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La biomeccanica del lancio softball fastpitch A cura di Liliana Rossetti
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La biomeccanica del lancio softball fastpitch

A cura di Liliana Rossetti

INDICE PREMESSA 1. LA RICERCA SUL LANCIO NEL SOFTBALL FASTPITCH 2. LA BIOMECCANICA DEL LANCIO : STRUMENTI E PRINCIPI BASILARI 3. ANALISI DELLE COMPONENTI DEL LANCIO A MULINELLO 4. LE COMPONENTI DEL LANCIO A MULINELLO 4.1 L’importanza dei piedi

4.2 L’importanza della spinta delle gambe

4.3 Lo spostamento del peso

4.4 L’uso del tronco

4.5 L’uso del braccio

4.6 La tensione su spalla e gomito

4.7 Il braccio dimenticato

4.8 La chiusura del movimento

4.9 Una frequente controversia : il salto

5. INFORTUNI

APPENDICE : L’allenamento di giovani lanciatrici

NOTA DEL CURATORE

PREMESSA

La presente dispensa è frutto di un lavoro di traduzione e rielaborazione di una serie di articoli sulla biomeccanica del lancio del softball fastpitch apparsi sulla rivista statunitense WOMEN’s FASTPITCH WORLD tra dicembre 1991 e settembre 1996. Per la maggior parte si tratta di contributi scientifici e resoconti di ricerche e sperimentazioni compiute dalla Dott. Sherry Werner della Penn State University, specialista in biomeccanica. Il particolare intendimento legato a questa ricerca è quello di illustrare con criteri scientifici la biomeccanica del gesto più difficile e più studiato del gioco del softball , allo scopo di prevenire gli infortuni legati ad un uso improprio delle parti del corpo durante il movimento. Tale problematica è da alcuni anni oggetto di particolare studio negli Stati Uniti: il Comitato Olimpico Internazionale, in occasione dei Giochi di Atlanta ha decretato il softball sport degno di studio scientifico - considerazione riservata a soli sei sport - e ha investito fondi in uno speciale progetto di ricerca. consistente in uno studio portato avanti su tutte le lanciatrici impegnate nel Torneo Olimpico di Columbus del 1996. La relazione risultante, intitolata “ Il rapporto tra cinematica e cinetica nel lancio a mulinello del softball “, è stata pubblicata sulle riviste scientifiche e messa a disposizione di tutti gli studiosi della materia offrendo così dati rilevanti per l’approfondimento delle problematiche legate allo stress fisico a cui sono sottoposte le lanciatrici. Considerando la velocità dello sviluppo del nostro sport a livello mondiale e le esigenze di miglioramento delle prestazioni di fronte alla crescente concorrenza, un approccio di carattere scientifico al problema si profila non solo valido, ma addirittura necessario.

1. LA RICERCA SUL LANCIO NEL SOFTBALL FASTPITCH Nel 1992 un gruppo di medici pubblicò sull’ American Journal of Sports Medicine una relazione sull’incidenza di infortuni nel lancio del softball dal titolo Injuries to pitchers in women’s and collegiate fastpitch softball ( 20 : 1992 ). Gli autori, Alvin Loosli, M.D., Ralph Requa, M.S.P.H., James G. Garrick, M.D., e Ellen Hanley, M.S., A.T.C. lavorano nel Center for Sports Medicine, Saint Francis Memorial Hospital, San Francisco e la University of California, Berkeley. Da uno studio sulle lanciatrici di otto squadre partecipanti alle College World Series del 1989 era risultato che metà di esse avevano avuto un infortunio ad un certo punto della stagione che le aveva tenute fuori dall’allenamento e/o dalle competizioni. Oltre 80% di questi infortuni si era verificato all’estremità superiore del corpo. Gli infortuni erano stati classificati secondo la gravità in infortuni di grado I, II, III. Problemi che non impedivano alle giocatrici di partecipare ad allenamenti o partite erano considerati di grado I. Quelli che richiedevano un’attività modificata erano considerati di grado II e quelli che costringevano le lanciatrici a mancare a una partita o a un allenamento venivano considerati di grado III. I dati raccolti interessavano 24 lanciatrici di età media intorno ai 20 anni. Due di esse erano mancine. Solo 4 delle 24 lanciatrici non ebbero alcun infortunio. Per le 20 lanciatrici interessate fu riportato un totale di 26 infortuni, 17 alle estremità superiori del corpo : 15 di grado I, 6 di grado II e 5 di grado III. 13 degli infortuni di grado I erano di ordine muscolare e tendineo ( contratture, tendiniti ). Gli infortuni di grado II e III furono raggruppati e considerati danni a” perdita di tempo”. 11 di questi furono riportati e classificati, dalla tendinite alla spalla alla contrattura alla schiena. 9 degli 11 infortuni a perdita di tempo coinvolgevano l’estremità superiore del corpo. Solo due erano infortuni acuti, il che significa che la maggior parte dei problemi erano derivati dal superlavoro o si erano sedimentati nel tempo. Sembra dunque che la maggioranza dei problemi legati al lancio interessino il braccio di lancio e che siano per lo più dipendenti dalla meccanica del gesto. In media le giocatrici studiate dichiararono di lanciare 139 riprese a stagione. La media degli innings lanciati variava a secondo della gravità del danno, comunque. Le lanciatrici con infortuni di grado I lanciavano in media 139 innings, quelle al grado II in media 209 e quelle al grado III in media 86 innings a stagione. Le 4 lanciatrici non infortunate in media 119 riprese. Per gli infortuni a perdita di tempo ( grado II e III ) la lunghezza media dell’infortunio era approssimativamente otto settimane.

Quasi la metà delle lanciatrici delle otto squadre studiate ebbero un infortunio a perdita di tempo nella stagione del 1989 e due altre lanciatrici ebbero infortuni di I grado che durarono per tutta la stagione. Gli autori della relazione riportarono inoltre che 90% delle lanciatrici con infortuni di grado II e III usavano regolarmente medicazioni antinfiammatorie senza steroidi. Essi conclusero che a causa del consistente sforzo e dell’uso delle articolazioni la prevalenza di infortuni era alta nelle lanciatrici di softball e che era necessaria la ricerca sulla meccanica del lancio. Uno studio metodico sui carichi alle articolazioni della spalla e del gomito fu portato avanti con il contributo dell’ Olympic Training Center di Colorado Springs per l’Amateur Softball Association ai Pan Am Trials del 1991 e al Peak Camp ASA - USA del 1994. Per le otto lanciatrici di massimo livello analizzate - fra le quali figuravano nomi come Heather Compton, Debbie Doom, Michele Granger, Lisa Fernandez, Vicki Morrow e Michele Smith - furono raccolti dati attraverso riprese video ad alta velocità ( 100 fotogrammi al secondo ) per calcolare parametri cinematici ( posizione, velocità, accelerazione ) e cinetici ( forza, torsione ) dei lanci. Al momento del rilascio della palla la velocità media dei lanci dritti studiati ( per 5 lanciatrici ) era di 68 m.p.h. . Considerando che la palla viene rilasciata a 12,20 metri ( o anche più avanti ) da casa base il battitore avrebbe approssimativamente 0.38 secondi ( poco più di un terzo di secondo ) per reagire alla palla una volta rilasciata. Il più breve intervallo di tempo per una reazione umana ad uno stimolo è 0.12 secondi. Un lancio a 68 m.p.h. percorre 4 metri circa in 0.12 secondi, dunque per gli ultimi 4 metri di traiettoria della palla non c’è nulla che un battitore possa fare per cambiare la sua reazione. Per una palla veloce media queste lanciatrici si muovevano dalla parte più alta della fase discendente del movimento al punto di rilascio in 0.34 secondi. Se la palla fosse mossa su un tracciato circolare durante questo intervallo, essa eseguirebbe la sua rotazione a circa 530 gradi al secondo, che equivale a un giro e mezzo ( 360 ° ) al secondo. Il principale interesse dello studio ai Pan Am Trials era quantificare la tensione sulle articolazioni. Il calcolo delle forze e torsioni risultanti sulle articolazioni fornisce informazioni sui carichi applicati alle articolazioni del corpo durante il movimento. In particolare l’attenzione era concentrata sui carichi al gomito e alla spalla nel lancio a mulinello. Una forza articolare è la rappresentazione di una spinta o di una trazione sull’articolazione. In biomeccanica queste forze vengono allineate con gli assi del corpo per fornire un’interpretazione più significativa. Per esempio, una forza orientata lungo la parte superiore del corpo tende o a spingere la parte superiore del braccio nell’articolazione della spalla (compressione) o ad allontanarla dall’articolazione ( distrazione ).

Le forze sono calcolate in percentuali del peso corporeo, così che tutte le lanciatrici, indipendentemente dalla loro stazza, possono essere confrontate tra loro. La massima forza di distrazione della spalla per le cinque lanciatrici di palle veloci era del 100 % del peso corporeo. Ciò corrispondeva a circa 68 kg di forza che agivano per allontanare la parte superiore del braccio dall’articolazione della spalla. La forza di distrazione media della spalla era 84% del peso corporeo. Il peso medio delle cinque lanciatrici era di 70 kg. E’ stata inoltre rilevata una forza di distrazione al gomito in prossimità del rilascio della palla. Questa forza era diretta lungo l’avambraccio e perciò agiva in modo da “ tirare “ l’avambraccio lontano dal gomito. I valori per la massima forza di distrazione del gomito andavano dal 45% al 65% del peso corporeo. La forza di distrazione media del gomito era del 56% del peso corporeo. L’angolazione media del gomito al rilascio era 150°, cioè 30° in meno dell’estensione completa. Le torsioni articolari rappresentano le azioni muscolari in un’articolazione. Per esempio, nel lancio si definisce una torsione “ a mulinello “ e una torsione “ di adduzione “ all’articolazione della spalla. La prima indica che i muscoli responsabili di muovere il braccio per tutto il movimento a mulinello cercano di fare semplicemente quello. In altre parole, questi muscoli sono attivi. La torsione “ di adduzione “ è un indicatore dei muscoli del tronco e della spalla che agiscono per tenere il braccio vicino al corpo. Le torsioni “a mulinello“ e “di adduzione” medie per le cinque lanciatrici erano entrambe vicino a 60 Metri Newton, unità di misura della torsione nel sistema metrico ( distanza dei tempi di forza ). Sebbene entrambi questi movimenti siano importanti nel lancio a mulinello, le loro grandezze sono un riflesso della tensione sulle articolazioni. Sulla base di questi dati si può dunque dedurre che la tensione al gomito e alla spalla siano alte durante il lancio a mulinello. Un’altra serie di dati quantitativi derivati da queste ricerche vale la pena di essere citata. Il metodo più basilare per scomporre il lancio è chiamato analisi temporale. Dai dati video è possibile ricavare valori di riferimento temporali per le diverse componenti del lancio. A causa dell’alto grado di variabilità nella preparazione e nei caricamenti delle lanciatrici le tre parti del movimento scelte per l’analisi sono state la punta del movimento discendente ( quando la palla raggiunge la massima altezza durante il mulinello - TOB ), l’istante del contatto del piede di passo con il terreno ( SFC ) e il rilascio della palla ( REL ). Il tempo medio dalla punta del movimento discendente al rilascio della palla era di 0.16 secondi. La varietà di tempi dal TOB al REL per le otto lanciatrici andava da 0.13 a 0.19 secondi. I tempi medi da TOB a SFC e da SFC a REL erano rispettivamente 0.06 e 0.09 secondi.

