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KABBALAH E ASTROLOGIA

Date post: 02-Jan-2016
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KABBALAH E ASTROLOGIA
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Mauro Amici

KABBALAH E PSICOLOGIAIl potere psicologico e spirituale

delle lettere ebraiche

Sangel Edizioni

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A Sofia, detta Beatle, il mio più grande Amore.La ringrazio di avermi scelto.

A mio zio Alvaro, perché possa cantare ancora dall’alto.

A Giorgia,Emanuela, mamma e papà rispettivamente Ghevurah, Ketèr, Binah e Chokmah.

A Paolo e Margherita.

Al mio angelo custode Vehuiah.

Page 4: KABBALAH E ASTROLOGIA

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Sommario

Prefazione

Introduzione alla Kabbalah 5

Essenza e storia della Kabbalah 7

Differenza tra Desiderio e Bisogno 13

La creazione secondo la Kabbalah 24

Meditare con le lettere dell’alfabeto ebraico 32

LE TRE MADRI SUPERIORI 32 ALEPH 32 MEM 36 SHIN 39

LE 7 LETTERE DOPPIE 43 BETH 45 GIMEL 48 DALETH 52 KAPH 57 PEH 62 RESH 68 TAV 71

LE 12 LETTERE SEMPLICI 76 HEH 78 VAV 82 ZAYIN 85 CHET 90

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TETH 94 YOD 98 LAMED 102 NUN 107 SAMECH 111 AYIN 116 TZADIK 122 KOF 127

Bibliografia 133

Sitografia 137

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Prefazione

Quando l’autore mi ha chiesto la prefazione di questo libro mi sono chiesto il perché di questo gesto ed il suo significato.Non capivo il motivo e non conoscevo il tipo. “Cosa vuole questo da me” mi ripetevo, “devo leggere il mano-scritto meccanicamente da editore o con una mano sul cuore per cercare di capire?”Visto i miei studi di discipline ermetiche ho deciso per la secon-da ipotesi. Precisiamo che non sono assolutamente un esperto cabalista e conosco la religione dei numeri a livello di pura pas-sione, ma una cosa la conosco. E’ l’animo umano, la luce e la tenebra che lo possiedono.Il libro, se uno legge bene fra le righe non è solamente uno dei tanti studi cabalistici e ghematrici fatti da un entusiasta. E’ la riscoperta della propria anima, della propria essenza divina, della grandezza di essere uomini con le proprie aspirazioni e le proprie rovinose cadute. La sua anima si era persa nell’oblio della rabbia e della rassegnazione del mondo di oggi, pieno di superfi-cialità, che premia chi non ha titolo e bastona i giusti; l’uomo si è ritrovato nello studio della verità dei numeri del vento divino insito in loro e della loro musica (pitagorica) e ha ritrovato le ragioni della propria essenza divina.Il libro e un’opera per tutti, il neofita vi trovera le ragioni di chi e e’ cosa sara’, in un linguaggio chiaro e asciutto, per niente erme-tico, fruibile ed immediato.Freschezza di linguaggio e una interpretazione si rigorosa ma semplice ed esaustiva, pur rimanedo nell’alveo della sua magia e nella tradizione di coloro che vi trovaro una fonte di vita eterna.Caro Amici ti sei ritrovato con questo libro di verità e di divina saggezza.Chi lo leggera troverà motivi di crescita, fino a ritornare adole-scente che è il massimo dell’illuminazione.

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Ma hai inguaiato me, che me ne stavo tranquillo nella mia tran-quilla isoletta con i mie dubbi e miei alibi di comodo in una ca-tarsi di draconiana inutilità.L’inviolato ti ne renderà merito di aver svegliato quel pezzo di D-O che è in me, in tutti.

Gavriel Lovari

Introduzione alla Kabbalah

O dunque forte, vittoriosa e trionfatrice mascella di un asino morto, o diva, graziosa e santa mascella d’un polledro defunto, or che deve essere della santità, grazia e di-vinità, fortezza, vittoria e trionfo dell’asino tutto, intiero e vivente.... se di quest’osso e sacrosanta reliquia la gloria ed exaltazion è tanta?.... Pregate, pregate Dio, o caris-simi, se non siete ancora asini, che vi faccia dovenir asini.

Giordano Bruno

La Kabbalah non è scienza, parapsicologia, magia, religione, ma-tematica, psicologia, sociologia, esoterismo, astrologia, astro-nomia, fisica, per dirne alcune. La Kabbalah è una SAGGEZZA antica e non è un patrimonio esclusivo dell’ebraismo, ma un patrimonio dell’umanità. Un prezioso patrimonio che apre nuo-vi “orizzonti”. Possiamo vederla, con occhio occidentale, anche come un metodo di sviluppo personale che ci insegna a pren-dere consapevolezza di noi stessi, per raggiungere l’armonia con ciò che ci circonda e per staccarci dalle nostre abitudini più nocive. Nel corso dei secoli la Kabbalah ha incontrato, spesso, duri ostacoli sul suo cammino perché dava le risposte ai nostri “perché” più importanti e profondi: “Perché esisto?”, “Da dove vengo?”, “Cosa ci faccio su questa terra?”, “Che fine farà la mia anima dopo la morte del mio corpo fisico?” “Perché è stato cre-ato tutto questo che mi circonda?”. Credo che oggi i tempi siano maturi per affrontare di nuovo i temi della Kabbalah, sia per la velocità delle informazioni che rendono disponibili ogni tipo di sapere, sia per la libertà che abbiamo di poter far parte di una Saggezza che non è poi così crudele o misteriosa, sia perché stiamo entrando in una nuova era cosmica: l’era dell’Acquario. Un’era che porterà benessere spirituale e apertura mentale agli essere umani. Un’era che, forse, vedrà il ritorno alla semplicità, all’unione, al rispetto. Un’era che riporterà in auge uno dei prin-cipi fondamentali della Kabbalah: “ama il prossimo tuo come te stesso”.

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Mi sono accorto, nel corso della mia vita, che la Kabbalah ha dato origine a molte delle scienze, religioni, misticismi che oggi noi conosciamo e questo mi ha permesso di prendere coscienza di tantissime “sfumature” che ad un occhio non ben “focalizza-to”, sfuggono. Quindi spero, con questo libro, di aiutare il vostro occhio e “vedere” oltre, per cominciare a comprendere l’essenza della nostra esistenza e l’armonia, la musica e i colori che ci dona il nostro mondo o realtà circostante.

Non mi considero un Kabbalista, nè vorrò mai esserlo perché sono felicemente uno psicologo, tuttavia ho riscontrato in questa Saggezza un cammino interiore che permette ad un individuo di evolvere verso quel processo di consapevolezza che è oggi neces-sario per affrontare le sfide della vita quotidiana.

Tengo a precisare che le interpretazioni, presenti in questo li-bro, sono frutto di intuizione, elaborazione e passione proprie dell’autore.

Essenza e storia della Kabbalah

La Kabbalah è il codice segreto della Torah e deriva dal termi-ne ebraico “Qabbalàh” (הלבק in ebraico) che significa “ricevere” (Moshè ricevette la Torah sul Sinai). Il primo testo Kabbalistico è quello di Abramo dal titolo: “Sefer Yetzira” o “Libro della Forma-zione”, dove vengono svelati i segreti della Creazione e, come dice Chopra; “i poteri energetici dei pianeti e dello zodiaco”i . In quest’opera viene dato enorme risalto all’energia che è insita nell’alfabeto ebraico, in cui ogni lettera può essere considerata come un Mandala per la meditazione e l’ascesa verso l’alto. In questo libro Abramo ci svela il codice delle tre madri superio-ri: Aleph, Mem, Shin rispettivamente Soffio Divino (aria), acqua dal Soffio Divino e Fuoco dall’ Acqua. Sempre in questo libro Abramo ci svela i segreti delle 7 lettere doppie e della loro dua-lità, composta di luce e oscurità. Per fare due semplici esempi: dalle 7 lettere doppie nascono i giorni della settimana e le loro notti, i 7 pianeti che influenzano positivamente e negativamen-te la psiche umana. Infine il primo Rabbi Kabbalista ci svela il segreto delle restanti 12 lettere semplici, da cui nascono i 12 segni zodiacali, i 12 mesi dell’anno, le 12 azioni umane (parlare, pensare, andare, vedere, sentire, fare, toccare, odorare, dormi-re, arrabbiarsi, mangiare, ridere) e i 12 organi umani (2 gambe, 2 mani, 2 reni, cistifellea, intestino, stomaco, fegato, trachea, milza).

Il secondo libro che troviamo sul cammino dell’antica Saggez-za è lo “Zohar” o “Libro dello Splendore”. In esso l’autore, Rab-bi Shimon bar Yokhai, espone i concetti delle 10 Sephirot. Le 10 Sephirot sono una rappresentazione simbolica del percorso che la nostra anima può fare, per raggiungere la comprensione dell’”intero”, del cosmo.

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Quindi, quello che l’Albero della Vita ci “invita” a fare non è altro che entrare in una forma di comprensione, molto più elevata del pensiero logico: la consapevolezza. Per questo motivo cia-scun Sephirah (singolare di Sephirot) è una fase di evoluzione, o uno stato, che la nostra anima deve raggiungere per ascendere sempre più alla comprensione dell’intero “cosmo”.

L’ Albero ha due strutture: • Strutturaoggettiva:le10Sephirot

• Struttura soggettiva: i 22 percorsi, o Sentieri soggettivi di sviluppo, che vengono rappresentati dalle linee di congiunzione tra le varie Sephirot.

La struttura oggettiva (Kether, Chokmah, Binah ecc) sono gli sta-ti evolutivi che si raggiungono attraverso lo sviluppo dell’anima.

La struttura soggettiva è il percorso che ogni anima può seguire, attraverso il proprio libero arbitrio e attraverso ”l’allenamento” della consapevolezza per raggiungere i vari stati.

L’immagine che segue mostra l’Albero della Vita così come, co-munemente, viene rappresentato e vediamo assieme la struttura oggettiva, ossia i dieci simboli:

Immagine tratta da www.kabbalahtarotreadings.com

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1. Kethèr: Corona. Rappresenta l’equilibrio. Sorregge il polo centrale della consapevolezza. Si regge sulle assi portanti di Saggezza (Chokmah) e Intelligenza (Binàh). Può essere vista anche come l’Illuminazione o Beatitudine.

2. Chokmah: Saggezza. Sorregge il polo maschile po-sitivo. che con grazia da energia. E’ la prima Sephi-rà dell’Albero della Vita ed è raffigurata come un pun-to luminoso a rappresentare la nascita di un’idea dal nulla (EN). E’ l’origine di ogni concetto o idea. Si può rite-nere come il luogo dell’intuizione, la capacità di astrazione. Aspetti positivi: Silenzio per la comprensione e la giusta per-cezione, capacità di vedere l’aspetto positivo nel negativo, intuito (quest’ultimo raffigurato, appunto, come un punto).Aspetti negativi: Avarizia, distacco, determinismo.

3. Binàh: Intelligenza. Sorregge il polo femminile negativo, che con severità da forma all’energia di Chokmah (il lettore non si scandalizzi se nella Kabbalah il polo femminile è legato alla Severità, basta prendere in esame Freud e la sua psica-nalisi per comprendere il concetto di rigidità e severità della madre nei confronti del proprio figlio/a). E’ raffigurata come un cerchio a rappresentare la forma. In definitiva Chokmah fornisce l’idea e Binah, attraverso il suo “grembo”, le da for-ma a livello di concetto. Facendo una trasposizione sul piano sessuale, la creazione avviene tramite il seme maschile che viene preso e modellato dall’utero femminile.Aspetti positi-viii: : Devozione, pensiero concreto (quest’ultimo raffigurato, appunto, come un cerchio), pensiero logico, raziocinante. Aspetti negativi: Empietà, ateismo, disprezzo L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’ath, che è la terza sephirà nascosta e non visibile, ossia la conoscenza unificante, in sostanza la conoscenza che è capace di unifi-care gli opposti.

1. Kethèr: Corona. Rappresenta l’equilibrio. Si regge sulle assi portanti di Saggezza (Chokmah) e Intelligenza (Binàh). Può essere vista anche come l’Illuminazione o Beatitudine.

2. Chokmah: Saggezza/Sapienza. È il Padre. È la prima Sephirà dell’Albero della Vita ed è raffigurata come un punto luminoso a raffigurare la nascita di un’idea dal nulla (EN). È l’origine di ogni concetto o idea. Si può ritenere come il luogo dell’intuizione e della creatività. Molti lo vedono come lato destro del cervello. Aspetti positivi: Silenzio per la comprensione, empatia, capa-cità di vedere l’aspetto positivo nel negativo, intuito, creatività. Aspetti negativi: Avarizia, distacco, determinismo.

3. Binàh: Intelligenza e Comprensione. È la Madre dell’albero. È il polo che con Rigore (Ghevuràh) contiene e da “forma” all’energia di Chokmah. In sostanza Chokmah fornisce l’idea e Binah attraverso il suo “grembo” le da forma a livello di lo-gica e razionalità. È anche compassione perché è collegata al cuore. Molti lo vedono anche come lato sinistro del cervello. Aspetti positivi: devozione, creazione, pensiero logi-co, razionalità, pianificazione, pensiero concreto. Aspetti negativi: Empietà, ateismo, disprezzo. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, che è la terza sephirà na-scosta e non visibile, ossia la conoscenza unificante, insoosti. Per avere un’idea raffigurativa del Da’at basta prendere in esame la seguente immagine: Lo Ying (oscurità o polo negativo) rappresenta il lato femminile, mentre lo Yang (luce o polo positivo) rap-presenta il lato maschile. I due poli uniti formano l’u-nione perfetta, la chiara visione degli opposti rappre-sentata dal cerchio, simbolo appunto di perfezione. Lo stimolo è Chokmah e il sedativo è Binah e, se riflettete un momento, ”dietro ad un grande uomo, c’è sempre una gran-de donna”. Questo perché, fin dai tempi antichi, l’uomo è co-lui che va nella società, si espone, mette la faccia, mentre la donna lavora da dietro e indirizza sul giusto percorso l’uomo. Tornando a Da’ath come simbolo del terzo cervello nella Kabbalah, a mio parere, può essere visto anche come pen-siero laterale, ossia la creatività, che nasce dall’unione di in-tuito e logica.ativi: Tirannia, bigottismo, ipocrisiadio, rabbia.

4. Chesed: Amore, grazia. È l’energia vitale presente in noi. È la spinta a vivere, amare e ad essere generosi. Aspetti positiviti: Servire per amore, obbedienza, ascolto, amore per il prossimo.dienza, ascolto, amore per il prossimo. Aspetti negativi: Tirannia, bigottismo, ipocrisia, odio, rabbia.

5. Ghevuràh: Rigore. È il Giudizio con cui affrontiamo le nostre sfide. Può essere vista anche come determinazione a supe-rare noi stessi.

6. Tipheret: Bellezza. È l’unica Sefiràh collegata alle altre. È il nostro equilibrio interno, la nostra anima. In definiti-va la nostra scintilla divina. Aspetti positivi: Visione del Grande Progetto, comprensione della nostra essenza, equilibrio interno e con l’ esterno, luce. Aspetti negativi: Orgoglio, oscurità.

7. Nètzach: Vittoria. E’ la nostra passione, la nostra emoti-vità, l’amore fisico. Aspetti positivi: Altruismo, innamoramento, condivisione fi-sica ed emotiva.

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Immagine presa da: www.elisabistocchi.org/salute/medicina-tradizionale-cinese

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1. Kethèr: Corona. Rappresenta l’equilibrio. Si regge sulle assi portanti di Saggezza (Chokmah) e Intelligenza (Binàh). Può essere vista anche come l’Illuminazione o Beatitudine.

2. Chokmah: Saggezza/Sapienza. È il Padre. È la prima Sephirà dell’Albero della Vita ed è raffigurata come un punto luminoso a raffigurare la nascita di un’idea dal nulla (EN). È l’origine di ogni concetto o idea. Si può ritenere come il luogo dell’intuizione e della creatività. Molti lo vedono come lato destro del cervello. Aspetti positivi: Silenzio per la comprensione, empatia, capa-cità di vedere l’aspetto positivo nel negativo, intuito, creatività. Aspetti negativi: Avarizia, distacco, determinismo.

3. Binàh: Intelligenza e Comprensione. È la Madre dell’albero. È il polo che con Rigore (Ghevuràh) contiene e da “forma” all’energia di Chokmah. In sostanza Chokmah fornisce l’idea e Binah attraverso il suo “grembo” le da forma a livello di lo-gica e razionalità. È anche compassione perché è collegata al cuore. Molti lo vedono anche come lato sinistro del cervello. Aspetti positivi: devozione, creazione, pensiero logi-co, razionalità, pianificazione, pensiero concreto. Aspetti negativi: Empietà, ateismo, disprezzo. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, che è la terza sephirà nascosta e non visibile, ossia la conoscenza unificante, inso-stanza la conoscenza che è capace di unificare gli opposti. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, che è la terza sephirà nascosta e non visibile, ossia la conoscenza unificante, insostanza la conoscenza che è capace di unifi-care gli opposti.

4. Binàh: Intelligenza e Comprensione. È la Madre dell’albero. È il polo femminile che con Rigore (Ghevuràh) contiene e da forma all’energia maschile. È anche compassione perché la fede è basata su compassione e Binàh ne è genitore asso-luto. Molti lo vedono anche come lato destro del cervello. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, ossia la conoscen-za unificante, la conoscenza che è capace di unificare gli opposti. Aspetti positivi: Silenzio per la comprensione, empatia, capa-cità di vedere l’aspetto positivo nel negativo, intuito, creatività. Aspetti negativi: Avarizia, distacco, determinismo.Chesed: Amore, grazia. È l’energia vitale presente in noi. È la spinta a vivere, amare e ad essere generosi. Aspetti positiviti: Servire per amore, obbedienza, ascolto, amore per il prossimo.dienza, ascolto, amore per il prossimo. Aspetti negativi: Tirannia, bigottismo, ipocrisia, odio, rabbia.

5. Ghevuràh: Rigore. È il Giudizio con cui affrontiamo le no-stre sfide. Può essere vista anche come determinazione re noi stessi. Aspetti positivi: Determinazione, coraggio. Aspetti negativi: Codardia, dubbio, indecisione.

6. Tipheret: Bellezza. È l’unica Sefiràh collegata alle altre. È il nostro equilibrio interno, la nostra anima. In definiti-va la nostra scintilla divina. Aspetti positivi: Visione del Grande Progetto, comprensione della nostra essenza, equilibrio interno e con l’ esterno, luce. Aspetti negativi: Orgoglio, oscurità.

7. Nètzach: Vittoria. E’ la nostra passione, la nostra emoti-vità, l’amore fisico. Aspetti positivi: Altruismo, innamoramento, condivisione fi-sica ed emotiva. Aspetti negativi: Lussuria, impudicizia, violenza fisica.

8. Hod: Maestà. E’ l’onesta, la verità. Aspetti positivi: rispetto, trasparenza, lealtà. Aspetti negativi: Falsità, disonestà, attaccamento ai beni materiali, congetture, pregiudizi.

9. Yesòd: Fondamento. E’ l’unione tra pensiero creativo, pen-siero logico, passione e verità. E’ la nostra parte umana che permette lo sviluppo dapprima dell’indipendenza e, poi, dell’interdipendenza. Fa da perno e filtro a tutte le no-stre sensazioni, deduzioni, sentimenti, emozioni. Aspetti positivi: Indipendenza e interdipendenzaiii , intenzione. Aspetti negativi: Individualismo, pigrizia, mancanza di vo-lontà.

10. Malkhùt: Regno. E’ il piano fisico. Come afferma Shoshanna Cohen: “Siete voi in questo momento”iv .

1. Kethèr: Corona. Rappresenta l’equilibrio. Si regge sulle assi portanti di Saggezza (Chokmah) e Intelligenza (Binàh). Può essere vista anche come l’Illuminazione o Beatitudine.

2. Chokmah: Saggezza/Sapienza. È il Padre. È la prima Sephirà dell’Albero della Vita ed è raffigurata come un punto luminoso a raffigurare la nascita di un’idea dal nulla (EN). È l’origine di ogni concetto o idea. Si può ritenere come il luogo dell’intuizione e della creatività. Molti lo vedono come lato destro del cervello. Aspetti positivi: Silenzio per la comprensione, empatia, capa-cità di vedere l’aspetto positivo nel negativo, intuito, creatività. Aspetti negativi: Avarizia, distacco, determinismo.

3. Binàh: Intelligenza e Comprensione. È la Madre dell’albero. È il polo che con Rigore (Ghevuràh) contiene e da “forma” all’energia di Chokmah. In sostanza Chokmah fornisce l’idea e Binah attraverso il suo “grembo” le da forma a livello di lo-gica e razionalità. È anche compassione perché è collegata al cuore. Molti lo vedono anche come lato sinistro del cervello. Aspetti positivi: devozione, creazione, pensiero logi-co, razionalità, pianificazione, pensiero concreto. Aspetti negativi: Empietà, ateismo, disprezzo. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, che è la terza sephirà nascosta e non visibile, ossia la conoscenza unificante, inso-stanza la conoscenza che è capace di unificare gli opposti. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, che è la terza sephirà nascosta e non visibile, ossia la conoscenza unificante, insostanza la conoscenza che è capace di unifi-care gli opposti.

4. Binàh: Intelligenza e Comprensione. È la Madre dell’albero. È il polo femminile che con Rigore (Ghevuràh) contiene e da forma all’energia maschile. È anche compassione perché la fede è basata su compassione e Binàh ne è genitore asso-luto. Molti lo vedono anche come lato destro del cervello. L’equilibrio di Chokmah e Binah è chiamato Da’at, ossia la conoscen-za unificante, la conoscenza che è capace di unificare gli opposti. Aspetti positivi: Silenzio per la comprensione, empatia, capa-cità di vedere l’aspetto positivo nel negativo, intuito, creatività. Aspetti negativi: Avarizia, distacco, determinismo.Chesed: Amore, grazia. È l’energia vitale presente in noi. È la spinta a vivere, amare e ad essere generosi. Aspetti positiviti: Servire per amore, obbedienza, ascolto, amore per il prossimo.dienza, ascolto, amore per il prossimo. Aspetti negativi: Tirannia, bigottismo, ipocrisia, odio, rabbia.

5. Ghevuràh: Rigore. È il Giudizio con cui affrontiamo le no-stre sfide. Può essere vista anche come determinazione re noi stessi. Aspetti positivi: Determinazione, coraggio. Aspetti negativi: Codardia, dubbio, indecisione.

6. Tipheret: Bellezza. È l’unica Sefiràh collegata alle altre. È il nostro equilibrio interno, la nostra anima. In definiti-va la nostra scintilla divina. Aspetti positivi: Visione del Grande Progetto, comprensione della nostra essenza, equilibrio interno e con l’ esterno, luce. Aspetti negativi: Orgoglio, oscurità.

7. Nètzach: Vittoria. E’ la nostra passione, la nostra emoti-vità, l’amore fisico. Aspetti positivi: Altruismo, innamoramento, condivisione fi-sica ed emotiva. Aspetti negativi: Lussuria, impudicizia, violenza fisica.

8. Hod: Maestà. E’ l’onesta, la verità. Aspetti positivi: rispetto, trasparenza, lealtà. Aspetti negativi: Falsità, disonestà, attaccamento ai beni materiali, congetture, pregiudizi.

9. Yesòd: Fondamento. E’ l’unione tra pensiero creativo, pen-siero logico, passione e verità. E’ la nostra parte umana che permette lo sviluppo dapprima dell’indipendenza e, poi, dell’interdipendenza. Fa da perno e filtro a tutte le no-stre sensazioni, deduzioni, sentimenti, emozioni. Aspetti positivi: Indipendenza e interdipendenzaiii , intenzione. Aspetti negativi: Individualismo, pigrizia, mancanza di vo-lontà.

10. Malkhùt: Regno. E’ il piano fisico. Come afferma Shoshanna Cohen: “Siete voi in questo momento”iv . Aspetti positivi: libero arbirtrio, iniziativa realizzatrice. Aspetti negativi: Inerzia, staticità.

Secondo i Kabbalisti l’Albero della Vita (dato dall’arcangelo Me-tatron all’uomov ) è una riproduzione di come l’”alto” si sia ma-terializzato in “basso”. Immaginate come una cascata d’acqua che dall’alto scende verso il basso e, una volta a terra, riproduce fedelmente l’alto.

Personalmente, ritengo che ogni anima può liberamente inter-pretare il suo cammino, ma arriverà, “oggettivamente”, ad ogni sephirah. Nei 22 sentieri sono raffigurate le 22 lettere dell’al-fabeto ebraico, che sono lo “strumento” attraverso il quale evolvere, ma per questo argomento vi rimando al capitolo sulle lettere che, ovviamente, sono frutto della mia interpretazione personale, quindi del mio “soggettivo”.

