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Jules Verne - La Strada Per La Francia

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    JULES VERNE

    LA STRADA PER LA FRANCIADisegni di George Roux

    incisi da J. Ladmiral, A.-F. Pannemaker, Maurice Bd, Frdric VintrautCopertina di Carlo Alberto Michelini

    U. MURSIA & C.MILANO

    TITOLO ORIGINALE DELLOPERALE CHEMIN DE FRANCE

    (1887)

    Traduzioni integrali dal francese di MARIELLA MUGNAIPropriet letteraria e artistica riservata - Printed in Italy Copyright 1973 U.

    MURSIA & C.1502/AC - U. MURSIA & C. - Via Tadino, 29 Milano

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    Indice

    PRESENTAZIONE __________________________________ 4

    LA STRADA PER LA FRANCIA __________________________ 6

    Capitolo I ___________________________________________ 6Capitolo II _________________________________________ 14Capitolo III ________________________________________ 20Capitolo IV ________________________________________ 26Capitolo V _________________________________________ 33Capitolo VI ________________________________________ 39Capitolo VII________________________________________ 46Capitolo VIII _______________________________________ 53Capitolo IX ________________________________________ 60Capitolo X _________________________________________ 66Capitolo XI ________________________________________ 72Capitolo XII________________________________________ 78Capitolo XIII _______________________________________ 86

    Capitolo XIV _______________________________________ 93Capitolo XV_______________________________________ 101Capitolo XVI ______________________________________ 109Capitolo XVII _____________________________________ 114Capitolo XVIII ____________________________________ 120Capitolo XIX ______________________________________ 130Capitolo XX_______________________________________ 140Capitolo XXI ______________________________________ 149Capitolo XXII _____________________________________ 156Capitolo XXIII ____________________________________ 163Capitolo XXIV ____________________________________ 169Capitolo XXV _____________________________________ 174

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    PRESENTAZIONE

    La strada per la Francia ha una impostazione narrativa alquantoinsolita, poich le vicende sono raccontate nelle pagine di diario di

    un vecchio capitano di cavalleria a riposo che rievoca gli

    avvenimenti di cui fu protagonista in parte e in parte testimone nel

    1792, quando aveva trentun anni. Cos si spiega lo stile leggermente

    dimesso e semplice. Ma l'intreccio di per se stesso cos mosso e

    avvincente da fare romanzo.Natalis Delpierre il narratore rievoca come durante una

    licenza volle andare in Prussia a trovare una sorella e convincerla a

    tornare in Francia, perch sull'orizzonte cominciava a profilarsi il

    pericolo di una guerra francotedesca. Durante il viaggio, egli

    incontra quelli che poi saranno i principali personaggi del romanzo,

    Jean Keller e Marthe de Lauranay, due innamorati, figli di francesi

    protestanti che si erano stabiliti in Prussia dopo l'editto di Nantes.

    Anch'essi pensano di far ritorno in Francia, al seguito di NatalisDelpierre e della sorella Irma. Ma all'ultimo momento il giovane

    Jean, naturalizzato tedesco, viene arruolato nell'esercito prussiano.

    Cos, mentre la fidanzata e i suoi amici stanno precipitosamente

    ritornando verso la Francia, egli costretto a marciare contro laFrancia. I loro destini, brutalmente divisi dagli avvenimenti, si

    riannodano lungo la traversata delle Argonne, e troveranno alla

    fine, dopo peripezie d'ogni genere, una felice soluzione.

    Sullo sfondo della guerra, un'amicizia incrollabile, un idillio emolte avventure. E, come sempre, l'attenzione dello scrittore alla

    ricostruzione di fatti e di ambienti, tanto che, non a caso, il romanzo

    stato definito un brillante pretesto per fornire una descrizione

    impeccabile della battaglia di Valmy e una specie di cartografia

    della foresta delle Argonne, fatta con la precisione di un rapporto

    strategico. (Il che, fra l'altro, ben si intona con lo stile da resoconto

    militare che informa il diario del vecchio capitano.)

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    JULES VERNE nacque a Nantes, l'8 febbraio 1828. A undici

    anni, tentato dallo spirito d'avventura, cerc di imbarcarsiclandestinamente sulla naveLa Coralie, ma fu scoperto per tempo ericondotto dal padre. A vent'anni si trasfer a Parigi per studiarelegge, e nella capitale entr in contatto con il miglior mondointellettuale dell'epoca. Frequent soprattutto la casa di Dumas padre,dal quale venne incoraggiato nei suoi primi tentativi letterari.Intraprese dapprima la carriera teatrale, scrivendo commedie elibretti d'opera; ma lo scarso successo lo costrinse nel 1856 a cercareun'occupazione pi redditizia presso un agente di cambio a Parigi.Un anno dopo sposava Honorine Morel. Nel frattempo entrava incontatto con l'editore Hetzel di Parigi e, nel 1863, pubblicava ilromanzo Cinque settimane in pallone.

    La fama e il successo giunsero fulminei. Lasciato l'impiego,si dedic esclusivamente alla letteratura e un anno dopo l'altro - inbase a un contratto stipulato con l'editore Hetzel - venne via via

    pubblicando i romanzi che compongono l'imponente collana deiViaggi straordinari - I mondi conosciuti e sconosciuti e checostituiscono il filone pi avventuroso della sua narrativa. Viaggio alcentro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i

    mari, Lisola misteriosa, Il giro del mondo in 80 giorni, MicheleStrogoff sono i titoli di alcuni fra i suoi libri pi famosi. La sua operacompleta comprende un'ottantina di romanzi o racconti lunghi, enumerose altre opere di divulgazione storica e scientifica.

    Con il successo era giunta anche l'agiatezza economica, eVerne, nel 1872, si stabil definitivamente ad Amiens, dove continuil suo lavoro di scrittore, conducendo, nonostante la celebritacquistata, una vita semplice e metodica. La sua produzione letterariaebbe termine solo poco prima della morte, sopravvenuta asettantasette anni, il 24 marzo 1905.

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    LA STRADA PER LA FRANCIA

    CAPITOLOI

    IL MIO nome Natalis Delpierre. Sono nato nel 1761 aGrattepanche, un villaggio della Piccardia. Mio padre faceva il

    contadino e lavorava le terre del marchese d'Estrelle. Mia madrefaceva del suo meglio per aiutarlo e noi, cio le mie sorelle e io,seguivamo l'esempio della mamma. Mio padre non possedevaassolutamente nulla n mai gli sarebbe toccato di diventar unproprietario. Oltre che fare il contadino, faceva anche il cantore delleletture e del confiteor in chiesa. Aveva una bella voce forte che sipoteva sentire fin nel piccolo cimitero attiguo. Avrebbe dunquepotuto diventare curato, quel che noi diciamo un contadino intintonell'inchiostro. La voce praticamente tutto quello che ho ereditatoda lui.

    I miei genitori hanno sgobbato per tutta la vita. Sono morti nellostesso anno, nel '79. Che Dio li abbia in gloria!

    Delle mie due sorelle, la maggiore, Firminie, all'epoca in cui sisvolsero i fatti che sto per narrare aveva quarantacinque anni, laminore, Irma, quaranta, io invece ne avevo trentuno. Quando i nostri

    genitori morirono, Firminie era sposata con un uomo di Escarbotin,un certo Bnoni Fanthomme, fabbro ferraio, che non seppe mai farfortuna quantunque non privo di abilit. Nell'81 avevano tre figlioli ene nacque un quarto pochi anni dopo. Mia sorella Irma era nubile elo tuttora. Non potevo dunque contare n su di lei n suiFanthomme per farmi una posizione. Cos me la feci da solo. Fu cosche, in et gi avanzata, potei venire in aiuto della mia famiglia.

    Mio padre mor per primo, mia madre sei mesi dopo, cosa che mi

    procur una gran pena. Ma questo il destin! Bisogna dire addio aquelli che si amano e anche a quelli che non si amano. Tuttavia,

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    speriamo di essere tra coloro che sono benvoluti, quando verr ilnostro turno.

    L'eredit paterna, una volta sistemati i conti, non arrivava acinquanta lire: i risparmi di sessantanni di lavoro! Tale somma fu

    divisa fra le mie sorelle e me. Come dire niente!Mi trovai dunque a diciotto anni con una ventina di fistole.1Ma

    ero robusto, ben piazzato e abituato ai lavori pesanti. E poi, avevouna bella voce! Tuttavia, non sapevo n leggere, n scrivere. Nonimparai che pi tardi, come vedrete; e quando non si incominciasubito, si incontra una certa dif-ficolt ad applicarsi. Del resto il miomodo di esprimermi ne risente ancora - cosa che apparir anchetroppo evidente da questo racconto.

    Che cosa dovevo diventare? Continuare il mestiere di mio padre?Sudare sulla terra degli altri per raccogliere la miseria alla resa dei

    conti? Triste prospettiva, non certo allettante. Un fatto intervenne adecidere della mia sorte.

    Un cugino del marchese d'Estrelle, il conte de Linois, giunse ungiorno a Grattepanche. Era un ufficiale, capitano nel reggimento diLa Fre. Aveva una licenza di due mesi e veniva a passarla dal suo

    parente. Furono organizzate grandi cacce al cinghiale e alla volpe,allegre battute con numerose mute di cani. Ci furono feste, congrande afflusso della bella societ con gentili signore per non parlaredella moglie del marchese, che era una affascinante nobildonna.

    Ma io, fra quel mondo in festa, non vedevo che il capitano deLinois. Un ufficiale dai modi franchi e molto cordiale nel parlare. Miera venuta la vocazione di fare il soldato. Non questa la migliorcosa, quando si deve contare sulle proprie braccia, e quando le

    braccia sono attaccate ad un corpo vigoroso? D'altronde con unabuona condotta e del coraggio, ed aiutati da un po' di fortuna, se nepu fare di strada se si parte col piede sinistro e se si cammina dibuona lena.

    Molta gente pensa che prima dell'89 un semplice soldato, figlio diborghesi o di contadini, non potesse diventare ufficiale: un errore.Anzitutto, con buona volont e resistenza, si diveniva sottufficiale,

    senza troppa fatica. In seguito dopo aver tenuto questo posto per1Nome di moneta dato anticamente agli scudi d'oro. (N.d.T.)

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    dieci anni, in tempo di pace, e per cinque in tempo di guerra, sipotevano ottenere i gradi. Da sergente si diventava tenente, datenente capitano. Poi... alt! Divieto di proseguire oltre. Comunqueera gi molto.

    Il conte de Linois aveva pi volte notato, durante le battute dicaccia, il mio vigore e la mia agilit. Senza dubbio valevo pi di uncane come intelligenza e perspicacia. Capitava cos che non ci fossebattitore capace di bagnarmi il naso e correvo come se avessi avutole ali ai piedi.

    Tu hai l'aria di essere forte e pieno di fuoco mi disse ungiorno il conte de Linois.

    S, signor conte. E forte di braccia...? Sollevo trecento venti. Complimenti!E fu tutto. Ma la cosa non doveva finire l, come si vedr in

    seguito.A quell'epoca, c'era nell'esercito una strana abitudine. Tutti sanno

    come venivano arruolati i soldati. Ogni anno, venivano sparpagliati

    per il paese degli ingaggiatori, i quali ti facevano alzare il gomito pidel dovuto, facevano firmare una carta a chi sapeva scrivere e siaccontentavano di una croce da chi era analfabeta: valeva quanto unafirma. Poi ti davano un paio di monete da cento che si trasformavanoin bicchieri di vino prima ancora di toccar la saccoccia, ti facevanofar fagotto e ti mandavano a farti rompere la testa per conto delloStato.

