvolti sindaci, presidenti, parlamen-tari e consiglieri regionali negli anni del-l’emergenza rifiuti. In libreria dal 4giugno c'è infatti «La casta della mon-nezza», un atto d'accusa a politici di tut-ti gli schieramenti. Si parte dal gover-natore della Regione, Antonio Bassoli-no, per passare al suo storico nemicoVincenzo De Luca, sindaco di Salerno,rinviato a giudizio dopo tre richieste diarresto andate a vuoto, fino all’ex mi-nistro dell’Ambiente, Alfonso PecoraroScanio, accusato di aver accettato viag-gi e soggiorni di lusso in cambio di fa-vori, e Clemente Mastella, indagatocon l’accusa di aver estorto nomine e as-sessorati. L’ultima bomba giudiziaria ri-chiamata è l’inchiesta “Magnanapoli”sugli appalti (considerati truccati dallamagistratura) per favorire l'imprendito-re Alfredo Romeo e che portò agli arrestinella giunta Iervolino. Più che un attod'accusa, “La casta della monnezza” èuna fotografia dell’esistente come perquasi tutti gli altri volumi “castiga-ca-ste”. Ma ne vogliamo veramente fare ameno? Senza sistemi di interesse che fa-voriscono noi stessi, dove andremmo?

Carlo Porcaro

SILVIO BERLUSCONI, UN FENOMENO ANCHE LETTERARIO

Un capitolo a parte merita l’ampia bibliografia riguar-dante Silvio Berlusconi. Impossibile tenere il conto ditutti i testi che lo riguardano direttamente, anche limi-tando l’elenco solo a quelli che contengono il nome delCavaliere nel titolo. Alcuni sono chiaramente ironici,altri dal tono inquisitorio, altri ancora studiano il co-

siddetto “berlusconismo” più che il premier. Anche autori di altissimo livello sisono scomodati. Su tutti Norberto Bobbio che ha pubblicato “Contro i nuovi dispo-stismi: scritti sul berlusconismo”; nel 2002 era toccato a Giorgio Bocca venderedecine di migliaia di copie del suo “Piccolo Cesare”; tra i libri più recenti c'è an-che “Il superleader: fenomenologia mediatica di Silvio Berlusconi”, del sociologoFederico Boni, quello che ha coniato il concetto di biopolitica sottolineando la por-tata mediatica della longevità e delle condizioni (apparenti) disalute del premier. Sulla capacità di coinvolgimento di Berlu-sconi va segnalato anche “Mi consenta” dello psicologo Ales-sandro Amadori: è un viaggio attraverso tutte le metafore, tuttii messaggi e i gesti simbolici che hanno conquistato il consen-so. Berlusconi è finito anche in diversi libri di Marco Trava-glio, su tutti quello in cui parla dello scontro con il maestro Indro Montanelli. Nei testi di stampo fortemente critico prevale l’aspetto giudi-ziario; in “Tutte le carte del presidente”, è il giornalista Gian-ni Barbacetto, nel 2004, ad elencarle e a collegarle a vicendepolitiche sul piano logico e cronologico. In realtà, diversi librisono stati scritti durante la discesa in campo del Cavaliere, da-tata 1993, e riguardano la sua storia di editore. In quel perio-do, Giovanni Ruggieri e Mario Guarino pubblicavano il “Si-gnor Tv”, un libro che ripercorre la scalata al potere politico,economico e mediatico. Guarino, tra l'altro, nel 1996 parlavaanche dei rapporti tra il premier e la moglie Veronica Lario. Suquesta linea anche “Berlusconi1” di Floriano de Angeli, sugliinizi misteriosi da costruttore, l’iscrizione alla P2, i rapporticon personaggi coinvolti in Tangentopoli e collaboratori“chiacchierati”. Un altro filone è quello “restauratore” in cuisi tende a ridimensionare le ombre sul passato del premier o si ironizza sui partitidella Sinistra. Va citato “Tutte le balle su Berlusconi”, firmato nel 2006 da VittorioFeltri e Renato Brunetta. Ma quello che inquadra meglio uno scenario su cui la Si-nistra dovrebbe riflettere è datato 2005: “Berlusconi ti odio” di Luca D’Alessan-dro, in cui vengono elencate tutte le offese rivoltegli. Da ricordare infine i tanti volumi di Bruno Vespa che riguardano Berlusconi diret-tamente o indirettamente; e poi c’è Forattini con le sue ineguagliabili vignette. Enon mancano le polemich: tra queste la storia del presunto gran rifiuto della GiulioEinaudi Editore nei confronti del Premio Nobel Josè Saramago, autore di un libroin cui accusa il Cavaliere di rappresentare un pericolo per la democrazia; la glo-riosa casa editrice si è difesa sottolineando che, a prescindere dall’oggetto dellecritiche, nel libro venivano utilizzati termini che qualsiasi giudice avrebbe ritenutoda condanna penale e civile. Dulcis in fundo, in libreria trovate “Noi, le ragazze diSilvio” scritto da una velina della politica in risposta polemica alla moglie del pre-mier, Veronica Lario.

Dario De Simone

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Filosofia e politica, per Nino Danie-le, sindaco di Ercolano come tappadi una lunga carriera intrisa di im-

pegno sociale e civile in Pci-Pds-Ds-Pd,contano più di tutto. E quindi, anche se gliimpegni quotidiani lo tengono ancorato alledura realtà locale, non si allontana dalla co-struzione della speranza.

Daniele, vivibilità urbana e lotta allacriminalità sono temi evergreen ma dacui passa lo sviluppo della Campania edel Mezzogiorno: a che punto siamo?

«La qualità della vita nelle nostre città,in particolare a Napoli ed area metropoli-tana, permane a livelli bassi. Aspra e fa-ticosa per le carenze di fondamentali ser-vizi si svolge la vita quotidiana di gran par-te delle persone. Aree estese di degrado ur-bano e fatiscenza edilizia alimentano e ri-producono marginalità e devianza socia-le, terreno di coltura della camorra. In que-sti ultimi tempi grazie all’impegno dellamagistratura e delle forze dell’ordine col-pi duri sono stati inferti alle organizzazionicriminali ed ai clan camorristici più ag-guerriti. Ma c’è poco da consolarsi. Le mi-gliaia di aderenti attuali e potenziali dei so-dalizi criminosi rischiano di vanificare in

breve i pur importanti risultati raggiunti edi riconsegnarci intatto il nostro gap, il no-stro svantaggio competitivo principale».

Non vede segnali di riscatto?«Segnali di una volontà di riscatto si sono

manifestati in molti settori della cittadi-nanza a cominciare dall’associazionismoantiracket, alla scuola, al volontariato,alla Chiesa. In questo senso rivendico labella e forte esperienza che stiamo con-ducendo ad Ercolano, con segnali inspe-rati ed eroici di cittadini coraggiosi che han-no animato un risveglio civile contro unasanguinaria guerra di camorra. Ma nelcomplesso del tutto insoddisfacente è la co-scienza critica ed autocritica su quello cheè accaduto. Sul fatto che la camorra abbiapotuto così estendersi e ramificarsi».

Ci occupiamo di lavoro in generale edi edile in particolare: ritiene che unodei pochi settori ancora manuali, ancoralegati al vecchio concetto di lavoro in-teso come attività umana che contri-buisce a trasformare la realtà?

«Mi interessa molto questa domandaperché la riflessione sul nesso tra lavoromanuale e lavoro intellettuale permette unalettura critica del nostro tempo e delle ca-

ratteristiche della nostra società dettapost-industriale. Ho trovato una scelta bel-lissima quella di dare il nome di Vico allostabilimento Fiat di Pomigliano. Mi per-metto di suggerire ai sindacati dei lavoratoriedili di scegliersi come filosofo di riferi-mento Giordano Bruno per ciò che egli hascritto sulla “mano”: “Gli dei - scrive nel-lo “Spaccio della bestia trionfante” - ave-vano donato all’uomo l’intelletto e lemani facendolo formatore di nature nuo-ve, costruttore delle civiltà. E la mano,commenta il professore Michele Ciliber-to, diventa condizione della divinità del-l’uomo, e della possibilità che egli ha di far-si simile agli dei attraverso la fatica, ri-fiutando la pedanteria propria di una pes-sima concezione della giustizia e dellarealtà. È la mano strumento di qualsiasiprassi trasformatrice della realtà e non puòesservi alcuna scissione tra lavoro manualeed intellettuale. In questo riconoscimentoc’è l’antidoto allo svilimento e al disco-noscimento della centralità del lavoro edalla sua dimensione sociale».

La disaffezione dalla politica sembraaumentare: quali sono gli antidoti persconfiggere questo virus?

il colloquio

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Nino Daniele:il lavoro rendedivini gli uomini

Il sindaco di Ercolano lancia un segnale di speranza: «Le nostre terre sono ancora sottosviluppate, ma il riscattoè avviato. Basta, però, che la sinistra non sia conservatrice»

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«Bisognerebbe precisare che la disaf-fezione, la delusione, il disincanto sono pro-dotti dalla cattiva politica. Quella fatta diuso discrezionale dei pubblici poteri per finidi parte, di gruppo, di clientela. Per assi-curare favori a se stessi o ai propri amici.Tutto ciò diventa particolarmente intolle-rabile quando le risorse e le opportunitàsono più scarse come nella durissima cri-si che attraversiamo. Trasparenza, legalità,procedere con giustizia ed equità sono in-dispensabili per tener viva la fiducia nel-la democrazia e nelle istituzioni. Occorreun nuovo progetto democratico fondatosulla capacità di coniugare meriti e biso-gni. Occorrono leadership autorevoli e cre-dibili per questo progetto capaci di ali-mentare una nuova speranza di cambia-mento».

La convince questo Pd?«No! Per questo sostengo Franceschini.

Siamo in un tempo in cui il vecchio sta mo-rendo ed il nuovo stenta a nascere. Un tem-po difficile di amare sconfitte e di grandiresponsabilità. Franceschini mi sembra l’u-nica possibilità di tenere ancora aperto ilprogetto del Pd e l’assetto bipolare del si-stema politico italiano. Rifluire nei vecchischemi rappresenta una risposta falsamenterassicurante che ridimensiona l’ambizio-ne di una guida riformista per cambiare esalvare l’Italia».

Il vento spira per il centrodestra inCampania o l'elettorato moderato cam-bia facilmente orientamento?

«Credo che in Campania come in Italia,il centrodestra vinca più per i nostri demeritiche per propria intrinseca virtù. La criti-ca e la disillusione di massa che investo-

no il nostro modo di essere vengono dal-l’essere letti come un fattore di conserva-zione».

Come sta andando l'esperienza da sin-daco di Ercolano?

«L’esperienza di sindaco emotivamen-te ed intellettualmente è quella più coin-volgente e straordinaria. Ercolano è unacittà complicata ed emblematicata deiproblemi e delle straordinarie potenzialitàdel Mezzogiorno. Ritengo di aver fatto unbuon lavoro.Ho cercato di mettere in atto

un diverso modello di rapporto tra ammi-nistrazione e città senza preoccuparmi diequilibri o interessi che ritenevo contro-producenti per il futuro della città. Non misono preoccupato di durare ma di gover-nare. Dalla lotta all’abusivismo edilizio, allaraccolta differenziata porta a porta, al-l’invenzione di strumenti amministrativinuovi contro camorra e racket, all’avvio ditutte le opere pubbliche cantierabili, ad unastrategia per il futuro che possa davverofare di Ercolano una citta’ del sapere e delturismo (di cui gli esempi più emblema-

tici sono costituiti dal MAV, uno dei piùgrandi successi internazionali della Cam-pania di questi anni, e dal recupero delleex Officine Fiore per la nuova facoltà diAgraria e per i nuovi laboratori del CNR,un esempio tra i pochi riusciti di recupe-ro e rifunzionalizzazione di aree indu-strializzate dimesse), non ho guardato infaccia a nessuno in piena trasparenza e le-galità. Posso affermare e documentare, ac-cettando la sfida di qualsiasi pubblico con-fronto, che Ercolano è la città media in cuiè in atto il più ampio progetto di riquali-ficazione urbana».