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Differenza tra Desiderio e Bisogno

Mentre scrivevo questo libro mi sono più volte chiesto se fosse il caso di definire la differenza tra Desiderio e Bisogno. Poi ho deciso di descrivere la differenza, perché credo sia opportuno, visto che vengono spesso confusi fra loro.

Nel corso dei miei studi di Psicologia ho preso coscienza di en-trambi i termini e, credetemi anch’io, in passato, sono caduto nella trappola di pensare che sono la stessa cosa. Ma dato che sono un pignolo con le parole (dicono sia un “difetto” di coloro che vengono dalla formazione classica, ossia di coloro che han-no studiato latino e greco) sono andato alla ricerca di entrambi i vocaboli per fugare i miei dubbi.

Questo è quello che dice Wikipedia sul concetto di Bisogno:

“In psicologia il bisogno identifica la interdipendenza tra gli organismi viventi e l’ambiente. Il bisogno è uno stato di carenza che spinge l’organismo a rap-portarsi con il suo ambiente al fine di colmarlo. Questa spinta non è necessa-riamente una motivazione sufficiente per agire, d’altro canto esistono pulsioni ad agire che non trovano la loro origine in uno stato di carenza. Il bisogno in senso psicologico non è sovrapponibile sempre a quello psicofisiologico (come ad esempio nei casi di dipendenza psicologica da stupefacente che non danno dipendenza fisica)”

Questo, invece, è quello che dice Wikipedia sul concetto di De-siderio, ma solo da un punto di vista filosofico:

“Desiderio è uno stato di affezione dell’io, consistente in un impulso volitivo diretto a un oggetto esterno, di cui si desidera la contemplazione oppure, più facilmente, il possesso. La condizione propria al desiderio comporta per l’io sensazioni che possono essere dolorose o piacevoli, a seconda della soddi-sfazione o meno del desiderio stesso. Dolore morale per la mancanza della persona amata o dell’oggetto o condizione di cui si ha assolutamente biso-gno. Ma anche la gradevole e coinvolgente sensazione di poter presto rivivere un momento o situazione in qualche modo piacevole, che la mente riesce a

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rievocare in modi più o meno evanescenti e/o realistici rispetto alle perce-zioni dell’esperienza effettivamente vissuta.”

Mentre la definizione del Bisogno è psicologica, la definizione di Desiderio è filosofica!!!

Il dubbio si ingigantiva, e la domanda nella mia mente era: “per-ché il Desiderio è filosofico?”.Allora ho aumentato le ricerche e sono andato a vedere la radi-ce etimologica di entrambe le parole:

• Bisogno: dal latino Bisonium che è un composto di Bi e Somnium. Ossia che ebbe il senso di cura, attenzione, sollecitudine.

• Desiderio: dal latino Desiderium. Movimento della vo-lontà verso quello che manca.

Dunque il Desiderio è strettamente connesso all’INTENZIONE!!! Avevo trovato l’arcano, ma mancava un pezzo. Da quel momento, altre domande hanno cominciato ad affac-ciarsi alla mia mente: “Sono collegati fra loro? Agisce prima il bisogno o il desiderio?”

Le risposte me l’ha date proprio la Kabbalah.

I Kabbalisti fanno riferimento solo ai Desideri e affermano che l’uomo è, come essenza, Desiderio.

Suddividono i Desideri in quattro tipi principali:

• Il primo livello di desiderio è basato su desideri di tipo fisico ed è comune a tutti gli esseri viventi;

• Il secondo livello di desiderio è quello di arricchimento;

• Il terzo livello di desiderio è di ricevere onori, gloria,fama;

• Il quarto livello di desiderio è la conoscenza.

Mentre il primo tipo di Desiderio fa parte dell’intero mondo ani-male, gli ultimi tre sono esclusivi dell’essere umano.

Ultimamente, secondo il Rabbi Laitman, si sta sviluppando un quinto livello di desiderio: la Spiritualità.

E guardate un po? Questo è Maslow, colui che ha creato la pi-ramide dei Bisogni, tuttavia lo stesso Maslow inserì un ulteriore livello denominato Bisogno di Trascendenza:

Immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Piramide_maslow.png

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La mia deduzione finale è stata: i desideri sono un di cui dei bi-sogni umani. I bisogni umani sono delle pulsioni o energie che ci danno un segnale, poi vengono elaborati in desideri e infine atteggiamento e comportamento trasformano il desiderio in azione.

Un Desiderio, nel linguaggio Kabbalistico, viene chiamato KLI ossia Vaso e la Luce che riempie il Vaso viene chiamata OHR.

Quando la Luce riempie il Vaso, il Desiderio sparisce nel nulla. Ossia quando proviamo piacere, abbiamo soddisfatto il Deside-rio che svanisce.

Facciamo un piccolo esempio pratico:

• Ho bisogno di un auto;

• Si attiva la mente che trasforma il bisogno in un deside-rio specifico di avere un particolare tipo di auto;

• Compro l’auto di cui avevo bisogno e che Volevo. Il Desi-derio svanisce.

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Questo è un piccolo schema che ho creato per farvi avere un’i-dea di come si “muove” un essere umano:

L’uomo, secondo la Kabbalah, ha in sé il dono di correggere, attraverso l’intenzione, un proprio desiderio. La correzione in ebraico si chiama Tikùn.

Dunque l’essere umano ha la possibilità, se VUOLE davvero, di

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modificare il suo Desiderio, attivando una “giusta” Intenzione o Kavanà in ebraico.

Secondo le più recenti rivelazioni Kabbalistiche, l’uomo dovrà operare una profonda Correzione (Tikùn) del suo Desiderio di Egoismo, per trasformarlo in Altruismo, al fine di prendere con-sapevolezza del Desiderio di Spiritualità.

Quindi, dovrà spostarsi dal ricevere in senso assoluto, al dare in senso assoluto.

Per avere un’idea più chiara della correzione tramite intenzio-ne, propongo un esempio comune:

Fase 1: Un essere umano fuma abitualmente. L’essere umano fuma perché ha sviluppato un bisogno di fumare che si è tra-sformato mentalmente in un particolare tipo di pacchetto di si-garette e in una determinata sigaretta.

Fase 2: L’uomo prova a smettere di fumare perché desidera fare del bene al proprio corpo: per riuscire a smettere di fumare deve dimostrare una Volontà e operare uno “spostamento” dal dipendere da un meccanismo ripetitivo (accendere la sigaretta) ad un voler bene al proprio corpo. All’inizio sarà durissima, ma se l’uomo mantiene salda la sua Volontà, il desiderio di sigaret-ta sparirà perché si annulla il bisogno di fondo, che è quello di fumare.

Qui citerò solo alcuni dei tanti esseri umani, che nel corso della loro vita, sono riusciti a operare la Correzione, anche se su un piano molto diverso:

- Mosè

- Abramo- Gesù- Francesco di Assisi- Ghandi- Buddha- Davide- Elia- Giona- Giacobbe

Abitualmente queste persone li definiamo Santi o Profeti o Leader carismatici, ma in realtà perché non provare a vedere queste persone come esseri umani che hanno dedicato una vita intera alla crescita personale e sono riusciti a correggere il loro desiderio da egoistico a altruistico?

In definitiva sono riusciti a togliere l’ego!!

Facile a dirsi, più difficile a farsi, lo capisco, ma almeno proviamo a correggere alcune cose del nostro Ego, non chiedo di toglierlo tutto, anche perché ci vorrebbero, forse, tante vite.

L’ego è un qualcosa che è “costruito” non è propriamente il Vero Sé.

In un libro, dal titolo “La voce dell’ispirazione” di Wayne W. Dyer, ho trovato una sigla bellissima che, oltre a trovarmi d’ac-cordo, rende beni ssimo l’idea:

E.G.O.= Edging God Out ossia “Estromettere Dio”.

L’Ego estromette la nostra essenza divina e pone un “velo” tra il nostro vero Sè e il Creatore.

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L’ego è un insieme di schemi mentali che noi abbiamo assorbito fin dall’infanzia dai nostri genitori, dalla scuola che abbiamo fre-quentato, dalla religione, dalla società e questi schemi sviluppa-no degli atteggiamenti e dei comportamenti che sono ripetitivi. In sostanza gli schemi mentali sono abitudini.

Gli esseri umani vivono, spesso, di abitudini. Pensate ad un uomo aggressivo: lui, se nessuno glie lo avrà fatto notare, pen-serà che la sua aggressività sia lo “strumento” più giusto per risolvere qualsiasi tipo di situazione problematica. In realtà, nel tempo, la stessa persona perderà le amicizie, perderà gli affetti intimi e resterà solo.

Il problema vero è che molte persone, che attuano questo tipo di schema e che restano soli, continuano a ritenere di essere nel giusto!!

La grandezza di una persona non sta nel seguire un’abitudine identica per ogni situazione diversa e non ripetibile, ma nel mettere in discussione la propria mappa mentale e aprire le porte dell’anima.

I Kabbalisti, già tantissimi anni fa (molto prima dei Sociologi e di noi Psicologi), parlavano di “vestiti”. Provate ad immaginare il vostro vero Sé alla nascita. E’ una parte di noi pura, semplice, umile, che non ha pregiudizio. Nel corso del tempo i vostri ge-nitori cominciano a fabbricare dei vestiti per voi (io la chiamo Moda), ossia cominciano a immettere nella vostra personalità le loro visioni della vita, i loro modi di percepire la realtà, i loro modi di vivere la vita. A questo, nel tempo, si aggiunge la scuola, poi la religione, infine si aggiunge la società.

Tutte queste “visioni” diventano veri e propri vestiti che noi in-

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dossiamo abitualmente. Il problema è che questi vestiti vengo-no indossati inconsciamente e, per questo, diventano automa-tismi.

Un po’ come gli animali, che vivono nel modello reattivo:

S ------> R

Dato un determinato Stimolo ambientale, l’animale re-agisce all’ambiente.

L’essere umano però ha un dono: può scegliere se re-agire o divenire attore protagonista e rispondere allo stimolo senza in-cappare nell’automatismo. Se l’essere umano sceglierà di non cadere nella trappola dell’Ego, allora avrà messo in pratica quel-lo che, da migliaia di anni, ci viene richiesto di mettere in pra-tica:

IL LIBERO ARBITRIO

E allora avremo acceso una lampadina in noi, la lampadina che molti, primo fra tutti Stephen Covey, definiscono PRO ATTIVITA’.

Questo mio elaborato rappresenta lo schema mentale che si trasforma in abitudine:

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L’abitudine, solitamente, è tenace e resiste ai cambiamenti, tuttavia abbiamo la possibilità di combatterla per superarla. Il “combattimento” è tra noi e le nostre paure e convinzioni. Da una parte ci siamo noi con il nostro esercito composto di soldati che possiedono le armi della volontà, dell’intelligenza, dell’in-tuito, della conoscenza e del coraggio e, dall’altra parte, c’è l’e-sercito delle convinzioni e delle paure composto di soldati che hanno le armi della ripetitività, del sentirsi a proprio agio nello schema, dell’inerzia e della paura del cambiamento.

La lotta si profila aspra e dura, ma ci sarà innanzitutto un’arma in più, per noi, pronta ad entrare in gioco durante la lotta: la voglia di sapere.

La voglia di sapere farà evolvere la nostra personalità e aprirà una breccia nelle forze nemiche che verranno sbaragliate e an-nientate.

Ritroveremo questo concetto del sapere anche nelle 22 lettere dell’alfabeto ebraico, ma ora cerchiamo di aprire le porte della conoscenza per aumentare il nostro livello percettivo e senso-riale. Quindi prima di passare in rassegna le 22 lettere dell’alfa-beto, ritengo opportuno dare uno sguardo alla Creazione secon-do i principi della Kabbalah, il tutto per affilare meglio le nostre armi e preparare meglio i nostri “soldati” al combattimento.

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Perdita della grazia per l’ingresso della Paura e

susseguente sviluppo dei 7 vizi capitali

Vero Sé in cui ci sono i “doni”, le emozioni e i sentimenti po-

sitivi (alla nascita)

Schemi elaborati dall’Ego tramite Educazione, scuola,

società, religione ecc.

Sviluppo della Personalità costruita su “vestiti”

L’azione si esplica tramite dife-se e reazioni

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La creazione secondo la Kabbalah

L’amor che move il sole e l’altre stelleParadiso XXXIII,145 – Dante Alighieri

Prima di addentrarci nel fascino di ogni singola lettera dell’alfa-beto ebraico, ritengo opportuno mostrare una tabella comple-ta:

Immagine 2 tratta da http://img222.imageshack.us/img222/4251/image002zr6.gif

Come si può ben notare non esistono vocali. Tutte le lettere dell’alfabeto sono consonanti e tutta la Torah è scritta attraver-so le consonanti. Ogni lettera ha un suo valore numerico di rife-rimento, valori che sono stati studiati attraverso la Ghematria,

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una scienza Kabbalistica che ha il compito di dimostrare quanto i numeri siano una cosa fondamentale per comprendere appie-no la Torah. Nel corso del libro, a volte troverete dei cenni ghe-matrici, e, sono sicuro, rimarrete molto sorpresi anche voi.Una delle rivelazioni Kabbalistiche che più mi ha affascinato è la seguente: le 22 lettere rispecchiano fedelmente il processo della creazione da parte del Creatore.

Per avere un’idea della creazione:Dal libro della Formazione (Sefer Yetzira) di Abramo:Capitolo I sezione I“Con trentadue Vie meravigliose di saggezza, YA, Iddio degli eserciti, Signore Vivente e Re dell’universo, Dio Onnipotente, Misericordioso, Clemente ed Eccelso ed Elevato e che risiede in Alto, e il cui Nome è Sacro, incise e creò il Suo mondo con tre SEFARIM (le tre numerazioni: numero, numerante, numerato) : SEFOR, SIPPUR e SAFER. (Forma, Formante e Formato; Il nume-ro, la parola e la scrittura) Dieci SEFIROT BELIMA’ (Emanazioni o Sfere) e ventidue lettere fondamentali : Tre Madri, Sette Doppie e Dodici Semplici”.

Il tutto attraverso 5 movimenti attraverso i quali il Creato-re ha dato vita:

1. Ein o Ain (Nulla): ossia fuori dal tempo e dal-lo spazio, pura Volontà Divina;

2. Tsimtsum (Vuoto): la Volontà si contrasse e ge-nerò un punto senza dimensioni, generò una fine (Sof); Lo spazio creato prende il nome di EIN-SOF (Senza fine);

3. OR o AUR: Il punto immateriale si concentrò tal-mente in se stesso che, alla fine, scatenò un esplosione

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una scienza Kabbalistica che ha il compito di dimostrare quanto i numeri siano una cosa fondamentale per comprendere appie-no la Torah. Nel corso del libro, a volte troverete dei cenni ghe-matrici, e, sono sicuro, rimarrete molto sorpresi anche voi.Una delle rivelazioni Kabbalistiche che più mi ha affascinato è la seguente: le 22 lettere rispecchiano fedelmente il processo della creazione da parte del Creatore.

Per avere un’idea della creazione:Dal libro della Formazione (Sefer Yetzira) di Abramo:Capitolo I sezione I“Con trentadue Vie meravigliose di saggezza, YA, Iddio degli eserciti, Signore Vivente e Re dell’universo, Dio Onnipotente, Misericordioso, Clemente ed Eccelso ed Elevato e che risiede in Alto, e il cui Nome è Sacro, incise e creò il Suo mondo con tre SEFARIM (le tre numerazioni: numero, numerante, numerato) : SEFOR, SIPPUR e SAFER. (Forma, Formante e Formato; Il nume-ro, la parola e la scrittura) Dieci SEFIROT BELIMA’ (Emanazioni o Sfere) e ventidue lettere fondamentali : Tre Madri, Sette Doppie e Dodici Semplici”.

Il tutto attraverso 5 movimenti attraverso i quali il Creato-re ha dato vita:

1. Ein o Ain (Nulla): ossia fuori dal tempo e dal-lo spazio, pura Volontà Divina;

2. Tsimtsum (Vuoto): la Volontà si contrasse e ge-nerò un punto senza dimensioni, generò una fine (Sof); Lo spazio creato prende il nome di EIN-SOF (Senza fine);

3. OR o AUR: Il punto immateriale si concentrò talmente in se stesso che, alla fine, scatenò un espl-di Luce (OR). Tale Luce scaturita dal nulla e che da vita all’ Ein-Sof è detta Ein-Sof Or (Luce Infinita). La Luce diede vita a 22 vibrazioni sfavillanti (i 22 cromo-somi della vita- le 22 lettere dell’alfabeto ebraico);

Torah Elyon: le faville cercarono di ricostruire l’u-nicità della loro fonte. Nasce la Legge dell’Amore come condizione di unità. 2 Faville produssero 2 vibrazioni; 3 faville produssero 6 vibrazioni; 4 faville produssero 24 vibrazioni; 5 faville produssero 120 vibrazioni; 6 faville produssero 720 vibrazioni; 7 faville produssero 5040 vibrazioni. Dal libro della “Formazione” o “Creazione” di Abramo:

“Due Pietre costruiscono Due Case. Tre Pietre costruiscono Sei Case.

Quattro Pietre costruiscono Ventiquattro Case. Cinque Pietre costruiscono Centoventi Case.Sei Pietre costruiscono Settecentoventi Case.

Sette Pietre costruiscono Cinquemilaquaranta Case”

5. L’apparizione della Luce produsse, in automati-co, l’oscurità. Le faville dapprima erano luminosissime, ma quando diedero vita alle vibrazioni persero la loro forza luminosa fino a spegnersi lentamente.

Qui di seguito troverete un’ immagine che rende l’idea della Creazione secondo la Kabbalah, ossia il fiore della vita:

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Immagine tratta da http://1.bp.blogspot.com/_U0Ma-jTsRcY/RqqGdz21R8I/AAAAAAAAAII/

oe0Qi35zw6Q/s320/fiore+della+vita.gif

Torniamo un attimo alla Creazione e al legame con le 22 lettere dell’alfabeto ebraico.

Partiamo da un assunto ghematrico: 3-7-12

Analizziamo insieme il numero 3:

Il numero 3 rappresenta i tre elementi principali della Creazio-ne: Acqua, Aria, Fuoco:

• L’acqua simboleggia la terra, l’uomo• L’aria simboleggia l’ossigeno, lo spirito, l’anima

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• Il fuoco simboleggia il cielo, l’azione, il movimen-to, la forza

Dunque il 3 lo ritroviamo anche nell’essere umano:• Corpo (acqua): è la nostra materia, il nostro invo-lucro;• Spirito o Anima (aria): è il soffio di D-o in noi, è l’unica parte incorruttibile;• Psiche (fuoco): è la nostra parte razionale ed emotiva, il nostro “Io”.

Ora analizziamo il numero 7:

7 Rappresenta la dualità tra luce e oscurità: i 7 giorni della settimana e le rispettive notti, i 7 pianeti che influenzano la psiche umana in positivo e negativo, l’evoluzione dell’uomo in 7 forme (vegetativa, nutritiva, sensitiva, intellettiva, sociale, naturale, divina), i 7 colori dell’arcobaleno, i 7 chakra o centri

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energetici presenti nell’essere umano, i 7 vizi capitali, i 7 giorni della Creazione.

Infine ora analizziamo il numero 12:

In questa ultima parte della creazione si va sul piano fisico. Il Creatore dà forma all’uomo, a immagine e somiglianza e l’uomo comincia il suo duro cammino per divenire immagine (luce) del Creatore.12 sono i segni zodiacali, 12 le azioni umane e12 gli organi umani (che troverete poi nelle 12 lettere semplici), 12 ore di Adamo nel giardino dell’Eden (Talmud - Sanhedrin 38).

Quindi, nel prossimo capitolo, troverete dapprima le 3 madri superiori, indicanti, secondo il mio punto di vista, il principio, la natura e la volontà, poi scoprirete le 7 lettere doppie riguardanti la saggezza, la ricchezza, la fertilità, la vita, il potere, la pace e la grazia.Nell’ultima parte del capitolo, infine, vi immergerete nelle 12 lettere semplici riguardanti l’empatia, la riflessione, il tempo, la vista, l’udito, la passione, l’insegnare, la fiducia, il dormire, la rabbia, il nutrirsi e il ridere.Per ogni lettera ho creato uno spunto di meditazione al fine di darvi uno strumento che, forse, potrà esservi utile nei momenti di difficoltà o, semplicemente, per elevare la coscienza verso “lidi” non ancora familiari. Ho creato gli spunti di meditazione con il mio intuito cercando di unire Kabbalah, psicologia e amore per il prossimo.Nel cimentarmi in questa mia piccola creazione, ho voluto seguire fedelmente i principi della Kabbalah sia per rispetto dell’antica Saggezza, sia per la coerenza che mi contraddistingue come essere umano e ho deciso di dare la possibilità di avere due interpretazioni per ogni lettera. La prima interpretazione

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che troverete è di Gabriele Levy, che ho ritenuto essere molto chiaro e lungimirante nella spiegazione, e la seconda è mia personale, frutto di intuizione e libera interpretazione. Ogni lettera sarà preceduta dal libro della formazione o creazione di Abramo, dal valore numerico, dal significato e infine da un riferimento biblico. Buona salita!!!Dapprima vi regalo un canto poetico straordinario che, spero, resti nel vostro cuore.

Nel tempo in cui l’Artefice ordinò l’universo, egli incise dei segni in alto, sulla splendida volta. Dal grembo del mistero senza fine si sprigionò una fiaccola che illuminò l’occulto degli occulti, una nube racchiusa in un anello senza colore, né chiaro né scuro né rosso come il sangue né verde come l’erba. Poi una corrente attraversò gli spazi, producendo i colori luminosi. Dal nucleo della fiaccola scaturì una potenza che diffuse i colori verso il mondo inferiore, occulto nell’occulto del mistero insondabile. La potenza si promanò entro l’aura, senza romperla. Ignota all’universo, quando si fuse all’essere s’infiammò come un sole, in alto, negli abissi del mistero. Oltre quel punto niente è conoscibile e per questo lo si definisce “Principio”.

“La luce del sapere è simile a quella del cielo e coloro che la porteranno agli uomini splenderanno per sempre come stelle”.

Zohar è lo splendore, l’occulto degli occulti che aperse l’aura; questa andò oltre quel punto e si ritrasse.

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Poi generò il Principio, che costruì una splendida dimora, nel cui giardino pose il seme della vita, perché si diffondesse in tutto l’universo.

Semina lo Zohar la semente sublime, da cui nasce la seta di porpora preziosa. Intesse intorno a sé, il baco, la sua casa: un palazzo di gloria che porta il bene al cosmo. L’occulto degli occulti costruì la sua casa Con il Principio e quella casa si chiama Dio. Il segreto è: “Con il Principio ______________fece Dio”.

Dal libro Tiqqunei ha-Zohar (XIII-XIV secolo)

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Page 22: KABBALAH E ASTROLOGIA

Meditare con le lettere dell’alfabeto ebraico

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LE TRE MADRI SUPERIORI

ALEPH

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“fece regnare la lettera «ALEF» nel Ruach (Spirito) e legò a lei una corona e combinò questa in quello e formò con loro Aria nel Mondo, Umido nell’Anno, Corpo nell’Anima maschile in “EMESH” e femminile in “ASHAM”” CAP III, sez. VI

Il valore numerico della Aleph è 1

Significato: “Bue”

Riferimento biblico: “Ascolta o Israele, Dio è nostro Dio, Dio è Uno.” Deuteronomio VI,4

“La lettera Alef rappresenta Dio, Uno, Unico ed Eterno. La forma grafica della lettera Alef simbolizza la natura infinita ed eterna di

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Page 24: KABBALAH E ASTROLOGIA

Dio. Essa consiste di tre parti: il segmento superiore destro è una Yod, quello inferiore sinistro è, ancora, una Yod, e queste due lettere sono connesse da una Vav diagonale. Ogni Yod vale 10, e la Vav vale 6. La somma è 26, che è esattamente il valore della somma delle lettere del Nome Divino formato da quattro lettere (Tetragramma Yod=10, He=5 Vav=6, He=5). Questo è il nome che rappresenta Dio come Eterno, perché con queste quattro lettere si possono formare le parole HAYA’ (era) HOVE’ (presente) e IHIE’ (sarà)” (Alfabeto di Gabriele Levy).

In ebraico, questa lettera è semplicemente il numero 1 (in ebraico אחד), anche se è possibile elaborarla in infiniti modi. Si può osservare la sua forma come l’unione di due Yod, messe una sopra e una sotto a una Vav trasversale, ovvero due 10 intorno a un 6. La somma che si ottiene per la Aleph è 26, che è lo stesso del nome tetragramma sacro di D-o YHVH (10+5+6+5). La lettera Aleph è il principio, l’inizio che poi si trasforma e diviene realtà. Trasportando il concetto su un livello umano possiamo anche affermare che l’idea si trasforma in pensiero, il pensiero in emozioni, le emozioni in sentimenti, i sentimenti in parole e piani di azione, le parole e i piani di azione in realtà. Secondo la Kabbalah l’uomo, definito Creatura, è stato creato a immagine e somiglianza di D-o, definito Creatore. Quindi la Creatura ha in sé il dono di poter dar vita alle sue idee e trasformare queste ultime nella vita che vuole vivere. Questa è la logica, se di logica si vuole parlare, che fa della realtà un risultato dell’azione causata da un’idea.

