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L OSPITE Sport e fede: si può fareconfraternite.diocesianagnialatri.it/files/Uno-novembre...ogni...

Date post: 14-Sep-2020
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Campioni anche fuori dal campo: parla il giornalista Massimiliano Castellani Sport e fede: si può fare L’ ospite di questo mese è Massimiliano Castel- lani, penna sportiva – ma frequenti sono anche le sue incursioni nel mondo della cultura è in quello del- lo spettacolo, del quotidia- no Avvenire Lo sport e la fede: ritieni si tratti di un connubio ancora possibile? Ritengo che già l’impegno, la passione e il sacrificio che un atleta mette in campo e nella vita di tutti i giorni per affrontare le varie sfide sia- no un atto di fede, a pre- scindere dal credo religioso. Oggi però c’è la cattiva ten- denza a scambiare la “fe- de” (calcistica o per una squadra del cuore) per un valore, mentre spesso di- venta l’elemento accecante che genera confusione e sconfina spesso nella violen- za. Sicuramente ti sarà capi- tato di incontrare sporti- vi dalla specchiata vita cristiana: vuoi indicarci qualche esempio, magari con qualche episodio che ti ha particolarmente col- pito? Mi occorrerebbe uno spazio molto ampio se dovessi fare un elenco di “sportivi mo- dello” . Mi limito a citare personaggi esemplari come l’ex milanista Zvonimir Bo- ban che si è laureato con una tesi di storia dei santi, l’ex romanista Damiano Tommasi ora presidente dell’Aic, animato da profon- di valori morali e infine il campione del mondo Lilian Thuram che con la fede e l’impegno civile sta portan- do avanti della battaglie molto importanti sull’anti- razzismo. Nel giubileo degli sporti- vi del 2000, Giovanni Paolo II parlò dello sport come di “un dono”. Quanto ritieni sia ancora attuale quella definizio- ne? Ho intervistato di recente una gloria del calcio come Luisito Suarez, il quale mi ha colpito quando ha invia- to un suo personale mes- saggio ai giovani dicendo proprio questo, di “apprez- zare e custodire il “dono” che hanno ricevuto nel sa- per giocare a calcio e di continuare a farlo fino al- l’ultimo istante della loro carriera con passione, con rispetto e con orgoglio”. Il giornalismo può aiuta- re a scoprire uno sport dal volto un po’ più uma- no, come spesso fai nei tuoi articoli, o è una… gara persa in partenza? Compito dell’informazione, tutta, è di cercare di fare emergere - molto di più di quanto non faccia - proprio l’aspetto umano dello spor- tivo professionista che può essere davvero un modello per i giovani. Ci sono storie di campioni in ogni discipli- na che vanno raccontate partendo prima di tutto dall’elemento umano, attra- verso il quale è possibile da- re una spiegazione più con- vincente e se vogliamo edu- cativa del come nasce e si forma il talento di uno spor- tivo. Nel tuo ultimo libro ti oc- cupi della Sla e di quello che tu stesso definisci “il male oscuro del pallo- ne”: come mai hai scelto un argomento del gene- re? Intorno al 1999, ispirato da una frase sibillina quanto realistica di Zeman (allora allenatore della Roma), “il calcio deve uscire dalle far- macie”, cominciai una lun- ga inchiesta sulle pagine di Avvenire che è poi confluita nel mio primo libro “Palla avvelenata” in cui trattavo casi di morti misteriose e di malattie nel calcio. Tra que- ste, con stupore, apparve un’incidenza epidemiologi- ca a dir poco inquietante di calciatori malati o morti di Sla (Sclerosi laterale amio- trofica o Morbo di Gehrig). I casi di Signorini e Borgono- vo, calciatori di Serie A mor- ti quarantenni, sono solo i nomi più eclatanti all’inter- no di una casistica che per la scienza medica è ancora inspiegabile, pertanto ho continuato a indagare e a raccogliere storie e testimo- nianze allo scopo di cercare di fare luce su quello che, dati alla mano, è davvero il “Male oscuro del pallone”, proprio come recita il sotto- titolo del mio libro. I.Tr. “Saper giocare e correre è un dono da apprezzare e custodire” L OSPITE Anno XVI, n. 9 - Novembre 2015 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Chiara Campoli, Catia Castagnacci, Maria Grazia Costantini, Mario Palleri, Camilla Pulcinelli, Filippo Rondinara, Emanuela Sabellico EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone
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Page 1: L OSPITE Sport e fede: si può fareconfraternite.diocesianagnialatri.it/files/Uno-novembre...ogni vita cristiana. Il diacono anima la vocazione al servi-zio di tutti i membri della

Campioni anche fuori dal campo: parla il giornalista Massimiliano Castellani

Sport e fede: si può fare

L’ospite di questo meseè Massimiliano Castel-lani, penna sportiva –

ma frequenti sono anche lesue incursioni nel mondodella cultura è in quello del-lo spettacolo, del quotidia-no Avvenire Lo sport e la fede: ritienisi tratti di un connubioancora possibile?Ritengo che già l’impegno,la passione e il sacrificio cheun atleta mette in campo enella vita di tutti i giorni peraffrontare le varie sfide sia-no un atto di fede, a pre-scindere dal credo religioso.Oggi però c’è la cattiva ten-denza a scambiare la “fe-de” (calcistica o per unasquadra del cuore) per unvalore, mentre spesso di-venta l’elemento accecanteche genera confusione esconfina spesso nella violen-za.Sicuramente ti sarà capi-tato di incontrare sporti-vi dalla specchiata vitacristiana: vuoi indicarciqualche esempio, magaricon qualche episodio cheti ha particolarmente col-pito?Mi occorrerebbe uno spaziomolto ampio se dovessi fareun elenco di “sportivi mo-dello” . Mi limito a citarepersonaggi esemplari come

l’ex milanista Zvonimir Bo-ban che si è laureato conuna tesi di storia dei santi,l’ex romanista DamianoTommasi ora presidentedell’Aic, animato da profon-di valori morali e infine ilcampione del mondo LilianThuram che con la fede el’impegno civile sta portan-do avanti della battagliemolto importanti sull’anti-razzismo.Nel giubileo degli sporti-vi del 2000, GiovanniPaolo II parlò dello sportcome di “un dono”.Quanto ritieni sia ancoraattuale quella definizio-ne?Ho intervistato di recenteuna gloria del calcio comeLuisito Suarez, il quale miha colpito quando ha invia-to un suo personale mes-saggio ai giovani dicendoproprio questo, di “apprez-zare e custodire il “dono”che hanno ricevuto nel sa-per giocare a calcio e dicontinuare a farlo fino al-l’ultimo istante della lorocarriera con passione, conrispetto e con orgoglio”.Il giornalismo può aiuta-re a scoprire uno sportdal volto un po’ più uma-

