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‘L PÉILACÄ N

Date post: 21-Oct-2021
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‘L PÉILACÄ N PERIODICO DELLA GENTE DI PONT CANAVESE E DELLE VALLI ORCO E SOANA Registrazione Tribunale di Ivrea N° 180 del 27 febbraio 1996 - Anno 14 - N° 1 - Gennaio/ Febbraio 2009 Poste Italiane - Spedizione in A.P. 70% - D.C./D.C.I. - Torino 1 / 2009 Abbonamento: 15,00 Euro con versamento su C.C.P. n. 37159100 Editrice: Associazione ‘L PÉILACÄN Direttore Responsabile: Paolo Querio Un progetto per la torre Tellaria Trentasei famiglie per il nido di Pont Carnevale Pontese Ij Canteir in festa per 30 anni di attività Gea riconfermato presidente degli alpini Benvenuti nelle valli multietniche Un ricordo di Piero Crotto La notte nera per il Concert dla Rua del 2009 Una fiaba per la montagna tra torri e castelli La giornata della memoria Tutti a sciare in Paradiso Le nostre valli esportano pittura Per imparare il risparmio apre lo sportello energia C’è un futuro per gli alpeggi delle valli ? Una scatola vuota piena di neve Un ricordo di Mario Rigoni Stern Rubriche Il Péilacan Moreno Riva con le damigelle Sara Costa Masser ed Elena Reinaudo
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‘L PÉILACÄ NPERIODICO DELLA GENTE DI PONT CANAVESE

E DELLE VALLI ORCO E SOANARegistrazione Tribunale di Ivrea N° 180 del 27 febbraio 1996 - Anno 14 - N° 1 - Gennaio/ Febbraio 2009

Poste Italiane - Spedizione in A.P. 70% - D.C./D.C.I. - Torino 1 / 2009Abbonamento: 15,00 Euro con versamento su C.C.P. n. 37159100

Editrice: Associazione ‘L PÉILACÄNDirettore Responsabile: Paolo Querio

Un progetto per la torre TellariaTrentasei famiglie per il nido di PontCarnevale PonteseIj Canteir in festa per 30 anni di attivitàGea riconfermato presidente degli alpiniBenvenuti nelle valli multietnicheUn ricordo di Piero CrottoLa notte nera per il Concert dla Rua del 2009Una fiaba per la montagna tra torri e castelliLa giornata della memoriaTutti a sciare in ParadisoLe nostre valli esportano pitturaPer imparare il risparmio apre lo sportello energiaC’è un futuro per gli alpeggi delle valli ?Una scatola vuota piena di neveUn ricordo di Mario Rigoni SternRubriche

Il Péilacan Moreno Riva con le damigelle Sara Costa Masser ed Elena Reinaudo

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PONT CANAVESE

UN PROGETTO PER LA TORRE TELLARIA Serve un milione di Euro per il recupero dell’antico “Castlas”

Una cosa per ora è certa: “conquistare” laTorre Tellaria, il mitico “Castlàs” già dimoradell’ancor più leggendario personaggio fiabe-sco di “Madama Rua”, al Comune di PontCanavese è già costato parecchio (si calcolasui 180 mila euro), ma assai di più (si ipotiz-za una cifra superiore al milione di euro)occorrerà per ridare a quel che resta dell’an-tico maniero pontese i passati splendori.“L’acquisto era un atto dovuto non solo ai pon-tesi, ma all’intero territorio – afferma a taleproposito l’amministrazione comunale – laseconda torre di Pont rappresentava il tassel-lo mancante di tutta una realtà arduinica pre-sente nell’alto Canavese, non ancora di pro-prietà pubblica. Ora ci attende il compito dellaristrutturazione”. Per intanto nello scorsomese di novembre l’amministrazione comu-nale pontese aveva affidato all’architettoStefania Ferrero, con una spesa prevista di15 mila euro, l’incarico di predisporre un pro-getto preliminare di intervento relativo allaTorre Tellaria ed alla vasta collina su cuisorge (13 mila mq.), con l’obiettivo di sotto-porlo all’esame della Sovrintendenza ai beni

culturali per la prima e necessaria approva-zione e per le successive richieste di contri-buti. Questo progetto preliminare di recupe-ro e restauro conservativo del complessomonumentale del “Castlàs”, recentementeapprovato dalla Giunta comunale, prevede lasuddivisione degli interventi in sette lottidistinti, dando ovviamente priorità all’urgen-te necessità di procedere alla demolizionedelle opere abusive realizzate in passato nellostabile che affianca quel (poco) che restadella Torre Tellaria, sulle quali peraltropende anche un’ordinanza in tal senso dellostesso Comune di Pont emanata a carico deiprecedenti proprietari. Poi si procederà all’in-tervento vero e proprio sugli ormai malanda-ti resti della Tellaria, sfregiati da secoli d’in-curia e da interventi edilizi quanto menodiscutibili che erano stati realizzati, in passa-to, su quel dirupato colle che domina il paesedi Pont, e quindi alla ricostruzione e ristrut-turazione dei vari edifici abitativi e ruraliaffiancati alla torre ed alla sistemazione dellastrada di accesso. Come si può capire find’ora si tratta indubbiamente un lavorolungo, difficile e soprattutto oneroso, per rea-lizzare il quale serviranno necessariamente icontributi di altri Enti superiori, perché bendifficilmente potrà essere interamente soste-nuto dal solo Comune di Pont Canavese,soprattutto in tempi di bilanci comunali chesi prospettano sempre più magri. Ma, primadi tutto, occorre capire e decidere cosa fare ecome utilizzare al meglio la torre, gli edifici ela vasta area prativa e boscosa adiacente: perora si parla della possibilità di istituire unlaboratorio didattico del Parco Fluvialedell’Orco e del Parco Nazionale del GranParadiso all’interno dell’antica struttura.L’auspicio è che davvero tutti i pontesi sianocoinvolti preventivamente in queste impor-tanti scelte, in modo che sia le associazioniche i singoli cittadini possano offrire un lorocontributo di idee utili per ridare al “Castlàs”,insieme agli antichi splendori, anche un pos-sibile futuro.

Marino Pasqualone

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TRENTASEI FAMIGLIE DISPOSTE A PORTAREI figli al micronido del piazzale della Feiteria

Quando verrà completata la struttura vicinoal ponte della Feiteria che dovrebbe ospitareil salone comunale polifunzionale e un asilonido? Sono molti i pontesi che se lo chiedonovedendo che da mesi ormai i lavori latitano eciò che è stato costruito rischia di esseredanneggiato dalle intemperie. Qualcosa sem-bra muoversi sul fronte dell’asilo nido. InfattiGli uffici comunali pontesi hanno effettuatoun sondaggio tra le 101 famiglie dellaComunità montana valli Orco e Soana configli in età compresa tra i sei mesi e i dueanni e mezzo residenti a Pont e nelle duevalli: circa la metà dei bambini in questafascia di età è di Pont (49), gli altri sono diSparone (23), Locana (15), Alpette (8),Valprato (3), Ceresole (2), Frassinetto (1).Trentasei sono le famiglie che si sono dichia-rate interessate ad affidare i loro bambini almicronido che adovrebbe i battenti il prossi-

mo mese di settembre in piazzadella Feiteria. La maggior parte deigenitori che potrebbero portare ifigli nel nuovo asilo nido risiedononel centro di fondovalle. Infatti, deitrentasei che hanno risposto benventisette sono pontesi, mentre seisono di Sparone e tre di Locana. Ildato complessivo, comunque, al dilà dei centri di residenza dellefamiglie interessate, dà la misuradi quanto avvertita fosse l’esigen-za. Finora, in tutto il territoriodella Comunità Montana ValliOrco e Soana non esisteva un asilonido, visto che il più vicino eraquello di Cuorgnè (in funzione dal

1980, nella sede staccata della materna, invia Brigate Partigiane, può ospitare da 28 a32 bimbi tra i 6 e i 32 mesi), dove la lista diattesa è molto lunga. Naturale, quindi, chel’apertura della nuova struttura nel centro difondovalle sia stata accolta con favore dallegiovani coppie, formate in genere da genitorientrambi lavoratori. Per le famiglie pontesi evalligiane la spesa mensile per ogni bambinoandrà da un minimo di 400 euro ad un mas-simo di 550 euro a seconda della fascia direddito. La differenza tra la tariffa pagatadalle famiglie ed il costo effettivo per ognibambino, che è di 750 euro mensili, saràcoperta con contributi pubblici. I locali devo-no ancora essere completati, ma dal Comuneassicurano che i lavori, a carico dellaCooperativa «Mafalda» saranno ultimati aluglio. PBQ

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CARNEVALE PONTESELa sfilata notturna di Peilacàn e damigelle

Nella settimana delle Ceneri si sono svolte aPont le manifestazioni di carnevale, con unasfilata notturna dei carri provenienti dadiverse parti del Canavese: colpa di un calen-dario sovraffollato, che da anni ormai prolun-ga il carnevale fin quasi sotto Pasqua per evi-tare che l’eccesso di appuntamenti si risolvain una penalizzazione per gli organizzatori. Ilcarnevale pontese è iniziato il tardo pomerig-gio con la distribuzione di fagioli e cotiche.Poi l’investitura del Peilacàn, quest’annoimpersonato da Moreno Riva, al quale il sin-daco Marco Balagna ha consegnato simboli-camente le chiavi della città: accanto a Riva

le damigelle Sara Costa Masser edElena Reinaudo.Quindi la sfilata deicarri, una decina, con partenza dalpiazzale davanti all’ingresso della exSandretto, giro per le vie cittadine efino a Doblazio e Oltresoana, mentre inpiazza Craveri venivano distribuiticioccolata calda, vin brulè e bugie.Erano due i carri di Pont (scuolamaterna e coscritti del 1991), mentregli altri provenivano da paesi vicini.Vari i soggetti: dalle favole alla rappre-sentazione dei vecchi mestieri, ai temid’attualità, compreso un tentativo disatira politica. La sfilata era accompa-gnata da musica ad alto volume e dal

lancio di coriandoli. Un’occasione di festa cheha tenuto sveglio il paese fin verso la mezza-notte. All’organizzazione hanno collaborato laConsulta comunale, la Pro Loco pontese, ilGruppo alpini di Pont, l’associazione Tellandae soprattutto il sodalizio dei Canteir, al qualesi deve la riscoperta del carnevale delPeilacàn. La festa è proseguita poi la domeni-ca con la messa in San Costanzo alla presen-za di Peilacàn e damigelle e con la visita dellostesso Peilacàn con la sua corte alla Casa diriposo pontese.

PBQ

PER S. ANTONIO ABATEBenedetti animali e camion

Una piccola folla con tanto di animali alseguito ha festeggiato domenica 25 genna-io la ricorrenza di Sant’Antonio abate, chedegli animali è appunto il protettore. Lacerimonia si è svolta sul sagrato della chie-sa di san Francesco, in via Caviglione,dove, al termine della funzione religiosa,don Aldo Ha impartito la benedizione:c’erano tanti cagnolini, un cavallo, unasino, e qualche coniglietto in braccio ai

loro padroncini. Priori della festa eranoGiuseppina Aimonetto e Marco Basolo, inrappresentanza di allevatori e agricoltori diPont e delle valli Orco e Soana. Il corteo siè poi spostato in piazza Craveri, dove sonostati benedetti alcuni camion da trasporto.A seguire il rinfresco offerto in viaCaviglione dalla Pro Loco pontese e il pran-zo al ristorante «Al Brunet».