La Creatura è intrinsecamente legata al Creatore e non ne può sfuggire in alcun modo. La creatura può e deve sviluppare le sue idee, al fine di divenire come il Creatore, quindi deve superare la somiglianza e divenire immagine.Il numero Uno rappresenta D-o, infatti come dice il Sefer-

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Yetzirah o libro della formazione o creazione:”prima dell’uno che numero puoi contare?”

Spunto di meditazione “Io sono, insieme, me stesso e parte di D-o”

E’ la lettera di un principio o di un nuovo inizio. Il principio, o il nuovo inizio, va affrontato con zelo e pianificazione. Passo per passo, mattone su mattone. Se ci si impegna e si pianifica, il principio diviene il fine ultimo, la meta, il traguardo. Non si può pensare di cominciare senza desiderare di fermarsi a riflettere, a respirare e trovare il nodo cruciale attraverso l’unione tra il bisogno umano di raggiungere il proprio successo e il desiderio di essere unito a D-o. L’essere umano ha due emisferi cerebrali: il lato sinistro e il lato destro. Il lato sinistro ci aiuta quando dobbiamo usare la logica, quando dobbiamo usare il linguaggio, quando dobbiamo analizzare un problema, quando dobbiamo pianificare. Il lato destro è quello che ci permette di fantasticare, di immaginare, di creare. I due emisferi, insieme, collaborano nel momento in cui dobbiamo portare a termine una nostra idea. L’idea la si immagina, la si colora, con il lato destro del cervello, poi diviene pensiero e si pianifica con il lato sinistro. Infine i due emisferi, tramite l’azione, trasformano l’idea in realtà.

In un principio ci deve essere insito il fine e lo scopo, quindi prima di iniziare è bene pensare alla fine. L’evitare di pensare alla fine comporta due conseguenze sul piano del risultato:

• Poca efficienza: non si hanno tempi definiti, quindi non c’è mai un punto di arrivo e, spesso, il lavoro viene rimandato o protratto nel tempo;• Poca efficacia: non sarà un lavoro incisivo sul piano dei risultati, e sarà poco determinante per la soddisfazione degli obiettivi di vita e professionali.

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Colui che comincia pensando alla fine raggiunge l’unione di efficienza ed efficacia: la CONCRETEZZA.

Riflettere coi principi della Kabbalah

In tutti gli organi del corpo vi sono ondate del regno spirituale (acqua) e del regno fisico (fuoco). I due si muovono

continuamente verso l’alto e verso il basso. L’acqua verso il basso e il fuoco verso l’alto. Lo spirito dimora tra i due regni e il suo recipiente è la terra. Perché essa, la terra, è la Shekhinà, la

rappresentazione femminile della presenza divina.

Safer ha- Zohar, vol 4, ff. 227v- 228r

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MEM

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“fece regnare la lettera “MEM” con l’Acqua e le legò una corona e combinò una con l’ altra e formò con esse,Terra nel Mondo e Freddo nell’Anno e Ventre nell’Anima maschile con “EMESH” e femminile con “MASHA”” CAP III, sez. VII

Il valore numerico della Mem è 40

Significato: Mayim, acqua

Riferimento Biblico: “Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti” Genesi 7:12

“La lettera BET rappresenta benedizione e creazione; dualità e pluralità. Dato il suo valore numerico (ghematria) di 2, la BET rappresenta il concetto di dualità, concetto che implica diversità in ogni parte della BRIYA’ (creazione). L’unicità assoluta prevale solo nel Creatore. Letteralmente BET significa casa (BAIT), ed

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allude sia al punto più santo della terra, (BET HAMIKDASH, il Tempio di Gerusalemme) sia alla casa (BAYT) dell’uomo, casa che egli può trasformare in un BET HAMIKDASH KATAN, un santuario in miniatura.La differenza tra MIKDASH (tempio, 444) e BAYT (casa, 412) è 32, ovvero il valore numero di LEV (cuore). Questo ci insegna che soltanto mettendo il proprio cuore in una casa si può trasformarla in un tempio.” (Alfabeto di Gabriele Levy)

La lettera ebraica Mem si scrive in due modi a seconda che figuri all’inizio, in mezzo alla parola, oppure alla fine, anche se alla fine di una parola si usa la Mem chiusa. La Mem aperta rappresenta il grembo materno che crea e dà forma alla vita, la Mem chiusa rappresenta il maschile che produce e crea. Il fondamento è il maschile che, tuttavia, non può far nulla senza il femminile, e così il femminile non può creare senza il principio maschile.

Le due forme della Mem possono riferirsi anche ai due stati dell’acqua: la Mem aperta rappresenta la sorgente che sgorga in superficie, mentre la Mem chiusa, i corsi d’acqua sotterranei. Nel pensiero ebraico l’esistenza dell’uomo è resa possibile dal connubio tra la polvere e l’acqua. Finché l’uomo è in vita, l’acqua è l’elemento essenziale del suo essere. Quando l’uomo muore diviene polvere. “Polvere sei e alla polvere ritornerai” (Bereshit 3,19).

L’acqua rappresenta la purificazione e, attraverso il mikvè (bagno rituale), ne è lo strumento. Parliamo allo stesso tempo di purificazione fisica e spirituale.

Quando l’uomo immerge il suo corpo nel mikvè nello stesso momento immerge la sua anima nelle acque dell’Eden, principio

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della creazione e rappresentazione del cambiamento e della rinascita spirituale.

Spunto di meditazione “Io sono cosciente e consapevole che il Creatore mi ha dato

l’opportunità di essere e vivere, in armonia con la Natura, per elevare la mia coscienza ed entrare nella coscienza cosmica”

Questa lettera ci aiuta a entrare in armonia con la Natura. Noi siamo parte di ciò che ci circonda. L’uomo non ha il potere di governare e controllare la Natura, può solo entrarci in armonia per elevare la coscienza verso la “coscienza cosmica” . Molte persone sono convinte che determinati meccanismi psicologici quali lo stress, la malinconia o l’ansia, siano imputabili a eventi esterni troppo pressanti dal punto di vista emotivo. In realtà sono meccanismi che dipendono dal nostro modo di percepire e vivere la realtà. Quindi sono una nostra “responsabilità”. Quanto rilassa la mente volgere lo sguardo verso l’infinito del mare e comprendere che noi siamo parte di questo?

La Natura offre sempre degli spazi e degli spunti per superare i momenti di difficoltà.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Non vi è nessuno spazio che sia privo della presenza di Dio, perché sta scritto: “Tutta la terra è piena della sua gloria”

(Isaia 6,3)

XVIII Sec., RABBI NAHMAN DI BRATISLAVA in Likkutei ha- MahaRan- 33,2

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Page 27: KABBALAH E ASTROLOGIA

SHIN

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“fece regnare la lettera “SHIN” col Fuoco e le legò una corona e li combinò insieme una nell’altro e formò con essi Cielo nel Mondo e Caldo nell’Anno e Testa nell’anima Maschile e femminile” CAP III, sez. VIII

Il valore numerico della Shin è 300.

Significato: “cambiamento”

Riferimenti biblici: “E avvenne che, quando Mosè teneva la mano alzata, Israele vinceva; e quando la lasciava cadere, vinceva Amalek”, Esodo 17:11

“La lettera Shin rappresenta il potere divino ma anche la corruzione. La SHIN è una delle più importanti lettere, perché rappresenta due Nomi di Dio: SHEDAI (Illimitato) e SHALOM (Pace).

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La forma della lettera ricorda fenomeni naturali che sembrano sollevarsi verso il cielo, come a cercare Dio. Ad esempio i rami di un albero, le fiamme del falò, o un campo di fiori. Questo simbolismo si trova anche quando Mosè prega mentre Israele combatte Amalek. La Torà ci dice che Israele prevaleva quando Mosè teneva alzate le sue mani - Esodo 17:11). La SHIN è una silouhette di Mosè, con le due braccia larghe e la testa in mezzo. (Magen David). Quindi, non erano i supposti poteri magici di Mosè a dare la vittoria, ma la EMUNA’ (fede) con la quale egli ispirava il popolo di Israele a rivolgere i propri occhi verso HASHEM (il Nome). (Mishnah; Rosh Hashanà 3:8)” (Alfabeto di Gabriele Levy).

La lettera Shin rappresenta il Fuoco, infatti, se la si osserva bene, sembra un falò ardente. La SHIN è una immagine di Mosè, con le due braccia larghe e la testa in mezzo. Mosè che sale sul Monte Sinai e che riceve dal falò di D-o i 10 comandamenti. La SHIN denota i nomi divini, ma legata a certe parole (RESH o KOF) indica la falsità, la malvagità, la stupidità.

D-o non dona a Mosè i dieci comandamenti, non gli fa un regalo. Il Creatore da a Mosè i 10 comandamenti perché lui se li è guadagnati con forza e volontà, perché ha superato le prove. Nessuna cosa ci viene regalata, nessuna cosa ci viene donata a priori, ma ognuno di noi deve mettere Volontà per poter ricevere la ricompensa. Molti chiedono un miracolo. Il miracolo è un qualcosa che mi sudo con la forza interiore nel credere e lottare fino in fondo. Solo quando una persona si rialza dalle “cadute”, quando porta fino in fondo una sua idea, quando lotta non mollando mai la presa, vedrà il miracolo.

Queste due ultime definizioni, il credere e il lottare fino in fondo, simboleggiano, a mio parere, la FEDE.

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Page 28: KABBALAH E ASTROLOGIA

La fede è speranza, ma la speranza può trasformarsi in obiettivo concreto e realizzabile.

Spunto di meditazione “Io sono Spirito e Volontà insieme. La mia essenza divina non

conosce rabbia, ira, paura, o sconfortoma conosce solo il coraggio di cambiare per raggiungere i

miei scopi ed essere simile al Creatore”

Le persone, dinanzi ai grandi problemi della vita quotidiana, vengono avvolte da una “nube nera” che non permette loro di vedere oltre il proprio Io. In questi momenti ci si blocca, non si sa cosa fare, non si vede la luce in fondo al tunnel e si resta come bloccati dalla paura che, inevitabilmente, scatena rabbia o ira. E’ in questo momento che l’essere umano ha la capacità di fare una correzione della propria intenzione (kavanà) per scatenare il “fuoco” della volontà e affrontare il cambiamento con l’azione. E il fuoco scatena l’incendio che spazza via la “nube nera” e alimenta, come un carburante senza fine, il movimento per la risalita e il successo personale.

L’intenzione o Volontà è come un motore che fa camminare la nostra “macchina”, quindi possiamo scegliere di cambiare strada, o di riparare un guasto, o addirittura di fermarci per riposarci. Molto dipende dalla nostra Intenzione o Volontà, e su questa noi costruiamo i nostri scopi, i nostri desideri, i nostri bisogni, la nostra vita.

In definitiva l’essere umano, che accende il motore della Volontà, entra nella sfera dell’iniziativa realizzatrice che gli permette di mettersi in gioco, in prima persona, per costruire e realizzare i propri obiettivi.

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In questo caso l’essere umano non ha bisogno di una correzione dell’Intenzione, ma deve mettere in moto l’Intenzione per attivare la determinazione e la voglia di riuscire a chiudere il cerchio e portare a termine una sua idea, un suo sogno, un suo lavoro.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Attenzione: più sei evoluto spiritualmente rispetto agli altri, più la tua suscettibilità agli impulsi può provocare la tua caduta

Talmud babilonese, Sukah 52 r

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Page 29: KABBALAH E ASTROLOGIA

LE 7 LETTERE DOPPIE

Dal “Libro della Formazione” di Abramo:

Cap IV – Sez I:

“Le sette lettere doppie, Beth, Gimel, Daleth, Kaph, Peh, Resh, e Tau, hanno ciascuna due suoni associati. Esse sono riferite a Vita, Pace, Saggezza, Ricchezza, Grazia, Fertilità, Potere. I due suoni di ogni lettera sono il duro e il morbido, l’aspirato e l’alleggerito. Esse sono chiamate doppie perché ogni lettera presenta un contrasto o “modifica”: Vita/Morte, Pace/Guerra, Saggezza/Follia, Ricchezza/Povertà, Grazia/Indegnità, Fertilità/Solitudine, Potere/Sudditanza”

Le 7 lettere doppie ci aiutano a comprendere la dualità presente nella nostra vita, sotto forma di luce e oscurità. Riprese anche dalla filosofia orientale, con lo Ying e lo Yang, ci spingono a riflettere sul concetto di bene e sul concetto di male, sul concetto di luce e su quello di oscurità, sul concetto di positività e negatività. In ogni aspetto della nostra vita c’è una parte di luce e una parte oscura.

Nel corso della nostra esistenza ognuno di noi ha vissuto degli alti e bassi, ha avuto momenti di saggezza ispirata e momenti di confusione mentale, ha avuto momenti di amore e momenti di rabbia, se non addirittura di odio. La vita è proprio bella per questo. Pensate un attimo a quanto sarebbe noiosa la vita se la nostra esistenza fosse permeata da infinita saggezza, una grande pace interiore, una ricchezza smisurata ad esempio. Non vi sarebbe l’imprevisto, non vi sarebbe la sorpresa, non ci sarebbero le “novità” che ci danno forza ogni giorno per sfidarci e superarle.

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E’ proprio questa la bellezza sia della luce, sia dell’oscurità. D’altronde non ci può essere luce senza buio. Provate a pensare a quando vi sdraiate al sole per godere dei suoi raggi. Sicuramente noterete che metà del vostro copro è esposto alla luce e metà al buio.La Kabbalah è proprio il cammino che ci insegna a prendere il positivo dal negativo, la luce dall’oscurità.

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BETH

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“fece regnare la lettera “ BET” in Saggezza e le unì una corona e combinò una nell’altra e formò con esse la LUNA nel Mondo, il primo giorno dell’Anno e l’occhio destro nell’anima maschile e femminile.” Cap IV, sez. VIII

Il valore numerico della Bet è 2.

Significato: “casa”

Riferimento Biblico: “Per le strade e sulle piazze la Sapienza lancia i suoi appelli; dall’alto delle mura e alla porta della città essa chiama e proclama: O popolo di stolti! Fino a quando amerete l’ignoranza? O gente arrogante! Fino a quando sarete scettici? O schiera di sciocchi! Fino a quando non vorrete imparare? Ascoltate quel che v’insegno: vi darò buoni e saggi consigli,vi farò diventare sapienti.” Proverbi di Salomone 1: 20-23

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La lettera Beth rappresenta la dualità Saggezza/Follia. La Saggezza intesa, a mio parere, come un equilibrio di mente e cuore e la Follia come la cecità verso l’equilibrio e l’uso, per ignoranza (nel senso di non sapere), di un solo elemento delle due.

“La lettera BET rappresenta benedizione e creazione; dualità e pluralità. Dato il suo valore numerico (ghematria) di 2, la BET rappresenta il concetto di dualità, concetto che implica diversità in ogni parte della BRIYA’ (creazione). L’unicità assoluta prevale solo nel Creatore”. (Alfabeto di Gabriele Levy)

Con queste parole Gabriele Levy presenta e descrive la lettera Beth. E’ la dualità, ripresa anche dalla filosofia orientale con lo Ying e lo Yang, ed esprime la Saggezza e la sua contrapposizione inevitabile, la Follia. La lettera Beth è la prima lettera della Torah: bereishit (Principio) ma vuole anche stare a significare “padrone di casa”viii . Il Padrone di casa è la nostra anima che deriva da D-o e ritorna a D-o dopo la morte. La dualità è una contrapposizione che troviamo in ogni piccolo spazio che occupa la Natura sul nostro Pianeta: giorno/notte, sole/luna, acqua/polvere, cielo/terra per fare alcuni esempi. La Bet la ritroviamo anche nelle parole BEYN e UBEYN che stanno ad indicare “induzione” o “differenziazione” e “deduzione”, i due tratti fondamentali della Binàh. L’uomo ha in sé la capacità di valutare, differenziare, dedurre, analizzare, comprendere e avere un quadro completo per fare una scelta opportuna. La Bet da l’idea di una casa con la porta aperta su un fianco. E’ la capacità dell’uomo di accogliere il diverso da Sé, di non giudicare, di essere comprensivo.

Spunto di meditazione “Io sono consapevole che la saggezza sta nel saper

equilibrare mente e cuore. La mente per la conoscenza, il

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cuore per la rettitudine e la prudenza. Troverò il mio equilibrio per “deliziare” la mia anima”.

Molte persone non riescono a trovare un giusto equilibrio tra la loro mente, il loro cuore e la loro “pancia” . Per fare alcuni esempi: molti vanno solo d’istinto e vengono sopraffatti dai loro modi di percepire la realtà circostante, senza prestare particolare attenzione al contesto di riferimento, altri ascoltano solo il loro cuore ma non riescono a distinguere tra bene e male, giusto e sbagliato e, quindi, vengono trasportati dalle passioni senza gestirle, infine, altri ancora vengono trasportati solo dai loro ragionamenti logici, o dalla loro razionalità, attivando una serie di innumerevoli difese mentali che non permettono loro di aprire le porte all’entusiasmo e alla gioia. Questi, appena descritti, sono stati tre esempi molto duri, ma sono molto frequenti nella realtà e sono stati fatti per arrivare a comprendere che un essere umano consapevole, a mio parere, è curioso di conoscere, è giusto nei confronti degli altri, perché agisce con rettitudine e, infine, non resta chiuso nella sua “casa”, ma apre la porta al confronto e alla crescita interiore. Un uomo ragionevole e saggio non si affida solo alla percezione, non ascolta solo gli impulsi del suo cuore e non si chiude a riccio in futili ragionamenti logici, ma valuta con mente e cuore per far evolvere la sua anima. Un uomo ragionevole non giudica in modo distruttivo, ma riesce a vedere il lato positivo in un ostacolo di piccola o grande portata.

Riflettere con i principi della Kabbalah

Se attiri sapienza nuova nel mondo, ma il tuo intento è solo quello di gloriartene in pubblico, la tua sapienza è vuota e

priva dell’influenza divina.XVIII secolo, RABBI ZADOR HA-KOHEN in Zid’kat ha Zadik,

n.11560

GIMEL

Dal libro della Formazione o Creazione

“[Dio] fece regnare la lettera “GIMEL” nella ricchezza e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse,MARTE nel Mondo, secondo giorno dell’anno e orecchio destro nell’anima maschile e femminile”. Cap. IV , sez. IX

Il valore numerico della Gimel è 3.

Significato antico del nome ghimel (oggi gamal): cammello, bastone, pungolo.

Riferimento Biblico: “Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo.Egli benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! Benedetto sia il Dio altissimo, che t’ha dato in mano i tuoi nemici!» E Abramo gli diede la decima di ogni cosa.” Genesi 14, 18-20

La lettera Gimel rappresenta la dualità Ricchezza/povertà. Ricchezza che si esplica tramite il dare in senso assoluto, povertà

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che si esplica, invece, nel ricevere in senso assoluto.

“La lettera GIMEL rappresenta beneficienza e culmine. […] Il Midrash insegna: tre doni sono stati dati su Israele da Dio: essi sono clementi, si mettono in disparte ed agiscono con benevolenza. (Bamidbar Rabbà 8:4).Il Talmud proclama che queste tre caratteristiche sono la caratteristica nazionale del popolo ebraico. (Yevamos 79a).Il valore della GIMEL è tre, numero che allude al concetto che due fattori opposti devono mescolarsi per formare una terza entità, perfetta. Maharal spiega che l’unicità della ALEF denota la perfezione che esiste solo in Dio, la dualità della BET implica diversità ed eterogeneità, molteplicità ed incompatibilità”.ix (Alfabeto di Gabriele Levy)

Secondo il Rabbi Laitman i : “Cabbalisti identificano il Creatore anche come il desiderio di donare e la creatura come il desiderio di ricevere piacere o , semplicemente, il desiderio di ricevere.”x

Sta tutto qui il concetto di evoluzione umana, a mio parere. Un essere umano evoluto non vive la sua vita solo ed esclusivamente per prendere. L’essere umano evoluto arriva ad un concetto importante: comprende che il dare porta ad un ricevere molto più grande. Si nasce nel desiderio di ricevere in senso assoluto (basti pensare ad un neonato che può stare solo nel desiderio di ricevere) e molti restano in quel desiderio, pensando che sia il modus vivendi più consono per avere oro, immagine, successo. In realtà stanno solo nel desiderio materiale e non riescono mai, nel corso della vita, a “vedere” l’essenza stessa del Creatore.Solo quando un essere umano attua una correzione attraverso l’intenzione, comincia a dare in modo consapevole. In questo modo riesce a comprendere il significato del termine Gioia che non è una emozione data a priori, ma un qualcosa da guadagnarsi con dedizione e sforzo. Allora l’uomo passerà da una condizione

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di povertà di spirito ad una condizione di ricchezza spirituale.

Spunto di meditazione “Io che sono essenza divina, posso donare con il cuore per ricevere grazia e gioia dal Creatore o/e dagli esseri umani”

La nostra psiche è permeata dall’egoismo. Fin da piccoli ci viene insegnato a ricevere per noi stessi (viene incentivato e coltivato il già presente desiderio di ricevere in assoluto insito nei neonati). Ma noi esseri umani possiamo cambiare il nostro modo di “stare” e “costruire” nel mondo e, così, cambiare l’egoismo in altruismo. Il cambiamento consiste nel “dare” con gioia, al solo scopo di ricevere tutto quello che più desideriamo: Gioia e Grazia da D-o e dagli esseri umani. E’ un concetto non facile da comprendere per chi è offuscato dall’egoismo, ma se ci pensiamo bene quanto ci rende felici donare di cuore ad un amico per il solo gusto di ricevere da lui la sua gioia? Questo è il più grande segreto della Kabbalah. Anche il solo prestare ascolto verso chi ha bisogno, porterà, da parte di chi è ascoltato, gratitudine verso colui che ascolta.Il dare in senso assoluto va sviluppato col tempo, non ci si nasce, non si ha come dono, semplicemente bisogna metterci grande Volontà e allenamento per effettuare il cambiamento dal ricevere in senso assoluto al dare in senso assoluto.

Questo cambiamento avviene in 4 fasi:

1 Fase 1: siamo nella fase dell’istinto. Il dare viene guidato dall’istinto. Siamo nella fase iniziale, dove una persona a volte fa dei doni in modo istintivo, non guidata dalla coscienza. La persona fa dei doni perché le va, perché può essere pure obbligata da particolari eventi (compleanni, matrimoni ecc);

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2. Fase 2: Il dare comincia a salire alla coscienza, ma non è fatto ancora con consapevolezza. L’essere umano comprende che il dare porta particolari benefici, ma non si rende conto che dipende dal dare. Comprende il beneficio, ma non la causa.

3. Fase 3: il dare diviene consapevole per ricevere. L’essere umano svela quale è la causa della gioia nel dare in senso assoluto e comincia il suo allenamento cercando di non ricadere nella trappola del solo ricevere.

4. Fase 4: L’essere umano da in senso assoluto con consapevolezza. La creatura diviene come il Creatore.

Il dare in senso assoluto consiste, secondo il mio punto di vista, nel donare agli altri al fine di renderli felici e gioiosi, emozioni che come un boomerang torneranno a noi senza che le chiediamo o le cerchiamo. In definitiva molti si aspettano, nel momento in cui fanno un dono, un ringraziamento o una contropartita che può essere materiale o sentimentale. Secondo il mio punto di vista l’essere umano può uscire dallo schema di aspettarsi un qualcosa in cambio, perché, tanto arriverà, se il dono è fatto con il cuore.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Quando preghi, volgi gli occhi verso la terra e il cuore verso il cielo. Il Creatore infatti dimora ovunque, tanto nel regno

terreno quanto nel regno celeste.

Talmud babilonese, Yevamot 105v

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DALETH

Dal libro della “Formazione” o “Creazione”:

“fece regnare la lettera “DALET” nella Fertilità e le unì una corona e combinò una nell’ altra e formò con esse il SOLE nel Mondo, terzo giorno dell’anno e la narice destra nell’ anima maschile e femminile” Cap IV, sez.X

La Lettera Daleth rappresenta la dualità Fertilità/Sterilità.

Il valore numerico della Daleth è 4.

Il significato è: “porta”

Riferimento biblico: “Dio ti conceda la rugiada del cielo, la fertilità della terra e abbondanza di frumento e di vino.” Genesi 27:28

“La lettera DALET rappresenta le dimensioni e le relazioni.

La lettera DALET ha la forma di una porta aperta ed il suo nome è parente di DELET (porta). La DALET allude anche a DAL (povero),

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che bussa alla porta chiedendo l’elemosina. Nella esposizione talmudica le lettere GHIMEL-DALET stanno per GMOL DALIM (sii buono con chi ha bisogno) (Shabbat 104a). Come tali esse rappresentano uno dei due principali temi delle mitzvot, cioè i doveri dell’uomo verso il prossimo.” (Alfabeto di Gabriele Levy)

La fertilità rievoca parole come abbondanza, prosperità, sazietà. Secondo la Kabbalah la fertilità è propria di chi è umile e devoto allo stesso tempo, ossia di chi si mostra “povero”, di chi si spoglia delle sue remore.