no, come spesso fai neituoi articoli, o è una…gara persa in partenza?Compito dell’informazione,tutta, è di cercare di fareemergere - molto di più diquanto non faccia - propriol’aspetto umano dello spor-tivo professionista che puòessere davvero un modelloper i giovani. Ci sono storiedi campioni in ogni discipli-na che vanno raccontatepartendo prima di tuttodall’elemento umano, attra-verso il quale è possibile da-re una spiegazione più con-vincente e se vogliamo edu-cativa del come nasce e siforma il talento di uno spor-tivo.Nel tuo ultimo libro ti oc-cupi della Sla e di quelloche tu stesso definisci “ilmale oscuro del pallo-ne”: come mai hai sceltoun argomento del gene-re?Intorno al 1999, ispirato dauna frase sibillina quantorealistica di Zeman (alloraallenatore della Roma), “ilcalcio deve uscire dalle far-macie”, cominciai una lun-ga inchiesta sulle pagine diAvvenire che è poi confluitanel mio primo libro “Palla

avvelenata” in cui trattavocasi di morti misteriose e dimalattie nel calcio. Tra que-ste, con stupore, apparveun’incidenza epidemiologi-ca a dir poco inquietante dicalciatori malati o morti diSla (Sclerosi laterale amio-trofica o Morbo di Gehrig). Icasi di Signorini e Borgono-vo, calciatori di Serie A mor-ti quarantenni, sono solo inomi più eclatanti all’inter-no di una casistica che perla scienza medica è ancorainspiegabile, pertanto hocontinuato a indagare e araccogliere storie e testimo-nianze allo scopo di cercaredi fare luce su quello che,dati alla mano, è davvero il“Male oscuro del pallone”,proprio come recita il sotto-titolo del mio libro.

I.Tr.

“Saper giocare e correre è un dono da apprezzare e custodire”

LL’OOSSPPIITTEE

Anno XVI, n. 9 - Novembre 2015mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE: Raffaele Tarice

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011

Alatri - Tel. 348.3002082e-mail: [email protected]

RESPONSABILE DISTRIBUZIONEBruno Calicchia

AMMINISTRATOREGiovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Chiara Campoli, Catia Castagnacci,Maria Grazia Costantini,

Mario Palleri, Camilla Pulcinelli,Filippo Rondinara, Emanuela Sabellico

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

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Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 29 Ottobre 2015 - www.diocesianagnialatri.it

Il giovanotto, dove lo met-to?… Verrebbe da para-frasare così una canzonci-

na di tanti anni fa di Dome-nico Modugno. Ma stavoltauna risposta ce l’abbiamo: igiovani mettiamoli su untorpedone, un treno o unaereo destinazione Craco-via, Polonia. E’ qui infattiche a fine luglio del 2016 sisvolgerà la Giornata mon-diale della Gioventù, la fa-mosa “Gmg” voluta a suotempo da San GiovanniPaolo II e che ha cresciutointere generazioni di ragaz-zi, da quel prato di Tor Ver-gata fino all’ultima edizionea Rio De Janeiro. AdessoCracovia, proprio nella terradel Papa polacco, e anchequesta è più di una felicecombinazione. Da qui a lu-glio mancano ancora ottomesi, ma è già tempo diprepararsi per benino, di co-

minciare a riempire la bisac-cia del pellegrino (e comesanno andare in pellegri-naggio i giovani, noi perso-ne di mezza età non lo sap-piamo proprio), di “formar-si” rispetto ad un eventoche non sarà solo un’evasio-ne rispetto alle fatiche deglistudi o magari la prima oc-casione per una settimanafuori casa.Lo sanno bene anche all’Uf-ficio della Pastorale Giova-nile della nostra Diocesi do-ve, come ci ha confermato ilneo-responsabile don LucaFanfarillo, stanno già pen-sando ad una serie di incon-tri ed iniziative in vista diCracovia, per portare in Po-lonia almeno un centinaiodi ragazzi di paesi e parroc-chie di questo territorio, ca-paci poi di tornare con uncarico di esperienze tale da“rigirarli”, questi paesi e

parrocchie, ad iniziare datanti loro coetanei così lon-tani (solo apparentemen-te?) da un discorso di fede.E due saranno gli incontriprincipali di questo percorsodi avvicinamento alla Gmgmondiale: la Giornata dio-cesana dei giovani, a Moro-lo il 19 marzo del prossimoanno, e - appuntamentoancor più ravvicinato - laVeglia di Natale ad Osteriadella Fontana, il 19 dicem-

ANNO XVI N. 9NOVEMBRE 2015

bre. E non c’è modo miglio-re di mettersi in camminoaccostandosi al Mistero del-la Nascita, per questi nostrigiovani. Che poi sono unpo’ come tutti gli altri gio-vani di ogni parte d’Italia,magari presi da tante altrecose – come ci confermavalo stesso don Luca nel corsodi una chiacchierata sulleaspettative e il lavoro da fa-re all’interno della pastoralegiovanile - che spesso fini-scono per mettere il Signoreal secondo posto, se nonaddirittura all’ultimo. Gio-vani che hanno pur sempretutto, anche in un momen-to di crisi come questa, maai quali manca probabil-mente l’Essenziale. Ma an-che giovani capaci di farsidelle domande per non la-sciarle senza risposte, capacidi mettersi in gioco. E ma-gari di salire su un torpedo-ne, un treno un aereo desti-nazione Cracovia, Polonia,Gmg 2016. Se saremo capa-ci di “accompagnarli” anchesolo con una buona parola,di conforto e mai di giudi-zio, il loro andare sarà me-no faticoso.

I.Tr.

AAllllaa GGmmgg 22001166 iinn PPoolloonniiaa aanncchhee uunn cceennttiinnaaiioo ddii rraaggaazzzzii ddeellllaa nnoossttrraa DDiioocceessii

SSSS TTrriinniittàà::ssuullllee vveettttee ddeellllaa ffeeddee

SSeerrvviizzii ddaa ppaagg 44

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOO Novembre 20152222

una grande passione per ilRegno e, soprattutto, rendela Chiesa capace di capire edi farsi capire, non appren-dendo le lingue, ma impa-rando le persone e il valoredella diversità. Lo SpiritoSanto, di conseguenza, rifà ilcodice della comunicazioneumana distrutto da Babele edal tentativo dell’umanità diedificare sé stessa senza Dioe nello spirito di dominiosulla natura e sulle persone.Lo Spirito Santo ci rende abi-tazione della Trinità; spalan-