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LA NASCITA DEL PÉILACAN

Quanti abitanti di Pont, nativi e non, cono-scono o ricordano la figura del Péilacan,che da oltre cent’anni è presente nella real-tà pontese? Quanti bambini della scuolamaterna, ora più grandi, sanno che la sta-tua con la fontana presente nel giardinodove hanno passato tanti pomeriggi, raffi-gura la maschera popolare del loro paese?Nei secoli passati il comune di Pont ha rive-stito grande importanza e già negli ultimianni dell’ 800 poteva considerarsi uno deipochi paesi che contassero insediamentiindustriali di un certo rilievo. Merito del-l’acqua dei fiumi Orco e Soana che garanti-va la forza motrice necessaria al funziona-mento delle macchine di allora (mulini, opi-fici, etc.). Pont era quindi un grande poloattrattore con molti lavoratori operosi, nelcontempo vitale e godereccio per le feste e lemanifestazioni che vi si svolgevano. In que-gli anni vi era un fiorente commercio e ilpaese godeva di una situazione di monopo-lio dovuta ai fattori naturali ed alla suaposizione strategica di fondovalle. I paesimontani e le borgate, aventi un’economiaagricolo pastorale, gravitavano per tutti iloro affari su Pont. Il comune era sede dinotai, per certi versi assimilabili agli antichiscribi egizi, che, padroni del sapere e dellaconoscenza delle leggi, sottoponevano a

forti tariffe gli abitanti delle vallate che a lorosi rivolgevano (il sapere si paga). Inoltre, erasede di gabellieri che riscuotevano le tasse ele imposte per conto del Re. Per questa ragio-ne, gli abitanti delle vallate presero ad iden-tificare Pont ed i suoi abitanti con la figura di“tosatori di borse”. Nell’immaginario colletti-vo, di generazione in generazione, questascomoda nomea portò alla nascita dellamaschera del Péilacan. Dopo anni di oblio,nel 1987, il Consiglio Comunale, guidato dal-l'allora Sindaco Piergiorgio Giaccone, decisedi ufficializzare la figura del Péilacan comemaschera del Carnevale locale. Le figure piùattive nel promuovere quest’iniziativa furonoi sigg. Alfredo Ramberti e Guido Roberto,membri della Consulta Comunale. La vec-chia tradizione di Re Arduino, ormai abban-donata, fu sostituita dalla figura delPéilacän. L’idea era quella di creare unamanifestazione tipicamente pontese, capacedi aggregare tutte le persone che facevanoparte di questa comunità. Il primo Péilacanfu impersonato dal sig. Walter Stella, nato aBrossasco (Cn), da genitori veneti, sposatocon Franca Betassa, padre di due figli,Massimo e Stefano. Le prime damigelle, cheaccompagnarono la maschera di Pont, furo-no le signore Anna Feira e Marisa Satta.

ERRATA CORRIGE

Per un’errata impaginazione del testo, nelloscorso numero abbiamo omesso un impor-tante periodo del Coro Gran Paradiso nel-l’articolo “la memoria racconta 40 anni delCoro” che provvediamo a pubblicare. ...“Siritorna al 1997, il maestro Mirolo ci lasciae prende il suo posto un corista figlio di uncorista: Fabrizio Gea. Una vera e propriarivoluzione si prospetta all’orizzonte. Conlui si comincia a parlare di respirazionediaframmatica e di vocalità. Con il valido

aiuto di Silvio Vuillermoz impariamo le tecni-che dell’ impostazione vocale e della respira-zione. Dopo due anni, per ragioni di lavoro,Fabrizio cede la bacchetta al suo coadiutore:Silvio Vuillermoz, diplomato in canto lirico,chitarrista classico e attuale vicepresidentedell’Associazione Cori Piemontesi. Altri oriz-zonti si aprono per il coro e altri canti siaggiungono al pur già vasto repertorio.Eccoci al Convegno ligure delle Corali a Isoladel Cantone nel 2001”.....

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Ij CANTEIR IN FESTA PER 30 ANNI DI ATTIVITA’In occasione della ricorrenza del patrone S. Giocondo

Doppio appuntamento, domenica 18 genna-io, per l’associazione culturale «Ij Canteir»:ha infatti festeggiato il suo patrono SanGiocondo ed il trentesimo anniversario difondazione. Due ricorrenze importanti per inumerosi soci (attualmente sono 260 gliiscritti) di questo sodalizio, nato appuntotrenta anni or sono con lo scopo di promuo-vere i valori etnico-ambientali di Pont e delleValli Orco e Soana. Un compito che in tuttoquesto tempo l’associazione ha perseguitocon costanza, contribuendo alla valorizza-zione della cultura locale e sovente riportan-do alla luce fatti, leggende, frammenti di sto-ria dimenticati. L’associazione ha partecipa-to, con il suo gruppo in costume, alla messadomenicale in San Costanzo, dove eranopresenti anche le autorità e i rappresentan-ti di altre associazioni pontesi. Al terminedella funzione, ritrovo presso il ristoranteBergagna, dove si è svolta l’assemblea. Ilpresidente, Alfredo Gea, ha svolto la relazio-ne sociale sull’ultimo anno di attività e i pro-grammi futuri: “Fra le iniziative dell’annoappena trascorso - ha commentato - vorreiricordare il banco di beneficenza realizzatopresso la nostra sede in occasione delle festi-vità natalizie e dell’apertura del presepe, checi ha consentito di raccogliere oltre mille euroche abbiamo devoluto alla Caritas parroc-chiale”. Sono poi seguite le votazioni per ilrinnovo del direttivo, seguite dal pranzo

sociale.L’elenco delle iniziative realizzate intrent’anni è molto lungo. Va dall’impegnoprofuso negli anni 1980 per il recupero dellaTorre Ferranda alla riscoperta della leggendadi Madama Rua e di altri racconti della tra-dizione popolare; dal «Fiorindo», il Carnevaled’altri tempi fatto rivivere da «IJ Canteir»negli anni 1990 al recupero del presepe mec-canico costruito all’inizio del 1900 dagli ope-rai della Manifattura e poi dimenticato inuna soffitta, rimontato e rimesso in funzionedall’associazione alla fine del ventesimosecolo; dall’allestimento del Museo etnografi-co alla pubblicazione di libri di storia locale edella rivista «La brasa... la spluvia» di cui èuscito in questi giorni il numero 34. Anche lafesta di San Giocondo, che l’associazioneorganizza da alcuni anni nel mese di genna-io, è legata a questa attività di rivalutazionedella cultura e delle tradizioni locali. Infatti,il santo che il sodalizio si è scelto comepatrono, in passato era il patrono di Pontinsieme a quello attuale, San Costanzo.Dimenticato dai pontesi, i quali si erano per-sino scordati di averne le reliquie nella lorochiesa parrocchiale fin dal 1656, la venera-zione degli antenati per San Giocondo (terzovescovo di Aosta, successore di San Grato) èstata riscoperta dai soci de «Ij Canteir» che

hanno elettoquesto santo aloro patrono. Tragli impegnianche la parteci-pazione alCarnevale ponte-se, con una rap-presentaz ioneteatrale per rac-cogliere fondi dadevolvere alrestauro del tettodella chiesa diSan Francesco.

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GEA RICONFERMATO PRESIDENTE DEGLI ALPINI

Alfredo Gea è stato riconfermato alla guidadel Gruppo Alpini di Pont nel corso dell’as-semblea annuale degli iscritti. Con lui sonostati rieletti anche il vice capogruppo,Sandro Gallo, e buona parte dei consiglieridel direttivo che risulta composto daEdoardo Leschiera, Guido Roberto, MarcoRoberto, Ernesto Trione, Vittorio SandrettoLocanin, Mario Osello e Salvatore Curcio.All’assemblea, svoltasi presso l’albergoBergagna, dove ha poi avuto luogo la cenasociale, erano presenti le madrine del grup-po Ana pontese, Lorenza Aimone, LuciaBlessent e Giuseppina Rossio, il rappresen-tante di zona nella sezione Silvano ReversoSargentin, il vicepresidente della sezione diIvrea Silvio Franza. A sottolineare l’impor-tanza dell’evento per la comunità, la presen-za delle autorità locali: dal sindaco MarcoBalagna, al maresciallo dei Carabinieri

Alfonso Lombardo, al parroco don AldoVallero, al consigliere provinciale RobertoTentoni. Non è mancato all’appuntamento ilgenerale Giorgio Marchetti di Muriaglio, chesi è complimentato con il capogruppo Geaper l’attività svolta dagli Alpini pontesi, sem-pre partecipi alle adunate nazionali, ai radu-ni e alle iniziative degli altri gruppi, e allevarie manifestazioni che si svolgono inpaese.Dopo l’organizzazione della «BefanaAlpina» (impersonata da Silvana Selva) che loscorso mese di gennaio ha portato doni aibambini della scuola materna, il gruppo haofferto il suo impegno anche per il carnevalepontese. Come ogni anno, in occasione dellasfilata dei carri allegorici, gli Alpini hannodato una mano per organizzare la manifesta-zione e sono stati in piazza Craveri per distri-buire vin brulé a tutti i partecipanti.

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IN SAN COSTANZO TUTTI I BIMBI BATTEZZATI NEL 2008

Nel mese di gennaio, tutti i bambini battez-zati nel corso del 2008, con le rispettivefamiglie, si sono ritrovati nella chiesa di SanCostanzo per celebrare e rivivere l’emozione

del sacramento. Si ringrazia la famiglia Lugliper aver scattato la foto e averla donata aogni famiglia presente.

