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L’ iran

Date post: 17-Jul-2015
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Repubblica Islamica dell’Iran

Lingue ufficiali: Farsi, Persiano

Capitale: Teheran

Ordinamento dello Stato: Repubblica

Islamica Presidenziale

Capo dello Stato: Mahmud

Ahmadinejad

Ingresso nell’ONU: 24 ottobre 1945

Superficie: 1.648.195 km²

Moneta: Rial iraniano

Religione: musulmana sciita,

minoranza sunnita

Teheran è la capitale dell’Iran. Situata nel nord

del paese, ai piedi dei Monti Elburz.

Ha visto la sua popolazione aumentare

progressivamente da quando è diventata la

capitale in seguito al cambio della dinastia

nel 1786 è la più grande città dell’Iran. La

popolazione dell'area metropolitana contava

13.500.000 di abitanti nel 2008.

Questa crescita fu dovuta principalmente al

miglioramento delle condizioni di vita, dovute

soprattutto al commercio di petrolio, e

all'azione di attrazione esercitata sulla

popolazione delle province limitrofe.

Teheran ospita quasi la metà delle attività

industriali del paese, soprattutto legate al

settore automobilistico, delle apparecchiature

elettriche ed elettroniche, delle armi, del

tessile, dello zucchero, del cemento e dei

prodotti chimici

Il 30% della popolazione vive ancora

di agricoltura, praticata su un territorio coltivato

solo per il 10%.

Diffuso l'allevamento.

L’Iran è uno dei maggiori produttori mondiali di

petrolio, ma le risorse minerarie annoverano altre

risorse, come gli idrocarburi. Sono sorte alcune

industrie nel settore petrolchimico in alcune città

tra cui la capitale, in quello siderurgico e in quelli

metallurgico e meccanico. Ai settori tessile e

alimentare si sono aggiunte industrie per la

produzione di beni di consumo ed

elettrodomestici, di macchinari, automobilistiche,

farmaceutiche, cosmetiche, della pelle, elettriche e

di elettronica.

Importante è il settore dell'artigianato, rappresentato

soprattutto dalla produzione e dall'esportazione di

tappeti.

. Notevoli sforzi sono stati compiuti durante la presidenza di Rafsaniani per tornare a un‘economia di pace e

modernizzare le strutture produttive, aprendo al mercato e ai capitali stranieri, ma la nuova linea di politica

economica ha portato a una grave crisi nei primi anni novanta, con pesanti costi sociali A tutto ciò si aggiungono i

problemi causati dall'ideologia religiosa che ha impedito la privatizzazione di alcuni settori dell'economia iraniana: la

costituzione islamica, infatti, vieta gli investimenti stranieri

La nascita dell'Iran moderno: da Regno di Persia a Iran

1925: il capo cosacco Reza Palavi depone la dinastia regnante e si fa incoronare imperatore (Scià). Durante il suo regno il Paese cambia nome: da Persia a Iran e adotta politica filo occidentale e antisovietica.

La questione del petrolio Nel 1951 l'Assemblea nazionale approva un disegno di legge per la

nazionalizzazione di tutti gli impianti petroliferi operanti nel Paese. Il governo del primo ministro Hasain Ala viene fatto cadere, e si costituisce un governo di coalizione di tutti i gruppi nazionalisti capeggiato da Muhammad Mossadeq. Il nuovo governo avalla la

nazionalizzazione della Compagnia anglo-iraniana del petrolio. Si apre così un lungo contenzioso internazionale.

Mossadeq, ascesa e caduta Nell'aprile 1952 Mossadeq si dimette, ma un'ondata di manifestazioni popolari in suo favore costringe lo scià a rinnovargli l'incarico e

a concedergli poteri eccezionali. Gli Usa tentano di mediare il contenzioso Gran Bretagna - Iran sul petrolio. La

trattativa fallisce e nell'ottobre 1952 si arriva alla rottura delle relazioni diplomatiche tra Londra e Teheran. Lo scià è contrario all'intransigenza di Mossadeq sulla questione petrolifera e lo rimuove dalla carica. Ma Mossadeq si rifiuta di dimettersi e i suoi sostenitori danno vita a violente manifestazioni. Lo scià torna in patria e mette al governo il generale Fazullah Zahedi. Gli Usa appoggiano il nuovo corso con un prestito di emergenza di oltre 45 milioni di dollari. Riprendono le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna.

La rivoluzione bianca Nel 1960 l'Iran riconosce lo Stato d'Israele e si inimica i Paesi arabi. Nel 1963

lo Scià introduce la Rivoluzione bianca, un pacchetto di riforme sociali ed economiche per dare all'Iran uno stile di vita occidentale. Il clero islamico sciita si oppone fermamente.

