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Date post: 26-Jul-2020
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LA BALBUZIE INFANTILE: EPIDEMIOLOGIA, EZIOLOGIA, DIAGNOSI DIFFERENZIALE E RISVOLTI TERAPEUTICI Dr. CLAUDIO ZMARICH Ricercatore C.N.R. - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, Sede di Padova, via Martiri della Libertà 2, 35137-Padova E-mail: [email protected] ----- Corso ECM “Comunicare e parlare: la nascita di un gioco” Burlo, Trieste, 2/03/2007
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LA BALBUZIE INFANTILE: EPIDEMIOLOGIA, EZIOLOGIA, DIAGNOSI DIFFERENZIALE

E RISVOLTI TERAPEUTICI

Dr. CLAUDIO ZMARICH

RicercatoreC.N.R. - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, Sede di Padova, via Martiri della Libertà 2, 35137-Padova

E-mail: [email protected]

-----Corso ECM

“Comunicare e parlare: la nascita di un gioco”Burlo, Trieste, 2/03/2007

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DEFINIZIONE E SINTOMATOLOGIA• DEFINIZIONE: Secondo l’organizzazione mondiale della

sanità, “la balbuzie è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà” (O.M.S., 1977: trad. a c. dello scrivente).

• le ripetizioni di fono e/o sillaba e gli arresti (blocchi) e i prolungamenti di un fono sono considerati sintomi primari, e fanno parte delle cosiddette “disfluenze” (anzi sono le “disfluenze da balbuzie”).

• Sintomi secondari importanti:• Eccessiva tensione muscolare• Lo sforzo di nascondere i sintomi primari e gli atteggiamenti di

rinuncia e fuga davanti alle situazioni di conversazione

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DATI EPIDEMIOLOGICI (E. Yairi & N.A. Ambrose, Early Childhood Stuttering, Pro-Ed, Austin, 2005)

• 167 bambini balbuzienti reclutati nel momento dell’insorgenza e seguiti per 4 anni (primi 2 anni: 4 valutazioni, 1 ogni 6 mesi; altri 2 anni: 1 ogni 12 mesi. 1 valutazione follow-up da 5 a 8 anni post-onset); 59 controlli.

• TASSO DI PREVALENZA nella popolazione mondiale (quante persone in un dato momento): 1% (senza distinzioni di razza e cultura)

• TASSO DI INCIDENZA (quante persone nell’arco di una generazione): 5%

• ETA’ D’INSORGENZA: in circa l’ 85% dei casi compare tra i 22 e i 42 mesi di età –media e mediana attorno ai 33 mesi - un periodo di grandioso e rapido sviluppo anatomofisiologico e nelle abilitàlinguistiche, cognitive e motorie. Dopo i 4 anni il rischio di diventare balbuzienti èrelativamente basso.

• REMISSIONE SPONTANEA: interessa 3 bambini su 4 ed avviene a distanza di 12-18 mesi dal momento dell’insorgenza

Tempo trascorso dall’inizio

Probabilitàguarigione spontanea

Probabilitàresidue di guarire

Probabilitàdi cronicizzare

2 anni 31% 47% 21%

3 anni 63% 16% 21%

4 anni 74% 5% 21%

5 anni 79% 0% 21%

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La balbuzie ha una forte base ereditaria (Yairi & Ambrose, 2004)

• ANTECEDENTI FAMIGLIARI: il 75 % dei balbuzienti ha parenti che balbettano, e le probabilità di avere un figlio balbuziente sono 5-6 volte più alte se almeno un genitore balbetta, specialmente la madre (cfr. Kloth, Janssen, Kraaimaat & Brutten, 1995). Il 15% dei congiunti di primo grado di bambini balbuzienti sono anch’essi balbuzienti o lo sono stati.– La gravità non si trasmette per via genetica: la balbuzie grave di un familiare non è un fattore di

rischio addizionale né è correlato con la gravità della balbuzie del bambino. • SESSO: maggiori probabilità che la balbuzie persista se il bambino è maschio (più

suscettibili anche verso altri disordini a base neurologica: sindrome di Down, di Tourette, autismo, cecità congenita). Il maggior tasso di guarigione spontanea tra le bambine porta il rapporto M/F dal 2/1 iniziale al 4/1 finale. – Nelle famiglie con una storia di balbuzie, il rapporto maschio/femmine balbuzienti è più basso