Il tempo da TOB a SFC andava da 0.03 a 1.00 sec. E il tempo da SFC a REL andava da 0.08 a 0.11 sec. Dunque, in media, il lancio si muove dalla punta del movimento discendente al rilascio della palla in meno di due decimi di secondo e il tempo da TOB a SFC raggiunge approssimativamente il 40 % mentre il tempo da SFC a REL il 60% dei totali 0.16 sec. Considerando che i valori medi sono stati calcolati solo su otto lanciatrici non è possibile concludere che questi riferimenti siano relativi a tutte le lanciatrici o che siano riferimenti “ corretti “. Maggiore chiarezza è ricavata considerando la gamma dei valori e perciò la variabilità dei dati. Ne risulta che il tempo totale da TOB a REL ha poca variabilità a confronto con l’intervallo da TOB a SFC. Così sembra che tutte le otto lanciatrici impieghino un tempo relativamente uguale da TOB a REL. Ciò è sorprendente se si considera che la gamma di altezze delle lanciatrici va da 1,70 m a 1,88 m. Sebbene il tempo totale sia costante, la scansione di quel tempo ( TOB a SFC e SFC a REL ) varia tra le lanciatrici. Di particolare interesse risultano i calcoli eseguiti al contatto del piede con il terreno. I parametri di interesse a SFC includono lunghezza del passo, angolazione del passo, orientamento del piede di passo e angolazione del ginocchio. La lunghezza del passo, misurata dall’articolazione della caviglia del piede di perno, in media raggiungeva 1,325 m per le otto lanciatrici. Venne riscontrata una serie di valori da 1,036 m a 1,249 m. Poichè l’altezza delle lanciatrici variava ( da 1,70 m a 1,88 m ), le lunghezze del passo venivano calcolate anche come percentuali delle altezze delle lanciatrici. La lunghezza media del passo confrontata con l’altezza era del 73 % e andava dal 56% all’86%. La lunghezza del passo era calcolata anche come una percentuale della lunghezza della gamba dato che due lanciatrici potrebbero avere la stessa altezza ma diverse proporzioni tra le parti superiore ed inferiore del corpo. Come percentuale della lunghezza della gamba la lunghezza media del passo era 157% ( lunga uno e mezzo ). La scala per le otto lanciatrici andava da 126% a 183%. L’angolazione del passo venne calcolata come l’angolo tra una linea retta tracciata dalla caviglia del piede di perno e una linea tracciata dall’articolazione della caviglia del piede di perno alla caviglia del piede di passo. Un’angolazione di 0 gradi indicava che il piede di passo era atterrato direttamente davanti al piede di perno. L’angolazione di passo media era - 3 ° ( piede di passo a sinistra del piede di perno per una lanciatrice destra ). Una ampia varietà di stili venne riscontrata, i cui estremi andavano da - 24° a + 3°. Comunque la maggior parte delle lanciatrici facevano il passo in linea con il piede di perno. L’orientamento del piede di passo, inteso a misurare l’estensione della rotazione del piede di passo verso la posizione chiusa ( verso la terza base per un destro ) , era un ennesimo parametro di analisi. Un angolo di 0° indicava che la punta del piede era orientata dritta in avanti. L’orientamento del piede di passo era in media per le otto lanciatrici studiate

di circa 30°. I valori andavano da 6° a 55°. Perciò, il piede di passo era sempre girato in posizione chiusa a SFC, anche se venne riscontrata un’ampia gamma di valori di orientamento del piede. Un altro parametro studiato a SFC era l’angolazione all’articolazione del ginocchio. Un ginocchio completamente dritto era equivalente ad un angolo di 180°. In media l’angolazione del ginocchio era di 154°. Dunque il ginocchio era a circa 25° dall’estensione completa al momento di SFC. Il parametro passo non variava molto tra le lanciatrici. La varietà di angolazione del ginocchio tra le lanciatrici andava da 144° a 164°. Sembra dunque che l’angolazione del ginocchio sia il parametro più consistente tra le lanciatrici molto esperte e che la lunghezza del passo vari sensibilmente, specialmente se vengono tenute in considerazione le dimensioni del corpo. Uno dei momenti critici in ogni lancio è l’istante del rilascio della palla. I singoli movimenti che portano al rilascio sono estremamente rapidi ma decisivi. I parametri della lanciatrice al rilascio della palla determinano la velocità e la posizione , dunque l’efficacia complessiva del lancio. La velocità media della palla al rilascio per le otto atlete studiate era di 58 mph, con una varietà da 53 a 62 mph. Tre altri parametri d’interesse per il rilascio della palla erano l’angolazione del gomito, la velocità angolare della flessione del gomito ( quanto velocemente la lanciatrice piegava il gomito ) e la velocità del braccio della lanciatrice per tutto il movimento a mulinello. Uno dei parametri più consistenti nel lancio è l’angolazione del gomito al rilascio della palla. Tutte le lanciatrici a mulinello analizzate hanno delle angolazioni di rilascio con al massimo 20° di scarto tra loro. L’angolo medio per le otto lanciatrici andava da 139° a 164 °. Considerando la varietà di altezze e pesi delle atlete così come i valori di riferimento cronometrici la bassa variabilità nell’angolazione del gomito al rilascio può assumere rilevanza. Oltre a quest’ultimo parametro è importante la velocità alla quale il gomito si piega al momento del rilascio. La flessione del gomito ( una diminuzione nell’angolazione del gomito ) si è dimostrata significativa nel contributo alla velocità della palla. Dunque una maggiore velocità di flessione del gomito può portare a una maggiore velocità della palla. La velocità di flessione media al momento del rilascio della palla era 965° al secondo, con un’ampiezza di valori da 644° a 1616° al secondo. Considerando che ci sono 360° in un cerchio, la velocità dell’articolazione del gomito al rilascio è equivalente al piegamento del gomito ad una velocità di circa tre rivoluzioni al secondo. Il punto è che il gomito si piega ad un’alta velocità ma questo avviene solo per un istante. Un altro parametro del lancio calcolato era la velocità del braccio di lancio durante tutto il “ mulinello “. Al momento del rilascio della palla la velocità del braccio del mulinello era in media di 1845° al secondo per le otto lanciatrici della ricerca. Le velocità andavano da 1,522° a 2318° al secondo. Questa velocità di movimento

all’altezza dell’articolazione della spalla è circa il doppio della velocità della flessione del gomito. 1845° al secondo è equivalente a “ girare a mulinello “ il braccio per circa cinque rivoluzioni, ammettendo di avere un intero secondo per compierle. Da questi parametri del rilascio della palla appare che il lancio a mulinello è un movimento fortemente dinamico. Esso richiede alte velocità di movimento e tuttavia la bassa variabilità nell’angolazione del gomito tra le lanciatrici indica che il controllo del punto di rilascio è anch’esso critico. La combinazione di questi due ingredienti rende il lancio a mulinello un’abilità molto complessa. Nel settembre 1995 Il Comitato Olimpico Internazionale ha organizzato il Terzo Congresso Mondiale di Scienze applicate allo Sport ad Atlanta, Ga. La conferenza scientifica, tenuta l’anno precedente i Giochi Olimpici, ha riunito biomeccanici, fisiologi, psicologi, nutrizionisti e professionisti della medicina dello sport di tutto il mondo. Oltre 300 relazioni riguardanti gli sport olimpici sono state presentate durante i cinque giorni del congresso. Tre delle relazioni trattavano il softball - una sulla battuta, una sulla psicologia dello sport e un’altra sul lancio a mulinello. Lo studio relazionava sulle ricerche compiute nel 1989 , nel 1991 e nel 1994 come già esposto sopra. Le conclusioni preliminari della relazione erano che una forza di distrazione apparentemente negativa di entità vicina al peso corporeo agisce nel lancio a mulinello all’altezza dell’articolazione della spalla. Analogamente a quanto succede nel lancio del baseball, il lancio del softball solleva problematiche per lo più non considerate fino ad oggi. Sulla base delle riflessioni introdotte presso gli esperti dalla relazione presentata al Congresso di Atlanta, il Comitato Olimpico Internazionale ha decretato il softball sport degno di studio scientifico e ha promosso una raccolta di dati sulle lanciatrici a mulinello durante le gare del Torneo Olimpico. Il titolo del progetto suona The Relationship Between Kinematics and Kinetics in Windmill Softball Pitching e ha ripreso le ricerche sulla relazione tra le tensioni esercitate sul braccio di lancio e i diversi parametri del lancio ( passo, tronco, rotazione, velocità della palla .. ). Il progetto ha triplicato il numero di lanciatrici nella banca dati già esistente e permesso ulteriori conclusioni scientifiche. Proprio allo scopo di prevenire gli infortuni che paiono verificarsi così spesso tra le lanciatrici di softball è stato incoraggiato lo studio delle cause degli stessi. A questo scopo sono stati raccolti ed analizzati dati video tridimensionali ad alta velocità . Tre telecamere che operano a 120 immagini al secondo ( apparecchi standard operano a 60 immagini al secondo ) hanno catturato il movimento di lancio per lanciatrici sia destre sia mancine. Il nastro videoregistrato è stato poi digitalizzato manualmente, segnando 21 punti di riferimento per il corpo e la palla per ogni lanciatrice, ottenendo una rappresentazione stilizzata. Una volta conosciute le coordinate tridimensionali per ogni punto di riferimento hanno potuto essere calcolati parametri come

lunghezza del passo, orientamento del piede di passo, angolazione del ginocchio, angolazione del gomito, velocità del braccio e tensione sulla spalla. A quel punto le relazioni tra i parametri sono state analizzate mediante statistiche. Oltre ai parametri del lancio già considerati il progetto olimpico ha sviluppato un nuovo elemento, vale a dire i contributi segmentali alla velocità della palla. Dai video-dati ad alta velocità è risultato possibile calcolare il margine di rilievo che hanno il tronco, la spalla, il gomito e il polso nel contribuire alla velocità della palla. Anche questi elementi possono essere messi in relazione con i carichi applicati al braccio di lancio. Al di là dell’analisi delle cause degli infortuni nel lancio l’acquisizione più importante è quella di una base per l’educazione dei coach e linee portanti per lo sviluppo di giovani lanciatrici.

2. LA BIOMECCANICA DEL LANCIO : STRUMENTI E PRINCIPI BASILARI La biomeccanica è lo studio del movimento umano. La biomeccanica sportiva è una branca relativamente nuova che intende aumentare la prestazione sportiva e ridurre gli infortuni. Principi di fisica, biologia ed ingegneria vengono applicati al movimento. La biomeccanica sportiva è una sorta di ingegneria umana dell’atletica. Per analizzare i movimenti vengono usati diversi strumenti. Goniometri vengono utilizzati per misurare le angolazioni delle articolazioni. Potenziometri elettronici possono essere applicati attraverso le articolazioni per registrare le angolazioni delle stesse durante i movimenti. Ad esempio, un goniometro attaccato all’avambraccio e alla parte superiore del braccio potrebbe misurare l’angolazione del gomito per tutto il movimento del lancio. Un accelerometro, così come indica il nome, viene usato per misurare l’accelerazione. Accelerometri tridimensionali possono essere fissati ad un segmento di corpo e in ogni momento è possibile registrare l’accelerazione di quel segmento. Nel lancio un accelerometro applicato alla parte inferiore della gamba del passo potrebbe dare un’indicazione della velocità e direzione del movimento della gamba del passo in ogni istante del movimento di lancio. L’accelerazione è un buon indicatore del movimento ed è in relazione alla forza ( Seconda Legge di Newton : F = ma ). Anche la misurazione diretta della forza è possibile attraverso l’uso di piatti e trasduttori di forza. Vengono usati piatti di forza per misurare le forze di reazione del terreno. Nello studio del softball si potrebbe posizionare un piatto di forza sotto la pedana di lancio o nella zona dove il piede di passo atterra per avere un’idea delle forze che agiscono sul piede nella spinta o nell’atterraggio. I piatti di forza forniscono una lettura della forza tridimensionale, cioè forze nelle direzioni verticale, anteriore-posteriore ( davanti a dietro ) e laterale. I piatti di forza solitamente incorporano molti trasduttori di forza, ma i trasduttori possono anche essere usati da soli per applicazioni che richiedono la misurazione della forza che vada al di là delle forze di reazione del terreno. Per esempio, se fosse importante conoscere la forza generata dalla mano sulla palla nel lancio un trasduttore potrebbe essere applicato o alla palla o alla mano dove avviene il contatto. Un altro strumento comune in biomeccanica, spesso usato insieme a goniometri, accelerometri e strumenti per la misurazione della forza, è la misurazione per immagini. La fotografia ad esposizione molteplice, riprese filmate, video e tecniche optoelettroniche vengono utilizzate per raccogliere dati sul movimento umano. Posizione, angolazioni e tempo possono essere misurati attraverso dati visivi. Il calcolo di parametri come la rotazione, la velocità, l’accelerazione, la spinta, la forza e l’energia può essere raggiunto in questo modo.

Per misurare l’attività di muscoli singoli durante il movimento viene utilizzata l’elettromiografia ( EMG ). Ogni volta che un muscolo agisce produce un segnale elettrico. L’elettromiografia è la misurazione di questi segnali. Elettrodi interni o di superficie possono essere usati per misurare l’attività muscolare. Finora però nessuno studio elettromiografico sul lancio del softball sembra essere stato eseguito. E’ opportuno a questo punto introdurre l’analisi di tre principi basilari usati nell’analisi del movimento. Le tre leggi di Newton sono i concetti fondamentali per l’analisi del movimento in biomeccanica. La prima Legge dice che un corpo a riposo manterrà il suo stato di inerzia finché una forza esterna non agisca su di esso e un corpo in movimento rimarrà in movimento finché una forza non agisca contrariamente a quel movimento. Tutti i corpi hanno inerzia. Per provocare il movimento dell’oggetto una forza dev’essere applicata per vincere l’inerzia. Quanto più pesante è un corpo ( maggiore massa ) quanta più forza è necessaria per farlo muovere. Un esempio nel lancio è al rilascio della palla. Per scaraventare la palla verso il guanto del ricevitore viene impartita una forza dalla mano in direzione del guanto. Un altro concetto in relazione con la Prima Legge di Newton è il centro di gravità che come indica il nome è il punto attorno al quale è concentrata la massa del corpo. Il termine centro di gravità viene usato intercambiabilmente con il termine centro di massa. La trazione gravitazionale e la massa sono in relazione diretta. Il peso di un oggetto è uguale al prodotto della massa dell’oggetto e della trazione gravitazionale ( accelerazione dovuta alla gravità ). Il peso è una forza esterna che agisce sul corpo e il centro di massa o centro di gravità è il punto dove questa forza peso è concentrata. Il peso è la forza che ci tiene a contatto con il terreno ( nello spazio le condizioni di gravità zero ci fanno “ galleggiare “ ). Rintracciare il percorso del centro di gravità di un atleta è uno strumento importante usato nell’analisi del movimento. Nel softball cerchiamo un percorso liscio del centro di massa della lanciatrice e poiché l’obbiettivo del movimento è scagliare la palla in avanti, vorremmo vedere meno movimento verticale e più movimento orizzontale ( in avanti ) nel percorso del centro di massa. Finora è stata descritta la prima Legge di Newton in riferimento al lancio, ma solo in senso lineare ( avanti - dietro, da lato a lato, e alto - basso ). Il lancio ha anche una componente del movimento angolare ( rotatoria ). Dunque consideriamo la Legge di Newton anche applicata alla rotazione. La controparte della massa/inerzia per la rotazione è chiamata momento di inerzia - la resistenza da cambiare in posizione angolare. Per far iniziare a ruotare un corpo dev’essere applicata una forza che provochi la rotazione. Una forza rotatoria viene chiamata torsione o momento. Un corpo può ruotare attorno al suo asse ( es. Il corpo umano, un asse dalla testa alla punta del piede ) più facilmente se viene mantenuto diritto. Una