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BENVENUTI NELLE VALLI MULTIETNICHEAumenta la popolazione (e gli stranieri) a Pont

Se la popolazione straniera residente a PontCanavese, ormai ad un soffio dal costituire ildieci per cento del totale degli abitanti, conti-nuerà anche in futuro a salire di numero conil ritmo vertiginoso degli ultimi anni, quel car-tello stradale che a Doblazio oggi augura a chiarriva dalla pianura il “Benvenuti nelle valliFrancoprovenzali” dovrà probabilmente esseresostituito con un altro più aderente alla muta-ta realtà del nuovo millennio: “Benvenuti nellevalli multietniche”. E si, perché ormai nelpaese all’imbocco delle valli Orco e Soana sec’è una lingua che, soprattutto tra i giovani,per le strade e nelle piazze si sente parlaresempre meno, è proprio il dialetto “francopro-venzale” (o, se preferite, alto canavesano),ormai caduto così in disuso tra le nuove gene-razioni da diventare “minoritario” paradossal-mente anche all’interno della sua piccola“enclave” linguistica alpina. Intanto, grazieprincipalmente alla spinta dell’immigrazioneche (nonostante i venti di crisi sempre piùforti soffino ormai impetuosi anche all’imboc-co delle valli altocanavesane) continua a farsegnare nuovi record statistici, la popolazioneresidente a Pont torna anche quest’anno adaumentare, attestandosi al 31 dicembre 2008a quota 3.819 residenti, con un incremento di34 unità rispetto all’anno precedente. In nettoaumento le nascite, salite a trentacinque (19maschi e 16 femmine) anche grazie alle nuovecoppie residenti, nella media i decessi con 57morti nel corso degli ultimi dodici mesi (18uomini e ben 38 donne), con un saldo natura-le negativo di 22 abitanti in meno, peròampiamente compensato dai 164 immigrati aPont contro i 106 emigrati altrove nel 2008 (+56 residenti). E la componente di stranieri sul

totale degli abitanti pontesi diventa così anco-ra più larga, tanto da sfiorare ormai il 10%della popolazione complessiva con 365 unità,di cui 194 uomini e 171 donne. Tra i residen-ti all’ombra delle torri aventi nazionalità diver-sa da quella italiana la parte del leone lafanno sicuramente quelli provenienti dallaRomania (180), seguiti da quelli del Marocco(109) e, più a distanza, dall’Albania (32),Bosnia Erzegovina (20) e Cina (6). Ma, nono-stante il sensibile incremento delle nascite ela forte spinta dell’immigrazione, che ha por-tato a Pont principalmente una popolazione dietà ancora abbastanza giovane, il paese difondovalle ha superato per la prima volta lasoglia del 25% di popolazione con più di 65anni, segno di un invecchiamento complessi-vo della popolazione residente che, però, hafruttato al Comune un contributo statale “unatantum” di quasi sessantamila euro. Dai datianagrafici riferiti agli ultimi dodici mesi, som-mati a quelli degli ultimi anni, emerge dunquela realtà di un paese in profonda trasforma-zione, chiamato ormai ad affrontare nuove edimportanti sfide di integrazione con il tessutosociale preesistente di una comunità stranie-ra sempre più numerosa. La scommessa davincere sarà quindi quella di sapersi aprirecon disponibilità alle nuove realtà e culturecon cui si viene sempre più frequentemente acontatto, senza però perdere del tutto quellegame, per la verità sempre più sfilacciato edebole tra i giovani, con il nostro passato e lacultura alpina che, per secoli, ha caratterizza-to la vita nelle valli all’ombra del GranParadiso.

Marino Pasqualone

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UN RICORDO DI PIERO CROTTOAmico donatore di sangue

Ricordare pub-blicamente unamico comePiero è ancheun’occasioneper ringraziaredi aver avuto lafortuna diconoscere elavorare conun uomobuono e altrui-sta che si èimpegnato inmodo encomia-bile per la

nostra Associazione con un’unica richiesta:quella di non apparire, era per le cose concre-te. Piero è entrato a far parte del nostro grup-po il 17 marzo 1976 ed ha raggiunto il tra-guardo della seconda medaglia d’oro, com-piendo il generoso gesto del donare ben 78volte, fino al 1° settembre 1995 data della suaultima donazione. Per il suo impegno nellapropaganda e sensibilizzazione al dono delsangue, su segnalazione dei componenti delConsiglio Direttivo FIDAS di Pont, nel 2006veniva insignito a Torino della Medaglia ReRebaudengo, massima onorificenza conferitadalla FIDAS Regionale Piemonte ad un esiguonumero di persone (una decina di premiatiall’anno su 55.000 donatori iscritti più unnumero per me imprecisato di soci collabora-tori). Mi ricordo quando, durante la riunionedel direttivo, ho dato la notizia del conferimen-to della Medaglia a Piero. Ha avuto un sobbal-zo di sorpresa e le sue prime parole sonostate:”Io? Io proprio no; non me la merito, cisono persone molto più valide di me che nehanno maggior diritto”. Ma dopo un brevemomento per convincerlo, come suo solito, haabbassato gli occhi dicendo: “Se per voi vabene così, vi ringrazio tutti per aver segnalato ilmio nominativo”. Piero faceva parte del nostroconsiglio direttivo dal 17 marzo 1995, e anco-ra lo scorso 9 dicembre, alla mia esplicitarichiesta di ricandidarsi a consigliere, avevaesternato tutte le sue perplessità: “Sono anzia-no, mettete altri, io continuerò ad aiutarvianche dall’esterno”, ma dopo le mie insisten-

ze, ancora una volta ha accettato. Era un gene-roso; lunedì 15 dicembre scorso era ancorapresente per applicare i cerotti al braccio deidonatori dopo il prelievo e al termine della mat-tinata ha risistemato la sala prelievi. Quellasala era il luogo a lui più caro, ammirava le pol-trone nuove con le relative bilance pesa-sacche,che fanno della nostra sede una delle meglioattrezzate del Canavese, ed era proprio lui chene curava la pulizia e controllava che tuttofosse sempre perfettamente in ordine. “GraziePiero, anche lì ci mancherai molto”. Quellostesso giorno, al termine del prelievo, dopo chesi era anche votato per il rinnovo del consigliodirettivo, mi ha detto: “Oggi non posso venireper lo scrutinio, sono raffreddato, preferiscorestare a casa”. E’ questa l’ultima volta in cuiho sentito la sua voce, poi è giunta quella fune-sta domenica 21 dicembre con la notizia delsuo improvviso malore e dopo neppure una set-timana il suo cuore generoso ha cessato di bat-tere. La sua famiglia, però, sicura di interpreta-re il suo pensiero, ha acconsentito al prelievodelle cornee e ancora una volta due personehanno potuto beneficiare di questo suo ultimodono, dopo tutte quelle che con il suo sanguehanno potuto combattere la battaglia per lavita. Il funerale martedì 30 dicembre a S. Mariaha coinvolto un numero impressionante di per-sone; la chiesa era gremita forse più che nellagiornata della festa dell’Assunta. Accanto alsuo feretro le bandiere di ben sette gruppiFIDAS del Canavese, il labaro della Società diMutuo Soccorso, di cui era consigliere e delCoro Alpino “Gran Paradiso”, che, durante lacelebrazione, ha intonato l’Ave Maria e Signoredelle Cime, ricordando il suo impegno di coristaper ben 40 anni. Al termine il Presidente deiDonatori di Sangue e il Presidente della Societàdi Mutuo Soccorso hanno reso un ultimo salu-to con le condoglianze alla famiglia. AdessoPiero riposa nel nostro cimitero e sono certoche molti si fermeranno per una preghiera o unsemplice saluto davanti alla sua tomba, dovevive la pace eterna un uomo buono, giusto egeneroso, che ha sempre lavorato in silenzio econ un sorriso per tutti.“Grazie Piero, riposa in pace”.

Renzo Feira

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AMIS DLA RUANominate le nuove cariche per il triennio 2009-2011

Lo scorso 7 febbraio si è svolta l’annualeassemblea dell’associazione «Amis dlaRua». Innanzitutto è stato approvato ilbilancio del sodalizio per la gestione del-l’anno passato, sono state apportate alcunemodifiche allo statuto societario e sonostate rinnovate le cariche per il triennio2009-2011.Inoltre è stata scelta la tematicaper il Concert dla Rua del prossimo luglio,tra le tante proposte arrivate dallaFilarmonica pontese: quella della musicanera. Una prima cosa importante da sotto-lineare è stata l'uscita di scena del vicepre-sidente e socio fondatore Nadir Castagneri,che ha deciso di lasciare per motivi di età eper dare spazio ai giovani. Nadir, pontese,appassionato cultore di storia locale e col-lezionista di documenti storici, è stato unadelle anime ispiratrici dell'associazione:anche se ufficialmente non avrà incarichi,

certamente non farà mancare i suoi consiglie i suoi suggerimenti a chi vuole continuareun'opera benemerita per Pont. Il nuovodirettivo degli «Amis» sarà così composto:presidente effettivo, Dino SandrettoLocanin; presidente onorario, CeciliaVidesott; vicepresidente, Michele Nastro;segretario, Mario Dalmasso; tesoriere,Giacomo Castagna; revisore dei conti,Nazareno Stella. Completano l'organico delsodalizio i consiglieri Claudio Chiabotti,Lara Prato, Michele Guido, PasqualeIngrosso, Emilio Varda, Walter Stella.Direttore artistico del concerto è stato nomi-nato Pietro Marchetti, già direttore dellaFilarmonica pontese fino allo scorso anno,mentre la presentatrice del concerto saràCristina Pedron.

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LA MUSICA NERA AL CONCERT DLA RUA DEL 2009

Sarà «La Notte Nera» il tema del «Concert dlaRua» 2009, edizione numero 14. La tematicadella manifestazione estiva è stata decisanella riunione del 7 febbraio scorso del soda-lizio «Amis dla Rua». La notte nera racchiudepiù generi musicali: a partire dalla musicatribale, che ancora oggi colora il continenteafricano, alla musica gospel e spiritual can-tata dalle piantagioni di cotone fino ai sob-borghi di New Orleans. La cultura musicaleafricana ha attraversato gli oceani raggiun-gendo le coste americane, purtroppo attra-verso la triste esperienza di una deportazio-ne verso una vita di lavoro e schiavitù.Tuttavia, le voci della sua gente sono riusci-te ad emergere sulla scena musicale mondia-le contagiando gli altri continenti con i suoiritmi coinvolgenti: colonne portanti a livellointernazionale sono stati infatti LouisArmstrong, che ha influenzato i grandi del

Jazz e dello Swing, e soprattutto MiriamMakeba, la quale ha portato al mondo nonsoltanto i suoi temi musicali, ma soprattut-to un grande messaggio di solidarietà versoil suo paese natale. Ad eseguire il concertosarà come sempre l'Accademia Filarmonica«Aldo Cortese», che si alternerà ad alcunigruppi ospiti nella suggestiva cornice della«Rua» (la strada), dai cui balconi si affacce-ranno i musici solisti. Per questa caratteri-stica la manifestazione è conosciuta anchecome «concerto dei balconi», denominazioneche è stata riproposta nel 1996 dagli orga-nizzatori, ovvero l’associazione «Amis dlaRua» fondata da un gruppo di amici pontesiproprio allo scopo di far rivivere il tradiziona-le concerto all’aperto della banda, che fino aiprimi del ‘900 veniva offerto ogni anno allapopolazione.

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UNA FIABA PER LA MONTAGNA TRA TORRI E CASTELLI

Sabato 28 febbraio a Cuorgnè l’Associazione ‘lPéilacan, alla presenza del professor GiovanniTesio (Presidente del Premio letterario nazio-nale “Enrico Trione - Una fiaba per la monta-gna”), di Michele Ottino, direttore dell’Ente

Parco Nazionale Gran Paradiso, diMarco Balagna, sindaco di PontCanavese e di Daniele Corna, assessorealla cultura della Comunità MontanaValli Orco e Soana, si è riunita per deci-dere le modalità e i tempi della nuovaedizione del premio per il 2009. La trac-cia scelta per quest’edizione è legata a“torri e castelli”, un tema classico nelmondo della fiaba ma sempre affasci-nante. Per quest’anno l’associazione haprevisto lo svolgimento del premio con lemodalità delle precedenti edizioni men-tre è previsto un cambiamento nellastruttura del premio a partire dall’edi-zione del 2010. Entro il mese di marzosarà pubblicato il nuovo bando per gli

autori che vorranno partecipare e fornire illoro contributo creativo a questa piacevole esingolare iniziativa culturale.

