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La catastrofe del Libano chiama tutti a collaborare per il ......«uno dei più importanti documenti...

Date post: 10-Sep-2020
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 182 (48.506) Città del Vaticano lunedì-martedì 10-11 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!:!=!=! All’Angelus il Papa lancia un nuovo appello affinché il Paese mediorientale torni a essere modello di convivenza La catastrofe del Libano chiama tutti a collaborare per il bene comune E ricordando i tragici bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki auspica un mondo senza nucleare Ricordo del vescovo Casaldáliga Plá Della Terra e del popolo Due giorni di scontri attorno a Parlamento e ministeri con centinaia di arresti e un agente morto Guerriglia urbana a Beirut mentre il governo perde altri pezzi Trump firma una serie di ordini per stimolare l’economia Usa: in cinque milioni hanno contratto il covid-19 PAGINA 3 Virgilio e il primato della poesia latina e italiana su quella greca Anche le cose versano lacrime CLAUDIO DAMIANI A PAGINA 5 Il contributo del beato Rosmini alla conversione di John H. Newman Luci vivide di un’unica Verità ROBERTO CUTAIA A PAGINA 6 11 agosto, santa Chiara d’Assisi Madre per sempre CHIARA BENEDETTA GONETTI A PAGINA 8 ALLINTERNO Liberati 400 prigionieri talebani Afghanistan, un passo verso la pace #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI A colloquio con Samuele De Grandis cofondatore dell’app EmpatHero Un’arma segreta chiamata empatia RACHEL JOANNA CETERA A PAGINA 4 OSPEDALE DA CAMPO Il multiforme impegno di Chiesa e Medici con l’Africa Cuamm nel Sud Sudan Una sfida in più ENRICO CASALE A PAGINA 7 Ci sono il Libano e il Giappone nei pensieri ricorrenti di Papa Francesco in questi primi giorni di agosto: lo ha confidato egli stesso al termine dell’Angelus di domenica 9, parlan- do della «catastrofe» di Beirut, che «chiama tutti, a partire dai libanesi, a collaborare per il bene comune di questo amato Paese»; e dei «tragici bombardamenti» delle città giappo- nesi martiri dell’atomica, Hiroshima e Nagasaki. Riguardo al Paese dei cedri — ve- dendo tra i fedeli in piazza San Pie- tro una bandiera che attestava la presenza di un gruppo di libanesi — il Pontefice ne ha rimarcato l’«iden- tità peculiare, frutto dell’incontro di varie culture, emersa nel corso del tempo come un modello del vivere insieme». E al contempo non ha po- tuto fare a meno di constatare ama- reggiato come «questa convivenza ora» sia «molto fragile». Da qui la preghiera del vescovo di Roma af- finché, «con l’aiuto di Dio e la leale partecipazione di tutti», tale pacifica convivenza «possa rinascere libera e forte». E in proposito ha invitato «la Chiesa in Libano ad essere vici- na al popolo nel suo Calvario, come sta facendo in questi giorni, con so- lidarietà e compassione, con il cuore e le mani aperte alla condivisione», rinnovando «inoltre l’appello per un generoso aiuto da parte della comu- nità internazionale». Con un’ulterio- re duplice raccomandazione — ag- giunta a braccio al testo preparato — rivolta «ai vescovi, ai sacerdoti e ai religiosi» del Paese: «che stiano vici- ni al popolo e che vivano con uno stile di vita improntato alla povertà evangelica, senza lusso, perché il vo- stro popolo soffre», ha auspicato. Poco prima, nel giorno in cui il Giappone faceva memoria del set- tantacinquesimo anniversario della devastazione di Nagasaki, seconda città a sperimentare l’orrore della bomba atomica tre giorni dopo Hi- roshima, il Papa aveva ricordato «con commozione e gratitudine» la visita compiuta nella terra del Sol Levante a novembre del 2019, rinno- vando l’esortazione «a pregare e a impegnarsi per un mondo totalmen- te libero da armi nucleari». Prima della recita dell’Angelus, nel commentare come di consueto il vangelo della domenica, il Pontefice si era soffermato sull’episodio di Gesù che cammina sulle acque del lago in tempesta (Matteo 14, 22-33), traendone un insegnamento sempre valido: «Nei momenti bui... — ha spiegato — Lui sa bene che la nostra fede è povera», perché «tutti noi siamo gente di poca fede, tutti noi, anch’io, tutti». PAGINA 8 BEIRUT, 10. Non si ferma la prote- sta a Beirut a quasi una settimana dalla terribile esplosione che marte- dì scorso ha devastato il porto e parte del centro della capitale liba- nese causando almeno 160 morti, oltre 5.000 feriti e decine di disper- si e 300.000 sfollati. Nuovi scontri sono scoppiati ieri nel centro della città alla vigilia della riunione straordinaria, che si terrà nel pome- riggio, del consiglio dei ministri. Una riunione che si preannuncia non semplice, visto che il governo continua a perdere pezzi. Stamane si è infatti dimesso un altro mini- stro, il quarto. La centrale piazza dei Martiri è ormai diventata il teatro di una vio- lentissima guerriglia urbana. Centi- naia di manifestanti anti-governati- vi hanno attaccato con bastoni e al- tri oggetti le barriere di metallo erette attorno alla zona del Parla- mento dalle forze di sicurezza. L’esercito è intervenuto e sono scoppiati violenti scontri. Non è stati ancora reso noto il numero de- gli arresti e dei fermi. Non ci sareb- bero vittime. Altri scontri erano scoppiati sa- bato, in seguito alla manifestazione per ricordare le vittime dell’esplo- sione e chiedere alle autorità le ri- forme necessarie al paese. Polizia ed esercito sono intervenuti più volte, scontrandosi con i dimo- stranti. Venti persone sono state ar- restate; almeno 730 — secondo i da- ti della Croce rossa libanese — sono rimaste ferite. Un poliziotto è mor- to. I dimostranti, al grido di “fuori le armi da Beirut”, hanno attaccato la sede del Parlamento e l’associa- zione delle banche, e hanno anche occupato per diverse ore il ministe- ro degli esteri. Si sono ritirati solo dopo l’intervento dell’esercito. Nelle stesse concitate ore, segua- ci di Hezbollah erano scesi in stra- da nel centro di Beirut, dal vicino quartiere di Zoqaq al Blatt, per protestare contro un gruppo di ma- nifestanti che aveva esposto mani- chini del leader del movimento scii- ta, Hasan Nasrallah. L’esercito si è frapposto, respingendo l’assalto sul Ring, la sopraelevata che si affaccia sulla piazza dei Martiri. Il premier Hassan Diab è inter- venuto con un discorso televisivo, lanciando ai suoi stessi alleati go- vernativi un ultimatum di due me- si. «Sono pronto ad assumere la re- sponsabilità per i prossimi due me- si, fino a quando i partiti non tro- veranno un accordo sulla prossima fase» ha detto. Diab ha invocato «il momento della responsabilità collettiva. Vogliamo una soluzione per tutti i libanesi». Se non ci sarà un accordo soddisfacente che ga- rantisca un governo forte — ha sot- tolineato il premier — si andrà alle elezioni anticipate. Tuttavia, non è detto che l’esecu- tivo regga. Come detto, stamattina, secondo fonti di stampa, si è infatti dimesso il ministro della giustizia, Marie-Claude Najem. Ieri sera era stato invece il ministro dell’ambien- te, Damianos Kattar, ad annunciare le dimissioni, affermando di aver «perso la speranza in un regime sterile che ha fallito diverse oppor- tunità». Sabato aveva lasciato l’in- carico anche il ministro dell’infor- mazione, Paula Yacoubian. E prima dell’esplosione si era già dimesso il ministro degli esteri, Nassif Hitti. Intanto, ieri, per aiutare il Liba- no a rialzarsi dalla crisi si è svolta la videoconferenza internazionale dei donatori. Hanno partecipato trenta tra capi di stato e di gover- no, che hanno deciso di stanziare 250 milioni di euro. «Il mondo de- ve agire in fretta e con efficacia» ha detto il presidente francese, Emma- nuel Macron, principale promotore della videoconferenza. «Il caos non deve vincere». Gli aiuti saranno ge- stiti dall’Onu attraverso le sua agenzie in totale «trasparenza» e «consegnati direttamente alla po- polazione». Il Fondo monetario internaziona- le ha sottolineato che lo stanzia- mento degli aiuti è condizionato al- la attuazione di riforme. di GIOVANNI ZAVATTA «M i chiameranno sovver- sivo. E io dirò loro: lo sono. Per il mio popolo in lotta, vivo. Col mio po- polo in marcia, vado». È l’inizio di una poesia di Pedro Casaldáliga Plá, vescovo prelato emerito di São Félix, nello stato brasiliano di Mato Grosso, morto a 92 anni sabato 8 agosto a Batatais (São Paulo) per problemi respiratori aggravati dal morbo di Parkinson di cui soffriva da anni. E poeta e soprattutto “sov- versivo” monsignor Casaldáliga lo fu davvero, quando nel 1968, mis- sionario clarettiano, lasciò la natia Spagna per raggiungere per sempre il Brasile, scelta radicale di vita e di fede; e quando, da pochi giorni no- minato vescovo (da Paolo VI che sempre lo difese), scrisse la sua pri- ma lettera pastorale, Uma Igreja da Amazônia em conflito com o latifúndio e a marginalizaçao social, diventato un testo profetico, manifesto di de- nuncia a tutela delle popolazioni indigene, dell’ambiente, delle don- ne, contro la povertà, la schiavitù, l’emarginazione, i latifondisti, la dittatura. Era il 10 ottobre 1971 e il Brasile, con alla presidenza della Repubblica il generale Emílio Gar- rastazu Médici, stava vivendo uno dei periodi più difficili della sua storia, caratterizzato da violenze e repressioni. Dom Pedro si erse a baluardo dei diritti dei più deboli e indifesi, in particolare indigeni e contadini senza più terra: «Queste pagine — scrive nella lettera — sono semplicemente il grido di una Chie- sa amazzonica, la prelatura di São Félix, nel nord-ovest del Mato Grosso, contro il latifondo e l’emar- ginazione sociale di fatto istituzio- nalizzata. Per dovere di pastori e per solidarietà umana», il silenzio non può più essere tollerato. Dire la verità è «un servizio», il suo sco- po «renderci liberi». Quasi cinquant’anni fa Casaldáli- ga Plá creò il solco, tra un prima e un dopo, chiamò la Chiesa locale a denunciare «errori e omissioni», perché il punto di riferimento è «il Vangelo» e, anche, «il Vaticano II, Medellín, l’ultimo sinodo», quello del 1971, dedicato al tema Il sacerdo- zio ministeriale e la giustizia nel mon- do. Sottolinea, citando uno dei testi sinodali, che «la testimonianza (funzione profetica) della Chiesa nel mondo avrà poca o nessuna va- lidità se non dimostra allo stesso tempo la sua efficacia nell’impegno per la liberazione degli uomini an- che in questo mondo». D’altra par- te, «la Chiesa può fare ogni sforzo per difendere la verità del suo mes- saggio ma, se non la identifica con un amore dedito all’azione, questo messaggio cristiano rischia di non offrire più alcun segno di credibilità all’uomo di oggi». La diffusione della lettera pastorale — secondo il sociologo José de Souza Martins «uno dei più importanti documenti e di espulsione dal paese. Ma non se ne andò mai più. Nato a Balsareny, in Catalogna, il 16 febbraio 1928, da una famiglia di agricoltori, nel 1943 entrò nella congregazione dei Missionari figli del cuore immacolato di Maria (cla- rettiani). Venne ordinato sacerdote il 31 maggio 1952 a Montjuïc (Bar- cellona) e nel 1968 si trasferì come missionario in Brasile. Paolo VI lo nominerà prelato di São Félix do Araguaia il 27 agosto 1971, consa- crandolo vescovo il 23 ottobre suc- cessivo. Da allora, in un Mato Grosso segnato da analfabetismo ed emarginazione sociale, dove a farla da padroni erano i proprietari ter- rieri, dom Pedro divenne “teologo della liberazione”, “profeta dei po- veri”, “vescovo del popolo”. «Qui — diceva — si uccide e si muore più di quanto si viva. Qui uccidere o morire è più facile, alla portata di tutti, che vivere». Il suo obiettivo era un modello di Chiesa impegna- ta sul campo, attraverso piccole co- munità di base, sparse per le strade, con struttura partecipativa, corre- sponsabile, democratica. In tal sen- so, osserva il teologo Juan José Ta- mayo, Casaldáliga «è un esempio di globalizzazione dal basso, dalle vittime, in altre parole dell’alter- globalizzazione della speranza di fronte al pessimismo installato nella società». Un’esistenza spesa per le cause di liberazione dei popoli op- pressi che, diceva dom Pedro, «so- no più importanti della mia stessa vita». Papa Francesco, nell’esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia , cita una delle sue bellissi- me poesie: «Galleggiano ombre di me, legni morti. Ma la stella nasce senza rimprovero sopra le mani di questo bambino, esperte, che con- quistano le acque e la notte. Mi ba- sti conoscere che Tu mi conosci in- teramente, prima dei miei giorni». Navigando lungo il Tocantins amazzonico, leggere le acque come sogno, con il Signore per guida: la Terra e Dio. Per monsignor Casal- dáliga Plá, davvero un tutt’uno in- dissolubile. nella storia sociale del Brasile» — venne vietata dalla polizia federale e monsignor Casaldáliga fu minac- ciato di morte (l’11 ottobre 1976, in un carcere, una pallottola probabil- mente destinata a lui raggiunse e uccise il padre gesuita João Bosco Burnier che era in sua compagnia) KABUL, 10. La Loya Jirga ha detto sì: al termine di tre giorni di lavori, la potente Assemblea degli Anzia- ni afghana ha approvato la liberazione di 400 prigio- nieri talebani. Ora l’avvio dei colloqui di pace è più vicino, anche se nel Paese continua a scorrere il san- gue. Nella provincia centrale di Ghazni, infatti, alme- no nove agenti di polizia sono rimasti uccisi e 16 feri- ti in un attacco suicida compiuto, sempre ieri, con un’autobomba contro una stazione delle forze di si- curezza. Tutto questo all’indomani delle dichiarazioni del segretario alla difesa americano Mark Esper secondo cui il contingente militare degli Stati Uniti scenderà sotto i 5.000 soldati entro la fine di novembre. Certo, ha spiegato Esper, il Pentagono deve ancora informa- re i membri del Congresso sul piano e vuole comun- que assicurarsi che «gli Usa non siano minacciati dai terroristi che escono dall’Afghanistan». Tuttavia la strada è ormai tracciata, perché «la de- cisione della Loya Jirga ha rimosso le ultime scuse e gli ostacoli sulla via dei colloqui di pace. Siamo sulla soglia dei colloqui di pace» ha detto Abdullah Ab- dullah, che guida il processo di pace del governo ed è stato nominato capo della Loya Jirga. Secondo un elenco ufficiale visionato dall’agenzia Afp, molti dei talebani liberati sono accusati di gravi reati, e ce ne sono molti coinvolti in attacchi che han- no ucciso decine di afgani e stranieri, con più di 150 di loro che sono detenuti nel braccio della morte. Il governo afghano ha rilasciato finora quasi 5.000 dete- nuti talebani, cosa che ha suscitato grande disappun- to e dolore nelle famiglie delle vittime del terrorismo, anche internazionali. Tuttavia, il rilascio era necessa- rio per poter giungere ai colloqui intra-afghani previ- sti nell’ambito di un accordo tra Stati Uniti e taleba- ni concordato a febbraio, in cui Washington ha affer- mato che ritirerà le sue truppe dall’Afghanistan entro la metà del 2021 in cambio di garanzie di sicurezza. Un impegno, questo, assunto dal presidente Usa Do- nald Trump, che più che mai in vista delle elezioni di novembre ha ripetutamente detto di «voler porre fine alla guerra più lunga d’America».
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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 182 (48.506) Città del Vaticano lunedì-martedì 10-11 agosto 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