A marzo 2010 si vota per le regiona-li: pronto a ricandidarsi?

«Sono già stato in Consiglio Regiona-le. Molti mi dicono di aver conservato unbuon ricordo del mio lavoro. Da Vice Pre-sidente della Giunta tra il 1999 ed il 2000ho avuto la responsanilità dei Fondi Eu-ropei e della redazione del Por 2000 -2007.Tra le cose più significative di quegli annivorrei ricordare il recupero della Torre Adel Palazzo di Giustizia distrutto da un in-cendio, la riqualificazione della Baia di Ie-ranto, l’illuminazione di tutti i monu-menti della Campania, il trasferimento,d’intesa con Telethon e con la compiantaSusanna Anelli, del TIGEM di Andrea Bal-labio dal S.Raffaele di Milano a Napoli,leleggi per Elea-Velia e per il parco fluvia-le del Sarno e potrei continuare. Penso diessermi guadagnato il rispetto anche de-gli avversari. Mi ha particolarmente com-mosso l’invito di Rastrelli al suo 80esimocompleanno. Un gesto nobile di un ga-lantuomo e per me il riconoscimento di unconflitto leale e trasparente. Non credo allecandidature come fatto individuale macome parte di un progetto nel quale si ri-conosca una comunità politica animata da-gli stessi ideali e dagli stessi obbiettivi pro-grammatici. Non avendo alcun sistema dipotere o di interessi come riferimento dipossibili scambi questa sarebbe tra l’altrol’unica possibilità di successo. Si può rea-lizzare una tale condizione? Vedremo».

Carlo Porcaro

il colloquio

«L’esperienza disindaco di Ercolano è

entusiasmante maanche emblematica

dei problemi del Sud. Un ritorno in Regione?Se me lo chiede la miacomunità politica...»

CHI È NINO DANIELE

Gaetano Daniele, detto Nino, è sindaco di Ercolano, paesealle pendici del Vesuvio considerato tra i luoghi d’arte piùimportanti del mondo. Motivo per cui, gli scavi locali hannoottenuto finanziamenti europei. Daniele, una vita trascorsanelle sezioni del Partito Comunista a Napoli, prima di appro-dare - vicino alle posizioni di Walter Veltroni - nel Pds, tra-sformatosi in Ds e infine in Pd, ha ricoperto il ruolo di capogruppo regionale inConsiglio e poi quello di vicepresidente della giunta guidata da Andrea Losco.

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La Scuola e l’Università che a li-vello europeo vengono impostemediante processi di azienda-

lizzazione della struttura, privatizza-zione degli enti, trasformazione del sa-pere in mera competenza, precarizza-zione del lavoro intellettuale sononient’altro che l’espressione settoria-le di un sistema sociale e di poteri,quello capitalistico-finanziario d’Oc-cidente, nonché della sua ideologia,

quella neoliberista, che proprio negliultimi mesi falliscono e crollano su lorostessi provocando gravi crisi econo-miche e sociali. Contrariamente acome accade con i profitti, a risentir-ne sono soprattutto i gruppi sociali piùdeboli, dai lavoratori dipendenti aglistudenti, dal precariato al nuovo sot-toproletariato fatto di disoccupati e mi-granti dopo aver già creato iniquità ediscriminazioni sociali. Nel caso del-

l’Italia, poi, la situazione assume unadinamica ancora più particolareggiata,dato che si tratta di un paese in cui ilcapitalismo nelle sue diverse fasi è an-dato a fondersi col retaggio storico delcorporativismo (soprattutto quello de-gli industriali e di alcune lobby pro-fessionali), del clericalismo, della cri-minalità organizzata, di una particolarearretratezza culturale dei cosiddetti“ceti medi”, di un affarismo congeni-to nell’elite politica. Inevitabile, quand-so si affronta questo argomento, scen-dere nel campo dell’economia.

Nell’Università la contraddizioneitaliana prendeva corpo creando un si-stema che è andato progressivamenteavvicinandosi alle strutture e ai modidi produzione d'impresa, mantenendoperò un'organizzazione gerarchica distampo “feudale” segnando sprechi eostacoli per la ricerca. Il sistema ba-ronale ha così prestato il fianco al-l'ultimo attacco all’istruzione che siconfigura come radicale, fissando il de-finitivo passaggio da una gestionepubblica, inclusiva ad accesso massi-ficato per una escludente politica pri-vatistica che continuerà a gestire in-teressi particolari (prima baroni, ades-so baroni e capitani d’azienda) con sol-di e spazi pubblici.

Troppo spesso la Scuola e l'Univer-sità hanno tradito carenze in termini distrutture edilizie e servizi, qualità del

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UN’ALTRA ONDA: IL FILM SULLE DITTATURE

L’onda non è solo il nome del movimento studentesco contro il decretoGelmini: è anche un film di Dennis Gansel del 2008 in cui, per spiegare lagenesi di una dittatura, un professore mette in atto un singolare esperimen-to. Una classe di una trentina di studenti viene indotta a forme di camerati-smo attraverso l’uso della disciplina, dell’uniforme, e di un gesto di ricono-scimento (l’onda per l'appunto); la situazione però gli sfugge di mano e si trova a dover ar-ginare una vera e propria fazione di stampo nazista. L’esperimento, che fu condotto nel1967 in un liceo californiano, fa comprendere come la sopraffazione rappresenti in realtàuna spinta ancestrale dell’uomo. Insomma, il primo passo verso la dittatura.

Scuola e universitàLa vita dei giovania cavallo dell’Onda

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l’indagine

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trattamento dei corpi docenti, chiusu-ra ad alcune classi sociali e quindimancanza di parità nel diritto allostudio per ogni donna ed uomo.Tutt’oggi, nonostante degli importan-ti passi fatti in avanti grazie alle lottedei movimenti studenteschi a partiredagli anni sessanta, persistono alcunedelle falle storiche del sistema scola-stico-universitario.

Tutti i soggetti che compongono ilprecariato universitario meritano dipartecipare al necessario processo ditrasformazione che però deve assumereuna direzione inversa. L’Universitàdeve finalmente essere un luogo pub-blico, aperto e liberamente attraver-sabile; deve recuperare una attività di-dattica che attinga dal dialogo e dalconfronto in uno spazio finalmente ac-cessibile a tutti e nel quale tutti possanoprendere parola.

Il decreto voluto dal ministro Gel-mini (oggi legge dello Stato) non è al-tro che l’ultimo tassello di una serie diriforme e provvedimenti che si susse-guono da oltre 15 anni: saremmo de-gli sciocchi se non considerassimo enon andassimo alla ricerca delle cau-se e di quegli elementi che hanno ag-gravato la situazione e ci hanno portatoalla miseria nella quale il sistema del-l’istruzione del sapere pubblico verteoggi. Risulta fondamentale, a tal fine,contestualizzare il decreto e non con-siderarlo un evento isolato, inserirlo inun più ampio processo di cambia-menti economici e sociali che investel’Europa dagli anni ’90.

Da decenni aggettivi come equità emodernità, e parole d’ordine comeinnovazione e riforma sono entrate nel-le nostre vite. In una miriade di docu-menti ufficiali (“Strategia di Lisbona”,“Processo di Bologna”, “Istruzione eformazione 2010” e “Mobilitare gli in-telletti europei”) si sostiene che in Eu-

ropa vi sarebbe una scarsa competiti-vità per i laureati che si affacciano almondo del lavoro. L’Università è sta-ta così costretta ad adeguarsi ai cam-biamenti strutturali che il sistema ri-chiedeva. Per mettere a fuoco le di-namiche che interagendo hanno datovita a queste trasformazioni, occorrefare un passo indietro: inizieremo dauna frase presente negli scritti succi-tati: “l’obiettivo è fare dell’ Unione Eu-ropea la più competitiva economiabasata sulla conoscenza”. Studenti estudentesse di tutta Italia durante tut-to quest’autunno sono scesi in piazzain maniera massiccia come non si ve-deva da anni parandosi dietro nomicome Onda o Collettivi auto-organiz-zati ma i nomi in questo caso non con-tano più di tanto, la cosa importante èaver gridato forte il proprio dissenso,aver riacceso coscienze critiche, avercreato una solida opposizione controquesto attuale governo che sta limi-tando sempre più la diffusione della co-noscenza, la critica dei saperi e so-prattutto la libertà inviduale e sociale.(Testo raccolto anche dal colloquio in-tercorso con alcuni studenti universi-tari napoletani che si sono battuticontro le riforme varate dal GovernoBerlusconi e volute dal ministro Gel-mini in particolare)

“Un'altra università è possibile, un altro mondo è possibile, e nasce dai sogniche vengono alimentati dalle speranze, le speranze siamo noi giovani”

Studentessa anonima

SOLITI NOTI AL COMANDO? NO GRAZIE

CHI HA TALENTO COME FA ESPERIENZA?

La saggezza, comel’esperienza, è un va-lore. Ma perché inItalia non si riesce afarlo conciliare con il talento? Secome ct della Nazionale di calcio sirichiama Marcello Lippi perché havinto un Mondiale, se a Roma la sini-stra ritenne opportuno provare a ri-spedire al Campidoglio il già sindacoFrancesco Rutelli, se Silvio Berlusco-ni governa l’Italia a 73 anni, comepossono esplodere i giovani? Comescrive Gabriele Romagnoli su La Re-pubblica “in Italia la regola di anzia-nità per l’eleggibilità del Capo delloStato si applica a qualunque ruolo diresponsabilità: non si spiega altri-menti perché la nomina di un quaran-tenne a una direzione diventi una no-tizia, perché scrittori in quella fasciad’età siano considerati giovani, pro-mettenti”. La verità è che l’estro, lafantasia, l’intraprendenza spaventanocoloro che a fatica hanno raggiuntoun minimo traguardo. Se, forse, sistudiasse meno anni a scuola e se l’U-niversità servisse veramente a forma-re i ragazzi allo svolgimento di unaprofessione, la scalata sociale comin-cerebbe almeno un po’ prima. (cp)

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L’utilizzo massiccio e costantedei mezzi di comunicazione elet-tronici ha contribuito a cambia-

re il panorama politico. Molti ritengo-no che grazie all’apporto delle nuovetecnologie sia possibile giungere a unaforma di democrazia più giusta, dovequalsiasi cittadino ha la possibilità diesprimere il proprio giudizio in meritoalle più svariate questioni. In effetti ècosì.

Fino a poco tempo fa, infatti, puntocruciale delle dinamiche politiche era lapartecipazione “intermittente”: i citta-dini, pur potendo designare tramitevoto le loro preferenze, si trovavano co-stretti a sottostare ai tempi che il gio-co politico imponeva. La presenza delcittadino era dunque periodica. Ciòche invece si presenta ai giorni nostri èuna forma mutata di democrazia che po-tremmo chiamare “continua”. Con l’av-vento dei mezzi di comunicazione elet-tronici e in particolar modo di internet,si è aperta la porta verso una democra-zia più diretta, dove il cittadino può se-guire passo passo l’intero iter che co-stituisce un qualsivoglia procedimentopolitico, partecipando attivamente at-traverso televoto o come ultimamentesi sta diffondendo, attraverso referen-dum elettronici che molti giornali on-line propongono.

Si moltiplicano le possibilità di di-scussioni e dibattiti attraverso forum te-

lematici; aumenta la possibilità di do-cumentazione, attingendo dal vastissi-mo apparato di informazioni messo a di-sposizione dagli utenti della rete; glistessi personaggi politici, volendosiavvicinare ai più giovani utilizzanopiattaforme di comunicazione alla modacome il più recente Facebook.