La dittatura dello scià Nel 1975 tutti i partiti vengono messi fuori legge a eccezione di quello della

Rinascita nazionale iraniana. In politica estera vengono rafforzate le relazioni con i paesi comunisti, riallacciando anche i rapporti con il blocco dei paesi arabi, escluso l'Iraq. La Rivoluzione bianca si rivela un fallimento, perché il tenore di vita aumenta solo per gli strati più alti della popolazione.

La dittatura dello scià Nel 1975 tutti i partiti vengono messi fuori legge a eccezione di quello della

Rinascita nazionale iraniana, legato allo scià. In politica estera vengono rafforzate le relazioni con i paesi comunisti, riallacciando anche i rapporti con il blocco dei paesi arabi, escluso l'Iraq. La Rivoluzione bianca si rivela un fallimento, perché il tenore di vita aumenta solo per gli strati più alti della popolazione.

L'opposizione alla monarchia La lotta alla politica dello scià è guidata dai capi religiosi contrari

all'occidentalizzazione della società iraniana. Il governo risponde con la repressione più brutale, affidata alla polizia politica. Nel 1978 il movimento di protesta è egemonizzato dai fautori della creazione di una repubblica islamica; loro leader è l'ayatollah Ruhollah Khomeini, costretto all'esilio in Francia sin dal 1963.

La rivoluzione islamica Nel gennaio del 1979 le manifestazioni di piazza costringono lo scià a fuggire

all'estero, ponendo fine ai suoi 37 anni di regno. Il 1° febbraio, Khomeini rientra in Iran in trionfo. L'11 febbraio del 1979 viene ufficialmente proclamata la fine della monarchia. All'inizio di aprile nasce la Repubblica islamica. Nel periodo intermedio si tiene un referendum: secondo i risultati ufficiali il 98 per cento dei votanti dice sì alla nascita del nuovo stato religioso.

Un nuovo regime Il nuovo stato si caratterizza per una repressione del dissenso ancora più

feroce di quella attuata dallo scià. La nuova Costituzione della Repubblica islamica, approvata nel dicembre del 1979, conferisce a Khomeini poteri assoluti a vita come massima guida politico-religiosa. Lo scopo è eliminare qualsiasi influenza proveniente dal mondo occidentale e contemporaneamente ogni possibile opposizione interna a un governo di tipo teocratico. Nemico numero uno, per il nuovo regime, sono gli Usa, simbolo della corruzione della civiltà occidentale. Alle donne è imposto il ciador.

Gli ostaggi dell'ambasciata Usa Nel novembre del 1979 lo scià (gravemente malato) si reca per cure in Usa.

Alcuni fondamentalisti iraniani assaltano l'ambasciata americana a Teheran e tengono in ostaggio 66 impiegati, pretendendo per la loro liberazione scuse ufficiali da parte del governo statunitense per l'appoggio concesso allo scià, la sua consegna alle autorità iraniane per istruire un processo nei suoi confronti e la restituzione del patrimonio che si diceva avesse accumulato illecitamente all'estero. La crisi durerà 444 giorni. Il 25 aprile 1980 il presidente Usa Jimmy Carter tenta inutilmente di liberare gli ostaggi con un blitz in cui trovano la morte otto militari

La guerra tra Iran ed Iraq ebbe iniziò nel settembre del 1980, quando l'Iraq di Saddam Hussein invase lo stato confinante.

Terminò quasi dieci anni più tardi, dopo che entrambi le parti in lotta accettarono una tregua patrocinata dall'ONU.

L’Iraq intraprese quella guerra per consolidare il suo crescente potere all’interno del mondo arabo e sostituire l’Iran come stato dominante sul Golfo Persico. Il conflitto fu tra i più lunghi e distruttivi del XX secolo, ma nonostante la sua durata ed i suoi costi, sia umani che economici, nessuno dei due paesi fece significativi guadagni politici o territoriali.

I problemi e le questioni che li dividevano rimasero irrisolti.

l confini tra i due paesi erano da secoli oggetto di contesa, sia diplomatica che militare. A ciò si aggiungevano le storiche rivalità tra Sanniti e Scià, tra elementi arabi e persiani e quello che sarà l’astio personale tra Saddam Hussein e l’Ayatollah Khomeini.

Dopo la rivoluzione islamica del 1979 l'Iran è una teocrazia islamico sciita, le cui strutture sono piuttosto complesse. Il progetto politico dell'Ayatollah Khomeini era, infatti, la creazione di uno stato conforme ai precetti del Corano.