La forma della lettera mi da l’idea di una persona che si china e con devozione chiede. Il chiedere non è mai una cosa facile in assoluto, perché richiede il superamento del nostro Egocentrismo. Quando superiamo i nostri limiti (dettati dalla visione delle nostre reali possibilità) allora non siamo più individui che aiutano solo, ma sanno anche chiedere.

Il numero 4 invece è associato, nella kabbalah, ai:

• 4 universi: Emanazione, Creazione, Formazione, Azione

• 4 stati: liquido, gassoso, solido, igneo

• 4 elementi: terra, aria, acqua, fuoco

• 4 tipi psicologici: intuitivo, razionale, emotivo, sensibile

• 4 direzioni cardinali: nord, sud, est, ovest

• 4 venti che provengono dai 4 punti cardinali

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Spunto di meditazione“Io sono consapevole che nei momenti di difficoltà dovrò saper chiedere con umiltà per fare in modo che la luce mi

riempia il cuore”

L’egocentrico è colui che si atteggia e si comporta come se fosse il centro del mondo. Un sinonimo per definire questi individui è il seguente: autocentrati.

Ma secondo me esiste una differenza tra egoismo e egocentrismo.

La differenza tra egoismo ed egocentrismo,spesso confusi tra loro come termini, risiede nel livello di consapevolezza, infatti mentre l’egoista è spinto da un bisogno di fondo e agisce in modo consapevole per ottenere ciò che vuole, l’egocentrico, invece, non ha affatto consapevolezza e si muove solo in base al fatto che tutto gli è dovuto: quindi “cammina da solo”.

L’autocentrato è colui che non ascolta, non vede, non sente, ma che agisce solo in base a sé stesso e non si pone affatto il problema se sta agendo in modo sbagliato oppure no, ma continua nella sua azione e la ripete in ogni contesto.

La persona che vive credendo di essere il centro del mondo, non chiede perché presuppone di essere il migliore, il più astuto, il più acuto, il più intelligente in assoluto. In definitiva l’autocentrato non ha l’umiltà per leggersi dentro, allo scopo di vedere quali sono i suoi reali bisogni e fin dove può arrivare a chiedere.

Il chiedere viene vissuto, dagli autocentrati, come un mostrarsi deboli, mostrarsi inadeguati, mostrarsi non capaci di affrontare

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determinate situazioni. Ossia crea nell’essere umano, quel velo di imbarazzo che crea lo scoglio per raggiungere la meta.

Ho conosciuto molte persone buone, amorevoli, che aiutavano tutto e tutti, ma che non chiedevano mai per se stessi perché avevano paura del giudizio degli altri. Anche questo modo di funzionare lo si può definire autocentramento o egocentrismo.

Per chiedere ci vuole umiltà, amore, cuore e coraggio e, quando tutto questo si unisce, arriva una richiesta che è vera, pura, pulita. Il motivo di fondo della purezza è dettato dall’aver ascoltato se stessi davvero e aver letto, per bene, le reali possibilità di richiesta.

Solo quando chiedo di cuore ottengo quello che desidero e il mio desiderio si trasforma in realtà perché non c’è paura, non c’è giudizio, non c’è presunzione di superiorità, non c’è egoismo.

Il chiedere di cuore apre le porte alla Legge di Attrazione dove i simili attraggono i simili e dove le vibrazioni suonano in armonia.La Legge di Attrazione è una legge universale che:

• È imparziale;

• È immutabile;

• agisce continuamente;

ma questo a prescindere dal nostro esserne consapevoli o meno. Se pensiamo male riceveremo il male, se pensiamo bene riceveremo il bene.

Quindi quando una persona decide di chiedere con il cuore

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mette in moto una serie di energie positive e vibrazioni che uniscono la sua idea iniziale alla realizzazione materiale della sua idea.

Per rendere chiara ancora di più la Legge di Attrazione faccio un esempio personale: in passato io pregavo sperando che una forza o una entità superiore risolvesse il problema o la situazione critica. Quindi immaginavo una specie di “deus ex machina” che interveniva per risolvere il problema o la situazione critica. Oggi quando prego io attuo questi passaggi:

1. Proietto la mia mente verso il successo del problema o della richiesta, ossia sono già convinto che il problema o la richiesta saranno esaudite e, in questo modo, trascendo il dubbio.

2. Dico la preghiera chiedendo con il cuore, ossia sentendo le vibrazioni delle emozioni positive che escono dal mio cuore. Prego con gioia.

3. Ringrazio.

Ho capito che non è tanto importante il tipo di preghiera, ma come viene eseguita la preghiera e ho anche capito che la richiesta non è mai esaudita istantaneamente, ma occorre che passi l’esatto tempo della nostra realtà prima che venga esaudita. Provate a rispondere a questa domanda: “un contadino semina un campo, quando raccoglierà i suoi frutti?”. La risposta è il tempo della nostra Realtà.

Riflettere coi principi della KabbalahStai attento a quello che chiedi. Potrebbe essere più di quanto

tu non sia in grado di sopportare.Talmud Babilonese, Chullin 59v

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KAPH

Dal libro della “Formazione” o “Creazione”:

“fece regnare la lettera “KAF” nella vita e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse VENERE nel Mondo, il quarto giorno dell’anno e l’occhio sinistro nell’anima maschile e femminile”. Cap IV, sez. XI

Il valore numerico della Kaph è 20

Il significato è: “palmo”

Riferimento biblico: «A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu. Gen 1:30

“La lettera KAF rappresenta la corona e la realizzazione. La sequenza talmudica dell’alfabeto insegna: se fai ciò che ALEF BET GHIMEL DALET dice, cioè se studi la Torah ed agisci a fin di bene, allora HE VAV, Dio, ti darà ZAIN HET TET YOD, sostentamento, accettazione, bontà e successione. Infine, Egli ti

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metterà una KETER (corona). (Shabbat 104a) Ci sono tre corone: KETER TORA’, KETER KEHUNA’ e KETER MALCHUT; la corona della Torah, la corona del sacerdozio e la corona reale, ma la quarta corona, KETER SHEM TOV (la corona del buon nome), è superiore a tutte e tre. (Avot 4:17)Il valore numerico di KETER (corona) è 620, e rappresenta la totalità delle mitzvot - 613 ordinate dalla Torah e sette mitzvot rabbiniche. (Guray Haari’)k come KAF (contenitore) ha un doppio simbolismo. Esso sta per il palmo della mano che serve da contenitore ed, allo stesso tempo, identifica la misura di quanto esso contiene. KAF quindi definisce la produttività e la realizzazione che risultano da uno sforzo mentale o fisico, così come la YOD, che sta per YAD (mano), indica potere e possesso. (Ibn Ezra)” (Akfabeto di Gabriele Levy)

La lettera Kaph, secondo la mia interpretazione, simboleggia la dualità Vita /Morte.

L’albero della Vita rappresenta la sintesi dei più grandi insegnamenti della Kabbalah. Sostanzialmente è il cammino di discesa delle anime che hanno preso forma su questa terra, ma è anche il cammino di risalita per ritrovare il Creatore. La Vita sono proprio le sfere energetiche (Sephirà) che ci illuminano il cammino attraverso lo sviluppo della consapevolezza e per ritrovare l’equilibrio del maschile e del femminile, presenti sia in noi stessi che nelle relazioni con le persone. Un cammino lungo e faticoso per ritrovare il Creatore. La vita, in questa lettera, si va ad intrecciare con il significato di “palmo”.

“Palmo” viene definito anche Adamo, il primo uomo, colui che ha in sé la Saggezza divina, colui che porta la Corona (Ketèr) ma anche colui che commette il peccato e che è costretto a sperimentare la sofferenza e la Morte per una sua scelta (Libero Arbitrio).

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Secondo la mia interpretazione, Morte vuole rappresentare una vita passata senza ricercare D-o.

Ritorniamo al significato della lettera Kaph: palmo.

Il palmo della mano ci permette di toccare con mano, vivere l’esperienza, crescere dal punto di vista spirituale e materiale. Con il “palmo” l’uomo prende su di se la responsabilità della crescita. Il palmo ci da la misura e il peso delle cose, il palmo tiene o ricuce la distanza, il palmo può fare una carezza ma può anche ferire trasformandosi in un potenziale schiaffo. Il palmo ci permette l’equilibrio tra corpo e mente, tra realtà e individualità.

Come afferma Shoshanna Cohen: “posare un palmo sull’altro è un atto e un segno di sottomissione, simile all’atto di inchinarsi ad un Re”.

Spunto di meditazione“Io posso sintonizzarmi con il fluire del tempo se non penso alla morte come la fine della vita. La morte è un passaggio di

stato non è il capolinea”

Nell’Universo tutto ha un principio e tutto ha una fine, compresa la nostra vita. Se immaginiamo una retta ci accorgiamo che la nostra esistenza ha avuto un principio fisico e avrà un termine fisico.

PIANO FISICO

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Non sta a noi stabilire quanto ci è dato vivere fisicamente, né ci è dato sapere come finirà la nostra vita fisica, tuttavia è palese che la nostra mente fa riferimento spesso alla nostra morte fisica e, ciò, diventa quasi un pensiero/compagno di vita. Psicologi, artisti, filosofi, musicisti di ogni epoca hanno, spesso, creato grazie ai concetti di vita e di morte, che sono concetti dicotomici, duali, ma che appartengono alla stessa retta. Oggi si è sempre più ossessionati dal concetto di morte fisica, si cerca in ogni modo di ritardarla, di evitarla con nuovi esperimenti, nuove creazioni scientifiche (clonazione ad esempio), ossia non si fa altro che combattere un mostro che ossessiona la nostra mente che, in questo caso, è proiettata solo sul piano materiale.

Proviamo invece a vedere lo stesso concetto dal punto di vista spirituale. In questo caso non c’è un principio e una fine, ma c’è un cerchio, un qualcosa che si ripete, un qualcosa che ritorna, un qualcosa che ciclicamente si potenzia e cresce. L’anima si fa carne sulla terra per superare delle prove, l’anima torna a D-o, l’anima se non ha superato delle prove ritorna sulla terra, l’anima ritorna, poi, nuovamente al Creatore. A questo punto dove è la Morte? Non esiste come concetto in sé e, dato che non esiste, non può essere rappresentata, e soprattutto non la si può temere.

La Kabbalah insegna proprio questo, di non restare solo su un piano prettamente fisico, ma di vivere la nostra vita per evolvere e innalzare la nostra anima a livelli superiori. La Kabbalah afferma che l’anima viene designata con 5 nomi:Nefesh (Sangue)Ruach (Soffio o Spirito)Neshamah (Personalità ed è collegata alla sorgente divina, ai Mal’akhim-Angeli)Chajiah (legata a Chokmah, Saggezza al di sopra dell’intelletto)Jechidah (la più elevata, collegata all’etereo, è pura, incontaminata) 73

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Jechidah (la più elevata, collegata all’etereo, è pura, incontaminata). L’uomo deve raggiungere la consapevolezza di tutti e 5 i livelli dell’anima perché come sta scritto nel Talmud: “L’anima dell’uomo proviene dal cielo e il suo corpo dalla terra”. Non entro nel merito della spiegazione dei 5 livelli dell’anima, anche se vi invito a prenderne visione, perché è molto interessante e illuminante . Quello che mi interessa sottolineare, qui, è l’approccio alla Vita.

Se approccio la vita per evolvere, la mia mente non sarà proiettata su un piano fisico e materiale e non avrà paura di finire, ma lavorerà per espandere la sua coscienza e per dedicarsi alle sfere energetiche che ci permetteranno di evolvere spiritualmente. In questo caso la mente si collega al fluire del tempo, ossia ad un qualcosa che dura in eterno e che non muta la sua essenza fatta di luce. La mente, se guidata da un approccio alla Vita e alla crescita, diviene uno strumento di creazione enorme, diventa un mezzo per godersi la vita ed esegue fedelmente quello che noi vogliamo avere e desiderare.

Riflettere coi principi della Kabbalah

E’ così maestoso l’essere creati da Dio che ci si scorda di essere stati creati.

RABBI SHLOMO CARLEBACH; tradizione orale

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PEH

Dal libro della “Formazione” o “Creazione”di Abramo:

“Egli fece regnare la lettera “PE” nel Dominio e le legò una corona e combinò una nell’ altra e formò con esse MERCURIO nel Mondo e quinto giorno nell’anno e l’orecchio sinistro nell’anima maschile e femminile”. Cap IV, sez. XII

Il valore numerico della lettera Peh è 80

Il significato è: “bocca”

Riferimento biblico: “Mosè disse: Perdonami, Signore mio, invia il tuo messaggio per bocca del Re Messia, che deve venire alla fine dei giorni” Esodo 4,13

“La lettera PEH rappresenta parola e silenzio. La PE sta per PEH (bocca), l’organo della parola. Dio creò l’uomo e “gli ispirò nelle narici il soffio vitale, e l’uomo divenne essere vivente”. (Genesi 2:7) Onkelos sostiene che il termine essere vivente è da interpretare come “anima che parla”. Rashi commenta che ciò che differenzia l’uomo dagli animali è la

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capacità di fare un discorso intelligente. La capacità di parlare porta l’uomo in cima alla graduatoria delle quattro categorie di esistenza: DOMEM (silente): TZOMEACH (germogliante); HAI (vivente) e MEDABER (parlante). (Maharal)La Kabbala nota che la PE è formata da una KAF ed una YOD. La KAF rappresenta KLI’ (contenitore), che contiene la YOD, ovvero la spiritualità. La YOD nella KAF rappresenta lo spirito contenuto nel corpo umano, oppure un uccello in gabbia (il Messia), oppure, ancora, i Dieci Comandamenti nell’Arca. (Magen David)” (Alfabeto di Gabriele Levy)

La Lettera Peh simboleggia la dualità Potere/Sudditanza. Il potere, a mio parere, inteso come la capacità di riuscire a vincere sulla re-attività nel momento cui ci relazioniamo con gli altri ed esponiamo i nostri concetti, sudditanza, invece, quando siamo presi dai nostri istinti primordiali e finiamo per aprire bocca e dare vita ad conflitto nell’ambito della relazione. Occorre porre attenzione sul fatto che oggi il potere viene, spesso, visto come uno strumento per governare il prossimo e quindi può avere varie forme ed esprimersi in varie modalità, tuttavia ogni forma di potere proiettato sul prossimo, gioca un ruolo essenziale sulla psiche dell’altro. Secondo Hillman il potere che una persona vuole conquistare sugli altri può avere varie espressioni, qui citerò quelle più comuni:

• Controllo: quando un essere umano “lotta” per conquistare il potere sugli altri al fine di assumere il controllo (comandare) o per avere il controllo (impadronirsi).• Ufficio: quando il bisogno di potere non è espresso in modo chiaro ma è solo latente, è dunque vissuto come la poltrona da occupare. • Narcisismo: quando la persona cerca di fare impressione

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e attraverso la sua immagine e, quindi, conquistare terreno con l’ammirazione, il riconoscimento da parte degli altri.• Esibizionismo: quando la persona gioca sempre la sua immagine, ma stavolta su un piano sessuale. Chi vuole conquistare il potere consuma tutte le sue energie fisiche cercando di attirare l’attenzione su di sé attraverso pulsioni sessuali latenti.• Reputazione: quando la persona cerca di assumere il potere sugli altri attraverso la fama, ossia la rincorsa ad una opinione pubblica positiva. La persona che cerca questo tipo di potere non fa altro che cercare di diventare famosa.• Influenza: quando la persona assume il potere attraverso la propaganda, la manipolazione, quindi attraverso una comunicazione non trasparente, quindi subdola.• Autoritarismo e tirannia: quando il potere da assumere sugli altri è basato sullo sfruttamento, il dominio, il soggiogamento fisico e psichico.

Ad una lettura attenta dei vari tipi sopra citati, diviene immediatamente chiaro un desiderio egoistico che spinge l’essere umano ad assumere un determinato tipo di potere perché spinto dal suo Ego primordiale, quindi negativo e distruttivo. Questi tipi di potere sono solo il risultato di personali proiezioni egoistiche e sono riversati verso l’esterno, ossia verso l’altro diverso da Sé.Proviamo ora a invertire la tendenza e a vedere come divenire padroni di se stessi, perché, come sempre, per poter trasmettere qualcosa di veramente costruttivo agli altri, bisogna prima averlo vissuto.

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Spunto di meditazione “Il grande potere è amare il prossimo come me stesso.

Quando il mio soffio divino arriverà alla mia bocca io userò parole di amore verso il prossimo”

“Ama il prossimo tuo come te stesso”. Questo è uno dei principi fondamentali della Kabbalah. Ma poniamoci una domanda inversa: come si può amare il prossimo se non si ama, innanzitutto, se stessi? In questa domanda, a mio parere, sta la chiave dell’amare il prossimo. Una volta, non molto tempo fa, ero alle prese con un partecipante in aula. La persona in questione non riusciva a portare avanti i rapporti interpersonali affettivi. Li chiudeva sempre nello stesso identico modo: finiva il rapporto e preferiva fuggire perché non voleva mettersi in discussione. Era schiavo del suo ego, ossia dei suoi schemi mentali. Questo modo di funzionare è proprio l’emblema del non amare se stesso. Ringrazio infinitamente quel partecipante perché mi ha dato la possibilità di invertire l’affermazione Kabbalistica e capirla fino in fondo.

Quando apriamo la nostra Peh, ricordiamoci che siamo imperfetti e che siamo limitati dalle nostre percezioni. Questo ci aiuta a comprendere che tutti sono come noi, imperfetti e limitati. Quando l’alito divino arriva alla Peh, cerchiamo di usare sempre le parole giuste. Volere bene al prossimo è volere bene a se stessi e, vuol dire, permettere alla nostra anima di aprire le relazioni in modo efficiente ed efficace.

Se vi trovate coinvolti in una brutta discussione, restate in silenzio e datevi il tempo di ricevere l’ispirazione per poter dire le parole giuste.

Questo è il segreto del Potere.

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Il segreto è “togliersi di mezzo” non “entrare nel mezzo”.

La comunicazione è l’aspetto più importante di una relazione ed è basata su contenuto e relazione: il contenuto è ciò che dico, mentre la relazione rappresenta il come lo dico (corrisponde al secondo assioma di Watzlawick)

E’ proprio la relazione il nodo cruciale della comunicazione, perché da questa dipende la modalità con cui avviene lo scambio, scambio che può essere basato sul confronto o sullo sconto. Nel momento in cui si attiva lo scontro ci si accorge, immediatamente, dello squilibrio di relazione. Gli squilibri di relazione dipendono dall’atteggiamento che si assume:

1. perché, sicuramente, uno dei due interlocutori si è messo su un piano di superiorità, mentre l’altro, perché obbligato (anche se non lo si è mai obbligati), si è messo in una posizione di inferiorità. Watzlawick definisce queste due posizioni: posizione UP e posizione DOWN. 2. L’atteggiamento di superiorità diviene ancora più dannoso se entrambi gli interlocutori assumono la posizione UP. In questo caso entrambi vogliono dimostrare di essere i più bravi, i migliori e questo tipo di atteggiamento porta allo scontro verbale e non costruttivo.

Quello che realmente manca, in questi tipi di atteggiamento, è l’ascolto che è la componente importante per la riuscita di uno scambio di informazioni che faccia crescere gli interlocutori.

Il comunicatore efficace non assume una posizione up o down, ma ascolta e trasmette messaggi chiari e costruttivi.

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Il comunicatore efficace è ASSERTIVO perché riesce ad equilibrare ciò che dice e come lo dice. In sostanza l’assertivo non assume un atteggiamento di superiorità o di vittima, ma si mette sullo stesso piano dell’interlocutore, perché quello che gli interessa è la crescita personale.

In questo caso il segreto è “stare nel mezzo”, non “togliersi di mezzo” o “primeggiare”.

Riflettere coi principi della Kabbalah

“La capacità di comandare non ha molto a che fare con il successo accademico, quanto piuttosto con il modo in cui si è

capaci di guidare consapevolmente la propria vita”

Safer ha-Zohar, vol. 2, f.20v

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RESH

Dal libro della “Formazione” o “Creazione”:

“Egli fece regnare la lettera “ RESH” nella pace e le legò una corona e combinò una nell’ altra e formò con esse SATURNO nel Mondo e il sesto giorno nell’ anno e la narice sinistra nell’ anima maschile e femminile” Cap. IV sez.XIII

Il valore numerico della lettera Resh è: 200

Significato: “Qualcosa”

Riferimento biblico: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò...” Genesi 1,27

La lettera Resh rappresenta la dualità Pace-Guerra. Questa dualità è spesso presente nei rapporti coppia o relazioni d’amore.

“La lettera RESH rappresenta scelta tra grandezza e degradazione. Il Talmud sostiene che la RESH sta per RASHA’ (malvagio). Nella

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Hagadà di Pesach uno dei quattro figli è il malvagio. Gli altri tre chiedono spiegazioni ai genitori “quando tuo figlio domanderà” (Deuteronomio 6:20), mentre il malvagio dice a suoi genitori “e quando i vostri figli vi diranno” (Esodo 12:26), in modo da disconoscere i comandamenti di Pesach. Quando vi è fede, non ci sono più domande, quando non vi è fede non ci sono più risposte. (Chafetz Haim)Il Midrash nota che la parola HATZUR (la roccia), parola che allude ad una natura tenace e forte, si può leggere alla rovescia come ROTZE’ (vuole). Così come la TZUR (roccia) si può trasformare in ROTZE’ (volontà), il rifiuto si può trasformare in propensione. Sebbene la RESH allude al RASHA’ (malvagio), essa contiene in sè la speranza per la sua redenzione”xii (Alfabeto di Gabriele Levy)Come Eva fu la compagnia di vita di Adamo e, insieme sua rovina, così Adamo fu il compagno di Eva e, insieme suo complice. Nei rapporti di coppia spesso si assiste a momenti di esaltazione e momenti di “depressione”. Perché questo? Semplicemente perché a volte i due sono nella Luce (immagine), a volte, invece sono nel Bisogno (somiglianza). Quando la coppia è nella “sfera” della somiglianza non vede chiaramente l’immagine ed è presa da bisogni fisici o materiali che vanno ad oscurare il Desiderio di evolvere e costruire assieme. In definitiva viene oscurato quel “qualcosa” che è la spinta che ci ha permesso di unirci e costruire qualcosa di importante. Molto spesso le persone dimenticano la scintilla iniziale, quella fiamma che ha dato vita alla comunione di due anime e due corpi.La scintilla è quel “qualcosa”.

Spunto di meditazione“La mia anima sa perfettamente la differenza tra Amore e Bisogno. Il Bisogno soddisfa il mio corpo fisico, l’Amore

soddisfa la mia essenza”

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Come dice Yehouda Berg “nel nostro mondo di oggi […]: ci si conosce, ci si innamora, e solo poi ci si sposa”xiii . In realtà l’Amore è un desiderio che viene prima di un bisogno di avere Amore. Non posso soddisfare un bisogno se prima non ho chiaro in me il desiderio che voglio soddisfare.

Molte persone vivono di flirt, infatuazioni, innamoramenti, ma hanno sempre quella sensazione di vuoto che li accompagna. Quel vuoto è il Vaso del Desiderio, chiamato Amore, che non viene “riempito”, semplicemente perché non sono rivolti con lo “sguardo” verso l’essenza principale, ma i loro occhi guardano al proprio interesse, alla propria aspettativa.

L’amore richiede sforzo, impegno, volontà, intenzione. Solo quando avremo fatto “tesoro” di tutte queste componenti, ci sarà la giusta ricompensa. Quando una persona mette sforzo, intenzione, volontà, impegno, deve essere perfettamente consapevole che può ricadere nella trappola dell’odio e aprire dinamiche conflittuali con il proprio partner. Ma è in questi momenti che i due, come una sola anima, devono aprire la “porta” e riportare il “lupo” dall’ “agnello”.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Il cielo reagisce nel migliore dei modi quando sulla terra vi è passione, perché allora quella passione sale al cielo come un fuoco sacro e suscita il desiderio del cielo di rispondere con la

pioggia. Lo stesso fa la femmina, che è la terra, quando suscita il desiderio del maschio, che è il cielo. Allora il cielo risponde facendo scendere la pioggia e impregnando la terra perché

essa possa generare i suoi figli.

Safer ha- Zohar, vol. 1, ff. 29 v, 35 r. e 46 r-v.