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!=!

All’Angelus il Papa lancia un nuovo appello affinché il Paese mediorientale torni a essere modello di convivenza

La catastrofe del Libano chiama tuttia collaborare per il bene comune

E ricordando i tragici bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki auspica un mondo senza nucleare

Ricordo del vescovo Casaldáliga Plá

Della Terrae del popolo

Due giorni di scontri attorno a Parlamento e ministeri con centinaia di arresti e un agente morto

Guerriglia urbana a Beirutmentre il governo perde altri pezzi

Trump firma una serie di ordiniper stimolare l’economia

Usa: in cinque milionihanno contrattoil covid-19

PAGINA 3

Virgilio e il primato della poesia latinae italiana su quella greca

Anche le cose versanolacrime

CL AU D I O DAMIANI A PA G I N A 5

Il contributo del beato Rosminialla conversione di John H. Newman

Luci vividedi un’unica Verità

ROBERTO CU TA I A A PA G I N A 6

11 agosto, santa Chiara d’As s i s i

M a d reper sempre

CHIARA BE N E D E T TA GONETTI A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

Liberati 400 prigionieri talebani

Afghanistan, un passo verso la pace

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

A colloquio con Samuele De Grandiscofondatore dell’app EmpatHero

Un’arma segretachiamata empatia

RACHEL JOANNA CETERA A PA G I N A 4

OSPEDALE DA CAMPO

Il multiforme impegno di Chiesae Medici con l’Africa Cuammnel Sud Sudan

Una sfida in più

ENRICO CASALE A PA G I N A 7

Ci sono il Libano e il Giappone neipensieri ricorrenti di Papa Francescoin questi primi giorni di agosto: loha confidato egli stesso al terminedell’Angelus di domenica 9, parlan-do della «catastrofe» di Beirut, che«chiama tutti, a partire dai libanesi,a collaborare per il bene comune diquesto amato Paese»; e dei «tragicibombardamenti» delle città giappo-nesi martiri dell’atomica, Hiroshimae Nagasaki.

Riguardo al Paese dei cedri — ve-dendo tra i fedeli in piazza San Pie-tro una bandiera che attestava lapresenza di un gruppo di libanesi —il Pontefice ne ha rimarcato l’«iden-tità peculiare, frutto dell’incontro divarie culture, emersa nel corso deltempo come un modello del vivereinsieme». E al contempo non ha po-tuto fare a meno di constatare ama-reggiato come «questa convivenzaora» sia «molto fragile». Da qui lapreghiera del vescovo di Roma af-finché, «con l’aiuto di Dio e la lealepartecipazione di tutti», tale pacificaconvivenza «possa rinascere libera eforte». E in proposito ha invitato«la Chiesa in Libano ad essere vici-na al popolo nel suo Calvario, comesta facendo in questi giorni, con so-lidarietà e compassione, con il cuoree le mani aperte alla condivisione»,rinnovando «inoltre l’appello per ungeneroso aiuto da parte della comu-nità internazionale». Con un’ulterio-re duplice raccomandazione — ag-giunta a braccio al testo preparato —rivolta «ai vescovi, ai sacerdoti e aireligiosi» del Paese: «che stiano vici-ni al popolo e che vivano con uno

stile di vita improntato alla povertàevangelica, senza lusso, perché il vo-stro popolo soffre», ha auspicato.

Poco prima, nel giorno in cui ilGiappone faceva memoria del set-tantacinquesimo anniversario delladevastazione di Nagasaki, secondacittà a sperimentare l’orrore dellabomba atomica tre giorni dopo Hi-roshima, il Papa aveva ricordato

«con commozione e gratitudine» lavisita compiuta nella terra del SolLevante a novembre del 2019, rinno-vando l’esortazione «a pregare e aimpegnarsi per un mondo totalmen-te libero da armi nucleari».

Prima della recita dell’Angelus,nel commentare come di consueto ilvangelo della domenica, il Ponteficesi era soffermato sull’episodio di

Gesù che cammina sulle acque dellago in tempesta (Ma t t e o 14, 22-33),traendone un insegnamento semprevalido: «Nei momenti bui... — haspiegato — Lui sa bene che la nostrafede è povera», perché «tutti noisiamo gente di poca fede, tutti noi,anch’io, tutti».

PAGINA 8

BE I R U T, 10. Non si ferma la prote-sta a Beirut a quasi una settimanadalla terribile esplosione che marte-dì scorso ha devastato il porto eparte del centro della capitale liba-nese causando almeno 160 morti,oltre 5.000 feriti e decine di disper-si e 300.000 sfollati. Nuovi scontrisono scoppiati ieri nel centro dellacittà alla vigilia della riunionestraordinaria, che si terrà nel pome-riggio, del consiglio dei ministri.Una riunione che si preannuncianon semplice, visto che il governocontinua a perdere pezzi. Stamanesi è infatti dimesso un altro mini-stro, il quarto.

La centrale piazza dei Martiri èormai diventata il teatro di una vio-lentissima guerriglia urbana. Centi-naia di manifestanti anti-governati-vi hanno attaccato con bastoni e al-tri oggetti le barriere di metalloerette attorno alla zona del Parla-mento dalle forze di sicurezza.L’esercito è intervenuto e sonoscoppiati violenti scontri. Non èstati ancora reso noto il numero de-gli arresti e dei fermi. Non ci sareb-bero vittime.

Altri scontri erano scoppiati sa-bato, in seguito alla manifestazioneper ricordare le vittime dell’esplo-sione e chiedere alle autorità le ri-forme necessarie al paese. Poliziaed esercito sono intervenuti piùvolte, scontrandosi con i dimo-stranti. Venti persone sono state ar-restate; almeno 730 — secondo i da-ti della Croce rossa libanese — sonorimaste ferite. Un poliziotto è mor-to. I dimostranti, al grido di “fuorile armi da Beirut”, hanno attaccatola sede del Parlamento e l’asso cia-zione delle banche, e hanno ancheoccupato per diverse ore il ministe-ro degli esteri. Si sono ritirati solodopo l’intervento dell’e s e rc i t o .

Nelle stesse concitate ore, segua-ci di Hezbollah erano scesi in stra-da nel centro di Beirut, dal vicinoquartiere di Zoqaq al Blatt, perprotestare contro un gruppo di ma-nifestanti che aveva esposto mani-chini del leader del movimento scii-ta, Hasan Nasrallah. L’esercito si èfrapposto, respingendo l’assalto sulRing, la sopraelevata che si affacciasulla piazza dei Martiri.

Il premier Hassan Diab è inter-venuto con un discorso televisivo,lanciando ai suoi stessi alleati go-vernativi un ultimatum di due me-si. «Sono pronto ad assumere la re-sponsabilità per i prossimi due me-si, fino a quando i partiti non tro-veranno un accordo sulla prossimafase» ha detto. Diab ha invocato«il momento della responsabilitàcollettiva. Vogliamo una soluzioneper tutti i libanesi». Se non ci saràun accordo soddisfacente che ga-rantisca un governo forte — ha sot-tolineato il premier — si andrà alleelezioni anticipate.