    Naturalmente un simile modo di procedere non avrebbe potuto

    andarmi a genio. Se avevo la vocazione di servire sotto le armi, nonvolevo vendermi.

    Penso che sar capito da chiunque abbia un po' di dignit e dirispetto per se stesso.

    Ebbene, a quel tempo, quando un ufficiale andava in licenzadoveva, per regolamento, portare con s al suo ritorno una o duereclute. Anche i sottufficiali avevano quest'obbligo. In tal caso il

    prezzo dell'ingaggio variava da venti a venticinque lire.Io non ignoravo niente di tutto questo e avevo gi il mio progetto.

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    Perci quando la licenza del conte de Linois stava volgendo altermine, presi l'ardire di presentarmi a lui per domandargli dipigliarmi come recluta.

    Tu? disse.

    Io, signor conte. Quanti anni hai? Diciotto. E vuoi farti soldato? Se non vi dispiace... Non a me che deve piacere, ma a te. Mi piace. Ah! Ti fanno gola le venti lire?... No, desidero servire il mio paese. E siccome avrei vergogna di

    vendermi, non prender le venti lire! Come ti chiami? Natalis Delpierre. Ebbene, Natalis, mi piaci! Onorato di piacervi, capitano. E se hai la voglia di seguirmi, andrai molto lontano.

    Vi seguir a tamburo battente, colla miccia accesa. Ti avverto che sto per lasciare il reggimento di La Fre perimbarcarmi. Non ti ripugna il mare?

    Tutt'altro. Ebbene! Lo passerai. Sai che laggi si fa la guerra per cacciare

    gli inglesi dall'America? Che cos' l'America?In realt io non avevo mai sentito parlare dell'America!

    Un paese del diavolo rispose il capitano de Linois unpaese che si batte per conquistare la propria indipendenza. lappunto che gi da due anni il marchese Lafayette fa parlare di s.L'anno scorso, il re Luigi XVI ha promesso di mandare i suoi soldatiin aiuto degli americani! Il conte de Rochambeau sta per partirecoll'ammiraglio de Grasse e seimila uomini. Io ho progettato diimbarcarmi con lui per il Nuovo Mondo, e, se tu vuoi

    accompagnarmi, andremo a liberare l'America. Andiamo a liberare l'America!

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    Ecco come, senza saperne di pi, io venni arruolato nel corpo dispedizione del conte de Rochambeau e sbarcato a Newport nel 1780. Rimasi per tre anni lontano dalla Francia. Vidi il generaleWashington, un gigante di cinque piedi e undici pollici, dalle mani e

    dai piedi molto grandi, un abito blu coi risvolti di camoscio, unacoccarda nera. Vidi il marinaio Paul Jones a bordo della sua naveBonhomme Richard. Vidi il generale Antony Wayne che erasoprannominato l'Arrabbiato. Mi sono battuto in molti scontri, nonsenza essermi fatto il segno della croce alla prima fucilata. Presiparte alla battaglia di Yorktown, in Virginia, ove, dopo una sconfittamemorabile, lord Cornwallis si arrese a Washington. Ritornai inFrancia nel 1783. Me l'ero cavata senza ferite, semplice soldato comequando ero partito; ma, che volete, non sapevo leggere!

    Il conte de Linois era rientrato insieme con noi. Voleva farmiarruolare nel reggimento di La Fere, nel quale avrebbe ripreso il suoposto. Ma io m'ero messo in mente di entrare nella cavalleria. Amavoi cavalli istintivamente, ma per diventare ufficiale a cavallo, ce nevolevano dei gradi!

    So bene che l'uniforme della fanteria seducente, e dona molto

    alla figura con la sua coda, la cipria, le ali di piccione, le briffetteriebianche incrociate. Ma che volete? Era un cavallo che volevo e, dopole debite riflessioni, conclusi che avevo la vocazione di fare ilcavaliere.

    Dunque ringraziai il conte de Linois, che mi raccomand al suoamico, il colonnello de Lostanges, e mi arruolai nel reggimento RealPiccardia.

    Io amo molto questo bel reggimento, e mi si perdoni se ne parlo

    con una tenerezza forse un po' ridicola. Vi ho fatto quasi tutta la miacarriera, stimato dai superiori, di cui non mi manc mai laprotezione, e che mi hanno instradato, per dirla come nel miovillaggio.

    D'altronde, alcuni anni pi tardi, nel '92, il reggimento di La Freavrebbe tenuto una condotta cos discutibile col generale austriacoBeaulieu che non posso certo rimpiangere d'esserne uscito. Ma non

    voglio parlarne pi.Ritorno perci al Real Piccardia. Non si poteva vedere un

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    reggimento migliore. Era divenuto per me una famiglia. Gli rimasifedele fino a quando venni licenziato. Vi si stava benone. Nezufolavo tutte le arie e le marce, perch ho sempre avuto la cattivaabitudine di fischiettare fra i denti. Ma chiudevano un occhio.

    Per otto anni, non feci che passare da una guarnigione all'altra,senza aver la bench minima occasione di scambiare una fucilata colnemico. Bah! Questa vita non priva di un certo fascino, quando lasi sa prendere dal verso giusto. E poi, vedere un po' di mondo sempre una buona cosa per un piccardo puro sangue come me. Dopol'America, un po' di Francia, in attesa di sgranchirsi le gambe nellelunghe tappe attraverso l'Europa. Eravamo a Sarrelouis nell'85, adAngers nell'88, nel '91 in Bretagna, a Josselin, a Pontivy, a Plormel,a Nantes col colonnello Serre de Gras, nel '92, a Charleville, colcolonnello de Wardner, il colonnello de Lostende, il colonnello LaRoque, e, nel '93, col colonnello Le Comte.

    Ma mi scordavo di dire che il 1 gennaio del '91 era stata varatauna legge che modificava la composizione dell'esercito. Il RealPiccardia fu classificato ventesimo reggimento di cavalleria dibattaglia. Questo ordinamento dur fino al 1803. Tuttavia il

    reggimento non perse il suo vecchio nome. Continu a chiamarsiReal Piccardia anche quando, dopo qualche anno, in Francia non cifu pi un re.

    Sotto il colonnello Serre de Gras fui nominato brigadiere, con miagrande soddisfazione. Sotto il colonnello de Wardner fui nominatomaresciallo d'alloggio, cosa che mi fece ancor pi piacere. Avevoallora alle spalle tredici anni di servizio, una campagna e nessunaferita. Era un bell'avanzamento, non c' che dire. Del resto non

    potevo pensare di avanzare di pi dal momento che, lo ripeto, nonsapevo n leggere n scrivere. Per zufolavo sempre, mentre non siconviene affatto ad un sottufficiale di fare concorrenza ai merli.

    Il maresciallo d'alloggio Natalis Delpierre! C'era di cheinsuperbirsi e darsi un po' di arie! E che riconoscenza avevo per ilcolonnello de Wardner, sebbene fosse rude come il pan d'orzo,bisognasse obbedirlo alla lettera! Quel giorno i miei compagni mi

    fecero gli scherzi di prammatica e io mi feci cucire sulle maniche deigalloni che non dovevano mai salire fino al gomito.

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    Avevamo posto la guarnigione a Charleville, quando chiesi eottenni una licenza di due mesi. precisamente la storia di questalicenza che ci tengo a raccontare fedelmente. Eccone le ragioni.

    Da quando sono in riposo, ho avuto spesso occasione di

    raccontare le mie campagne, durante le veglie, nel villaggio diGrattepanche. Gli amici mi hanno capito male, o poco o addiritturaniente. Difatti uno riferiva che io ero stato a destra quando invece erostato a sinistra, oppure un altro riferiva che ero stato a sinistra quandoero stato a destra. Da qui delle dispute che non si esaurivano con duebicchieri di limonata o due tazze di caff, molto piccole del resto.

    Venni frainteso soprattutto a proposito di quel che mi era capitatodurante la licenza in Germania. Ora, siccome ho imparato a scrivere,sar bene che impugni la penna per raccontare la storia vera. Mi sonodunque messo all'opera, sebbene oggi come oggi abbia bensettantanni. Ma la mia memoria buona e, quando mi volgoindietro, vedo ancora ben chiaro. Questo racconto perci dedicatoai miei amici di Grattepanche, ai Ternisien, ai Bettembos, agliIrondart, ai Pointefer, ai Quennehen e a molti altri, e spero che nondiscuteranno pi sul mio conto.

    Avevo dunque ottenuto la licenza il 7 giugno 1792. A dir la veritcircolavano delle voci su una eventuale guerra colla Germania, maancora molto vaghe. Si diceva che l'Europa, bench ci non lariguardasse in alcun modo, vedeva di mal occhio quel che accadevain Francia. Il re era sempre alle Tuileries, se si vuole. Ma il 10 agostosi sentiva gi nell'aria soffiare come un vento di repubblica sul paese.

    Cos, per prudenza, non credetti opportuno specificare perchavevo chiesto una licenza. Infatti, avevo da sbrigare delle faccende in

    Germania e precisamente in Prussia. Ora, in caso di guerra, avreiavuto molte difficolt a trovarmi al mio posto. Che volete? Non sipu nello stesso tempo suonare e seguire la processione.

    D'altronde, sebbene la mia licenza fosse di due mesi, ero deciso adabbreviarla se ci fosse stato necessario. Tuttavia speravo ancora chele cose non volgessero al peggio.

    Adesso, per farla finita con quello che mi riguarda e che riguarda

    il mio bravo reggimento, ecco ci che devo raccontarvi in pocheparole. Innanzitutto vi spiegher in quali circostanze imparai a

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    leggere, poi a scrivere, cosa che avrebbe dovuto permettermi didivenire ufficiale, generale, maresciallo di Francia, conte, duca,principe, tutto come un Ney, un Davout o un Murat durante le guerredell'Impero. In realt, non giunsi mai ad oltrepassare il grado di

    capitano, grado che rimane ancora un bel risultato per un figlio dicontadini e contadino lui stesso.

    Quanto al Real Piccardia, mi basteranno poche righe percompletare la sua storia.

    Nel '93, come ho gi detto, aveva avuto Le Comte comecolonnello. E fu proprio in quell'anno che, in seguito al decreto del21 febbraio, da reggimento divenne mezza brigata. Fece allora lecampagne dell'esercito del Nord e dell'esercito della Sambra-e-Mosafino al 1797. Si distinse nelle battaglie di Lincelles e di Courtray,dove fui fatto tenente. Poi, dopo aver fatto sosta a Parigi dal '97 al1800, si distinse nell'esercito d'Italia, a Marengo, circondando seibattaglioni di granatieri austriaci, che dovettero deporre le armi, dopola rotta di un reggimento ungherese. In quell'occasione venni colpitoal fianco da una palla, ferita di cui non mi lamento poich mi valse ilgrado di capitano. Essendo stato sciolto il reggimento Real Piccardia

    nel 1803, entrai nei dragoni, feci tutte le guerre dell'Impero e miritirai nel 1815.Ed ora, se parler di me, unicamente per raccontare ci che ho

    visto o fatto durante la mia licenza in Germania. Ma vi prego di nondimenticare che sono poco istruito. Non ho il dono di sapermispiegare bene. Non si tratta che di impressioni, sulle quali non sto aragionare. Inoltre se, in questo semplice racconto, mi sfuggirannodelle espressioni o dei modi di dire del dialetto piccardo, siate cos

    buoni da perdonarmeli: non saprei parlare diversamente. Sar il pibreve possibile, del resto, e vedr di non tenere un piede in duescarpe.