Pentecoste segna la datadi nascita della nostraChiesa come di tutte le

Chiese. E’ una festa di com-pleanno. Come lo Spirito hapresieduto alla creazione eall’inizio della vita pubblicadi Gesù Cristo, così presiedealla nascita della Chiesa in-viata come popolo a cantarele meraviglie dell’amore diDio e ad annunciare la mise-ricordia e il perdono dei pec-cati. S. Ireneo, nella sua ope-ra “Contro le eresie”, ci of-fre un’immagine plastica estraordinaria dello Spirito edella Sua missione: come lafarina senza acqua non siimpasta e non diventa maimassa e pane così un grup-po indeterminato e anoni-mo di persone non diven-terà mai popolo e Chiesasenza l’acqua dello Spirito.Pentecoste non è un’idea,ma il memoriale annuo dellavenuta dello Spirito nellaChiesa. Giunge a compimen-to la grande e unica Dome-nica di Pasqua, un lungogiorno di cinquanta giorni.Pentecoste porta a matura-zione i frutti della Pasquacon il dono dello Spirito, ve-ra legge dei credenti. A Pen-tecoste, nel paese di Gesùesplodeva la gioia di un po-polo, Israele, per i frutti del-la terra e per il dono dell’Al-leanza e della legge al mon-te Sinai. E proprio dalla teo-fania del Sinai Luca, autoredegli Atti, mutua il linguag-gio e le immagini per descri-vere il dono dello Spirito cheil Risorto fa ai suoi amici perinserirli decisamente nelcammino del Vangelo. Nascela Chiesa al soffio dello Spiri-to che assicura la centralitàdi Cristo in tutte le dimen-sioni dell’esistenza umana.Senza Gesù risulta incom-prensibile il Padre. Senza loSpirito risulta incomprensibi-le Gesù Cristo. Lo Spirito“fragore come di vento im-petuoso”, garantisce la verascala dei valori. Lo Spirito, vi-sibile in “lingue come difuoco”, accende nel cuore

ca a tutti le porte della mise-ricordia del Padre, offrendo-ci il perdono e la riconcilia-zione; è memoria calda, vi-va, attuale della parola diGesù; è fantasia e sapienzache ci guida alla veritàtutt’intera. Lo Spirito assicu-ra alla Chiesa tutto ciò che leè necessario per edificarsinell’amore e costruire il Re-gno. Lo Spirito dei doni edei carismi a nessuno peròdà tutto, ma a tutti dà qual-cosa per il bene comune. Etra i Suoi doni più grandi c’è

il ministero ordinato.Gianluigi stasera, per l’impo-sizione delle mani e la pre-ghiera consacratoria, diven-terà diacono, riceverà il pri-mo grado del sacramentodell’Ordine. Non sarà ordi-nato per il sacerdozio, maper il ministero. La parolagreca “diaconia” e quella la-tina “ministerium” significa-no la stessa cosa: il servizioper amore. Il diacono è la fi-gura istituzionale del servi-zio nella Chiesa. Ma ciò checaratterizza il suo profilo mi-nisteriale non viene persodagli altri gradi del sacra-mento dell’Ordine. Il servizioè la sostanza e il midollo diogni vita cristiana. Il diaconoanima la vocazione al servi-zio di tutti i membri dellaChiesa e li richiama alla lorodisposizione originaria. Nelporre un giovane ministro inmezzo a noi la Chiesa cercadi farci capire che l’io trovala sua piena verità e la suafelicità non facendosi servi-re, ma servendo; che la viadella realizzazione persona-le non passa attraverso ilcompiacimento vanitoso disé stessi, ma attraverso il de-potenziamento di sé stessi ela riduzione delle propriepretese a vantaggio degli al-tri. Ministro della parola, mi-nistro dell’altare in comu-nione con il vescovo e il suopresbiterio, il diacono è im-pegnato a trasformare, intutta la sua esistenza, la co-munione eucaristica in unacompagnia sincera e in unaprossimità cordiale dellepersone in difficoltà. Direi,allora, che il diacono è la fi-gura istituzionale, che l’ordi-nazione tra poco esprimeràin forma rituale, dell’episo-dio della lavanda dei piedi,che la Chiesa ci fa meditaresempre alla sera del Giovedìsanto. Al termine del fattoriferitoci dal Vangelo di Gio-vanni, Gesù enuncia unabeatitudine che rischia di es-sere sottovalutata, ma èstraordinariamente impor-tante: “Sapendo queste co-

Diacono:servizio

per amore

Anagni - Ordinazione di Gianluigi Corriere

Letture: At 2,1-11 Gal 5,16-25 Gv 15,26-27;16,12-15

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XVINumero 9 3333

scomparsi e le loro famiglieil mio ricordo e la mia pre-ghiera. Rivolgo un accoratoappello affinchè la comunitàinternazionale agisca condecisione e prontezza, ondeevitare che simili tragedieabbiano a ripetersi. Sonouomini e donne come noi,fratelli nostri che cercanouna vita migliore, affamati,perseguitati, feriti, sfruttati…”. Si tratta di persone chehanno il coraggio di affron-tare un viaggio con unamorte probabile, perché, serimangono nella loro terra,vanno incontro ad una mor-te sicura. L’unica sfortunache hanno avuto è di esserenati in una parte del mondo“sbagliata” rispetto alla no-stra. E’ giusto pretenderedagli organismi internazio-nali e dall’Europa una ripar-tizione dei compiti e deglispazi di accoglienza, ma ri-mane sempre vera, stringen-te per la nostra responsabi-lità, la parola di Gesù: “Erostraniero e mi avete accolto”(Mt 25,35). E’ chiaro, allora,

se, siete beati se le mettere-te in pratica” (Gv 13,17). E’la beatitudine del servizioche qualifica l’intera esisten-za dei credenti.La lavanda dei piedi dimo-stra la verità e l’importanzadei sacramenti, ma anche lanon-verità di essi, se nonvengono rifiniti e coronatida questo atteggiamento didiaconia sincera verso i fra-telli. Il problema della vitacristiana non quello di esse-re puri; ci riescono quasi tut-ti (“Voi siete già puri, manon tutti”: Gv 13,10). Il pro-blema più vero è quello diessere servi. In questo senso,allora, penso che il diacona-to e il diacono possano esse-re anche la figura istituzio-nale di una parabola che ab-biamo tutti nel cuore e che ilBeato Paolo VI, alla vigiliadella chiusura del VaticanoII, indicò come il paradigmadella spiritualità del Conci-lio: la parabola del buon sa-maritano (cfr Lc 10, 29-37).Cristo è il vero Buon Samari-tano dell’umanità e la Chie-sa è strumento di Cristo nelsuo chinarsi premuroso sul-l’uomo. Nel viaggio versol’essere umano, soprattuttoverso chi è più colpito dallavita, il diacono ricorda a tut-ti la vocazione originaria diognuno ed esprime in ma-niera molto significativa ilcuore del Vangelo nellacompagnia conviviale dei“piccoli”. Oggi la mappa del serviziosegnala alcune direzioni irri-nunciabili, se vogliamo esse-re fedeli al Signore. Ne por-to all’evidenza due. La pri-ma è l’accoglienza dei mi-granti e l’altra è l’accompa-gnamento educativo di ra-gazzi e giovani. Al “Regina Coeli” di dome-nica 19 aprile u.s., PapaFrancesco, parlando dell’en-nesima tragedia nelle acquedel Mediterraneo con centi-naia di vittime, ha afferma-to: “Esprimo il mio più senti-to dolore di fronte a taletragedia e assicuro per gli