Tuttavia, non è detto che l’esecu-tivo regga. Come detto, stamattina,secondo fonti di stampa, si è infattidimesso il ministro della giustizia,Marie-Claude Najem. Ieri sera erastato invece il ministro dell’ambien-te, Damianos Kattar, ad annunciarele dimissioni, affermando di aver«perso la speranza in un regimesterile che ha fallito diverse oppor-

tunità». Sabato aveva lasciato l’in-carico anche il ministro dell’infor-mazione, Paula Yacoubian. E primadell’esplosione si era già dimesso ilministro degli esteri, Nassif Hitti.

Intanto, ieri, per aiutare il Liba-no a rialzarsi dalla crisi si è svoltala videoconferenza internazionaledei donatori. Hanno partecipatotrenta tra capi di stato e di gover-no, che hanno deciso di stanziare250 milioni di euro. «Il mondo de-ve agire in fretta e con efficacia» hadetto il presidente francese, Emma-nuel Macron, principale promotoredella videoconferenza. «Il caos nondeve vincere». Gli aiuti saranno ge-stiti dall’Onu attraverso le suaagenzie in totale «trasparenza» e«consegnati direttamente alla po-p olazione».

Il Fondo monetario internaziona-le ha sottolineato che lo stanzia-mento degli aiuti è condizionato al-la attuazione di riforme.

di GI O VA N N I ZAVAT TA

«M i chiameranno sovver-sivo. E io dirò loro:lo sono. Per il mio

popolo in lotta, vivo. Col mio po-polo in marcia, vado». È l’inizio diuna poesia di Pedro CasaldáligaPlá, vescovo prelato emerito di SãoFélix, nello stato brasiliano di MatoGrosso, morto a 92 anni sabato 8agosto a Batatais (São Paulo) perproblemi respiratori aggravati dalmorbo di Parkinson di cui soffrivada anni. E poeta e soprattutto “sov-versivo” monsignor Casaldáliga lofu davvero, quando nel 1968, mis-sionario clarettiano, lasciò la natiaSpagna per raggiungere per sempreil Brasile, scelta radicale di vita e difede; e quando, da pochi giorni no-minato vescovo (da Paolo VI chesempre lo difese), scrisse la sua pri-ma lettera pastorale, Uma Igreja daAmazônia em conflito com o latifúndioe a marginalizaçao social, diventatoun testo profetico, manifesto di de-nuncia a tutela delle popolazioniindigene, dell’ambiente, delle don-ne, contro la povertà, la schiavitù,l’emarginazione, i latifondisti, ladittatura. Era il 10 ottobre 1971 e ilBrasile, con alla presidenza dellaRepubblica il generale Emílio Gar-rastazu Médici, stava vivendo unodei periodi più difficili della suastoria, caratterizzato da violenze erepressioni. Dom Pedro si erse abaluardo dei diritti dei più deboli eindifesi, in particolare indigeni econtadini senza più terra: «Questepagine — scrive nella lettera — sonosemplicemente il grido di una Chie-sa amazzonica, la prelatura di SãoFélix, nel nord-ovest del MatoGrosso, contro il latifondo e l’emar-ginazione sociale di fatto istituzio-nalizzata. Per dovere di pastori eper solidarietà umana», il silenzionon può più essere tollerato. Direla verità è «un servizio», il suo sco-po «renderci liberi».

Quasi cinquant’anni fa Casaldáli-ga Plá creò il solco, tra un prima eun dopo, chiamò la Chiesa locale adenunciare «errori e omissioni»,perché il punto di riferimento è «ilVangelo» e, anche, «il Vaticano II,Medellín, l’ultimo sinodo», quellodel 1971, dedicato al tema Il sacerdo-zio ministeriale e la giustizia nel mon-do. Sottolinea, citando uno dei testisinodali, che «la testimonianza(funzione profetica) della Chiesanel mondo avrà poca o nessuna va-lidità se non dimostra allo stessotempo la sua efficacia nell’imp egnoper la liberazione degli uomini an-che in questo mondo». D’altra par-te, «la Chiesa può fare ogni sforzoper difendere la verità del suo mes-saggio ma, se non la identifica conun amore dedito all’azione, questomessaggio cristiano rischia di nonoffrire più alcun segno di credibilitàall’uomo di oggi». La diffusionedella lettera pastorale — secondo ilsociologo José de Souza Martins«uno dei più importanti documenti

e di espulsione dal paese. Ma nonse ne andò mai più.

Nato a Balsareny, in Catalogna,il 16 febbraio 1928, da una famigliadi agricoltori, nel 1943 entrò nellacongregazione dei Missionari figlidel cuore immacolato di Maria (cla-rettiani). Venne ordinato sacerdoteil 31 maggio 1952 a Montjuïc (Bar-cellona) e nel 1968 si trasferì comemissionario in Brasile. Paolo VI lonominerà prelato di São Félix doAraguaia il 27 agosto 1971, consa-crandolo vescovo il 23 ottobre suc-cessivo. Da allora, in un MatoGrosso segnato da analfabetismo edemarginazione sociale, dove a farlada padroni erano i proprietari ter-rieri, dom Pedro divenne “teologodella liberazione”, “profeta dei po-veri”, “vescovo del popolo”. «Qui— diceva — si uccide e si muore piùdi quanto si viva. Qui uccidere omorire è più facile, alla portata ditutti, che vivere». Il suo obiettivoera un modello di Chiesa impegna-ta sul campo, attraverso piccole co-munità di base, sparse per le strade,con struttura partecipativa, corre-sponsabile, democratica. In tal sen-so, osserva il teologo Juan José Ta-mayo, Casaldáliga «è un esempiodi globalizzazione dal basso, dallevittime, in altre parole dell’alter-globalizzazione della speranza difronte al pessimismo installato nellasocietà». Un’esistenza spesa per lecause di liberazione dei popoli op-pressi che, diceva dom Pedro, «so-no più importanti della mia stessavita».

Papa Francesco, nell’esortazioneapostolica postsinodale QueridaAm a z o n i a , cita una delle sue bellissi-me poesie: «Galleggiano ombre dime, legni morti. Ma la stella nascesenza rimprovero sopra le mani diquesto bambino, esperte, che con-quistano le acque e la notte. Mi ba-sti conoscere che Tu mi conosci in-teramente, prima dei miei giorni».Navigando lungo il Tocantinsamazzonico, leggere le acque comesogno, con il Signore per guida: laTerra e Dio. Per monsignor Casal-dáliga Plá, davvero un tutt’uno in-dissolubile.

nella storia sociale del Brasile» —venne vietata dalla polizia federalee monsignor Casaldáliga fu minac-ciato di morte (l’11 ottobre 1976, inun carcere, una pallottola probabil-mente destinata a lui raggiunse euccise il padre gesuita João BoscoBurnier che era in sua compagnia)

KABUL, 10. La Loya Jirga ha detto sì: al termine ditre giorni di lavori, la potente Assemblea degli Anzia-ni afghana ha approvato la liberazione di 400 prigio-nieri talebani. Ora l’avvio dei colloqui di pace è piùvicino, anche se nel Paese continua a scorrere il san-gue. Nella provincia centrale di Ghazni, infatti, alme-no nove agenti di polizia sono rimasti uccisi e 16 feri-ti in un attacco suicida compiuto, sempre ieri, conun’autobomba contro una stazione delle forze di si-c u re z z a .

Tutto questo all’indomani delle dichiarazioni delsegretario alla difesa americano Mark Esper secondocui il contingente militare degli Stati Uniti scenderàsotto i 5.000 soldati entro la fine di novembre. Certo,ha spiegato Esper, il Pentagono deve ancora informa-re i membri del Congresso sul piano e vuole comun-que assicurarsi che «gli Usa non siano minacciati daiterroristi che escono dall’Afghanistan».

Tuttavia la strada è ormai tracciata, perché «la de-cisione della Loya Jirga ha rimosso le ultime scuse egli ostacoli sulla via dei colloqui di pace. Siamo sulla

soglia dei colloqui di pace» ha detto Abdullah Ab-dullah, che guida il processo di pace del governo edè stato nominato capo della Loya Jirga.

Secondo un elenco ufficiale visionato dall’agenziaAfp, molti dei talebani liberati sono accusati di gravireati, e ce ne sono molti coinvolti in attacchi che han-no ucciso decine di afgani e stranieri, con più di 150di loro che sono detenuti nel braccio della morte. Ilgoverno afghano ha rilasciato finora quasi 5.000 dete-nuti talebani, cosa che ha suscitato grande disappun-to e dolore nelle famiglie delle vittime del terrorismo,anche internazionali. Tuttavia, il rilascio era necessa-rio per poter giungere ai colloqui intra-afghani previ-sti nell’ambito di un accordo tra Stati Uniti e taleba-ni concordato a febbraio, in cui Washington ha affer-mato che ritirerà le sue truppe dall’Afghanistan entrola metà del 2021 in cambio di garanzie di sicurezza.Un impegno, questo, assunto dal presidente Usa Do-nald Trump, che più che mai in vista delle elezioni dinovembre ha ripetutamente detto di «voler porre finealla guerra più lunga d’America».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì-martedì 10-11 agosto 2020

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Allerta alta anche nella regione del Balcani

Non si allenta la morsa del virusRecord di casi in Francia

Lukashenko vince le elezioni presidenziali

Scontri in BielorussiaUcciso un manifestante

PARIGI, 10. La Francia sta affrontan-do la seconda ondata della pande-mia di coronavirus. I numeri sonoaltissimi: 9.330 casi in una settimana,2.288 in appena 24 ore, in netto au-mento rispetto al giorno prima, a li-velli che non si vedevano da maggio.A conferma, hanno spiegato le auto-rità sanitarie, di una «circolazionepiù attiva del virus su tutto il territo-rio, in particolare tra i giovani».

Motivo in più per adottare nuoverestrizioni in luoghi simbolo dellevacanze come Saint Tropez, in CostaAzzurra, dove le mascherine ora so-no obbligatorie anche all’aperto. Co-me anche a Marsiglia, nella centra-lissima area del porto vecchio. Moltealtre città turistiche stanno adottan-do la stessa politica. A partire da Pa-rigi, dove da oggi, lunedì, è vietatoandare in giro a volto scoperto neiluoghi più frequentati, come i lun-gosenna, i parchi e le strade com-m e rc i a l i .

Allerta alta anche in Spagna, conoltre 314.000 contagi su 47 milioni diabitanti. Nel Regno Unito ci sonoben 580 focolai attivi. Un gruppo dispecialisti britannici si è chiesto co-me mai ci si trovi in questa situazio-ne, invocando un’indagine indipen-dente per verificare le carenze di unsistema sanitario considerato tra ipiù avanzati. Nelle loro conclusioni,hanno evidenziato tra le altre cose

«la scarsa capacità di test, la carenzadi attrezzature di protezione, la rea-zione tardiva da parte delle autoritàcentrali e regionali, processi decisio-nali lenti, alti livelli di mobilità dellap op olazione».