    Per giunta dir proprio tutto, e, dal momento che vi chiedo ilpermesso di parlare senza reticenze, spero mi risponderete: Fai purein tutta libert!.

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    CAPITOLOII

    A QUELL'EPOCA, come imparai in seguito dai libri di storia, laGermania era ancora divisa in dieci Circoli. Pi tardi, nuoviriordinamenti stabilirono la Confederazione del Reno, verso il 1806,sotto il protettorato di Napoleone, poi la Confederazione germanicanel 1815. Uno di questi Circoli, che comprendeva gli elettorati diSassonia e di Brandeburgo, portava allora il nome di Circolodell'Alta Sassonia.

    L'elettorato di Brandeburgo sarebbe diventato pi tardi una delleprovince della Prussia e sarebbe stato divis in due distretti, quello diBrandeburgo e quello di Potsdam.

    Dico questo perch si sappia bene dove si trova la cittadella diBelzingen, situata nel distretto di Potsdam, verso sud-ovest, a pocheleghe dalla frontiera.

    Arrivai a questa frontiera il 16 giugno, dopo aver percorso lecentocinquanta leghe che la dividono dalla Francia. Avevo impiegato

    nove giorni per fare questo tragitto per il fatto che allora lecomunicazioni erano tutt'altro che facili. Avevo consumato pi suoledi scarpa che non ferri di cavallo o ruote di carrozza o meglio dicarretti. Inoltre non mi trovavo sulle uova, come dicono i piccardi.Non possedevo che i miseri risparmi della mia paga di soldato evolevo spendere il meno possibile. Per fortuna, durante il soggiornonelle guarnigioni dei luoghi di frontiera, avevo potuto impararequalche parola di tedesco, cosa molto utile per trarmi d'impaccio.

    Tuttavia sarebbe stato difficile nascondere la mia origine francese.Cos mi capit pi volte di buscarmi delle occhiate ostili.Naturalmente mi ero ben guardato dal dire che ero il maresciallod'alloggio Natalis Delpierre. Si capir la mia prudenza in similicircostanze dal momento che c'era da temere una guerra con laPrussia e con l'Austria, forse con l'intera Germania addirittura!

    Alla frontiera del distretto, ebbi una buona sorpresa.

    Mi dirigevo a piedi verso un albergo per farvi colazione, l'albergoEcktvende - in italiano sarebbe Dell'Angolo. Dopo una notte moltofresca, si lev uno splendido mattino. Tempo magnifico. Il sole delle

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    proprio paese. Cos, se mia sorella fosse stata disposta l'avreiricondotta indietro con me. Per far ci avrebbe dovuto abbandonarela sua padrona, la signora Keller, e io avevo molti dubbi che leiavrebbe acconsentito. Insomma, era una cosa da vedere.

    Che gioia rivederci, Natalis mi disse, di ritrovarci anchese cos lontani dalla nostra Piccardia! Mi sembra quasi che tu miporti un po' della nostra buon'aria di laggi. Quanto tempo che non civediamo!

    Tredici anni, Irma! Sicuro, tredici anni! Tredici anni di separazione! Quanto

    tempo, Natalis! Mia cara Irma risposi.E cos, eccoci passeggiare insieme lungo la via sotto braccetto,

    mia sorella ed io, come ai vecchi tempi. Come vanno le cose? le chiesi. Pi o meno sempre uguali, Natalis. E tu?... Al solito! Ma guarda un po', maresciallo d'alloggio! un bell'onore per

    la nostra famiglia!

    S, Irma, un grande onore. Chi avrebbe mai detto che il piccologuardiano d'oche di Grattepanche sarebbe diventato maresciallod'alloggio! Ma non bisogna dirlo troppo forte.

    Perch?... Che c' di male? Giacch il dire che sono un soldato ci darebbe un sacco di

    grane in questo paese. In un momento in cui corrono voci su unapossibile guerra, gi difficile per un francese trovarsi in Germania.No, meglio di no! Io sono soltanto tuo fratello, il signor Nessuno, che

    venuto a trovare sua sorella, e basta! Va bene, Natalis, sar muta come un pesce, te lo prometto! pi prudente far cos, perch gli spioni tedeschi hanno le

    orecchie fini. Sta' tranquillo! E poi, se vuoi seguire un mio consiglio, Irma, ritorna con me in

    Francia!

    Gli occhi di mia sorella si riempirono di dolore, e lei mi diedeproprio la risposta che prevedevo.

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    Lasciare la signora Keller! Quando l'avrai vista anche tu,Natalis, capirai che non posso lasciarla da sola.

    Io avevo gi capito, perci rimandai la faccenda a pi tardi.Irma, detto questo, ritrov subito il suo sguardo sereno e la sua

    voce allegra. Non la finiva pi di chiedermi notizie del paese e dellepersone.

    E nostra sorella Firminie?... Gode ottima salute. Ho avuto sue notizie dal nostro vicino

    Ltocard, che venuto, due mesi fa, a Charleville. Ti ricordi diLtocard?

    Il figlio del carraio? S. Lo sapevi che ha sposato una Matifas? La figlia del vecchio Fouencamps? Proprio lui. Mi ha riferito che nostra sorella non se la passava

    tanto male. Ma si lavora e anche sodo a Escarbotin! Hanno quattrofigliuoli e l'ultimo vivacissimo... una piccola birba! Per fortuna suomarito un galantuomo, buon operaio, e neanche troppo beone,tranne che il luned! Insomma alla sua et non le mancano lepreoccupazioni!

    Come se fosse vecchia! Diamine! Ha cinque anni pi di te, Irma, e quattordici pi dime. Tienine conto! Del resto, cosa vuoi farci? una donna in gambacome te!

    Oh! Io, Natalis, se ho conosciuto il dolore, stato solo quellodegli altri! Da quando ho lasciato Grattepanche, non ho piconosciuto la miseria! Ma il veder soffrire quelli vicini a me e nonpoter far nulla...

    Il volto di mia sorella si era rattristato di nuovo; ma cambidiscorso.

    E il tuo viaggio? mi chiese. andato bene. Un tempo davvero splendido per questa

    stagione! E, come vedi, ho le gambe ben salde! E poi, cosa vuoi checonti la fatica quando si sicuri di essere ben accolti all'arrivo!

    Altro che, Natalis! La padrona sar felice di riceverti e ti vorr

    bene come ne vuole a me, vedrai! Che brava la signora Keller! Ma sai che non la riconoscerei?

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    Per me rimasta la figliola dei signori Acloque, quella brava gente diSaint-Sauflieu. Quando si sposata, venticinque anni fa, non ero cheun monello. Ma i nostri genitori ne parlavano tanto bene che me nericordo ancora.

    Povera donna, disse allora Irma, molto cambiata,adesso! Sapessi, Natalis che brava moglie stata, e soprattutto chebuona madre ancora.

    E suo figlio?... Il migliore dei figli! Si messo con coraggio al lavoro per

    sostituire suo padre, morto quindici mesi fa. Povero signor Jean! Adora sua madre, non vive che per lei, come lei non vive che

    per lui! Non l'ho mai visto, Irma, e ho un gran desiderio di conoscerlo.

    Mi sembra gi di volergli bene, a quel bravo ragazzo! Non mi stupisce, Natalis. Gli voglio tanto bene che te l'ho

    comunicato! Allora andiamo, sorellina. In cammino.

    Un momento! A che distanza siamo da Belzingen? Cinque lunghe leghe! Bah! Se fossi solo, ci metterei due ore! Ma bisogner andar pi

    pia... No, Natalis, andr pi in fretta di te! Con le tue gambe! No, con le gambe del mio cavallo!E Irma mi mostr il carretto fermo davanti alla porta dell'albergo.

    Sei dunque venuta a prendermi con questa carriola? chiesi. Certo, Natalis, sono partita di buon'ora, questa mattina, ed ero

    qui alle sette in punto. E se la lettera che mi hai fatto scrivere fossearrivata prima, sarei venuta a cercarti anche pi lontano.

    Ci mancherebbe altro, sorellina! In cammino, allora! Devipagare qualche cosa all'albergo? Ho qui degli spiccioli...

    Grazie, Natalis, gi fatto; adesso non ci resta che partire.

    Mentre parlavamo, l'albergatore dellEcktvende, appoggiato allaporta, sembrava ascoltare senza farsi accorgere.

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    Cosa che non mi garbava affatto. Forse avremmo fatto meglio adandare a discorrere un po' pi lontano?

    Quell'oste, un omaccione deforme, aveva un aspetto sgradevole,due occhi che sembravano dei fori di succhiello, le palpebre rugose,

    un naso curvo e appuntito, una bocca grande, come se da piccino gliavessero dato la pappa con una sciabola. Insomma una faccia cattivada delinquente della peggior risma!

    Dopo tutto per non avevamo detto nulla di compromettente.Poteva darsi che non avesse colto una sillaba del nostro colloquio! Epoi, se non sapeva il francese, non poteva aver capito che venivodalla Francia.

    Salimmo sul carretto. L'oste ci guard partire senza fare un gesto.Presi le redini e incitai il ronzino. Filavamo come il vento di

    gennaio. Ma questo non ci impediva di continuare a chiacchierare, eIrma pot mettermi al corrente di tutto.

    Cos, mettendo insieme quello che io gi sapevo con quello chemi disse lei, vi posso, a questo punto, un po' ragguagliare intorno allafamiglia Keller.

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    marito fu pieno di amore per lei come lei lo fu per lui. Semprepremuroso, il marito si preoccupava di compensarla per la perdutanazionalit. Questo matrimonio, se pure ispirato dalla ragione e dallaconvenienza, non cont che giorni felici, cosa rara oggi, ma non

    meno rara anche a quei tempi.Un anno dopo a Belzingen, dove abitava la signora Keller, nacque

    un figlio, e la madre volle dedicarsi interamente all'educazione diquesto bimbo, di cui si parler nella nostra storia.

    Proprio poco tempo dopo la nascita di questo figlio, verso il 1771,mia sorella Irma, che allora aveva diciannove anni, entr nellafamiglia Keller. La padrona l'aveva conosciuta da bambina, quandolei stessa non era che una giovinetta. Nostro padre aveva lavorato perun certo tempo per il signor Acloque. Sua moglie e sua figlia siinteressarono della nostra situazione. Da Grattepanche a Saint-Sauflieu non c' molta strada. La signorina Acloque incontravaspesso mia sorella, l'aveva trovata simpatica, le aveva fatto deiregalini e aveva preso a volerle bene, con un affetto che pi tardil'avrebbe resa oggetto della pi pura devozione.

    Quando venne a sapere della morte di nostro padre e di nostra

    madre, che ci lasciavano praticamente senza mezzi, la signora Kellerebbe l'idea di far venire Irma, che s'era gi fatta assumere comedomestica a Saint-Sauflieu. Mia sorella acconsenti volentieri e diquesto non dovette mai pentirsi.