lanciatrice può ruotare i fianchi e il tronco più facilmente ( minor momento di inerzia ) se non piega il busto in avanti. In altre parole, la sua resistenza alla rotazione è minore se resta dritta. La seconda Legge di Newton sul movimento è una continuazione della prima Legge e dice che maggiore è la forza esercitata su un corpo, maggiore è l’accelerazione di quel corpo ( accelerazione = grado di cambiamento di velocità ). Al rilascio della palla, quanta più forza una lanciatrice applica alla palla, quanta più accelerazione essa ha e perciò quanto più veloce ruota verso casa base. Come per la prima Legge, questa legge vale anche per il movimento rotatorio. Maggiore è la torsione applicata, maggiore il grado di rotazione. Restando sul rilascio della palla, ad esempio, una potente frustata di polso fa sì che le dita applichino una forte torsione alla palla che provoca una rapida rotazione della palla. La terza Legge di Newton afferma che per ogni azione c’è una reazione uguale e contraria. Il classico esempio di ciò è una persona in piedi sul pavimento. Se la persona non è in contatto con qualunque altro oggetto esterno, l’unica forza che agisce è quella dovuta alla gravità ( equivalente al peso della persona ). Il terreno, per contro, esercita una forza uguale e contraria in direzione della forza di gravità. Se la forza di reazione del terreno fosse superiore al peso della persona questa verrebbe sollevata in aria e se la forza fosse inferiore al suo peso sprofonderebbe nel terreno. Nel lancio un buon esempio è il passo. Se torniamo alla prima Legge di Newton, sappiamo che la lanciatrice non si muoverà a meno che una forza agisca su di lei. Poiché ella vuole muoversi verso l’alto e in avanti nel passo, spinge indietro e verso il basso contro la pedana. Per una reazione uguale e contraria il terreno spinge la lanciatrice verso l’alto e in avanti. Quanto più spinge contro il terreno, tanto più forte viene spinta in avanti. Questa terza Legge è critica per l’analisi biomeccanica. Quando vengono usati piatti di forza per misurare le forze esercitate sul terreno si presuppone che una forza uguale e contraria venga applicata al piede. Così si viene a conoscere il carico che il corpo sostiene. Una volta conosciute le forze e le torsioni su ogni giuntura si può continuare ad usare la terza Legge di Newton per spostarsi per tutto il corpo e stabilire altri carichi alle articolazioni. Il lancio a mulinello è un movimento molto complesso e coordinato. L’obiettivo è scagliare la palla in avanti, e sebbene il corpo della lanciatrice si muova in avanti verso il bersaglio, esso ruota anche da una posizione chiusa ( di fronte a casa base ) in una posizione aperta ( di fronte alla terza base ) e di nuovo in una posizione chiusa ( per un destro ). Nello stesso tempo, il braccio di lancio sta compiendo una circonduzione vicino al corpo della lanciatrice. Non solo ogni parte del corpo della lanciatrice va in una direzione diversa, ma ella deve assicurarsi che questi movimenti si verifichino al momento giusto nel corretto rapporto uno con gli altri. Se le fasi del lancio non sono in sincronia il lancio non sarà efficace. Un grande parte della coordinazione nel lancio è la conversione della velocità angolare in velocità lineare.

La velocità angolare è la velocità della palla quando essa compie una circonduzione durante il movimento a mulinello. La velocità lineare è la direzione del lancio e viene misurata con un rilevatore radar di velocità. La velocità lineare della palla è una funzione di due cose : velocità angolare quando la palla si muove per tutto il “ mulinello “ e la lunghezza del braccio della lanciatrice. Sembra, dunque, che, se la velocità della palla è l’unico interesse, un braccio molto lungo e un’eccezionale velocità di braccio sarebbero ottimali. Ma, quanto più è lungo il braccio della lanciatrice quanto più lentamente riesce a muoversi durante il movimento ( proprio come quando si “ accorcia “ la mazza per renderla più corta e perciò più veloce da girare). Così c’è uno scambio tra velocità e lunghezza del braccio. E’ necessario avere la giusta combinazione di entrambi questi fattori per ottenere la massima velocità della palla. Un principio di biomeccanica correlato è la sequenza prossimale-distale. Questa si rapporta bene al lancio, poiché l’idea è di usare tutto il corpo per sostenere la mano ( l’unica parte del corpo a contatto con la palla ) nello scagliare la palla in avanti. E’ stato rilevato che il tipo di movimento di tiro più produttivo ed efficace si verifica quando, per esempio, la parte superiore del braccio raggiunge la sua massima velocità prima che l’avambraccio raggiunga la massima velocità, il che, peraltro, avviene prima che la mano raggiunga il suo massimo. La parte superiore del braccio, in questo caso, è il segmento di corpo più prossimale ( è il più vicino al centro del corpo ) e la mano è il segmento più distale ( è il più lontano dal centro del corpo ) . In biomeccanica si ricerca questo movimento da prossimale a distale nelle attività di tiro. Un’analisi video di una lanciatrice fornisce le informazioni necessarie per determinare le velocità dei segmenti del corpo e per puntualizzare problemi di sincronizzazione e coordinazione. Un altro fenomeno biomeccanico è il riflesso di allungamento. Se un muscolo viene allungato prima che diventi attivo sarà capace di produrre più forza di quanta non ne produrrebbe se non fosse allungato. Il movimento di lancio a fionda ne è un buon esempio. E’ risaputo che le lanciatrici a fionda possono produrre velocità di palla superiori alle lanciatrici a mulinello. La differenza principale tra questi due stili è il movimento del braccio. Anziché circondurre il braccio una lanciatrice a fionda muove il braccio dietro il corpo prima di scagliare la palla in avanti. Così, prima che i muscoli si contraggano per muovere il braccio e la palla in avanti vengono allungati. In questo modo i muscoli sono in grado di produrre più forza. Con allungamento ci si riferisce alla lunghezza del muscolo che è superiore alla sua lunghezza a riposo. In generale, più lungo è un muscolo, più forza può produrre. Poiché tutto il corpo contribuisce al lancio è importante tenere tutti i muscoli lunghi. Mantenere una posizione rilassata ed eretta durante il lancio permette ai muscoli del tronco di restare lunghi. Un braccio lungo attraverso il “ mulinello “ manterrà questi muscoli ben allungati.

Una lanciatrice che sta sciolta e rilassata durante tutto il lancio tenderà a tenere lunghi i suoi muscoli. L’irrigidimento di un muscolo lo accorcia e diminuisce la sua capacità di produrre forza. La tensione dei muscoli inoltre riduce l’ampiezza del movimento che un’articolazione può compiere. Un esempio di ciò è l’impugnatura stretta della palla. Provate a piegare il polso con un’impugnatura molto rigida della palla. Poi cercate di piegare il polso con un’impugnatura rilassata ma salda. Cercate di alzare in aria la palla con le due impugnature. Dovreste poter muovere il polso più liberamente e con un’angolazione più ampia ( ampiezza di movimento ) e sollevare la palla in aria molto più in alto ( più forza ) con un’impugnatura rilassata. Un ultimo termine biomeccanico degno di menzione è l’effetto Magnus, che interessa il volo della palla. Tornando alla terza Legge di Newton, quando la palla si muove attraverso l’aria, essa crea una forza sull’aria e per contro l’aria provoca una forza uguale e contraria sulla palla. L’effetto Magnus entra in gioco quando una palla viene tirata con una certa quantità di rotazione. Pressioni ineguali su lati opposti della palla provocano una deviazione dal percorso che seguirebbe se non stesse ruotando. In altre parole, l’effetto Magnus è quello che fa “ rompere “ il lancio. Se la palla viene rilasciata con l’intenzione di farla cadere la rotazione è simile alla rotazione dalla sommità. La forza di resistenza dell’aria che agisce contrariamente alla direzione della palla incontrerà attrito soffiando sulla parte alta della palla, poiché la sommità della palla tende a muoversi in avanti. Contrariamente a ciò, la forza di resistenza dell’aria è nella stessa direzione del movimento della parte inferiore della palla. Ne risulta che una zona di alta pressione si crea alla sommità della palla una zona di bassa pressione si trova sulla parte inferiore della palla. Quando la forza della pressione è maggiore sulla sommità della palla a confronto con la parte inferiore, la palla subisce una forza discendente e tende a cadere. Nel caso di una curva la differenza di pressione sarà notata tra il lato destro e quello sinistro anziché tra la sommità e la parte inferiore della palla, ma l’effetto è il medesimo. L’effetto Magnus vale per tutti i lanci. La chiave per le lanciatrici è ricordare che quanta più rotazione ha la palla, quanto maggiore la differenza nelle pressioni, tanto più la palla avrà effetto.

3. ANALISI DELLE COMPONENTI DEL LANCIO A MULINELLO Il lancio a mulinello è un’abilità estremamente difficile da analizzare. Da un punto di vista biomeccanico, scomporre il lancio in singole parti rende l’analisi e l’identificazione dei problemi decisamente più semplice. Il seguente schema di analisi del movimento per un’analisi qualitativa può essere applicato sul campo e/o con l’aiuto di una registrazione video. 3.1 Movimento preliminare La prima fase da analizzare è il caricamento ( windup ), che include il movimento che avviene prima dell’inizio del passo. I punti critici di interesse sono la posizione di partenza e lo spostamento iniziale del peso. La posizione di partenza dovrebbe fornire stabilità ed equilibrio, tuttavia permettere un movimento in avanti durante il passo. Una posizione equilibrata ( piede di perno fuori a cavallo del lato frontale della pedana ), con i piedi approssimativamente a larghezza spalle, raggiunge entrambi gli obbiettivi. Dovrebbe verificarsi un sensibile spostamento del peso - dal peso equamente distribuito su entrambi i piedi durante la prima fase della posizione di partenza al momento in cui si concentra sul piede di perno anticipando il passo. 3.2 Il passo La fase successiva si verifica dall’inizio del passo fino al contatto del piede di passo con il terreno. Durante la fase di passo parametri importanti includono l’azione del piede di perno, la rotazione dei fianchi, il movimento del braccio di lancio, il movimento del braccio del guanto e il passo stesso. Una forte azione di perno verso una posizione aperta ( verso la terza base per un lanciatore destro ) dovrebbe guidare alla rotazione del fianco in posizione aperta. Il braccio dovrebbe essere abbastanza teso per massimizzare l’azione della leva e per tenere i muscoli del braccio lunghi per la massima produzione di forza. Il braccio dovrebbe anche essere tenuto vicino al corpo quando raggiunge la punta del movimento discendente. Se il braccio del guanto viene tirato indietro e attorno al corpo anziché solo fatto cadere a lato del corpo, esso collabora con il tronco nel far ruotare i fianchi e le spalle in posizione chiusa. 3.3 Il lancio della palla La terza fase del lancio è la fase del lancio vero e proprio della palla, dal contatto del piede di passo al rilascio della palla.

Da controllare sono la rotazione dei fianchi, la spinta della gamba dietro e il movimento del braccio di lancio. Per collegare la produzione di potenza generata dalla parte inferiore del corpo a livello del terreno con la parte superiore del corpo i fianchi devono ruotare in posizione chiusa ( verso casa base ) durante la fase di lancio della palla. Una potente spinta della gamba dietro può facilitare questa rotazione dei fianchi. Quando il braccio si avvicina al punto di rilascio il gomito inizia a piegarsi e il polso dovrebbe essere caricato in preparazione ad una rapida frustata al rilascio. 3.4 La chiusura del movimento La fase di chiusura è un buon indicatore di ciò che è avvenuto prima. La lanciatrice dovrebbe finire il movimento in una buona posizione per difendere la eventuale battuta e il polso e il gomito dovrebbero continuare a piegarsi dopo il rilascio della palla. L’alta velocità di movimento nel lancio a mulinello, seguita da un violento rilascio della palla, esercitano molta tensione sul braccio di lancio. La chiusura è una fase decisiva, durante la quale queste tensioni vengono eliminate. Sebbene suddividere il lancio nelle fasi sopra descritte sia importante, è altrettanto importante considerare il lancio nel suo insieme. Il movimento complessivo del corpo dovrebbe essere studiato. Dall’inizio del lancio la traiettoria del movimento del corpo dovrebbe essere abbastanza diritta verso il ricevitore. Questo movimento in avanti dovrebbe essere continuo e avere scarsa variazione verticale. Le lanciatrici che piegano il busto in avanti verso i fianchi in ogni momento del lancio solitamente non mostrano questo movimento lineare. I capitoli seguenti indicheranno i contributi delle singole parti del corpo al perfezionamento del movimento di lancio a mulinello.