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TAV

Dal libro della “Formazione” o Creazione”:

“fece regnare la lettera “TAV” nella bellezza e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse GlOVE nel Mondo e il giorno di Sabato nell’anno e la bocca nell’anima maschile e femminile.” Cap. IV Sez. XIV

Il valore numerico della lettera Tav è: 400

Il significato è: “segno”

Riferimento biblico: “Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono...” EZ. 9,4

“La lettera TAV rappresenta verità e perfezione. Le lettere SHIN e TAV sono vicine nell’alfabeto, nonostante esprimano concetti opposti: SHIN sta per SHEKER (falso) e TAV sta per EMET (verità). (Shabbat 104a) Contrariamente a molti altri casi, in cui è la prima lettera del nome a dare il significato, nel caso di EMET (verità), l’ultima lettera, TAV lega il nome al

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significato. Questo allude alla natura della verità: anche se all’inizio essa pare essere meno attraente della falsità, alla fin fine la verità prevale.La verità è eterna, ma quando le viene tolta la ALEF, che è il più piccolo valore di EMET (verità), allora rimane la MET (morte). (Maharal)” (Spiegazione di Gabriele Levy)

La lettera Tav rappresenta la dualità Grazia/Indegnità. Grazia intesa come riconoscimento della propria spiritualità e della propria missione che siamo chiamati a portare a termine. Indegnità intesa come il trascorrere la propria esistenza solo per la costruzione di opere materiali, a scopo di arricchimento, senza avere il minimo interesse per ciò che siamo chiamati a essere e a fare. Grazia intesa anche come senso di gratitudine quando riusciamo a superare un momento di difficoltà o stasi, o come stato emotivo che riusciamo a raggiungere quando superiamo e vinciamo su noi stessi.

Concedetemi una piccola divagazione che si lega benissimo con il concetto di Grazia.

Ho scoperto recentemente che la Tav corrisponde, foneticamente, alla lettera Tau greca. La Lettera Tau era usata dai Greci stessi per indicare, in matematica, la Sezione Aurea. Fu Mark Barr, poi, a sostituire la Tau con il Phi greco in onore di Fidia, che usò la Sezione Aurea per tutte le sue opere.

La Sezione Aurea è basata sul numero d’oro 1,618.

Questo numero ha ispirato tantissimi artisti, architetti, ingegneri di ogni epoca. Sicuramente la scoperta più sensazionale fu quella di Fibonacci che, grazie al numero d’oro, riuscì a estrapolare la sua famosa sequenza. La sequenza di Fibonacci per i primi 13 numeri è questa:

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0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55 89, 144

La successione di Fibonacci possiede moltissime proprietà di grande interesse. Certamente la proprietà principale, e maggiormente utile nelle varie scienze, è quella per cui il rapporto Fn / Fn-1 al tendere di n all’infinito, tende al numero algebrico irrazionale chiamato sezione aurea o numero di Fidia.xiv

Questo che segue mostra la stretta connessione tra sequenza e numero d’oro:

Come dice Gregg Braden: “questo rapporto universale sembra rappresentare il modello del canone di bellezza accettato nel mondo”xv.

Tutto l’Universo è basato sulla Sezione Aurea o numero d’oro. Per avere dei riferimenti matematici basti prendere un semplice metro di misurazione e seguire le indicazioni: 1. calcolare l’altezza totale del proprio corpo

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1. calcolare l’altezza totale del proprio corpo, 2. dopo di che calcolare l’altezza dai piedi all’ombelico;3. infine, dividere l’altezza totale per l’altezza parziale.

Altro esempio molto divertente:1. Calcolare la lunghezza del proprio braccio dal dito medio alla spalla;2. Calcolare ora dal dito medio al gomito3. Dividere lunghezza totale per lunghezza parziale

La stessa proporzione la ritroviamo nelle spirali dei tornadi, nei fiori quando nascono, nelle galassie.

Il Tau è stato ripreso anche da Francesco di Assisi. Un uomo che ha saputo “vedere” con occhio divino la sua missione. Un uomo che ha fatto dell’umiltà un bene prezioso per elevare la sua coscienza e arrivare fino al completamento del suo scopo esistenziale. Il Tau chiude un ciclo di ascesa spirituale, se visto ai massimi livelli di crescita, ma può essere visto anche come un bagliore improvviso che in certi momenti della nostra vita ci regala un’aura di radiosità e felicità che facciamo fatica a contenere. Quando siamo permeati dalla Grazia tutto ci riesce facile, le persone ci ammirano, vengono da noi e noi andiamo da loro, al solo scopo di costruire qualcosa di importante. Quando siamo nella Grazia la nostra ispirazione arriva a livelli altissimi e il cuore è appagato.

Spunto di meditazione “Io sono la casa di D-o e ho la capacità di affrontare la vita

con Amore, per far divenire la casa un Tempio”

Nei momenti di conflitto, l’essere umano ha la capacità di spostare il punto di attenzione dal lamento inutile alla gratitudine. E’ nel momento del conflitto interiore che l’uomo ha la possibilità di cambiare il suo stato emotivo, da indeciso e bloccato sul piano

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dell’azione, a deciso e costruttivo. In questo modo si acquista anche la giusta flessibilità mentale che permette di accogliere le diversità e i diversi punti di vista. “Il conflitto è lo scontro tra diverse opzioni (o forze) che hanno la stessa intensità, ma direzioni differenti”xvi, grazie a questa bellissima definizione possiamo tranquillamente scegliere se fare parte della forza oscura che non ci permette di evolvere, o se scegliere la forza della scelta consapevole, che ci porta verso la giusta decisione.

La Grazia non è uno stato che si raggiunge solo perché abbiamo deciso di dedicarci completamente agli altri o perché siamo riusciti ad entrare in una dimensione più elevata, ma è uno stato che si raggiunge anche per un semplice gesto, o perché siamo riusciti in un’impresa che ci sembrava impossibile. E’ proprio in quell’attimo che sentiamo dentro di noi una “forza” che è indistruttibile e che regala al nostro viso un sorriso radioso. E’ questo il “segno”.

Il segno è anche la chiamata che riusciamo a intravedere e poi rendere parte di noi. Ho sempre pensato che fare lo psicologo per me fosse la strada giusta, non mi sono mai chiesto il perché, ho solo capito, con il passare degli anni, che volevo aiutare coloro che erano in difficoltà.

Ringrazio infinitamente D-o per avermi dato la possibilità di vedere, ora chiaramente, la mia chiamata.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Quando sperimenti qualcosa di buono nella vita, sii grato per le benedizioni che vengono riversate su di te dal Creatore, ma non sentirti vincolato da un debito emotivo. […] Basta che tu

ringrazi, non è necessario che tu cerchi di restituire nulla a Dio.

XVIII Sec, RABBI CHAYYM DI Volozhin in Nefesh ha-Chayym 2, 2 par. 2

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LE 12 LETTERE SEMPLICI

Dal libro della Formazione di Abramo:

“Dodici Semplici : HE, VAV, ZAIN, CHET, TET, YOD, LAMED, NUN, SAMECH, AYIN, TSADI, KOF. Il loro fondamento è la conversazione, il riflettere, il cammino, la vista, l’udito, l’accoppiamento , l’odorato, il dormire, la rabbia, il mangiare e il ridere.” Cap. V, sez I

Le 12 lettere semplici ci aiutano a riflettere sulla positività delle dodici azioni, fondamentali per trovare l’equilibrio che ognuno ricerca ogni giorno della sua vita. Personalmente ho trovato molto divertente scoprire come già 5000 anni fa esistessero dei miei “colleghi” che sapevano perfettamente quale fosse la “via” dell’evoluzione.

Ho sempre creduto, e la Saggezza della Kabbalah lo conferma da migliaia di anni, che oggi non siamo così diversi da ieri. Abbiamo tecnologia, velocità di informazione, mezzi per muoverci velocemente, comunicazione in tempo reale anche se ci troviamo a migliaia di km di distanza, ma la nostra intelligenza non è cambiata di una virgola. I fondamenti restano queste 12 lettere che, oggi come ieri, guidano l’essere umano verso una crescita interiore.

Credo che ci siamo evoluti da un punto di vista materiale, ma ci siamo dimenticati di noi stessi, di quello che ci circonda, di quello che non si “vede”, ma che è più reale di ciò che sta sotto i nostri occhi. Quel qualcosa che non si vede ci guida ogni giorno e dà in modo illimitato, ma bisogna premere il giusto interruttore per poter ricevere.

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Page 46: KABBALAH E ASTROLOGIA

Vi sta parlando un uomo che, per gran parte della sua vita non ha creduto, perché aveva bisogno di vedere e misurare. Un uomo che aveva bisogno della spiegazione logica e razionale per ogni evento manifesto o miracoloso. Poi, un giorno, è accaduto che il mio ricercare sempre una spiegazione logica ha incontrato un muro insuperabile, ha incontrato quel “qualcosa” che ti entra dentro e ti sussurra: “volgi lo sguardo dentro, non fuori di te”. Qualcuno definisce questo bagliore improvviso illuminazione, qualcun altro insight, qualcun altro ancora cambiamento, io personalmente preferisco chiamarlo CONSAPEVOLEZZA.

Spero che queste 12 lettere vi portino verso quella magia della consapevolezza che come un raggio di sole, illumina l’anima e la fa ballare felicemente, perché viene riconosciuta e viene aiutata ad espandersi verso l’esterno.

Anche in questo caso, per coerenza, ho voluto rispettare alla lettera il libro della Formazione di Abramo e ho interpretato ogni lettera per come io l’ho vissuta.

D’altronde si insegna solo quello che si è vissuto, chi prova ad insegnare, senza aver vissuto, non fa altro che predicare.

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HEH

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“fece regnare la lettera “HE” sulla Parola (Parlare) e legò a lei una corona e combinò una nell’altra e formò con esse: l’Ariete nel mondo e Nissan (Marzo-Aprile) nell’anno e il piede destro nell’Uomo.” Cap V, sez I

Il valore numerico della lettera Heh è: 5

Il significato è: “prendere”.

Riferimento biblico: “Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole” Genesi 11,1-9

“La HE denota Creazione in “Tali sono le origini del cielo e della terra quando furono creati” (Genesi 2:4). La parola MEHIBARAM (quando furono creati), può essere divisa in due: BEH’ BARAM (Egli le creò) con la lettera He Egli le creò (Otiot Rabbi Akiva). Abramo fu la prima persona a percepire che la natura è soggetta alla volontà di un Essere Superiore. Al suo nome originario AVRAM fu aggiunta una lettera, la HE, appunto, e fu chiamato

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Page 47: KABBALAH E ASTROLOGIA

AVRAHAM. Questo nome è un riordinamento della parola BEHIBARAM”. (Alfabeto di Gabriele Levy)

Secondo i Kabbalisti, in principio, tutti i popoli della terra erano riuniti in Mesopotamia e gli uomini erano un’unica razza e parlavano tutti la stessa lingua. Poi gli uomini si separarono dalla Natura e dopo essersi separati da questa, decisero di separarsi anche tra di loro. Un ceppo si diresse ad Est e uno a Ovest dando vita alle nazioni che conosciamo noi oggi. In definitiva crearono il mondo occidentale e il mondo orientale.

Quindi guardando con occhio attento, si passò da uno stato di comprensione e unità ad uno stato di incomprensione e distacco.

Il distacco lo ritroviamo, oggi, nelle nostre comunicazioni dove, spesso, le persone non si sforzano di comprendere gli altri per arrivare ad avere un quadro completo del messaggio che viene trasmesso, e il risultato è una comunicazione distorta, basata su paradigmi individuali, o visioni univoche. Il distacco nasce nel momento in cui due persone restano sulle loro posizioni non mettendosi affatto in discussione. L’essere umano ha la capacità di comprendere, se vuole, l’interlocutore e instaurare con lui un rapporto costruttivo e di scambio. Quando ci sforziamo di comprendere lo stato emotivo dell’altro attiviamo una unione, invisibile ad occhio umano, che ci permette di entrare nell’altro e trovare un punto di intesa.

Spunto di meditazione “Io ho il potere di entrare in sintonia con un altro essere

umano e sentire, attraverso la mia essenza divina, il suo stato emotivo per costruire una nuova torre di babele che ci unisca

e ci porti verso l’entusiasmo di una crescita spirituale”

L’empatia, dal greco εμπαθεια (composta da en “dentro” e pathos 90

pathos “sentimento), è la capacità che ha qualsiasi essere umano di comprendere i sentimenti di un’altra persona. Sostanzialmente è un mettersi nei panni dell’altro per arrivare a comprendere il suo stato emotivo.

Vi passo un metodo che applico di solito:1. Libero la mente da pregiudizi;2. Attivo il mio cuore e con esso la trasmissione emotiva;3. Presto attenzione, simultaneamente, alla posizione del corpo e alla mimica facciale dell’altro;4. Ascolto con attenzione le vibrazioni che arrivano dal cuore dell’altro;5. “Leggo” e comunico all’interlocutore il suo stato emotivo, ma, per conferma, chiedo se la mia percezione è stata corretta;

Questo metodo, frutto di allenamento e intuizione, mi ha portato grandi risultati sul piano professionale e mi ha aiutato nei momenti di difficoltà nella comunicazione. E’ vero che richiede un grande impegno fisico, infatti alla fine siamo un po’ stanchi, ma la ricompensa è molto alta.Quando riusciamo ad entrare in Empatia con un altro essere umano, tutto riesce più semplice e la comunicazione divine più fluida. Sul piano relazionale non si sta più sulla competizione, ma sulla collaborazione.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Prima di iniziare a parlare, le acque della coscienza scendono sulle ali del polmone e risvegliano il suono. Allora il suono si eleva attraverso il fuoco che sale dal cuore per diventare

linguaggio, portato dal caldo fiato della bocca.

Sefer ha-Zohar, vol. 4, f. 227 v91

Page 48: KABBALAH E ASTROLOGIA

VAV

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“Egli fece regnare la lettera “VAV” nella Mente (Riflessione) e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse il Toro nel Mondo e Iyar (Aprile - Maggio) nell’anno, e il rene destro dell’Uomo.” Cap V, sez. VI

Il valore numerico della lettera Vav è: 6

Il significato è: “uncino” o “gancio”

Riferimento biblico: “Dalla tua presenza venga alla luce il mio diritto;gli occhi tuoi riconoscano la rettitudine.” Salmi 17:2

“La lettera VAV rappresenta completezza, redenzione e trasformazione. La sesta lettera dell’alfabeto ha il valore di sei, il numero che rappresenta il completamento: il mondo fisico è stato completato in sei giorni e così un oggetto che si autocontiene ha sei lati: sopra e sotto, destra e sinistra, davanti e dietro (Maharal) In maniera analoga il popolo ebraico è completo, autocontenuto

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ed unico; al momento di ricevere la Torah, il popolo ebraico fu censito e risultarono esserci 600.000 anime, corrispondenti alle 600.000 lettere della Torah (Maharal)

La lettera VAV è la congiunzione: essa unisce concetti molteplici ed anche opposti. Essa rappresenta il legame tra cielo e terra, ed ha la forma di un gancio. La VAV unisce le parole per formare frasi, unisce le frasi per formare paragrafi, unisce i paragrafi per formare capitoli ed unisce i capitoli per formare libri. La vav implica relazione tra eventi e continuità tra le generazioni. L’assenza di una VAV all’inizio di un nuovo capitolo della Torah indica l’inizio di una nuova era o di un nuovo soggetto” (Alfabeto di Gabriele Levy)

Ogni essere umano brilla di luce propria, ha in sé lo spirito divino che, come un uncino, è legato all’energia suprema o Ein Sof. Io credo fermamente:

1. che scegliamo di venire da quella dimensione;

2. che scegliamo, come anima, addirittura i nostri genitori;

3. che veniamo nel mondo fisico per superare delle prove al fine di far evolvere la nostra anima;

4. che la nostra anima, una volta lasciato il mondo fisico, ritornerà a Ein sof e si ricollegherà al mondo energetico supremo.

5. che la nostra anima, se alcune prove non saranno state portate a compimento, ritornerà per superarle in modo definitivo.

Ma quando siamo qui nel mondo fisico dobbiamo comprendere 93

Page 49: KABBALAH E ASTROLOGIA

che anche gli altri sono parti di Ein Sof e che sono qui per superare delle prove. Ecco perché non credo che esistano persone malvagie dalla nascita. Quindi, credo che dobbiamo darci il tempo di riflettere se essere chiusi in sé stessi e quindi rigidi verso il mondo esterno, oppure essere aperti e disponibili verso ciò che ci circonda. Questa, secondo me, è la grande capacità di un essere umano: riflettere, ossia rispecchiarsi, per poter agevolare l’apertura degli altri verso di sè.

Spunto di meditazione “Io sono consapevole che la mia anima vuole espandere la

propria coscienza, qui in questo mondo fisico. Devo allenare la mente alla riflessione per raggiungere

l’equilibrio interiore.”

Molte persone faticano ad essere aperte, quindi preferiscono chiudersi e assumere un atteggiamento di controllo verso tutto e tutti. Il problema è proprio nella parola controllo che è indice di poca apertura e confronto, in definitiva è un meccanismo mentale che fa presumere di essere al sicuro, ma in realtà non permette l’evoluzione mentale e spirituale.

Riflettere è invece la capacità di rispecchiarsi, di vedere i nostri limiti, di essere disponibili, di essere amichevoli e di aprire le porte del dialogo e del confronto. Riflettere è proprio il mettersi alla prova per superarsi. Pensate solo un attimo alla persona che si ferma, riflette e si mette in discussione per superare i suoi limiti grazie al confronto con un’anima diversa, ma ugualmente importante. Quanto ci guadagna?

Riflettere è come mettersi allo specchio e guardarsi dal di fuori. Ci sono alcuni che la chiamano AUTOCONSAPEVOLEZZA.

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La Kabbalah da enorme importanza anche alla riflessione interiore per riuscire a raggiungere i livelli superiori della nostra anima, tuttavia, e questo è un elemento fondamentale, non si può pensare di riuscire a scalare i vari livelli spirituali da soli. Una persona che vuole riuscire a far questo salto, deve confrontarsi, deve aprire il suo cuore e la sua mente all’altro diverso da Sé.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Quanto tu sia retto non è determinato da quanto tu pensi di essere santo in virtù della tua osservanza religiosa, ma da

come vivi con gli altri, da come ti relazioni con le altre creature e da quanto profondamente tu ti sforzi di comprenderle.

Proverbi 12, 10

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Page 50: KABBALAH E ASTROLOGIA

ZAYIN

Dal libro della Formazione o Creazione:

“Egli fece regnare la lettera “ZAYIN” nel Movimento (Cammino), e legò a lei una corona e combinò una nell’altra e formò con esse i Gemelli nel mondo e Sivan (Maggio-Giugno) nell’anno e il piede sinistro nell’Uomo.” Cap V, sez. VII

Il valore numerico della lettera Zayin è: 7

Il significato è: “tempo” (Zman)

Riferimento biblico: “E Mosè disse al popolo: «Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che il SIGNORE compirà oggi per voi; infatti gli Egiziani che avete visti quest’oggi, non li rivedrete mai più.” Esodo 14:13

“La lettera ZAIN rappresenta spirito, sostentamento, lotta. Il valore numerico di ZAIN è sette. Come tale, la lettera denota i valori spirituali che erano alla base della Creazione. Dio creò l’universo in sei giorni, ed il settimo giorno si riposò. Lo Shabbat rimane l’eterno ricordo che l’universo non potrà durare se

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non sarà continuamente permeato dagli aspetti spirituali rappresentati dal numero sette, che è in sé il simbolo dell’essenza di Dio. (Maharal) Rabbi Shimon Bar Yochai dice: Lo Shabbat andò da Dio lamentandosi: “ogni giorno della settimana ha il suo partner (il primo col secondo, il terzo col quarto, il quinto con il sesto), mentre io sono solo”. Allora Dio disse: “ Israele è il tuo partner”. Quindi, quando Dio pronunciò il Quarto Comandamento sul monte Sinai “Ricorda il giorno dello Shabbat per santificarlo” (Esodo 20:8), implicò con ciò il dovere di Israele di portare spiritualità nell’esistenza terrena. (Bereshit Rabbà). (Alfabeto di Gabriele Levy)

La lettera Zayin mi ha colpito per due motivi: il suo significato intrinseco e il suo numero.

Il significato è il cammino e, nella nostra mente, c’è un qualcosa che cammina e non si ferma mai: il tempo.

I tempo è un’illusione, così come lo spazio, perché sono creati esclusivamente dalle nostre percezioni sensoriali, quelle stesse percezioni che mandano informazioni alla nostra mente che, inevitabilmente, ci imprigiona in un determinato spazio e in un determinato tempo. Il tempo e lo spazio sono illusioni perché ognuno li percepisce a suo modo. Pensate davvero ,per un momento, a quanto può essere reale un qualcosa che ognuno di noi vede e sente diversamente. La risposta è semplicemente questa: se fosse reale sarebbe percepito e vissuto da tutti nello stesso identico modo!! I nostri sensi, chissà per quale oscura ragione, falsificano la realtà e la rendono personale.

Un piccolo cenno anche al numero della lettera Zayin. Il numero è il 7, che è il numero del Creatore nella Torah:

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• 7 i giorni della Creazione• 7 i profeti di Israele• 7 occhi di D-o che vegliano su tutto il creato• 7 i cieli e 7 i mari• 7 le lettere doppie• 7 i pianeti che influenzano l’uomo• 7 i giorni della settimana

Spunto di meditazione “Io sono consapevole che il risultato non è più importante della causa. Il “soffio divino” che è in me non conosce né il

passato, né il futuro, ma vive qui e ora.”

Nella Kabbalah, impariamo che c’è sempre qualcosa di più elevato in una “causa”, che nel suo risultato. Questo concetto è di basilare importanza. Ci sprona a non restare fissi mentalmente sul futuro creandosi un’aspettativa, ma a lottare con determinazione, qui e ora, per tagliare i traguardi che ci meritiamo. Da un punto di vista psicologico il tempo, se vissuto come una pressione esterna, porta a danni devastanti sul benessere della nostra psiche.

Provo a spiegare meglio il concetto con la stessa situazione vissuta con tre proiezioni temporali diverse create dalla mente:

1. Una persona deve comprare una casa però la sua mente è proiettata nel futuro: magari si immaginerà la sua vita in quella casa, i mobili che abbelliranno l’ abitazione e addirittura la sua vecchiaia. In sostanza si creerà tutta una serie di aspettative che, se non saranno soddisfatte, provocheranno rabbia e frustrazione. Il tempo mentale, proiettato nel futuro, può provocare anche preoccupazione o ansia. La preoccupazione e

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la stessa ansia costruiscono i falsi obiettivi, i cosiddetti sogni senza meta.2. La stessa persona deve comprare la casa, ma la sua mente è proiettata solo al passato: magari sarà bloccato dalla voce della mente che gli farà rivivere un fallimento di un matrimonio con un’altra donna, o magari sarà bloccato perché, in passato, uno dei due genitori l’ha sempre fatto sentire una persona che non avrebbe mai costruito qualcosa di buono nella sua vita. Sono due esempi molto forti, lo capisco, ma rendono l’idea di quanto una mente proiettata nel passato possa provocare uno schema mentale che blocca sul piano della riuscita personale.3. Sempre la stessa persona deve acquistare la casa, ma la sua mente vive nel qui e ora: sarà tranquillo, sereno, non vivrà le pressioni e acquisterà la casa con gioia. In questo caso la sua mente rende il sogno, un obiettivo concreto e realizzabile.

Perché questo? Perché nei primi due casi la mente è proiettata sul risultato, mentre nell’ultimo caso la mente è proiettata sulla causa. Il tempo può essere vissuto come una proiezione di un proprio schema mentale non elaborato:

• Meteorologico: quante persone avete conosciuto che erano felici o tristi solo perché c’era il sole o la pioggia? Queste persone sono condizionate mentalmente dal meteo, ma in realtà sono condizionate inconsciamente da una loro insicurezza.• Tempo da polso: che può essere pianificato, ma se il tempo da polso vince su di noi, noi andiamo incontro a stress psicologico. E’ la famosa fretta che si esplica:

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“NON HO MAI TEMPO…IL TEMPO NON BASTA MAI!!” • Tempo futuro: in realtà non esiste ma è costruito dalla nostra immaginazione che spesso da vita ad aspettative e preoccupazioni, se non addirittura ansie. • Tempo passato: basato sui nostri ricordi. In realtà anche questo tipo di tempo non esiste ed è costruito su un vissuto e una interpretazione mentale del vissuto. Il ricordo negativo crea uno schema mentale.

L’anima non conosce futuro, né passato, non interpreta, non si aspetta nulla,vive il tempo come uno solo che non scorre mai. Vive qui e ora!!!

Provate a farvi questa domanda, ma prima sgomberate la mente dal futuro e dal passato:“Di cosa ho bisogno qui e ora?”Ora rispondete. Se la risposta è niente!!! Avete compreso il tempo del qui e ora dell’anima.

Se proprio non riuscite a staccarvi dal vostro passato provate a trasformare il vostro passato nel futuro. Il passato è fatto di ricordi, prendete quelli positivi e riversateli nel futuro. Tuttavia il vivere qui e ora è il segreto della Bibbia e della Torah.Riflettere coi principi della Kabbalah

Vi sono sette regni sulla Terra, ciascuno con il suo attributo: Ahdamah conferisce pace, teh’vel conferisce ricchezza,

gey’a conferisce potere, yabashah conferisce potenziale, eretz conferisce sapienza, ar’ka conferisce amore, char’vah

conferisce vita.