    Ho detto che il signor Keller aveva anche del sangue francese, sesi vuol guardare ai suoi antenati. Ecco come:

    Oltre un secolo innanzi, i Keller abitavano la parte francese dellaLorena. Erano abili commercianti, con un patrimonio gi abbastanza

    ragguardevole. E avrebbero certamente continuato a prosperare senon fosse stato per un grave avvenimento che intervenne asconvolgere l'avvenire di parecchie migliaia di famiglie, fra le piindustriose della Francia.

    I Keller erano protestanti. Molto attaccati alla loro religione pernessun interesse al mondo avrebbero accettato di rinnegare la propriafede. E lo si pot constatare, nel 1685, quando venne revocato l'editto

    di Nantes. Come tanti altri furono posti di fronte all'alternativa dilasciare il paese o di abiurare la loro fede. Come molti altri

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    preferirono l'esilio.Fabbricanti, artigiani, operai d'ogni specie, agricoltori partirono

    dalla Francia per andare ad arricchire l'Inghilterra, i Paesi Bassi, laSvizzera, la Germania e in particolar modo il Brandeburgo. L

    ricevettero una calorosa accoglienza dall'Elettore di Prussia e diPotsdam, a Berlino, a Magdeburgo, a Battin, a Francoforte sull'Oder.In particolare, degli abitanti di Metz, secondo quanto mi stato detto,in numero di venticinquemila, fondarono le fiorenti colonie diStettino e di Potsdam.

    I Keller abbandonarono quindi la Lorena, certo con la speranza diritornare, ma dopo aver dovuto cedere per quattro soldi le loroaziende commerciali.

    Gi! Si dice che si ritorner nel paese non appena le circostanze lopermetteranno. Ma intanto, ci si sistema all'estero; si stabiliscononuovi contatti, si creano nuovi interessi. Intanto gli anni passano, e siresta l! Cos capitato a molti, e tutto a discapito della Francia.

    In quell'epoca, la Prussia, che divenne regno solo nel 1701, nonpossedeva sul Reno che il ducato di Clves, la contea di La Marck euna parte della Gheldria.

    Proprio in quest'ultima provincia, quasi al confine coi Paesi Bassi,i Keller trovarono rifugio. Fondarono degli stabilimenti industriali,ripresero il loro commercio bruscamente interrotto per quellaingiusta e deplorevole revoca dell'editto di Enrico IV. Di generazionein generazione ampliarono la cerchia dei rapporti, delle amicizie coni loro nuovi compatrioti e l, unendo le famiglie, si sposarono cosche questi antichi francesi divennero a poco a poco dei veri e propritedeschi.

    Verso il 1760, un Keller lasci la Gheldria per andarsi a stabilirenella cittadella di Belzingen, quasi nel cuore di quel Circolo dell'AltaSassonia, che comprendeva una parte della Prussia. Questo Kellerriusc negli affari, cosa che gli permise di offrire alla signorinaAcloque quell'agiatezza che non avrebbe pi potuto trovare a Saint-Sauflieu. A Belzingen appunto venne alla luce suo figlio, prussianoper parte di padre, ma di puro sangue francese per parte di madre.

    E, aggiungo io con un'emozione che mi fa ancora battere il cuore,era d'animo francese quel bravo giovanotto, che aveva preso tutto da

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    sua madre. La signora Keller lo aveva allattato lei stessa; e le primeparoline le aveva balbettate in francese: non mama l'avevachiamata, bens maman! La prima lingua che aveva sentito e inseguito parlato era dunque la nostra poich era quella che pi

    abitualmente si parlava nella casa di Belzingen quantunque la signoraKeller e mia sorella avessero subito imparato a servirsi del tedesco.

    L'infanzia del piccolo Jean fu dunque cullata dalle ninne-nannefrancesi. E a questo suo padre non pens mai di opporsi. Anzi! Nonera forse la lingua dei suoi avi quella lingua lorenese, cos francese,la cui purezza non fu mai alterata dalla vicinanza della frontieratedesca?

    E non solo col proprio latte la signora Keller aveva nutrito ilbambino ma colle proprie idee, per tutto ci che riguardava laFrancia. Amava profondamente il suo paese, e non aveva mai persola speranza di ritornarvi, un giorno. Non nascondeva l'immensa gioiache sarebbe stata per lei il rivedere la sua vecchia Piccardia. Alsignor Keller l'idea non dispiaceva. Senza dubbio, quando si fosseassicurato una certa ricchezza avrebbe lasciato volentieri laGermania per andarsi a stabilire nel paese di sua moglie. Ma doveva

    lavorare ancora qualche anno, per garantire una posizioneconveniente alla moglie e al figlio. Disgraziatamente la morte loaveva colto precocemente quindici mesi prima.

    Ecco come stavano le cose che mia sorella mi raccont, mentre lacarretta ci portava verso Belzingen. Come prima conseguenza, questamorte inattesa procur un ritardo nel ritorno della famiglia Keller inFrancia; e a quanti mali questo avrebbe dato origine!

    Difatti al momento in cui il signor Keller mor, egli era impegnato

    in un grosso processo con lo Stato prussiano. Da due o tre anniappaltatore di forniture per conto del governo, aveva arrischiato inquesto affare, oltre a tutta la sua fortuna, dei fondi che gli erano statiaffidati. Con le prime riscossioni aveva potuto rimborsare i proprisoci, ma gli rimaneva ancora da reclamare il saldo dell'operazioneche costituiva quasi tutto il suo avere. Ma il regolamento di questoconto non finiva mai. Si cavillava, si lesinava, o, per dirla al nostro

    modo, lo si spennacchiava; gli si facevano difficolt di tutti i generi,tanto che aveva dovuto ricorrere ai giudici di Berlino.

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    Il processo si trascinava per le lunghe. noto, del resto, che non un buon affare mettersi in causa contro i governi, di qualunque Statosi tratti. I giudici prussiani mostravano in modo anche troppoevidente la loro cattiva volont. Eppure il signor Keller aveva

    adempiuto ai suoi impegni con perfetta buona fede, poich era unvero galantuomo. Doveva ricevere ventimila fiorini, una vera fortunaper quell'epoca, e la perdita del processo avrebbe rappresentato perlui la rovina.

    Come dunque dicevo, senza questo ritardo la situazione avrebbeforse potuto venir regolata a Belzingen. Era appunto lo scopo cheperseguiva la signora Keller dopo la morte del marito, dal momentoche il suo pi vivo desiderio era quello di ritornare in Francia, cosadel resto ben comprensibile.

    Questo il succo del racconto di mia sorella. facile immaginare quale potesse essere la sua posizione. Irma

    aveva cresciuto il bambino quasi dalla nascita, unendo le sue cure aquelle della madre: logicamente lo amava ormai d'un affetto materno.Del resto non era certo trattata come una domestica in casa, ma comeuna compagna, un'umile e modesta amica. Era una della famiglia, era

    trattata come tale, e nutriva una devozione senza limiti per quellabrava gente. Se i Keller avessero lasciato la Germania, li avrebbeseguiti con immenso piacere. Ma se rimanevano a Belzingen, sarebberimasta con loro.

    Separarmi dalla signora Keller!... credo che ne morrei! miprecis. Mi convinsi che nulla avrebbe potuto decidere mia sorella afare ritorno con me, dal momento che la sua padrona era costretta arimanere a Belzingen fino a che fossero sistemati i suoi interessi.

    D'altronde ero molto preoccupato a lasciarla nel cuore di un paeseche si preparava ad armarsi contro di noi. E ne avevo ben donde;perch la guerra, una volta iniziata, non sarebbe certo durata poco!

    Quando ebbe terminato di darmi tutte le notizie relative ai Keller,Irma mi chiese:

    Resterai con noi per tutto il tempo della licenza? S, tutto, se posso.

    Allora Natalis probabile che assisterai fra poco a delle nozze. Chi si sposa?... Il signor Jean?

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    S. E chi sposa?... Una tedesca? No, Natalis, ed proprio quello che ci fa felici: se sua madre

    ha sposato un tedesco, lui ha scelto una francese come sposa.

    Bella?... Bella come il sole. Questa notizia mi fa proprio piacere, Irma! Figurati a noi! Ma tu Natalis, non pensi proprio a prendere

    moglie? Io? Non hai lasciato qualcuna laggi? Ebbene s, Irma... Chi dunque? La patria, sorellina! Di cos'altro pu mai aver bisogno un

    soldato?

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    CAPITOLOIV

    BELZINGEN,cittadina situata a meno di venti leghe da Berlino, fueretta presso il villaggio di Hagelberg, dove, nel 1813, i francesi sisarebbero scontrati con le milizie territoriali prussiane. Dominatadalla cima del Flameng, si stende ai suoi piedi in modo pittoresco.Commercia in cavalli, bestiame, lino, trifoglio, cereali.

    Appunto l arrivammo mia sorella e io verso le dieci del mattino.Il carretto si ferm davanti a una casa pulita e graziosa, sebbene

    modesta. Era la casa della signora Keller.In quel paese, parrebbe di essere nel cuore dell'Olanda. I contadini

    portano dei lunghi pastrani bluastri, panciotti scarlatti sormontati daalti e rigidi colletti che sarebbero in grado di proteggerli anche dauna sciabolata.

    Le donne, che portano due o tre sottane, delle cuffie con le alettebianche, sembrerebbero delle monache, se non fosse per il fazzoletto

    dai colori sgargianti che si stringono alla vita e per il corsetto divelluto nero che non ha proprio niente di monastico. Quante ne hoviste lungo la strada!

    Quanto all'accoglienza che mi venne tributata, ve la lascioimmaginare. Non ero forse il legittimo fratello di Irma? Ebbi subitomodo di constatare che la sua situazione in seno a quella famiglianon era per nulla diversa da come lei me l'aveva descritta. La signoraKeller mi onor col pi affettuoso dei suoi sorrisi, il signor Jean mi

    strinse cordialmente la mano. Vien da pensare che il fatto che io fossifrancese avesse la sua buona importanza ai fini di tanta simpatia!

    Signor Delpierre mi disse, mia madre ed io contiamo chepasserete con noi tutto il tempo della vostra licenza. Qualchesettimana non davvero troppo da passare con vostra sorella che nonvedete da tredici anni!

    Da passare con mia sorella ma anche con la signora vostramadre e con voi, signor Jean risposi. Non ho dimenticato ilbene che la vostra famiglia ha fatto alla mia, ed stata una grandefortuna per Irma di venir accolta in casa vostra!

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    bisogno di un amico devoto, lo trover senza dubbio in NatalisDelpierre!

    Tra l'altro parlava la nostra lingua come se fosse stato cresciutosempre in Francia. Sapeva il tedesco? Certo che lo sapeva, e anche

    bene. Ma sarebbe venuto spontaneo fargli quella domanda come la sifece a non so pi quale regina di Prussia che, solitamente, nonparlava che il francese. E poi s'interessava moltissimo delle sortidella Francia. Amava i nostri compatrioti, ne cercava la compagnia, ecercava di aiutarli. S'incaricava di raccogliere tutte le notizie chegiungevano da oltre il Reno e ne faceva il tema favorito dei suoidiscorsi.

    Del resto, egli apparteneva alla categoria degli industriali, deicommercianti, e, come tale, soffriva per l'arroganza dei funzionari,dei militari, come ne soffrono tutti i giovani, che, dediti ai traffici,immersi negli affari, non hanno alcun rapporto diretto col governo.