4. LE COMPONENTI DEL LANCIO A MULINELLO

4.1 L’importanza dei piedi Il lavoro dei piedi è un elemento critico nel lancio a mulinello. Considerando che i piedi sono l’unica parte del corpo a contatto con una fonte esterna ( il terreno ), molta della forza usata per scagliare la palla parte in ultima istanza dai piedi poiché essi premono contro la resistenza del terreno. La forza viene dunque generata attraverso i piedi e si muove attraverso caviglie, ginocchia, fianchi, tronco, spalla, gomito, polso e polpastrelli finché viene trasmessa alla palla. Le forze sono trasferite attraverso le articolazioni per mezzo di muscoli, tendini, legamenti ed ossa degli arti e del tronco. Per esemplificare l’idea di come le forze scorrano dal terreno alla palla si può usare l’analogia di un treno con molti vagoni che rappresentano i segmenti connettori del corpo. Se una forza viene impartita ad un vagone ad un capo del treno si verificherà un meccanismo a catena. Parte della forza iniziale verrà peraltro impartita dal primo vagone a quello seguente attraverso il loro punto di connessione ( nel nostro caso articolazioni come le caviglie, le ginocchia, i fianchi ). L’orientamento dei due vagoni tra loro determinerà quale effetto ha la forza sul secondo e su ogni vagone successivo del treno. Un efficace flusso di forza è aumentato da schemi di movimento sciolti e coordinati. I piedi costituiscono la base di supporto per il corpo per la maggior parte dei movimenti atletici, softball compreso. Questa base è una componente fondamentale di equilibrio, ritmo e sincronia che sono tutti necessari per un buon lancio. Un’ampia base di supporto, ad esempio con i piedi aperti più della larghezza spalle è un appoggio molto stabile. Il rovescio della medaglia di un’ampia base di supporto è che può restringere la corretta azione delle articolazioni del corpo e rendere difficile iniziare il movimento. Ad esempio, i movimenti di passo in avanti - camminata - salto sono molto più difficili da eseguire quando i piedi sono più larghi dell’ampiezza spalle. Per contro, una base di supporto stretta, con i piedi troppo vicini ( o addirittura - caso estremo - simili allo stare in piedi su una gamba sola ) permette dei movimenti del corpo più facili ma viene compromesso l’equilibrio del corpo. Una base instabile rende la coordinazione della produzione di forza molto difficile. Se una lanciatrice inizia il movimento fuori equilibrio, la generazione di forza a livello del terreno non sarà ottimale e il flusso di forza attraverso l’articolazione non sarà ben coordinato. Questa combinazione di forza delle gambe ridotta e scarsa interazione delle

articolazioni potrebbe risultare in danni alla spalla perché viene aumentata la tensione al braccio. Una posizione di partenza da suggerire per le lanciatrici più giovani è quella con i piedi più o meno a larghezza spalle e gambe rilassate. Inoltre, lo spaiare i piedi produce un altro fattore di stabilità. In una posizione bilanciata la punta del piede di passo è a contatto con il limite dietro della pedana di lancio e il piede di perno si estende oltre il lato frontale della pedana. Una volta che la lanciatrice trova una posizione comoda con i piedi ben distribuiti sulla pedana, la maggior parte del peso dovrebbe essere concentrata sul piede dietro. Un primo movimento del lancio è uno spostamento del peso o un trasferimento in avanti sul piede di perno dal piede di passo dove è stato a riposo. Il posizionamento di questo piede, che si estende sul lato frontale della pedana, permette al piede di spingere più efficacemente durante il passo. Ricordando la terza Legge di Newton “ per ogni azione c’è una reazione uguale e contraria “ , è possibile notare che ciò è esattamente quel che accade tra il terreno e i piedi della lanciatrice. Quando i piedi spingono contro il terreno ( contro la pedana di lancio, che è fissata al terreno ) , il terreno li respinge con una reazione uguale e contraria. Questa è l’origine di molta della forza originaria che muove il corpo in avanti e che alla fine è trasferita alla palla. Con il piede di perno fuori oltre il limite frontale della pedana la caviglia può in qualche modo estendersi/ ruotare, mettendo il piede in una posizione migliore ( più contatto con una superficie ) per spingere contro la pedana e il terreno con l’avampiede. La forza generata agisce per muovere il corpo in avanti ( spinta contro l’inerzia ) per tutta la lunghezza del passo. La maggior parte del peso del corpo è mantenuta sul piede di perno fino al rilascio e poi viene trasferita simultaneamente al piede di passo che è diventato un punto di stabile resistenza verso cui il corpo scivola con facilità. Quando il piede di passo tocca il terreno e si stabilizza, la gamba del passo può assistere il piede di perno nel creare forze che chiudano i fianchi e spingano il corpo in avanti. Una volta rilasciata la palla, la rotazione dei fianchi e la spinta della gamba di passo dovrebbero far sì che la gamba di perno si muova in avanti e che il piede di perno si porti in maniera naturale in avanti parallelo al piede di passo. Questo movimento in avanti della gamba del piede di perno contribuisce a dissipare l’energia accumulata nel braccio in un effetto di chiusura del movimento. Appoggiando il piede di perno con una leggera angolazione, con la punta del piede indirizzata lontano dalla pedana la rotazione viene facilitata poiché il piede di passo sembra aprire automaticamente i fianchi. Sebbene “ scavare un buco “ con il piede di perno permette al piede di generare una forza all’indietro, non è consigliabile poiché può ledere l’abilità del piede di ruotare efficacemente e di incidere sull’apertura del corpo e dei fianchi.

In biomeccanica c’è un concetto chiamato “ Grado di Libertà “ ( DOF ). Esso si riferisce al numero di parti del corpo o di articolazioni rese in grado di muoversi in un’abilità atletica. Quante più parti del corpo possono muoversi ( DOF ) quanto più è difficile controllare e coordinare il movimento del corpo. Un movimento estraneo complica lo schema motorio e il cervello può in un certo senso sovraccaricarsi , finendo così per ottenere solo una prestazione meno efficace. Quando la precisione è una priorità, la coordinazione e il controllo vengono prima di tutto. Le lanciatrici con molto caricamento prima del lancio o che partono con il piede dietro molto distante dalla pedana richiedono che molte parti del corpo si muovano per poter iniziare il lancio e così molte volte sono più suscettibili a problemi di equilibrio, controllo e precisione. Un’ulteriore analisi dell’orientamento del piede di passo può fornire indicazioni interessanti. Proprio come il giusto posizionamento dei piedi è importante durante la posizione iniziale, anche il posizionamento del piede di passo è vitale per la prestazione nel lancio. Per ogni atleta c’è una lunghezza di passo ottimale. Si riscontrano problemi sia nel considerare troppo o troppo poco la lunghezza del passo ottimale che dipende dall’altezza della lanciatrice, dalla lunghezza delle gambe, dalla flessibilità e così via. Un passo troppo corto non concede al braccio tempo sufficiente per eseguire il suo movimento a mulinello e i movimenti della parte inferiore del corpo possono trovarsi in anticipo su quelli della parte superiore. Se la coordinazione tra le due parti del corpo viene compromessa è parimenti compromesso un efficace flusso di forza dalle gambe attraverso il tronco al braccio. Anche un passo troppo lungo può causare una serie di problemi. Le lanciatrici che fanno il passo lungo tendono ad atterrare sulle punte contro una gamba rigida. Atterrare con il ginocchio leggermente flesso è più vantaggioso dal punto di vista biomeccanico perché la flessione del ginocchio può assorbire alcune delle potenti forze verticali sulla gamba di passo quando atterra. La forza potrebbe altrimenti manifestarsi in infortuni ai fianchi o alla schiena in basso. Ciò va considerato seriamente nello sviluppo di giovani lanciatrici. Un passo troppo lungo riduce l’ampiezza di movimento dei fianchi quando ruotano da una posizione aperta ad una chiusa. Così come aumenta la distanza tra il piede di perno al piede di passo, cresce l’allungamento attraverso i muscoli sulla parte frontale dei fianchi. Infine, i limiti delle lunghezze di questi muscoli vengono raggiunti e la rotazione dei fianchi viene bloccata prima di essere completata. Quanto più lungo è il passo, quanto più è difficile chiudere i fianchi. La perdita di forza può essere significativa e possono verificarsi tutti i problemi legati al lancio di solo braccio. Il terzo problema legato al passo che può essere riscontrato è il movimento del centro di gravità verso il basso e indietro rispetto al piede di passo. Quanto più lungo è il passo, tanto più basso è il centro di gravità e maggiore è la distanza tra il centro di gravità e il piede di passo. Se l’obbiettivo del

movimento è di muovere il corpo in avanti, il centro di gravità dovrebbe essere alto e in avanti rispetto al piede di passo. Sedersi indietro non permette al resto del corpo di aiutare il braccio nello scagliare la palla in avanti. Anche una tensione esagerata dei muscoli della gamba di passo rende difficile ai muscoli spingere contro il terreno. Quando un muscolo è alla sua massima lunghezza non ha un buon sistema di leve e perciò non può creare molta forza. Ciò può applicare troppo carico della produzione di forza sul braccio di lancio e ne possono risultare degli infortuni. L’affaticamento del braccio è un altro fattore degno di rilievo. Ennesima considerazione da fare è sulla posizione laterale del passo. Tracciando una linea retta dal centro del piede di perno all’apice del piatto di casa base come linea portante, il piazzamento del piede di passo troppo a sinistra o a destra di questa linea può avere come risultato una rotazione dei fianchi non efficace. Quanto più a sinistra della linea viene appoggiato il piede, tanto più chiusi sono i fianchi al contatto del piede di passo con il terreno, riducendo così il potenziale per una buona rotazione dei fianchi durante la fase di lancio della palla. Per contro, se la posizione del piede di passo è troppo alla destra della linea, i fianchi tendono a restare aperti e a non contribuire alla velocità della palla. L’orientamento del piede di passo segue la stessa logica. Se il piede punta in avanti verso la prima base, anche la parte inferiore della gamba e la coscia ruoteranno in quella direzione tendendo a chiudere i fianchi prematuramente. Un piede di passo che punta verso la terza base provoca la rotazione nella direzione opposta e rende difficile chiudere i fianchi. Tra i parametri del passo assume rilevanza l’angolazione del ginocchio della gamba di passo. I risultati delle ricerche indicano che l’angolazione di questo ginocchio dovrebbe restare nell’arco di 20° - 30° in meno dell’estensione completa quando il piede di passo tocca il terreno, ma ciò che può essere ancor più importante è il cambiamento nell’angolazione del ginocchio durante la fase di lancio della palla. Una gamba di passo che continua a piegarsi o tende ad “ accartocciarsi “ dopo il contatto del piede di passo non fornisce un’appropriata base di supporto per il lancio della palla. Quando il piede di passo tocca il terreno, inizia la fase di lancio della palla. Il contatto del piede di passo serve da grilletto per i piedi che lavorano in opposizione uno all’altro per ruotare il tronco verso una posizione chiusa quando la palla si sposta verso il punto di rilascio. I muscoli delle gambe si contraggono per permettere ai piedi di spingere contro il terreno. In corrispondenza di ciò, il terreno fornisce una resistenza ed una spinta uguale e contraria alla forza trasmessa dai piedi. Parte di questa forza, insieme ad altre forze dovute al movimento dei piedi, vengono poi passate alla parte inferiore delle gambe attraverso le articolazioni delle caviglie. Allo stesso modo, la forza viene fatta passare dalla parte inferiore delle gambe alle cosce attraverso le articolazioni delle ginocchia, dalle cosce al tronco attraverso le articolazioni dei fianchi e così via. La coordinazione dei movimenti delle articolazioni per

assicurare un efficace trasferimento di forza è molto importante. Una rotazione dei fianchi compromessa ha come risultato uno scarso flusso di forza attraverso il corpo. Una gamba di passo che non sia solida ostacolerà la rotazione del tronco. Una gamba di passo che continua a piegarsi dopo il contatto con il terreno produce un movimento verticale non necessario del corpo della lanciatrice. Poiché, come già detto, lo scopo del lancio è scagliare la palla in avanti, il movimento verticale dovrebbe essere ridotto al minimo. Una gamba di passo instabile tende dunque a provocare uno spostamento prematuro del peso in avanti e la spinta della gamba dietro diventa meno efficace. Se il peso viene trasferito troppo presto la lanciatrice deve rinunciare alla maggior parte della potenziale produzione di forza della gamba e dei fianchi. Per le lanciatrici che insaccano la gamba di passo la tendenza è anche a piegare il busto in avanti durante il lancio. Il tronco non può ruotare facilmente con i fianchi flessi. Tutti questi difetti, causati da una gamba di passo instabile, portano ad un minore flusso di forza attraverso il corpo perché compromettono la giusta rotazione del tronco. Le gambe - è stato dimostrato - agiscono nel generare forza, ruotare il tronco ed assorbire energia durante tutto il lancio. Considerando il contributo delle parti inferiori del corpo diventa necessario che le lanciatrici rinforzino i muscoli dei piedi, delle parti inferiori delle gambe e delle cosce. Un uso corretto della meccanica delle gambe è tra i principali elementi per ottenere un movimento di lancio sicuro.