che il problema dei migrantinon è solo italiano, ma euro-peo. E’ urgente una politicaeuropea diversa, un sistemacomune più efficace per chichiede asilo e ospitalità. Mal’indifferenza e, peggio, l’o-stilità non possono alberga-re nel nostro cuore. Occorreglobalizzare la fraternità ela solidarietà, non il sospettoe l’indifferenza.L’altra pista su cui deve di-sporsi ed essere presentel’impegno di servizio dellacomunità cristiana e di tuttinoi è quello della dedizioneeducativa nei riguardi degliuomini e delle donne di do-mani. Stiamo vivendo il de-cennio di “Educare alla vitabuona del Vangelo”. E il po-polo dei ragazzi, degli ado-lescenti e dei giovani chiede,magari con un grido stroz-zato o in forme a volte di-scutibili, la vicinanza cordia-le di adulti significativi. For-se, non tutti sanno che unabuona percentuale di volon-tari che si arruolano con loStato islamico e con le mili-

zie che spargono terrore eviolenza in Medio Orienteprovengono dalla “cristia-na” Europa. Ma è possibileche non trovino niente dimeglio da fare questi giova-ni? La loro scelta è una dellapiù grandi sconfitte educati-ve del nostro vecchio Conti-nente. Si tratta di un bel se-gnale di allarme per tutti co-loro che vivono troppo sicuridi sé, incuranti del deserto disignificato sperimentato datante persone, soprattuttogiovani.L’ordinazione di Gianluigi ela figura del diacono sonoprovvidenziali per togliercidal letargo di false sicurezze.La Parola di Dio ci invita afare un bell’elettrocardio-gramma per misurare la ca-pacità del nostro cuore didare spessore alla misericor-dia di Dio Padre che in GesùCristo e attraverso di noi sichina verso chi è più spossa-to e stanco nel camminodella vita. I frutti che tuttiaspettano, ma che aspetta-no soprattutto “le pietrescartate”, sono quelli che se-gnala l’apostolo Paolo ai Ga-lati (seconda lettura): “Amo-re, gioia, pace, magnani-mità, benevolenza, bontà,fedeltà, mitezza, dominio disé” (Gal 5,22). I frutti delloSpirito sono la corona e laradice del servizio, la stradamaestra per ricentrare lapropria vita su Gesù Cristo“che non è venuto per esse-re servito, ma per servire edare la propria vita in riscat-to per molti” (Mc 10,45).Buon cammino a Gianluigi ebuon cammino a tutti nelservizio del Regno, in unacomunità cristiana che ac-compagna l’uomo nellagioia del Vangelo; in unaparrocchia che dice acco-glienza, esigenza di forma-zione, attenzione alle dina-miche della comunione, soli-darietà fraterna in un mon-do in cui purtroppo sonoglobalizzati l’indifferenza eil silenzio.

+ Lorenzo Loppa

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Novembre 20154444

Il Rettore, don AlbertoPonzi: “E’ una devozionecontagiosa”. Adesso lachiusura invernale fino almaggio 2016, quandoverrà aperta anche laPorta Santa del Giubileodella Misericordia.

Sarà il paesaggio, l’at-mosfera, la naturalereligiosità di questa

e di tutte le vette attor-no, il silenzio delle perso-ne che scendono dalpiazzale sovrastante osalgono dal paese di Val-lepietra lungo l’anticotratturo. Saranno questee mille altre cose ancora,ma ogni volta arrivare alSantuario della Santissi-ma Trinità regala emozio-ni uniche, intense, espe-rienze di fede che lascia-no il segno e poi ti portiappresso nel vissuto quo-tidiano. E anche que-st’anno – laddove per‘anno’ si intende l’aper-

tura del Santuario damaggio ad ottobre inol-trato – alla Santissima so-no sal ite non meno di350/400mila persone.Un dato apparentementesolo numerico, ma che ladice lunga sull’affezionedelle nostre genti a que-sto luogo, come ci con-ferma don Alberto Ponzi,che del Santuario è l’e-nergico Rettore: “Il mio calcolo si basa sul-le comunioni distribuite,che sono state più di70mila. In genere, si co-munica 1 persona su 5,per cui i conti sono pre-sto fatti. Le persone chearrivano qui lo fanno per

una devozione innata,che si tramanda di padrein figlio, dai nonni ai ni-poti: arrivano da tutta laCiociaria, ma anche dalresto del Lazio, dal Subla-cense al Reatino, e anco-ra dalla Marsica, dal Mo-lise, dalla Campania”.Don Alberto fa ulterioreriferimento ad una sortadi “devozione contagio-sa”, il che rende ancorameglio l’idea. “Una voltache si arriva fin qui, si re-sta colpiti dall’ambiente,dalle testimonianze deglialtri pellegrini. E si ritor-na, sempre molto volen-tieri”.Vista la grandissima af-fluenza, è impossibi letracciare un identikit delpellegrino, o anche delsemplice curioso o del tu-rista, che sale f ino ai1300 metri del Santuario.Eppure, un aspetto sututti va sottolineato, co-me suggerisce ancoradon Alberto: “Le famoseCompagnie sono circa350 e almeno 100 sono igruppi organizzati chearrivano qui a piedi, do-po giorni di cammino, datutto il circondario, attra-verso straordinari pelle-grinaggi che coinvolgonoi più giovani come gli an-ziani”.Ci tiene, il Rettore, a ri-marcare la particolare

Almeno 350mila pellegrini sono saliti anche quest’annoal Santuario di Vallepietra

AAllllaa SSaannttiissssiimmaassuullllee vveettttee ddeellllaa ffeeddee

Il ruolo delle Compagnie e dei volontari

II LLUUOOGGHHII DDEELLLLOO SSPPIIRRIITTOO

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Anno XVINumero 9 5555

presenza dei giovani: “Sì,sono sempre tanti quelliche salgono fin quassù,animati da una bella fe-de, non solo da un fattodi tradizione. E proprioper i giovani stiamo pen-sando ad alcune iniziati-ve, oltre ad un’accoglien-za migliore”.In effetti, la direzione delSantuario non smettemai di rendere più acco-gliente questo luogo,proprio per ‘ospitare’ almeglio i pellegrini, adesempio con la nuovarealizzazione di un gran-de salone dove poterconsumare il pranzo alsacco, dopo gli innumere-voli lavori che sono giàstati compiuti negli ulti-mi anni e che hanno resoquesto Santuario uno deipiù ‘belli’ in tutta Italia.Don Alberto si fa in quat-tro per il Santuario, anzi:in… sei, visto che è anchevicario generale della Dio-cesi di Anagni-Alatri, par-roco di Vallepietra e diTrevi nel Lazio, ammini-stratore pastorale di Filet-tino e degli Altipiani diArcinazzo: “Finché Dio midarà serenità e salute, cela faccio”, risponde paca-to quando gli chiediamodove trovi la forza e iltempo per tutti questi im-pegni e responsabilità.“E comunque al Santua-

rio ho dei validi aiutanti:dalle suore Cistercensidella comunità di Ana-gni, che svolgono qui e inpaese un ottimo servizioper il decoro e le celebra-zioni; poi ci sono alcunioperai, con i quali ho cer-cato di instaurare un cli-ma di famiglia e di ope-rosa fiducia. E quindi tan-ti volontari, che alla do-menica vengono gratis esi mettono completamen-te a disposizione per levarie incombenze. Pensoanche di creare quantoprima una associazione

dei volontari concreta-mente riconosciuta, coin-volgendo anche le par-rocchie e le comunità anoi più vicine”. Ad inizia-re ovviamente da quelladel sottostante paese diVallepietra, un piccoloma caratteristico borgo,dal punto di vista ammi-nistrativo compreso nellaprovincia di Roma, ma fa-cente parte per l’appuntodella Diocesi di Anagni-Alatri; un paese che haun rapporto continuocon il Santuario (non acaso sul gonfalone del