Paradossalmente, l’avvento dellenuove tecnologie ha portato però auna frammentazione del corpo d’insie-me dei cittadini. Già al momento del-la ricezione di un messaggio e quindi almomento della formazione di un’opi-nione, l’individuo si trova sempre più

spesso isolato, al di fuori dei luoghi ditipo comunitario; dunque senza un im-mediato confronto. Perché quei mes-saggi, che una volta si recepivano inpiazza durante i comizi, arrivano sul cel-lulare, sul monitor o dal piccolo scher-mo. L’insieme dei cittadini viene così

segmentato, tenden-zialmente ridotto aduna molteplicità di in-dividui non comunican-ti. La fabbrica, in passato “università de-gli operai”, emblema dell’unità popo-lare, luogo di aggregazione e forma-zione di idee, oggi appare luogo dismarrimento e separazione.

Il partito, che in età pre-televisiva ave-va bisogno di stabilire contatti nello spa-zio e nel tempo, mettendo quindi incampo un vero “esercito di comunica-tori”, oggi, con l’utilizzo delle nuovetecnologie, accresce solo in apparenzala sua disponibilità per i cittadini, ma inrealtà si presenta ancor più una presenzaevanescente e irraggiungibile. Nono-stante l’apporto della tecnologia, quin-di, si corre il rischio di rimanere isola-ti, in balia della miriade di informazionia cui quotidianamente siamo esposti.

C’è il pericolo che nonostante si ab-biano i mezzi per essere cittadini par-tecipi, ci si trasformi in ricettori passi-vi dei messaggi che i politici costrui-scono ad arte seguendo le regole delmodello televisivo. Del resto, su inter-net già s’assiste alla nascita di siti chenon sono altro che la trasposizionemediatica dei vecchi manifesti elettorali,o delle vecchie riunioni nelle sezioni. Latecnologia, insomma, ci offre grandi op-portunità; spetta a noi saperle sfruttareal meglio.

mass media

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Con i nuovi mezzidi comunicazionesi va verso una piùgiusta democrazia,

ma i partiti giàcominciano a costruire

messaggi ad arte

Tv tematica, social network sempre più sviluppati e telefonini di terza generazione: come cambia il modo di fare politica

Nuove tecnologie:tra rischi e speranze

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Il 25 ottobre, ad un mese dal venten-nale della caduta del Muro di Berli-no, si svolgeranno le primarie del

Partito Democratico: iscritti e simpatiz-zanti potranno scegliere il leader nazio-nale tra tre candidati che presentano larelativa mozione. C’è il segretario uscen-te, Dario Franceschini, che aveva presoil posto di Walter Veltroni pochi mesidopo la sconfitta elettorale, a cui è vici-no innanzitutto il mondo ex Margherita,d’ispirazione cattolica, ma anche lostesso Veltroni e l’ultimo segretario DsPiero Fassino; il principale contenden-te è Pierluigi Bersani, ex ministro al-l’Industria, che può contare sul sostegnodi Enrico Letta, Rosy Bindi e – almenocosì sembra – anche dell’ex premier eprimo fondatore morale del Pd, Roma-no Prodi; come outsider, in nome so-prattutto dei diritti civili e dell’innova-zione, è sceso in campo il senatore

Ignazio Marino, noto per le sue attivitàdi ricercatore scientifico negli Stati Uni-ti d’America e poi per le sue battaglie sul-la legge che dovrà disciplinare la fine del-la vita. A livello locale, come candida-to alla segreteria campana del Pd, sonoquesti gli schieramenti in campo: Fran-ceschini ha puntato sul presidente delConsiglio comunale di Napoli Leonar-do Impegno; Bersani ha scelto un altrotrentenne, l’ultimo segretario Ds cam-pano Enzo Amendola molto vicino aMassimo D’Alema; Marino ha optato peril dirigente Pd di origini irpine FrancoVittoria. Secondo le prime indiscrezio-ni, qui sono in netto vantaggio Amendolaper il regionale e Bersani per il nazionalema con una forbice minore rispetto a

quella sulla parti-ta locale. Dall’e-sito delle primariedipende inevita-bilmente il futurodi Regione (chia-mata al voto il 21e 22 marzo 2010)e Comune di Napoli(mandato da concluder-si nella primavera 2011salvo sorprese al mo-mento escluse): Basso-lino e Iervolino si sono schierati aperta-mente con Bersani, sperano nella vitto-ria di quest’ultimo per poter avere ancoravoce in capitolo sugli equilibri futuri delcentrosinistra campano.

Congresso Pd a ottobre:il Muro è davvero caduto?

MURO DI BERLINO, IL RICORDO

Durante una conferenza stampa convocata nel pomeriggio del 9 novembre 1989, fu re-capitata la notizia al ministro della Propaganda della Ddr che tutti i berlinesi dell’Estavrebbero potuto varcare il confine muniti di permesso speciale, ma al ministro non fu-rono date ulteriori informazioni. Dato che il provvedimento era stato preso poche oreprima della conferenza, esso avrebbe dovuto entrare in vigore nei giorni successivi,dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine.Alle 18.53 il corrispondente Ansa da Berlino Est, Riccardo Ehrman, chiese da quandole nuove misure sarebbero entrate in vigore. Schabowski cercò inutilmente una risposta

nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea precisa, azzardòin diretta televisiva: "Per quanto ne so immediatamente". Decine dimigliaia di berlinesi dell’Est avendo visto l’annuncio di Schabowskiin diretta alla televisione, si precipitarono, inondando i checkpointchiedendo di entrare in Berlino Ovest. Il 9 novembre è quindi consi-derata la data ufficiale della caduta del Muro.

Franceschini, Bersani e Marino si contendono la guida del partito per co-struire il futuro della nuova sinistra italiana dopo 20 anni di transizione

A sinistra: DarioFranceschini eLeonardoImpegno; in alto:Pierluigi Bersani eEnzo Amendola;sotto: il Muro diBerlino nel giornodella caduta.

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Ad aprile, si sono registrati in Mes-sico casi di infezione nell’uomo danuovo virus influenzale di tipo A

(H1N1), precedentemente identificatocome influenza suina, mai rilevato primanell’uomo. Il 24 aprile, l’Oms ha allerta-to i governi sui possibili rischi connessi alladiffusione di questa nuova influenza nel-l'uomo e al suo potenziale pandemico, al-zando rapidamente il livello di attenzioneper la preparazione e la risposta a una pan-demia influenzale. L’11 giugno, l’Oms haportato il livello a 6 su 6, dichiarando il pe-riodo pandemico della nuova influenza, cioèl'aumentata e prolungata trasmissione delvirus nella popolazione in numerosi Pae-si del mondo. Come precisato dal Ministerodella Salute il massimo livello di allerta perla nuova influenza "non è dovuto alla gra-vità clinica dei sintomi, ma alla grande difUnità di crisi. Il Ministero ha istituitoun’apposita Unità di crisi per la sorveglianzae la prevenzione dell'influenza da nuovo vi-rus A (H1N1) e l'attuazione del Piano, con-

cordato con gli altri Stati dell’Unione Eu-ropea, di preparazione e risposta alla pan-demia influenzale. Vaccinazione . L'armamigliore di prevenzione è rappresentata dal-la vaccinazione della popolazione. Il Mi-nistero ha individuato le categorie di per-sone a cui è diretta l’offerta della vaccina-zione antinfluenzale con vaccino pandemicoA/H1N1 a partire dal momento della ef-fettiva disponibilità del vaccino (la conse-gna alle Regioni e Province Autonome èprevista nel periodo 15 ottobre-15 no-vembre 2009) fino a copertura di almenoil 40% della popolazione residente in Ita-lia.In ordine di priorità l’offerta vaccinalesarà rivolta a: persone ritenute essenziali peril mantenimento della continuità assisten-ziale e lavorativa: personale sanitario e so-cio-sanitario; personale delle forze di pub-blica sicurezza e della protezione civile; per-sonale delle Amministrazioni, Enti e Societàche assicurino i servizi pubblici essenzia-li; i donatori di sangue periodici; donne alsecondo o al terzo trimestre di gravidanza;

persone a rischio, di etàcompresa tra 6 mesi e 65anni; persone di età com-presa tra 6 mesi e 17 anni,non incluse nei precedentipunti, sulla base degli ag-giornamenti della schedatecnica autorizzata dall’E-MEA o delle indicazioniche verranno fornite dalConsiglio Superiore di Sa-

nità; persone tra i 18 e 27 anni, non inclu-se nei precedenti punti.In particolare sonoconsiderate persone a rischio quelle affet-te da: malattie croniche a carico dell’ap-parato respiratorio, inclusa asma, displasiabroncopolmonare, fibrosi cistica e BPCO;malattie dell’apparato cardiocircolatorio,comprese le cardiopatie congenite ed ac-quisite; diabete mellito e altre malattie me-taboliche; malattie renali con insufficien-za renale; malattie degli organi emopoie-tici ed emoglobinopatie; neoplasie; graviepatopatie e cirrosi epatica; malattie con-genite ed acquisite che comportino caren-te produzione di anticorpi; immunosop-pressione indotta da farmaci o da HIV; ma-lattie infiammatorie croniche e sindromi damalassorbimento intestinale; patologie as-sociate ad un aumentato rischio di aspira-zione delle secrezioni respiratorie, adesempio malattie neuromuscolari; obe-sità con Indice di massa corporea (BMI) >30 e gravi patologie concomitanti; condi-zione di familiare o di contatto stretto di sog-getti ad alto rischio che, per controindica-zioni temporanee o permanenti, non pos-sono essere vaccinati. In base alla dispo-nibilità di vaccino pandemico nel corso del-la campagna vaccinale potranno essere in-serite nel programma anche altre catego-rie di soggetti. Con riguardo alle vaccina-zioni delle donne in gravidanza, ai soggettidai 6 mesi ai 17 anni e alle covaccinazio-ni, verrà emanata una successiva Ordinanzaglio Superiore della Sanità.

Influenza H1N1, le indicazionidel Ministero della Salute

notizie utili

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Come previsto nel Piano Annualedelle Attività del Centro For-mazione Maestranze Edili di Na-

poli e provincia approvato dal Consigliodi Amministrazione nel marzo scorso, enell’ottica di un percorso formativo digrande ampiezza e di grande qualifica-zione, sono stati organizzati due corsi chesi terranno in due edizioni, con i quali siintende contribuire alla diffusione dellacultura della gestione dei progetti nelleimprese e nella Pubblica Amministra-zione.

In collaborazione con la Nextarget sase con l’Istituto Italiano di Project Ma-nagement (ISIPM) presso il quale Nex-target è accreditata per attività formati-ve, nei giorni 21 – 22 - 23 settembre e5 – 6 – 7 ottobre ( I e II edizione) si terràil corso base “Il Project Management” fi-nalizzato a formare i partecipanti al-l’ottenimento di una apposita “certifi-

cazione”, tale da consentire la spendi-bilità delle competenze acquisite nelmondo del lavoro.

Il programma si articola in due partiprincipali: Servizio formativo “prepa-razione alla certificazione PMP – ProjectManagement Professional” Servizi com-plementari e per il mantenimento dellacertificazione.

Ai partecipanti al corso verrà regala-to il libro “Guida alla Certificazione Basedi Project Management” edito da Fran-co Angeli ed una tessera di iscrizione an-nua a ISIPM che darà diritto a parteci-pare, per un anno solare, a tutti glieventi organizzati da ISIPIM. Verrà ri-lasciato inoltre un attestato di parteci-pazione con il riconoscimento di credi-ti formativi utili per un eventuale suc-cessivo accreditamento alle certificazionidel Project Management Institute.