Michele Nastro

SOLIDARIETA’ NATALIZIA

Sangue” che ha gentilmente concesso in usoparte dei locali della sua sede, ha organizza-to un banco di beneficenza durante le festi-vità natalizie. Attraverso le pagine di questogiornale, vogliamo ringraziare tutti coloroche hanno contribuito alla sua realizzazione,sia con donazioni sia con l’acquisto deibiglietti del banco stesso. Il ricavato netto dimille Euro è stato devoluto all’AssociazioneCaritas di Pont Canavese che provvederàall’acquisto ed alla distribuzione di generi diprima necessità. Il materiale rimasto serviràper un ulteriore momento di beneficenzadurante la Mostra dell’artigianato nel primoweekend di giugno. Certamente nessuno deigravi problemi di sussistenza che affliggonomolte famiglie del nostro territorio sarà risol-to ma anche un piccolo sostegno può essered’aiuto ed essere segno di fratellanza edumanità.

Circolo La fontana della Giovinezza

Un momento di crisi come quello in cui stia-mo vivendo deve generare in ognuno di noi ildesiderio e la volontà di portare la sua pic-cola goccia nel mare della solidarietà.Proprio per questo, il Circolo “La fontanadella giovinezza”, in collaborazione conl’Associazione “Ij Canteir” e grazie alla dispo-nibilità dell’Associazione “Donatori di

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LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Il Parlamento italiano nel 2000, con un’appo-sita legge, ha istituito “Il giorno della memo-ria”, in ricordo delle persecuzioni e dello ster-minio subiti dal popolo ebraico, dai deportatimilitari, civili e politici italiani nei campi nazi-sti. E’ stato scelto come giorno il 27 gennaio,perché proprio il 27 gennaio del 1945,l’Armata Rossa, giunse al tristemente famosocampo di sterminio di Auschwitz, ne abbatté icancelli liberando così i prigionieri che eranoriusciti a sopravvivere alle atrocità perpetratenei lager.Anche quest’anno, l’Assessorato allaCultura del Comune di Pont, ha organizzatoun momento di riflessione sull’Olocausto, inquanto ha ritenuto doveroso ricordare ciò cheaccadde nei campi di lavoro e di sterminioaffinché simili eventi non possano più ripeter-si. E’ giusto non dimenticare anche per rispet-to di quanti furono uccisi, di quanti soffrironoe di quanti persero i loro cari. Martedì 27 genna-io, presso la sala consiliare, si è così ricordata laShoa alla presenza del Sindaco, dell’Assessorealla Cultura, degli Amministratori, del Parroco edi due ex internati civili, il concittadino VittorioTarizzo e il frassinettese Romano Perono.Purtroppo, per inderogabili impegni, non erapresente Ronchetto Luigi, ex internato milita-re. I signori Tarizzo e Ronchetto sono gli unicipontesi che possono ancora testimoniare lesofferenze patite all’interno dei campi sia disterminio sia di lavoro. Il momento celebrativoè stato arricchito dalla presenza e dalla parte-cipazione attiva, sentita e responsabile deglialunni e dei docenti della Scuola secondaria diprimo grado. E’ stato importante il coinvolgi-mento dei ragazzi in quanto la riflessione

sull’Olocausto è un momento educativo chepermette di conoscere e di approfondire unadelle fasi storiche più cruente, non solo delnostro Paese, ma del mondo intero. Consenteinoltre di comprendere l’importanza del rispet-to dei diritti delle persone indipendentementedalla razza, dal credo religioso, culturale epolitico,dalle condizioni fisiche e psicologi-che… Dopo un significativo intervento delSindaco e la visione di un filmato didattico,seguiti in religioso silenzio da parte di tutti ipresenti, gli alunni hanno interpretato uncommovente canto ed hanno recitato alcunetoccanti poesie. Ioltre delle scolare, particolar-mente colpite dalla Shoa e dotate di talentopoetico, hanno scritto le seguenti poesie.

PERIODO INUMANOLa via verso la sparizioneDell’identità di un uomoEra la GermaniaPianto di bambini innocentiDesiderosi di vitaSinghiozzi degli uominiE sospiri delle donneFacevano tremare la terra rossaFacce pallide come la lunaVedevano la vita per l’ultima voltaE suoni di penasi sentivano dagli edifici della morte.Le risate dei nazisti rattristavanoAnche il sole.Il vento sentiva le urlaMa non poteva intervenire.Gli ebrei venivano presiLanciati a terra come ferro vecchioUmiliatiPortati nel centro del terrore.Pensavano solo alla evasioneMa verso di loro era grande l’ostilità.Solo andandosene da questa terraPotevano trovare un rifugio.Correvano spaventatiCorrevano come gli uccelli verso i paesi caldiVerso la paceCorrevanoPerò si ritrovavano chiusi in un labirintoDel quale si era persa la chiave per uscire.

Diana Semeniucclasse 3^A

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SOFFERENZE D’UOMO

Ricorda,in questo momentotra il lieve vento tiepido,che ci sfiora i capelli,c’è il loro dolore, loro,non possono perdonare,la loro tristezza non può fuggire dalle loroanime,

sarebbe come un cielo privo di sole,e stelle...Noi riportiamo il filo,il filo della memoria,ricordiamo, le urla,segnate da numeri,da righe sugli abiti,che parevano pigiami,imbevuti d’acqua, di terra,di sangue e lacrime,lacrime calde,bollenti, scese,di volta in volta,dai loro occhi,sbarrati dal terrore,dal terrore di morire,da un momento all’altro…All’imbrunire s’alzavala luna pallida e tetra,nascosta, da una lieve,cupa, nebbia malinconica.Dopo una giornata,di duro e straziantelavoro, radunaticome gregge, come bestie,nelle loro umide camerate,che li trattenevanocome uccelli in gabbia,si disperavano,scorgendo, nel loro corpo, nuove ferite,rosse e focose.In camere a gas morivano,illudendosi di sopravvivere,diventavano corpi immobili,inerti, senza vita, diventavano vento,cenere per campi.Ma son queste,le sofferenze che gli uomini,infliggono ad altri?Ebbene sì, e alloranon siamo degnid’esser chiamaticon il soprannomedella ragione.Apriamo i nostri cuori,il giorno della memoria è arrivato,come ogni anno ritorna,come il respiro ogni secondo,onoriamoli,perché son qui, vicino a noi,e lo saranno,oggi,domani,SEMPRE.

Roberta FasanaClasse 3^A

VORREI

Vorrei andare indietro nel tempoper vedere com'era la vita nei lagerper sentire il dolore provato,e mai dimenticatodi tanti bambiniche inconsapevoli della loro sorte,andavano incontro alla morte.nei lager non c’ erano solo bambinima persone con una dignita'che tutto il mondo conoscera',attraverso la storiache rimarra' impressa nella memoria.la storia di un popolo sterminatoe il sangue da esso versato,in quelle inabitabili cellerischiavano ogni giorno la pelle.indietro nel tempo non posso tornarema la vita di oggi la posso cambiare.

Benedic Paolaclasse 3^B

CAMPI DEL DOLORE

Non sono nata in quegli anni di morte,ove questa era sempre alle porte.Non riesco neanche ad immaginare,il dolore che si poteva provarein quei lager colmi di sangueper ogni uomo che langue e che piange.Fossero campi da coltivare,ma sono fatti per sterminare.Dove il buio prevalee l’angoscia i prigionieri assale.Ogni secondo,ogni minuto, ogni oraC’è il rischio di soffrire ancora,sperando forse in una fine migliore,prima che possa cedere il cuore .

Sonia Segantinclasse 3^B

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Pista di fondo a Ceresole

TUTTI A “SCIARE IN PARADISO”Rinasce l’orgoglio sciistico Canavesano

Forse poca gente (complice la fredda e nebbio-sa giornata e la concomitanza con la “Fiera diS. Orso” ad Aosta, che esercita un forte richia-mo anche in valle Soana) ma certamenteparecchio entusiasmo, soprattutto tra i nume-rosi amministratori pubblici presenti, hannocaratterizzato sabato 31 gennaio la presenta-zione presso il salone polivalente di RoncoCanavese della nuova edizione della guida“Sciare in Paradiso”, unitamente all’aperturaal pubblico della mostra di pittura dal titolo“Quattro fette di polenta”, curata daGianfranco Schialvino. Ad inaugurare le dueiniziative, che vogliono idealmente coniugarela pratica degli sport sulla neve con quello cheè stato il principale cibo dei montanari nei lun-ghi inverni alpini, è salito in valle il presidentedella Provincia di Torino Antonio Saitta, e adaccoglierlo a Ronco erano presenti, tra gli altri,il presidente della Comunità Montana ValliOrco e Soana (e sindaco di Ronco) DaniloCrosasso, insieme agli assessori Silvio Varettoe Daniele Corna, oltre ai sindaci di ValpratoSoana e di Vialfrè ed agli amministratori dialtri Comuni valligiani. “La nostra carta vin-cente è stata la capacità di fare squadra sul ter-ritorio – ha affermato in apertura il presidentedella Comunità Montana Orco e Soana DaniloCrosasso – il quale ora si pone all’attenzionedel turismo, soprattutto quello famigliare, conuna serie di impianti sciistici discreti e per dipiù inseriti in un contesto ambientale di assolu-to pregio, oltre che competitivi dal punto di vistadei costi di fruizione. Il prossimo e necessariopasso – ha proseguito Crosasso – sarà quello

di dotarsi di una struttura permanente pergestire al meglio il turismo, sia estivo che inver-nale, sul nostro territorio”. Sulla stessa lun-ghezza d’onda anche l’intervento dell’assesso-re al turismo della Comunità Montana SilvioVaretto, il quale ha voluto sottolineare che, daquest’anno, il pieghevole “Sciare in Paradiso”promuove gli impianti dello sport sulla nevenon solo delle valli Orco e Soana, ma anchedella Valle Sacra, della Valchiusella e la pistadi sci morenico di Vialfrè: “E’ più che mainecessario far conoscere il nostro territorio – haaggiunto Varetto – e con questa iniziativa è l’in-tero Canavese che dimostra quale forza attrat-tiva possono avere insieme le sue pur piccolestazioni sciistiche”. E’ quindi seguito l’inter-vento dell’assessore allo sport della ComunitàMontana Daniele Corna, il quale ha rimarcatoil successo di nuove iniziative come“Snowboard Valley Park” , con i corsi per avvi-cinarsi alla pratica dello snowboard, e di “IcePark” con la scalata delle cascate di ghiaccio aCeresole Reale (ovviamente riservata ai soliesperti). Il sindaco di Valprato Soana, SilvanoCrosasso, ha invece illustrato i grandi proget-ti di nuove sciovie che dovrebbero concretiz-zarsi nei prossimi anni a Piamprato, localitàche, anche se quest’anno è finora rimasta alpalo per i problemi sul collaudo della scioviaesistente, è destinata a diventare uno dei prin-cipali poli sciistici dell’intero Canavese, condue nuovi alberghi e la copertura della pista dipattinaggio. A tirare le conclusioni di una gior-nata che ha evidenziato il rinato orgoglio scii-stico canavesano è poi toccato al presidentedella Provincia di Torino: “Apprezzo e condivi-do l’amore che avete per il vostro territorio - haaffermato, rivolto ai numerosi amministratorivalligiani presenti in sala, Antonio Saitta - edil fatto di aver compreso che le sfide importantisi vincono solo facendo squadra insieme.Anche per questo, come Provincia, abbiamofavorito la nascita di “Casa GranParadiso” aCeresole Reale, con l’obiettivo di far capire chegran parte del Parco Nazionale del GranParadiso si trova in Provincia di Torino nellevalli Orco e Soana”. Il presidente dellaProvincia Saitta ha quindi condiviso la neces-