4.2. L’importanza della spinta delle gambe Nel precedente capitolo è già stata citata la rilevanza della connessione tra le gambe e il braccio di lancio. Senza un’adeguata rotazione dei fianchi e del tronco da una posizione aperta ad una chiusa il braccio di lancio è costretto a muoversi attraverso il corpo usando solamente la sua potenza. La produzione di forza viene dunque perduta con un parziale movimento dei fianchi e del busto. Fianchi e busto rivestono perciò un ruolo essenziale nel lancio. Lasciare aperti i fianchi ( verso la terza base per un destro ) non è uno schema di movimento ottimale. La domanda-chiave è da dove proviene questa rotazione di fianchi e tronco. Da un punto di vista biomeccanico la rotazione può essere ottenuta in due modi - usando i muscoli di fianchi e tronco per “ tirare “ a sé il fianco oppure usando la forza generata dalla spinta della gamba dietro per “ spingere “ a sé la gamba. Le forze dei muscoli interni da sole possono ruotare i fianchi in posizione chiusa. Infatti questa rotazione può essere ottenuta senza il piede dietro ( non di passo ) a contatto con il terreno. I muscoli usati per compiere questo movimento sono ( solitamente ) deboli nelle donne. Questa debolezza, accompagnata alla velocità di movimento estremamente elevata richiesta nel lancio, rende difficile la rotazione dei fianchi. Inoltre, un muscolo non può generare alti livelli di forza ad alte velocità. In generale, quanto più è lenta la velocità del movimento, quanta più forza si può creare. Ciò rende il lancio a mulinello una vera sfida. L’altra opzione per creare la rotazione dei fianchi è di usare la spinta della gamba dietro per assistere i muscoli dei fianchi e del busto. Quando la gamba dietro spinge contro la pedana e il terreno, la pedana e il terreno respingono la spinta con una forza uguale e contraria. Questo è un esempio della già citata terza Legge di Newton. Le forze che vengono applicate al piede possono poi essere impartite alla palla. La forza generata a livello del terreno viene trasferita di articolazione in articolazione durante il movimento di lancio. Dal piede la forza si sposta verso l’alto attraverso la caviglia, il ginocchio e infine il fianco. Il termine “ spinta della gamba dietro “ suggerisce una potente spinta in avanti. Quanta più forza è generata dalla gamba, indietro e verso il terreno, tanta più forza ritorna verso l’alto e in avanti al piede. Se la spinta è sufficientemente forte, essa assisterà i fianchi naturalmente nel ruotare in posizione chiusa. Poiché più muscoli si uniscono nel produrre questa rotazione, usare la spinta della gamba dietro per aiutare i muscoli dei fianchi e del tronco diventa uno schema motorio più efficace. E’ peraltro molto difficile misurare cosa accade durante il passo e la spinta della gamba dietro, specialmente su un campo da softball. In biomeccanica le forze di reazione del terreno ( quelle che si verificano tra i piedi e il terreno ) vengono determinate attraverso l’uso di piatti di forza. Questi sono pesanti,

ingombranti oggetti solitamente larghi 60 cm e lunghi circa un metro. Per utilizzare dei piatti di forza in un campo da softball sarebbe necessario sotterrarli nel terreno ed assicurarsi che siano perfettamente aderenti ad esso. Poiché tutto questo non è certo pratico non sono ancora state compiute misurazioni del genere per le forze di reazione del terreno nel softball. Un primo tentativo di quantificare la pressione sotto i piedi e il relativo tempo di passo e della spinta della gamba dietro è stato fatto in occasione del Peak Softball Camp ASA - USA a Long Beach, California nel 1994. Per il calcolo è stato utilizzato uno strumento di misurazione della pressione del piede proveniente da Monaco di Baviera. Era la prima volta che si utilizzava un apparecchio simile in un’applicazione sportiva negli U.S.A. Il sistema - applicato a sei lanciatrici, tre destre e tre mancine - consisteva in speciali “ infrasuole “ e in un “ rilevatore dati “ utilizzati per raccogliere le informazioni sulla pressione. Le lanciatrici ponevano le solette della giusta misura nelle loro scarpe, applicavano il rilevatore dati ai polsi ( pesa meno di 450 gr. ) e i cuscinetti per la pressione venivano poi collegati all’unità centrale. Le atlete potevano muoversi liberamente e ogni lanciatrice fece circa dieci lanci mentre i dati sulle pressioni esercitate sotto i suoi piedi venivano raccolti. Ognuna delle infrasuole conteneva 16 sensori per la pressione riempiti di fluido. I dati venivano raccolti per tutti i sensori individualmente e salvati su una scheda e un rilevatore. In seguito le informazioni vennero caricate in un computer per l’analisi. La pressione si definisce come la forza su un dato spazio, perciò le forze di reazione del terreno non furono misurate direttamente. Venne rilevato che alcuni dei sensori non potevano registrare la compressione che alcune lanciatrici producevano e per quelle lanciatrici andarono dunque perduti alcuni dati. Ma considerando che si trattava di un primo tentativo, i risultati ottenuti potevano comunque dirsi soddisfacenti. Vennero studiati i parametri del contatto del piede con il terreno e della spinta della gamba dietro. Sebbene il numero di soggetti fosse ridotto, i dati erano molto consistenti per tutte le lanciatrici. La massima pressione durante la spinta della gamba dietro fu riscontrata sulla parte anteriore del piede ed era solo due terzi della pressione massima durante il contatto del piede di passo. La pressione massima al contatto del piede di passo si verificava al tallone del piede per quattro lanciatrici e all’avampiede per altre due. Sulla base di questi dati sembra che il contatto del piede di passo avvenga approssimativamente in una volta e mezzo il tempo della spinta della gamba dietro. In media, la spinta del piede dietro durava 0.41 secondi mentre la crescita di pressione durante il contatto del piede di passo durava solo per 0.18 secondi. Ulteriori tests sono dunque necessari per confermare la consistenza dei dati del Peak Camp e per misurare ancor più in dettaglio le forze di reazione del

terreno, specialmente sotto il piede di passo. I carichi su caviglia, ginocchio e fianco possono essere significativi quando il piede tocca il terreno. Un’ultima osservazione : il concetto della spinta della gamba dietro può essere fuorviante per alcuni coaches ed atleti. Per la connotazione di una spinta in avanti essi pensano che il trascinamento del piede debba essere idealmente dritto in avanti. A causa della configurazione del corpo e del fatto che i fianchi ruotano è impossibile trascinare il piede in avanti in linea retta. Il piede è come un’estensione del fianco e se i fianchi ruotano il piede si muove in una traiettoria curva come il fianco. Un’aspettativa più realistica per una lanciatrice è di spingere lo stesso fianco non di passo in avanti verso il bersaglio.

4.3 Lo spostamento del peso Lo scorretto spostamento del peso nel lancio è uno dei problemi più facilmente riscontrabili. Poiché il movimento del lancio della palla avviene in mezzo secondo, è praticamente impossibile trovare l’ordine esatto delle sue singole fasi. Sfortunatamente, però, una lanciatrice non può riuscire bene nel suo compito a meno che non avvenga una precisa sequenza di momenti del lancio. Il passo e la giusta calibratura dello spostamento del peso in avanti sono determinanti. Probabilmente i problemi più comuni sono legati alla sincronizzazione dei movimenti e forse questi sono anche i più difficili da correggere. Questo tipo di difetto è anche difficile da diagnosticare. Il modo migliore per scoprire un problema legato alla sincronia o alla sequenza delle parti del lancio è sedersi e guardare il movimento completo del corpo della lanciatrice. Bisogna dunque cercare lo schema motorio corretto, cioè quello dove la lanciatrice si muove in avanti verso il ricevitore. Una volta iniziato il movimento in avanti, esso dovrebbe continuare finché la palla viene rilasciata. La maggior parte delle volte la lanciatrice sposta il peso impropriamente, si muove in avanti portandosi sul piede di passo troppo presto. Se una lanciatrice ha un sistema di movimento in avanti discontinuo, ci sono possibilità che abbia problemi con lo spostamento del peso. In altre parole, inizia a muoversi in avanti, il suo peso si trova troppo in anticipo sul suo corpo e poi c’è un’esitazione nel movimento in avanti quando aspetta che il movimento del braccio raggiunga il suo corpo. E’ già stato citato il principio del centro di gravità o centro di massa del corpo : se il peso viene trasferito sul piede di passo troppo presto avverrà quell’esitazione che interrompe il flusso di forza attraverso il corpo. Quando succede tutto questo, l’atleta non è in grado di ottenere il massimo contributo della gamba e del piede dietro poiché la maggior parte del suo peso è concentrato davanti al suo corpo. Il movimento del corpo della lanciatrice dovrebbe essere in avanti verso il bersaglio ma tutto il corpo dovrebbe muoversi insieme come una unità. Un altro segno di spostamento improprio del peso è quando una lanciatrice si piega in avanti durante il lancio. Molte volte, quando una lanciatrice sposta il suo peso in avanti prematuramente, finisce col trovarsi così tanto oltre il suo piede di passo che effettivamente si piega nel tentativo di restare bilanciata. Al di là del come può essere diagnosticato, lo spostamento scorretto del peso è un problema che dev’essere affrontato e risolto. Lo spostamento del peso ( e il conseguente movimento dei fianchi e del tronco ) è l’inizio di una connessione importante tra la parte inferiore e quella superiore del corpo. Una lanciatrice che porti il peso in avanti troppo presto rinuncia alla maggior parte del potenziale di produzione di forza delle gambe e dei fianchi. Ciò la costringe a lasciare ai muscoli relativamente piccoli del braccio il compito di generare la velocità della palla. Di conseguenza questo diventa causa di enorme tensione sulle articolazioni della spalla e del gomito.

Una lanciatrice che porti il peso in avanti troppo presto solitamente fa il passo e poi aspetta che la palla finisca il suo movimento per poterla lanciare. Lo schema corretto è quello di iniziare lo spostamento del peso quando il piede non di passo comincia a spingere contro la pedana. Allora le gambe lavorano insieme per chiudere i fianchi. Solo con questo schema motorio la sequenza prossimale - distale può essere efficace. Portarsi sul piede di passo troppo in fretta costringe la lanciatrice a lanciare attraverso il suo corpo anziché con il suo corpo. Se la lanciatrice aspetta a cominciare il trasferimento del peso finché la gamba non di passo non inizia a spingere, il corpo e il braccio si muovono in avanti insieme e il corpo aiuta il braccio a scagliare la palla. Altrimenti il corpo agisce separatamente dal braccio. Questo interrompe anche il meccanismo di precisione “ congenito “ dello stile a mulinello. La giusta coordinazione dello spostamento del peso in avanti permette alla gamba dietro di coincidere con il movimento del braccio di lancio verso il basso e in avanti verso il punto di rilascio e con la rotazione dei fianchi verso casa base. Solo quando le parti del corpo si muovono in coordinazione una con l’altra e rispettano la sequenza prossimale - distale la produzione di forza e l’efficacia del movimento sono al massimo. Tra i pitching coaches pare esistere un dibattito sulla percentuale di peso concentrata sul piede di passo e su quello di perno quando il piede di passo viene a contatto con il terreno. Pur in mancanza di riscontri scientifici si può affermare che più peso dovrebbe essere concentrato sul piede di perno quando il piede di passo tocca il terreno. Ciò permette una maggiore e più efficace spinta della gamba dietro più avanti nel lancio. Insegnare la sincronizzazione e la coordinazione del lancio a mulinello è difficile. Lo spostamento del peso sembra essere la chiave per la diagnosi e la correzione di errori di sincronizzazione. Lo sviluppo della coordinazione nel lancio richiede molte ripetizioni con la meccanica corretta.

4.4 L’uso del tronco La maggior parte delle atlete riescono a sviluppare correttamente la rotazione del piede di perno ed il passo e con questo il movimento a mulinello. Ma il punto debole per molte lanciatrici è quella parte di movimento che lega insieme i movimenti delle braccia e delle gambe. La chiave per aumentare la produzione di forza è spesso il tronco. Molto raramente si sente parlare del ruolo rivestito da questa parte del corpo. Se le forze usate nel lancio nascono attraverso i piedi e le gambe e vengono alla fine impartite attraverso il braccio e la mano alla palla, anche il tronco dev’essere importante. Solo se le forze generate a livello del terreno vengono trasmesse correttamente attraverso il tronco al braccio di lancio, il movimento può risultare efficace. Da un punto di vista biomeccanico, in un’abilità quale il lancio a mulinello il movimento del tronco influenza la corretta sequenza dei movimenti e la coordinazione , dunque il flusso di forze. Durante il passo, il movimento rotatorio del piede di perno permette ai fianchi e al tronco di aprirsi verso la terza base ( per i destri ). Ciò permette a sua volta al braccio di ruotare più liberamente e mette il tronco in una posizione così che quando i fianchi chiudono essi possono contribuire alla velocità della palla. I muscoli del tronco sono più grandi di quelli delle braccia e delle gambe, perciò ha senso usare questi muscoli solo nell’aiutare a scagliare la palla. Quando i fianchi e il tronco ruotano in posizione chiusa ( di fronte a casa base ), la spalla di lancio si muove con il tronco. Una lanciatrice che non chiuda i fianchi deve usare i muscoli della spalla per muovere il braccio verso il punto di rilascio. Per ovvie ragioni è più vantaggioso usare il tronco - che ha maggiore massa muscolare - per muovere il braccio. La mancata chiusura dei fianchi contrasta anche con un principio generalmente accettato della biomeccanica. La sequenza prossimale - distale si riferisce , come già citato precedentemente, ad uno schema cronologico nel movimento umano in cui la parte del corpo più vicina al centro raggiunge la sua massima velocità , poi la successiva parte più vicina al centro e così di seguito finché la parte del corpo più lontana dal centro raggiunge la massima velocità. Nel lancio, una volta che viene raggiunta la massima velocità della spalla, la velocità di flessione del gomito è massimizzata , seguita dalla massima velocità di flessione del polso. Questa sequenza è pensata per ottimizzare la coordinazione delle articolazioni e, nel lancio, essa porta ai massimi livelli la velocità della palla. Se i fianchi non vengono ruotati in posizione chiusa, la sequenza prossimale - distale comincia dalla spalla e il contributo del tronco è minimo. La mancanza di coordinazione provocata dalla mancata chiusura dei fianchi crea inoltre uno scarso flusso di forze tra le gambe ed il braccio di lancio. Sebbene il non chiudere i fianchi sia un difetto comune nel lancio, anche il chiuderli troppo presto crea una tensione non necessaria alla spalla.