Acquisita la necessaria preparazionebase in collaborazionecon la Mastro Associati,gli interessati potrannopartecipare ad un altrocorso, che si terrà, sem-pre in duplice edizione,a gennaio e febbraio, indate in corso di defini-zione, sul tema “ProjectManagement in Edili-zia” finalizzato a fornireapprofondimenti per lapianificazione, pro-

grammazione e gestione del CantiereEdile con le tecniche del Project Mana-gement. Il Centro svolge la sua attivitàprevalentemente nell’ambito della for-mazione di settore, in tutte le sue tema-tiche e, di fronte al significativo calo de-gli occupati, ha ritenuto ancor più ne-cessario investire sulla formazione per fa-vorire l’occupabilità dei lavoratori e lacrescita di competitività delle imprese.

Il Centro è impegnato, oggi più di ieri,in una serie di iniziative che vanno in taledirezione. La sfida è forte e va vissutadando il giusto valore alla formazioneprofessionale senza la quale non può es-serci quella competitività che è invece ingrado di garantire la riuscita dei progetti.

I corsi sul “Project Management”sono gratuiti e, ovviamente, hanno ri-chiesto un notevole impegno organiz-zativo ed economico da parte del CFME,pronto ad impegnarsi a “cantierizzare”una serie di interventi innovativi e di in-teresse generale verso”nuove figure pro-fessionali”.

job - feneal uil campania / settembre 2009 37

Formazione professionale,al via il project management

l’intervento

[GENNARO VITALE] (presidente Cfme)

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La scuola

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riformata

PGC

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Se ti ritrovi a guardare un pro-gramma televisivo d'intratteni-mento, magari in modo un po' di-

stratto, può capitarti di imbatterti inPaolo Caiazzo. E allora ci metti qual-che minuto a capire che stai assisten-do ad uno spazio di cabaret. Perché lasua espressione, i suoi movimenti sulpalco sono così particolari da trarre ininganno.

E poi c'è quella lingua velenosa che,unita alla capacità di affrontare temi im-pegnativi, non è una dote di tutti. E in-fatti, con i personaggi di Paolo Caiaz-zo spesso si ride amaro. Ma si ride. Enon da oggi. Da quasi un ventennio sul-le scene, ha preso artisticamente ilvolo nella seconda metà degli anni '90grazie alla partecipazione ad alcuni pro-grammi televisivi sulle emittenti loca-li di Napoli e provincia. E allora ha por-tato lì, con i necessari adattamenti, gli

sketch già proposti in teatro e nei varifestival che gli hanno pure regalato pre-mi di rilievo. Li ha conquistati primae dopo le esperienze nelle tv locali, trale quali vanno ricordate le partecipa-

zioni al seguitissimo "Number two",programma sportivo di Canale 34. Nel2001 vince il Premio Charlot a Pae-stum, due anni fa il riconoscimento for-se più importante, il Premio Totò 2007assegnato da Liliana De Curtis, figliadel grande attore. Aveva già capito da

un po' che avrebbe potuto sfondare nelsettore, tanto da lasciare un posto allaTelecom.

Tra i personaggi più celebri c'è To-nino Cardamone, il "giovane in pen-sione" un po' filosofo, la cui capa nonè buona. Qualche anno fa, con una se-rie di battute feroci sui politici, fecescoppiare risate collettive nello studiodi Ballarò. La tv locale non l'ha mai ab-bandonata. Durante la scorsa stagionetelevisiva l'abbiamo visto nel fortuna-to programma "Made in Sud". E' pro-prio da solista che riesce ad incantarecon un'ironia feroce.

A volte apre gli spettacoli ironiz-zando sul suo anno di nascita, il 1967."Se fossi nato nel 1968 sarei stato unrivoluzionario - afferma - Se fossinato con il ‘69... sarebbe un miracolo".Eppure un po' rivoluzionario può ap-parire, per esempio quando denuncia,

>l’attoreL’INTERVISTA

chi è Paolo CaiazzoNato a San Giorgio a Cremano 41 anni fa, è nato come attore teatrale. Ha frequentato la Bottega tea-trale del Mezzogiorno al Teatro Cilea nella prima metà degli anni '90. Dopo aver vinto diversi premi lega-ti al cabaret, è "esploso" nella seconda metà grazie alla partecipazione a diversi programmi televisivi sul-le emittenti campane. Pochi anni dopo sono arrivate le partecipazioni a produzioni nazionali, fino all'edi-zione 2006 di Zelig Off e a Domenica In con Pippo Baudo. Autore teatrale, ha anche pubblicato il libro "'Acapa mia non è buona". E' uno dei personaggi maggiormente legati al Tunnel Cabaret di Nando Mormone.

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Paolo Caiazzo,le riflessioni amaredi un “giovane in pensione”

Per dire coseun po’ scomode

ho dovuto inventareun personaggio

mezzo pazzo

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provocando risate amare, l'annessionedel Sud da parte dei "piemontesi", op-pure l'incapacità di risolvere il pro-blema dei rifiuti.

Forse anche per questo, oltre che perla perfetta padronanza della lingua, siè fatto apprezzare anche fuori regione.

A differenza di altri artisti celebri,sei uno di quelli che non conosconoconfini geografici.

«Mi è sempre piaciuto trovare gli ar-gomenti per la mia comicità guardan-do alla nazione Italia non sofferman-domi solo sulla nostra area geograficae questo ha fatto sì che potessi fare spet-tacoli anche fuori regione. Mi piace far-lo, anche se non disconosco mai le mieorigini, anzi punto a mostrare gli aspet-ti comici nazionali dal punto di vistapartenopeo. La frase che amo ripete-renei miei spettacoli è “Sono un italianononostante sia un napoletano”».

Ma quanto si deve faticare pervarcare quei confini in un ambientecertamente non facile come quellodello spettacolo?

«Bisogna faticare non poco e sto an-cora faticando molto. La nostra linguaha una marcia in più per la comicità edè simpatica e comprensibile per tutti.La difficoltà vera è dovuta al fatto cheil centro nevralgico televisivo è a Mi-lano e le produzioni sono ovviamenteportate a spingere i beniamini di casalasciando pochi spazi a comici di altreregioni, se non per il fatto di dover con-quistare ascolti in altre zone d'Italia».

Quando vai al Nord per lavoro,cosa senti intorno a te dopo le tantepagine nere scritte su Napoli negli ul-

timi anni?«L'opinione pubblica è naturalmen-

te condizionata dai telegiornali e dal-le brutte notizie della nostra città. Il miodivertimento è sdrammatizzare su que-ste. Siamo un popolo che ama rideredelle proprie disgrazie e questo è ungrande segno di civiltà. Purtroppo laconsiderazione del Nord nei nostriconfronti è ancora molto oleografica edio cerco di modificarla per quel cheposso».

Quando hai creato il personaggiodi Tonino Cardamone su cosa l'haicostruito?

«E' nato per scherzo in un laborato-rio fatto al Tunnel di Napoli; poi ho ca-pito che con l'alibi della pazzia potevodar sfogo alla mia lingua tagliente. Neho dette di grosse anche in tv e questonon mi ha reso sempre simpatico. Mail pazzo - si sa - le dice e non se ne pen-te. Grazie a Cardamone sono riuscitoa fare satira politica in napoletano suemittenti nazionali e non ricordo tan-ti comici del Sud che mi hanno prece-duto».

Cardamone è una sorta di filosofoun po’ sfaticato... Ma tu spesso, inmolti spettacoli, hai parlato del mon-do del lavoro.

«L'uomo nasce sfaticato. Io inveceoggi riesco a fare un lavoro che mi di-verte anche; e per questo mi ritengo unfortunato. Fino a qualche anno fa un la-voro "vero" ce l'avevo: ero in TelecomItalia. Poi mi sono dimesso perchénon si può essere servitore di due pa-droni ed ho seguito l'istinto. Fino ad orami è andata bene».

Nel mondo del lavoro si parla tan-to di incidenti e precarietà. Cosa pen-si dei giovani?

«Purtroppo quando vedo le genera-zioni successive alla mia mi ritrovo adire, in automatico, molte frasi di miopadre. Penso sia un fatto naturale essereipercritici, forse per invidia, verso chi

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è più giovane di te. Per quanto riguar-da gli incidenti, credo ci siano semprestati e purtroppo sempre ci saranno,sperando che il rischio sia sempre mi-nore. Del resto "stamme sotto 'o cielo"24 ore su 24 e lo dico io che sono re-duce da un incidente che mi ha porta-to per un po' di tempo lontano dalle sce-ne».

Ma ci aspetta un futuro di dila-gante precarietà?

«Sì, perché è dovuta all'evolversi del-la società che fornisce sempre menocertezze; lo dice uno che lasciato un la-voro certo per un estremamente incer-to».

C'è un eterno dualismo, anche fat-to di invidie e malelingue, tra attoriteatrali comici e voi "gente di caba-ret"?

«Il cabaret è sempre stato visto comeil fratello povero del teatro comico equindi non abbiamo sempre una granconsiderazione. Ritengo sia sbagliato:la nostra è solo una forma di comicitàpiù diretta con linguaggio semplice;anche per questo motivo ha incontra-to il favore del grande pubblico. Poi na-turalmente si possono fare le diverse di-stinzioni tra cabaret e cabaret cosìcome si possono fare tra teatro comi-co e teatro comico».

Il Tunnel che cosa significa e ha si-gnificato per voi cabarettisti e mag-giormente per chi ora si sta affac-

ciando a quest'arte?«E' stato un grande ritrovo per la no-

stra generazione e quasi tutti hanno fat-to strada. E' importante avere un pun-to di aggregazione che stimola il con-fronto e di conseguenza la crescita. Loè ancora e sta sfornando giovani mol-to interessanti».

Hai vinto premi importanti giànei primi anni '90, ma quando ti hadato la televisione campana in ter-mini di notorietà?

«La tv regionale per è stata unagrande palestra che mi ha consentito diarrivare più preparato alle telecamerenazionali. Ho avuto la fortuna di par-tecipare a trasmissioni regionali digrande successo e questo ha indubbia-mente accresciuto la notorietà. L'e-mittenza regionale è ancor oggi unagrande realtà nonostante l'offerta tele-visiva sia aumentata negli ultimi anni.Con l'avvento del digitale terrestrepotrà crescere ancora di più. Me lo au-guro così magari posso fare trasmis-sioni senza muovermi da casa...»

Sono moltofortunato perché

ho lasciato un postofisso per seguire

una mia passione.Per ora mi èandata bene

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Su Facebook hai quasi superato i7mila “amici” virtuali e puoi vantartidi uno splendido sito ufficiale:www.paolocaiazzo.it

«Sono un diplomato in informatica edho sempre avuto la passione per la tec-nologia. Internet è un grande stru-mento se usato in modo corretto. Il pro-blema è che quando uno strumento èpotente può essere pericoloso per il sin-golo e per la comunità. Io credo disfruttarlo nel modo giusto e mi diver-to ad avere contatti con i fan in rete tut-ti i giorni accettando incoraggiamentie critiche. Fanno bene entrambe lecose».

Tratutti i tuoi per-sonaggi, quello forsepiù ironico, amaro eferoce è "Papà Pao-lo".

«Sì, credo sia il per-sonaggio mio più belloanche perché è moltovicino alla mia persona.Tra l'altro è così vicinoalla realtà perché perdavvero addormentavoClaudia raccontandostorie un po’ strampa-late estratte dall'attua-lità. E' un personaggiomolto amaro che mettein evidenza l'impotenzadi un qualsiasi padrerispetto alle cose brut-te della vita; in questocaso è un padre checerca di addolcirle perla propria figlioletta.Ma questo non spegnetutte le speranze perchéogni favola termina conl'intervento magico checonduce tutti a viverefelici e contenti».