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altre parole Luigi Longhi ha affidato ai suipennelli l’espressione delle sue emozioni, isuoi stati d’animo ma anche la sua stessasensibilità. Dopo aver presentato i suoidipinti in Italia e al Salone Primavera eAutunno di Maison-Alfort in Francia, l’HotelMontfleri a Paris lo accoglie per la secondavolta in un ambiente caloroso. Sarannoesposte una quarantina di sue tele con quo-tazioni che vanno dalle poche centinaia allemigliaia di euro. L’esposizione si terrà dal 19gennaio al 28 febbraio proprio nel centro diParigi, all’Hotel Montfleuri a due passidall’Arc de Triomphe al 21 di avenue de laGrande Armée. La pittrice canavesana SilviaSilvestri, conduttrice del laboratorio di pittu-ra Contrada Maestra di piazzetta SanFrancesco a Pont, è stata invitata dall’artistastesso a Parigi al vernissage della mostra il22 gennaio scorso e ne ha tratto una impres-sione indimenticabile. Chi volesse vivereinsieme a loro questa esperienza può contat-tare la pittrice Silvia Silvestri presso il suolaboratorio di Pont e al numero 333 490 3277, o visitare il sito del pittore:http://perso.wanado

Claudio Danzero

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Dopo avere per anni cercato fortuna inFrancia nei mestieri più umili oggi i nostriemigranti si fanno valere come imprenditoried affermati artisti. Uno di questi, LuigiLonghi, è nato il 2 ottobre 1947 fra le mon-tagne di Locana ma ha soggiornato spessonella casa materna in borgata Pezzetto nellavalle di Forzo a Ronco Canavese. Figlio diuna guardia forestale ha vissuto per unbreve periodo nel biellese dove uno dei suoiinsegnanti, Padre Amerigo, vedendo in luidella passione e del talento naturale, lo haintrodotto alla pittura incitandolo a perfe-zionarsi. Luigi Longhi si è trasferito inFrancia dopo aver sposato Chantal Marani,anche lei di madre valsoanina e padre fras-sinettese. Qui si è affermato in campoimprenditoriale e dirige una propria impre-sa.E’ in Val Soana, e più precisamente aMont d-la Viéj, che l’artista fa ritorno ogniestate per ritemprarsi e per trarre l’ispira-zione per i suoi dipinti dai paesaggi e dagliangoli più remoti delle nostre Valli. Oggi,artista affermato, le sue tele a colori intensiriflettono l’animo vigoroso dell’artista. In

LE NOSTRE VALLI ESPORTANO PITTURA

Luigi Longhi

sità di andare a creare una serie di strutture edi punti di riferimento permanenti sul territo-rio per una migliore gestione del turismo nellevalli canavesane del Gran Paradiso, le quali,dopo decenni in cui avevano visto a poco apoco contrarsi i flussi turistici e la stessa per-

cezione delle loro potenzialità in questo impor-tante settore dell’odierna economia alpina,sembra siano finalmente in grado di rialzare latesta e di dire al mondo:Ci siamo anche noi !”.

Marino Pasqualone

Uno dei dipinti esposti

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L’ASSESSORE ALLA VIABILITA’ DELLA PROVINCIA Visita le Valli Orco e Soana

A metà gennaio l'Assessore alla Viabilitàdella Provincia di Torino Giovanni Ossola,invitato dall'Assessore Silvio Varetto, è sali-to nelle nostre Valli fin dal mattino per sin-cerarsi lo stato dell'arte dopo le copiosenevicate delle settimane scorse che hannocreato numerosi disagi ai Valligiani, aiTuristi saliti per le vacanze natalizie, percausa delle valanghe e slavine avutesi intesta alle due Valli. In prima mattinata rice-vuto dall'Assessore alla Protezione Civile,sempre della Comunità Montana, MarcoBalagna ha visitato i locali della CentraleOperativa della Protezione Civile di Pontcanavese dove è stato spiegato, alla presen-za del Vice Ispettore Regionale dell'A.I.B.Graziano Goglio, come è stata gestita l'emer-genza delle settimane scorse. Per la circo-stanza è stata ribadita l'importanza dellagestione centralizzata delle emergenze edelle conseguenti comunicazioni da farsi incasi simili. L'Assessore è poi salito nelle ValliOrco e Soana coaudiuvato dal Tecnico dizona della Provincia di Torino GiuseppeVaccarono per un sopralluogo a ValpratoSoana, incontrando il Presidente dell'EnteMontano Danilo crosasso che l'ho ha volutoringraziare per il lavoro svolto dai suoi

uomini in questi anni e soprattut-to in questo periodo di abbondantinevicate, l'Assessore ha voluto fareanche il punto dello stato deimezzi impiegati in Valle ragionan-do su un possibile potenziamentodegli stessi: spala neve, frese equantaltro. Si è trattato natural-mente del problema sicurezzadelle strade e delle piste anche afronte dell'attesa di numerose pre-senze di sciatori nelle piste diPiamprato. Verso le ore 12,00l'Assessore Ossola è stato poiaccompagnato nella Valle Orco,precisamente a Noasca, ad atten-derlo il Sindaco Pier SergioCucciatti ed altri AmministratoriLocali i quali hanno spiegato comehanno fronteggiato l'emergenza di

quei giorni e ringraziato anche del supportoavuto dagli uomini del suo Assessorato. Nelpomeriggio la visita è proseguita a CeresoleReale, man mano che ci si addentrava nelPaese e nell'attraversarlo ci si rendeva contodel disastro che le numerose valanghehanno arrecato al cimitero Comunale, allebaite, alle pinete, al campeggio. Verso loca-lità Chiapili l'Assessore Ossola ha incontra-to i Cantonieri Provinciali ancora intenti coni mezzi a sgomberare la strada Provincialeche presentava ai lati della carreggiata muridi neve alti oltre 6 metri, con questi si èvoluto complimentare per l'impegno profusoanche in questi giorni con turni massacran-ti di oltre 12 ore giornaliere. L'Assessore hapoi incontrato il Sindaco Renzo BrunoMattiet il quale ha spiegato dettagliatamen-te gli accadimenti e i disastri che le valanghehanno arrecato all'abitato del Paese con unastima danni per il momento approssimativain quanto solo in primavera, a disgelo avve-nuto, si potranno contare il vero ammonta-re dei danni di questo straordinario eventonevoso.

Rosanna Perono Garoffo

Noasca sotto la neve

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UN MILIONE E MEZZO DI TURISTIVisita il Parco Gran Paradiso

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è, assie-me ai parchi dell’Abruzzo, delle ForesteCasentinesi e del Pollino, una delle metenaturalistiche preferite dai turisti. Il datoproviene dalla pubblicazione realizzatadall’Ossevatorio Ecotur in collaborazione conEnit e Istat .una delle quattro aree protetteitaliane preferite dei turisti, insieme Locomunica il direttore dell’ente MicheleOttino, rilevando che il dato risulta . “Si trat-ta di risultati confortanti - afferma MicheleOttino, direttore dell’ente parco -. Stiamolavorando per migliorare l’offerta turistica in

un’ottica sostenibile, in collaborazione con glioperatori locali ed estendendo le possibilità diofferta grazie anche ad altre realtà a livellonazionale come il CTS, con cui è prevista l’at-tivazione della Parchi Card, uno strumentoche consente agevolazioni e diversi servizi atutti i visitatori delle aree protette italiane, cre-ando un sistema di promozione tra di esse.”Dai dati diffusi risulta che per quanto riguar-da il Parco del Gran Paradiso, i visitatorisono circa un milione e mezzo ogni anno.

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APRE LO SPORTELLO ENERGIAPer imparare il risparmio

Anche la Comunità montana Valli Orco eSoana (come le altre Comunità montaneriformate del Piemonte) si fa paladina delleenergie rinnovabili, promuovendo lo svilup-po delle fonti alternative. Tra i primi atticompiuti, la Comunità Montana ha avviato,in collaborazione con la ConfederazioneNazionale dell'Artigianato - CNA Sezione diTorino, lo Sportello Energia attivato dall’as-sessorato all’Energia dell’ente che fa capo aPiersergio Cucciatti. Lo Sportello è aperto,presso la Sede della Comunità Montana aLocana, il primo e terzo mercoledì di ognimese dalle 10 alle 12,30. Un team di esper-ti è a disposizione dei cittadini della valle perassisterli nell’accesso al risparmio energeticoLo Sportello Energia delle Valli Orco e Soanafornisce i seguenti servizi gratuiti anche suappuntamento telefonico: - valutazione sul

rendimento energetico di impianti e sistemidi illuminazione e riscaldamento; - consu-lenza per la ristrutturazione energetica del-l'edificio (sede dell'impresa o abitazione) conl'indicazione dei materiali più idonei perottimizzare i consumi di energia; - consulen-za per l'individuazione delle fonti energeti-che rinnovabili più idonee alla tipologia diconsumo dell'utente e alle caratteristichedell'edificio;- consulenza per una scelta ragionata delmiglior fornitore di energia elettrica e gas;- certificazione energetica degli edifici;- consulenza per l'utilizzo degli incentivigovernativi per il risparmio energetico e perla produzione-vendita di energia (ContoEnergia). Un opuscolo informativo è a dispo-sizione degli abitanti delle Valli Orco eSoana nella sede della Comunità e neiComuni delle Valli.

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CASA GRANPARADISOIl coro del Cai Uget chiude la stagione

Parte il progetto per una Casa GranParadisonella Cordillera andina. La stagione inverna-le di Casa GranParadiso si è conclusa dome-nica 18 gennaio alle ore 11, per il ciclo“Uomini di ghiaccio” videoproiezione “DalRuwenzori al Bernina, le spedizioni dei fra-telli Ettore e Giuseppe Giraudo” (a curadell'Archivio audiovisivo canavesano). Alle15, nell'ambito del GranParadisofestival, lacerimonia di chiusura della stagione inver-nale è stata accompagnata da un concertodel Coro del CAI-UGET di Torino, diretto daBeppe Varetto, con un programma di cantidi montagna. Con l'occasione è stato lancia-to il progetto di solidarietà con l'Escuela deAlta Montana di Marcarà, sulle Ande peru-viane, seguito in questi anni da ValerioBertoglio, guida alpina e guardaparco delGran Paradiso. Spiega Bertoglio: "La scuolaora è diventata troppo piccola per ospitare lemolte iniziative, la cooperativa delle guide el’accoglienza turistica dei molti alpinisti cheogni anno, nella stagione favorevole alle sali-te, partono per la Cordillera. Sono sicuri ditrovare professionalità e competenza nelleguide dell’Escuela, e ottimi rifugi ben gestiti,pur in un clima di semplicità e sobrietà chenon tradisce gli ideali da cui sono sorti. Ilnuovo Centro di Accoglienza Turistica, dedi-cato a Renato Casarotto, è quasi ultimato.