Nelle ultime 24 ore in Romania sisono registrati più di mille contagida coronavirus, per la precisione1.145, a conferma che il Paese restanei Balcani quello maggiormentecolpito dal virus. Da ieri vi sono sta-ti altri 41 decessi, che portano a2.700 il numero complessivo dellevittime. Il totale dei casi di contagiosono ad oggi 61.768. La Romania haeffettuato finora più di 1,3 milioni ditest, il numero maggiore nella regio-ne. L’allerta è alta anche in Serbia,dove i nuovi casi di covid-19 sonostati 236, in tutto 28.099, con novedecessi che hanno fatto salire a 641 ilnumero dei morti dall’inizio dell’epi-demia. Il numero dei pazienti in te-rapia intensiva è sceso a 106. Un nu-mero analogo di contagi, 233, si è re-gistrato in Bosnia ed Erzegovina,dove da ieri sono morti cinque pa-zienti, mentre il bilancio giornalieroin Kosovo è stato di 188 casi e 12 de-cessi. La Bulgaria ha registrato 134casi e tre decessi da ieri. In calo icontagi in Macedonia del nord, do-ve nelle ultime 24 ore i nuovi casi dicoronavirus sono stati 85, con quat-tro decessi.Persone con mascherina passeggiano accanto alla Tour Eiffel (Afp)

MINSK, 10. Sale la tensione in Bie-lorussia. Un morto, dozzine di feri-ti e almeno 200 arresti. È il bilan-cio, ancora parziale, della notte diviolenti scontri in varie città delpaese a seguito del risultato delleelezioni presidenziali, che hannoportato alla vittoria schiacciante diAlexander Lukashenko. Lo fa sape-re il centro per i diritti umani Ve-sna, citato da vari media russi.

Secondo i dati preliminari resipubblici dalla Commissione eletto-rale centrale, il presidente in caricaLukashenko vince il suo sesto man-dato sfiorando l’80 per cento deivoti. Svetlana Tikhanovskaya, con-siderata la principale sfidante eunica competitor possibile, ha otte-nuto solo il 9,90 per cento. Gli al-tri tre candidati hanno conseguitomeno del 2 per cento dei voti.L’affluenza alle urne è stata dell’84per cento.

Si è trattato della tornata eletto-rale più contestata degli ultimi die-ci anni. Gli scontri sono iniziatiquando la polizia ha usato granateantisommossa di fronte a migliaiadi manifestanti dell’opp osizione,che protestavano contro l’atteso an-nuncio della vittoria di Lukashenkoal ballottaggio. A causa delle som-mosse è stata chiusa la piazzadell’Indipendenza di Minsk, dovesi trovano gli edifici del governo edella Commissione elettorale.

Il presidente russo, Vladimir Pu-tin, e il presidente cinese, Xi Jin-ping, si sono congratulati con Lu-kashenko. L’Europa, invece, hachiesto trasparenza sui risultati. «Idiritti fondamentali in Bielorussiadevono essere rispettati. Chiedo al-le autorità di assicurare che i votidell’elezione di ieri siano contati epubblicati accuratamente» ha di-chiarato il presidente della Com-missione Ue, Ursula von der Le-yen.

Gentiloni:il patto di stabilitàva gradualmente

rivisto

BRUXELLES, 10. «Concordo con lapresidente della Banca centrale euro-pea che serva molta cautela. Bisognascegliere bene i tempi. Nella crisiprecedente abbiamo avuto una dop-pia recessione perché abbiamo perse-guito una stretta di bilancio troppopresto. La Commissione terrà contodell’importanza di evitare lo stessoerrore». Con queste parole, oggi, ilcommissario all’economia Ue, PaoloGentiloni, ha confermato l’intenzio-ne di voler introdurre una revisionedel patto di stabilità europeo, primadi riattivarlo dopo la pandemia.«Trovo interessante l’indicazione diusare come valore di riferimento perprendere decisioni sul patto di stabi-lità il momento in cui la Ue torneràai livelli di pil (prodotto interno lor-do, ndr) del dicembre 2019».

Il Recovery fund — ha aggiunto —«avrà successo se trasformerà le no-stre economie in senso più sostenibi-le, più inclusivo e le renderà piùcompetitive» ha sottolineato Genti-loni. «Per un paese che aveva la cre-scita più bassa degli altri vale dop-pio» ha poi aggiunto facendo riferi-mento all’Italia. «C'è una grande oc-casione di provare a fare sul serio al-cuni cambiamenti che ripetiamo dadecenni».

Londra chiede a Parigi di fermare le imbarcazioni

Tensioni nella Manica a causa dei flussi migratori

Arrivo di migranti al Porto di Dover, nel Regno Unito (Reuters)

Otto morti in un attacco in NigerSei sono francesi

Il presidente della Mauritanianomina un nuovo governo

Repubblica Ceca:tre bambini

fra le undici vittimedi un incendio

PRAGA, 10. Ci sono anche tre bam-bini fra le 11 vittime di un incendiodivampato ieri in un complesso dipalazzi a Bohumin, nel nord-estdella Repubblica Ceca, al confinecon la Polonia. Un rogo devastanteche è già stato definito «il peggiorenella storia del paese» e su cui lapolizia sta indagando, riferisce laBbc. Il governatore della regioneMoravia-Slòesia , Ivo Vondrak, haaffermato che sembra essere statoappiccato deliberatamente.

Sei delle vittime sono morte trale fiamme e altre cinque dopo es-sersi lanciate da un balcone all’un-dicesimo piano. I feriti sono 10, fracui due vigili del fuoco e due poli-ziotti. Finora polizia ceca ha arre-stato finora un sospetto nel quadrodelle indagini. Una portavoce dellapolizia ha reso noto che gli inqui-renti hanno trovato tracce di acce-leratori di combustione ed ha avan-zato l’ipotesi che il rogo possa es-sere frutto di una disputa famiglia-re. Secondo il vicesindaco IgorBruzl, in un appartamento all’undi-cesimo piano «era in corso una fe-sta quando improvvisamente si èpresentato un ospite indesiderato».Ne sarebbe nata una disputa e diqui l’incendio.

LONDRA, 10. L’arrivo incessante dimigranti in Europa non preoccupasolo il Mediterraneo. Negli ultimigiorni in centinaia hanno cercato diattraversare il Canale della Manica— diventata la nuova frontiera dellasperanza — in piccole imbarcazioni.Il governo britannico è corso ai ri-pari e appare determinato a fermareil flusso di migranti illegali in viag-gio dalla Francia verso le coste in-glesi al punto da considerare ancheil coinvolgimento dei militari, e del-la Royal Navy in particolare.

I vertici della Difesa a Londrastanno, in effetti, analizzando la ri-chiesta in tal senso — riportano di-versi media britannici — a confermache il tema sia diventato particolar-mente pressante per il governo. In-tanto, il ministro degli Interni, PritiPatel, ha nominato ieri apposita-mente un comandante per gestirequella che inizia ad assumere i con-torni di una vera e propria emer-genza.

Oltre 500 persone sono state in-tercettate nei giorni scorsi mentretentavano di attraversare la Manica,235 nella sola giornata di giovedì,complici anche le condizioni me-teorologiche favorevoli. L’obiettivodel Regno Unito è anche di farepressione sulla Francia, con cui laprossima settimana sono in pro-gramma dei colloqui. Londra speradi raggiungere un accordo per con-trastare il flusso di migrazione.Nello specifico, chiede che Parigiintervenga per fermare le piccole

imbarcazioni su cui viaggiano i mi-granti, impedire loro di raggiungerele acque inglesi e riportarle indietronei porti francesi, invece di tenerlesotto osservazione fino a quandonon raggiungono le coste del Re-gno Unito. Il ministri francese e

britannico responsabili dell’Immi-grazione si incontreranno la prossi-ma settimana.

Il ministro britannico per l’Immi-grazione, Chris Philip, vorrebbe an-che introdurre una schedatura (conla presa delle impronte digitali) dei

migranti fermati lungo la Manica.Nel frattempo, l’Home Office haincaricato Dan O’Mahoney, diretto-re del Centro per la Sicurezza Ma-rittima ed ex Royal Marine, di met-tere in campo «un’azione più deci-sa in Francia, compresa una piùstretta applicazione delle norme, fa-cendo anche ricorso a intercettazio-ni in mare e respingimenti delle im-b a rc a z i o n i » .

Intanto nelle ultime settimane siè intensificato il flusso di migrantianche lungo la rotta balcanica, condestinazione l’Europa occidentale.La polizia di frontiera bosniaca hasventato, sabato scorso, in varieoperazioni l’attraversamento illegaledi 183 persone I migranti — rip orta-no i media locali — sono stati bloc-cati a quattro valichi mentre tenta-vano di passare in Croazia, e a duenel tentativo di entrare in Bosnia-Erzegovina dal Montenegro. Lamaggior parte erano cittadini di Pa-kistan e Afghanistan.

Ieri, invece, in Macedonia delNord la polizia ha scoperto e bloc-cato 94 migranti nascosti su un ca-mion. L’automezzo è stato fermatoper un controllo nei pressi di Rado-vis, nel sud-est del Paese, non lon-tano dal confine greco. L’autista èriuscito a fuggire, mentre i migranti— provenienti da Siria, Afghanistan,Iraq, Pakistan — sono stati condottinel centro di accoglienza a Gevge-lija, in attesa di essere consegnatialle autorità della Grecia, da doveerano entrati.

NO UA KC H O T T, 10. Non si placanole tensioni in Mauritania, dove ilsistema politico è da mesi scossodall’avvio di un’indagine parla-mentare. Il presidente mauritano,Mohamed Ould Ghazouani, hadifatti nominato ieri un nuovo go-verno, dopo l’accusa di presuntacorruzione nei confronti di diversiministri del precedente gabinetto,dimessosi nei giorni scorsi. Lo ren-de noto la Presidenza mauritana.

I nomi degli ex ministri, che sisono dimessi giovedì scorso, sonostati citati in un rapporto per cat-

tiva gestione e appropriazione in-debita durante il mandato dell’expresidente, Mohamed Ould AbdelAziz, dimessosi nell’agosto 2019dopo un decennio al potere.

Il portavoce della Presidenza haperò sottolineato che verrà conces-so a tutti coloro che sono citatinell’inchiesta «il tempo necessarioper dimostrare la loro innocenza»ed essere riabilitati. Questo rimpa-sto di governo, tuttavia, non hainteressato i portafogli più impor-tanti come Difesa, Interni e Rela-zione estere.

NI A M E Y, 10. Otto persone, tra cuisei turisti francesi, sono state mas-sacrate ieri in un attacco armato inNiger. Le altre due vittime sonouna guida e un autista nigerini. Lorendono noto le autorità locali.

Il gruppo è stato attaccato inuna riserva di giraffe — nella zonadi Kouré — a soli 65 km dalla capi-tale. La maggior parte delle vittimeè stata uccisa a colpi di arma dafuoco, mentre una donna che erariuscita a scappare è stata sgozzata.I cittadini francesi erano operatoriumanitari della ong Acted, andati a

fare un’escursione. Restano ancoraincerte le cause dell’agguato el’identità degli aggressori arrivati inmoto attraverso la boscaglia. Sitratta del primo attacco contro de-gli occidentali in questa regione daquando è diventata zona turisticacirca 20 anni fa. L’esercito nigerinoha chiuso l’intera zona, mentre ilConsiglio di Difesa francese si riu-nirà, domani, a Parigi per affronta-re il caso. Il presidente EmmanuelMacron, ha assicurato che «verràutilizzato ogni mezzo per chiarire»le circostanze del «vile attacco».