(1.5:1) che nelle famiglie senza tale storia (7:1).• GEMELLI MONOZIGOTI: 8/10 coppie sono concordi per la balbuzie. Circa il 70% della

suscettibilità alla balbuzie è da attribuire a un effetto di tipo genetico, il 30% ad effetti ambientali del tipo più eterogeneo (Felsenfeld, 1997).

• TIPO DI TRASMISSIONE: resta sconosciuto. Per i maggiori esperti attuali di epidemiologia (Yairi & Ambrose, 2004), la b/e è trasmessa da un locus mendelianomaggiore, mentre la maggioranza degli studiosi propende per una trasmissione poligenetica. In ogni caso, l’espressione e il corso di sviluppo assumono aspetti complessi, variati e multifattoriali. Recenti ricerche sembrano puntare sul cromosoma 12 (Riaz et al. 2005) e sul cromosoma 2, con un’espressività condizionata al sesso (Suresh et al, 2006).

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRADIZIONALENON BALBUZIENTE: anche se i bambini non balbuzienti sono più disfluenti degli adulti, la

frequenza media delle disfluenze tra i bambini di età prescolare è piuttosto bassa (6-8 disfluenze su 100 parole). La maggioranza dei bambini normali tra i 2 e i 5 anni èrelativamente poco disfluente.

– 25/33 bambini di 2 anni con meno di 3 disfluenze su 100 parole (Yairi, 1981)– 44/62 bambini dai 2 ai 5 anni con meno di 1 ripetizione di sillaba su 100 parole (Davis, 1939).

• CONCLUSIONE: solo 1 bambino non balbuziente su 4 in età prescolare produce almeno 3 disfluenze, e per la maggior parte non sono ripetizioni, blocchi o prolungamenti di parti di parola (le disfluenze da balbuzie). Quando ripetute, sono ripetute solo una volta.

BALBUZIENTE : ha più di 10 disfluenze ogni 100 parole, di cui almeno 3 sono ripetizioni di sillabe o foni (e dove la stessa unità è spesso ripetuta più di due 2 volte: “ta-ta-tato”invece di “ta-tato”) e/o prolungamenti di foni.

– EVOLUZIONE TEMPORALE: Col passare del tempo il balbuziente può recuperare spontaneamente oppure sviluppare comportamenti di evitamento o fuga e consapevolezza di difficoltà e sentimenti di frustrazione sempre più forti. Ci sono però casi dove la balbuzie si manifesta subito con queste caratteristiche.

– Secondo Yairi & Ambrose (1995), col passare del tempo si assiste in generale ad un miglioramento della gravità della balbuzie nell’individuo.

B/E PERSISTENTE vs GUARIGIONE SPONTANEA: prognosi probabilistica possibile dopo il 6° mese dall’insorgenza (X esistenza di congiunti balbuzienti cronici, n. disfluenze da b/e, correlati fisiologici, indici acustici)

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ALTRI INDICI DIAGNOSTICI POTENZIALI• rapporto tra il numero di disfluenze da balbuzie (ripetizioni di foni e sillabe e prolungamenti di

foni) e disfluenze totali che supera il 70% (Pellowski & Conture, 2002); • i bambini balbuzienti tendono a balbettare sulle parole funzione (Howell, Au-Yeung, Sackin,

1999; Natke, Sandrieser, van Ark, Pietrowsky, Kalveram, 2004), probabilmente per problemi relativi all’interfaccia fonetica/fonologia negli stadi iniziali della morfosintassi;

• I bambini b/i parlano più velocemente dei loro coetanei un anno prima dell’insorgenza della b/e (Kloth et al., 1999);