Chiudere prematuramente i fianchi diminuisce il contributo del tronco al lancio. Ogni volta che il tronco e il braccio sono fuori sincronia viene compromessa l’efficacia del lancio. In altre parole, sia chiudere i fianchi troppo presto sia lasciarli aperto costringe la spalla ad assumersi da sola il peso di generare la velocità della palla. Un altro effetto riduttivo della mancata rotazione dei fianchi di fronte a casa base viene notata durante la chiusura del movimento. Quando i fianchi chiudono, il braccio si muove con il tronco ma se i fianchi restano aperti il braccio deve muoversi in avanti e attraverso il corpo, indipendente dal tronco. Ciò provoca un allungamento e una tensione non necessari all’articolazione della spalla. Proprio prima del rilascio della palla il braccio si muove molto velocemente. Le forze e l’energia che queste alte velocità di movimento producono devono essere dissipate una volta rilasciata la palla. Se i fianchi chiudono ed il braccio si muove con il tronco, questa dissipazione sarà distribuita al tronco e al braccio. Chiudere i fianchi tende anche a portare in avanti il piede di perno durante la chiusura del movimento così che la lanciatrice sia in una buona posizione per difendere l’eventuale battuta. L’apertura dei fianchi e del tronco si verifica senza troppo sforzo quando il piede di perno ruota verso l’esterno ed il passo si sposta in avanti. La chiusura dei fianchi richiede, comunque, una forte contrazione dei muscoli del tronco. Sebbene questi muscoli pelvici, dello stomaco e della schiena che fanno ruotare i fianchi siano grandi, essi sono solitamente deboli, specialmente nelle donne. Spesso questi muscoli vengono trascurati. I programmi di allenamento della forza si concentrano sul braccio e in secondo luogo sulle gambe. Un braccio e delle gambe forti non possono sostituire dei muscoli del tronco deboli. Si ricordi il detto “ Si è forti quanto l’anello più debole della propria catena “. Il tronco è proprio questo : un importante anello di connessione tra le gambe ed il braccio di lancio.

4.5 L’uso del braccio Dai precedenti capitoli risulta chiara la tesi per cui sia necessario riuscire a lanciare con tutto il corpo anziché con il solo braccio. Per assicurare un uso efficace delle gambe e del tronco è importante però anche un corretto uso del braccio di lancio. Il braccio dev’essere in sincronia con il resto del corpo ed essere nella corretta posizione relativamente al corpo per tutto il lancio allo scopo di massimizzare il trasferimento di forza. Quando la palla viene estratta dal guanto il braccio comincia il suo “ mulinello “. Una volta che viene raggiunta la parte più alta del movimento il braccio dovrebbe essere abbastanza teso per aumentare l’azione della leva. Più lunga la leva, meno forza muscolare è necessaria per impartire alla palla la stessa velocità. Un braccio teso ha inoltre allungato i muscoli del braccio e della spalla, il che porta ad una massiccia produzione di forza. Sempre nella parte più alta del movimento il braccio deve ruotare all’altezza dell’articolazione della spalla così che la mano e la palla guardino la terza base ( per un lanciatore destro ). Questa rotazione permette al braccio di continuare per tutto il resto del “ mulinello “. Se il braccio non gira verso l’esterno, la geometria delle ossa e dei muscoli dell’articolazione della spalla non permette un percorso liscio per il braccio di lancio. Dagli studi fatti risulta che il percorso del braccio non è perfettamente circolare, quanto piuttosto di forma ovale. Questo tracciato viene eseguito su un piano molto vicino al corpo. Quando il braccio passa la punta del movimento in alto e poi di nuovo passa accanto ai fianchi vicino al rilascio dovrebbe essere molto in prossimità del corpo. Quando la palla sia muove attraverso un piano vicino al corpo è più facile controllare il punto di rilascio. I problemi di controllo si verificano quando il braccio si muove fuori dal piano e lontano dal corpo. Un confronto tra lo stile a mulinello e lo stile a fionda illustra questo concetto. Per entrambi gli stili di lancio il punto di rilascio è lo stesso poiché il bersaglio è lo stesso. Ma dalla punta del movimento a fionda, che solitamente si svolge attraverso il corpo, la lanciatrice ha assai poco tempo per sistemare il suo movimento del braccio per trovare quel punto di rilascio. Per contro, nello stile a mulinello, il braccio resta in un piano vicino al corpo e non ha bisogno di risistemarsi in quel piano per il rilascio. Per questo lo stile a mulinello ha un meccanismo di controllo “ congenito “. Si ritiene universalmente che le lanciatrici a mulinello abbiano miglior controllo di quelle a fionda. Una circonduzione del braccio vicina al corpo riduce inoltre le possibilità di infortunio. Un movimento del braccio “ a mulinello “ a lato del corpo crea una significativa quantità di tensione all’articolazione della spalla. Spostare il braccio fuori dal piano che costringerebbe il braccio a strisciare all’altezza della testa e del fianco, pone un carico ancora maggiore sul braccio di lancio. Malgrado la definizione per cui il lancio a mulinello sia “ sicuro “ non sia

esatta, è fuor di dubbio che il giro del braccio vicino al lato del corpo è più naturale del passaggio della mano dietro o lontano dalla testa. Quando il braccio si avvicina al punto di rilascio il gomito inizia a flettersi ed il polso dovrebbe essere caricato in preparazione di una rapida frustata al rilascio. Possiamo prendere in considerazione ancora il concetto di sequenza prossimale - distale. Nel lancio l’articolazione della spalla ( prossimale ) inizia a piegarsi una volta raggiunta la punta del movimento. Poi comincia a piegarsi il gomito ed infine avviene la frustata di polso quando viene rilasciata la palla. La flessione del polso e del gomito dovrebbero continuare attraverso il rilascio e la chiusura del movimento. Sebbene la palla venga scagliata in direzione del guanto del ricevitore nella fase di chiusura questa è una fase critica del movimento. L’energia e le forze prodotte durante tutto il lancio restano nel braccio di lancio dopo il rilascio della palla. Questa energia dev’essere dispersa dalla leva del braccio ed agisce per diminuire la tensione sulla spalla. Durante la fase di lancio della palla, i muscoli anteriori della spalla dovrebbero contrarsi per scagliare la palla. Una volta rilasciata la palla, però, entrano in gioco i muscoli posteriori della spalla per diminuire la velocità e bloccare il movimento del braccio. Rinforzare il braccio di lancio è importante ma i muscoli posteriori sono spesso trascurati. Dei forti muscoli posteriori della spalla possono rendere minima la flessione della spalla dopo il rilascio della palla, il che per contro diminuisce la tensione sulla spalla.

4.6 La tensione su spalla e gomito Dalle osservazioni fatte appare che le tensioni più incisive sulla prestazione a carico del braccio siano le forze di distrazione. All’altezza del gomito questa forza agisce lungo l’avambraccio in direzione del polso. I dati rilevati ai Pan Am Trials mostravano una forza di distrazione del gomito media del 56% del peso corporeo. Quando la palla viene spostata nel movimento a mulinello aumenta la distrazione al gomito. Il braccio, la mano, la palla si muovono molto velocemente come un’unità fino all’istante del rilascio della palla. Quando la palla lascia la mano, il braccio e la mano tendono a seguirla. Questo è il momento in cui la distrazione al gomito raggiunge il suo massimo. In un certo senso l’avambraccio viene allontanato dall’articolazione del gomito. Questa è una delle ragioni dell’importanza di una corretta chiusura. Fondamentalmente, l’unica cosa che può essere fatta per ridurre la distrazione del gomito dopo il rilascio della palla è piegare il gomito. Il braccio è meno vulnerabile ai carichi di distrazione del gomito quando il gomito viene flesso. E’ da considerare che spesso lanciatrici giovani ben impostate mostrano una maggiore flessione del gomito rispetto a lanciatrici esperte. La forza di distrazione all’altezza della spalla è una trazione diretta lungo la parte superiore del braccio e puntata in direzione del gomito, tendente ad allontanare la parte superiore del braccio dall’articolazione della spalla. Quando la palla si muove dalla punta del movimento verso il punto di rilascio, la forza di distrazione della spalla aumenta rapidamente e raggiunge il suo massimo al rilascio della palla. La forza di distrazione della spalla media ai Pan Am Trials era dell’84% del peso corporeo. Altri elementi possono aiutare a spiegare l’insorgenza di carichi così elevati a danno di gomito e spalla di lancio. Quando i fianchi chiudono, la parte inferiore del corpo si muove con quella superiore. Se i fianchi non chiudono, la parte superiore del corpo ruota con quella inferiore e il braccio è costretto a muoversi attraverso il corpo. Questo aumenta la tensione di distrazione. Anche il grado di flessione della spalla ( cioè quanto lontano e in avanti il braccio si stacchi dal corpo ) durante la chiusura del movimento assume rilevanza. La tendenza del braccio è ancora quella di seguire la palla dopo il rilascio. E’ importante, però, che i muscoli posteriori della spalla si contraggano per limitare la flessione della spalla dopo il rilascio della palla. Questo salva la spalla dalla tensione di distrazione. La spalla tende ad essere tirata fuori dall’articolazione e non permettere al braccio di passare troppo distante davanti al corpo riduce questo carico. Anche la flessione del gomito aiuta a ridurre la tensione di distrazione alla spalla. Diminuendo la lunghezza del braccio attraverso la flessione del gomito

si verifica meno forza all’articolazione della spalla. In un certo senso viene accorciata la leva del braccio. La flessione del gomito tende anche a fare da contrappeso alla flessione della spalla. Un gomito piegato almeno rallenterà il movimento del braccio quando passa davanti al corpo. Ulteriori approfondimenti, specialmente per quanto riguarda i possibili infortuni alla spalla e al gomito, saranno trattati nei capitoli seguenti.

4.7 Il braccio dimenticato In molti manuali per allenatori vengono indicati gli ingredienti-chiave per insegnare il lancio a mulinello : movimento del braccio di lancio, meccanica del passo, spinta della gamba dietro e ruolo dei fianchi e del tronco. L’unica parte del corpo non inclusa in questa lista è quella che si tende a dimenticare. Fin troppo spesso il movimento del braccio del guanto non viene sottolineato mentre si insegna ai giovani come lanciare. Ci sono almeno due elementi del lancio a mulinello che il braccio del guanto può supportare. Il primo è l’equilibrio. Quando il movimento circolare del braccio di lancio comincia, il movimento del braccio del guanto all’esterno davanti al corpo fa da contrappeso o da bilanciamento per il movimento del mulinello. Se il braccio del guanto non fa niente durante il mulinello, il centro di massa della lanciatrice tenderà a seguire il braccio di lancio. Quando il braccio di lancio si muove indietro e in basso dietro il corpo, anche il centro di massa tende a spostarsi indietro e verso il basso. Per fare un esempio, si provi a stare in piedi con le braccia allineate lungo i fianchi e poi a sollevare rapidamente il braccio destro a livello della spalla senza muovere il braccio sinistro. Il corpo tende a pendere sulla destra. Ma se le braccia si muovono simultaneamente a livello delle spalle il centro di massa del corpo dovrebbe restare fermo. Questo avviene perché il movimento di un braccio fa da contrappeso ( equilibra ) il movimento dell’altro. Gli effetti delle braccia sul corpo si elidono a vicenda. Tornando al lancio, se il braccio del guanto non si muove per equilibrare il movimento del braccio di lancio il centro di massa del corpo ha la tendenza a muoversi verso il basso. Poiché l’obbiettivo del lancio è quello di muovere il corpo e la palla in avanti verso il bersaglio questo movimento in basso è dannoso per l’efficacia del lancio. L’altro beneficio del braccio del guanto è la produzione di potenza. Si è già parlato diffusamente dell’importanza del tronco quale connessione fondamentale tra la parte inferiore e quella superiore del corpo. La rotazione dei fianchi da una posizione aperta ( di fronte alla terza base per un destro ) a una posizione chiusa ( di fronte a casa base ) è decisiva per la velocità della palla e per la riduzione di tensione sul braccio di lancio. Il braccio del guanto può assistere la spinta della gamba dietro nel produrre questa rotazione del fianco e del tronco. Una volta che il braccio del guanto viene portato all’esterno davanti al corpo come elemento di equilibrio all’inizio del lancio, esso può venire utilizzato per “ tirare “ il lato del corpo del guanto indietro quando la parte di lancio si muove in avanti. Per una lanciatrice destra, se il suo lato sinistro si muove indietro e il lato destro si muove in avanti, lei ruota in posizione chiusa. Una efficace spinta della gamba dietro è estremamente potente. Fondamentalmente essa agisce per spingere in avanti il lato di lancio del

corpo. Ciò applica un carico sulla gamba di passo che deve tirare con la stessa forza indietro contro il terreno così da permettere la rotazione dei fianchi. Il braccio del guanto può togliere parte del carico alla gamba di passo se esso aiuta a tirare indietro il lato del corpo non di lancio. Le lanciatrici che imparano a tirare in fuori la mano del guanto all’inizio del lancio solitamente lo fanno per distrarre il battitore. Un ulteriore vantaggio è l’effetto di bilanciamento quando entrambe le braccia si muovono in direzioni opposte. Molto spesso, però, il braccio del guanto cade a fianco del corpo quando la palla viene rilasciata. Quando ciò avviene va perduta un’opportunità di produrre potenza. Se la mano del guanto dev’essere tirata fuori nella visuale del battitore, anche il braccio del guanto potrebbe continuare il suo movimento ed assistere la gamba di passo nella rotazione dei fianchi. Per ottenere massima efficacia una lanciatrice deve prestare attenzione al braccio del guanto. L’equilibrio e la produzione di forza sono due componenti basilari nel lancio. Se qualcosa di così semplice come il movimento del braccio del guanto può influenzare queste componenti, è necessario sfruttarlo. Se usare tutto il corpo per tirare la palla è il metodo più sicuro e più produttivo , allora non possiamo dimenticare il braccio del guanto.