In GermaniaScholz candidatoso cialdemo cratico

alla cancelleria

BE R L I N O, 10. I vertici dei socialde-mocratici tedeschi hanno propostooggi che il vicecancelliere OlafScholz, ministro delle finanze delgoverno di Angela Merkel, sia can-didato alla cancelleria alle prossimeelezioni federali del 2021. Ad annun-ciarlo è stata la leader del partito Sa-sia Esken oggi su Twitter. «Sono lie-to di affrontare una fantastica cam-pagna elettorale, leale e di successo,in una squadra forte» ha detto il vi-cecancelliere socialdemocratico, ac-cettando la nomina.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 10-11 agosto 2020 pagina 3

Trump aggira il Congresso e firma una serie di ordini per stimolare l’economia

Usa, cinque milioni di personehanno contratto il covid-19

Settantacinque anni fa l’attacco che costò la vita a oltre 70.000 persone

Nagasaki ricorda la bombaVenezuela, l’O msdona dispositiviper il personale

sanitario

CARACAS, 10. Il presidentedell’Assemblea nazionale vene-zuelana, Juan Guaidó, ha annun-ciato ieri l’arrivo di dispositivi diprotezione per gli operatori sani-tari impegnati nel fronteggiarel’emergenza coronavirus. «Grazieall’accordo raggiunto con la PanAmerican Health Organization(organo regionale dell’O rganizza-zione mondiale della sanità), staarrivando nel paese una donazio-ne di equipaggiamento protettivoper il nostro personale medico esanitario, quegli eroi che sono inprima linea contro il covid-19»,ha affermato il leader dell’opp o-sizione Guaidó.

Puntando il dito contro il pre-sidente Nicolás Maduro, ritenutoresponsabile della “d i s t ru z i o n e ”del sistema sanitario nazionale,Guaidó ha sottolineato che«dobbiamo prenderci cura di chisi prende cura di noi», spessocon limitata disponibilità di di-spositivi di protezione.

La pandemia in Venezuela haaggravato la situazione sanitariaall’interno di una delle peggioricrisi umanitarie del mondo. Unrapporto delle Nazioni Unite deiprimi giorni di agosto ha avverti-to del peggioramento della situa-zione, rilevando al tempo stessoun aumento dei contagi da partedegli operatori sanitari (all’11 lu-glio erano stati registrati 212 casipositivi tra il personale del setto-re) e gravi carenze nel sistemadiagnostico.

Secondo l’Ufficio Onu per ilcoordinamento degli affari uma-nitari (Ocha) che ha redatto ildocumento, si evince che dal 6luglio scorso è iniziata a crescerela curva epidemiologica relativaalle infezioni non importate. Unaumento che sta trovando confer-ma in questi ultimi giorni. Secon-do i dati ufficiali resi noti dal go-verno, il numero complessivo dicasi positivi ha superato quota25.000 e i decessi sono stati 223.

WASHINGTON, 10. Oltre cinque mi-lioni di persone negli Stati Unitihanno contratto il nuovo coronavi-rus da quando, il 20 gennaio scorso,fu registrato il primo caso. Stando aquanto reso noto dai conteggi dellaJohns Hopkins University, ieri inuovi contagi sono stati 46.935, undato che ha portato il totale dall’ini-zio della pandemia a quota5.044.864, più di un quarto delle in-fezioni globali. Allo stesso tempo,secondo l’università di Baltimora, lemorti nelle ultime 24 ore per causericonducibili al covid-19 sono state515, portando il bilancio complessi-vo delle vittime a quota 162.938.

Relativamente alle cifre sui conta-gi nei più piccoli — argomento chenelle ultime settimane ha sollevatopiù di una polemica — è stato resonoto un rapporto dell’AmericanAcademy of Pediatrics e della Chil-dren's Hospital Association riguardoil contagio da covid-19 negli indivi-dui più giovani. Dal documento sievince che oltre 97mila bambini ne-gli Stati Uniti sono risultati positivial coronavirus nelle ultime due setti-mane di luglio. In questo lasso ditempo, negli stati e nelle città presein analisi, si è registrato un aumentodel 40 per cento di infezioni chehanno riguardato bambini. I dati,tuttavia sono disomogenei, in quan-to la fascia di età presa in considera-zione variava a seconda del territo-rio. In Alabama, ad esempio, sonostati compresi nel conteggio ragazzifino ai 24 anni di età, mentre in al-tre zone il limite era di 14 anni.

A livello politico, sabato il presi-dente statunitense Donald Trump,dopo il fallimento dei negoziati coni democratici, bypassando il Con-gresso, ha firmato quattro ordiniesecutivi per stimolare l'economiadel paese, realmente affondata dallapandemia, nonostante un leggeromiglioramento del tasso di disoccu-pazione nel mese di luglio (10,2%)rispetto a giugno (11,1%). Comun-

que oltre 16 milioni di statunitensisono ancora senza lavoro.

In una conferenza stampa nel suoclub di golf a Bedminster, nel NewJersey, dove ha firmato i provvedi-menti, il presidente Usa ha accusatoi democratici di aver fatto saltare letrattative al Congresso perché vole-vano inserire nel pacchetto «coseche non avevano nulla a che farecon la pandemia». A sua volta haaffermato di volersi prendere curadei suoi connazionali. Ha annuncia-to così di aver autorizzato il diparti-mento del tesoro di consentire il ri-tardo del pagamento delle tasse suisalari della previdenza sociale finoalla fine del 2020 per i lavoratoristatunitensi che guadagnano menodi 100.000 dollari all’anno. Tale or-dine è previsto entrerà in vigore il 1°settembre, ma durante la conferenzastampa il presidente ha indicato chepotrebbe essere retroattivo dal 1°agosto. L’inquilino della Casa Bian-ca ha inoltre posticipato il paga-mento dei prestiti universitari azze-rando gli interessi almeno sino allafine del 2020, e ha esteso la morato-ria sugli sfratti. Trump ha poi ag-giunto che la sua amministrazionesta studiando ulteriori tagli alle tas-se sul reddito, annunciando di volerrendere alcuni provvedimenti per-manenti se verrà rieletto alle elezio-ni presidenziali del 3 novembre.

Ma gli esperti ritengono che i contagi siano molti di più a causa di un basso numero di test effettuati

«Scenario di guerra» in BrasileOltre centomila morti per coronavirus

Il segretarioalla Salute

Usaa Taiwan

WASHINGTON, 10. «La risposta diTaiwan al covid-19 è stata tra quelledi maggior successo al mondo; è untributo alla natura democratica,aperta e trasparente della società edella cultura di Taiwan». Queste leparole pronunciate dal segretario al-la Salute Usa, Alex Azar, incontran-do oggi Tsai Ing-wen, presidente diTaiwan. È la prima volta dal 2014,quando Barack Obama inviò la pre-sidente dell'agenzia per la protezio-ne ambientale, che un funzionariostatunitense si reca a Taiwan. In ef-fetti, nessun membro del governoUsa di così alto rango aveva mai vi-sitato l’isola da quando nel 1979Washington ruppe le relazioni di-plomatiche con Taiwan (per stabilir-le con la Repubblica Popolare Cine-se), secondo quanto afferma l’Ame-rican Institute a Taipei.

Più di 40 vittimeper una frana

nel Kerala

NEW DELHI, 10. Tragedia in unapiantagione di tè in Kerala,nell’India del sud: almeno 43 pe-rone sono morte travolte da unafrana. Lo ha riferito la polizia lo-cale — citata dalle agenzie interna-zionali — spiegando che l’inciden-te, legato alle forti piogge monso-niche che stanno investendo dagiorni la regione (e sono state an-che la causa dell’incidente aereodi pochi giorni fa), si è verificatonel distretto di Idukki, una zonamolto povera a 250 chilometri daThiruvandrum, capitale del Kera-la. Secondo i media locali, quasi80 persone vivevano nella zonacolpita. Tantissimi i dispersi. Poli-zia e vigili del fuoco sono imme-diatamente intervenuti per far par-tire le operazioni di soccorso.

Ancora tensione in Boliviadopo il nuovo rinvio delle elezioni

LA PAZ, 10. In Bolivia, da una setti-mana, sono in corso mobilitazionidi protesta con blocchi stradali con-tro il nuovo rinvio delle elezioni ge-nerali deciso dal Tribunale supremoelettorale a causa della pandemia dicovid-19. Negli ultimi sette giornisono falliti due tentativi di dialogotra il governo del presidente ad in-terim, Jeanine Áñez, e i gruppi diprotesta che fanno capo al Movi-mento al socialismo (Mas), il parti-to dell’ex presidente Evo Morales.L’ultimo tentativo di dialogo sulladata in cui svolgere le elezioni inBolivia fra responsabili del Tribuna-le supremo elettorale (Tse) e dellaConfederazione operaia boliviana(Cob, il sindacato vicino al Mas),svoltosi ieri nel palazzo presidenzia-le, si è concluso dopo tre ore emezza senza molti risultati. Il Tse èrimasto inamovibile sulla data del18 ottobre e il Cob ha annunciato

che le proteste continueranno. Se-condo il governo i blocchi stradaliimpediscono anche la distribuzionedi generi di prima necessità e dimateriale per gli ospedali impegnatinel contrasto alla pandemia di coro-n a v i ru s . Il ministro degli esteri, Ka-ren Longaric, ha informato le orga-nizzazioni della comunità interna-zionale che negli ultimi quattrogiorni «la situazione è drasticamen-te peggiorata a livelli insostenibili»e che, dove necessario, il governoadotterà tutte le misure di conteni-mento legali e proporzionali perprevenire ulteriori morti, avvenutein diverse città del paese a causadella mancanza di ossigeno, e ga-rantire il pieno rispetto dei dirittidella popolazione. La salute dellapopolazione «non può aspettare lavolontà egoistica» di attori politiciche evitano il confronto, ha sottoli-neato Longaric.

Rischia di spezzarsi il cargo incagliato da cui è fuoriuscito il petrolio

Mauritius si prepara al peggio

PORT LOUIS, 10. L’imbarcazione in-cagliata nelle acque cristalline diMauritius con 4.000 tonnellate dipetrolio a bordo minaccia di spez-zarsi in due, sollevando i timori diun disastro ecologico ancora piùgrave di quanto previsto in questoarcipelago incontaminato. La picco-la nazione dell’Oceano indiano siprepara al peggio. Le squadre di in-tervento sono riuscite temporanea-mente a bloccare la fuoriuscita dipetrolio in atto da diversi giorni.Ma cresce il rischio che la nave por-tarinfuse si spezzi in due. «Le crepesi sono allargate. La situazione è an-che peggiore» ha detto ai giornalistiil primo ministro Pravind Jugnauth.Il Wakashio, di proprietà di unacompagnia giapponese, trasportava3.800 tonnellate di petrolio pesantee 200 tonnellate di gasolio quandosi è incagliato su una barriera coral-lina a Pointe d’Esny il 25 luglio. Una foto aerea dello sversamento di greggio che minaccia Mauritius (Ansa)

TO KY O, 10. A tre giorni dalla com-memorazione dei 75 anni dall’o r ro renucleare di Hiroshima, ieri la cittàdi Nagasaki ha rievocato la sorteanaloga subita dopo il lancio dellabomba atomica da parte degli StatiUniti: un incidente che costò la vitaad oltre 70mila persone, prevalente-mente civili, decretando di fatto lafine della seconda guerra mondiale.

Un minuto di silenzio è stato os-servato alle 11.02 (ora locale) all’in-terno del Parco della Pace, nella cit-tà a sud ovest dell’arcipelago. An-che in questa occasione, a causadell’emergenza del coronavirus, lapartecipazione alla cerimonia è stataridotta a circa 500 persone, tra cui isopravvissuti alla catastrofe nuclea-re, la cui età media si assesta ormaia 83 anni.