Dario De Simone

TEATRO TRIANON STAGIONE 2009/2010

Nato Dal 2 al 18 ottobre 2009Nino D’Angelo in“D’AngelocantaBruni (bis)”

Dal 23 ottobre all’8 novembre 2009-09-09Benedetto Casillo in“Caviale e lenticchie”

Dal 13 al 29 novembre 2009-09-09Gigi Savoia e Giovanna Rei in“Chi è chiù felice ‘e me”

Dal 4 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010Nino D’Angelo in“Lacreme napulitane”

Dal 15 al 31 gennaio 2010Dalia Frediani e Patrizio Rispo in“Matrimonio a sorpresa”

Dal 5 al 21 febbraio 2010Carlo Buccirosso in“Vogliamoci tanto bene”

Dal 26 febbraio al 14 marzo 2010Peppe Barra in“I fantasmi di monsignor Perrelli”

Dal 19 marzo al 4 aprile 2010Ciro Ceruti e Ciro Villano in“Tressette col morto”

Dal 9 al 25 aprile 2010Francesco Paolantoni in“Che fine ha fatto il mio io?”

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Se non fosse diventato un bravocommentatore televisivo, se nonavesse uno studio legale da mandare

avanti, avrebbe potuto fare lo psicologo.Perché è difficile, per chi dallo sport ha avu-to tutto o quasi, accettare di ritrovarsi sen-za un pezzo della propria esistenza da ungiorno all'altro. E' quello che è accaduto aFrancesco Postiglione, uno degli ultimi pal-lanuotisti di una generazione napoletana dicampioni in vasca. E' dura per chi praticauno degli sport più faticosi dover accetta-re di non essere invincibile, di doversi fer-mare. Eppure, lui parla con serenità dellasua vicenda umana, fino al paradosso di do-ver confortare chi, il 2 aprile del 2008, pian-geva per il suo addio forzato alla palla-nuoto. Una storia inquietante: è il 19marzo, il giorno della festa del papà,quando il campionato di A1 riprendedopo un mese di pausa per gli impegni del-la Nazionale in Romania; intorno al Po-sillipo è tornato l'entusiasmo perché nel-l'ultima partita prima della sosta i rossoverdihanno espugnato Recco fissando a ventipartite l'imbattibilità dei liguri. E' duran-

te la gara con la Florentia che Postiglioneaccusa un forte dolore al petto; già preoc-cupati per alcuni problemi proprio duran-te l'avventura in Romania della Naziona-le, i medici Maurizio Marassi e Carlo Cin-que gli impongono lo stop e una serie diaccertamenti. Che confermano la presen-za di un grave problema cardiaco, poi ri-solto grazie ad un intervento chirurgico.Non può più giocare, ma può tornare a vi-vere dopo la grande paura. Forse anche perquesto, l'amarezza per la mancata parte-cipazione alle Olimpiadi di Pechino - sa-rebbe stata la quinta volta - è rientrata. Piùimportante la famiglia, la moglie e i duefigli. A 35 anni si può anche smettere.

Questa è la fine della storia sportiva,ma quando e come hai iniziato a nuo-tare?

«A cinque anni. Può sembrare molto pre-sto, ma non è così visto che mia figlia hadimostrato familiarità con l'acqua già a treanni. Diciamo che l'amore tra me e l'acquaè scoppiato quasi a prima vista».

Quando hai capito che stava diven-tando una cosa "seria"?

«Più avanti ed è giusto così perché ini-zialmente mi sono divertito molto. Sonostate decisive e "galeotte" le amicizie, misono veramente appassionato ed è diven-tata una cosa seria; c'è stato un coinvolgi-mento collettivo. Ho continuato a diver-tirmi, anche se è impegnativo sfondare inuno sport come questo».

Da lì a Barcellona il passo è breve. Siparla di "clima olimpico": c'è davveroqualcosa di così speciale?

«Certo che c'è, solo chi l'ha vissuto puòcapire. Anche se io stesso fatico a descri-vere quelle sensazioni. E' un'esperienza uni-ca perché t'incontri con gente di altri pae-si, vivi quasi sotto lo stesso tetto in un vil-laggio che tende ad aggregare. Ti sembradi essere al cosiddetto "ombelico delmondo". Non è solo un fatto sportivo, è cer-tamente qualcosa di più, per me è stato ilcoronamento di un sogno che avevo dabambino».

Proprio a Barcellona, complici l'orodel Settebello e la figuraccia della Na-zionale di calcio, scoppiò una delle pri-me polemiche tra atleti di varie discipline

chi è Francesco PostiglioneNapoletano, 37 anni, è stato uno dei protagonisti del "Grande Posillipo" di Paolo De Crescenzo che allafine degli anni '90 ha vinto tutto in Italia e in Europa fino ad essere definito l'"Università della pallanuoto".Ha fatto anche parte della Nazionale azzurra. Nuotatore brillante, ha stabilito il record italiano nei "200rana" partecipando nel 1992 alle Olimpiadi di Barcellona. Si è ritirato dall'attività sportiva nella primaveradel 2008 a causa di un grave problema cardiaco. Si divide tra la professione di avvocato e la vecchia pas-sione: è infatti un apprezzato commentatore Rai in occasione delle varie competizioni in vasca.

L’INTERVISTA

44 job - feneal uil campania / settembre 2009

Dalle OOlimpiadi aalla ppaura«Sono uun mmiracolato»

> l’atleta

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e i calciatori sull'equazione tra stipen-di e fatica che proprio non funziona...

«E' una polemica per certi versi fonda-ta, ma solo per certi versi. Noi siamo figlidi uno sport minore, siamo raramente allaribalta, ma ci prendiamo comunque le no-stre soddisfazioni; è chiaro che la vera dif-ferenza è nel portafogli... Ma è un fatto ita-liano: la cultura sportiva nazionale è limitataal calcio, senza intendere la parola "limi-tata" in senso negativo».

E la pallanuoto italiana come sta?«In notevole sofferenza, ma per tanti mo-

tivi. Non riusciamo ad avere atleti che pos-sano dare quel valore aggiunto rispetto aglialtri campionati, su tutti quelli slavi. C'è sta-to un mancato ricambio generazionale, for-se perché c'è un problema sul piano dei gio-vani: qualche colpa ce l'hanno anche le so-

cietà che hanno preferito in-vestire sugli impianti, an-che se è legittimo; ma credoche il vero problema sia la ri-cerca dello straniero a tutti icosti. Da un po' di tempo, daquando il Recco è la reginadel mercato, qualcuno hadeciso di tornare a lavoraresui vivai: mi riferisco al Po-sillipo, al Bogliasco, allaFlorentia, alla Lazio e alBrescia. E poi, credo che igiovani dovrebbero avvici-narsi un po' prima».

C'è anche un'emergenzastrutture che dalle nostreparti è più grave?

«Sì, c'è un problema. Peròdevo dire che a Napoli la ca-renza di impianti colpisce tut-te le discipline. E' chiaroche più impianti significapiù tesserati, più possibilità difar uscire il giovane di ta-lento».

A proposito di giovani, siè molto parlato dei pro-blemi psicologici di Fede-

rica Pellegrini: ma ci sono davverotante pressioni?

«Sì, sufficienti a far scattare il blocco psi-cologico. Bisogna capire che c'è una gran-de attesa nei confronti di atleti molto gio-vani. Però lei a Roma è stata talmente bra-va da riuscire a portare a casa due meda-glie d'oro con due record del mondo.Questa ragazza ha cominciato a scrivere lastoria del nuoto. Chi vive di sport sa chevincere è difficile, confermarsi a certi li-velli è però la vera sfida».

Torniamo a quella primavera del2008. Detto in modo molto crudo, haimai pensato di fare la fine di altri atle-ti che sono morti "sul campo"?

«Tutte le volte che ho visto quelledrammatiche immagini in tv. E ogni vol-

ta mi sento più fortunato, mi sento addi-rittura un miracolato. Quel giorno, durantela conferenza stampa, vedevo molti voltitristi; cercavo di spiegare che dovevano es-sere contenti per me: io in quel periodo hovinto una medaglia per la vita, avrei potutonon raccontarlo».

Tante tragedie che recentemente han-no colpito il calcio, da Antonio Puerta alcamerunense Foe fino al recente caso diDaniel Jarque, il capitano dell'Espanyolmorto due giorni dopo l'amichevole alSan Paolo di Napoli. C'è una soglia ol-tre la quale la scienza non può spingersie prevenire?

«Quella c'è sempre. Però va anche det-to che alcuni problemi cardiaci sono "in-fami": per scoprirli e studiarli bisogna in-tervenire in modo molto invasivo. I casi piùgravi sono rarissimi e i medici non riten-gono opportuno sottoporci ai test. Forse latecnologia del futuro ci aiuterà».

Anche grazie all'attività di commen-tatore tv hai girato non poco: cosa ri-spondi a chi ti chiede se davvero la cittàdi Napoli stia sprofondando?

«Dico che quel che si vede in tv è unaparte della verità. Napoli si è fatta un'eti-chetta sbagliata, però non possiamo negareche tanti episodi veramente incresciosi stia-no sporcando l'immagine. La città è in con-dizioni terribili, c'è il dramma del lavoroche colpisce tanta gente di buona volontà,così come c'è chi usa tutto questo come ali-bi per delinquere».

E c'è un dramma dell'emigrazione checolpisce soprattutto le nuove generazioni.

«I giovani devono stringere i denti, an-che se mi rendo conto che è difficile dir-lo a chi già lo fa da tempo. Per invertire latendenza sarebbe necessario uno sforzo co-mune e serio da parte di chi ci governa atutti i livelli: uno dei primi obiettivi sarebbegarantire agli imprenditori di fuori che, in-vestendo al Sud, non finiranno in certe lo-giche criminali, il nostro vero dramma».

Dario De Simone

job - feneal uil campania / settembre 2009 45

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ERRI DE LUCA - IN NOME DELLA MADRE

Questo nuovo libro del prolifico Erri De Luca ha molto colpito le donne, le madri in particolare. Farivivere, infatti, la maternità attraverso l’esperienza narrata da Maria in prima persona, cheracconta la sua gravidanza “inaspettata” in modo molto umano, mescolando elementi divini eumani. Una gravidanza come quelle delle donne “normali” senza caratteri miracolosi: le ansie, leaspettative, l’amore, la protezione, questi i sentimenti che Maria – in nome di tutte le madri –sente e racconta. Come appunto qualsiasi donna in dolce attesa pensa ai progetti per il futuro:“Imparerà il mestiere e lavorerà con te, Giuseppe“, dice Maria. E poic’è il racconto del parto,che lei affronta da sola, nemmeno il marito la può aiutare perchè secondo la loro legge un uomonon può assistere. Lei partorisce nella stalla, con un bue e l’asina su cui ha viaggiato, senzal’aiuto di nessuno: “Tranquillo Giuseppe, so cosa devo fare“. Insomma, emozioni pure che ilpassaparola tra i primi lettori ha contribuito a diffondere.

SILVANO AGOSTI - LETTERE DALLA KIRGHISIA

Nel paese della Kirghisia, che pare sia invenzione della fantasia dell’autore, tutti lavorano solo treore al giorno: il resto del tempo è dedicato a se stessi, all’amore, alla famiglia, ai figli, alla veravita insomma. Si lavora meno e meglio, non si soffre nè di ansia né di stress, si è sereni erealizzati e quindi più produttivi. Non ci sono guerre e armi, nessun politico falso e strapagatoma opere di volontariato, non c’è pubblicità ma informazione. Nel paese di Kirghisia non c’è costituzione scritta perché tutti la conoscono a memoria essendocomposta da un’ unica frase: “Al centro di ogni iniziativa, l'attenzione dello Stato e dei cittadiniva innanzitutto all'essere umano”.Da questo paese, Silvano Agosti invia lettere di una semplicità disarmante e stupefacente, che cifanno rendere conto di quanto sia assurdo il nostro modo di vivere attuale, viziato dalla corsacontro il tempo, e soffocato dai ritmi del lavoro che ci priva della nostra esistenza e della nostraumanità. Lettere dalla Kirghisia è un sogno, meraviglioso perché elementare, di chi ha capito chel’essere umano è il più prezioso dei capolavori. Su questa consapevolezza si può iniziare acostruire un mondo migliore, a misura d’uomo. Un libro di poche pagine, che si legge in un soffioe per giorni riempie il cuore di immaginazione e speranza.

libritempo

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GEORGE ORWELL - 1984

La storia è ambientata in un futuro prossimo del mondo, 1984 (Orwell scrive nel1948). Il potere è diviso in tre grossi blocchi: Oceania, Eurasia ed Estasia. Alcomando politico in Oceania vi è il Grande Fratello, onnisciente ed infallibile, dicui nessuno può raccontare di averlo visto di persona, ma la cui immagine èriprodotta ovunque su grandi manifesti. Smith, il personaggio principale, lavorapresso il Ministero della Verità ed ha il compito di censurare libri e riviste incontraddizione con la politica ufficiale, di modificare la storia e limitarel’espressività della lingua. Smith, per quanto sia controllato, inizia a condurre unavita anticonformista e sovversiva. Scritto nel 1949, il libro è da considerarsi unaveritiera rappresentazione del totalitarismo oltre che anticipatore dell’influenzadella politica e dei media nella nostra vita.