Questo progetto, che prosegue idealmentequello dell’Escuela, è stato finanziato inizial-mente da un numeroso gruppo di alpinisti delCai di Vicenza che per molte estati avevanocompiuto salite e traversate nella zona sog-giornando a Marcarà e nei rifugi O.M.G. IlCentro, per diventare operativo ha ancorabisogno di aiuto; molti volontari vi hannolavorato nella scorsa estate, i ragazzi e leguide stanno impegnandosi a fondo, uno diloro sposandosi è disponibile a gestire con lafutura moglie la struttura, ma le spese sonoancora molte. Per questo ci permettiamo dichiedere ancora sostegno ai molti che già inpassato hanno creduto nei progettidell’Escuela" - e conclude - “A Ceresole ènata la Casa Gran Paradiso, facciamonenascere un’altra in Cordillera, lontano da quima vicine entrambe a chi crede in una monta-gna viva, abitata, generatrice di futuro".Rimane invece aperta la videomostra dedica-ta alla grande nevicata di Ceresole di metàdicembre 2008, curata da Federica Moretti eGisella Riva. In pochi giorni la precipitazio-ne, mai così intensa e concentrata a memo-ria d’uomo, ha trasformato Ceresole Reale inuno scenario senza tempo, dominato da unbianco affascinante sì, ma anche “dannato”:perché le valanghe hanno spazzato via casee storie, mobilitando centinaia di volontari edi Vigili del Fuoco, saliti per liberare il paese.Quindici autori (fotografi giunti sul postonelle ore immediatamente seguenti, soccor-ritori ma anche abitanti che hanno vissutoin prima persona quei giorni) raccontano in120 immagini un evento storico. Ma oltre alDVD, che viene proiettato a ciclo continuo,uno spazio della rassegna ricorda le grandinevicate degli anni Settanta. Per gli amantidella meteorologia c'è una chicca: la video-mostra è integrata da pannelli che racconta-no la nevicata di metà dicembre attraverso leprevisioni di Nimbus. Per informazioni0124-953186 www.granparadiso-amici.

Guido Novaria

Valerio Bertoglio

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Telefono 0124.85218

PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISOCamosci e stambecchi in difficoltà a causa della troppa neve

I veterinari del Parco del Gran Paradiso rac-contano che gli animali non riescono più atrovare cibo, causa i metri di mantello bian-co che hanno ricoperto l’erba da brucare. Icamosci saranno i primi ad essere ritrovatimorti dopo lo scioglimento delle nevi, eranoscesi a valle dopo il periodo dell’accoppia-mento già indeboliti e adesso non trovanonessun sostentamento. Non va bene nem-meno per i “RE” del Parco, infatti gli stam-becchi sono stati sorpresi dalle nevicatesulle cime e di certo le slavine non sarannoclementi con loro. Ancora è presto per stila-re il censimento di chi non ce l’ha fatta asopravvivere alla neve, ma di sicuro gli erbi-vori saranno i più colpiti. Nell’anno appenapassato, al Parco si sono contati 11 milacamosci e soltanto 2600 stambecchi, ed oraoltre al calo demografico bisogna conteggiareun’ulteriore selezione naturale. E’ sconsi-gliato aiutare gli animali in difficoltà magaridandogli del cibo come suggeriscono gli ani-

malisti, farebbe loro solo del male, aiutereb-be solo il singolo, si incepperebbe il meccani-smo della selezione naturale. I più deboli, ipiù vecchi, “gli sfortunati” moriranno di fameo sotto una valanga, è la natura, non è nemaledetta né benedetta, né buona né cattiva,rimarranno i più robusti, i più forti. E’ cru-dele ma è nell’ordine delle cose, questo quel-lo che sostengono i tecnici del parco. I guar-dia parco vigileranno sulle specie più in peri-colo, cercheranno di recuperare gli esempla-ri feriti, di curare i piccoli rimasti orfani, e diproteggere sempre meglio gli animali delParco. Ma il ciclo della natura è stato spesso“disturbato” dall’uomo, pensiamo alle scioviein quota, ai bacini di accumulo, alle piste dasci, ai tralicci dell’Enel, ai pali degli skilift,allora perché non intervenire ora aiutandogli animali in difficoltà? Gli animali sconfi-nano dai loro territori solo per sopravvivere,sono in ogni caso in balia dell’uomo, io seincontrassi un piccolo di camoscio, di stam-becco, capriolo o qualsiasi altra specie viven-te lo nutrirei…..! Finalmente i cacciatori delComprensorio Alpino Torino 5, contro ilparere negativo dell’Ente Parco, mercoledì20 gennaio hanno fatto scaricare in altaValle 80 quintali di fieno. Due gli obbiettiviprincipali: il primo quello di nutrire caprioli(che sono stati inseriti nel nostro territorionel periodo 2002/2005 e quindi devonoessere maggiormente protetti), camosci estambecchi, il secondo quello di farli scen-dere più in basso in zone ritenute meno peri-colose.

Rosanna Perono Garoffo

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C’E’ UN FUTURO PER GLI ALPEGGI DELLE VALLI?A Locana un seminario dell’Effepi

C’è ancora un futuro per gli alpeggi delle valliOrco e Sona ?. Ma, soprattutto, possono essidiventare una risorsa in più per la loro rinasci-ta, coniugando la cura del territorio con un ade-guato reddito per chi ancora esercita il mestie-re di margaro, oppure il loro destino di progres-sivo abbandono è ormai definitivamente segna-to? . A queste domande ha cercato di dare dellerisposte concrete un seminario che si è tenutosabato 24 gennaio a Locana, presso il saloneAEM di Rosone, organizzato a curadell’Associazione di studi e di ricerche franco-provenzali Effepi, che aveva appunto cometema : “Alpeggi: una risorsa per il futuro dellenostre valli ?”. Ad aprire i lavori del convegno èstato Giovanni Bruno Mattiet, nella dupliceveste di sindaco di Locana ed assessore all’agri-coltura della Comunità Montana Valli Orco eSoana, il quale nel suo intervento ha voluto sot-tolineare in modo particolare l’esigenza di rea-lizzare delle piste agro-silvo-pastorali a serviziodegli alpeggi ancora utilizzati, come elemento diestrema importanza sia per la qualità della vitadei margari come anche per la ristrutturazionestessa delle baite. Concetto in parte ribaditoanche dalla presidente dell’associazione Effepi,Ornella De Paoli, che ha rimarcato come ormaimoltissimi alpeggi delle valli Orco e Soana sitrovino in un preoccupante stato di abbandono,privi di piste di accesso e di servizi: “E’ un patri-monio di grande valore che si stà decomponendosotto i nostri occhi – ha sottolineato la De Paoli –ed i motivi di questo degrado sono molti, tra cuianche la scuola che, per tanto tempo, ha ignora-to la cultura locale, e di una mentalità diffusache ha portato a considerare i mestieri legatiall’agricoltura ed all’allevamento come pocoappetibili per i giovani”. Anche l’architetto PieroMonteu Cotto, che per l’Effepi si occupa deitemi legati all’architettura alpina, nell’illustrareil suo lavoro di studio sugli alpeggi (ormai ingran parte abbandonati) della valle delVerdassa, tra i Comuni di Ingria e Frassinetto,ha voluto evidenziare il rischio che, una voltacrollate le baite e con esse l’architettura di que-sti alpeggi, col tempo ne sparisca anche ilnome, causando così un impoverimento cultu-rale di notevole portata per le terre alte delle val-late canavesane del Gran Paradiso: “Però – havoluto sottolineare Piero Monteu Cotto – non

sempre basta costruire una strada per salvare erecuperare gli alpeggi”. Ha quindi preso la paro-la l’architetto Daniela Bosia, docente presso ilPolitecnico di Torino, che ha presentato l’inte-ressante ricerca sull’architettura rurale e sullaciviltà d’alta quota svolta dallo stessoPolitecnico torinese in alcune ComunitàMontane del Piemonte, tra cui quella delle valliOrco e Soana, finanziata dalla FondazioneCRT: da questa ricerca è poi scaturita lamostra itinerante “Paesaggi d’alpeggio, civiltàd’alta quota nel Piemonte occidentale”, allestitanei mesi scorsi da Effepi in alcune località dellevalli Orco e Soana. Frederì Arneodo, dell’asso-ciazione “Coumboscuro” della Val Grana, hainvece relazionato sulle antiche origini dellatransumanza, mentre Marzia Verona, ricerca-trice ed autrice di due interessanti libri suipastori ed i margari delle valli piemontesi, havoluto porre l’accento su alcuni problemi, non-ché su alcuni pregiudizi, che rendono a voltedifficile la vita degli ultimi allevatori transu-manti tra montagne e pianure della nostraregione. Tra le cause dell’abbandono di moltialpeggi Marzia Verona ha sottolineato che alcu-ni di essi erano ormai troppo piccoli per lemutate esigenze degli allevatori (perché ormaicon una ventina di mucche non è più possibi-le vivere), mentre altri sono stati lasciati perchétroppo scomodi e difficili da raggiungere, edalcuni, dati in affitto solo annualmente, sonospesso trascurati e lasciati decadere dagli stes-si proprietari. “Nonostante tutto ci sono ancoradei giovani disposti a fare questo lavoro – havoluto sottolineare, forte anche della sua espe-rienza, Marzia Verona – ma occorrono delle poli-tiche in grado di garantire a loro un futuro, snel-lendo la burocrazia e, pur nella salvaguardia delterritorio, la possibilità di creare negli alpeggicondizioni di vita e di lavoro accettabili”. Infine ètoccato a due giovani valligiani impegnati nelsettore agrozootecnico, Alessandro Gotta eGuido Teppa, chiudere l’interessante semina-rio con una tesi di laurea che aveva come temal’evoluzione dell’alpicoltura nelle valli Orco eSoana dal 1958 al 2005, dalla quale è emersoun dato che si commenta da solo: nello spaziodi mezzo secolo sono stati abbandonati benl’ottanta per cento degli alpeggi in uso nel 1958nelle due valli, con circa 80 alpeggi ancora uti-

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PONT E VALLI

I PASCOLI PERDUTI

lizzati alla data del 2005 ma, dato ancora piùdrammatico, di questo solo il 10% definito inbuono stato di conservazione. Di fronte a que-sta allarmante situazione degli alpeggi valligia-ni, in conclusione del convegno tutti i presentihanno quindi concordato sulla necessità diconservare e valorizzare le residue aree e strut-

ture ancora adibite ad alpeggio presenti nellevalli Orco e Soana, sempre più rare e quindisempre più preziose dal punto di vista produt-tivo ma, anche e soprattutto, da quello cultura-le e paesaggistico.