OTZAR HASHEM sul Libro della Formazione 4,4

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CHET

Dal libro della Formazione o Creazione:

“Egli fece regnare la lettera “CHET” con la vista e legò a lei una corona e combinò una nell’ altra e formò con esse il Cancro nel mondo e Tamuz (Giugno-Luglio) nell’anno e la mano destra nell’Uomo..” Cap V, sez. VIII

Il valore numerico della lettera Chet è: 8

Il significato è: “Gentilezza”

Riferimento biblico: “..e sarà celata l’intelligenza degli intelligenti.” Isaia 29, 14

La lettera HET rappresenta Trascendenza, Grazia Divina e Vita. Il numero sette simboleggia lo scopo dell’esistenza dell’uomo, combinando insieme i sei giorni di sforzo fisico con il settimo giorno dedicato allo spirito. Andando oltre a sette, il numero otto rappresenta la capacità dell’uomo di trascendere (andare oltre) i limiti dell’esistenza fisica. (Maharal)Otto sono i sacri vestimenti del Primo Sacerdote del Tempio

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(Esodo 28). Quattro sono le spezie per l’olio di unzione e quattro per l’incenso (Es. 30:23). Otto sono gli strumenti musicali (sette più il coro) che accompagnano i Leviti durante il Servizio. Otto sono inon sarà continuamente permeato dagli aspetti spirituali rappresentati dal numero sette, che è in sé il simbolo dell’essenza di Dio. (Maharal) Rabbi Shimon Bar Yochai dice: Lo Shabbat andò da Dio lamentandosi: “ogni giorno della settimana ha il suo partner (il coro) che accompagnano i Leviti durante il Servizio. Otto sono i giorni della Milà. Otto sono i fili dello Tzitzit. (Rav Bachia’) (Alfabeto di Gabriele Levy)

La lettera Chet è l’equivalente del Pi Greco ( ) ossia un numero infinito. Il Pi greco corrisponde a 3,14 (da non confondere con il numero d’oro o Seziona aurea che è chiamato Phi e il cui simbolo è Φ) ma i decimali non hanno fine. Molti lo conoscono come numero periodico, in realtà è un numero trascendentale perché non ha fine. Restando nella Ghematria, il numero della lettera Chet è 8, il numero dell’equilibrio cosmico. D-o in ebraico viene scritto YHWH e la somma delle lettere è: 10+5+6+5= 26. Sommando ancora 26, come 2+6, viene fuori il numero 8!!! Se il numero 8 viene rovesciato in orizzontale ( ) avremo il simbolo matematico dell’infinito. Le lettere della Torah ( ) sommate insieme danno questo risultato: 400+6+200+5= 611. Sommando ancora il 611 avremo 6+1+1=8!!!

Il numero 8 ha ispirato geni della portata di Leonardo, Michelangelo, Pitagora ecc.

Apro una piccola parentesi su un genio, che per me rappresenta il massimo della libertà interiore: Michelangelo. Ho letto, tempo fa, un libro dal titolo: “I segreti della Sistina – il messaggio proibito di Michelangelo” scritto da Roy Doliner e Benjamin

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Blech rispettivamente un professore universitario che si interessa anche di Talmud e Kabbalah e un Rabbino, nonché capo religioso. Questo libro mi ha aperto la strada verso la Kabbalah e ringrazierò sempre i due autori per avermi dato l’opportunità di “vedere” oltre. Ritornando a Michelangelo e al suo genio, lui nasconde la lettera Chet nella figura di Giuditta a rappresentare Binah, la Sefirà della misericordia e della compassione, il principio femminile. Giuditta è una vedova ebrea che vive nella città di Betulia, in Israele. Oloferne si prepara ad annientare Betulia e, mentre la popolazione indice un digiuno per scongiurare la minaccia, Giuditta escogita un piano e si veste con panni raffinati ed eleganti. Uscita dalla città di Betulia si dirige verso l’accampamento di Oloferne dove decide di concedersi al re straniero e di dare informazioni su come prendere la città senza subire una sola perdita. Oloferne sedotto dalla bellezza di Giuditta accetta l’offerta e indice un banchetto, per i suoi soldati, per festeggiare l’ormai sicura vittoria. Nel frattempo Oloferne fa preparare una cena a due per lui e Giuditta che fa di tutto per far ubriacare il re straniero e le sue guardie. Una volta raggiunto lo scopo prega il Signore di darle la forza e decapita Oloferne rigirando le sorti della battaglia in favore degli abitanti di Betulia.

Per Michelangelo Giuditta è insieme Compassione, Forza, Misericordia e Sacrificio.

Spunto di meditazione “Io posso, attraverso i miei occhi, trascendere la realtà e

divenire consapevole dei dettagli che Madre Natura offre. L’anima sa che i miei occhi mi daranno la possibilità di vedere quello che è nascosto, per poter divenire consapevole delle

leggi che regolano il cosmo”

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Gli occhi sono la parte che ci permette di prendere visione della bellezza della Natura. Molte persone, prese dalla fretta e dagli impegni, non trovano mai il tempo di fermarsi e apprezzare con lo sguardo ciò che veramente è parte di noi, la Natura. La Natura applica il principio “nascosto alla luce del sole”. Tutto è li pronto per essere scoperto. Pensate un attimo a quando vi è capitato di fermarvi ad osservare il cielo stellato di notte. La maggior parte delle persone, a prima vista, vedrà le stelle sparse nel nero infinito. Tuttavia se focalizziamo meglio lo sguardo ci accorgiamo che in realtà le stelle sono tra loro collegate a formare delle figure geometriche, conosciute come costellazioni. Queste forme geometriche vengono definite Geometria Sacra ed è visibile a tutti, purchè gli occhi siano ben focalizzati e attenti.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Rabbi Simeon bar Yohai diceva: “vieni a vedere, non c’è un solo filo d’erba nato dalla terra che non tragga dai cieli un’enorme sapienza e un’enorme energia”.

Safer ha-Zohar, vol 2, f. 80 v

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TETH

Dal libro della Formazione o Creazione:

“Egli fece regnare la lettera “TETH” nell’Ascolto e legò ad essa una corona e combinò una nell’altra e formò con esse il Leone nel Mondo ed Av (Luglio-Agosto) nell’ anno e il rene sinistro nell’ Uomo.” Cap V, sez. IX

Il valore numerico della lettera Teth è: 9

Il significato è: “Bontà”

Riferimento biblico: “Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita.” Genesi 3:17

La lettera TET rappresenta bontà. La prima TET che appare nella Torah è nella parola TOV (buono) (Genesi 1:4). Ciò dimostra che la TET è un simbolo per il bene. Il Talmud insegna: se uno vede una TET in sogno, è un buon

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segno. (Baba Kamma 55a; Rashi)Il mondo che Egli creò è buono - durante i sei giorni della Creazione, Dio effettuò un giorno di lavoro e pronunciò un giudizio su di esso: “Dio vide che era cosa buona” (Genesi 1:12) (Alfabeto di Gabriele Levy)

La letterà Teth rappresenta la bontà. Quindi la lettera Teth è sinonimo di bontà. Da Wikipedia: “Le prime Tavole della Legge (Esodo 20:2-14) sono in versione differente dalle seconde (Deuteronomio 5:6-18). Nella prima versione appaiono tutte le lettere dell’alfabeto tranne la TET. Nella seconda versione, appare la TET, nel quinto comandamento: ULEMAAN YITAV LECHA’ (e tu abbia bene). I saggi spiegano: D-o sapeva che Mosè avrebbe rotto le prime Tavole. Se esse avessero contenuto la parola TUV (bontà), ciò avrebbe significato che si sarebbe spezzato tutto il bene della terra. Per togliere all’uomo questa preoccupazione, Dio tolse la TET dalla prima versione.”

Ma se pensiamo alla bontà ci viene immediatamente una domanda: un essere umano buono chi è? E’ sicuramente un qualcuno che presta orecchio e, con pazienza, agisce per aiutare colui a cui ha prestato orecchio.

Ma l’ascolto non è solo un meccanismo che gli esseri umani possono mettere in moto tra di loro. Gli esseri umani possono ascoltare soprattutto i suoni della Natura, se stessi e il silenzio.

Come si può pensare di essere buoni se non si ascolta se stessi e non si ascolta la Natura? Se siamo disposti a prestare davvero orecchio, allora saremo in grado di ricevere la Grazia.

Mentre la lettera Chet ci esorta a vedere bene in profondità e a non fermarsi in superficie, invece la lettera Tet ci esorta a usare

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le nostre orecchie per tutto ciò che ci viene donato come suono, persino l’assenza di suono: il silenzio.

Spunto di meditazione “Grazie D-o per avermi donato un organo che riproduce

fedelmente il suono. Userò questo strumento per superare le mie barriere mentali e per divenire un essere umano capace

di ascoltare prima me stesso e poi tutto quello che mi circonda”

Ascoltare è molto più che sentire. A volte fatichiamo molto ad ascoltare perché mettiamo in moto, inconsciamente o consciamente, dei meccanismi di difesa che non ci permettono di ricevere, in toto, il messaggio che ci viene trasmesso.

Faccio alcuni esempi: alcune volte sentiamo solo delle parti di un messaggio, e, quindi, rispondiamo per ciò che abbiamo sentito, altre volte non ascoltiamo affatto e annuiamo all’interlocutore solo per non fare brutta figura, altre volte ancora ci rifiutiamo di ascoltare perché presi da altri pensieri, magari per noi più importanti. Ma soprattutto pochissime persone dedicano l’orecchio ai suoni meravigliosi di Madre Natura o al silenzio, che è comunque un suono.

Nel corso della mia vita professionale, come psicologo, mi sono ritrovato a dover spiegare questo tema molte volte. Mi sono accorto che molte persone neanche conoscono la differenza tra ascoltare e sentire; per loro è esattamente la stessa cosa.

L’ascolto richiede impegno, dedizione e bontà. La bontà, in questo caso, è la pazienza che dobbiamo avere per poter

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assimilare quanto più possibile, al fine di dare il tempo necessario al nostro cuore di entrare in sintonia.

Il nostro cuore, se ben sintonizzato, è in grado di captare le vibrazioni sonore del mondo circostante. Provate questo piccolo esercizio:

1. Scegliete un posto isolato, lontano da ogni possibile rumore, impossibile vero? Perché siete convinti che il rumore ci sarà sempre. Avete ragione perché la mente fa sempre rumore. Comunque cercate allora una stanza isolata dalle altre o che vi permetta di essere soli;

2. Accomodatevi e rilassatevi su una poltrona;

3. Ora chiudete gli occhi e respirate profondamente;

4. Concentrate la mente solo sul vostro respiro e sul ritmo del vostro cuore;

5. Fatelo per 10 minuti;

6. Finiti i 10 minuti riaprite gli occhi e annotate su un foglio tutte le vostre emozioni;

Questo piccolo esercizio, che io faccio spesso, vi aiuta ad ascoltare la vostra anima, il vostro soffio vitale. Provate ora a fare lo stesso esercizio in un prato. Ripetete le stesse fasi, ma prestate orecchio ai suoni della Natura. In questo caso ascolterete la musica di D-o. Infine, se volete, ascoltate il silenzio per 30 minuti. Nella vita, per essere davvero buoni e pazienti, bisogna imparare ad ascoltarsi e, poi, ci si allena ad ascoltare gli altri. Cito una frase di uno dei più grandi Kabbalisti di sempre,

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a mio parere, Gesù di Nazareth: “Chi ha orecchie per intendere intenda”

Riflettere coi principi della Kabbalah

Ascolta o Israele Dio, Dio è nostro Dio, Dio è Uno

Deuternomio 6,4

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YOD

Dal libro della Formazione o Creazione:

“Egli fece regnare la lettera “YOD” nel Fare e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse la Vergine nel mondo ed Elul (Agosto-Settembre) nell’anno e la mano sinistra nell’Uomo.” Cap V, sez. X

Il valore numerico della lettera Yod è: 10

Il significato è: “Mano”

Riferimento biblico: “Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro” Esodo 20:9

La lettera YOD rappresenta la Creazione ed il metafisico.La decima lettera dell’alfabeto ebraico è la YOD, appena più grande di un puntino; non si può dividere in componenti. Essa allude al Nome, che è Uno ed Indivisibile. La YOD rappresenta il metafisico: l’essenza delle cose sta nel piccolo, che è privo di zavorre quali spazio, tempo o materia. Questo implica che la grandezza si raggiunge con l’umiltà. (Maharal)

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YOD è la prima lettera nel Tetragramma h-w-h-y. Il popolo ebraico ha quattro nomi, che iniziano tutti con YOD: YAAKOV , ISRAEL, YEHUDA’ e YESHURUN. Ciò indica che, sebbene questa nazione sia perseguitata e dispersa nel mondo, essa non smette mai la propria missione, che è quella di santificare il Nome di Dio sulla terra (Alfabeto di Gabriele Levy).

Qui vorrei soffermarmi su due aspetti: il numero 10 e il senso del Fare.Il numero 10 viene dopo il 9 ed è il primo numero delle doppie cifre, quindi la Yod nasce dalla lettera Teth e porta ad un nuovo livello di cifre. Trasportata da un livello puramente numerico ad un livello umano possiamo affermare che la Yod è il simbolo dell’attività che si produce e che porta ad un nuovo livello di crescita personale. Da qui l’unione del numero 10 con il senso del Fare.Il senso che il libro della formazione lega al segno della Vergine è quello del Fare. Quindi la Vergine, più di ogni altro segno, è correlata con il lavoro, inteso come operatività e “chiusura del cerchio” (quindi completamento del lavoro), che deve portare al miglioramento personale. In linea di massima tutti i lavori hanno questo scopo, tuttavia alcuni vivono il proprio lavoro come un automatismo e si dirigono diritti verso la frustrazione o l’alienazione.Proviamo a fare un paragone tra lavoro e fisica. In fisica esistono due fenomeni accertati: l’entropia e la sintropia. Nel primo caso, l’entropia, il sistema è disorganizzato e tende al caos, mentre nel secondo caso, la sintropia, il sistema è organizzatissimo e tende all’efficacia e all’efficienza. Se ci pensate anche il nostro lavoro porta a questo . Se faccio un lavoro e lo vivo come un qualcosa che mi porta alla crescita personale avrò la sintropia, ossia l’evoluzione e la soddisfazione, mentre se lo vivo come un qualcosa che è automatico, andrò verso l’insoddisfazione e la depressione.

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Il trucco sta nell’uso della “ mano”. Ossia usare la “mano”, l’operatività, con dedizione per una causa. Causa che è personale, prima di essere sociale. Il lavoro è l’unico “mezzo” che ci porta alla soddisfazione del Desiderio di voler far crescere la nostra capacità di conoscere, esprimere e sviluppare il nostro essere interiore. Maslow lo definì Bisogno di Autorealizzazione.

Spunto di meditazione “Io sono consapevole che devo costruire il mio lavoro giorno per giorno e portarlo a

compimento con passione, perché il Creatore vuole che io sia felice e che sia l’artefice del progresso

della realtà che mi circonda.”

Racconto una mia esperienza personale. Io ho trascorso 10 anni della mia vita professionale all’interno di un’azienda di formazione tecnica e comportamentale. Ricordo che i primi anni avevo una scintilla dentro, la passione. Grazie alla scintilla io non sentivo né la fatica fisica, né la tristezza e mi alzavo ogni mattina con il sorriso sul viso. Durante la giornata ero piene di energia e idee, creavo un corso di formazione e relative esercitazioni in poche ore e, alla sera, tornavo a casa felicissimo perché pieno di soddisfazione e perché avevo costruito un qualcosa di utile per gli altri. Poi, con il passare degli anni, la scintilla ha perso vigore e, senza essermene accorto, sono passati gli ultimi anni in automatico e la mia creatività si era spenta con la scintilla della passione, ormai al lumicino.

Ma il Creatore dona in infiniti modi, a volte misteriosi.

Un giorno la mia azienda mette in mobilità quasi tutto il personale, me compreso. Il mio automatismo era diventato talmente forte che io entrai in crisi, perché abituato allo stipendio a fine mese e perché abituato a fare le stesse operazioni ogni giorno.

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Oggi ringrazio D-o di quella mobilità, perché mi ha dato il coraggio di prendere la mia strada e di riaccendere la scintilla della passione, di cui fa parte anche questo libro.

Ci sono lavori che richiedono automatismo: basti pensare ad un contadino che coltiva il suo campo e che deve attendere il tempo del raccolto, e questo ogni anno. Ma il punto è che esistono molti contadini che lo fanno con passione e quindi la loro vita è piena di gioia.

Un lavoro fatto con passione porta ai seguenti “vantaggi”:• crescita personale;• non stress da pressione del tempo;• creatività altissima;• produttività efficace ed efficiente anche sul piano sociale;• gioia;• relazioni costruttive;

Quando una persona affronta il proprio lavoro con passione avrà gratificazioni sul piano personale e sociale.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Quando ti senti ispirato verso il servizio divino,questo desiderio scorre prima verso il cuore, la base e il fondamento dell’intero

corpo. Quindi, questo intento filtra attraverso il cuore a tutti gli organi e arti del corpo.

Sefer ha- Zohar, vol. 2, f.198

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LAMED

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“Egli fece regnare la lettera “LAMED” nell’ accoppiamento e legò a lei una corona e combinò una nell’altra e formò con esse la Bilancia nel mondo e Tishri (Settembre-Ottobre) nell’anno e la cistifellea nell’Uomo.” Cap V, sez. XI

Il valore numerico della lettera Lamed è: 30

Il significato è: “Apprendere” o “Insegnare” o “Studiare”

Riferimento biblico: “Educa il fanciullo secondo la via che meglio gli si addice, anche quando sarà vecchio non si allontanerà da quella” Proverbi, 22, 6

“La lettera LAMED rappresenta l’insegnamento e l’intenzione.La LAMED è una lettera grandiosa che si innalza sopra le altre dalla sua posizione in mezzo all’alfabeto. Per questo essa rappresenta il Re dei Re. Da un lato della LAMED siede la KAF, che allude al KISSE’ HAKAVOD (il trono glorioso di Dio), dall’altro lato si trova invece la MEM, che allude all’attributo MALCHUT

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(regno di Dio). Queste tre lettere insieme formano la parola : MELECH (Re) (Otiot Rabbi Akiva)Il nome LAMED, deriva da LAMAD, che significa sia insegnare che imparare. L’uomo ha il dovere di insegnare la Legge e la Volontà di Dio, ma non può farlo sino a quando non ha acquisito conoscenza. Per questo la l è la più alta lettera dell’alfabeto, suggerendo che il vero talento dell’uomo sta nella sua capacità di imparare ed insegnare.” (Alfabeto di Gabriele Levy)

Lamed rappresenta il cuore che cerca di elevarsi dal cervello per apprendere (quindi comprendere). In questa metafora sta il significato dell’apprendere e dell’insegnare secondo la Kabbalah.L’accoppiamento di cuore e cervello è la base prima dell’apprendimento e poi dell’insegnamento.Ogni essere umano ha un dono, o una serie di doni, anche se ritengo che ne abbia uno più importante degli altri (ma questo è un mio parere), e i doni ci differenziano gli uni dagli altri. Ogni individuo ha il compito di ricercare i suoi doni e svilupparli per trovare la propria strada, quindi ci sarà una fase di studio iniziale per elevare la sapienza, poi ci sarà una fase di apprendimento per “vivere” in prima persona e, infine, ci sarà la fase dell’insegnamento.La kabbalah afferma che dove c’è un allievo c’è un maestro e dove c’è un maestro c’è un allievo, è la rappresentazione dell’accoppiamento apprendere e insegnare, del vivere in prima persona e saper insegnare.

La vera sapienza è quella del cuore che ha il potere di far vivere, in prima persona con umiltà e, in questo modo, far apprendere con spirito e sacrificio per poi poter insegnare.

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Spunto di meditazione “Sarò allievo e maestro con ogni essenza divina che

incontrerò. Porterò ai miei figli, ai miei amici, ai miei parenti e a chi incontrerò sulla mia strada, quello che ho vissuto e

non altro e sarò disposto, soprattutto, ad imparare da loro.”

Io sono un formatore e ho capito che non si può insegnare a correggere un determinato atteggiamento o comportamento, se prima non lo si è vissuto. Ogni persona, se ci pensiamo, ha passato la sua vita principalmente facendo esperienze sul campo ed è in grado, se ha la giusta motivazione e passione, di trasmettere agli altri il suo vissuto. Questo modo di funzionare non è un modo esclusivo per persone dotte o sagge, ma possono sperimentarlo tutti. Io lo sperimento soprattutto quando sono in aula.

Il fare aula è un’esperienza che non ha altri eguali per quanto mi riguarda. In aula avviene lo scambio sotto tutti i punti di vista, infatti si impara dai partecipanti e si insegna ai partecipanti e questo è un fenomeno naturale che rimane dentro il cuore. Per questo motivo, quando finisce un corso io ringrazio i miei partecipanti di avermi donato qualcosa e di avermi fatto crescere.

I genitori insegnano ai figli perché hanno vissuto loro per primi, un maestro insegna agli allievi perché ha vissuto per primo l’esperienza, ma di contro i figli e gli allievi insegnano ai genitori e ai maestri, perché portano qualcosa che prima non c’era.

Anche nella vita, se ci pensiamo, questo avviene e anche con frequenza giornaliera. Infatti tutti i giorni ci capita di incontrare nuove persone con cui scambiare anche un semplice saluto o un semplice confronto. In quell’attimo noi stiamo portando

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qualcosa di noi e stiamo ricevendo un qualcosa dall’altro, in definitiva stiamo portando un nostro dono e riceviamo un dono. Il problema è che la maggior parte delle persone non se ne accorge. La società occidentale ha dimenticato questa parte fondamentale della crescita, infatti lo scambio è quasi diventato un pericolo e molti preferiscono restare in silenzio anche dentro lo stesso vagone di un treno o dentro lo stesso autobus. Io resto convinto che la vita sia la miglior maestra, ma per vivere bisogna confrontarsi e scambiare e, soprattutto, essere disposti prima ad apprendere e poi insegnare.

Quando raggiungiamo questo grado di consapevolezza arriviamo anche a comprendere il significato della parola consiglio.Una cosa che non comprendevo e che ora mi è chiara, grazie alla Kabbalah, è la facilità con cui le persone elargivano consigli ad altre persone. Non comprendevo come fosse possibile dire la propria opinione ad un’altra persona senza aver vissuto quella situazione. Il consiglio è utile e diviene costruttivo nel momento in cui:

1. si è avuta esperienza in merito, altrimenti diviene pericolosissimo perché rischia di confondere ancora di più chi ascolta il consiglio, perché non è basato su un’esperienza che porta ad una soluzione, ma su un proprio paradigma, un proprio schema che, il più delle volte, non porta a buoni risultati.2. Se si hanno adeguati strumenti per poter aiutare la persona che ha bisogno.

Io penso che, se manca solo uno dei due elementi sopra citati, è meglio tacere per aiutare davvero colui che ha bisogno.

In definitiva ognuno di noi deve comprendere con il cuore quali sono i suoi doni e la sua missione e vivere il più possibile le

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esperienze di vita. Solo così diverrà un insegnante, anche se insegnerà solo quello che ha vissuto.

Vi garantisco che quando ci mettiamo a comprendere quali sono i nostri doni e il nostro scopo, entriamo in quello che viene chiamato flusso, ossia un’energia che ci trasporta che non ha né tempo e né spazio.

Ognuno di noi, continuamente, è allievo e maestro perché apprende cose nuove e insegna quello che ha vissuto.

Riflettere coi principi della Kabbalah

I cabalisti sono soliti partire sempre per la tangente nei loro insegnamenti. Non sentitevi perplessi se inizio con un

argomento particolare e ne parlo brevemente, e poi, proprio mentre ciò che vi sto rivelando vi diventa chiaro, passo a

qualcos’altro, correlato nel tema ma distante per importanza rispetto all’argomento da cui sono partito. Questo modo di

insegnare è conforme al modo in cui si dovrebbe esplorare la sapienza misterica perché sta scritto: “gli esseri andavano e

venivano come un baleno” (Ezechiele 1, 14)

XII Secolo, RABBI ABRAHAM ABULAFIA in Sefer ha-Chey’ shek 3,6

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NUN

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“Egli fece regnare la lettera “NUN” nell’odorato e le legò. una corona e combinò una nell’altra e formò con esse lo Scorpione nel mondo e Mar-Cheshvan (Ottobre- Novembre) nell’anno e l’intestino piccolo nell’ Uomo.” Cap V, sez. XII

Il valore numerico della lettera Nun è: 50

Il significato è: “Pesce”

Riferimento biblico: “Beato l’uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia, e non si rivolge ai superbi né a chi segue la menzogna!” Salmi 40, 4

“La lettera NUN rappresenta lealtà, anima ed apparizione. La NUN appare in due forme: quella normale e quella allungata che si usa solo alla fine di una parola. La parola AMEN, sta per EMUNA’ (fede). Quando si risponde Amen, ciò sta a significare che riconosciamo di credere nella manifestazione di Dio posta in ciò che abbiamo appena sentito. (Shabbat 110b).