Il sindaco di Nagasaki, TomihisaTaue, ancora una volta ha sollecita-to il governo di Tokyo a ratificare ilTrattato di non proliferazione nu-cleare, adottato nel 2017 da 43 na-zioni ma non dal Giappone, l’unicopaese al mondo ad aver subito unattacco nucleare. Dal canto suo ilpremier nipponico Shinzo Abe, pre-sente all’evento, ha detto che il go-verno fornirà un contributo alla ri-duzione degli armamenti nucleari alivello globale, pur non intendendoaderire al trattato.

Secondo l’Istituto Internazionaledi Ricerche sulla Pace di Stoccolma(Sipri), nove paesi al mondo sonodotati di arsenali atomici: Cina, Co-rea del Nord, Francia, Gran Breta-gna, India, Israele, Pakistan, Russia,e Stati Uniti. All’inizio del 2020,sempre secondo il Sipri, questi paesipossedevano un totale di 13.400 te-state nucleari.

BRASÍLIA, 10. Il Brasile nel fine set-timana ha superato due tristi tra-guardi tondi nelle cifre che riguar-dano i dati complessivi sui contagi esui decessi legati al nuovo coronavi-rus. Sabato il paese ha superatoquota 100.000 vittime per le compli-cazioni causate dal covid-19 e ha ol-trepassato la soglia dei 3 milioni dicasi positivi da quando il 26 feb-braio è stato registrato il primo casoufficiale nello stato di San Paolo.

Gli esperti ritengono che i numeridei contagi siano molto più alti acausa di un basso numero di test ef-fettuati. Al momento a destare par-ticolare preoccupazione è il rischiodella diffusione del covid-19 neiquartieri poveri delle grandi metro-poli e nelle aree remote, dove vivo-no le comunità indigene, in cui l’as-sistenza sanitaria è inadeguata.

Il presidente brasiliano, Jair Bol-sonaro, continua nella sua posizionenegazionista della pandemia. Ieri,cercando di sdrammatizzare la crisi,ha accusato i media di alimentarepaure e tensioni e di «festeggiare i100mila morti in maniera codarda eirrispettosa, come se fosse una finaledi coppa del mondo».

Secondo il bollettino quotidianosulla diffusione del virus reso notoieri sera dal ministero della salutebrasiliano, si sono aggiunte 572morti per covid-19 nelle ultime 24

ore, portando il totale a 101.049morti, mentre sono stati segnalati23.010 nuovi casi, portando a3.035.422 il numero di contagiati.Sia i decessi che il numero di casiregistrati nelle ultime 24 ore sonoinferiori alle medie delle ultime set-timane. Spesso però i dati raccoltila domenica sera sono, nelle cifre,nettamente inferiori a quelli relativi

a giorni infrasettimanali, un fattoreormai comprovato e dovuto alla mi-nore attività degli enti locali addettial conteggio.

Nell’ultima settimana il numerodi morti è stato di circa mille casi algiorno, mentre il numero medio dicontagi ha superato le 40.000 unità.Uno scenario che gli esperti localihanno descritto “di guerra”, avver-

tendo su come la convivenza con ilcoronavirus si preannunci lunga.Tuttavia la curva epidemiologica,sebbene non mostri segni di rallen-tamento, sembra avviata su una fasedi stabilizzazione cui dovrebbe se-guire una fase di calo.

Intanto in Perú ieri il ministrodella salute, Pilar Mazzetti, di fron-te ai numeri in continua crescitadella pandemia, che ha fatto regi-strare nel paese un totale di 478.024casi e 21.072 morti, ha affermato che«se i livelli dovessero peggiorare,dovremo tornare alle misure prece-denti», aggiungendo che se i casi«continueranno a salire, dovremmoripensare tutto».

Il Messico ha registrato 4.376nuovi casi di coronavirus nelle ulti-me 24 ore, un dato che porta il to-tale dei contagi dall’inizio dellapandemia a quota 480.278. I nuovidecessi, stando a quanto reso notodal ministero della salute di Cittàdel Messico, sono stati 292, chehanno portato il totale delle vittimea 52.298.

La Colombia sembra essere, inquesto momento, nella regione lati-noamericana il paese con la curvaendemica più in crescita. Il ministe-ro della salute di Bogotá ha confer-mato questa domenica 10.611 nuovicasi di covid-19, con i quali il paeseè arrivato a 387.481 contagi totali.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 10-11 agosto 2020

Un’arma segretachiamata empatia

A colloquio con Samuele De Grandis, cofondatore dell’app EmpatHero

La strage di Jonestown nell’ultimo libro di Alessandro Perissinotto

Elizab ethla sopravvissuta

di ENRICA RIERA

Se Quentin Tarantinonel suo ultimo film(Once Upon a Timein… Hollywood, 2019),che fa riferimento al

massacro di Cielo Drive del1969 per mano dei membri della“famiglia Manson”, riscrive laStoria e inverte il corso deglieventi, Alessandro Perissinottone La congregazione (Milano,Mondadori, 2020, pagine 252,euro 19), la Storia, la lascia cosìcom’è. E sempre al contrario delregista statunitense, lo scrittoretorinese — autore, tra gli altri, diSemina il vento (Piemme, 2011),Le colpe dei padri (Piemme,2013) e Il silenzio della collina(Mondadori, 2019) — incentra ilsuo romanzo su un incubo di fi-ne anni Settanta, che rievoca, sì,la vicenda legata a CharlesManson, ma risulta «ancora piùcrudele»: la strage di Jonestown,il più grosso suicidio di massadella modernità, che interessò,nel paese sudamericano dellaGuyana, più di novecento per-sone aderenti alla setta religiosa( Pe o p l e ’s Temple AgriculturalProject) del predicatore dell’In-diana Jim Jones.

Attorno al tragico evento del18 novembre 1978, Perissinottocostruisce, pertanto, una storiaavvincente in grado di far lucesu fatti di cronaca nerissima,nonché capace di offrire — gra-zie a una protagonista di purainvenzione e agli altri personag-gi — i ritmi del thriller toutcourt. Con La congregazione il let-tore coglie, del resto, segnali dipericolo, scioglie giochi dellamente, avverte tensione e su-spense e, al contempo, non puònon riflettere su temi spinosi, tracui, gli effetti distorti derivantida una errata percezione dellareligione, il fanatismo, il poterepsicologico di influenzare e ma-nipolare il comportamento al-trui, le conseguenze causate dadisturbi post-traumatici in sog-getti fragili e la nevrosi sociale,frutto della paura di possibilicatastrofi (Jones, ad esempio,era ossessionato dal pericolo diuna eventuale guerra nucleare).È la storia, dunque, che incontrala Storia e dalla Guyana fa tap-pa sulle Rocky Mountains, spo-standosi da una comunità all’al-tra.

Il romanzo trova, infatti, am-bientazione ai giorni nostri, a tre

mila metri di quota, nel paesinodi Frisco, in Colorado, dove —dimenticata l’immaginaria Holtdi Kent Haruf dalle caldi estatie le romantiche verande sui por-tici con le limonate e i tè freddiabitualmente sorseggiati — c’èun’atmosfera spettrale e fredda,calata su motel, stazioni di servi-zio, pub, supermarket, negozi disci, pick-up da cui risuonano lemelodie di John Denver e sullamanciata di chalet in cui gli abi-tanti delle montagne rocciosetrascorrono indisturbati la lorovita («In novembre era triste co-me un cimitero abbandonato»).

È qui che la bella, ironica edex spogliarellista, con la caviglie-ra elettronica e «un padiglioneauricolare che si raggrinza versoil basso», Elizabeth Doran si tra-sferisce per scontare la pena, do-vuta alla guida in stato di eb-brezza, inflittagli dal giudice. Edè sempre a Frisco che, dopo qua-rant’anni dall’eccidio del Tempiodel Popolo, a cui la donna dabambina era riuscita a scampare

nire, che forse si sarebbe allun-gata fino a lì, fino al pacifico,imbiancato, natalizio paese diFr i s c o » .

Ecco che a pieno titolo po-trebbe diventare un film questoromanzo diviso tra verità appa-renti e verità autentiche, tra fic-tion e rigoroso resoconto stori-co. Ha tutte le carte in regolaper esserlo: il paese delle RockyMoutains (ed evidentementel’autore tradotto in numerosipaesi del mondo, docente diTeorie e tecniche delle scrittureall’università di Torino e visitingprofessor presso la Denver Uni-versity, lo conosce bene) ha unastraordinaria potenza cinemato-grafica; vale lo stesso per l’a f f re -sco di personaggi che ruota in-torno a Elizabeth, antieroina ed«elemento deviante» per eccel-lenza, il quale rappresenta vero-similmente il microcosmo con-servatore e tradizionalista che,nell’America rurale, lontana dal-la frenesia delle metropoli, esisteed è esistito e che, con le sue di-

Il romanzo è incentratosul più grande suicidio di massadella modernitàOccasione preziosa per rifletteresu fanatismo e distorsioni religiose

Un testimonial di EmpatHero

Un particolare della copertina del libro «La congregazione» di Alessandro Perissinotto

Addio a Franca Valeri

«Se ne è andata nel sonno. Sopita, come ormai era da almeno tresettimane. Un addio alla vita con dolcezza, tranquillità — spiega lafiglia di Franca Valeri, Stefania Bonfadelli che ha assistito l’attrice,morta il 9 agosto scorso, nelle sue ultime settimane di vita — Hovoluto che la camera ardente fosse in teatro, al Teatro Argentinaperché doveva tornare in palcoscenico, era un suo desiderio». Valeri«era ed è uno straordinario antidoto alla banalità e all’ovvio chestanno minacciando non solo il teatro ma la nostra vita»; l’haricordata così Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro diMilano fino allo scorso 31 luglio, giorno del centesimo compleannodi Franca. «La malattia — continua Escobar — non aveva spento lasua lucidità e la sua ironia. Il dolore è proporzionale al senso divuoto che lascia nel mondo della cultura. Si dice per tutti che sonoinsostituibili, per lei è vero».

Nata da poco più di un annola start-up che sfida la presunta disumanità del digitaleha vinto il programma di accelerazione VGendell’università di Roma Tor VergataE dal prossimo autunno darà il viaa un progetto di collaborazione con diverse scuole elementari

Il modello è sempliceOgni utente ha accesso alle storiein forma anonimae può decidere di reagirealla sua preferitacon un “atto di gentilezza”

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

di RACHEL JOANNA CETERA

Esiste un pregiudizio per cuila sempre maggiore perso-nalizzazione dei social net-work è ricondotta, nell’im-maginario collettivo, al

presunto bisogno degli utenti più gio-vani di godere di un’esperienza onlineche sia il più possibile totalizzante,digitale e alienante. Questa retorica,tuttavia, dipende da una falsa opposi-zione binaria: la dimensione digitale èposta come mutualmente esclusivadella dimensione reale e umana, inquanto alla prima sono associate emo-zioni e aspirazioni che non possonoessere né umane né reali. Questo no-nostante i più giovani, per motivi ana-grafici e di capacità economica, spessofuggano alle aspirazioni commercialied elettorali di chi vorrebbe fare dei

Un’app che verte sul principio dell’empa-tia: come lo avete reso possibile?