    Che peccato che il signor Jean Keller, invece che esser solo permet francese, non lo fosse per intero! Ma che volete? Dico quelloche penso, che mi passa per la testa, senza riflettere: scrivo comesento. Se non ho simpatie per i tedeschi perch li ho visti da vicino

    durante le mie guarnigioni alla frontiera. Nelle alte classi, anchequando sono gentili, come si deve essere con tutti, la loro naturalealterigia fa sempre capolino. Non voglio negare le loro qualit, ma ifrancesi ne hanno delle altre. E non sarebbe certo stato questoviaggio in Germania a farmi cambiare opinione.

    Alla morte di suo padre, il signor Jean, allora studenteall'universit di Gottinga, dovette far ritorno a casa per prendere inmano la direzione degli affari. La signora Keller trov in lui un

    aiutante intelligente, attivo e infaticabile. Per le sue qualit non silimitavano a questo. Oltre ad essere pratico nelle questionicommerciali, era anche molto colto, almeno a sentire quel che m'hadetto mia sorella, dal momento che io non avrei potuto esprimere ungiudizio. Amava i libri e la musica. Aveva anche una bella voce, nonforte come la mia, ma molto piacevole. Del resto, a ciascuno il suomestiere! Per esempio, quando io gridavo: Avanti, marsh!...

    Accelerare il passo!... Alt!... - ai miei uomini piaceva soprattuttoAlt! - ero piuttosto gradevole da udire.

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    Ma torniamo al signor Jean. Se stessi a sentire il mio cuore non lafinirei pi di elogiarlo. Baster vederlo all'opera. Un'ultima cosatuttavia da ricordare che, dopo la morte del padre, tutto il peso degliaffari era piombato sulle sue spalle. Dovette lavorare sodo perch le

    cose erano particolarmente imbrogliate. Ma lui non aveva che unoscopo: mettere in chiaro la situazione e poi abbandonare ilcommercio. Disgraziatamente questo processo intentato contro loStato sembrava essere lontano da una conclusione. Bisognavaseguirlo con assiduit e, per non correre il rischio di trascurarequalcosa, recarsi pi volte a Berlino. Ma ne dipendeva l'avveniredella famiglia Keller e, dopo tutto, i suoi diritti erano talmenteinconfutabili che non poteva venir perduto, anche a onta dellamalafede dei giudici.

    Quel d, a mezzogiorno, pranzammo tutti insieme. Eravamo infamiglia: perch proprio cos venni trattato. Mi fecero sedere accantoalla signora Keller. Mia sorella Irma occupava il solito posto vicinoal signor Jean, che mi stava di fronte.

    Parlammo del mio viaggio, delle difficolt che avevo incontratolungo la strada, della situazione del paese. Intuivo le preoccupazioni

    della signora Keller e di suo figlio a proposito di quel che si andavapreparando, di quelle truppe in marcia di prussiani e di austriaciverso la frontiera francese. I loro interessi correvano il rischio divenir per lungo tempo compromessi se fosse scoppiata la guerra.

    Ma era meglio non parlare di cose cos tristi proprio durante ilprimo pranzo che si faceva assieme. Perci il signor Jean svi laconversazione e mi sottopose a un fuoco di domande. E le vostrecampagne, Natalis? mi chiese. Voi avete gi tirato le vostre

    belle schioppettate in America. Avrete certamente incontrato laggiil marchese de Lafayette, quell'eroico francese che ha votato la suaricchezza e la sua vita alla causa dell'indipendenza!

    S, signor Jean. E avete visto Washington? Come vedo voi adesso risposi; un bell'uomo, con grandi

    piedi e grandi mani; un vero gigante!

    Dal che si pu vedere che queste erano le cose che mi avevanomaggiormente colpito nel generale americano.

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    Dovetti allora raccontare tutto ci che sapevo sulla battaglia diYorktown e come il conte de Rochambeau avesse bastonato a doverelord Cornwallis.

    E, dopo il vostro ritorno in Francia, mi chiese il signor Jean

    non avete pi fatto delle campagne? Non una sola volta risposi. Il Real Piccardia continu a

    spostarsi di guarnigione in guarnigione. Eravamo molto occupati... Lo credo, Natalis e anzi, talmente occupato che non avete mai

    avuto il tempo di mandare notizie e di scrivere una parola a vostrasorella!

    A questa osservazione non potei fare a meno di arrossire. AncheIrma parve un po' imbarazzata. Ma infine mi decisi a parlare; dopotutto non era una vergogna!

    Signor Jean risposi, se non ho scritto a mia sorella perch, quando si tratta di scrivere, sono monco di tutt'e due lebraccia.

    Non sapete scrivere, Natalis? esclam il signor Jean. No, con mio grande dispiacere. E nemmeno leggere?

    Neppure! Quando io ero fanciullo, anche ammesso che miopadre e mia madre avessero potuto disporre di qualche soldo perfarmi dare un po' di istruzione, non c'erano maestri a Grattepanche eneppure nei dintorni. In seguito, ho sempre vissuto col sacco inspalla, il fucile a tracolla, e non c' certo il tempo di studiare fra unatappa e l'altra. Ecco come un maresciallo d'alloggio, a trentun anni,non sa ancora n leggere n scrivere!

    Ebbene, ve lo insegneremo noi, Natalis disse la signora

    Keller. Voi, signora?... Certo aggiunse il signor Jean. Mia madre e io ce la

    metteremo tutta... Avete due mesi di licenza?... Due mesi. E avete intenzione di passarli qui? Se non disturbo troppo...

    Disturbarci! rispose la signora; proprio voi, il fratello diIrma!

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    Cara signora disse mia sorella, quando Natalis viconoscer meglio, non avr pi di queste idee!

    Voi qui siete come a casa vostra, rispose il signor Jean. Come a casa mia! Un momento, signor Keller!... Ma io non ho

    mai avuto una casa... Ebbene, come a casa di vostra sorella, se preferite. Vi ripeto:

    restate pure qui fin che vi pare. E, in questi due mesi di licenza, miincarico io di insegnarvi a leggere. La scrittura verr in seguito.

    Non sapevo come ringraziarli. Ma, signor Jean, esitai il vostro tempo sar gi tutto

    occupato!... Due ore il mattino e due ore la sera, saranno sufficienti. Vi

    dar dei compiti e voi li farete. Ti aiuter io aggiunse Irma perch io so un po' leggere e

    scrivere. Lo credo bene sorrise il signor Jean. stata la migliore

    allieva di mia madre!Cosa rispondere ad un'offerta fatta con tanto buon cuore? E sia, accetto, signor Jean, accetto, signora Keller e, se non

    far a puntino il mio dovere, vuol dire che mi metterete in castigo!Il signor Jean riprese:: Perch vedete, mio caro Natalis, per un uomo necessario

    saper leggere e scrivere. Pensate quante cose ignorano quei poveridiavoli che non hanno avuta alcuna istruzione! Quanto buio nel lorocervello! Che vuoto nella loro intelligenza! come esser privi di unarto!

    E poi, sapendo leggere e scrivere, non potreste forse avanzare di

    grado? Ora siete maresciallo d'alloggio, e va bene; ma, come potresteandare pi innanzi? Come potreste diventare tenente, capitano,colonnello? Continuereste a essere quello che siete ora. Invece nonbisogna lasciare che l'ignoranza arresti la vostra carriera.

    Non sarebbe l'ignoranza a bloccare comunque il mioavanzamento, signor Jean, risposi ma i regolamenti. A noi delpopolo non permesso di andare oltre il grado di capitano.

    Forse fino ad ora, Natalis. Ma la rivoluzione dell'89 haproclamato l'eguaglianza in Francia, e far scomparire i vecchi

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    pregiudizi. Da voi, adesso, ogni cittadino uguale all'altro. Mettetevidunque al livello di chi istruito per arrivare l dove l'istruzionepermette di giungere. L'eguaglianza! una parola che la Germanianon conosce ancora! Siamo intesi allora Natalis?

    Siamo intesi, signor Jean. Ebbene, cominceremo oggi stesso, e, fra otto giorni, saprete

    fino all'ultima lettera dell'alfabeto. Ora che abbiamo terminato ilpasto andiamo a farci una passeggiata. Al ritorno, ci metteremo allavoro!

    Ed ecco in che modo cominciai a imparare a leggere in casaKeller. C' mai stata della gente pi brava?

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    CAPITOLO V

    Ci FACEMMO una bella passeggiata, il signor Jean ed io, sullastrada che sale verso l'Hagelberg, dalla parte di Brandeburgo. A dirla verit fummo pi occupati a parlare che non a guardarci attorno.Del resto non c'era nulla di particolarmente interessante da notare.

    Quello che ebbi tuttavia modo di osservare fu che le persone misquadravano da cima a fondo. Che volete? Un forestiero in unapiccola citt un avvenimento.

    Feci anche quest'altra osservazione: che il signor Keller sembravagodere della stima di tutti. Nel via vai di gente che incontrammo, benpochi mostrarono di non conoscere la famiglia Keller. Fu uncontinuo ricevere scappellate che io ritenni doveroso ricambiarecortesemente quantunque non fossero indirizzate precisamente a me.Ma non bisognava venir meno alla proverbiale cortesia francese!

    Di cosa mi parl il signor Jean durante quella passeggiata? Ah! Di

    ci che stava particolarmente a cuore alla sua famiglia, di quelprocesso che sembrava non aver mai fine.Mi raccont la storia per esteso. Le forniture commissionate erano

    state consegnate nel tempo stabilito. Il signor Keller da buonprussiano aveva fedelmente rispettato le condizioni stabilite nellenorme d'appalto e quindi avrebbe dovuto venirgli corrisposta lasomma legittimamente e onestamente guadagnata, senza alcunacontestazione. Francamente, se c'era un processo che meritava di

    essere vinto, era proprio quello. Eppure in questo frangente, gliimpiegati statali si comportavano come dei mascalzoni.

    Ma, un momento esclamai. Questi impiegati alla fin finenon sono i giudici. E questi sapranno ben rendervi giustizia; mi pareimpossibile che possiate perdere...

    Si pu sempre perdere un processo, anche il migliore! Se entrain gioco la malafede vi pare che io possa sperare che mi darannoragione?

    Ho gi visto i nostri giudici e li vedo ancora, ma mi rendo contoche sono prevenuti contro una famiglia che in un certo modo legata

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    alla Francia, specialmente adesso che i rapporti tra i due paesi sonotesi. Quindici mesi fa, alla morte di mio padre, nessuno avrebbedubitato della riuscita della nostra causa. Ma oggi come oggi, non socosa pensare. Se perdiamo questo processo, verr dilapidata quasi

    tutta la nostra fortuna!... Ci rester appena di che vivere! Non sia mai detta una cosa simile! esclamai. Bisogna aspettarsi di tutto Natalis! Oh, non tanto per me

    aggiunse il signor Jean. Io sono giovane, mi metter a lavorare.Ma mia madre!... Mi si stringe il cuore al pensiero che, prima che ioabbia potuto rifarmi una posizione, lei sia costretta a vivere fra glistenti!

    Cara signora Keller! Mia sorella me ne ha parlato cos bene!...Voi le volete molto bene vero?...