Page 62: KABBALAH E ASTROLOGIA

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Quando lo Shemà è recitato senza il minyan, è preceduto dalla frase EL MELECH NEEMAN (Dio Re Fedele). Le iniziali delle tre parole formano la parola Amen, che sta per: ALEF (primo) MEM (Re)AHARON (infinito oltre il tempo) , perché quando tutto è andato, Dio rimane. (Maharal)Aggiungendo la NUN alla fine della radice, si può formare un aggettivo, esprimendo così la differenza tra una qualità occasionale ed una abituale: LEZ (lez) è uno che di tanto in tanto beffa, un LEIZAN è un clown.” (Alfabeto di Gabriele Levy)

Come tutte le lettere dell’alfabeto ebraico, anche questa lettera è associata ad un numero: 50.

La lettera Nun è molto potente perché rappresenta le 50 porte della conoscenza. Secondo la Kabbalah. l’Intelligenza ha 50 “poteri” per poter arrivare a scoprire i segreti delle realtà inferiore e superiore. I 50 poteri sono legati alla fuga dall’Egitto dove il Faraone e gli Egiziani stanno a significare i nostri schemi mentali che non ci permettono di salire verso la Consapevolezza.Il numero 50 è strettamente legato anche alle 50 domande che D-o pone a Giobbe come risposta alla necessità di vivere il bene e il male per evolvere, 50 sono anche le porte del nome di D-o (Y-H-V-H) nel Pentateuco che pongono l’accento sull’”Essere” più che sul “Divenire”, ossia un distaccamento dal mondo fisico per vivere una vita più contemplativa.Importante notare che la parola “anima” in ebraico si dice “neshamah” e comincia con la lettera NUN:

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In questo caso ho riflettuto molto anche sul segno zodiacale a cui è associata la lettera Nun: Lo Scorpione.Proverò a fare una similitudine tra comportamento dello scorpione animale e certi tratti, tipici, di alcune personalità.

Lo scorpione è un animale che vive e caccia soprattutto di notte, e ha un comportamento molto particolare, infatti è solitario, timido e, se non minacciato, difficilmente attacca. Quando decide di attaccare si innervosisce, poi si irrigidisce restando apparentemente calmo e, infine, uccide con un colpo velocissimo la sua preda.Vediamo ora alcuni tratti di personalità: la chiusura in se stessi (notte)e quindi la solitudine e la timidezza che divengono spesso diffidenza e aggressività, come comportamento.

Spunto di meditazione “La solidità e sicurezza crescono con la fiducia. Io ho il dono

di riconoscere i miei punti forti e, grazie a loro, aprire il cuore ai punti forti degli altri per costruire relazioni gioiose e

appaganti per l’anima”

La fiducia ha un doppio aspetto:• Verso se stesso (interno)• Verso il prossimo (esterno)

La fiducia in Sé si può benissimo misurare rispondendo, personalmente, a queste domande esemplificative: “Quanto sono bravo e competente nel mio lavoro, o nelle relazioni che ho con gli altri, o nel comunicare?” La risposta che segue ci da la misura di quanto noi siamo consapevoli delle nostre “forze”. Ma ognuno sa, in cuor suo, dove è bravo e competente davvero,

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ed è li che deve darsi la forza per credere in se stesso. Alcune persone tendono a svalutarsi, a non sentirsi in grado, quindi spero che lo spunto di meditazione li faccia riflettere sul come riemergere dal loro “torpore”.

La fiducia nell’altro si può misurare, invece, in base alla nostra capacità di fiutare con gioia le capacità degli altri. Il“Fiutare” o l’“odorare”, se trasportati dalla diffidenza, portano ad una chiusura, ad un mettere distanza tra me e l’altro, in sostanza portano alla sfiducia che puo’ divenire aggressività. Di contro, se trasportati dalla gioia, alimentano la curiosità, la relazione, lo scambio e, infine, la crescita personale.

Avere fiducia nell’ altro è la base di una collaborazione, di un lavoro di gruppo, di una cooperazione per raggiungere una meta. La fiducia fa uscire da una crisi matrimoniale, da uno scontro economico o sociale, da una guerra.

Credere nelle proprie capacità trascina, con se, la sicurezza in se stessi e l’autostima. La mia vita professionale mi ha permesso di incontrare molte persone con una bassa fiducia in sé. Queste persone avevano in comune un sentimento che si sviluppava in un determinato comportamento: la timidezza e la susseguente chiusura in se stessi sul piano relazionale.

Molti di loro, oggi, ancora li frequento piacevolmente e quello che più mi da gioia è il fatto che, da soli, hanno visto quanto sia importante credere in se stessi. Ora sono persone che non usano più la diffidenza come arma per difendersi, o la timidezza come barriera per giustificare un loro senso di inadeguatezza, ma sono diventate persone che entrano nei gruppi, condividono, amano, e vivono con allegria perché credono nelle loro capacità e nel loro essere.

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La fiducia in sé aiuta anche l’autostima, perché credere in se stessi è volersi bene.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Come è importante che tu creda in Dio, così è importante che tu creda in te stesso.

XVIII Secolo, RABBI ZADOK ha-KOHEN in Sefer Zid’hat ha-Zadik, n.154

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SAMECH

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:“Egli fece regnare la lettera “SAMECH” nel dormire e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse il Sagittario nel mondo e Kislev (Novembre-Dicembre) nell’anno e lo stomaco nell’anima dell’Uomo.” Cap V, sez. XIII

Il valore numerico della lettera Samech è: 60

Il significato è: “Protezione”

Riferimento biblico: “E quando se ne andrà a dormire, osserva il luogo dov’egli dorme; poi va’, alzagli la coperta dalla parte dei piedi, e còricati lì; e lui ti dirà quello che tu debba fare” Rut 3, 4

“La lettera SAMECH rappresenta sostegno, protezione e memoria. Il perimetro della SAMECH denota Dio, il Protettore; il suo interno denota Israele, il dipendente. Il centro della SAMECH allude al MISHKAN (Tabernacolo), il luogo dove la Presenza Divina dimorava durante il viaggio nel deserto. (Otiot Rabbi Akiva)Le scritte dei Dieci Comandamenti erano scavate in maniera che

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le Tavole erano completamente forate da una parte all’altra. (Esodo 32:15) Conseguentemente le aree centrali delle lettere SAMECH e MEM FINALE non avevano un supporto fisico ed avrebbero dovuto cadere. Il Talmud ci racconta che avvenne un miracolo: “Nelle tavole, i centri delle SAMECH e delle MEM FINALE erano sospesi.” (Shabbat 104a)” (Alfabeto di Gabriele Levy)

La lettera Samech è stata la lettera, che più di ogni altra, ha acceso il mio intuito e la mia creatività. Questo, forse, anche per deformazione professionale. Infatti ho associato, fin da subito, i due significati principali della lettera (il dormire e la protezione) con Freud e la sua “interpretazione dei sogni”.

La protezione arriva mentre si dorme e, quando si dorme, la nostra anima ci manda dei segnali ben precisi.

Freud fu il primo a costruire una teoria basata sui sogni e legò gli stessi sogni a desideri dell’anima. Quindi un sogno, per tutto ciò che ci siamo detti fino ad ora, è la manifestazione di un nostro desiderio che è appartenente all’anima e quindi essenza principale di un essere umano.

La teoria di Freud riteneva che i sogni nascessero da residui psichici diurni, ossia da “informazioni” indifferenti o non completamente elaborate dalla coscienza.

Secondo il mio punto di vista, Freud cercò di spiegare, in modo razionale, un “fenomeno” presente in tutti gli esseri umani, tuttavia non tutti i sogni derivano da mancate elaborazioni o da indifferenze sul piano della coscienza, infatti esistono sogni che sono veri e propri messaggi della nostra anima che è legata, come un uncino, all’energia suprema.

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I sogni dell’anima sono soprattutto simbolici e vanno interpretati nel modo giusto, infatti proviamo a fare un’occhiata a queste tre scoperte che sono state generate dai sogni:

- la famosa scala di Giacobbe;- celebre è anche la folgorazione su come realizzare la macchina da cucire che giunse al suo inventore in un sogno in cui dei cannibali lo trafiggevano con delle lance che avevano dei buchi sulle punte cosa che offrì la chiave risolutiva che gli era sfuggita fino ad allora;- la scoperta del DNA da parte di Watson e Crick;

Quindi determinati sogni hanno il potere di far esplodere il nostro intuito e dare vita alla nostra creatività.

“Ospite, i sogni sono inesplicabili, parlano in modo ambiguo e non tutto per gli uomini si avvera. Due, sai bene, sono le porte dei sogni evanescenti: una è di corno, l’altra d’avorio. I sogni che passano attraverso l’avorio ingannano, portano parole vane; quelli che vengono fuori attraverso il liscio corno si avverano, quando qualcuno dei mortali li vede”. (Omero in Odissea XIX vv. 560-567)

Spunto di meditazione “Il viaggio non è solo materiale, ma anche spirituale. Durante

la notte il sogno è un ponte che mi collega direttamente al Divino senza la fastidiosa mediazione dell’Io, quindi del

pensiero razionale”.

Un giorno sono andato ad un corso come partecipante, era un corso che spiegava il segreto delle tre ottave. Non sto qui a prolungarmi sul significato di questi due termini, tuttavia fu un corso bellissimo perché scoprii tantissimi legami che ci sono

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nella nostra Natura che sono dimostrati sia sul piano scientifico, che artistico e spirituale.

Uno degli argomenti che risvegliò maggiormente la mia curiosità, fu un concetto particolare: la creazione basata su 2/3 maschile e 1/3 femminile.L’esempio più consono, per il tema che sto trattando, è questo:le 24 ore di una giornata sono suddivise in 16 ore maschili (giorno) e 8 ore femminili (notte).Quindi durante la notte il nostro lato sinistro del cervello (maschile) non interviene attivamente e lascia libero spazio alla connessione tramite il nostro emisfero destro del cervello (femminile), che è la parte più somigliante al divino, visto l’immenso potere creativo che possiede.Jung affermò, a proposito dei sogni:

“La causalità è soloun principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito vive ugualmente di fini.”

Jung credeva molto, e così io, nel potere che ha il nostro Spirito di dare opportune informazioni e aiutarci nei momenti di difficoltà e, cosa molto più importante, non dava nessuno spazio al caso o alla coincidenza.Il determinismo occidentale, ancora oggi, da molta importanza al principio causa-effetto per spiegare i fenomeni, tuttavia la fisica quantistica sta dimostrando, da tempo, che esiste una realtà diversa, invisibile, che non è governata da leggi di causa-effetto, ma è governata dall’Olos (tutto), ossia causa ed effetto non sono separati come nella nostra realtà, ma sono uniti senza spazio e senza tempo.I sogni, se ci pensate, ci permettono di rigenerare il nostro corpo, la nostra salute, la nostra mente e quando al mattino

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ci svegliamo siamo di nuovo carichi per affrontare una nuova giornata, questo perché il nostro Ego non ha avuto la possibilità di intervenire e “distruggere” la nostra creatività e la nostra fantasia. La scienza afferma che sogniamo almeno 5 volte per notte, purtroppo però l’Ego si rimette in moto quando voi poggiate di nuovo il piede per scendere dal vostro letto, ma magari, da oggi, cominciate a pensare che alcuni sogni (quelli per voi più significativi) sono messaggi arrivati da una realtà diversa e sono giunti per darvi una mano.

Vi lascio un piccolo metodo, che io uso e che trovo ottimo perché funziona, per poter ricordare i vostri sogni o per prendere coscienza del vostro viaggio astrale:

1. Munitevi di carta e penna da mettere vicino al vostro comodino del letto;2. Cercate, per quanto possibile, di togliere pregiudizi o schemi mentali che ostacolino il fluire del tempo e del ricordo (Libertà Interiore);3. Desiderate, prima di addormentarvi, di ricordare almeno un sogno (Motivazione), provate dicendovi mentalmente: “Voglio ricordare almeno un sogno, che è importante per me”;4. Al risveglio restate fermi e ditevi mentalmente: “voglio ricordarmi il sogno che ho chiesto” (Determinazione), all’inizio farete un pò fatica ma poi comincerete a ricordare. Quindi aspettatevi che all’inizio, forse fallirà questo piccolo metodo, ma poi con l’impegno funzionerà, ve lo garantisco. 5. Scrivete sul taccuino il sogno ricordato;6. Interpretatelo da soli (l’interpretazione degli altri, spesso è frutto di Ego altrui) e cercate di ricavarne gli input creativi (Creatività);

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Dapprima allenatevi a ricordare un solo sogno, poi passate, magari due settimane dopo, a ricordarne due, poi tre e così via. Sono sicuro che alla fine li ricorderete tutti e vi accorgerete che alcuni sono sogni legati alla giornata che avete vissuto in precedenza, ma altri sono veri e propri messaggi spirituali.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Sta scritto: “ Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Gen 1,26). “A nostra immagine” significa luce; “a nostra somiglianza” significa oscurità, perché l’oscurità è l’abito della luce proprio come il corpo è l’abito dell’anima.

Sefer ha-Zohar, vol 1, f.22 v

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AYIN

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:“fece regnare la lettera “AYIN” nella rabbia e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse il Capricorno nel mondo, Tevet (Dicembre–Gennaio) nell’anno e il fegato nell’anima maschile e femminile..” Cap V, sez. XIV

Il valore numerico della lettera Ayin è: 70

Il significato è: “Occhio”

Riferimento biblico: “Non entri l’anima mia nel loro consiglio segreto, non si unisca la mia gloria al loro convegno! Perché nella loro ira hanno ucciso degli uomini e nella loro malvagità hanno tagliato i garretti ai tori” Gen 49:6

“La lettera AIN rappresenta visione e percezione.La parola AIN (occhio) fa sì che la lettera AIN significhi percezione e visione. Tra tutti gli organi, l’occhio è quello che rivela all’uomo più di tutti. E i Saggi dicono: “l’udito non è comparabile alla vista” (Mechiltà, Esodo 19:9)La parola AIN (correlata a MAAYAN - fonte) significa anche

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sorgente di acqua (Genesi 16:7). Esattamente come una sorgente porta l’acqua dalle profondità della terra alla luce del sole, così l’occhio porta la percezione del mondo nella mente dell’uomo. (Rav Hirsh, Genesi 3:5)L’organo della vista rappresenta tutto l’essere dell’uomo (Nedarim 64b). Così come ogni uomo è un OLAM KATAN (mondo in miniatura), in confronto all’universo (More Nevuchim 1:72), l’occhio è il microcosmo dell’universo. (Tanna Shmuel Akatan). L’occhio è il mondo: il bianco rappresenta l’oceano, l’iride la terra, la pupilla è Gerusalemme e l’immagine che vede chi osserva è il Tempio. (Derech Erez Zuta).” (Alfabeto di Gabriele Levy)

La lettera Ayin, secondo la ma interpretazione, riguarda il “risveglio.” Il risveglio è un particolare stato emotivo e razionale che l’essere umano raggiunge quando ha elevato la sua coscienza e ha scelto, consapevolmente, di seguire il bene e non il male.Il significato della lettera è “occhio” che può esser visto anche come l’aprire i propri occhi e non essere più schiavo del male.Nella Kabbalah il numero 70 è associato anche alla parola Sod che vuol dire “segreto”. Il segreto è proprio il rifiuto delle tentazioni di Satana (Ego) per volgere l’occhio verso D-o (Spirito).Il risveglio trascina con sé il cambiamento, che non tutti sono in grado di operare e accettare perché richiede impegno, costanza, fatica, ricadute psicologiche, ma se affrontato con la giusta determinazione ci può far giungere al primo grado di sviluppo dell’anima: l’amare senza paura.Il bene e il male sono due facce della stessa medaglia, come la luce e l’oscurità. Il bene è associato a Gioia, Amore, Compassione, Carità, mentre il male è associato a Paura, Ira, Rabbia, Odio. Le due facce sono necessarie perché, altrimenti, non si avrebbe la medaglia, ossia la completezza.Tornando alla fatica e all’impegno, l’essere umano deve avere

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l’intenzione di “vedere” attraverso “nuove” percezioni, che è un aspetto della Sapienza (Chockmà), e di sentire, che è un aspetto della comprensione (Binàh), per permette all’anima di entrare in contatto con il proprio Spirito che è solo Gioia e Amore. Il passaggio non è semplice, ma è basato innanzitutto sulla scelta. La scelta da che parte stare, se nella Paura o nella Gioia.

Spunto di meditazione “La mia anima è consapevole che devono esistere la luce e

l’oscurità, ma io scelgo l’amore e la vita, non la paura e la morte ”.

L’essere umano è fatto principalmente da emozioni e sentimenti, sia negativi che positivi. Nel corso della giornata, tutti noi, siamo spinti a pensare ed agire in base ad una particolare emozione che ha prodotto un particolare sentimento. Le emozioni sono i colori della nostra vita, a volte sono chiari e limpidi e a volte sono scuri o un po’ opachi.Secondo recenti studi nel campo delle emozioni, basate sulle teorie di affermati psicologi, quelle fondamentali sono:amore, gioia, sorpresa, collera, ira, rabbia, tristezza, paura. Queste emozioni, sempre a livello scientifico, sono valutate su tre item principali:

• Potenza: ossia la forza dell’emozione;• Qualità: se l’emozione è positiva o negativa;• Attività: se la reazione fisica e comportamentale è alta o bassa.

Io, personalmente, preferisco la teoria di Braden il quale afferma che, in realtà, le emozioni sono solo due: Amore e Paura (Bene e Male) e da queste scaturiscono, poi, tutti i nostri sentimenti e tutti i nostri pensieri, tuttavia, a prescindere dalle preferenze in campo scientifico, quello che mi preme sottolineare è la

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dipendenza mentale che si attiva nei confronti dei sentimenti negativi.Un sentimento negativo che coinvolge molto la nostra mente e il nostro corpo è la rabbia. Quando siamo davvero arrabbiati cadiamo, più facilmente, nella trappola della dipendenza psicologica e assumiamo un atteggiamento e un comportamento non libero, ma condizionato da un’ energia negativa che ci trascina.Nel corso della mia vita professionale come psicologo, mi sono accorto che molte persone, quando entrano nel vortice della rabbia riescono ad attivare solo il controllo, e faticano tantissimo nella gestione del sentimento stesso.Il controllo è una “repressione” che, attraverso la mente, l’essere umano attua sul sentimento, nel momento in cui lo sente troppo “pesante” o difficile da contenere. Il controllo può essere attivato, per esempio, per il contesto che si sta vivendo, ed è un meccanismo mentale che funziona nel breve periodo, perché il sentimento è stato soffocato, ma è pronto a riaffiorare.La gestione, invece, passa per la presa di consapevolezza, ossia passa per l’essersi guardati dentro e aver compreso perché, in determinate situazioni o in determinati contesti, riviviamo lo stesso sentimento. In sostanza la gestione del sentimento passa per l’aver compreso il proprio schema mentale o, se si vuole, la propria “gabbia” emotiva. Come afferma Weisinger: “Il fatto di soffocare un’emozione, non la fa sparire: la lascia libera di suppurare […]” xviii

Il vero nocciolo non è il sentimento di per Sé, ma la Paura che lo governa.Nella pagina successiva trovate una tabella dei sentimenti più frequenti con le relative reazioni comportamentali, tengo a precisare che la seguente tabella è frutto di una mia “lettura”:

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Tipologia Causa Possibili Reazioni

RabbiaSpesso associata alla paura di non essere accettati o compresi

Fuga o aggressione, pensieri automatici negativi

Invidia

Paura di non avere qualcosa che un altro ha, o di essere consi-derato meno dell’altro

Azione imitativa, sva-lutazione dell’altro, aggressività.

GelosiaPaura di essere abbandonato dalla persona cara o di un ritorno ad una soffe-renza

Chiusura in se stessi o aggressione

Frustrazione

Paura di non essere in grado di superare un ostacoloche impedi-sce la realizzazione di uno scopo

Sublimazione, fan-tasie compensatorie, fissazione mentale

Preoccupa-zione (mente occupata pri-ma) negativa o ansia

Paura di non riuscire a….

Sudorazione, tre-more, tachicardia, insonnia

Tristezza

Paura di non saper gestire un lutto o una perdita o di non riuscire a soddisfare un desiderio

Senso di colpa, pen-sieri di non confor-mità ad uno stereo-tipo

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La paura ci rende schiavi dell’ Ego che vuole il meglio per noi, ma giocando in modo sporco. Il gioco sporco è fatto di successo sociale, beni materiali, immagine, proiezioni, che creano falsi credi e falsi obiettivi rendendo la nostra personalità offuscata da qualcosa che è fuori di noi, ma che in realtà non esiste.In aula, un giorno, incontrai una signora molto divertente che soffriva di ossessione da tempo. Viveva preoccupata per i figli che non rientravano mai all’ora prestabilita da lei, preoccupata per il marito che non chiamava in certi orari prestabiliti, preoccupata di non finire mai in tempo le sue faccende domestiche o i suoi lavori in ufficio. Questa paura di fondo si trasformava in un atteggiamento e un comportamento di controllo sugli altri con relative furenti discussioni e ribellioni da parte dei figli, del marito e dei colleghi di lavoro. La sua paura era quella di non riuscire a dimostrare, fino in fondo, il bene che voleva ai suoi cari e al suo lavoro, ma per determinati schemi mentali trasformava l’amore in paura e controllo.In definitiva aveva trasformato l’Amore e l’altruismo in Paura e egoismo.Nel momento in cui siamo prigionieri della paura i nostri pensieri si generano in automatico e creano il caos nella nostra mente. La rabbia provoca pensieri distruttivi in pochissimi secondi, che generano altri pensieri ancora più distruttivi, fino a creare un vortice distruttivo e senza controllo.

Riprendo il tema dell’Ego trattato nei primi capitoli del libro: l’ Ego corrisponde alla nostra falsa personalità costruita dagli schemi sociali, genitoriali, religiosi appresi durante la nostra infanzia e adolescenza e questi schemi ci portano ad avere atteggiamenti e comportamenti non consoni al nostro benessere psicologico, in sostanza portano all’individualismo e all’egoismo e, soprattutto, ci portano ad avere desideri e bisogni non reali.

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Nel momento in cui apriamo gli occhi e ci incamminiamo verso il risveglio diveniamo consapevoli dei nostri doni e dei nostri poteri più importanti e scegliamo consapevolmente di non cadere più nelle trappole dell’ego e, di conseguenza, schemi quali l’immagine, il tempo, il successo sociale svaniscono nel nulla. Quello che resta è il Vero Sé fatto di sentimenti positivi, gioia assoluta e attitudini e competenze chiare e limpide (i doni).Quando ci risvegliamo la nostra coscienza sorge come il sole all’alba e, come una grande luce, illumina la nostra anima che si rispecchia nel nostro essere più profondo.

Ricordo un telefilm bellissimo, che ha accompagnato la mia adolescenza, dal titolo “L’incredibile Hulk”. Hulk è la rappresentazione del nostro Ego più profondo che emerge senza controllo, è il mostro in noi, è il daimon xix che interviene e oscura il nostro Vero Sé.

Riflettere coi principi della Kabbalah

Lascia che ti spieghi cosa è l’inferno. Non è letteralmente una fornace di fuoco, perché come può un fuoco bruciare un’anima? Un’anima è di per sé un fuoco più ardente di

qualsiasi altra fiamma, più potente di qualsiasi calore, fisico o spirituale. No, l’inferno non è una forma di fuoco o di calore

che brucia e inaridisce un’anima. L’inferno è l’esperienza dell’anima quando essa lascia il corpo e in quel momento

diventa consapevole di ciò che non è riuscita a realizzare qui sulla terra.

XIV secolo, RABBI JOSEPH AL’BO in Sefer ha-Ikkarim 4, 33

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TZADIK

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:“fece regnare la lettera “TZADIK” nel nutrimento e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse l’Acquario nel mondo e Shevat (Gennaio-Febbraio) nell’ anno (e ombelico) e la trachea nell’ anima maschile e femminile.” Cap V, sez. XV

Il valore numerico della lettera Tzadik è: 90

Il significato è: “cacciare” o “lato”

Riferimento biblico: “Questa è la posterità di Noè. Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio” Gen 6:9

“La lettera ZADIK rappresenta giustizia e umiltà. Ogni ebreo ha l’obbligo di donare MACHAZIT ASHEKEL (mezzo shekel) al Tabernacolo, a fine di espiazione. La ZADIK in mezzo alla parola mezzo indica ZEDAKA’ (beneficenza). Accanto ad essa vi sono due lettere: la HET e la YOD. Insieme esse formano la parola HAI (vita). Le lettere all’inizio ed alla fine della parola sono invece la MEM e la TAU, che insieme formano la parola MET (morte). Questo indica che facendo beneficenza la persona

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si tiene vicina la vita e lontana la morte (il Gaon di Vilna)ZADIK sta per ZADIK, Il Giusto, riferendosi al Signore, Che è chiamato ZADIK VEYASHAR il Giusto e Retto - Deuteronomio 32:4. La vera giustizia esiste solo in Dio ed è Sua parte integrante. Il termine ZADIK (giusto) è anche usato per definire l’uomo che emula la giustizia di Dio, conducendo una vita intrisa di integrità e verità” (Alfabeto di Gabriele Levy)

Anche in questo caso farò riferimento al significato e al numero della lettera.