Marino Pasqualone

Tra le tante cose che stanno progressivamentescomparendo, o comunque mutando radical-mente il loro aspetto, nelle valli Orco e Soana cisono ormai anche i prati di media e bassa mon-tagna ed i pascoli d’alta quota. Intorno ai paesidi fondovalle, come Pont Canavese e Sparone,ed anche in quelli di media montagna comeFrassinetto, Ingria, Ronco e Noasca, le aree pra-tive ancora regolarmente falciate stanno infattidiventando rare come le mosche bianche, el’avanzare incontrollato della boscaglia e degliincolti, nonché le devastazioni compiute dai cin-ghiali, rischiano di farle sparire del tutto nel girodi pochi anni. Più in alto sulle montagne, comeemerso in tutta la sua drammaticità nel corsodel seminario tenuto dall’Effepi a Locana, glialpeggi ancora utilizzati sono ormai ridotti apoche decine, e di questi solo una minima parteè dotato dei necessari servizi e si trova in buonostato di conservazione. Da questa situazione didiffuso abbandono della cura del territorio, a cuisi assommano anche la quasi totale decadenzadel vastissimo patrimonio di castagneti valligia-no e, più in generale, lo stato di inselvatichimen-to dei boschi, emerge dunque un quadro allar-mante che, di riflesso, rischia di avere comeeffetto collaterale un impoverimento del valorepaesaggistico delle montagne valligiane, conricadute negative proprio su quel turismo natu-ralistico a cui, almeno a parole, si vorrebbe inve-ce dare un forte impulso. E’ vero che lo spopola-mento nelle nostre valli nell’ultimo mezzo secoloha picchiato molto duro, svuotando i paesi edinghiottendo nel silenzio e nei rovi intere borga-te, ma a pagare il prezzo più alto è stata sicura-mente l’agricoltura e la zootecnia di montagna,ridotta così al lumicino che, in alcuni luoghi,ormai trovare una mucca o del latte fresco nellestagioni dall’autunno alla primavera è parados-salmente quasi più difficile che in centro aTorino. La carenza di giovani montanari cheintendano ancora dedicarsi all’agricoltura od

all’allevamento del bestiame è certamente unproblema economico, di strade e di comodità, edanche culturale, di una società che ha messo amargine e svalutato le professioni legate allacoltivazione della terra, ma crediamo sia anchee soprattutto un problema politico, di scelte edinvestimenti che, anche nelle valli Orco e Soana,in passato sono stati fatti, ed in parte continua-no ad esserlo, in tutt’altre direzioni. Molte risor-se hanno ad esempio finora infatti beneficiato ilsettore del turismo e degli sport invernali, anchese con risultati a volte altalenanti per i problemiconnessi allo scarso (od eccessivo, come que-st’anno) innevamento, o per quelli sorti nellasuccessiva ed onerosa gestione degli impianti.Ma, se vogliamo davvero evitare che i prati ed ipascoli delle nostre valli diventino soltanto unricordo, adesso è venuto il momento di mettereal centro dell’azione amministrativa dei variEnti locali, sia valligiani che provinciali e regio-nali, la salvaguardia ed il rilancio dell’agricoltu-ra e della zootecnia alpina. Magari facendonuove strade (ma solo dove servono davvero perla cura del territorio), eliminando la piaga deicinghiali che devastano prati e pascoli, offrendocontributi a chi ristruttura le baite degli alpeggi,e, perché no, anche dando uno “stipendio” a chiè disposto a sobbarcarsi ancora oggi le faticheed i disagi di un mestiere, quello del margaro,che spesso non ha orari e che richiede una gran-de passione per la montagna e gli animali. Masenza perdere altro tempo prezioso, perché altri-menti le “montagne incantate” di cui parlano idepliant rischiano seriamente di trasformarsi innull’altro che pallide fotocopie di un qualsiasiquartiere periferico cittadino, circondato da pratiincolti e sterpaglie e dove, anziché lo scampanìodelle vacche al pascolo, è più facile sentire ilclacson di un’automobile.

Marino Pasqualone

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PONT E VALLI’

UNA SCATOLA VUOTA PIENA DI NEVELa nevicata del dicembre 2008 ha meso in ginocchio le valli

Dopo anni passati a lamentarsi per la neveche non c’era, od arrivava soltanto a fine sta-gione invernale, quest’anno invece il proble-ma è al contrario che ne è venuta anche trop-pa, ed è arrivata presto già a dicembre met-tendo in ginocchio per alcuni giorni le valliOrco e Soana. “Emergenza neve”, “allarmemeteo”, “pericolo valanghe”, “strade e scuolechiuse”: dai giornali e dalle televisioni spes-so ( e sovente anche a sproposito ) sentiamorimbalzare queste parole, ogni qualvolta leprecipitazioni nevose, piovose o le tempera-ture appena si discostano dalla norma.Ignorando, o peggio, fingendo di ignorare,che gli eventi meteorologici non hanno quasimai un andamento lineare, e che la “media”a cui si fa spesso riferimento altro non è chela somma algebrica di massime e di minimepiù o meno ampie entro cui oscillano da sem-pre nevicate, piogge, siccità e temperature.Ed anche l’aggettivo “eccezionale”, spessousato (ed abusato) dai media ad ogni minimaoccasione, in riferimento alla nevicata che hainteressato le alte valli Orco e Soana prima diNatale, se andiamo a guardare le statistichemeteorologiche disponibili al riguardo pursenza scomodare le storiche (e quelle si dav-vero drammatiche per danni e morti) grandinevicate del 1885 e 1888 efficacementedescritte da Giuseppe Giacosa, scopriremoinvece che sono eventi che si ripetono abi-tualmente con cadenza all’incirca ventenna-le. Un’ampia documentazione sulle nevicate

e le valanghe delle valli Orco e Soana è pre-sente sul bel libro di Luca Mercalli e DanieleCat Berro dal titolo “Climi, acque e ghiacciaitra Gran Paradiso e Canavese” (edito nel2005 dalla Società Meteorologica Subalpina),dal quale abbiamo tratto i dati che seguono.E proprio la presunta “eccezionalità” dellerecente e precoce nevicata avvenuta nel mesedi dicembre nelle alte valli Orco e Soana è inparte smentita da quanto avvenuto nel mesedi dicembre del 1916, quando caddero 167cm. di neve a Noasca e ben 237 a Ceresole,numeri surclassati già l’anno dopo (dicembre1917) con 232 cm. di manto nevoso a Noascaed oltre due metri e mezzo nell’ultimoComune della valle dell’Orco. Nel 1936, inve-ce, è una nevicata all’inizio del mese di marzoa far segnare, in un solo giorno, ben 185 cm.di neve a Piamprato e 219 cm. a Ceresole,dove lo strato complessivo della neve rag-giunge i 3 metri e mezzo di spessore !. Ancoranel 1965 una nevicata tardiva ad aprile depo-sita sul suolo a Ceresole ben 165 cm. di neve,nonché 136 a Noasca ed oltre due metri aPiamprato, in alta Val Soana. Ed arriviamoall’inverno 1971-72, l’ultimo ad aver causatovittime tra gli abitanti nei paesi delle valliOrco e Soana: dopo un primo assaggio già innovembre, con oltre mezzo metro di neve aCeresole, a fine anno cadono nel Comunedell’alta valle dell’Orco altri 120 cm. di neve(138 cm. a Noasca ed oltre un metro e mezzoa Piamprato). Ma è a febbraio che nelle vallila situazione diventa davvero grave: la neveraggiunge i 2 metri e 40 centimetri di spesso-re a Noasca, i 320 cm. a Ceresole, e addirit-tura oltre i 5 metri nelle frazioni Pianetto ePiamprato di Valprato Soana. Le valanghebloccano le strade per Noasca, Ceresole,Campiglia Soana e Piamprato, causandogravi danni ad abitazioni civili ed agricole epurtroppo anche la morte di due bambini di10 mesi a Molino di Forzo e di altre due per-sone sempre nel Comune di Ronco Canavese.La strada di Ceresole Reale verrà riapertasolo all’inizio di aprile del 1972, dopo cin-quanta giorni di isolamento. Ma già due annidopo, nel febbraio 1974, a Ceresole il totale

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mensile di neve fresca caduta supera anchequello del 1972, con ben 385 cm., mentrenell’intera stagione invernale a Piampratocadono oltre sette metri e mezzo di neve. Eveniamo alle ultime grandi nevicate in ordinedi tempo, verificatesi sulle montagne valligia-ne tra gennaio e febbraio del 1986, con 170cm. a Noasca e 180 a Ceresole: “ Ma la piùcolpita è la Val Soana – scrivono Mercalli eCat Berro – dove a Piamprato si depositanoaddirittura 404 cm. risultando a tutti glieffetti come la nevicata più importante maidocumentata in Canavese durante un perio-do di 6 giorni”. Strade chiuse, interruzionidella luce elettrica, frazioni e paesi interi iso-lati per alcuni giorni (compreso Ceresole,allora ancora non servito dalla nuova e lungagalleria che lo collega a Noasca), e non man-cano ovviamente le valanghe, alcune dellequali scompariranno totalmente solo nel suc-cessivo mese di agosto. E solo un anno dopo,nel gennaio 1987, è nel fondovalle che laneve fa segnare probabilmente il suo massi-mo da quando si registrano le misurazioni,con circa 120 centimetri di manto nevoso aPont Canavese. Da allora, inframmezzate adinverni piuttosto asciutti che contribuirannoa far entrare in crisi molte piccole stazioniinvernali delle valli canavesane, si segnalanoancora le copiose nevicate del febbraio 1994,con oltre un metro e mezzo di neve aCeresole, dell’inverno 1995/96 e, soprattut-to, del febbraio 2004, con 170 cm. di nevefresca a Noasca. Questo, pur succinto, qua-dro di dati, può quindi essere utile per farcapire che nevicate di circa due metri, purcon tutti i disagi che inevitabilmente compor-tano, sono eventi atmosferici con cui, almenoin zone di montagna come le nostre, dovrem-mo da tempo essere abituati a convivere e

preparati a fronteggiarne le conseguenzesenza inutili allarmismi. Certo è che, untempo, la montagna valligiana era molto piùpopolata ed autarchica di adesso, capacecioè di fronteggiare spesso con le sole proprieforze l’isolamento e le difficoltà che inevita-bilmente gli inverni rigidi e nevosi portavanocon se. Oggi, invece, gli ultimi abitanti stabi-li di tanti paesi e borgate dipendono soventequasi totalmente dai rifornimenti di cibo equant’altro che arrivano dalla pianura, comeperaltro già annotava acutamente AngeloPaviolo sulla “Sentinella del Canavese”durante la grande nevicata del 1972: “Danotare, come curiosità, - scriveva allora ilcronista e storico canavesano - che gli abi-tanti delle zone isolate della Valle Soanahanno richiesto fra i viveri del latte e gli eli-cotteri hanno portato dei “pacchetti” di lattein frazioni in cui, fino a pochi anni fa, eracosì abbondante da costituire in pratical’unica ricchezza della popolazione”. Unamontagna, dunque, ormai svuotata di quasiogni attività agricola, zootecnica ed artigia-nale e totalmente dipendente dalla pianura,priva di una propria economia che non siaquella del turismo delle “seconde case” o diquello “mordi e fuggi” giornaliero, e quindianch’esso legato alla presenza, o meno, degliabitanti delle città. Forse anche per questo,oggi, in montagna paradossalmente la nevesembra far ancora più paura di un tempo,quando non c’erano le potenti frese meccani-che per pulire le strade, gli elicotteri per irifornimenti, i cellulari ed internet per tener-si in collegamento, i pannelli solari ed i gene-ratori di corrente per evitare di restare albuio.