    S, molto!Il signor Jean tacque per un istante. Poi riprese: Se non fosse stato per questo processo, Natalis, avrei gi

    realizzato il nostro patrimonio e, dal momento che mia madre non hache un desiderio, quello di ritornare in quella Francia che venticinqueanni d'assenza non le hanno potuto far dimenticare, avrei sistemato le

    mie cose in modo da darle questa gioia fra un anno, forse fra pochimesi! Ma, chiesi io sia che la causa sia vinta, sia che venga

    perduta, la signora Keller non potrebbe comunque lasciare laGermania?

    Eh, Natalis! Ritornare al paese, in quella Piccardia che lei amatanto, senza neppure poter godere di quella modesta agiatezza allaquale abituata, sarebbe una cosa troppo penosa. Io lavorer, senza

    dubbio, e con tanta pi energia, perch lo faccio per lei. Ma riuscir?Chi pu saperlo, specialmente oggi quando si prevedonoavvenimenti che potrebbero mettere tanto in crisi il commercio?

    Ad ascoltare il signor Jean fare simili discorsi, io provavo unturbamento che non cercai neanche di nascondere. Pi volte mi avevapreso la mano, e io avevo risposto alla sua stretta cos che eglidoveva certamente aver capito che cosa provavo. Non so che cosa

    avrei dato per risparmiare una pena a sua madre e a lui!Cess un attimo di parlare e, cogli occhi fissi, come un uomo che

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    guarda nell'avvenire: Natalis mi disse con un tono di voce tutto particolare

    avete notato come si combinano male le cose a questo mondo? Miamadre divenuta tedesca per il suo matrimonio, ed io, io resterei

    tedesco, anche se sposassi una francese!Fu l'unica allusione a quel progetto, di cui Irma mi aveva fatto

    cenno la mattina. Per, dal momento che il signor Jean non aggiunsealtro, ritenni opportuno non insistere. Bisogna essere discreti con lepersone che mostrano di esserti amiche. Quando piacer al signorKeller parlarmene pi diffusamente, egli trover sempre in me uncuore pronto ad ascoltarlo e un amico desideroso di complimentarsicon lui.

    Continuammo a passeggiare. Si parl di una cosa e dell'altra, e inparticolar modo di quello che riguardava me. Dovetti ancoraraccontare dei particolari sulla mia campagna in America. Il signorJean dimostrava di apprezzare moltissimo l'aiuto che la Francia diedeagli americani per la conquista della loro libert. Invidiava la sortedei nostri compatrioti, grandi e piccoli, che avevano messo la propriaricchezza o la propria vita al servizio di questa nobile causa. certo

    che, s'egli si fosse trovato nelle condizioni di poterlo fare, nonavrebbe avuto la minima esitazione. Si sarebbe unito ai soldati delconte de Rochambeau. Avrebbe sparato la prima cartuccia aYorktown. Si sarebbe battuto per affrancare l'America dalladominazione inglese.

    Solo dal modo con cui parlava, dal tono vibrato, dall'entusiasmodella sua voce che mi andava diritto al cuore, sento di poter incoscienza affermare che il signor Jean avrebbe coraggiosamente

    compiuto il proprio dovere. Ma ben raramente si padroni dellapropria vita. Quante grandi imprese, che pur non sono state fatte, sisarebbero potute compiere! Eppure questo il destino, e bisognaprenderlo come viene.

    Infine ritornammo verso Belzingen, ridiscendendo la strada.Ci apparvero le prime case il cui biancore scintillava alla luce del

    sole. I tetti rossi, che spiccavano fra gli alberi, emergevano in mezzo

    al verde come dei fiori. Ne distavamo ormai non pi di due fucilatequando il signor Jean mi disse:

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    Questa sera, dopo cena, mia madre ed io dobbiamo andare afare una visita.

    Spero di non disturbarvi! risposi. Non preoccupatevi perme. Io star con mia sorella Irma.

    No, al contrario, Natalis; vi prego, anzi, di venire con noi daquesti amici.

    Come volete! Sono dei vostri compatrioti. Il signor de Lauranay e sua figlia,

    che abitano da molto tempo a Belzingen. Saranno felici di vedervi,perch venite dal loro paese, e io ho piacere che facciano la vostraconoscenza.

    Ai vostri ordini, risposi io.Vidi bene che il signor Jean voleva portarmi a conoscenza dei

    segreti della famiglia. Ma pensavo tra me e me questomatrimonio non costituir un ostacolo al progetto di ritornare inFrancia? Non creer un legame capace di attaccare ancor pisaldamente la signora Keller e suo figlio a questo paese se il signorde Lauranay e sua figlia vi si sono stabiliti senza intenzione diritornare? A questo proposito, avrei avuto ben presto delle notizie

    interessanti. Un po' di pazienza! Non bisogna far girare troppo infretta il mulino, se non si vuole avere della farina cattiva.Eravamo arrivati alle prime case di Belzingen. Gi il signor Jean

    si stava inoltrando nella via principale quando intesi da lontano unrullar di tamburi.

    Allora a Belzingen c'era un reggimento di fanteria, il reggimentodi Leib, comandato dal colonnello von Grawert. Venni a sapere pitardi che quel reggimento era l di guarnigione gi da cinque o sei

    mesi. Molto probabilmente, in seguito ai movimenti di truppa che sieffettuavano verso la Germania occidentale, non avrebbe tardato araggiungere il grosso dell'armata prussiana.

    A un soldato piace sempre vedere altri soldati, anche se sonostranieri. Si cerca di vedere quel che bene e quel che male.Questione di mestiere! L'uniforme, dall'ultimo bottone delle ghettefino alla piuma del cappello, viene sottoposta ad esame. Si guarda

    come sfilano. Tutto ci non pu fare a meno di interessare.Mi fermai dunque, e il signor Jean con me.

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    I tamburi battevano una marcia dal ritmo monotono, d'origineprussiana. Dietro di essi quattro compagnie del reggimento di Leibsegnavano il passo. Non era una partenza, ma una semplicepasseggiata militare.

    II signor Jean e io ci eravamo disposti lungo la strada per lasciarlibero il passaggio. I tamburi erano arrivati alla nostra altezza quandoil signor Jean si aggrapp con violenza al mio braccio, come seavesse voluto fare uno sforzo su se stesso per restare al suo posto. Loguardai.

    Che cosa c'? gli domandai. Nulla!Il signor Jean era divenuto tutto pallido dapprima. Ora gli stava

    riaffluendo il sangue al volto. Sembrava che avesse avuto uncapogiro. Poi il suo sguardo divenne fisso tanto che sarebbe statodifficile smuoverlo.

    Un tenente, alla testa della prima compagnia, marciava a sinistra equindi dalla parte della strada che noi occupavamo.

    Era uno dei soliti ufficiali tedeschi come ce n'erano tanti in giroallora e come se ne sono visti tanti anche dopo. Decisamente un

    bell'uomo, d'un biondo rossiccio, occhi azzurri, come di porcellana,freddi e molto duri, con un'aria da bravaccio e un'andaturamolleggiata da zerbinotto. Nonostante le pretese d'eleganza, sivedeva che era volgare. Per conto mio quel bellimbusto mi ispiravaantipatia, se non addirittura repulsione.

    Senza dubbio, lo stesso sentimento egli ispirava al signor Jean, eforse qualcosa di anche pi forte della repulsione. Ebbi modo, per dipi, di notare che l'ufficiale non pareva animato dai migliori

    sentimenti all'indirizzo del mio compagno. L'occhiata che gli rivolsefu tutt'altro che benevola.

    Non erano che a pochi passi l'uno dall'altro quando si incrociaronocon gli sguardi. Il giovane ufficiale fece intenzionalmente un gesto disprezzo con le spalle. La mano del signor Jean mi strinseviolentemente con moto di collera. Per un attimo temetti che stesseper scattare; ma riusc a controllarsi.

    Evidentemente fra quei due uomini esisteva un odio, la cui causami era per il momento ignota ma che non avrebbe tardato a

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    svelarmisi.Poi la compagnia pass oltre e il battaglione scomparve alla svolta

    della strada.Il signor Jean non aveva pronunciato una parola. Guardava i

    soldati allontanarsi. Pareva inchiodato in quel luogo e rest l finchil rullo dei tamburi non si pot pi udire.

    Allora, rivolgendosi a me, mi fece: Andiamo, Natalis, a scuola! E ritornammo a casa Keller.

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    CAPITOLO VI

    AVEVO un buon maestro. Gli avrei fatto onore? Non avrei saputodirlo! C' da dire che non poi cosa del tutto facile imparare aleggere a trentun anni. Ci sarebbe voluto il cervello di un bambino -fatto come di molle cera nella quale rimane impresso tutto senzabisogno di fare il minimo sforzo. Ma il mio cervello era duro come lacalotta ossea che lo ricopriva.

    Tuttavia mi misi risolutamente al lavoro e avevo una gran fretta di

    imparare. Nella prima lezione facemmo passare tutte le vocali. Ilsignor Jean mostrava una pazienza di cui gli ero molto grato. Inoltre,perch quelle lettere mi rimanessero meglio infisse nella memoria,me le fece scrivere a matita dieci, venti perfino cento volte diseguito. A quel modo avrei imparato contemporaneamente a scriveree a leggere.

    Lo zelo e l'attenzione non mi mancavano. E avrei continuato a

    ostinarmi sull'alfabeto fino a sera, se, verso le sette, la domestica nonfosse venuta ad avvertire che la cena era pronta. Salii nella miacameretta, di fianco a quella di mia sorella, e, dopo essermi lavato lemani, ridiscesi subito.

    La cena non dur che mezz'ora. Siccome dai signori de Lauranaysi sarebbe andati un po' pi tardi, chiesi il permesso di aspettarefuori. L, sulla soglia di casa mi abbandonai al piacere del fumo,quello che noi piccardi chiamiamo una buona pipata di tranquillit.

    Dopodich rientrai. La signora Keller e suo figlio erano pronti.Irma, che aveva da fare in casa, non poteva accompagnarci.Uscimmo tutti e tre insieme e la signora Keller mi chiese il braccio;io glielo porsi, forse un po' goffamente; ma non ha importanzaperch ero fiero di poter fare da cavaliere a una dama cos distinta:era un onore ed una gioia insieme.

    Non fu necessario fare una lunga camminata. Il signor deLauranay infatti abitava all'estremit opposta della stessa via.Occupava una graziosa casetta, dai colori vivaci, molto invitante, conuna aiuola di fiori sul davanti, due grandi faggi per ogni lato e con un

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    vasto giardino sul retro con cespugli e boschetti. Questa casettadenotava una certa agiatezza da parte del proprietario e di fatto ilsignor de Lauranay godeva di un'ottima situazione finanziaria.

    Al momento di entrare, la signora Keller mi spieg che la

    signorina de Lauranay non era la figlia, ma la nipote del padrone dicasa. Non fui, quindi, sorpreso di fronte alla differenza d'et che liseparava.

    Il signor de Lauranay avr avuto settant'anni. Era un uomo dallanotevole statura la cui figura non era ancora incurvata dagli anni. Icapelli, pi grigi che bianchi, incorniciavano un volto nobile e aperto.Gli occhi avevano un'espressione dolcissima e dalle sue maniere siriconosceva facilmente il vero gentiluomo. Ci fece un'accoglienzamolto cordiale.