4.8 La chiusura del movimento Chi si accosti al lancio del softball considerando soltanto l’efficacia del lancio in sé, senza particolare accento sulla corretta meccanica, tende a sottovalutare la chiusura del movimento. Altri vanno anche oltre fino a dire che questa fase del lancio non ha alcuna importanza. E’ altresì chiaro che la chiusura del movimento è dettata da ciò che accade prima. Una buona meccanica di lancio porta ad una chiusura corretta e un errore nella meccanica solitamente diventa evidente nella chiusura. Dopo il rilascio della palla la posizione finale della lanciatrice è un buon indicatore della frustata dei fianchi, della spinta della gamba dietro e del movimento del braccio. L’iperrotazione dei fianchi ( ad es. Una lanciatrice destra che alla fine del movimento si trova fronte alla prima base ) suggerisce un passo corto o una mancanza di rotazione dei fianchi in posizione aperta ( verso la terza base ) prima durante il lancio. Un braccio di lancio teso può essere provocato da una mancanza di frustata di polso e/o di gomito durante il rilascio della palla. Perciò la chiusura è un indicatore della prestazione e non si può trascurare. Sembra dunque valida l’opinione per cui la chiusura abbia un ruolo importante nella protezione del braccio di lancio. L’energia e le forze prodotte durante tutto il lancio restano, come già sottolineato in precedenza, nel braccio di lancio dopo che la palla è stata rilasciata e punta verso il guanto del ricevitore. Questa energia nel braccio dev’essere dispersa durante la chiusura. La flessione del polso e del gomito aiuta a ridurre la tensione sulle articolazioni della spalla e del gomito. Diminuire la lunghezza del braccio accorcia la leva che applica la torsione all’articolazione della spalla. I muscoli posteriori della spalle giocano anche loro un ruolo considerevole nella dispersione di energia. In generale i muscoli lavorano a coppie. Uno è chiamato agonista e l’altro antagonista. Per esempio, nel piegare il gomito il bicipite fa la maggior parte del lavoro ed è lo agonista. L’antagonista è il muscolo tricipite che agisce per rallentare la flessione del gomito ed effettivamente cerca di rinforzare ( estendere ) il braccio. Durante la chiusura gli antagonisti nella parte posteriore della spalla agiscono per rallentare la rotazione della parte superiore del braccio e l’azione a “ mulinello “. Così viene dispersa energia e la spalla e il gomito sono meno sotto tensione. I muscoli usati durante la chiusura del movimento devono essere considerati nei programmi di allenamento di forza. Si tende a dimenticare gli antagonisti, mentre bisogna ricordare che il sistema muscolare tende a funzionare al massimo quando è equilibrato. Agonisti ed antagonisti lavorano insieme per

controllare i movimenti degli arti e perciò tutti i muscoli usati nel lancio ( non solo quelli usati per scagliare la palla ) sono importanti.

4.9 Una frequente controversia : il salto Un quesito sollevato spesso riguarda il cosiddetto “ salto “ - numerose sono le definizioni che sono state trovate per questo stile di lancio - che viene predicato ed insegnato molto oggi. E’ già stata illustrata tutta la complessità del movimento a mulinello, con molte parti del corpo che si muovono in direzioni diverse. Controllare e coordinare le componenti del mulinello è già difficile se entrambi i piedi stanno a contatto con il terreno. Aggiungere una fase aerea del lancio complica le cose ulteriormente. Per essere un lanciatrice con salto bisogna incorporare al meccanismo uno “ stacco “ e un atterraggio. In altre parole, tutto ciò lo rende un’abilità ancor più complessa. Saltare riduce anche il tempo a disposizione della lanciatrice per generare forza con il suo piede non di passo. La fase del lancio della palla si svolge in un brevissimo arco di tempo, e il tempo per la spinta delle gambe è poco per ogni lanciatrice. Una lanciatrice al salto ha ancor meno tempo per produrre potenza perché non può controllare l’atterraggio dalla fase aerea prima che possa spingere in avanti. E’ stata diffusamente illustrata l’importanza del lavoro dei piedi nel lancio e di una buona base di supporto dalla quale generare potenza. Lo stile del lancio con salto contraddice però tutti i principi che regolano un efficace lavoro dei piedi. Anche la produzione di potenza viene ridotta in una fase aerea a causa dell’inefficace uso dei fianchi, che sono la connessione fondamentale tra la parte inferiore e quella superiore del corpo. Aprire e chiudere i fianchi dipende dall’uso dei grandi muscoli del tronco e della parte inferiore del corpo nello scagliare la palla. Il minor tempo per la spinta delle gambe, insieme a una ridotta quantità di tempo per ruotare i fianchi, rende il lancio con il salto un metodo inefficace. Le lanciatrici che aspettano ad aprire i fianchi fino a quando non atterrano dal salto non hanno il tempo giusto per coinvolgere efficacemente la parte inferiore del corpo nel lancio. E anche se alcune lanciatrici riescono a ruotare i fianchi in posizione aperta mentre sono in aria, la conseguente mancanza di potenza di spinta delle gambe ha come risultato un uso meno produttivo della parte inferiore del corpo. Oltre a provocare maggior tensione al braccio di lancio a causa della minor efficienza della parte inferiore del corpo, aumentano anche le tensioni articolari a caviglie, ginocchia e fianchi. I dati preliminari hanno mostrato una forza di reazione del terreno sul piede di passo di 6/8 volte il peso del corpo all’atterraggio dalla fase aerea del lancio. Questa forza si verifica al piede ma dev’essere assorbita in tutta la gamba. A seconda dell’orientamento del piede quando atterra le forze di reazione del terreno possono anche provocare carichi rotatori alla caviglia e al ginocchio che mettono in tensione la cartilagine e i legamenti di queste articolazioni. Un altro retroscena del lancio con il salto è il movimento verticale controproducente associato ad esso. L’obbiettivo del lancio, come è già stato ripetuto più volte, è scagliare la palla verso casa base. Lo schema motorio più

efficace sarebbe in direzione dritta avanti. Una lanciatrice che salti, comunque, spreca del movimento in direzione verticale. Questo deve anche essere disperso durante l’atterraggio. Inoltre, il salto richiede alla lanciatrice energie extra . Sebbene non siano ancora stati fatti studi sul salto in contrapposizione allo strascinamento del piede sul terreno, sembra che i muscoli della gamba di una lanciatrice con il salto si affatichino prima.

5. INFORTUNI Considerando che è impossibile esaurire in questa sede il tema così importante degli infortuni legati al movimento di lancio, vengono presentati qui di seguito alcuni spunti introduttivi. E’ necessario ricordare innanzitutto che il lancio a mulinello è molto diverso dal lancio sopramano del baseball. La pedana, la grandezza e il peso della palla, la velocità della palla e l’orientamento del braccio sono completamente diversi tra i due stili. Resta comunque il fatto che all’istante del rilascio della palla alcune lanciatrici a mulinello subiscono la stessa quantità di forza di distrazione all’articolazione della spalla dei lanciatori di baseball. A tutt’oggi i dati a disposizione restano pochi. Non si può ancora definire, ad esempio, il risultato della distrazione alla spalla in un movimento sottomano a confronto con un lancio sopramano. E’ da accettare il fatto, tuttavia, che questa forza esiste nel lancio da softball e la sua grandezza non può essere di beneficio all’articolazione della spalla. Una prestazione atletica come il lancio a mulinello provoca un trauma al corpo ogni volta che viene eseguita. Dopo un allenamento di lancio, per esempio, la spalla di lancio è incorsa in un “ microtrauma “ ai suoi teneri tessuti. Nonostante la connotazione della parola “ trauma “ questo non è necessariamente negativo. Il danno solitamente si ripara molto in fretta. Questo concetto è strettamente correlato al principio di sovraccarico dell’allenamento di forza, che sostiene che per costruire un muscolo esso deve essere portato oltre il suo limite. Perciò, in un certo senso, il microtrauma che si verifica nel lancio è parte di un processo di allenamento/ adattamento. Il grado del trauma o del danno che si verifica con ogni lancio varia da lanciatrice a lanciatrice. Esso varia anche in dipendenza dalla meccanica di lancio e dalla forza dell’atleta, dal recupero tra le sedute. Sono la ripetizione e gli effetti cumulativi di questo trauma che portano ad infortuni da sovralavoro. Essi non sono il risultato di un lancio o di un singolo incidente, bensì si sviluppano nel tempo. Non ci si può permettere di non considerare le conseguenze dei gesti quando si tratta con le lanciatrici di softball. Ogni lancio ha il potenziale di contribuire all’infortunio. Un problema di sovralavoro può iniziare a svilupparsi all’età di 10 anni e non manifestarsi seriamente fino all’età di 30 anni, ben oltre il momento più importante della carriera di gioco dell’atleta. Con l’età i tessuti del corpo cambiano e le conseguenze del trauma accumulato si moltiplicano. E’ fondamentale, dunque, considerare le conseguenze a lungo termine del lancio a mulinello. Non è possibile dare per scontato che poiché una lanciatrice ha ricevuto insegnamenti per 10 anni e non ha mai avuto infortuni il programma abbia avuto successo. Molte lanciatrici riescono ad avere carriere piuttosto lunghe prima di sentire gli effetti di un infortunio da sovralavoro. E’ quindi imperativo cercare di portare al minimo le tensioni alle articolazioni nel lancio.

Gli infortuni al braccio sono i più frequenti per le lanciatrici di softball. I muscoli principali coinvolti negli infortuni del lancio sono i bicipiti, i muscoli dell’avambraccio e la cuffia dei rotatori. Il muscolo bicipite è il grande muscolo della parte superiore del braccio. Il tendine del bicipite che lo collega all’articolazione della spalla spesso si infiamma, problema diagnosticato con il nome di tendinite del bicipite. Questo è un tipo di infortunio causato da superlavoro. Una ripetuta tensione al tendine provoca la sua irritazione e il conseguente dolore. I muscoli dell’avambraccio agiscono nel permettere la rotazione dell’avambraccio e la flessione del polso. Perciò questi muscoli sono esposti ad infortuni durante il movimento di lancio. La maggior parte dei muscoli dell’avambraccio si attaccano vicino al gomito e spesso questa articolazione è dolorante o si gonfia. Gli infortuni interessano anche i tendini di questi muscoli che si infiammano. Il termine “ cuffia dei rotatori “ è particolarmente frequente nei discorsi degli sportivi. E’ universalmente risaputo che i lanciatori di baseball hanno spesso problemi alle “ cuffie “. Tecnicamente con questo termine si definisce un gruppo di tendini di quattro muscoli della spalla , ma il più delle volte si intendono i muscoli stessi. Questi muscoli sono il sopraspinale, l’infraspinale, il teres minore e lo subscapolare. Essi agiscono insieme per decelerare il braccio e tenere l’omero nell’articolazione della spalla, prevenendo così la dislocazione. Gli infortuni possono includere qualunque cosa , dalla tendinite ( infiammazione dei tendini ) alla lesione ( restringimento del muscolo tra due strutture, solitamente ossa ) ad una lacerazione ( parziale o completa ). Essi nascono dall’aspetto superiore e laterale così come dal lato inferiore della scapola. Tutti i muscoli sono attaccati alla maggiore tuberosità dell’omero. Le funzioni di questi muscoli sono la rotazione interna ed esterna della parte superiore del braccio. Il sopraspinale, l’infraspinale e il teres minore sono tutti rotatori esterni, mentre il subscapolare è un rotatore interno. Quando una lanciatrice si lamenta per il dolore alla spalla presenta alcuni di questi sintomi : - un dolore acuto a certi movimenti della spalla - un dolore intenso disposto ad arco tra i 70° - 120° di adduzione. - rilasciamento in punti specifici sulla parte anteriore e posteriore della spalla ( premere su entrambi i lati per confrontarli ) - dolore aumentato resistendo all’adduzione o alla rotazione esterna Le ragioni di questi dolori includono : - il tiro sopramano con una tecnica difettosa - la lanciatrice lancia per tutta la partita sottomano e nelle ultime riprese deve fare un tiro veloce su una base senza aver tirato sopramano sin dal riscaldamento iniziale - improprio equilibrio muscolare