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NICCOLÒ FABI - SOLO UN UOMO

E’ stato rilasciato a fine maggio “Solo un Uomo”,il nuovo album di studio di Niccolò Fabi. Ilcantautore romano torna a proporsi al pubblicocon 10 brani inediti, frutto di una fase particolaredella sua esistenza che lui stesso ha definito “unnuovo inizio, una nuova vita”. La separazionedalla casa discografica storica Virgin, la nascitadi un figlio, la soglia fatidica dei 40 annisuperata... tutto questo ha influenzato non pocola lavorazione del disco, nato in maniera del tuttosingolare, in solitudine e in assenza di un contrattodiscografico. Il contratto è arrivato a lavoro finito,e la Universal ha sposato il progetto così com’era.

NEFFA -LONTANO DAL TUO SOLE

Il nuovo album diNeffa s'intitola“SognandoContromano” e ilsingolo che haanticipato la suauscita, Lontano daltuo sole, già

circola per le radio. Dagli esordi nelmondo dell'hip hop che videro l'artistaemergere insieme ai compagni diviaggio di allora, I Messaggeri DellaDopa, è passata tanta acqua sotto iponti ed i cambiamenti sono evidentianche per quanto riguarda lo stile dellediverse produzioni. Da quel punto dipartenza, infatti, Neffa ha virato indirezione di un R&B swingheggiante,morbido e leggero: atmosfere esonorità diametralmente opposte,raggiunte con un percorso personaleprogressivo e sensato. Lontano dal tuosole è canzone che disegna un mondofreddo ed ostile, nel quale però ilprotagonista riesce, facendo dinecessità virtù, a ritagliarsi una suadimensione in cui limitare i danni etirare avanti.

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A STRISCE

La storia è ambientata nella Berlinodegli anni ‘40. Bruno è un tranquilloragazzo di otto anni figlio di un ufficialenazista, la cui promozione porta lafamiglia a trasferirsi dalla loro comodacasa di Berlino in un’area desolata dicampagna. Qui, questo ragazzinosolitario, non trova nulla da fare enessuno con cui giocare. Decisamenteannoiato e spinto dalla curiosità, Brunoignora le continue indicazioni dellamadre, che gli proibisce di esplorare ilgiardino posteriore e si dirige verso la

“fattoria” che ha visto nelle vicinanze. Lì, incontra Shmuel, unragazzo della sua età che vive un’esistenza parallela edifferente dall’altra parte del filo spinato. L’incontro di Bruno colragazzo dal pigiama a strisce lo porta dall’innocenza a unaconsapevolezza maggiore del mondo degli adulti che li circonda,mentre gli incontri con Shmuel si trasformano in un’amiciziadalle conseguenze terribili.

COME DIO COMANDA

Tratto dall’omonimolibro di NiccolòAmmaniti, “ComeDio comanda” èdiretto da GabrieleSalvatores. Ilregista, dovendosfoltire le 490pagine del libro, siconcentra sulrapporto d’amoretragico, oscuro epotente fra Rino, unlavoratore precario,e Cristiano, suo

figlio tredicenne, l’uno interpretato da un risolutoe sempre bravo Filippo Timi, l’altro dal giovaneesordiente Alvaro Caleca. Un legame talmenteforte che neanche la morte può sciogliere. Solicombattono contro tutto. Rino educa suo figliocome può. Come sa. Inculcandogli principisbagliati, razzisti, maschilisti, nazionalsocialisti espesso violenti. Cristiano lo ama, lo venera, loconsidera il suo faro, la sua guida spirituale. Unamore sbagliato, ma potentissimo. Hanno unsolo amico, interpretato da Elio Germano, che sichiama 4 formaggi; un giovane affetto dadisturbi mentali che passa le sue giornatecostruendo uno strano presepe con soldatini ealtri strambi personaggi. Sarà in una notte ditempesta che una tragedia li coinvolgerà tutti…

film

tempo

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dischi

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Èpossibile conoscere il proprio fu-turo? Qualcuno crede che ciò siapossibile, c’è chi crede che il fu-

turo stesso di ognuno di noi sia scrittoe addirittura chi sostiene di essere ingrado di leggerlo prima degli altri.Dall’India al Sud America, da Nostra-damus ai Maya, tutti i profeti sembra-no concordi su quella che sembra essereuna data precisa per la fine del mondo.Il 21 dicembre 2012. Ebbene sì. Que-sta è la data esatta. Calendari diversi epopoli dalle abitudini più differenticoncordano su tale data da migliaia dianni. Che cosa dovrebbe accadere esat-tamente? Il 21 dicembre del 2012 coin-ciderebbe con la fine del calendarioMaya. Il calendario dell’antico popolo

situato nell’attualecentroamerica hamolte caratteristi-che simili al nostrocalendario, come laperiodicità dei gior-ni, dei mesi e delleore, ma mentre il

nostro calendario ha gli anni che si ri-petono verso l’infinito, gli anni del ca-lendario Maya terminano. Finisconoesattamente il 21 dicembre del 2012.Ciò che sorprende però è che anche al-tre popolazioni ed altre civiltà di reli-gioni differenti affermano che il mon-do finirà in quella data.

Il noto profeta Nostradamus, neisuoi scritti, tenta di spiegarci che inrealtà ciò che accadrà, non sarà una fine,bensì l’inizio di una nuova era, di unagrande rivelazione, un cambiamento cheporterà l’umanità verso quelli che sa-ranno 400 anni di pace e luce. Apoca-lisse, Armageddon o nuova era cosmi-ca satura di serenità? La risposta per al-cuni studiosi è incisa in tempi antichi

nella pietra, il nostro compito è quellodi codificare le informazioni del passatodi un popolo tanto antico quanto mi-sterioso: i Maya. L’antico popolo meso-americano aveva un calendario la cuilunghezza era di 5125 anni, comincia-va nel 3114 a.C. e terminava nel 2012.La spiegazione a questa “interruzione”– scrive Geoff Stray, autore di “2012,estasi o catastrofe” - è stata riportataalla luce solo di recente, grazie ad unaprofezia riferita da un’iscrizione suuna stele rinvenuta nella cittadina diTortuguero.

Carlos Borris, sacerdote Maya e gui-da spirituale, racconta che la civiltàMaya non è mai scomparsa del tutto, c’èstata sempre una continuità. Ancoraoggi esistono confraternite, clan, con-sigli di anziani che tramandano di pa-dre in figlio gli antichi segreti: per iMaya lo spazio e il tempo sono comeuna spirale ed è per questo che sono ingrado di fare profezie sul futuro. L’at-tacco degli Stati Uniti all’Iraq, l’atten-tato alle Twin Towers erano stati pro-

LA FINE DEL MONDO NEL 2012?

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fetizzati con un margine di errore di 5giorni, così come diversi terremoti,assassinii ed inondazioni sono risulta-ti predetti con estrema precisione. II Maya basavano le loro profezie sullostudio del movimento ciclico dellestelle. Lo studio approfondito dell’a-stronomia era strabiliante: l’eclisse del19 agosto del 1999 è stata prevista 5000anni prima, con soli 33 secondi di er-rore! C’è di più. Medesime profezie siritrovano nei testi sacri di altre anticheciviltà. Per anni si è sostenuto che la To-rah racchiudesse tutto quello che av-viene nel mondo. Di recente alcuni rab-bini utilizzando delle tecniche di de-codifica al computer, hanno scopertomessaggi in codice che indicavanoeventi storici realmente accaduti comel’attentato ad Isaac Rabin, primo mi-nistro israeliano. È emerso che data,nome dell’assassino e luogo erano tut-ti codificati in quel passo compressodella bibbia.

Nella Bibbia sono presenti peraltroinformazioni riguardo la cometa Schu-macher – Levy che impattò con Giovenel 1993. Poi c’è il riferimento ad unacometa che dovrà colpire la Terra nel-l’anno ebraico 5776 equivalente al no-stro 2012. Anche le profezie dei Tibe-tani coincidono con quelle Maya ed an-cora esistono sovrapposizioni tra leprofezie degli Indiani d’America e deiCambogiani, tutte riconducibili a quel-

la Maya. Gli Hopi, unapopolazione nativa di in-diani del sud ovest degliStati uniti riportano pro-fezie di inizio e fine delmondo. Si parla di un cor-po celeste costituito da en-tità incorporee in grado diinvestire il nostro SistemaSolare ciclicamente conperiodi millenari. Tale leg-genda potrebbe essere ri-condotta al reale fenome-

no del passaggio della cometa HaleBoop che transitò nel Sistema Solare nel1997, ma che fu visibile dalla Terra an-che 54.000 anni fa, quando ci fu una di-slocazione della crosta terrestre; 12.000anni fa, all’epoca del Grande Diluvio enell’anno Zero, ad annunciare la venutadi Cristo.

Afferma Carlos Barreos: “Il 21 di-cembre 2012 non sarà una data apoca-littica, o di distruzione del mondo, maè una data precisa in cui avverrà uncambiamento, l’inizio di qualcosa dinuovo nella società e nel rapporto conla natura”. Probabilmente gli anti-chi possedevano delle cono-scenze astrofisiche enorme-mente avanzate e secondoalcuni le avrebbero usa-te per trasferirci delleinformazioni, segniinconfondibili permarcare delle date,dei periodi, o perindicare messag-gi secondo quel-lo che è l’inequi-vocabile linguag-gio delle stelle. Molti popoli ciparlano di questociclo nel qualestiamo vivendo cheè partito nel 2001 enel quale entreremo

definitivamente nel 2012. Come pos-sono popoli che non si sono mai in-contrati nella storia possedere rivela-zioni sul futuro del tutto simili traloro? Coincidenze? Con molta proba-bilità stiamo assistendo ad una serie diforzature delle informazioni che ci per-vengono da molti dei documenti stori-ci effettivamente ritrovati, in qualchemodo “adattandoli” a spiegazioni che infin dei conti si basano su postulati nondimostrati o comunque prive di signi-ficato scientifico. È ovvio che intornoa questa vicenda e ad altre teorie cata-strofiche, si accresce notevolmente unmercato editoriale, cinematografico edin generale di vendite di gadget “atema”. Non mancherà chi resterà con-vinto di conoscere la terribile verità edi averne magari delle prove, ovvia-mente da tenere in segreto… non ci re-sta che attendere e sperare, del resto, il2012 non è poi così lontano.

tempo libero

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Ricordate il vecchio, simpatico edivertente Monopoli? Il gioco con isoldi finti, che raccoglievamo econtavamo sperando si trasformasseroin denaro vero? Bene, ora Google loha messo su internet. Anche i giochi sievolvono con la tecnologia, lasciandoil tavolo di casa o del pub percomparire sullo schermo di uncomputer. Per gli appassionati delMonopoli, arriva quindi la notizia cheil grande motore di ricerca è pronta adaccordarsi con la Hasbro, titolare delmarchio, per lanciare una versioneonline del popolare gioco di strategiaeconomica. Si tratta di un progettoambizioso, attraverso il quale igiocatori saranno letteralmente in

grado di acquistare ogni strada delmondo e competere con giocatori diogni nazione. Stadi, palazzi, alberghi ecase, tutto sarà acquistabile. Saràquindi un gioco in tempo reale cheintegra il sistema del Monopoli con lemappe di Google. L’obiettivo?Diventare il più ricco proprietario“virtuale”.