Comune è rappresentatolo stemma della SS. Tri-nità) e dove in tanti vivo-no del Santuario stesso,dai ristoranti alle banca-relle di souvenir e ogget-ti sacri.Adesso, considerate lecondizioni morfologichedel posto, con i suoi 1300metri di altezza, e le ab-bondanti nevicate inver-nali, il santuario resteràchiuso (l’ultima celebra-zione è stata quella deidefunti il 2 novembre, al-la presenza del vescovoLoppa, mentre le Compa-gnie hanno salutato i lSantuario il 18 e il 25 ot-tobre scorsi), ma poi siriaprirà a maggio 2016.“Il primo maggio 2016,per l’esattezza - concludela nostra chiacchieratadon Alberto Ponzi -quando il Vescovo verràqui per l’apertura dellaporta santa, con quellodella SS. Trinità che saràuno dei Santuari presceltiper il Giubileo della Mise-ricordia”.

I.Tr.

II LLUUOOGGHHII DDEELLLLOO SSPPIIRRIITTOO

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Don Maurizio Ma-riani è il nuovoparroco della

Santa famiglia di Ala-tri. Sabato 19 settem-bre si è svolta, alla pre-senza del vescovoMons. Lorenzo Loppa,la cerimonia dell’avvi-cendamento dei parro-ci alla chiesa della San-ta Famiglia, nel popo-loso rione Civette adAlatri.La sostituzione è avve-nuta dopo la rinunciadel precedente parrocodon Daniele D’agostinoin data 17 luglio 2015:il vescovo, dopo aversentito il consiglio pre-

sbiterale diocesano, hanominato suo successo-re don Maurizio Maria-ni che già nei mesi pre-cedenti ha servito lacomunità degli Altipia-ni di Arcinazzo. È statoAssistente Spiritualedell’Unitalsi ed è re-sponsabile della Comu-nità Propedeutica delPontificio Collegio Leo-niano e in questi giorniha assunto anche la cu-ra del Centro Diocesa-no Vocazioni.Il vescovo nella letteradi nomina dice: “LaSanta Famiglia proteg-ga te e coloro che tiaiuteranno nella cura

pastorale della comu-nità che ti affido sullaquale invoco la benedi-zione del signore.” Don Maurizio si è dettocontento di aver inizia-to questo cammino conla comunità della SantaFamiglia, cammino chevive con serenità e fi-ducia nel Signore.Alla fine della cerimo-nia gli abitanti del rio-ne Civette hanno offer-to un rinfresco per tuttii partecipanti, per farfesta attorno al nuovoparroco. Novità anche per quan-to riguarda le comu-nità parrocchiali di Tor-re Cajetani e Triviglia-

no: don Pierluigi Nardi,già parroco a Torre, as-sume lo stesso compitoanche per il vicino pae-se, con la creazione diuna unità pastoraleunica.Tempo di nuove nomi-ne in Curia anche perquanto riguarda alcuniUffici: don Luca Fanfa-rillo è il nuovo incarica-to diocesano per la Pa-storale Giovanile; donMaurizio Mariani è ilnuovo direttore delCentro Diocesano Vo-cazioni; don Bruno Du-rante è il nuovo diret-tore dell’Ufficio Liturgi-co Diocesano.

Novembre 20156666 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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Si tratta di don Maurizio Mariani e Don Pierluigi Nardi

NNuuoovvii ppaarrrrooccii aadd AAllaattrrii

ee TTrriivviigglliiaannooNomine anche per alcuni Uffici diocesani

Don Maurizio Mariani con il Vescovo Loppa (Foto Rondinara)

Il ricordo di Mons.Belloli

A quattro anni dallascomparsa, MonsignorLuigi Belloli, vescovo diAnagni-Alatri dal 1987al 1999, verrà ricordatogiovedì 5 novembrenella Cattedrale diAnagni, dove il suocorpo è stato tumulato

per suo stesso volere, dopo il decesso avvenu-to nel suo paese natale di Inveruno, in Lom-bardia.La celebrazione, organizzata dal coordina-mento diocesano delle Confraternite, preve-de il raduno in piazza Innocenzo III alle ore16.45; quindi l’omaggio alla tomba di S.E.Mons. Luigi Belloli e, a seguire, la Santa Mes-sa in suffragio, celebrata dal Vescovo LorenzoLoppa e concelebrata dal delegato vescovileper le Confraternite, don Bruno Veglianti.

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Anno XVINumero 9 7777VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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Un’estate di festa al Car-melo Sant’Anna di Car-pineto Romano: suor

Valentina della Croce ha pro-fessato il suo SI definitivo esolenne a Dio a giugno e lostesso ha fatto ad agostoSuor Maria Mihaela dello Spi-rito Santo, di origina rome-na, che circa cinque anni faaveva già indossato l’abitocon la professione tempora-nea. Per suor Valentina tutto è ini-ziato con una richiesta da-vanti all’altare e al Vescovo:“Chiedo di seguire Cristo co-me mio sposo in questa fami-glia religiosa del Carmelo e diperseverare nel mio proposi-to fino alla morte”. Paroleforti, importanti, scaturite dauna lunga riflessione, tantapreghiera ed esperienza del-la vita del Carmelo, ma so-prattutto da tanta fiducia ecompleto abbandono al Si-gnore. Nell’omelia il Vescovo sottoli-neava come la professionesolenne sia un grande dono

di Dio ed era bello che giun-gesse proprio nell’anno in-detto dal Papa alla vita con-sacrata. Se si mette Dio al disopra di tutto, rendendogligrazia, diceva, questa giun-gla in cui viviamo diventa unbellissimo giardino. La vitareligiosa ci ricorda che purstando con i piedi per terranoi siamo rivolti ad altro. I re-ligiosi infatti sono anticipato-ri dei tempi maturi dell’uma-nità. Con la loro vita organiz-zata e una forma ecclesialemolto più stabile e più conti-nua delle altre, vivono lo spi-rito delle beatitudini in ma-niera permanente. Sono gliesploratori del futuro con leloro capacità di contempla-zione e di vedere all’operaDio nella storia riuscendo anon dare valore assoluto allecose che non meritano talequalifica, quindi né disprez-zo, né idolatria di ciò che èmateriale. Quando c’è unaprofessione solenne e unapersona si riserva al Signore,il Signore le da uno spintone