Per questo motivo, il sistema iraniano è

complesso e articolato, in cui si combinano

istanze democratiche e teocratiche. L'apparato

politico si divide tra istituzioni religiose, non

eleggibili, e istituzioni laiche, eleggibili, ma ogni

decisione deve passare al vaglio dalla comunità

religiosa e dagli esperti di dottrina islamica.

L'elettorato iraniano può votare il Presidente,

per un mandato quadriennale che non può

essere ricoperto per più di due termini. La

costituzione attribuisce al presidente la seconda

carica istituzionale del paese, dopo la Suprema

Guida. Il presidente è capo dell'esecutivo e

responsabile per il rispetto della costituzione.

Dopo la rivoluzione del 1979, il leader dell'Iran è la Guida Suprema, nominato dall'Assemblea degli Esperti,

composta da 86 mujtahid, studiosi islamici, che si riuniscono due volte all'anno. La Guida viene scelta in base

al proprio curriculum e del grado di stima goduto presso la popolazione.

Con la morte di Khomeini, nel 1989, la Guida Suprema è l'Ayatollah Ali Khamenei, presidente negli anni di

Khomeini. La Guida Suprema è capo delle Forze Armate, della radio e della Televisione iraniana, è lui che

conferma l'elezione del Presidente, e soprattutto colui che traccia le linee guida in materia di politica estera.

L’iraniana è una delle popolazioni più giovani, e quindi più vive e aperte al futuro, di tutta l’Asia, e probabilmente del mondo; nel contempo, la sua è una delle società più varie e composite, sotto il profilo della

diversità delle etnie che vi coesistono pacificamente. . L’Iran è un paese pieno di giovani: il 70% della popolazione ha meno di trenta anni, ma i giovani iraniani sono

ritenuti pericolosi dal governo per la loro cultura. Per questo ogni volta che manifestano per la libertà e i diritti umani,come nelle proteste del 2009 per la elezione di Ahmadinejad, le forse dell’ordine non esitano a usare

la violenza.

L'Iran è sicuramente uno dei Paesi dell'area mediorientale con il tasso di alfabetizzazione più elevato: se si considerano tutte le persone di età superiore ai 15 anni che sappiano leggere e scrivere, questo tasso oggi è fissato al 79,4% di cui l'85,6% è composto da uomini e il 73% da donne. Da

questo punto di vista l'Iran offre alle sue donne molte più chance di formazione di quanto non accada in altri Paesi islamici, apparentemente più emancipati.

Appartiene alla cosiddetta Rivoluzione Bianca dello shah Pahlavi, e cioè a quell'insieme di riforme che il monarca avviò a metà Novecento per modernizzare il più velocemente possibile l'Iran, il "movimento per l'alfabetizzazione", che si proponeva di insegnare a tutti a leggere e scrivere.

Tuttavia oggi anche in Iran si stanno pian piano diffondendo le scuole private, soprattutto di matrice islamica, e la stessa istituzione universitaria fa fatica ad assorbire per intero la crescente domanda dei giovani iraniani che vogliono formarsi in accademia, soprattutto delle donne.

Con l’avvento del nuovo secolo, le donne hanno preso

maggior coscienza della loro situazione, percependola

come un’ingiustizia: nel 2001, infatti, le donne sono state

le protagoniste delle cinque maggiori manifestazioni in

Iran e hanno fatto emergere il loro odio per il regime

misogino dei mullah. Ma la presa di coscienza, sebbene

rappresenti un passo avanti rispetto al passato, non basta

a modificare la situazione. Dall'elezione del nuovo

Presidente iraniano la repressione contro le donne è

nettamente peggiorata: il nuovo Ministro della Giustizia ha,

infatti, dichiarato alla stampa, nell’agosto del 2005, che le

donne «impropriamente velate» saranno trattate come se

non indossassero per nulla il velo. L'accusa alle donne è

di «non rispettare le virtù islamiche» e di indossare «vesti

repulsive ed immorali». Il bersaglio privilegiato dei gruppi

paramilitari e delle polizie private sono le giovani donne,

prese di mira per cercare di non far perdere le antiche

tradizioni islamiche basate sul rispetto del Corano.

Ali Khamenei, il supremo leader religioso iraniano,

sostiene che le donne del suo paese non hanno diritto a

un’attività politica e sociale, in quanto il loro unico scopo

nella vita deve essere quello di rimanere a casa, di

mettere al mondo i bambini, allattarli, crescerli ed educarli.

Anche dal punto di vista fisico, psicologico ed emotivo

sarebbero troppo deboli rispetto all’uomo.


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