- blocco istantaneo della chiusura del movimento o mancanza di decelerazione graduale durante la fase di chiusura - lancio senza un programma di allenamento di forza ( la meccanica di base del lancio e del tiro sopramano utilizza i principali rotatori interni : bicipiti, pettorali, deltoide anteriore. Perciò già con il semplice allenamento si ottiene il rinforzo di questi potenti muscoli senza considerazione però del necessario equilibrio con i rotatori esterni ). Gli infortuni nelle lanciatrici di softball possono essere acuti, con una manifestazione improvvisa o con un logoramento nel tempo e lacerazioni da sovraccarico. Le tendiniti e le borsiti sono esempi di questi infortuni da sovralavoro e sono i più comuni nel braccio di lancio. Molto raramente singoli lanci provocano un infortunio al braccio. Tendini, legamenti e muscoli sono perlopiù colpiti dai danni del lancio. Un tendine collega un muscolo ad un osso ed è effettivamente considerato parte del muscolo. Ad entrambe le estremità del muscolo un tendine lo collega ad un osso. Un legamento collega osso con osso e si trova alle articolazioni ( ad es. Polso, gomito e spalla ), dove due o più ossa sono unite. Come è risultato dagli studi già citati, durante il lancio insistono forze di notevole intensità sulle articolazioni del gomito e della spalla. Le tensioni maggiori sono forze di distrazione che tendono a strappare le ossa alle due articolazioni. Naturalmente ciò in realtà non avviene e queste forze si verificano per un periodo estremamente breve ma esse caricano i muscoli, i tendini e i legamenti del braccio della lanciatrice. Il muscolo bicipite e il tendine vengono messi sotto pressione durante tutto il lancio quando il braccio compie la sua circonduzione nel mulinello e durante il rilascio violento della palla quando il gomito inizia a piegarsi. I muscoli della cuffia dei rotatori che agiscono per far ruotare esternamente la parte superiore del braccio sono caricati dal rilascio per tutta la chiusura del movimento poiché cercano di far rallentare il braccio e di tirarlo indietro verso il corpo. I muscoli dell’avambraccio e del gomito sono sotto tensione appena prima e al rilascio, specialmente su lanci diversi dalla veloce. Le considerazioni fatte devono valere, come già citato nell’introduzione, da semplici cenni su un argomento che necessita attenzione e diffusione come quello della patologia legata ai movimenti del lancio del softball. Non è difficile dire che esiste un’alta percentuale di lanciatrici, anche a buoni livelli di gioco, che mostra una meccanica di lancio difettosa. Sebbene esistano teorie diverse per l’insegnamento del lancio del softball, una serie di principi fondamentali sembrano essere universalmente condivisi. A questi si aggiungano i principi scientifici che guidano tutti i movimenti e quelli biomeccanici che portano ad una prestazione ottimale e ad una riduzione delle possibilità di infortunio.

Diventa perciò sempre più impellente il bisogno per coaches ed atleti di aumentare le conoscenze sul problema allo scopo di “ prevenire anziché curare “ il più presto possibile.

APPENDICE L’allenamento di giovani lanciatrici L’impostazione di giovani lanciatrici rappresenta la chiave per il progresso nel softball, uno sport in rapidissima evoluzione. Esistono varie scuole e varie metodologie per insegnare il lancio a mulinello oggi, tutte di grande interesse, ma la scelta della “ scuola “ giusta sembra dipendere troppo spesso esclusivamente dai risultati conseguiti. Come è stato illustrato nei capitoli precedenti, c’è un grado di sicurezza ancora non raggiunto che deve costituire sempre più la priorità nell’insegnamento di questo importante fondamentale. I principi fisici e biomeccanici coinvolti nel movimento di lancio a mulinello restano ai più ancora oscuri, o perlomeno non si è ancora raggiunta - tranne che in pochi eccezionali casi - la piena e funzionale collaborazione tra i tecnici della preparazione atletica e gli istruttori che permetterebbe finalmente di ottenere una preparazione finalizzata al gesto e non globale o generica. Un comune punto di contesa tra gli esperti del settore è la questione della priorità della velocità o del controllo. Alcuni coaches sostengono che il controllo dovrebbe essere studiato prima della velocità. L’argomento a favore di questa tesi è che se la lanciatrice non sa lanciare strikes non può comunque avere efficacia. Chi sostiene questo punto di vista è inoltre convinto che una volta imparato il controllo, aggiungendo la velocità il controllo stesso sarà ancora più facile. Altri coaches ritengono che la velocità dovrebbe avere la precedenza sul controllo. Secondo loro la velocità è l’aspetto più difficile da insegnare e perciò dovrebbe essere sottolineato per primo. Il campo dell’apprendimento/controllo motorio è un altra disciplina della Scienza dello Sport ed è collegato strettamente alla biomeccanica. Uno dei principi di questo campo è la cosiddetta Legge di Fitts e tratta del problema velocità-controllo. La legge fondamentalmente dice che una bassa velocità di movimento permette un grande controllo, mentre un’alta velocità di movimento compromette la precisione. La velocità nel lancio a mulinello, da un punto di vista biomeccanico, deriva dalla spinta delle gambe, dalla rotazione dei fianchi, dalla velocità del braccio e dalla coordinazione e sincronizzazione di tutte le fasi del lancio. La velocità della palla non può arrivare al massimo senza la meccanica corretta. La forza utilizzata per scagliare la palla nasce quando il piede dietro spinge contro il terreno. La forza si muove attraverso le gambe e con la giusta rotazione dei fianchi viene trasferita dalla parte inferiore del corpo attraverso il tronco al braccio di lancio. Questa forza, insieme alla forza muscolare nel braccio di lancio, quando è coordinata correttamente porta alla massima velocità della palla.

Il controllo, da una prospettiva biomecccanica, è meno complicato. Poiché la palla compie una circonduzione a lato del corpo e viene tenuta vicino ad esso per tutto il movimento il lancio a mulinello ha un meccanismo “ congenito “. Una volta appresa una buona meccanica, la lanciatrice principiante dovrebbe avere un discreto controllo, specialmente su palle interne ed esterne. Tenere il braccio aderente al corpo durante il mulinello e al rilascio assicura questo controllo di palla. L’unico fattore rimanente nel controllo è il punto di rilascio. Una volta controllata l’altezza del rilascio lo strike viene da sé. Senza dubbio lavorando con le lanciatrici giovani il primo obbiettivo dovrebbe essere concentrarsi sull’insegnamento della meccanica corretta. Poiché la buona meccanica dev’essere appresa per massimizzare la velocità della palla sembra che questa dovrebbe essere la prima preoccupazione. Il meccanismo congenito provvederà da sé al resto. Se la precisione diventa la priorità della lanciatrice, ciò dovrà avvenire a spese della velocità, secondo la Legge di Fitts. Questo solitamente significa che tutto il lancio , o parti importanti di esso, viene rallentato per poter tirare strikes. In questo caso il corpo della lanciatrice apprende un’abilità e una serie di schemi motori (combinazioni di movimenti di arti e tronco) associati ad essa. I muscoli della lanciatrice imparano a contrarsi a una certa velocità e in una certa sequenza. Quando ella è pronta ad aumentare la velocità, però, il suo corpo deve ri-apprendere l’abilità. Gli schemi motori adatti al controllo non sono più validi per lanciare a maggior velocità. In un certo senso, la lanciatrice deve ri-educare i suoi muscoli per un’abilità totalmente nuova. Una lanciatrice principiante che viene istruita a concentrarsi sul controllo può anche impiegare più tempo ad apprendere i fondamentali del movimento se cerca di guidare il lancio. “ Portare “ la palla solitamente ha come risultato una tensione dei muscoli ed un braccio teso al rilascio. D’altra parte, una lanciatrice che ha appreso dei buoni fondamentali, a cui viene detto di non preoccuparsi del controllo e che viene incoraggiata a lanciare “ dando tutto “ sin dall’inizio , dovrà imparare l’abilità una volta sola. Sottolineare la meccanica corretta, una forte spinta di gambe, la rotazione dei fianchi e la corretta sequenza temporale del movimento di tutte le parti del corpo otterrà la massima velocità e una volta presa padronanza dei fondamentali il controllo non tarderà ad arrivare. Evitare di preoccuparsi della precisione renderà, inoltre, l’apprendimento dell’abilità di lancio un processo meno frustrante. Per concludere ecco alcune considerazioni su problemi comuni a giovani lanciatrici. La maggior parte delle lanciatrici giovani inizia con un movimento simile allo stile a fionda. Di solito i fianchi restano chiusi verso casa base per tutto il movimento, il braccio viene tenuto dritto e non c’è frustata di polso. Questo tipo di movimento ha una somiglianza con il bowling. Il peggio è che questo

inizio porta con sé delle cattive abitudini che a volte sono molto difficili da correggere quando si passa allo stile a mulinello. Il problema più comune è forse riuscire a far aprire e chiudere i fianchi. Nella maggior parte dei casi la tendenza é a piegarsi in avanti all’inizio del movimento. La flessione in avanti porta la lanciatrice a sbilanciarsi, il che è già un problema di per sé, ma rende anche difficile ruotare i fianchi. Un corpo può ruotare attorno al suo asse lungo ( un asse che va dalla testa ai piedi ) più facilmente se il corpo è dritto e ben disteso. In biomeccanica si parla di momento di inerzia quando un corpo sta ruotando. Stando dritti in piedi si ha un minore momento di inerzia e perciò il corpo ruota più facilmente attorno all’asse lungo. Quanto più una lanciatrice si piega in avanti, tanto maggiore è il momento di inerzia e tanto più difficile è ruotare i fianchi. Aprire e chiudere i fianchi è un movimento essenziale nel lancio a mulinello. Un altro problema delle principianti, che a volte deriva dalla tecnica “ a bowling 2, è il tenere il braccio teso al rilascio e per tuta la chiusura. Piegare il gomito non solo aggiunge velocità alla palla facendo intervenire più muscoli nel movimento, ma è anche importante per ridurre la tensione alla spalla. Insieme al braccio teso solitamente c’è la mano piatta. In altre parole senza frustata di polso. Specialmente quando lanciano con il ricevitore, le lanciatrici principianti cercano di controllare la palla così tanto che il polso non si piega mai. E’ meglio, dunque, evitare di tirare troppo presto dalla distanza regolamentare e insegnare la tecnica corretta. Lo stile a mulinello ha, per così dire, un suo dispositivo di controllo quando la meccanica è perfetta. Un’ultima cosa da sottolineare è l’importanza dell’incoraggiamento alle giovani lanciatrici ad essere consistenti. Una volta messo insieme il movimento è essenziale che ripetano le stesse cose ogni volta che lo eseguono. Caricamento, sequenza dei movimenti, posizione del piede di passo e punto di rilascio devono restare costanti. Le lanciatrici che sono consistenti nei loro movimenti progrediscono molto più velocemente.

NOTA DEL CURATORE Il presente lavoro , riedito dopo la prima stesura nel 1995 , intende essere un modesto contributo allo studio della meccanica del lancio del softball, considerato a ragione l’abilità più complessa e allo stesso tempo determinante per il successo in questa disciplina. Al di là delle considerazioni di carattere scientifico contenute nel testo, ricavate dalla traduzione di articoli apparsi negli Stati Uniti negli ultimi cinque anni, restano alcune - a mio avviso - valide indicazioni per cominciare un discorso metodico sull’impostazione di giovani lanciatrici. Troppo spesso infatti l’unica preoccupazione è quella di raggiungere un livello sufficiente di controllo così che la lanciatrice “ faccia giocare “ la sua squadra. Per mancanza di conoscenze o di tempo o di materia prima si trascura la corretta impostazione del movimento, che richiede pazienza, precisione e ripetizione della meccanica per costituire una solida base di lavoro per il futuro. Il futuro dev’essere il nostro precipuo interesse, infatti : il futuro di questo sport che dipende dal livello delle prestazioni e il futuro delle nostre giocatrici, perché lo sport ha il dovere di garantire uno sviluppo fisico armonico e completo, studiando parallelamente al crescere della performance i metodi di prevenzione degli infortuni e dei problemi nel tempo. Bisogna appunto ricordare che non solo l’assenza di infortuni per una o più stagioni dev’essere un obbiettivo da perseguire, bensì l’eliminazione di conseguenze per la vita futura delle atlete, cosa che persino negli U.S.A. sta cominciando solo ora ad essere sentita come problema. La presente ricerca ha dunque l’ambizione di poter costituire un punto di partenza, soprattutto per i programmi che riguardano le attività giovanili e la promozione, di cui abbiamo un enorme bisogno : il futuro nasce proprio da qui.


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