e la rimanda agli uomini,perché Dio non ha bisognodi nulla mentre gli uominihanno bisogno di salvezza equindi, dice a suor Valentina:tu sei l’inviata agli uomini. Ilnome che ha scelto Suor Ma-ria Valentina della Croce è unnome impegnativo, lo porta-va una santa, Teresa Bene-detta della Croce, una mona-ca martire festeggiata il 9agosto. Quando una personaentra all’ombra della croce,all’ombra del calvario, entrain uno spazio dove non c’èun muro di cemento versocui va a sbattere la testa mac’è Qualcuno che l’attende, equesto è un primo volto dellaparola di Dio.Il Sindaco, nel ringraziare leMonache per l’invito ricevu-to, ha riconosciuto che il mo-nastero ha sempre svolto unruolo importante per la co-munità: punto di riferimentoper i cittadini che si rivolgonoalle monache trovando acco-glienza e sollievo. Se nellasua professione di insegnan-te e ostetrica al Mangiagallidi Milano, Valentina Rita Ros-sin è stata dolce, solerte e de-licata nell’accogliere i bimbiche venivano al mondo, ora,Suor Maria Valentina dellaCroce sarà ancora più impe-gnata con la sua vita e pre-ghiera incessante per portaretante anime a Dio.Ad agosto invece il saluto delVescovo, è stato tradotto daPadre Tiberio Scorrano per i

famigliari di Suor Mihaela.Nell’omelia Mons. Loppa hacommentato come Dio hadato il cibo, l’acqua e il co-raggio ad Elia per riprendereil cammino verso l’Oreb e perpoter meglio affrontare ledifficoltà che incontrerà. An-che a noi Dio dà l’aiuto perproseguire il nostro camminodi Fede grazie alla luce dellasua Parola e con la forza del-l’Eucarestia. Per noi infattinon c’è un orcio d’acqua euna focaccia, ma c’è il Panevivo, disceso dal cielo, di cuiGesù ci parla nel Vangelo. Alla fine della celebrazioneliturgica Padre Tiberio Scorra-no ha portato al Vescovo e atutti i presenti i saluti e rin-graziamenti da parte dei fa-miliari di suor Mihaela e haanche rivelato, dopo averchiesto il permesso ai suoi ge-nitori, un loro segreto taciutoper anni: la madre, nel rin-graziare il Signore per l’arri-vo dei figli e chiedendo lasua protezione per la lorocrescita in salute e nella suagrazia, proprio nel giorno diS. Rita, espresse il desiderio dioffrirgli una figlia “te la offro– ha detto - che abbracci lavita consacrata”, e il Signore,dopo un po’ di imbarazzoper l’arrivo di quattro figlie,ha scelto poi la maggiore. Inconclusione il segreto di unavocazione prima che nella vi-ta della rispettiva, risiede nelcuore dei genitori.

Carpineto Romano

MMoommeennttii ddii ffeessttaa

aall CCaarrmmeellooProfessione solenne per due monache

di MARIO PALLERI

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Novembre 20158888

Sabato 17 ottobre si ètenuta a Fiuggi, nellaChiesa di Santa Teresa

del Bambin Gesù, la vegliamissionaria diocesana allapresenza del vescovo monsi-gnor Lorenzo Loppa. Primoappuntamento del rinnova-to ufficio missionario, con ildirettore Don Pierluigi Nar-di, che ha inteso proseguireil lavoro del suo predecesso-re Giorgio Minella. Appun-tamento significativo quellodella Veglia Missionaria or-mai consolidato da molti an-ni proprio nella chiesa diSanta Teresa; una scelta noncasuale, visto che si trattadella Patrona delle Missioni,e come ci ha ricordato il ve-scovo, anche alla vigilia dellacanonizzazione a San Pietrodei suoi genitori .Siamo così giunti all’89magiornata missionaria mon-diale, tema impegnativoquello scelto quest’anno:“Dalla parte dei poveri”.Provare, quindi, a metterci afianco degli ultimi per condi-videre il cammino e guarda-re la vita con occhi diversi;da qui la riflessione sul Van-gelo di Luca “la parabola delbuon samaritano”: su questafigura amorevole si è soffer-mato il nostro vescovo nelsuo intervento. Portare aiutoimplica farsi vicino, farsiprossimo, evitare di caderenell’indifferenza e il primopasso dell’incontro è l’ascol-to. Il vescovo ha poi voluto

ricordare che, come diocesi,siamo presenti anche in terrelontane grazie ai vari missio-nari e in particolare si è sof-fermato su don GiuseppeGhirelli, partito due anni faper l’Etiopia come “fidei do-num”. La missionarietà,quindi, come realtà presentenel nostro “dna” di cristiani,ma da riscoprire e da valoriz-zare nell’attenzione, primaverso il fratello accanto a noie maturando, nelle nostrerealtà parrocchiali fino agliestremi confini del mondo,la missionarietà quindi a par-tire dal quotidiano diventan-do dono gratuito all’altro.La Veglia di quest’anno è

nata dall’esperienza del Ser-mig di Torino e della sua Fra-ternità, una comunità di fa-miglie e laici consacrati fon-data da Ernesto Olivero, per-sone che operano accanto aipoveri nelle periferie d’Italiae del mondo.La missione, come ci dice ilVangelo, è proprio questo:“andare in tutto il mondo eannunciare il Vangelo”, lavocazione alla missionarietàè il nucleo centrale dellaChiesa e diventa possibilequando donarsi diventa unostile di vita e la preghiera delPadre Nostro ne è il massimoesempio.“Padre Nostro vuol dire con-dividere con i fratelli tuttociò che abbiamo ricevuto dalPadre: il nostro tempo, le ri-sorse, le capacità. il meglio di

noi al servizio del bene co-mune”, e proprio la preghie-ra del Padre Nostro è il ricor-do che abbiamo ricevuto eche abbiamo portato a casada questa veglia per ricor-darci di essere cristiani 24ore su 24 come fratelli e figlidell’unico Padre.Numerosi sono stati i parte-cipanti alla veglia, prove-

nienti dalle varie parrocchiedella Diocesi, animata dalcoro parrocchiale e dalleSuore Cistercensi della Caritàdi Anagni che ci hanno fattovivere “un po’ d’Africa”. Enon poteva mancare un mo-mento di agape fraterna checi ha permesso di condivide-re la bellezza di stare insie-me, di essere fratelli.