• presenza di un ritardo fonologico (Yairi & Ambrose, 2004; Melnick, Conture, Ohde, 2005); i bambini balbuzienti persistenti risultano inferiori ai test standardizzati per la valutazione delle capacità articolatorie e linguistiche (Pellowski, Conture, Anderson & Ohde 2001);

• i bambini balbuzienti persistenti che per precisione articolatoria sono equivalenti ai non-balbuzienti, sono più lenti (maggiori ritardi in compiti di reazione temporale, Melnick, Conture& Ohde, 2003);

• anomalie nella transizione acustica della seconda formante dalla consonante alla vocale (nelle produzioni percettivamente fluenti problemi di coarticolazione: Subramanian, Yahiri & Amir, 2003);

• maggiore instabilità motoria (nelle produzioni percettivamente fluenti): indice cinematico STI: Smith e coll., 1997 e successivi);

• attitudini negative verso la comunicazione, perfino a 3 anni (Kiddy CAT, Vanryckeghem, Brutten, Hernandez, 2005);

• bambini balbuzienti più rigidi e meno adattabili a cambiamenti delle loro routine quotidiane. Spesso persistono in un compito o attività nel tentativo di riportarlo ad uno stadio pre-cambiamento, e sono allo stesso tempo meno distraibili (Anderson, Pellowski, Conture & Kelly, 2003), e meno capaci di gestire situazioni di stress (Yairi & Ambrose, 2004).

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CAT: le attitudini comunicative dei bambini b/i (CWS) sono più negative (punteggi + alti) dei coetanei non b/i(CWNS) (Vanryckeghem, Brutten, Bernardini, Cocco, Zmarich, in press)

05

101520253035

Per

cent

age

0 5 10 15 20 25 30 35

CAT Scores

Distribution of CAT Scores for Stuttering and Nonstuttering Children

CWSCWNS

Atteggiamenti e comportamenti associati alla comunicazione: Bernardini e coll. su bambini b/i italiani (6-14 anni)

Behavior Checklist (BCL, Brutten & Vanryckeghem): Bambini b/i anche piccoli (7 anni) sono significativamente diversi dai non b/i per numero e tipo di comportamenti reattivi di evitamento e fuga da situazioni comunicative (Bernardini, Zmarich & Cocco, Proceedings IFA 2006, in press)

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DIAGNOSI E INTERVENTO PRECOCE• La diagnosi differenziale è molto importante nei bambini

piccoli: alla luce delle grandi percentuali di recupero spontaneo (quasi sempre entro 18 mesi dall’inizio) è opportuno osservare un periodo di attesa pre-trattamento (potrebbero bastare solo 6 mesi).

• D’altra parte, considerando come sia importante intervenire precocemente per una prognosi favorevole (in termini di brevitàdel trattamento, tasso di successo, completezza del risultato) èsempre meglio intervenire nei casi dubbi o con prognosi sfavorevole (antecedenti familiari) anche perché ad aspettare troppo si rischia che la balbuzie si consolidi a tal punto da diventare refrattaria a qualsiasi intervento terapeutico (Starkweather, 1993; cfr. la sindrome da balbuzie incurabile proposta da E. Cooper negli anni 90)

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Classificazione delle conseguenze della balbuzieSe le cause ultime restano ancora sconosciute, le conseguenze della balbuzie

possono compromettere la comunicazione linguistica a tre livelli(applichiamo l’International Classification of Imparments, Disabilities and Handicaps, WHO, 1993):

• Menomazione, da identificare nella disfluenza, causata da deficits o disfunzioni (ancora sconosciuti) dei sistemi motorio e sensorio alla base della produzione verbale.

• Disabilità, da attribuire a eventi percettivi e fisici associati alla disfluenza, che coinvolgono anche sistemi somatici non direttamente partecipanti alla produzione verbale.

• Handicap, risultante dagli effetti negativi prodotti dalla disabilità sulla capacità individuale di comunicare verbalmente in modo normale e che condizionano lo sviluppo personale, l’esperienza educativa, la scelta professionale e la funzione sociale.