Il tipico liquorenapoletano, illimoncello,quest’estate haassunto stranesembianze. Èdiventata una bevandadal gusto particolare,cher secondo iconsumatori più fedeli

può essere un vero e propriotoccasana. Forse troppo. Perché lospeciale liquore circolato negli ultimimesi a Napoli è il "marijuancello",prodotto utilizzando la pianta della

marijuana, come si deduce dal nomestesso. A crearlo, un 60ennenapoletano, appassionato digiardinaggio (e non solo, si deducedalla fantasia applicata alle droghe),arrestato dai Carabinieri perchè inpossesso dell'orticello che ospitava lepiante di marijuana. Al piccolocoltivatore, le forze dell'ordineavevano, precedentemente allascoperta del liquore, già sequestrato10 piante di marijuana che l’uomoaccudiva nel suo tempo libero. Alloraaccontentiamoci del sano e gustosolimoncello.

Clamoroso, ma vero. Sua SantitàBenedetto XVI ha cantato in undisco musicale che uscirà sottoNatale. L'album è una raccolta dicanti religiosi, preghiere mariane,litanie lorenziane e canti

gregoriani: 8 brani di preghiere,tra le quali una cantata da PapaRatzinger e le altre recitate inaltre lingue, tra le quali il latino.“Basterebbe soltanto che unapiccolissima parte dei cattolici delmondo lo comprassero per fareveramente un Santo Natale,assicurando il primo posto deldisco in hit parade” hannocommentato dalla GeffenRecords, la casa discografica cheha prodotto il disco, e che inpassato ha lanciato sul mercatogruppi rock come i Nirvana.Questa non sarebbe la prima voltache il Papa entra in classifica.Dieci anni fa anche GiovanniPaolo II entrò in hit parade con lacanzone riarrangiata "AbbàPater", ed inoltre alcuni poemi dalui lasciati sono stati interpretatidal famoso tenore PlacidoDomingo. Il cambiamento ècomunque un fenomeno in rapidadiffusione.

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Autunno di lotta, quello prossimo.Sindacale, senz’altro. Dei lavo-ratori in piazza per il lavoro

che rischiano di perdere o vedere dra-sticamemte ridotto. Ma anche da parte delGoverno, o almeno così si spera in basealle intenzioni sbandierate in estate,contro i cosiddetti paradisi fiscali. È giàpartita, e stia attento solo chi ha tanti sol-di “nascosti” all’estero, l'unità operativaprevista dal Decreto anticrisi che vedràimpegnate insieme la pubblica ammini-strazione e la Guardia di Finanza (so-prattutto la rete dei militari all'estero di-slocati presso le rappresentanze diplo-matiche). La campagna dei controllisara' a pieno regime entro novembre.Obiettivo primario e' scovare disponibi-lita' di denaro o di beni dislocati all'esteroe verificare l'effettiva sussistenza di re-sidenze straniere di chi dichiara di viverein Paesi black list. Il contribuente devequindi dimostrare, per l'inversione del-l'onere della prova prevista appunto dalDecreto (non più quindi l'Agenzia delleentrate), che i capitali utilizzati all'este-ro nei Paesi a fiscalita' agevolata per fi-

nalita' specifiche sono stati assoggettatia imposizione fiscale. L'omessa presen-tazione della dichiarazione di attività e di-sponibilità estere sarà punita con sanzionifino al 480% dell'imposta dovuta (oggiil tetto e' al 240%). Nell'ipotesi, invece,di dichiarazione infedele, la sanzione pas-sa dal 200% al 400% dell'imposta dovuta.Che cos’è un paradiso fiscale? Un para-diso fiscale è uno Stato che grazie a unregime fiscale privilegiato può garanti-re un prelievo in termini di tasse mino-re rispetto al paese di origine, o addirit-tura nullo. La ragione di una scelta del ge-nere è più che altro politica: attirare ca-pitale proveniente dai paesi esteri, for-nendo in cambio una tassazione estre-mamente ridotta. Dal punto di vista delcontribuente, per riportarci all’originaria

definizione americana di paradiso fisca-le, tax heaven, è un rifugio dall’alta tas-sazione sui redditi. Tipicamente, nei pa-radisi fiscali si riscontra un regime di im-posizione fiscale molto basso o assenteche rende conveniente stabilire in questiPaesi la sede di un’impresa (es. societàoffshore), oppure regole particolarmen-te rigide sul segreto bancario, che con-sentono di compiere transazioni coper-te. Giova, altresì, ricordare che le rego-le societarie consentono l'emissione diazioni al portatore, un insieme ridottis-simo di formalità societarie e contabili eregole favorevoli per l'impiantazione diservizi finanziari (come per esempioregole minime per ottenere licenze checonsentano di operare fondi di investi-mento).

consigli fiscali

AUTUNNO DI LOTTAAI PARADISI FISCALI

PAGINA A CURA DELL’UFFICIO

STUDI FENEAL UIL CAMPANIA

job - feneal uil campania / settembre 2009 51

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Èuna delle perle della Campania,sia per le bellezze naturali del-l'entroterra, sia per le spiagge

della zona costiera. Il Cilento è una del-le mete preferite degli amanti del mare,ma anche della mitologia. Diversi sitiarcheologici sono entrati a far parte deipatrimoni dell'umanità dell'Unesco, sututti quello di Velia, la città fondata nelVI secolo a.C. dove nacque e visse il ce-lebre filosofo Parmenide. A Velia, sulterritorio del comune di Ascea, è visi-tabile il parco archeologico con l'anti-co teatro greco, la torre medievale e lacappella palatina.Ma in tutto il Cilen-to si respira aria d'antichità. Da ricor-dare anche i celebri Moti cilentani del1828 con l'insurrezione contro France-

sco I di Borbone e i suoi luogotenenti.Per tutelare le bellezze naturali e svi-luppare il turismo nella zona, nel 1991è stato istituito il Parco Nazionale delCilento e Vallo di Diano, un'area che siestende per quasi due milioni di chilo-metri quadrati, da Agropoli al Golfo diPolicastro, comprende 80 comuni enumerose comunità montane. Il parco,entrato nel patrimonio del Mab-Unesco,ospita borghi medievali e di epocagreco-romana, antichi sentieri che giun-gono dalle valli ai rilievi (su tutti ilMonte Gelbison e più a Sud il MonteBulgheria). Ma il Cilento è anche metàdi appassionati di altro genere. Nel cuo-re del parco, sul territorio del comunedi Prignano, sorge la gigantesca digadell'Alento. E' la diga più grande delSud Italia con il suo lago che costitui-sce un'importante fonte di approvvi-gionamento idrico della zona. Nella sta-gione primaverile si celebra la festa del-la Madonna dell'acqua. Dall'entroterraal mare, uno dei punti di forza del Ci-lento che nel 2009 ha portato da otto anove le spiagge con bandiera blu, ri-conoscimento non solo alla qualità delmare ma anche sul piano dei servizi aituristi. La new entry è Casalvelino ches'aggiunge ad Agropoli, Castellabate,

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Cilento

In alto: Capo Palinuro; sopra: Velia; a fianco il ParcoNazionale del Cilento e la Baia degli Infreschi

la gita

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la gita

Agnone e Capitello, Acciaroli-Pioppi,Ascea, Pisciotta, Centola-Palinuro, Vi-bonati-Villammare. Nove delle dodicibandiere blu della Campania sono sta-te attribuite alla costa cilentana. Tra l'al-tro, è un tipo di mare che varia da zonaa zona. Bellissima la lunga spiaggia diMarina di Ascea, che di fatto, è colle-gata senza soluzione di continuità allezone di Pioppi e Marina di Casalvelino,passando per la foce del fiume Alento.Più a nord, verso Acciaroli, e più a Sudverso Pisciotta, lacosta è caratteriz-zata da rocce astrapiombo e fon-dali scogliosi. An-

cora diversa la zona di Palinuro che sicaratterizza per un turismo non legatoprettamente al mare, grazie alla presenzadi un'industria del divertimento piùsviluppata. Ma il mare, ovviamente, nonè da meno: da ricordare la Grotta Az-zurra e l'Arco Naturale, ma anche lespiagge a sud di Capo Palinuro. Ma lavera perla è certamente la Baia degli In-freschi, un'insenatura a sud di Marinadi Camerota alla quale si accede quasiesclusivamente dal mare, se si esclude

un sentiero che attraversa un'area in-contaminata; celebre la presenza della"Barca del Pirata" dove è possibilegustare le celebri freselle con pomodorie olive cilentane. All'interno dell'inse-natura è notevole la presenza di acquadolce proveniente da torrenti che per-corrono il sottosuolo. Infine, il Golfo diPolicastro pure presenta scenari da fa-vola. E a proposito di prelibatezze del-la tavola, in Cilento si possono gusta-re tantissimi prodotti tipici, dalla sop-

pressata diGioi al ficobianco, pas-sando per lapancetta detta"longarella".Nella zona èfiorente l'indu-stria delle oli-ve e vengonoprodotti diver-si formaggi.Celebre è an-che il cece diCicerale, ele-mento imman-cabile nellazuppa di sep-pie e nel piattotipico dellazona, i cecicon la làgana,

sfoglia di pasta fatta in casa. Apprez-zatissima è anche la "cianfotta cilenta-na", con zucchini, peperoni, pomodo-ri, melanzane, patate, cipolle e basilico.

Per arrivare in Cilento: imboccarel'autostrada A3 Salerno-Reggio Cala-bria, uscire a Battipaglia o Eboli eprendere la Statale 18 fino ad Agropo-li per poi immettersi sulla Statale Ci-lentana che attraversa l'entroterra acirca 15 chilometri dal mare passandoper Torchiara, Castelnuovo Cilento,Vallo della Lucania, Celle di Bulgheriafino al Golfo di Policastro per un per-corso di 60 chilometri complessivi.

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Castel Capuano, via Tribunali,piazza Enrico De Nicola: questoangolo di Napoli è legato alla

storia dell’amministrazione della giu-stizia. Dal 1660 Castel Capuano è sededel Tribunale e nei suoi sotterranei haospitato le carceri e attrezzatissimesale di tortura; Enrico De Nicola, a cuiè dedicata la piazza, fu giurista e av-vocato, e anche il primo Presidente del-la Repubblica italiana.

In fondo alla piazza, proprio a ridos-so di Porta Capuana, sorge la chiesa diS. Caterina a Formiello. È un termineche indicava l’antico acquedotto che at-traversava il sottosuolo della zona, chevenne poi sostituito ai primi del ‘900dall’acquedotto del Serino. La chiesa fucostruita intorno al 1530 ed è tra le chie-se meglio conservate di Napoli perchéè riuscita a mantenere intatti anche i pa-

vimenti in maiolica cinquecentesca e unbellissimo coro in legno intarsiato, da-tato 1566. La chiesa attuale fu edifica-ta dai padri domenicani insieme all’a-diacente monastero e dedicata a S. Ca-terina da Siena, la santa dell’Ordine Do-menicano; però, sorge su una precedentechiesa dedicata a S. Caterina d’Ales-sandria: nelle pitture e nelle sculture del-l’interno “convivono” tutte e due le Ca-terine con le loro storie diverse perchél’una è vissuta nel 1330, l’altra è unamartire cristiana del terzo secolo dopoCristo che, non riconoscendo gli Dei pa-gani, fu condannata al supplizio dellaruota dentata: essendosi essa spezzataper miracolo, la martire fu decapitata.