Si è tenuta a Fiuggi la veglia missionaria alla presenza del Vescovo Loppa

DDaallllaa ppaarrtteeddeeii ppoovveerrii

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,

di Chiara CAMPOLIAlcuni momenti della veglia (Foto Filippo Rondinara)

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Anno XVINumero 9 9999RREELLIIGGIIOONNEE EE SSOOCCIIEETTAA’

di Chiara CAMPOLI - Emanuela SABELLICO - Catia CASTAGNACCI

“Cresciamo insie-me” questo iltitolo del per-

corso formativo per Inse-gnanti di Religione (IdR) eDocenti Cattolici volutidal direttore dell’ufficioscuola diocesano, prof.ssaMaria Pia Ippoliti per fareil punto sulla legislazionevigente, gli orientamentie le prospettive future.Gli incontri si sono tenutipresso il Centro Pastoraledi Fiuggi e la parola d’or-dine è stata sviscerare laLegge n.107.Il primo incontro si è te-nuto il 24 settembre ed èstato aperto dal nostrovescovo, Mons. Loppa,che si è soffermato sul-l’importanza di esseresempre alla ricerca dellemotivazioni che ispiranoil docente «perché la“buona scuola” dipendedai rapporti che si instau-rano tra alunno e inse-gnante».Mons. Loppa ha poi ricor-dato che il nuovo annopastorale inaugura iltriennio dedicato allascuola. Tema centrale dell’incon-tro è stato “Gender, unaquestione aperta”, tenu-to da Padre Paolo Benan-ti, teologo moralista allaPontificia Università Gre-goriana, al Pontificio Col-

legio Leoniano di Anagnie all’Istituto di ScienzeReligiose di Assisi.L’argomento scelto è sta-to motivo di discussioniall’interno della scuola edelle famiglie stesse tantoche si era pensato chefosse stato inserito, neiprogrammi di studio, conla riforma della “buonascuola” creando malumo-re all’interno di essa. Unacircolare ministeriale del15 settembre u.s., ha peròchiarito che non è presen-te questo tema nel Pianodella Offerta Formativa,ribadendo il Principio delPatto di Corresponsabilitàtra la scuola e la famigliache trovano il loro centroeducativo nei ragazzi.Il secondo incontro, l’8 ot-tobre scorso, ha visto co-me relatore Sergio Cica-telli, dirigente scolastico,docente di legislazionescolastica, consulente delServizio nazionale IRCdella Conferenza Episco-pale Italiana e direttoredel Centro studi per laScuola cattolica. Il prof Ci-catelli, studioso di proble-mi della scuola; svolge at-tività di formazione colla-borando con numerose ri-viste di settore. Con le suecompetenze in materiascolastica Cicatelli ha ap-profondito il ruolo è l’In-

segnamento della Religio-ne Cattolica all’internodelle riforme scolastiche.Oggi, a trent’anni dall’in-tesa tra CEI e Stato e do-po le numerose riformeche hanno coinvolto lascuola, si sente il bisognodi fare il punto. Questi imotivi che hanno spinto ildirettore dell’ufficio scuo-la, ad invitare proprio ilprof. Cicatelli in qualità direlatore. La prima osservazione delprof. Cicatelli sulla legge107 e i suoi 212 commi, èche non si può parlare diuna riforma in sensostretto ma di disposizioniper far funzionare megliociò che già c’è. Infatti lalegge ha tra le sue fina-lità quella di affermare lacentralità della scuola, in-tesa come istituzione for-mativa. Questa finalità,che presta poca attenzio-ne all’alunno rispetto agliadulti (dirigenti, docenti…), dimentica la crescitadella persona umana e ri-schia di portare ad unascuola autoreferenziale;l’obiettivo è soprattuttooccupazionale e non pe-dagogico. Uno dei più im-

portanti cambiamenti in-trodotti dalla Legge 107del 2015 con scadenza 15gennaio, è l’elaborazionedel nuovo Piano di Offer-ta Formativa (POF), so-prannominato anchePTOF per via della sua du-rata triennale e con possi-bilità di una revisione an-nuale (comma 12 dellalegge). Altro punto im-portante della legge èl’Organico dell’Autono-mia (OA). I docenti che nefanno parte svolgono at-tività d’insegnamento epotenziamento dell’Of-ferta formativa. Nei 212commi della legge, l’IRC ècompletamente assente:perché c’è stata questamancanza? La scuola puòfare a meno dell’IRC?L’IRC fa parte dell’OA? Lanota ministeriale del 10settembre ci aiuta e, in uncerto senso, recupera ilruolo dell’IdR laddoveprecisa che se l’IdR è tra icollaboratori del presidecon diritto di esonero, de-ve essere nominato il sup-plente fino alla fine delleattività didattiche.

I primi due incontri per i docenti

Si è parlato anche di "gender"

NNeellllaa bbuuoonnaassccuuoollaa

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Novembre 2015

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Ad ottobre ad Alatri, presso lagalleria Cineauditorium di

palazzo Conti Gentili è stata al-lestita una mostra curata da ungruppo facebook che conta ol-tre 6000 iscritti, il gruppo “LaCiociaria e la provincia di Frosi-none in foto”. La mostra dal ti-tolo significativo di “StupendaCiociaria”, era patrocinata dalcomune di Alatri ed esponevaalcune delle foto più rappresen-tative pubblicate sul gruppo,con lo scopo di valorizzare il ter-ritorio. Non era la prima voltaperò che la mostra occupava lesedi di un comune. Era stato giàpossibile ammirarla a Boville Er-nica, a Frosinone e a Ceccano el’obiettivo è quello di toccaretutti i 91 comuni della provin-cia. Ad Alatri, si era preoccupatodell’allestimento Carlo AlbertoTagliaferri. Il gruppo organizza-tore, infatti, si prefigge di farscoprire e riscoprire, attraversole immagini, la nostra bellissimaterra troppo spesso sconosciutaanche agli stessi Ciociari. Entu-siasti in particolare si sono rive-lati i numerosi studenti di ogniordine e grado che hanno visita-to l’esposizione con curiosità esorpresa. È soprattutto ai giova-ni che si pensa quando ci si pre-figge la valorizzazione di unaterra come la nostra, ricca di po-tenzialità che potrebbero essereottimizzate proprio dalle nuovegenerazioni, nelle cui capacitàrisiede il futuro di tutti.

Dal 28 novembre prossimo e per un intero anno si celebreran-no gli 800 anni dalla morte di Innocenzo III. Il presidente del

Comitato Luca Pierron ne ha illustrato le iniziative.Si partirà da Anagni, presso la Sala della Ragione, con gli inter-venti del prof. Giovanni Diurni su “Le novae Leges canoniche tradiritto positivo, politica e istituzioni: Innocenzo III e la questioneinglese”, e del dott. Stanislao Fioramonti su “Le lettere di Inno-cenzo III a Giovanni Senza Terra”. A seguire, recital di musica dacamera del duo “D’Amico – De Matteis” per violoncello e pia-noforte. Nel 2016 si continuerà con un incontro al mese nei paesi del ter-ritorio: Gavignano, presso il Palazzo di Corte, Ferentino nella Sa-la di rappresentanza del Martino Filetico, Segni presso il PalazzoConti di Segni, con incontri, concerti, conferenze… e l’intento ditutto l’impianto culturale è ricostruire i tratti salienti del suo spi-rito riformatore, nuovo e creativo.Innocenzo III era nato ad Anagni nel 1161 e fu eletto papa a solitrentasette anni perdendo il nome di Lotario dei Conti di Segni.Fu precursore del Giubileo: fonti del 24 dicembre 1299 riportanocome masse di pellegrini, a conoscenza di una leggendaria Indul-genza Plenaria che si sarebbe ottenuta al capodanno del secolonuovo, cioè nel passaggio da un secolo all’altro, muovessero nel-l’anno 1199 verso Roma fin dentro l’antica basilica di San Pietroper ottenere la remissione completa di tutti i peccati.