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EZIOLOGIA: le conferenze di Nijmegen (NL) e quelle dell’International Fluency Association (IFA)

• In questi ultimi anni c’è stato un fiorire di indagini eziologiche, aventi per oggetto il livello della causa e quello collegato della menomazione.

• 5 conferenze internazionali organizzate dall'Università di Nijmegen(Olanda) nel 1985 (Peters & Hulstijn (1987), nel 1990 (Peters, Hulstijn & Starkweather, 1991), nel 1996 (Hulstijn, Peters & van Lieshout, 1997) e nel 2001 (Maassen, Hulstijn, Kent, Peters, van Lieshout, 2001; Maassen, Hulstijn, Kent, Peters, van Lieshout, 2004). L’ultima si è tenuta dal 7 al 10 giugno 2006. Le ultime tre conferenze hanno presentato una numerosa serie di studi di brain imaging sui soggetti balbuzienti.

• Anche le conferenze triennali organizzate dall’International Fluency Association (IFA) hanno presentato molti contributi sul Brain Imaging. L’ultima si è tenuta dal 24 al 28 Luglio 2006 a Dublino (Irlanda).

• Riviste scientifiche con molti articoli sulla balbuzie: – Journal of Fluency Disorders (ricevuta in abbonamento agli iscritti all’IFA); – Journal of Language, Speech and Hearing Research

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BRAIN IMAGING SUI BALBUZIENTI (De Nil, 2004)Le ricerche basate sulla visualizzazione dell’attività cerebrale rivelano differenze sia strutturali che

funzionali tra i non balbuzienti e i balbuzienti (adulti)• di tipo strutturale (anatomico): aumento in dimensione, diversa morfologia del planum temporale

(Foundas, Bollich, Corey, Hurley, & Heilman, 2001) e riduzione dell’assimmetria emisferica (Foundas et al. 2004); Riduzione in densità della materia bianca nel sulcus subcentrale sottostante la corteccia sensomotoria laringale e linguale e nel fascicolo arcuato che lega le aree temporale e frontale deputate al linguaggio (Sommer, Koch, Paulus, Weiller, & Büchel, 2002);

• di tipo funzionale (fisiologico): alcune aree cerebrali evidenziano iperattivazione nei balbuzienti (sistema motorio), altre evidenziano ipoattivazione (circuito fronto-temporale per la fluenza), mentre l’aumento della fluenza conduce ad una normalizzazione dell’attività cerebrale. In generale, ci sono anomalie nell’attivazione di regioni cerebrali come la corteccia prefrontale e frontale, gangli basali e cervelletto, e differenze tra i balbuzienti e i controlli per la lateralizzazione cerebrale, anche nel parlato inarticolato (silente), mentre solo durante gli episodi di balbuzie c’è una soppressione dell’attività cerebrale associata all’udito. Nei balbuzienti l’emisfero destro è più attivo rispetto ai non balbuzienti, ma non si sa se le anomalie riscontrate nel balbuziente siano innate o siano dovute a processi reattivi e compensativi.

– Gli studi sul recupero dell’infarto cerebrale suggeriscono che se occorre una compensazione per un deficit neurale, è più facile che occorra ipsilateralmente; l’aumento frequente dell’attivazione dell’emisfero destro nei balbuzienti probabilmente non riflette strategie compensative e non è un semplice processo cognitivo di natura attenzionale, ma riflette una riorganizzazione fondamentale dei processi implicati nel linguaggio.

• Una delle regioni cerebrali maggiormente attive nei balbuzienti è la regione cingolata anteriore:– nei non balbuzienti aumento dell’attenzione selettiva e del coinvolgimento emotivo nell’esecuzione

di un compito, collegato a una riduzione di automaticità. – nei balbuzienti perdita dell’automaticità e dell’integrazione naturale dei processi linguistici ed

articolatori, forse spiegabile con l’anticipazione immaginata delle conseguenze negative che la balbuzie avrebbe sull’atto comunicativo che si sta per affrontare.