Durante gli anni universitari hoavuto la fortuna di viaggiare molto.Così è nata l’idea di EmpatHero: lagentilezza caratterizza tutte le personeuniversalmente. Nell’ultimo decennio,tuttavia, l’emergenza dei più impor-tanti social network è stata accompa-gnata da una forte campagna di mar-keting. I social media ci sono stativenduti come uno strumento per con-nettere il mondo, quando invece ven-dono pubblicità distruggendo i costidei media tradizionali. L’enfasi, quin-di, è sul presunto egoismo umano alcentro del nostro intero sistema eco-nomico, mentre la scienza dimostrache gli esseri umani sono programma-ti per essere empatici. Il modello diEmpatHero è semplice: ogni utente

nostra empatia fanno riferimentoall’apparenza fisica, alle mode o alconsumo. In questo senso, non ci ve-diamo come un social, perché,nell’iscriversi, tutti i partecipanti fan-no una scelta di tipo etico nel mante-nere l’anonimato e, di conseguenza,non permettere l’estrazione di data.La connessione fra gli utenti è piùfortunata perché liberata dalle catego-rie dei social. E i risultati lo confer-mano: a oggi abbiamo pubblicato uncentinaio di storie e contiamo più di550 atti di gentilezza.

L’empatia, dunque, non è un principioincompatibile con la dimensione digitale?

L’empatia è comune a tutti gli esse-ri umani in tutti i luoghi, sia fisici siavirtuali. Non sono del tutto convinto,però, che questa esposizione digitale,con questa frequenza, sia benefica pergli esseri umani. Le ultime generazio-ni stanno manifestando la necessità diampliare le loro esperienze di vita of-fline e forse, pian piano, anche i co-lossi del web si dovranno evolvere do-po questa sbronza virtuale. Noi diEmpatHero abbiamo scelto le libreriecome i drop point dove vengono rac-colti gli “atti di gentilezza” per ripor-

loro dettagliati profili online un clien-te. I nativi digitali sono raffigurati co-me esseri umani incapaci delle emo-zioni più analogiche, come l’empatia.

Eppure, «sempre più studi a livellointernazionale rilevano che i Gen Z(la generazione compresa fra gli ulti-mi anni Novanta e i primi anni 2010)usano sempre meno i social media eche questi ultimi hanno un’imp ortan-za sempre minore nella loro visionecomplessiva di sé stessi, della loro im-magine e del mondo», ci dice Samue-

ha accesso alle storie pubblicate informa anonima dagli altri partecipan-ti, e può decidere di reagire alla suastoria preferita con un “atto di genti-lezza”. Una playlist contenuta in unapennetta usb, una lettera, un libro:sono solo alcuni esempi degli atti digentilezza. Un like tangibile, si po-trebbe dire.

Come affrontate la competizione con altrisocial media che si basano sulla partico-larizzazione o profilazione (profiling)

tare un’esperienza virtuale nel reale eper riavvicinare le persone al mondodella cultura, delle piccole realtà loca-li e ai negozi fisici.

L’emergenza legata al coronavirus hasollecitato la riapertura di un dibattitosecolare riguardo gli obiettivi della scuoladell’obbligo. In particolare, la didattica adistanza ha riaperto la frattura binariafra analogico e digitale. Le nuove gene-razioni rischiano di crescere in un mondoeccessivamente digitale, abbandonandogradualmente alcune priorità come l’em-patia o la fratellanza?

È importante che la scuola riapra insicurezza come un luogo di cultura, enon solo in quanto sede di apprendi-mento verticale o mnemonico. Leesperienze di incontro e dialogo carat-terizzano la scuola pubblica italiana eattraversano le barriere d’età, di classee di etnia. L’educazione socio-emotivao del pensiero empatico è imprescin-dibile sia come valore sia come softskill per il successo personale e profes-sionale. In Danimarca, uno dei Paesicon i più alti indici di felicità al mon-do, un’ora scolastica a settimana è de-dicata all’insegnamento dell’empatia.Al momento, i nostri sforzi sono di-retti al lancio di EmpatHero Kids, unprogetto di collaborazione con lescuole elementari che avrà inizionell’autunno. Lo sviluppo di un senti-mento così astratto può voler dire la-vorare contro il bullismo o anche sem-plicemente realizzare un disegno.L’importante è accompagnare i piùgiovani non solo nella formazionedell’empatia cognitiva e affettiva, maanche nello sviluppare l’empatia at-tuativa, ovvero dare gli strumenti percanalizzare questi sentimenti e concre-tizzarli affinché i bambini possano ve-dere che il mondo può veramente es-sere cambiato con la gentilezza.

Stiamo ripartendo dopo un lungo perio-do di riflessione. Il lockdown ci ha ricor-dato l’importanza dell’empatia e delle re-lazioni interpersonali?

Sono restio alla polarizzazione deidibattiti e non credo che l’empatia siauna panacea attraverso cui tutti i pro-blemi, come il razzismo strutturale ola fame nel mondo, possano essere ri-solti. La condizione umana è fragile,ma le piccole cose, come lo stare infamiglia o mostrare gentilezza a chinon si conosce, sono i valori impor-tanti risvegliati da questo nostro con-fronto così improvviso con la morte.Siamo più ben disposti a mostraregentilezza perché ci è stato ricordatoquanto la vita sia preziosa.

le De Grandis, cofondatore e Ceodell’app EmpatHero. Nata da pocopiù di un anno, la start-up che sfidala presunta disumanità del digitale havinto il programma di accelerazionedell’università di Roma Tor Vergata,VGen, e dal prossimo autunno darà ilvia a un progetto di collaborazionecon diverse scuole elementari della ca-pitale. «Ma la soddisfazione maggiore— ci dice l’amministratore delegatodel gruppo under-30 — è data dallagentilezza trasversale che le personedi ogni tipo dimostrano nell’uso dellanostra piattaforma».

dell’esperienza dell’utente?

L’estrazione di dati al centro delmodello di business dei maggiori so-cial media verte su due principi. Pri-mo, la possibilità di creare un servizio“su misura” per il consumatore e se-condo, la generazione di profitti datadalla vendita di questi dati a parti ter-ze. Su EmpatHero, ogni utente puòattivare dei filtri per selezionare, adesempio, storie più felici o più tristi,secondo il suo umore. Secondo noi, lapersonalizzazione non è negativa insé. Spesso, tuttavia, i filtri e le catego-rie attraverso cui i maggiori social me-dia personalizzano e canalizzano la

diversamente dai genitori, il pas-sato si ripresenta. Cosa nascondeElizabeth? Chi le dà la caccia?Chi sono i buoni e chi sono icattivi nella sua storia? Cosa c’èdietro la strage di Jonestown?Riuscirà Ely finalmente a co-struirsi una nuova vita?

In uno schema di continui ri-mandi e flashback (la trama sidipana su tre piani temporali:l’adesso, le settimane subito pre-cedenti e il passato, appunto, diquarant’anni prima), sono questigli interrogativi a cui, man ma-no, chi legge cerca di risponde-re. Tra le pagine appassionanti eappassionate, che tengono lette-ralmente inchiodati alle righe,quella che si tratteggia risulta,insomma, una vera e propriapartita a scacchi, la lotta tra lavita e la morte, intervallata dainvestigazioni, intrighi, messaggicrittografati, false piste, battutelaconiche e taglienti e «una sciadi sangue che sembrava non fi-

tutto inaspettato) con Alec Bal-dwin, mentre lo sceriffo dellazona sembra uscire direttamentedalla filmografia dei fratelliCo en.

Detto ciò, tramite le paureche paralizzano Elizabeth, testi-mone della terribile carneficina edegli abusi fisici e psichici per-petrati dagli adepti della congre-gazione, il romanzo, al pari dialcune precedenti opere dell’au-tore (tra queste il poliziesco Tre -no 8017, Sellerio, 2003 o Il silen-zio della collina, già citato) chepure prendono spunto da fattirealmente accaduti, concede lapossibilità di scavare nella me-moria e recuperare dall’obliouna vicenda da non dimenticare(«Sui diecimila ettari della tenu-ta, i fedeli hanno lavorato undi-ci ore al giorno, sei giorni allasettimana, sotto la supervisionedi guardie armate […]. Infine,l’abuso fisico faceva parte dei ri-ti ordinari del culto. Gli stessibambini, spesso presi in ostag-gio per assicurare l’obb edienzadei genitori, erano vittime dimortificazioni, o addirittura diatti di sadismo, destinati ad an-corare in loro il sentimento diassoluta fedeltà al leader»).

L’incipit lo dimostra: «Nelbuio del suo nascondiglio, Eli-zabeth sente che la vita sta len-tamente gocciolando via da lei(…). Si dice che, in fondo, lesono stati regalati quarant’annidi vita, che avrebbe già dovutomorire nel 1978 (…). Tra pocoloro arriveranno». Non ha scam-po Elizabeth, chiamata a pre-sentarsi dinanzi al suo secondoappuntamento con la morte, eneanche il lettore, davanti alquale fa capolinea tutta la sfron-tatezza della Storia.

namiche e i suoi lin-guaggi, portò ungran numero di per-sone ad aderire alfolle progetto di JimJones. E poi, a for-tiori, è lo stesso nar-ratore a suggerire lasomiglianza di unodei corteggiatori diElizabeth (la storiad’amore prende for-ma, ma in modo del

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 10-11 agosto 2020 pagina 5

Nuova edizione per «Il Fattore Umano» di Graham Greene

L’unicacertezza

Federico Barocci«Fuga di Enea da Troia» (1598)

Sul primato della poesia latina e italiana su quella greca

Anche le cose versano lacrimeE tra tutti svetta Virgilio

Leggendo l’«Eneide»sentiamo che tutti noi

abbiamo dovuto abbandonarela patria e siamo esuli

Ma una Provvidenzaci guida e una madre celeste

bella e buonasi prende cura di noi

La lezione sembra essereche morale e politicasono ambiti complessinei quali ciascuno deve muoversicon circospezionesempre attento a non emetteregiudizi precipitosi e mai dimenticodel mistero del peccato originale

membri dell’élite bri-tannica sono stati mae-stri nel secolo dell’im-pero, quando lo sfrut-tamento delle ricchez-ze del mondo e l’op-pressione di una largaparte dell’umanità, e avolte il genocidio, fu-rono condensati nelladefinizione di “f a rd e l l odell’uomo bianco”.

Nel Fattore UmanoGreene inserisce undialogo che spiega be-ne il suo punto di vi-sta, la sua antropologia

Oliviero Rainaldi, «Enea e Anchise» (2020)

sponde dalla Sicilia che «li occhiin prima genera(n) l’amore», che ècome dire: l’amata la devi vederecon gli occhi, perché la sua realtà èmolto di più di ogni possibileimmaginazione.

care, il dolore rimane, ancor più vi-vo e più vero.

E proprio qui, nella quarta eclo-ga, è la grande profezia della nuo-va era di pace, felicità e rinnova-mento spirituale di cui è portatoreun bimbo, un p u e r, che sta per na-scere (siamo nel 40 circa avantiCristo). E c’è anche, con il puersalvifico, una Vergine (Iam redit etV i rg o ). Si capisce perché Virgilio furitenuto, oltre che un grande poe-ta, anche un profeta.

Da questa profezia Virgilio tornaalla terra, a un’umiltà (humus = ter-ra) più vera, e scrive le G e o rg i c h e .

dove troveranno casa, e pace, i no-stri penati.