    Il de del cognome del signor de Lauranay, che non siaccompagnava a nessun titolo, provava solo la sua appartenenza aquella classe, posta tra la nobilt e la borghesia, che non ha maidisdegnato di dedicarsi all'industria o al commercio cosa che nonpu che valorizzarla. Se, per la verit, il signor de Lauranay non siera mai dedicato agli affari, suo nonno e suo padre lo avevano fatto

    prima di lui. D'altronde non si pu fargliene una colpa se, nascendo,egli si trov una fortuna bell'e pronta.La famiglia de Lauranay era lorenese d'origine e protestante di

    religione, come i Keller. Tuttavia, se i suoi antenati avevano dovutolasciare il suolo francese dopo la revoca dell'editto di Nantes, essinon avevano certo l'intenzione di stabilirsi all'estero. Difattiritornarono nel loro paese non appena la restaurazione di unamaggiore tolleranza glielo permise. Da allora non lasciarono pi la

    Francia.Il signor de Lauranay abitava a Belzingen perch aveva ereditato

    da un suo zio, in questo angolo di Prussia, delle propriet molto belleche aveva tutto l'interesse a far fruttare.

    Senza dubbio egli avrebbe preferito venderle e ritornare nell'amataLorena; ma purtroppo fino ad ora non gli si erano presentate dellebuone occasioni. Il signor Keller, padre, a cui egli aveva affidato i

    suoi interessi non aveva trovato acquirenti se non a prezzi troppobassi perch in Germania allora i liquidi scarseggiavano. Cos,

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    piuttosto che vendere a cattive condizioni, il signor de Lauranayprefer conservare le sue propriet.

    In seguito a rapporti d'affari tra il signor Keller e il signor deLauranay, non tard a stabilirsi tra le due famiglie un legame di

    amicizia. Questa conoscenza durava ormai da pi di vent'anni e maiuna nube aveva offuscato una intimit che si basava sulla affinit deigusti e delle abitudini.

    Il signor de Lauranay era rimasto vedovo quando era ancoragiovane. Da quel matrimonio era nato un figlio, che i Kellerconobbero appena. Sposatosi in Francia, questo giovane noncomparve che due o tre volte a Belzingen. Invece suo padre andava atrovarlo ogni anno - cosa che procurava al signor de Lauranay ilpiacere di passare alcuni mesi nel suo paese.

    Il signor de Lauranay junior ebbe una bambina, la cui venuta allaluce, purtroppo, cost la vita alla madre. Lui stesso, forse troppoafflitto da questa perdita, non visse a lungo. Sua figlia ebbe appena iltempo di conoscerlo, poich non aveva che cinque anni quandorimase orfana. Tutta la sua famiglia si riduceva ormai al nonno.

    Questi, d'altronde, non venne meno al suo dovere. And a cercare

    la bambina, la condusse in Germania e si dedic interamente alla suaeducazione. Ma, bene precisarlo subito, fu aiutato in questodifficile compito dalla signora Keller, che si affezion moltissimo aquella bambina e le fece le veci di madre. inutile dire che il signorde Lauranay fu felice di potersi fidare dell'amicizia e della devozionedi una donna come la signora Keller.

    Mia sorella Irma, come facile immaginare, aiut la sua padronadi tutto cuore. Chiss quante volte, ne sono certo, ella fece saltare la

    bimba sulle gambe o l'addorment tra le braccia - e questo non solocon l'approvazione ma addirittura con grande riconoscenza delnonno.

    E cos la bambina divenne una avvenente fanciulla, che ioosservavo, ora, con molta discrezione per non procurarle imbarazzo.

    La signorina de Lauranay era nata nel 1772 e aveva quindivent'anni. Di statura molto alta per una donna, bionda, con degli

    occhi d'un azzurro scuro, il viso grazioso, il portamento signorile epieno di garbo, ella non aveva nulla di comune con le eventuali

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    bellezze che avevo potuto notare nella popolazione femminile diBelzingen. Mi piacevano quella sua espressione onesta e dolce, noneccessivamente seria, e la sua fisionomia felice. Possedeva dei talentiche accrescevano la sua grazia e risultavano oltremodo graditi agli

    altri: sapeva suonare il pianoforte, scusandosi per non essere granchquantunque sembrasse una pianista di prim'ordine a un maresciallod'alloggio come me. Dipingeva anche dei bei mazzi di fiori suiparaventi di carta.

    Non ci parr strano quindi che il signor Jean si fosse innamoratodi una cos adorabile persona n che la signorina de Lauranay avessenotato tutto ci che di buono e d'amabile c'era in questo giovane eneppure che le due famiglie avessero visto con gioia l'affetto dei duegiovanetti, cresciuti l'uno accanto all'altro, mutarsi a poco a poco inun sentimento pi tenero. Erano fatti l'una per l'altro e si erano capiti!E se il matrimonio non era ancora stato celebrato, ci non era dovutoche a un eccesso di delicatezza da parte del signor Jean - delicatezzache saranno in grado di comprendere tutti coloro che sono dotati diun minimo di sensibilit.

    In effetti, non bisogna dimenticarlo, la posizione economica dei

    Keller era momentaneamente precaria. Prima di sposarsi il signorJean desiderava che quel maledetto processo da cui dipendeva il suoavvenire fosse finito. Se lo vinceva, niente di meglio! Avrebbepotuto offrire alla signorina de Lauranay una certa fortuna. Ma se loavesse perduto il signor Jean si sarebbe trovato praticamente alverde. Certamente la signorina Marthe era ricca e lo sarebbediventata ancor di pi alla morte del nonno. Ma al signor Jeanripugnava servirsi di quella ricchezza. Secondo me questo sentimento

    non pu che fargli onore.Se non che le circostanze divennero tali che il signor Jean fu

    costretto a prendere una decisione.Le tradizioni di famiglia si sarebbero unite in questo matrimonio:

    stessa religione da parte di entrambi, medesima origine se non altrorisalendo al passato. Se gli sposi fossero andati a stabilirsi in Franciai figli che sarebbero nati dalla loro unione avrebbero potuto venir

    naturalizzati in Francia. Insomma non mancava proprio niente, comesi usa dire.

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    Dunque bisognava decidersi e senza ritardo tanto pi che unsimile stato di cose poteva autorizzare, in un certo senso, le assiduitdi un eventuale, rivale.

    Non che il signor Jean avesse motivo di essere geloso! Come

    avrebbe potuto provare gelosia dal momento che non aveva che dadire una parola perch la signorina de Lauranay divenisse sua sposa?

    Ma se anche non era la gelosia a torturarlo, era tuttaviaun'irritazione profonda e ben naturale contro quel giovane ufficialeche avevamo incontrato col reggimento di Leib durante lapasseggiata lungo la strada di Belzingen.

    Infatti, da alcuni mesi il tenente Frantz von Grawert aveva notatola signorina Marthe de Lauranay. Appartenendo ad una famigliaricca ed influente, era sicuro che ci si sarebbe sentiti onorati delle sueattenzioni e della sua assiduit.

    E cos questo Frantz ossessionava Marthe con la sua corte. Laseguiva per le strade con tale ostinazione, che lei addirittura evitavadi uscire, se non ne era strettamente obbligata.

    Il signor Jean sapeva tutto. Pi d'una volta era stato sul punto diandare a dare una lezione a quel bellimbusto, che si dava un sacco

    d'arie nell'alta societ di Belzingen. Ma era stato sempre trattenutodal timore di vedere mescolato il nome della signorina Marthe in unasimile faccenda. Quando fosse diventata sua moglie, se l'ufficialeavesse continuato a tormentarla, avrebbe saputo intrappolarlo senzadifficolt e farlo stare al suo posto. Ma fino a quel momento erameglio non dar peso a quelle assiduit. Era meglio evitare unoscandalo di cui la riservatezza della fanciulla avrebbe sofferto.

    Se non che, non pi di tre settimane prima, la mano della fanciulla

    era stata chiesta dal tenente Frantz. Suo padre, il colonnello, s'erapresentato al signor de Lauranay. Gli aveva elencato i suoi titoli, lesue ricchezze e aveva descritto il brillante avvenire che aspettava suofiglio. Era un uomo rozzo, abituato a comandare militarmente -sappiamo che cosa questo vuol dire - non ammetteva n esitazioni nrifiuti; insomma era un vero prussiano dalla punta degli speroni allacima del pennacchio.

    Il signor de Lauranay ringrazi il colonnello von Grawert, sidichiar molto onorato della domanda; ma disse che degli impegni

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    precedenti rendevano impossibile questo matrimonio.Il colonnello, gentilmente congedato, si era ritirato molto

    indispettito per l'insuccesso. Il tenente Frantz ne fu profondamenteirritato. Non ignorava che Jean Keller, tedesco come lui, era ricevuto

    nella casa del signor de Lauranay con un titolo che a lui venivarifiutato. Da qui un odio profondo, e soprattutto un desiderio divendetta che, senza dubbio, aspettava solo un'occasione per sfogarsi.

    Del resto l'ufficiale, spinto o dalla gelosia, o dalla collera, noncess di molestare la signorina Marthe. Ecco perch, da quel giorno,la fanciulla aveva preso la decisione di non uscire pi da sola, comesarebbe stato lecito secondo i costumi tedeschi, e neppureaccompagnata dal nonno, dalla signora Keller o da mia sorella.

    Ma queste cose le seppi solo dopo un po' di tempo. Ho preferito,per, dirle subito a voi.

    La famiglia de Lauranay mi fece un'accoglienza che non avrebbepotuto essere migliore.

    Il fratello della mia buona Irma non pu essere che nostroamico mi disse la signorina Marthe e sono felice di stringervila mano!

    Ci credete se vi dico che non trovai nulla da rispondere? Se maifeci la figura da sciocco fu proprio quella volta. Imbarazzato,intimidito, non riuscivo ad aprir bocca. E quella mano che mi fu tesacon tanto garbo!... La sfiorai e la strinsi adagio, per timore di farlemale. Ma, cosa volete farci! Io, un povero maresciallo d'alloggio!

    Poi passammo in giardino passeggiando. La conversazione mimise pi a mio agio. Parlammo della Francia e il signor de Lauranaymi fece delle domande sugli avvenimenti che si andavano

    preparando. Anche lui sembrava temere che potesse crearsi unasituazione dannosa per molti francesi stabiliti in Germania. Sidomandava se non avrebbe fatto meglio a lasciare Belzingen perandarsi a stabilire nella sua terra, in Lorena.

    Fate conto di partire? chiese ansiosamente il signor Keller. Temo che ne saremo costretti, mio caro Jean rispose il

    signor de Lauranay.

    Ma non vorremmo partire soli aggiunse la signorinaMarthe. Quanto dura il vostro congedo, signor Delpierre?

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    Due mesi risposi. Ebbene, caro Jean, riprese lei il signor Delpierre non

    assister, prima della sua partenza, al nostro matrimonio? Sicuro... Marthe... certo! rispose il signor Jean, ma la voce

    gli tremava: la voce della ragione si ribellava alla voce del cuore. Signorina dissi sarei davvero felicissimo... Mio caro Jean, non faremo dunque un simile favore al signor

    Natalis Delpierre? Certo... cara Marthe! rispose il signor Jean che non pot

    aggiungere altro; ma ci mi parve sufficiente.Al momento di tornarcene a casa tutti e tre, giacch s'era fatto

    tardi: Figlia mia! disse la signora Keller, abbracciando conviva emozione la fanciulla, tu sarai felice!... Egli degno di te!