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RIORGANIZZAZIONE NEURALE: Pre/Post/Follow-up• E’ necessario un periodo post-trattamento

di 1-2 anni per impedire le ricadute (De Nil et al. 2003; Neumann et al., 2003):

– Immediatamente dopo il trattamento c’èun aumento dell’attivazione dell’emisfero sinistro,

– a 12 mesi si assiste ad una normalizzazione dell’ emisfero sinistro,

– ma ancora a 24 mesi continua l’iperattivazione dell’emisfero destro.

• Altre ricerche: normalizzazione dei pattern di attivazione neurale nella lettura corale e in altre condizioni che promuovono la fluenza (Ingham et al.,2005; Neumann et al., 2005).

• NEUROPLASTICITA’: riguarda sia strutture che funzioni cerebrali, ed è legata allo sviluppo nei bambini e all’allenamento intensivo negli adulti.

– Per es. variazioni nel volume di materia bianca sono stati riscontrati nei musicisti professionisti esposti nell’intero corso della loro vita ad allenamenti di abilitàspecifiche.

• Risvolti terapeutici: si possono modificarei processi neurofisiologici attraverso cambiamenti del feedback sensoriale generato dall’output comportamentale, o tramite gli stimoli ambientali.

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Il mod. di produz. del parlato di Levelt e coll. (1989 e successivi)Purtroppo le ricerche basate sulle tecnologie di Brain Imaging possono evidenziare le aree

coinvolte nella produzione del parlato, ma non ci informano sul tipo di processo che avviene, nè se i patterns anomali sono da attribuirsi ad una causa patogena o alle reazioni di compensazione e adattamento attivate dal soggetto.

• Possiedono una buona risoluzione spaziale, ma non ancora sufficiente risoluzione temporale, anche se questa migliora integrando PET e fMRI alla MEG (magnetoencefalografia), che ha un’ottima risoluzione temporale.

• Sono difficilmente applicabili ai bambini, anche se ricerche con MRI su bambini di 8-13 anni hanno evidenziato nei b/i differenze significative nel volume della materia bianca e grigia delle aree cerebrali coinvolte nell’integrazione degli aspetti sensoriali e motori della produzione del parlato (Chang, Erickson & Ambrose, 2005). – Poiché le differenze trovate negli adulti possono riflettere reazioni di compensazione e

adattamento attivate da una vita, bisogna studiare i bambini. C. Ludlow e S. Chang, Nijmegen 2006, “Brain Imaging in Children”: bambini b/i persistenti e recuperati di 9-12 anni esibiscono una riduzione bilaterale nel volume di materia bianca nelle aree temporali adibite al linguaggio.

• Vanno integrate con il ricorso a un modello dettagliato della produzione del parlato, frutto delle ricerche di neuropsicologi, psicolinguisti e studiosi di fonetica, su evidenze di tipocomportamentale ed elettrofisiologico (potenziali evocati)– i lapsus e le esitazioni dei parlanti normali e degli afasici,– i tempi di reazione temporale in vari stadi di produzione del parlato, – le dinamiche del comportamento articolatorio

• Per la b/e è molto applicato il modello di Levelt (cfr. Levelt, 1989; Levelt et al. 2000), vedi Hulstijn e Van Lieshout, 1998; Zmarich (1998): individua le unità di elaborazione, esplicita la rappresentazione mentale dell'informazione linguistica e mette in rilievo i processi di elaborazione di tali informazioni (selezione, richiamo, controllo e correzione ecc.).

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POSTMA & KOLK (1993 e successivi)• I modelli psicolinguistici sono utilizzati in due modi diversi, a seconda che i

sintomi (le disfluenze) siano considerati come:– danno, cioè una manifestazione diretta di un deficit o una malfunzione del sistema di

produzione dell'enunciato, – oppure adattamento, cioè l'uso che viene fatto di questo sistema per compensare il

deficit o la malfunzione• La teoria fonologica più importante sulla balbuzie è la CRH (Covert Repair Hypothesis) di

Postma e Kolk, che usano il modello di Levelt, e sostengono l’ipotesi dell’adattamento.• modello di generazione delle disfluenze a due stadi:

– 1) la codifica fonologica subisce un rallentamento e vengono generati degli errori fonologici (danno).