Andre Agassi ha scritto un libro uscito in Italia nel 2011 per itipi dell’Einaudi che ancora non smette di riscuotere succes-

so. Open – la mia storia è un romanzo di formazione in cui iltennista racconta la sua storia dai 6 ai 36 anni, dal giorno in cuiper la prima volta ha preso una racchetta in mano a quello in cuiha giocato la sua ultima partita. Il segreto del successo è certa-mente in un linguaggio immediato, incisivo, fatto di frasi brevi epuntuali (non a caso ad aiutarlo nella stesura del libro è interve-nuto J. R. Moehringer, giornalista e scrittore statunitense, vinci-tore nel 2000 del premio Pulitzer per il giornalismo di approfon-dimento e di costume). Ma non solo. Agassi racconta ogni partitacome se fosse un evento cruciale della vita. Ne racconta la prepa-razione, i rituali, la paura di non riuscire, il risultato emotivo. Enon racconta solo la fatica fisica, le rinunce, gli infortuni fisici.Racconta anche le fatiche mentali. Le emozioni di fronte all’av-versario. Le sensazioni negative e positive. Il dolore e il senso disfinimento negli insuccessi, la gioia strabordante dei successi. Edè facile immedesimarsi in lui.Il libro contiene 29 capitoli stretti tra un inizio, che ha per titolo“La fine” dove viene analizzato l’ultimo match prima del ritiro, euna fine dal titolo “L’inizio”, in cui racconta del suo progettoscuola con più di cinquecento ragazzi e la vita con la moglieamata e i due figli. OPEN, come il titolo del suo ultimo torneogiocato ma anche come la vita, che non termina con la fine diun’esperienza o di un lavoro, ma continua e si rigenera partendodal passato.

C u l t u r aAA RR TT EE

Mostra fotograficasulla Ciociaria

IL VIRTUALE ESCE DALWEB E SI FA REALE

ANNOINNOCENZIANO

OPEN DI ANDRE AGASSI

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Anno XVINumero 9 11111111

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Un itinerario di ricerca, di dialogo con Dio e con gli uominiin compagnia di un credente atipico: così gli artisti Luigi

Cialone, Elisabetta Scerrato, Nadia Rossi, Daniela Mammucari,Alessandro Della Morte, Francesco Colazingari e Giulio Rossihanno definito l’ultimo recital da loro realizzato e portato ad-dirittura fin sul Santuario della Santissima Trinità. Ad applau-dirli oltre ai pellegrini stupiti e a mons. Alberto Ponzi raggian-te, il vescovo di Palestrina mons. Domenico SigaliniIl programma che il gruppo ha scelto propone le canzoni in cuiDe André affronta il tema religioso. Perché De André è statodefinito ateo, agnostico, animista, anarchico ma in realtà asuo modo nella vita ha sempre cercato Dio, come canta nellacanzone Spiritual del suo primo disco (1968): “Dio del cielo, semi vorrai amare, scendidalle stelle e vienimi a cer-care. Dio del cielo io tiaspetterò, nel cielo e sullaterra io ti cercherò”. Gli ar-tisti infatti definiscono ilcantautore come un in-stancabile esploratore delsignificato della vita e delDio nascosto, che per luinon era il Dio canonico edecclesiastico, ma quellapresenza misteriosa chesoffia un’anima nel mondoe a cui ci si rivolge quandosi ama intensamente la vitae si vuole penetrare nelsenso delle cose e del tem-po che passa. Da uno stu-dio effettuato da EttoreCannas, nel suo libro “Ladimensione religiosa nellecanzoni di Fabrizio De An-dré” (ed. Segno), in cui hacatalogato i termini conte-nuti nei testi di De André,si scopre che i quattro ter-mini più utilizzati dal can-tautore nell’intera sua pro-duzione sono: “Dio/Signo-re”, “Amore”, “Cielo” e“Vento”; questi ultimi utilizzati sovente in senso metafisico(vento è spesso usato nel significato biblico di ruah, il soffiodello Spirito). E dal suo primo album, “Volume I”, all’ultimo,“Anime salve”, passano 28 anni, 15 album e 128 canzoni. Laprima canzone porta il titolo di Preghiera in gennaio, l’ultima,Smisurata preghiera. La vita artistica del cantautore è racchiu-sa tra due preghiere, di cui la seconda è in crescendo, smisura-ta. Solo una suggestiva casualità o qualcosa di più? La prospet-tiva religiosa, nell’arte del cantautore genovese, è una pista dabattere a fondo.

C u l t u r aS C U O L A

Il lancio di palloncini colorati, hasegnato l’avvio dell’anno scolasti-

co presso l’Istituto paritario Bonifa-cio VIII ad Anagni. L’Istituto, che ac-coglie studenti della Scuola media,Liceo Classico, Scientifico e Scientifi-co Internazionale, ha inaugurato an-che la scuola Primaria Mons. Belloli.I piccoli hanno trovato un’accoglien-za con i fiocchi e un’offerta didatticadi alta qualità che punta allo studiodell’inglese sin dalla Prima elemen-tare con 5 ore curriculari. I ragazzidella Media hanno fatto da guidanei diversi laboratori (di Scienze na-turali, di Informatica per ECDL e CI-SCO, Linguistico per i programmiCambridge e Cervantes, di Teatro edi Musica) nell’orto botanico. Comespiegato dal Presidente della Fonda-zione Bonifacio VIII, la prof.ssa AnnaMarsili, la scuola punta ad una di-dattica d’eccellenza per accogliere lesfide e le opportunità offerte dal-l’Europa e dal mondo. Molto fiero ilDirigente Scolastico, prof. FrancescoArganelli, anche per i risultati delloscorso anno: nella classe impegnatanegli Esami di Maturità ci sono statiben cinque 100 e un 100 con lode.Tante le iniziative messe in campo,dalla didattica multimediale e conmetodologia CLIL, ai progetti discambio culturale Erasmus plus,passando per i corsi sulla sicurezza,il giornale d’Istituto redatto daglistudenti. Si è appena tenuta poi laGiornata dell’Accoglienza, momentodi condivisione, preghiera e diverti-mento che ha coinvolto studenti,docenti e famiglie nella Certosa diTrisulti e la vendemmia a Piglio.

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di Camilla PULCINELLI

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