Marino Pasqualone

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RICORDI

UN RICORDO DI MARIO RIGONI STERNLo scrittore di Asiago è scomparso nel 2008 all’età di 86 anni

Era il simbolo dei valori della gente di mon-tagna, ha testimoniato le sofferenze dei sol-dati sul Don e raccontato i boschi, gli anima-li, la vita dell’altipiano di Asiago. MarioRigoni Stern era nato ad Asiago il primonovembre 1921, ed ha trascorso l’infanzia trai pastori e la gente di montagnadell’Altipiano. Finita la seconda GuerraMondiale, durante la quale combatte comealpino nel battaglione “Vestone” e viene fattoprigioniero, si dedica totalmente al mestieredi scrittore. Sente l’urgenza di raccontare ladisfatta dell’Armir nelle lande innevate dellaRussia, dopo essere sopravvissuto alla terri-bile ritirata e a oltre due anni di lager tede-sco, finalmente, il 9 maggio del 1945, ritornaa casa dopo una lunga marcia a piedi.Diventa scrittore per caso, come Nuto Revellie Primo Levi: ciò che aveva visto e patito inquell’avventura senza senso, non potevaessere né dimenticato, né taciuto. Cerca ditornare ad una vita normale e trova impiegopresso il catasto di Asiago, ma quello cheaveva vissuto resta nella sua memoria. Dopoanni riprende in mano i suoi scritti e grazieall’impegno di Vittorini esce nel 1953 il suoprimo e più celebre romanzo, Il Sergentenella neve. Passano poi diversi anni primache Rigoni Stern torni alla scrittura. Nel

1962 esce Il bosco degli urogalli, una serie diracconti che parlano e testimoniano del-l’amore per la sua terra. Nel 1971 c’è QuotaAlbania, nel 1973 Ritorno sul Don, nel 1978Storia di Tonle, la vicenda di un contadino,pastore e contrabbandiere tra la finedell’Ottocento e la grande Guerra. Nel 1980ecco Uomini,boschi e api, sempre un omag-gio alla vita dell’Altipiano, poi cinque annidopo L’anno della Vittoria che con Le stagio-ni di Giacomo (1995, Premio GrinzaneCavour) rappresentano un‘ulteriore rievoca-zione storico-personale. Tante altre storie sisusseguono negli anni ’80 e ’90. Mi ha parti-colarmente colpito un’affermazione ricorren-te di Mario Rigoni Stern: ”resistere”. Da testi-monianze dirette e dai suoi racconti emergechiaramente il significato di questa afferma-zione nella quale mi riconosco. ”Resistere” èuna condizione del nostro animo nel quale cisono: la nostra storia, i nostri valori, ideali,insegnamenti, tradizioni,il rispetto profondoverso chi ce li ha trasmessi e verso noi stes-si. In una società che ha poca “memoria sto-rica”, una logica del profitto che spesso cal-pesta ideali di correttezza, lealtà, rispettoverso il prossimo, testimoniare con la propriaidentità e comportamento coerente i propriideali è saper “resistere” ogni giorno con ilproprio modo di vivere. Traggo da un suoscritto del 1983 “Essere scrittori in monta-gna,oggi” alcuni passi: “Qualche volta ho l’im-pressione di essere comandato di retroguar-dia dai miei avi, per non far travolgere il repar-to come durante una ritirata. Oppure di esse-re rimasto sul posto per testimoniare i segni diuna civiltà che, interessi esclusivamente vena-li e una grossolana banalità, vorrebbero farsparire per proprio comodo; sono rimasto perraccontare quello che ho ereditato, quello cheho ascoltato e visto, quello che vedo e provo.Ecco, quindi, che essere rimasto scrittore inmontagna non è un merito ma una condizioneche mi è stata imposta dall’ambiente. Stiamo

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ATTUALITA’

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vivendo un tempo di mutamenti rapidi e radi-cali……tradizioni culturali e maniere di viveresono state travolte e dimenticate sotto la pres-sione di un falso benessere; anche gli inter-venti pubblici, spesso, sono stati condizionatida questo fenomeno e gli investimenti fatti nonhanno certo migliorato la situazione. I costiumani vengono caricati sulle spalle di chi hameno forza per difendersi. Assistiamo pure auna logica di sviluppo che non tiene conto delvalore della continuità e della diversità, matende all’appiattimento della massa”. Sonoaffermazioni che condivido pienamente e che

spero rappresentino un invito a “resistere”per tutte quelle persone che ancora credonoa un cambiamento di “stile” della nostrasocietà, in particolare ad una convivenzamigliore, ad un impegno quotidiano nel “farebene” la nostra parte, che può essere unmodo per non arrendersi ed avere la pazien-za e il coraggio di testimoniare le proprie ideee valori, così come ha fatto sempre MarioRigoni Stern.

Giancarlo Tarrone

LE STAGIONI DI UNA VOLTA

E’ inutile negare, da almeno trent’anni sullenostre montagne non nevica. Inverno dopoinverno la neve si fa attendere e, quasi avolerci beffare, scende copiosa sul versantefrancese. A noi valligiani del versante orien-tale non rimane che “goderci” il “föhn”, ilvento fastidioso e caldo che ci rende nervosie scioglie la poca neve caduta. Le stazioni

sciistiche si consolano con qualche nevicatatardiva o surrogando la coltre naturale conquella sparata dai cannoni. Ci eravamo tantodimenticati della neve che ci meraviglia comequest’anno sia già caduta tre volte:”e nonsiamo ancora a Natale”. Avevamo scordatopale e ramazze e soprattutto avevamo persomemoria della fatica necessaria a spalarla.Ma disagi a parte c’è da augurarsi che l’in-verno abbia il sopravvento e le precipitazionidi stagione riprendano il loro corso alternan-dosi sui due versanti, ne avranno da goderele falde ed anche la nostra salute, in un’at-mosfera ripulita di smog e polveri sottili dalla“bianca alleata”. La foto è stata scattata il 31maggio 1962 sulla strada che dai Chiapiliporta al Serrù.

Claudio Danzero 11 dicembre 2008

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POESIA

Ben certamente ogni ponteseparla bene del suo paese,e persin chi vien di fuorial nostro Pont fa i dovuti onori;specie per la sua villeggiaturache in estate si gode tant’aria puramandata dalle sue valli ridentifresche dall’acque dei suoi torrenti.La val dell’Orco che inizia a Ceresoledove sull’eterni nevi luccica il sole.E la pur bella valle Soanache guarda di Pont il panorama.Da queste arie nostre, se ben godutesi ha gioia d’acquistar tanta salute,lo dice il villeggiante che và ma tornacon questo esempio a Pont non fa le corna.Se poi si gira per tutto il paesec’è d’ammirar vetrine, palazzi e chiese.Per prima San Francesco, là sulla piazzetta,è là sempre Gesù tutti ci aspetta.Poi San Costanzo, che del paese è il patrono,è bella e grande, che a noi pare un duomo.Abbiamo poi due torri situate ben in alto,si vedon da lontano, perfino già da Salto.E l’antico santuario di Santa Maria

che attira gente molta, persin da via;specialmente poi quand’è ferragostodentro la chiesa non si trova posto,è sempre zeppa di gente che la grazia attendedi questa cara mamma, che a tutti l’estende.Ne abbiam avuta prova al tempo dei partigiani,tenne lontano i pericoli con le sue tese mani.E ci ripara sempre sotto il suo aperto manto,ricordiamola sempre, pregandola tanto, tanto.Abbiamo per i piccoli asilo ed elementariche fan dei nostri giovani genti esemplari.Or ci son le scuole medie, per alte istruzioni,che avviano i giovanetti alle professioni.Ma la cosa più bella che ora viene,interessa tutti e rispettarla conviene:è il lavoro nei buoni stabilimentiche, mercè loro, si sfamano le genti.Poi chi è esperto o attento avrà notatoche per arrivare un ponte va passato,sia da Cuorgnè, Frassinetto o Alpettea queste entrate un ponte sempre si mette,ed per questo che si è avuto ragione a dar al borgo il meritato nome: Pont.

Claudio Danzero

MELINA DEUT

PONT CANAVESE

Melina Deut (non so l’originedel cognome, attualmente esi-stono suoi omonimi solo aFiorano ed Ivrea) era unadonna sola che abitava nelrione dei Ghèt in apparentiristrettezze, anche se pare che,alla sua morte, fossero venutialla luce i consistenti risparmidi una vita vissuta all’insegna diuna grande povertà. Melinanacque il 27 giugno 1903 e

morì il 6 giugno 1976 a Pont dove è sepolta circa a metà

del lato sinistro del campo principale. La signora vivevadi piccoli lavori e delle prestazioni saltuarie che i borga-tari le richiedevano, consistenti per lo più: nella custo-dia di fanciulli, nell’assistenza e compagnia di anziani,nel lavaggio e stiratura di indumenti, nelle pulizie dellecase di uomini soli e così via. Alla probabile insaputa deisuoi contemporanei, Melina godeva di uno spiccatosenso artistico e poetico e, prima di morire, affidò allaconoscente Graziella Poletto il testo di una sua poesiache inneggia al proprio paese e dal quale traspare unadelicatezza d’animo e di sentimenti che, a mio avviso, larende degna di essere pubblicata e conosciuta.

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RICORDI

MATRIMONI DI QUALCHE ANNO FAa cura di Piero Vaccarono

Per il primo numero del 2009 mettiamo i matrimoni di due coppie di amici che sono Rosalisa RastelBogin con Pietro Oberto sposati in S.Costanzo Il 12-Maggio.1968 da Don Piero Orso

E in quest’altra foto vediamo Maria Eugenia Forno con Alessandro Airoldi, sposati anche loro in S.Costanzo il 5-Agosto-1973 da Don Dario Bertone

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RICORDI

La Redazione invita tutti i lettori del Péilacan a scrivere alle nostre RubricheAssociazione ‘L Péilacan - Via Caviglione 15 - 10085 - Pont Canavese (To)

Sito Web: www.unafiabaperlamontagna.it - E-Mail: [email protected]

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Lara PratoSegretario

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Clara ColombattoAmbiente e CulturaMarino Pasqualone

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Piero VaccaronoMariarosa Bongera

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Come per il 2008, anche per il 2009 è previstal’uscita di 6 numeri del giornale. Con questacadenza bimestrale siamo riusciti a mantenereviva questa piccola ma importante rivista “divalle”. Il costo dell’abbonamento annuale per il2008 è di 15 euro, da versare sul c/c postale n.37159100 intestato a Associazione ‘L Péilacän,Via Caviglione 15 - Pont Canavese (TO), oppureconsegnando l’importo ai soci incaricati.La spedizione del giornale per posta allunga pur-troppo il tempo di consegna della rivista. Pervelocizzare la consegna e possibile richiedere ladomiciliazione presso i seguenti punti:

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