    Lo so: infatti vostro figlio! rispose la signorina Marthe.Rientrammo a casa. Irma ci aspettava. La signora Keller la informche c'era ormai solo da stabilire il giorno del matrimonio.

    Poi ce ne andammo a dormire. E se mai ci fu una notte in cuidormii meravigliosamente nonostante che le vocali dell'alfabetocomparissero continuamente nei miei sogni, fu proprio quella, nella

    quale mi addormentai come un sasso nella casa della signora Keller.

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    CAPITOLO VII

    Il GIORNO successivo non mi svegliai che molto tardi. Dovevanoessere almeno le sette. Mi affrettai a vestirmi per andare a fare ilmio dovere: avevo tutte le vocali da ripassare... in attesa delleconsonanti.

    Quando raggiunsi l'ultima rampa di scale incontrai mia sorellaIrma che stava salendo.

    Venivo a svegliarti mi disse.

    Eh, si, ho fatto il pigrone stamattina e sono in ritardo! No, Natalis, non sono che le sette. Ma c' qualcuno che ti

    cerca. Qualcuno che mi cerca? S... un agente.Un agente? Diavolo, non mi piacciono affatto queste visite! Che

    cosa mai poteva volere da me? Mia sorella mi sembrava un po'

    inquieta. Quasi nello stesso istante comparve il signor Jean. un agente di polizia, Natalis mi disse. Fate beneattenzione a non dire nulla che possa compromettervi.

    Ci mancherebbe altro che quello sapesse che sono un soldato! risposi.

    molto improbabile!... Ricordatevi bene che voi siete venuto aBelzingen per vedere vostra sorella, e nient'altro!

    Era la verit, del resto, e io mi ripromisi di mantenermi in uno

    stretto riserbo.Giunsi sulla soglia della porta e l vidi l'agente di polizia, che

    subito, fin dal primo colpo d'occhio, mi apparve come un rozzoindividuo, tutto sbilenco e ricurvo con le gambe a pi di banco2eun'aria da ubriacone, o meglio da colui che alza un po' troppo ilgomito, come si suol dire.

    2Una colorita espressione, propria del dialetto piccardo, che sta ad indicare unapersona che tiene le gambe larghe e i piedi in fuori cos come le ha un tavolo.(N.d.T.)

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    bocca si apr da un'orecchia all'altra. Poi, per invitarmi a sedere feceun gesto, che, nelle sue intenzioni, doveva essere estremamentegentile!

    Frattanto continuava a sfogliare delle cartacce che stavano sulla

    sua tavola.Ne approfittai per osservare questo tale Kalkreuth. Era uno

    spilungone avvolto in un pastrano brandeburghese, alto almenocinque piedi e otto pollici, con un busto lungo lungo, un quindicicostole,3 come diciamo noi, magro, ossuto, con certi piedonilunghi!... Una faccia incartapecorita, di quelle che sembrano sempresporche anche quando sono state ben lavate, bocca larga, i dentigiallastri, naso schiacciato in punta, le tempie rugose, degli occhiettiche parevano due buchi fatti col succhiello. Ero stato avvertito di nonfidarmi, ma si trattava di una raccomandazione inutile. La diffidenzaveniva da s, appena uno si trovava in sua presenza.

    Dopo che ebbe finito di scartabellare tutti quei fogli, Kalkreuthalz il naso, finalmente parl e mi interrog in un francese moltochiaro. Ma, per avere il tempo di riflettere, finsi di avere una certadifficolt a capirlo. Anzi gli feci persino ripetere alcune frasi.

    Ecco, dunque, quali furono le domande e le risposte che ciscambiammo: Il vostro nome? Natalis Delpierre. Francese?... Francese. E che mestiere fate? Commercio ambulante.

    Ambulante... ambulante?... Spiegatevi... Non capisco che cosasignifica!

    Ecco... giro le fiere, i mercati... per comperare... per vendere!...Insomma, ambulante, che diamine!

    E siete venuto a Belzingen? S, a quanto si vede. A fare che?

    A trovare mia sorella, Irma Delpierre, che non vedevo da3Nel corpo umano le costole sono 12 per lato. (N.d.T.)

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    Ebbene! Ho seguito la frontiera dei Paesi Bassi, quindi ilBrabante, la Vestfalia, il Lussemburgo, la Sassonia...

    Allora avete dovuto fare un giro vizioso?... Perch?

    Perch siete arrivato a Belzingen dalle strade della Turingia. Infatti, della Turingia.Mi resi conto che quel ficcanaso era ben informato. Bisognava

    non contraddirsi. Potreste dirmi dove avete passato la frontiera francese? A Tournay. strano. Perch strano? Perch a me risulta invece che avete seguito la strada di Zerbst. perch ho fatto un lungo giro.Evidentemente ero stato spiato, e senza dubbio, dall'albergatore

    dellEcktvende. Il lettore si ricorder che l'onest'uomo mi aveva vistoarrivare quando mia sorella mi aspettava sulla strada. Insomma eraanche troppo chiaro che Kalkreuth mirava a confondermi perottenere delle notizie sulla Francia. Di conseguenza mi tenni pi che

    mai sulle mie.E lui riprese: Allora, non avete incontrato dei tedeschi dalla parte di

    Thionville? No. E non sapete niente del generale Dumouriez? Non lo conosco neanche. E non sapete nulla dei movimenti delle truppe francesi

    radunate alla frontiera? Niente.A questo punto l'espressione di Kalkreuth mut, la sua voce

    divenne imperiosa: State attento, signor Delpierre... disse. A che cosa? risposi io. Il momento non favorevole agli stranieri che vogliono

    viaggiare in Germania, specialmente se sono francesi, e noi nondesideriamo che si venga a curiosare su quello che facciamo qui...

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    Ma non vi dispiacerebbe sapere quello che fanno gli altri! Ionon sono una spia, signore!

    Io me lo auguro nel vostro interesse, rispose Kalkreuth contono minaccioso. Vi terr gli occhi addosso. Voi siete francese.

    Avete gi fatto una visita in una casa francese, quella del signor deLauranay. Siete ospite presso la famiglia Keller, che ha conservatomolti rapporti colla Francia. Ce n' a sufficienza, date le circostanze,per diventare sospetto.

    Non ero libero di venire a Belzingen? risposi. Liberissimo. La Germania e la Francia sono forse in guerra? Non ancora! Ditemi, signor Delpierre, voi sembrate avere degli

    occhi buonissimi? Ottimi. Ebbene, vi invito a non servirvene troppo. Perch? Perch, quando si guarda, si vede, e quando si vede, si tentati

    di raccontare ci che s' visto. Per la seconda volta, signore, vi ripeto che non sono una spia.

    E per la seconda volta vi rispondo che io me lo auguro,altrimenti... Altrimenti che...? Altrimenti mi obblighereste a farvi ricondurre alla frontiera, a

    meno che... A meno che... A meno che, allo scopo di risparmiarvi le fatiche del viaggio,

    non ci convenga provvedere al vostro mantenimento e al vostro

    alloggio per un tempo pi o meno lungo!Detto questo, il signor Kalkreuth m'indic con un gesto che

    potevo andarmene: questa volta per a salutarmi non c'era una manoaperta, ma un pugno serrato.

    Non essendo punto dell'umore adatto per volermi fermare pi alungo in quell'ufficio di polizia, girai i tacchi un po' troppo marzialeforse, facendo un mezzo giro su me stesso che sapeva di militaresco.

    E non escluso che quella bestia l'abbia notato.Ritornai a casa Keller. Ormai ero stato avvertito: non sarei mai

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    CAPITOLO VIII

    FRATTANTO le giornate trascorrevano piacevolmente, tra lepasseggiate e il lavoro. Il mio giovane maestro poteva guardare conuna certa soddisfazione ai miei progressi. Le vocali s'erano gi benfissate nella mia testa, e cos avevamo cominciato ad attaccare leconsonanti. Comunque avevo le mie belle gatte da pelare soprattuttocon le seconde. In ogni caso, andavamo avanti. Ben presto arrivai adunire le lettere per formare le parole. Sembrava che io avessi una

    certa versatilit... alla bella et di trentun anni!Il signor Kalkreuth non si fece pi vivo con noi. Non ricevetti pi

    l'ordine di ripresentarmi al suo ufficio. Non c'era dubbio per cheeravamo spiati e in particolar modo io, cio il vostro umilissimoservitore, sebbene il mio genere di vita non desse adito al minimosospetto. Pensavo quindi che si fosse trattato solo d'un primoavvertimento, e che il direttore di polizia non si sarebbe sognato di

    ricondurrai alla frontiera o di mantenermi a sue spese.Nella settimana successiva, il signor Jean dovette assentarsi perqualche giorno. Dovette ritornare a Berlino per quel maledettoprocesso. Ad ogni costo voleva giungere a una soluzione, perch lasituazione si faceva pressante. Come sarebbe stato accolto? Sarebbetornato senza neppure aver ottenuto che si stabilisse una data per ilprocesso? C'era da temerlo.

    Durante l'assenza del signor Jean seguendo il consiglio di Irma, io

    mi assunsi l'incarico di sorvegliare tutti i movimenti di Frantz vonGrawert. Del resto, la signorina Marthe non usci che una sola voltaper andare in chiesa, e non incontr affatto il tenente. Ogni giorno,costui passava pi volte davanti alla casa del signor de Lauranay,talvolta a piedi, dimenandosi e facendo risuonare gli stivali, talvoltainvece pavoneggiandosi e caracollando sul suo cavallo una bestiamagnifica, come il suo padrone del resto. Ma le griglie rimanevanoabbassate, e a porta chiusa. Lascio a voi immaginare quanto ne fosseindispettito. Anche per questo era meglio affrettare il matrimonio.

    Appunto per questo il signor Jean aveva voluto andare un'ultima

  • 8/12/2019 Jules Verne - La Strada Per La Francia

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    volta a Berlino. Comunque andassero le cose, aveva deciso che sisarebbe fissata la data delle nozze non appena fosse ritornato aBelzingen.

    Il signor Jean era partito il 18 giugno. Non doveva rientrare che il

    21. In quei giorni lavorai alacremente. La signora Keller prese ilposto del figlio presso di me e lo fece con una pazienza che nonaveva limiti.

    facile immaginare l'impazienza con cui aspettavamo il ritornodell'assente! In effetti, le circostanze incalzavano sempre di pi. Lopotrete giudicare voi stessi da quanto sto per raccontare, secondoquello che sono venuto a sapere pi tardi, senza dare il mio giudizio,perch - lo ammetto volentieri - quando si tratta degli arcani misteridella politica non ne capisco un'acca.

    Fin dal '90, gli emigrati francesi s'erano rifugiati a Coblenza. Nel'91, dopo aver accettato la costituzione, il re Luigi XVI avevanotificato questa accettazione alle potenze straniere. L'Inghilterra,l'Austria, la Prussia risposero manifestando le pi amichevoliintenzioni. Ma c'era da fidarsi? Gli emigrati non cessavano dispingere alla guerra.

    Raccoglievano armi e avevano formato dei battaglioni. Sebbene ilre avesse dato loro ordine di ritornare in Francia, essi nonaccennavano ad interrompere i preparativi. L'Assemblea legislativaaveva invitato gli elettori di Treviri, di Magonza ed altri principidell'Impero a disperdere gli aggruppamenti sulle loro fronti


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