Il primo tzadiq (giusto) è Noè. E’ l’uomo che ha raggiunto il Da’at, l’equilibrio di lato destro e lato sinistro del cervello, ed è colui che ha trasmesso i 7 precetti subito dopo il Diluvio. I 7 precetti, o leggi noadiche, danno la misura su cui si deve basare ogni società e stabiliscono perfettamente le regole di convivenza e, sembra, siano stati il fondamento del famoso codice di Hammurabi. Non vi è traccia scritta di questi precetti se non attraverso il Talmud , ma restano affascinanti ed essenziali perché lasciano, nella persona che li legge, la sensazione dell’ equilibrio, dell’imparzialità, dell’amore, del rispetto per l’essere umano e la natura e della giustizia. Sostanzialmente sono i patti che D-o stabilisce, dopo il Diluvio, con Noè.

Questi sono i precetti di Noè:

1. Non adorare gli idoli; 2. Non profanare il Nome;3. Non uccidere;4. Non avere rapporti sessuali illeciti;5. Non commettere furti;6. Perseguire la giustizia;7. Non essere crudele con gli animali. xix

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Il numero 90 è strettamente connesso al mangiare, e non al divorare. L’uomo saggio e giusto è colui che “assapora” la vita e che riesce ad avere un pensiero, un atteggiamento e un comportamento retto e rispettoso. Chi divora non si cura del rispetto ma, come uno schiacciasassi, abbatte e distrugge tutto quello che si sovrappone sulla sua strada. Il divoratore va incontro all’indigestione e ne pagherà le conseguenze sul piano spirituale. Il giusto assapora, ha cura del suo corpo, è rispettoso verso la natura e verso l’essere umano, è corretto verso gli altri e tiene in forma sia l’aspetto mentale che fisico. Il giusto diviene un modello da seguire e inseguire, è colui che da la giusta via. Il giusto non si nutre di realtà materiale, ma di consapevolezza e di evoluzione spirituale, vuole far evolvere la sua anima per trovare D-o, come Noè che, alla fine, lo trova.

Spunto di meditazione “Io sono consapevole che tutta la mia conoscenza e sapienza

sarà vana se non sarà accompagnata dall’umiltà e dalla compassione. La mia anima sarà grata

sia del Cielo che della Terra.”

L’essere umano deve lavorare molto sulla propria CONSAPELOVEZZA sia interna che esterna.

La consapevolezza è un prendere atto di noi stessi e di quello che ci circonda. Quando diventiamo consapevoli “vediamo” e “sentiamo” in un modo diverso, le nostre percezioni si allargano a cominciamo ad intuire e creare cose che prima neanche immaginavamo.

L’essere umano consapevole ascolta i fatti, i dati oggettivi, non cade nel tranello dell’opinione e del giudizio distruttivo, ma giudica in modo costruttivo. La consapevolezza è la base

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dell’evoluzione mentale e spirituale, è la radice da cui nasce l’albero con i suoi rami.

Personalmente ho fatto un percorso di sviluppo individuale sia in ambito psicologico che cabalistico, non finirò mai di ringraziare la mia amica e collega Emanuela che mi ha aperto gli occhi e non finirò mai di ammirare e ringraziare la Kabbalah per quello che mi ha insegnato e “dato” in questi ultimi tempi. Ci sono voluti molti anni per poter arrivare a questo libro, ma questo libro è saltato fuori dal cilindro in un mese perché, quando ho cambiato il mio modo di vedere e sentire il mondo, è cambiata anche la mia percezione ed è evoluta la mia creatività e con essa, spero, la mia anima. Io credo che la “porta” non sia chiusa a nessuno, tuttavia chi decide di divenire consapevole deve dimostrare una grande forza di volontà ed essere disposto a sudare copiosamente, ma alla fine avrà la sua ricompensa. Tutti abbiamo la scintilla divina e tutti noi possiamo evolvere, a prescindere da razza, stato sociale, cultura, istruzione ecc.

Le due vie, quella della Sapienza e quella della Comprensione, debbono camminare assieme per raggiungere il Da’at, ossia l’equilibrio.

La Comprensione è basata sul conoscere, informarsi, leggere, istruirsi, crescere a livello nozionistico. Lavorare su questo ci aiuta a far evolvere la nostra Binah.

La Sapienza è basata sull’accettare che esiste un mondo invisibile e più “importante” di questo visibile, sull’empatia, sulla pazienza, sul rispetto, sul rigore morale, sulla creatività, sull’intuito, sull’umiltà, sulla compassione e, soprattutto, sulla voglia di allargare la nostra capacità di “vedere” quello che c’è intorno a noi. Lavorare su questo ci aiuta a far evolvere la nostra

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Chokmah.

Io credo fermamente che non si può divenire consapevoli del mondo esterno e del mondo invisibile se, prima, non diveniamo consapevoli di chi siamo realmente noi. Si può credere e avere fede, ma non basta per evolvere.

La Kabbalah e la Psicologia mi hanno portato ad affrontare i miei demoni e a sconfiggerli per poter aprire gli occhi, mi hanno insegnato cosa è l’autoconsapevolezza, in sostanza mi hanno insegnato a guardarmi da fuori e a rivolgere lo sguardo dapprima in me stesso e poi nell’altro diverso da me.

L’Autoconsapevolezza viene prima della consapevolezza, è un processo dove i due fattori sono legati l’una all’altra, ma prima va aperta la porta per scoprire i nostri lati oscuri e poco costruttivi, va svelato il falso Sé per accettarlo ed evolvere, va svelato il proprio Ego per superarlo.

Guardarsi da fuori e ammettere con onestà interiore i propri limiti, i propri vizi e le proprie passioni è un grande passo avanti verso l’autoconsapevolezza. Aprire gli occhi, amare incondizionatamente, comprendere, avere pazienza e fidarsi dell’Uno è il passo della consapevolezza.

Esercizio di Autoconsapevolezzaxxii per prendere coscienza delle proprie contraddizioni:

1. Scegliete un posto dove possiate essere soli;2. Guardatevi dal di fuori, immaginando che vi state guardando da un angolo della stanza dove vi trovate;3. Annotate su carta, con onestà intellettuale, i sentimenti distruttivi e susseguenti pensieri negativi che vi stanno

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assillando;4. Cercate di associare un sentimento e relativi pensieri negativi al vostro passato, ossia provate a ricercare nel vostro passato momenti di tristezza o solitudine che vi hanno fatto emergere il sentimento di riferimento; annotate anche questo momento su carta e legatelo al sentimento già scritto.5. Una volta individuato, nel vostro passato, il momento del big bang avrete scoperto il vostro schema mentale. Già vederlo è un successo perché vi permette di avere la causa scatenante nelle mani, quindi gestibile nel tempo.

Riflettere con i principi della Kabbalah

L’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male sono in realtà il medesimo albero. Mangiare il

“frutto proibito” significa staccare qualcosa dalla sua unità primordiale, e nella storia del Giardino dell’Eden significa pertanto l’atto di separare i due attributi di un solo albero, l’attributo della vita (unione) e l’attributo della conoscenza

(individuazione).

XIII secolo, RABBI EZRA BEN SOLOMON di Gerona in Sod Etz Ha’ Da’at

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KOF

Dal libro della Formazione o Creazione di Abramo:

“fece regnare la lettera “KOF” nel riso e le legò una corona e combinò una nell’altra e formò con esse i Pesci nel mondo e Adar (Febbraio-Marzo) nell’ anno e la milza nell’ anima maschile e femminile. Ne fece come un’ arca e li mise compatti come un muro e li schierò come in guerra.” Cap V, sez. XVI

Il valore numerico della lettera Tzadik è: 100

Il significato è: “scimmia”

Riferimento biblico: “Sara disse: “Dio mi ha dato di che ridere; chiunque l’udrà riderà con me”.” Gen 21:6

“La lettera KOF rappresenta santità e ciclo di crescita. La lettera KOF allude alla KEDUSHA’ (santità) (Shabbat 104a). Il termine “Santità di Dio” porta il messaggio che Egli è illimitato, non è legato a nessun altro essere, non assomiglia a nient’altro o nessun altro, è senza limiti e senza forma. (Rambam, Ikkarim). Dato che è illimitato, Egli permea di sé l’universo intero. (Bahir).

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La santità implica che l’oggetto in discussione sia separato dalle altre faccende. Se un oggetto è sacro, significa che ha un grado di santità che ci proibisce di usarlo per i nostri piaceri quotidiani. Se una persona è santa, essa è ad un livello superiore delle altre. Dio è santo nel senso che nessun altro essere o cosa può essere comparata a Lui. (Kuzari)” (alfabeto di Gabriele Levy)

In questo caso farò riferimento al Ridere e al segno zodiacale dei Pesci.

Ridere:

Il ridere, secondo la mia interpretazione, è da associarsi all’intenzione di avere un giusto approccio alle cose, ai problemi, alle situazioni nuove e inaspettate. Il ridere è una “forza”, una spinta a cambiare le cose, a formare gruppi coesi, a ribaltare un momento doloroso. In alcuni parti del mondo vengono celebrate feste, che poi, alcune tipo il carnevale, sono riprese dal “mondo” pagano. Le feste hanno il compito di far vivere all’essere umano la catarsi dalle sofferenze della vita quotidiana. La catarsi è uno stato emotivo che suscita l’ottimismo, la felicità, la visione positiva che fa dimenticare momenti di depressione, di infelicità.

Pesci:Anche qui, come nel caso dello Scorpione, farò un’associazione tra le caratteristiche del pesce in natura e alcune caratteristiche dell’essere umano. Io sono vissuto al mare per tantissimo tempo, ci sono cresciuto, e ho notato che il pesce è un’animale che non sente la differenza tra la profondità e la superficie del mare, ma accoglie i cambi di “temperatura” con leggerezza e slancio. Quello che lascia senza fiato è il suo nuotare liberamente rispettando l’habitat circostante. Il pesce vive in

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piena libertà, in un habitat immenso, e non ha preoccupazioni riguardo la perdita della propria “strada” o in merito a buio e luce, vive in base al suo istinto primordiale e riesce a trovare cibo e sopravvivenza senza tanti affanni. Gli esseri umani hanno il dono di sapersi muovere liberamente in vari contesti e hanno il dono di saper trovare un punto di ripartenza per affrontare gli ostacoli in modo positivo.

Spunto di meditazione“Io sono cosciente che la sofferenza è un qualcosa che sta al

di fuori del mio Essere, è la mia mente che crea la sofferenza, quindi darò ascolto alla mia anima e riderò di cuore quando mi troverò dei pericoli o degli ostacoli sulla mia strada, per

affrontarli in modo positivo e costruttivo”

L’approccio positivo è una scelta che l’essere umano può fare. Vi sono ancora molte persone che considerano la vita un susseguirsi di fatalità, sfortuna, destino, cattive stelle. In realtà questi approcci sono giustificazioni razionali a dei propri fallimenti, infatti io ritengo che è molto facile addossare una propria responsabilità ad un qualcosa che non esiste, perché questo permette di togliere metà del “peso” dalle spalle. Proviamo invece a tenerlo sulle nostre spalle il peso e a cominciare a dire che il fallimento è una nostra responsabilità per alcune scelte fatte che non hanno portato a buoni risultati, o quantomeno a risultati che ci aspettavamo. Ogni persona ha dinanzi a sé, e questo lo insegna la Kabbalah, milioni di possibili futuri, ma questo dipende dalle scelte che la persona farà e dalla qualità della vita che terrà. Oggi questo tipo di teoria è stata confermata dalle teorie della fisica quantistica e dalla “teoria del campo” di Lewin in psicologia. In tutta onestà non sono un esperto di Fisica Quantistica, anche se ho letto molti libri a riguardo, quindi non mi addentrerò nella materia, ma proverò a

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spiegare brevemente la Teoria del campo di Lewin. Kurt Lewin è stato un autore importantissimo per lo sviluppo della Psicologia Sociale e fu il primo autore a parlare di dinamiche di gruppo in un determinato contesto. In definitiva il campo è il contesto di riferimento, dentro il quale gli individui, come molecole, possono interagire o scontrarsi per scelte fatte e azioni compiute. Non esistono sfortuna, caso, destino, esiste solo una nostra scelta che va ad intersecarsi con scelte di altre persone, che non sempre ci è dato sapere. Farò un esempio molto provocatorio: una persona, alla stazione, trova una valigia con molti soldi dentro. La valigia non è lì per caso e la persona che la trova non è lì per caso. Qualcuno ha scelto di lasciare la valigia e quella persona ha scelto di stare alla stazione. Il vero nocciolo che le persone non accettano è la responsabilità della scelta, perché richiede la sopportazione di un peso troppo grande. Ma torniamo un attimo alla qualità della vita.Già! La qualità della vita! Tema che oggi è molto di moda ma che, purtroppo, viene imputato solo al benessere economico e ad una posizione lavorativa gratificante. La qualità della vita non è rappresentata solo da questi due aspetti materiali, ma è definita dall’ avere una mentalità e una consapevolezza verso l’approccio positivo e fare in modo che i miracoli possano accadere.L’approccio positivo è essere convinti che:

• io sono l’artefice del mio successo;• il mio futuro dipende dalle mie scelte;• affrontare la vita con sorriso e leggerezza porta, nel tempo, a ottimi risultati;• dinanzi ad un ostacolo non devo per forza abbattermi ,ma posso anche scegliere di rialzarmi e vedere nuove alternative.

L’approccio positivo fa vedere le cose in modo diverso. La mia

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compagna ha una forma mentis orientata al fatto che la sua vita sia già segnata da una cattiva stella o da un dio che le era contro (D-o non è mai contro). Questo tipo di approccio le ha provocato una serie di piccoli malanni che rendono, oggi, la sua vita un po’ faticosa. Questi malanni non sono venuti per caso, o per destino, ma perché la sua mente ha dato vita sul piano fisico al principio di Bion: “la profezia che si autodetermina”. Faccio un piccolo esempio per far comprendere la profezia che si autodetermina: se io penso che sono uno sfortunato, che il mio destino è segnato in modo negativo, io sarò uno sfortunato e la mia vita sarà segnata da un destino negativo. Tutto questo perché mettiamo in moto, inconsciamente, degli atteggiamenti e dei comportamenti che faranno accadere il tutto.

Oggi la mia compagna sta facendo un percorso psicologico e spirituale per ribaltare la sua forma mentis e come doni ha già ricevuto una bimba e, sono sicuro, riceverà la libertà e una visione più positiva della vita che la porteranno a costruire grandi cose per se.Io ho sempre avuto un approccio positivo verso le malattie, gli imprevisti, gli ostacoli e so perfettamente che questo tipo di approccio, dagli altri, spesso viene visto come menefreghismo, eccessiva leggerezza, ma vi garantisco che non è così. Una persona che ha dentro di se l’allegria, la leggerezza, la visione positiva delle cose è anche una persona determinata, che sa quello che vuole, che sa costruire, che lascia un qualcosa di se agli altri che hanno un grande valore: il ridere, il sorriso.Ridere è un’azione che porta ad un’azione simile e non ad una re-azione: vi è mai capitato di assistere a persone che ridono, o vedere filmati in cui le persone ridono? Contagia anche voi, incredibile a dirsi, ma anche nei peggiori momenti, contagia anche voi e sviluppa un clima di luce laddove c’era un clima buio e tetro.

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Secondo Goleman il ridere sviluppa anche una leadership, ossia trasforma in positivo un momento drammatico. Non ci crederete, ma ci sono stati funerali a cui io stesso ho assistito e, in cui, per una semplice battuta si scatenava il riso collettivo. II risultato è stato sempre il capovolgimento di un clima, da dramma a un qualcosa di leggero e catartico.Ridere porta a questi vantaggi:

• Allevia il dolore (pensate anche a Patch Adams e alla sua terapia del riso)• Fa da collante nei gruppi, quindi li aggrega;• Inverte una tendenza negativa;• Sviluppa una leadership carismatica e costruttiva;• Aumenta l’intuito e fa trovare valide alternative;

L’ultimo aspetto del ridere non è rivolto verso l’esterno, ma è rivolto verso l’interno: l’autoironia. L’autoironia è un sintomo di intelligenza e di autostima. Mi è capitato in aula, qualche volta, di trovare persone molto autoironiche. Posso affermare, senza ombra di dubbio, che erano persone che avevano una marcia in più perché, per primi, si mettevano in discussione e superavano i loro momenti di conflitto con una risposta autoreferenziata. Ridere di se stessi ci aiuta a ridere con gli altri.

Riflettere coi principi della Kabbalah

L’umorismo non è un gioco. In realtà è una componente importante per raggiungere la vera sapienza. Non esiste in verità sapienza lucida e profonda quanto la sapienza che è

stata raggiunta con lo scherzo, perché l’umorismo apre il cuore e la mente così che la sapienza possa essere assorbita in modo

più pieno. Perciò i maestri sono sempre soliti iniziare i loro insegnamenti scherzando.

Sefer ha- Zohar, vol 3, f.47

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Bibliografia

- Dion Fortune, La Cabala Mistica, Astrolabio Edizioni, Roma, 1973.- Roberto Tresoldi, La Qabbalah, , De Vecchi editore, Milano, 2003.- Kaim Korsia, La Cabala per tutti, Armenia edizioni, Milano, 2009.- Z’ev ben Shimon Halevi, L’albero della Vita, Xenia Edizioni, Milano, 1998.- Gershon Winkler, La saggezza della Cabala, Armenia edizioni, Milano, 2006.- Daniel C. Matt, L’essenza della Cabala, Newton & Compton Editore, Roma, 1999. - Natan Bergson, La via della Kabbalah, Atanor Edizioni, Roma, 2009.- Shoshanna Cohen, La Cabala in 10 minuti, Edizioni Armenia, Milano, 2003.- Yehuda Berg, I 72 Nomi di Dio, Tea Edizioni, Milano, 2006.- Yehuda Berg, Il potere della Kabbalah, Tea Edizioni, Milano, 2004.- Haziel, I poteri dell’angelo custode, Oscar Mondadori edizioni, Milano, 2000.- Prof. Michael Laitman, La Cabala rivelata, Urra-Apogeo, Milano, 2010.- Daniel Taub, Luci dalla Torah,San Paolo Edizioni, Milano, 2008.- Elifas Levi, I misteri della Cabala, , Atanòr Edizioni, Roma, 2006.- Deepak Chopra, La Cabala carte per la meditazione, Armenia Edizioni, Milano, 2009.- Gregg Braden, Il codice del tempo, Macro Edizioni, Cesena, 2009.- Wayne W. Dyer, La voce dell’ispirazione,Tea Edizioni, Milano, 2009.

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- Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, Bur edizioni, Milano, 1995.- P.Watzlawich-J.H.Beavin-D.D.Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Casa editrice Astrolabio, Roma, 1971.- J.Hillma, Il codice dell’anima, Gli Adelphi editore, Milano, 2009.- Hendrie Weisinger, Intelligenza emotiva al lavoro,Tascabili Bompiani, Bologna, 2004.- Daniel Goleman, Essere Leader, Bur edizioni, Milano, 2005.- J. Hillman, Il potere, Bur edizioni, Milano, 2004.- Ian Stewart-Vann Joines, L’analisi transazionale – guida alla psicologiadei rapporti umani, Garzanti editore, Milano, 2000.- N. Branden, I sei pilastri dell’autostima, Tea edizioni, Milano, 2009.- S. Covey, Le sette regole per avere successo, Franco Angeli Editore, Milano, 2003.- Gregg Braden, La guarigione spontanea delle credenze, Macro edizioni, Cesena, 2008.- F. Capra, Il Tao della Fisica, Gli Adelphi editore, Milano, 2009.- J. Canfield – D.D. Watkins, La chiave della legge dell’attrazione, Anteprima edizioni, Torino, 2009.- Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, , Giunti Demetra Editore, firenze, 2004.- C.G. Jung, La psicologia dell’inconscio, Newton & Compton editore, Roma, 2007.- R.Doliner – B. Blech, I segreti della Sistina, Rizzoli editore, Milano, 2008.- Deepak Chopra- David Simon, Guarigione emozionale, Tecniche Nuove edizioni, Milano, 2008.- P.Paoletti-A.Pintimalli-S.Anella, Sefer Yetzira-Il libro della creazione, 3P Edizioni, 2009.- Michele Proclamato, Il segreto delle tre ottave, Edizioni Melchisedek, Milano, 2009.

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- G. Scholem , La Cabala, Edizioni Mediterranee, Roma, 1982.- G. Scholem , Alchimia e Kabbalah, Einaudi, Torino, 1995.- G. Scholem , Zohar il libro dello splendore, passi scelti, Einaudi, Torino, 1998.- G. Scholem , Le grandi correnti della mistica ebraica, Il Melangolo, Genova, 1986.- P. D’Aquin, Interpretazione dell’albero della Kabalah, Atanòr editore, Roma, 1994.- E. C. Prophet , Cabala, la chiave del potere interiore, Armenia, Milano, 1999.- Haziel, Des Origines de la Cabale à l’Angeologie, Haziel, Paris, 1996.- Bruno Giordano, Cabala del cavallo Pegaseo, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano, 2004.

Sitografia

- www.esonet.org- www.fuocosacro.com- www.edicolaweb.net- www.kabbalah.info/it/- www.lenostreradici.it- www.angeologia.it- www.kabbalahtarotreadings.com

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NOTE

i Da “La Cabala- Carte per la meditazione” Deepak Chopra – Edizioni Armeniaii Vizi è Virtù prese da ELIPHAS LEVI – “Lettere Al Barone Spedalieri Ovvero La Kabala in 10 Lezioni” – www.esonet.orge ampliate dall’autoreiii Il concetto di interdipendenza è stato ideato da Stephen Covey e sta a significare cooperazione e non competizione tra i membri di un gruppo. Gruppo che può essere familiare, amicale, di lavoro, ecc. Covey lo associa alla mentalità io vinco/tu vinci.iv Da “La Cabala in 10 minuti” – Soshanna Cohen- Edizioni Armeniav Da “La Cabala Mistica”, Dion Fortune, Edizioni Astrolabio.vi Da La voce dell’Ispirazione- Wayne W. Dyer –Tea Edizionivii Presa da http://www.annesdoor.com/Kabbalah.htmlviii Da “La Cabala in 10 minuti” –Shoshanna Cohen- Edizioni Armeniaix Presa dalle definizioni di Gabriele Levyx Da “La Cabbala rivelata” di Michael Laitman – Edizioni Urraxi Presa dalle definizioni di Gabriele Levyxii Presa dalle definizioni di Gabriele Levyxiii Da “La Kabbalah e le leggi spirituali per la coppia felice” – Yahuda Berg – Edizioni Teaxiv Preso da Wikipediaxv Da “Il codice del tempo” di Gregg Braden – Macro Edizionixvi Definizione di Emanuela Del Piantoxvii “La Guarigione spontanea delle credenze” – Gregg Braden – Macro Edizionixviii Da “Intelligenza emotiva al lavoro” – Hendrie Weisinger –Tascabili Bompianixix Da “Il codice dell’anima” – James Hillman – Adelphi Editorexx Da Wikipedia: Il Talmud (che significa insegnamento, studio,

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discussione) è uno dei testi sacri dell’Ebraismo: diversamente dalla Torah, il Talmud è riconosciuto solo dall’Ebraismo che, assieme ai Midrashim e ad altri testi Rabbinici o mistici noti del Canone ebraico, lo considera come Torah orale rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino alla conquista romana. Il Talmud fu fissato per iscritto solo quando, con la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme, gli ebrei temettero che le basi religiose di Israele potessero sparire.Il Talmud consiste in una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti (hakhamim) e i maestri (rabbanim) circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta, e si articola in due livelli:

• la Mishnah (o ripetizione) raccoglie le discussioni dei maestri più antichi (giungendo fino al II secolo);• la Ghemarah (o completamento), stilata tra il II e il V secolo, fornisce un commento analitico della Mishnah.

Il Talmud è anche conosciuto con il nome di Shas, acronimo di Shisha Sedarim, i sei ordini (Zeraim, Moed, Nashim, Nezikin, Kodashin, Tohorot) in cui è divisa la Mishnà. La suddivisione del Talmud è identica a quella della Mishnà: i Shisha Sedarim si suddividono in Massechtot - trattati, i quali a loro volta sono composti da capitoli.

xxi I 7 precetti presi da http://www.caffepoliticoletterario.org/noachismo.htm

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