L’interno presenta ben dieci cappel-le di cui le più interessanti sono quel-le dedicate a S. Caterina martire con gliaffreschi che descrivono tutte le fasi del

Chiesa del Formiello

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martirio e quella dedicata ai martiri d’O-tranto, i quali, nel 1480, si opposero aiturchi vincitori facendosi massacrare inottocento rifiutando di rinnegare Cristo.I simboli dei martiri sono espressi in tut-ta la chiesa anche nelle decorazioni piùmodeste: spesso esse mostrano teste de-capitate, ruote spezzate, spade. Il tema

comune a tutte le nu-merosissime opere pre-senti è sicuramente laVittoria della Fede sututto e tutti. In partico-lare, presso l’altare ab-biamo il gruppo sculto-reo della Madonna delRosario, simbolo della

Redenzione attraverso la preghiera allaMadre di Dio; tale culto è da sempreparticolarmente sentito a Napoli e in tut-ta la Campania.Tutte le pregevolissimeopere custodite nella chiesa sono frut-to della Scuola Napoletana del ‘600 edel ‘700 siano essi noti artisti, siano essiignoti bravissimi artigiani.

Accanto alla chiesa era presente una“spezieria”cioè una farmacia, punto diriferimento famoso nella città dovenumerosi accorrevano ammalati poiguariti dai medicamenti dei monaci.Proprio per la presenza di simboli ma-gici e delle prodigiose medicine molteleggende si sono sviluppate sulla chie-sa e sul convento. Esso venne chiuso nel1800 all’epoca di Napoleone che abolìnumerosi conventi e reso sito statale, futrasformato in una fabbrica di tessuti dilana:il “Lanificio Sava”.

Liliana Palermo

Il convento di S. Caterina a Formiello, abolito per decreto da Gioac-chino Murat, luogotenente di Napoleone, venne trasformato nel “La-nificio Sava” dove venivano prodotte le uniformi per i soldati, borbo-nici prima, garibaldini poi. La trasformazione fece scomparire i bellissimichiostri cinquecenteschi, di cui ancora si intravede qualcosa nelle mu-rature in quella che oggi è l’area di parcheggio interna. Solo una gran-diosa ciminiera che si innalza per 40 metri, perfettamente conservata,e l’iscrizione in pietra sulla porta d’ingresso, “Lanificio Sava”, ci ri-

corda il passato indu-striale, testimoniatoanche dalle travi li-gnee e dalle vaschedove si lavava la lana.I bracci del vecchioopificio, una volta re-sidenza dei monaci,ora accolgono un nu-mero incredibile di

inquilini, per la maggior parte artisti, fotografi, musicisti. Quest’area,infatti, senza perdere la memoria del suo passato industriale e della suaantica storia, è stata recentemente recuperata come spazio per giova-ni artisti, anche stranieri, ed è sede di mostre di arte contemporanea ,proiezioni, conferenze, concerti. Insomma, un’area di circa 600 metriquadrati tra interno ed esterno, a disposizione di giovani produttori efruitori di cultura contemporanea. Nel quartiere, purtroppo socialmentedegradato, quello che oggi si chiama “Lanificio25” è un coraggioso ten-tativo di far rivivere un sito così interessante e ricco di storia e di aprir-lo alle classi sociali meno fortunate, per ricreare un tessuto sociale delquale tutti si sentano orgogliosamente protagonisti.

Convento trasformatoin laboratorio artistico

la nostra storia

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La ciminiera el’insegna originale

del lanificio; il logo e lo spazio

di Lanificio 25.

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edili tabelle retributive

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Indenn. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7415,3304,7974,100

3,0133,0092,9852,960

0,060,060,060,06

1,2051,1190,0100,870

0,340,320,280,24

10,3599,8389,1328,230

Importi mensili per gli impiegati

Categoria Stipendio Contingenza E.D.R. Premio prod. E.E.T. Totale

Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

286,07262,38220,31200,31184,64167,33144,11

83,8175,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.332,742.154,591.880,861.783,661.690,761.573,061.418,57

Indennità di mensaOperai: € 3,92 giornaliere = 0,49 orarie Impiegati € 84,77Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,16 giornaliere = 0,27 orarie Impiegati € 46,71 mensili

NapoliTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,745,334,804,10

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,111,030,930,80

0,340,320,280,24

10,269,749,068,16

Importi mensili per gli impiegatiCategoria Stipendio Conting. E.D.R. Premio prod. Inden.funz. E.E.T. Totale

Quadro (VII livello)Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

279,57279,57255,88213,04192,11176,31158,71136,42

140,00 83,8083,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.466,232.326,232.148,091.873,591.775,461.682,461.564,441.410,88

Indennità di mensaOperai: € 3,76 giornaliere = 0,47 orarie Impiegati € 82,72Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,00 giornaliere = 0,25 orarie Impiegati € 44,00 mensili

CasertaTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

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Importi orari per gli operai

Categoria Paga base Conting. Inden. settore

Accordo del 31/07/1992

Elemen. econ.territoriale

Totale orario

Cassa Edile18,50 %

Cassa EdileAcc.14,20

%

Rid. orariolav. 4,95 %

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7405,3304,7974,100

3,0133,0012,9852,985

1,1501,0830,9780,842

0,0600,0600,0600,060

0,3390,3140,2830,242

10,3029,7879,1028,208

1,9061,8111,6841,519

1,4631,3901,2931,166

0,5100,4840,4510,406

Importi mensili per gli impiegati

Categoria Paga base Premio prod. Conting. Accordo del 31/07/1992

Elemen. econ.territoriale

Indenn. Sost. mensa

Indenn.Sost.trasp Totale stipendio

7° liv. Quadri 1° S.6° liv. Prima5° liv Seconda4° liv. Terza Ass. T. 3° liv. Terza2° liv. Quarta 1° liv. Qu.ta 1° imp.

1.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

291,477267,793222,608200,642184,500166,648143,507

533,824529,633523,346521,252519,156516,431512,869

10,32910,32910,32910,32910,32910,32910,329

83,80175,42162,85058,66254,47149,02441,901

103,800103,800103,800103,800103,800103,800103,800

47,57047,57047,57047,57047,57047,57047,570

2.489,512.311,382.034,521.935,361.841,991.723,751.569,34

Indennità di mensaOperai: € 4,80 giornaliere = 0,60 orarie Impiegati € 84,77

Indennità di trasportoOperai: € 2,24 giornaliere = 0,28 orarie Impiegati € 46,71 mensili

SalernoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operai

Qualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr.settore E.E.T. Totale

orarioC. edile 18, 50%

Accanton.C. ed. 14, 20

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,745,334,803,10

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,151,060,960,83

0,340,320,280,24

10,309,779,098,19

1,7851,6971,5821,430

1,4631,3871,2901,163

Indennità di mensa: € 0,41 orarie indennità di trasporto: € 0,24 orarie

Importi mensili per gli impiegati

Livello Paga base Premio prod. Conting. El. Econ. Territ. E.D.R. Totale

7°6°5°4°3°2°1°

1418,711276,831064,02993,11922,16829,95709,36

283,90260,21216,94196,10180,33162,82140,08

533,82529,63523,35521,25519,16515,43512,87

83,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

2330,562152,421877,491779,451686,451568,551414,54

Indennità di mensa = € 66,00 mensiliIndennità di trasporto = € 1,92 per ogni giornata di effettiva presenza

AvellinoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7415,3304,7973,100

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,050,970,880,75

0,340,320,280,24

10,2019,6809,0078,110

Importi mensili per gli impiegatiCategoria Stipendio Conting. E.D.R. Premio prod. E.E.T. Totale

Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.2276, 831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

262,35241,40200,61181,14166,41150,17129,19

83,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.309,012.133,611.861,161.764,491.672,531.555,901.403,65

Indennità di mensaOperai: € 3,80 giornaliere = 0,475 orarie Impiegati € 82,175Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,462 giornaliere = 0,307 orarie Impiegati € 53,24 mensili

BeneventoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Page 58: job 8

Orizzontali:1 Pieni di pretese - 2 Antico aiuto - 3 Responsabilità Civile Auto - 4 Av-

versativa come però - 5 Città del Molise - 6 Grossa stazza - 7 Poesie ele-vate - 8 Mezza lode - 9 Panciotto esotico - 10 Materia scolastica - 11 Dipoco conto - 13 Pensano solo a sè stessi - 14 Rete Ordini Collettivi - 16Plateale, teatrale - 17 Raccolgono scatoloni - 19 Raganella arbicola - 20Ai polsi del delinquente - 22 Località turistica calabrese - 25 Capitale ibe-rica - 27 Il Wallach del cinema - 30 Decisamente arrabbiati - 34 Filamentidei funghi - 35 Piante da frutto - 36 Informava dall'Urss - 38 Elementocome il neon - 39 Richiesta di ripetizione a teatro - 41 Modena sulle tar-ghe - 42 Teramo - Verticali:1 Dà il suo nome ad un rinomato prosciutto crudo - 5 Ci si corre un granpremio di F 1 - 9 Sigla per telefonini - 12 Con Costa in Sud America -13 Lo guidò Mosè - 14 Cerimonie solenni - 15 Cresce continuamente -16 Scioglimenti di ghiaccio - 17 Parte dell'intestino - 18 Taranto - 19Sangue degli dei - 20 Vasca nelle cartiere - 21 En alla roulette - 22 Primadi Adriatico - 23 Grosso automezzo - 24 Nome senza vocali - 26 Colfiato grosso - 28 Preposizione articolata - 29 Abiti francescani - 31 An-data in breve - 32 Vero, concreto - 33 Relativi all'acqua - 35 Inerenti lapropria nazione - 36 Risata alla fine - 37 Creatore di gioielli - 38 Fiottid'acqua - 39 Serve caffè e cappuccini - 40 Collocate, poste - 41 Movi-menti dei mari legati alla luna - 42 Uccide Mimì - 43 Antichi giorni per iromani - 44 Persona uguale ad un'altra - 45 Si usa alla lavagna -

ACETO - BIFASE - CALCHE - CIUCO - COCCOLA - CRAFEN

CRONICO - GAFFA - INFILZATURA - OCULIFORME - OMBREGGIATO

PERDIO - PERICLE - POLPO - PSICOATTIVO - RIACCESO - SCRITTO

SPOGLIARE - URATO - UTERO - VANADICO - YOGURT

il cruciverba

le soluzioni

il sudoku

il puzzle

Page 59: job 8

Mohamed è sul muletto…pensa a sua moglie e al figliolettomentre sposta quintali di cementoda una parte all’altra del cantiere

Indossa l’elmettoma in un attimo lo toglie

oppresso da quel laccio troppo strettoI raggi del sole roventi

scottano la pelle e feriscono gli occhicome lame affilate e accecanti

il sudore gli corre giù verso il colloma nel gesto di asciugarloMohamed perde il controlloIl muletto gira su se stesso

fa un balzo in avanti…disperato lui tenta il possibile

ma quello s’impennacade su un fianco…quindi tentenna

infine spinto da mille bracciaprende una corsa troppo veloce

e solo dopo molti metricigolando si ferma…

Il silenzio è assordante

non un vigile né un assistente…passa troppo tempo

prima che alcuno s’accorga di niente...la sirena ora urla ma inutilmente…

Mohamed non suda piùstretto nel gelo di lamiere accartocciate

…prega il suo diosente le gambe fiaccate

e un acuto dolore all’altezza del cuore…..la vista s’ammanta di nero

vorrebbe star sveglioma un sonno pesante l’attrae nell’oblio

Sente un rumore di passi lontanoqualcuno urla …un altro lo chiama

ma lui non risponde…davanti a sé il teatro di tutta la vita

e s’appiglia a quell’ultimo attorivolto soltanto a Jerome e Sophìa

mentre la terra del cantierefinora stretta in una mano

come sabbia di clessidra senza più tempopian piano gli scivola via…

Marina Puccello

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