– 2) questi errori vengono intercettati e corretti dal monitor che controlla il parlato interno, in modo tale da generare blocchi, ripetizioni e prolungamenti (adattamento).

• All’origine c’è un rallentamento della codifica fonologica: in questo intervallo molti fonemi sono in competizione tra loro (per gli AA. questo ritardo strutturale deriva da un’immaturità del sistema di codifica fonologica).

• Il b/e non può o non vuole adeguare la sua velocità di articolazione, poichè le convenzioni sociali e conversazionali lo inducono a non parlare troppo lentamente. Aumenta quindi il rischio di selezionare l'unità scorretta e di articolare errori fonologici.

• Quando il monitor rileva l’errore nel parlato interno, arresta immediatamente l'esecuzione articolatoria (Main Interruption Rule, Levelt, 1989: 478).

• La correzione degli errori può essere eseguita con una o l'altra delle seguenti operazioni:– ripresa della produzione del target, che genera le ripetizioni;– attesa della produzione del target, che genera i blocchi silenti e i prolungamenti.

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Importanza della fonetica nello studio della balbuzie(Zmarich, 1991; 1998; 1999a; 1999b; 2001; 2003; 2005)

• La balbuzie ha natura intermittente e multidimensionale, e può essere descritta a molteplici livelli: socioculturale, psicologico, fisiologico e genetico. Ma alla fine...

– per ricoprire un ruolo causale nella balbuzie, ciascuna di queste variabili deve influenzare i processi del controllo motorio del sistema pneumo-fono-articolatorio (la causa diretta)

• La Fonetica è in una posizione vantaggiosa rispetto alle altre discipline linguistiche per descrivere questi processi, anche perchè può invocare, secondo Lindblom (1995) “un tipo di conoscenza che é rilevante per il parlato, ma che èstata acquisita indipendentemente da esso, [...] come l’informazione relativa ai meccanismi generali dell’udito e del controllo motorio”

• A sua volta, la balbuzie è un banco di prova per la fonetica, essendo un disordine verbale che colpisce selettivamente la fluenza, lasciando intatte struttura grammaticale e sintattica, in individui apparentemente sani che vengono universalmente giudicati come normalmente dotati dal punto di vista della competenza linguistica e del piano cognitivo e affettivo (Bloodstein, 1995). Inoltre, interpretando la balbuzie come disordine della programmazione e/o esecuzione, soprattutto temporale, dell’articolazione (cfr. speech motor control) si indagano fenomeni al centro di molte teorie della produzione del parlato.

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DIFETTI DELL’IMPOSTAZIONE TRADIZIONALE NELLA BALBUZIE (Zmarich, 1991)

• La definizione e la diagnosi tradizionali di balbuzie si basano sulla rilevazione uditiva e valutazione qualitativa delle disfluenze (anomale per numero, tipo, durata e posizione).

• Il loro difetto principale è l’attenzione esclusiva alle disfluenze, che rendono il parlato “discontinuo”, mentre la fluenza èmultidimensionale: un parlato fluente, oltre ad essere privo di discontinuità, sarà anche prodotto con una scansione ritmica regolare, in modo rapido e senza eccessivo sforzo fisico e mentale (Starkweather, 1987).

• Ci sono balbuzienti senza disfluenze: sono affetti da covert/subperceptual stuttering e avvertono spesso nel parlare livelli eccessivi di sforzo muscolare e “tensione” cognitiva che possono sfuggire all’occhio e all’orecchio del clinico.

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INDICE SPAZIOTEMPORALE (STI) (Smith et al; 1995; Smith, 1997; Zmarich, Danelon e Lonardi, 2005)

• Nei normoparlanti la produzione articolatoria è un comportamento motorio altamente praticato e dunque estremamente stabile. Applicando una normalizzazione temporale e spaziale ai tracciati cinematici dei gesti articolatori relativi a più ripetizioni dello stesso enunciato, essi tenderanno dunque a coincidere in un’unica traccia.

• L’indice misura questa tendenza: maggiore è il suo valore, maggiore è la deviazione da una data traccia, e quindi maggiore è l’instabilità del sistema articolatorio.– In alto: tracciati originali del movimento articolatorio relativo alla produzione percettivamente fluente

della frase “Buy Bobby a poppy” a velocità di articolazione normale e lenta nel soggetto normale e balbuziente;

– In mezzo: i medesimi tracciati sottoposti a normalizzazione nel tempo e nello spazio;– In basso: curva delle DS a intervalli del 2%;

• STI del comportamento articolatorio dei b/i molto più alto dei non b/i (= maggiore instabilità).

Labbro inferiore

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CONSIDERAZIONI FINALI• Starkweather (1987): è possibile spiegare in chiave motoria fatti tradizionalmente

attribuiti al livello di produzione linguistica.– i loci linguistici dell'enunciato dove gli episodi di balbuzie sono più frequenti sono anche i

punti dove avvengono cambiamenti nella velocità di elocuzione verbale. Ad esempio, la tendenza ad un incremento di balbuzie all'inizio dell' enunciato interessa una posizione dove il movimento articolatorio è, al contempo, più preciso ed accurato (Hunnicut, 1985) e più veloce (Umeda, 1975) rispetto alla fine dell'enunciato.

– Considerazioni simili possono essere fatte anche per fattori come la frequenza di parola, la lunghezza di parola, e la classe grammaticale di appartenenza (più balbuzie sulle parole meno frequenti e più lunghe, che sono più spesso parole-contenuto).

• Recenti studi hanno stabilito che le caratteristiche linguistiche che incrementano la balbuzie sono associate ad un aumento dello sforzo muscolare (van Lieshout et al. 1995), aumenti nella velocità di eloquio (Howell et al. 1999) e riduzione della stabilità motoria (stanchezza o stato di malattia, interferenze cognitive, sollecitazioni emotive: Kleinow & Smith, 2000).

• Le spiegazioni più recenti degli effetti linguistici sul controllo motorio sono o nei termini di un aumento delle richieste motorie (più impegnativo dal punto di vista linguistico èanche più impegnativo dal punto di vista motorio) o nei termini di un competizione tra le richieste motorie e linguistiche per accedere a risorse centralizzate, che può rendere il sistema motorio più vulnerabile

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CONSIDERAZIONI FINALI• Come dimostrano i casi di insorgenza di balbuzie nei bambini in terapia per un ritardo di

linguaggio, o in bambini troppo stimolati dal punto di vista linguistico dai loro genitori, ci sono situazioni dove alti livelli di stimolazione indiretta (per es., genitori che parlano in modo molto elaborato e/o a grande velocità) o diretta (per es. richieste esplicite) verso l’eccellenza linguistica possono portare un bambino alla balbuzie.

• Ad es. il bambino tenderà a ricorrere ad enunciati sempre più lunghi e complessi, che richiedono non solo una maggior capacità di pianificazione sintattica e semantica, ma anche una programmazione motoria più gravosa, ed un’esecuzione articolatoria più complessa.

• Per Starkweather (1991) nel corso dello sviluppo, può crearsi uno sbilanciamentoqualitativo tra competenza linguistica (ricchezza di vocabolario), abilità psicolinguistiche (accesso al lessico, assemblaggio di slots & fillers, per es. caselle sillabiche e foni) ed esecuzione motoria. – Se un bambino ha un sistema di pianificazione dello speech vulnerabile, che gli causa problemi

nell’esecuzione motoria, l’aggiunta di sfasamenti temporali nello sviluppo dei domini linguistici ed articolatori può portare quel bambino alla balbuzie.

• Per concludere, a prescindere dalle teorie, qualsiasi bambino che ha cominciato a balbettare HA DIRITTO ad essere valutato e monitorato fino al suo recupero spontaneo o al successo del trattamento. NESSUN BAMBINO CHE BALBETTA DEVE ESSERE RISPEDITO A CASA DICENDO AL GENITORE: “NON SI PREOCCUPI, E’ NORMALE; PASSERA’DA SOLA”!!!


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