Abbiamo detto tanti bei conte-nuti, concetti: ma non abbiamodetto che in Virgilio tutto ciò èmusica, qualcosa di vivo e realeche ci trascina e sorprende, sempresuperando ogni nostra interpreta-zione. Come ha detto bene Unga-retti: «Virgilio è il poeta più musi-cale che la storia delle lettere possaricordare, voglio dire il poeta piùcapace di distruggere, in soggettivofluire di musica e in sublime sug-gestione mentale, la materialitàdella parola».

di CL AU D I O DAMIANI

Se è vero che in alcuniambiti la cultura latina èindubbiamente debitricedella greca, ciò non vale

loro può essere anche non mai sta-ta vista, come la principessa islami-ca cantata da Jaufré Rudel, chevive sull’altra sponda del Mediter-raneo e di cui lui ha solo sentitoparlare. Jacopo da Lentini gli ri-

vrano: l’esilio inevitabile di Meli-beo, il pianto inconsolabile dellamadre per la morte del figlio Ales-si, le sofferenze amorose di Cori-done e di Gallo, l’amico caro ab-bandonato dalla sua amata e venu-

La terra è la base, il fondamento,ma anche il lavoro dell’uomo, cheè fatica, dolore, ma vera, sana cre-scita, nutrimento fisico e spirituale,continua comunicazione col cielo,e con gli altri, perché il lavoro del-la terra è lavorare insieme, insiemeconoscere e insieme crescere. E lacoltivazione delle api del quarto li-bro (il padre di Virgilio era apicol-tore) ci mostra l’esempio di unacomunità meravigliosamente labo-riosa e pacifica, modello di coesi-stenza e condivisione, come se lanatura insegnasse, indicasse all’uo-mo la via della convivenza pacificae produttiva.

Ma questo ritorno alla natura,alla terra, questo desiderio di pacee di comunione, questa grandeconciliazione, e nuova umiltà, do-po tanta superbia, non è qualcosadi incredibilmente attuale? Nondobbiamo assolutamente rileggerequesto autore, proprio pensando alnostro tempo, ai suoi drammatici,impellenti problemi?

Dalla natura alla cultura (che ècoltura, soprattutto) e poi, nel-l’Eneide, il grande salto alla storia,il passato il presente il futuro,quella storia inaccettabile da cuiprima aveva cercato di fuggire. Sa-lendo ancora la visione si allarga, ecopre tutto fin dalle origini. Appa-re una Provvidenza, non un sem-plice destino, che comunica conti-nuamente con l’uomo, in un fitto,continuo dialogo. Enea continua-mente prega, chiede e dialoga conil cielo, prima di agire e dopo averagito. Potremmo dire che il suopensiero è continuamente un dialo-go con il cielo. Nell’Eneide tutto èsacro, la pietas non è solo di Enea,ma irradia di sé tutti i personaggi,irradia le cose, anche loro piango-no (sunt lacrimae rerum). Il fatonon è cieco ma è Provvidenza cheillumina la storia, e la fa crescere,attore invisibile che muove glieventi, continuamente invocato at-traverso la preghiera. Non soloEnea, tutti i personaggi pregano.

Leggendo l’Eneide sentiamo chetutti noi abbiamo dovuto abbando-nare la nostra patria e siamo esuli.Ma una Provvidenza ci guida. Unamadre celeste, bella e buona, siprende cura di noi. Con dolore efatica fonderemo una nuova patria,

to tra i boschi a cercare consolazio-ne nella natura, nella bellezza, nel-la musica dei pastori. Ma perquanto Gallo si sforzi di dimenti-

La realtà è anche, per Virgilio, anzi è soprattutto, doloreMa un dolore non, come Lucrezio, da superare, scavalcareÈ un dolore salvifico Uno stimolo a crescere, ad allargarsi, aprirsiE un aprirsi, allargarsiè tutta l’opera di Virgilio

una persona precisa, unica, irripeti-bile, infinita.

Nel Duecento c’è una polemicatra italiani e provenzali. I proven-zali, dolcissimi, cantano l’amor delohn (amor lontano), l’amata per

per la poesia. Lapoesia latina è assolutamen-te originale, unica e strepi-tosa. La sua forza è tale danutrire il Medioevo e span-dersi poi in una nuova etàaurea con Dante, Petrarca eil Rinascimento, illuminan-do la cultura europea, giun-gendo a noi oggi ancor vi-vissima e attuale.

Pensate ai “canzonieri”amorosi di Catullo, Tibulloe Properzio: la poesia grecanon ne ha. Per i grecil’amore è un lampo, un’i r ru -zione sconvolgente del divi-no, che però va e viene, co-me una malattia. Per i latiniè un’esperienza che trasfor-ma l’uomo per sempre, lo farinascere a “vita nuova”. Le-sbia, Delia, Cinzia, sono co-me Laura e Beatrice, donneche ti segnano per sempre,anche se ti fanno soffrire, tiabbandonano o non ti corri-spondono. La poesia ripresedopo dodici secoli un suodiscorso interrotto, così, co-me se non fosse successoniente, come se non fossecambiata, anche, una lin-gua.

Ma ciò che ancor piùunisce la poesia latinaall’italiana è il realismo. Neilatini è qualcosa di incredi-bile, qualcosa che non si ri-peterà mai più con quellaforza, con quella spontanei-tà e vivacità. Succede anchequando guardate quei bustiromani, che non sono “b el-li” come i marmi greci, maci fanno vedere una personaviva, noi vediamo proprioquella persona che è stata,che duemila anni fa ha vis-suto e noi ce la ritroviamodavanti. Ci fanno vedere

di SERGIO VALZANIA

Pubblicato nel 1978, IlFattore Umano è l’ultimodei grandi romanzi scrittida Graham Greene, au-tore prolifico e testimone

in prima persona della crisi finaledel sistema geopolitico mondialedominato dal Regno Unito e dallasua classe dirigente, alla quale egliapparteneva per nascita ed educa-zione. Il libro viene riproposto inquesti giorni dall’editore Sellerionella traduzione realizzata daAdriana Bottini negli anni Settantaper Mondadori, che non risente af-fatto degli anni trascorsi, accompa-gnato da una nota introduttiva diEnrico Deaglio e da una postfazio-ne di Domenico Scarpa (Palermo,2020, pagine 472, euro 15).

Fra le altre vicende della sua lun-ga vita, morì quasi novantenne nel1991, Greene conta un periodo dimilitanza nel M16, il servizio segretodell’esercito britannico, dove fu peranni alle dipendenze e in amiciziacon Kim Philby, forse la più celebrespia del dopoguerra. Philby, mili-tante comunista fin dall’adolescen-za, fu infiltrato dai sovietici nei ser-vizi di intelligence inglesi dei quali,grazie alle capacità personali e allostatus sociale di appartenenza, rag-giunse i vertici; venne scoperto percaso, ma riuscì a riparare in Urss

noia causata dalla ripetitività deicompiti quotidiani e dalla necessitàdi rispettare norme restrittive nellavita privata.

Fin dalla sua apparizione la criti-ca ha riconosciuto al Fattore Umanola qualità di descrivere alla perfe-zione l’ambiente classista, amorale,privo di scrupoli e di tensioni eti-che dei servizi segreti britannici.Tutto ciò resta senza dubbio vero,ma si tratta della componente dellanarrazione che più risente del pas-saggio del tempo; nonostante leforti resistenze opposte dall’establi-shment, nell’ultimo mezzo secolo lasocietà inglese si è trasformata e haperduto almeno le apparenze dellasua organizzazione per ceti socialidistanti e impermeabili ai trasferi-menti da un gruppo all’a l t ro .Quanto all’atteggiamento morale èdifficile aspettarsi un livello elevatoin un contesto di spie.

In totale contrasto con il datoambientale e assolutamente vitale èinvece la riflessione sviluppata daGreene sull’uomo e sulla donna,sulla loro capacità di amare, sulconcetto di fedeltà e su quello digratitudine, più in generale sul benee sul male e sull’estrema difficoltà diincontrarne manifestazioni dall’in-terpretazione chiara e univoca.

L’unico limite etico condannato,in un mondo nel quale gli affettisono riconosciuti come la sola veraricchezza, è il cinismo, nel quale i

dove trascorse in grande tranquillitàgli ultimi venticinque anni di vita.In ambito personale Greene visse laconversione dal protestantesimo alcattolicesimo, un’esperienza che loaiutò a sviluppare una sensibilitàattenta ai temi della fede ma ancorpiù a quelli antropologici, della ric-chezza spirituale e affettiva di cuiciascun essere umano è dotato.

Ambedue questi aspetti della bio-grafia del romanziere, prima ancorache della sua personalità, caratteriz-zano Il Fattore Umano. Il romanzoè una spy story, genere del qualeGraham Greene va considerato unodei creatori, nella quale sono calatesituazioni, tensioni, dubbi e rifles-sioni di sorprendente modernità,soprattutto se confrontate con lapersonalità e le avventure di JamesBond, il celebre personaggio ideatoda Ian Fleming, di quattro anni piùgiovane di Greene, la cui trasposi-zione cinematografica conosceva ilsuo massimo successo proprio neglianni Sessanta, quando a interpretar-lo fu Sean Connery. Nel testo delFattore Umano i riferimenti alla fi-gura di Bond sono numerosi edespliciti, sempre proposti in sensoantifrastico, come modello in oppo-sizione alla vita reale dell’agente se-greto, caratterizzata non da vicendeemozionanti quanto piuttosto dalla

ottimista, nella quale le motivazionisono ideali, più che utilitarie, o co-munque sono state formulate edelaborate da ciascuno con fatica esofferenza, in un ambito complesso,attraverso una ricerca continua delbene, nelle forme nelle quali è pos-sibile immaginarlo. Il protagonista,Maurice Castle, che appartiene aiservizi segreti inglesi, si confrontacon un agente sovietico in un con-testo di assoluta sincerità. «La suafede non ha mai vacillato? Sì, in-somma Stalin, l’Ungheria, La Ceco-slovacchia» chiede Castle. «Ne ave-vo viste abbastanza da giovane, inRussia e anche in Inghilterra, daessere vaccinato contro simili ine-zie», replica l’agente sovietico.«Inezie?». «Potrei ribatterle: e Am-burgo, Dresda, Hiroshima? Nonhanno scosso la sua fede nella vo-stra cosiddetta democrazia?».

La lezione di Greene sembra es-sere che morale e politica sono am-biti complessi, nei quali ciascun uo-mo e ciascuna donna debbonomuoversi con circospezione, sempreattenti a non emettere giudizi preci-pitosi e mai dimentichi del misterodel peccato originale. L’unica cer-tezza è quella dell’amore, per pro-teggere il quale ogni sacrificio ègiusto e legittimo.

Tr a d u z i o n ie audiolibri

Tante le traduzioni oggi presenti inlibreria, vecchie e nuove. Dell’Eneideoltre a quella di Cesare Vivaldi(Milano, Garzanti, 1970), c’è anche lanuova di Alessandro Fo (Torino,Einaudi, 2012), particolarmente attentaa seguire il latino sul versante fono-sintattico. Per chi “legge” gli audiolibri,due sono caldamente consigliabili:quello a cura del grande VittorioSermonti, con belle, dettagliateintroduzioni a ogni libro (Roma,Emons Edizioni, 2019), e quello a curadi Elsa Agalbato e Fabio Sargentini(sempre Emons, 2012), con letture di undrappello di valenti attori della nostraattuale scena teatrale.

E poi, poi c’è Virgilio.Virgilio è tutto questo, maanche oltre, anche altro.Come se avesse sulle spalletutto questo, come Eneacon il padre, ma avesse an-che un piccolino nella ma-no e un mondo da traghet-tare verso un altro mondo.

La realtà è anche, perVirgilio, anzi è soprattutto,dolore. Ma un dolore non,come Lucrezio, da supera-re, scavalcare. È un doloresalvifico. Uno stimolo acrescere, ad allargarsi,aprirsi. E un aprirsi, allar-garsi, è tutta l’opera di Vir-gilio.

Prima la fuga, vitale, daun presente inaccettabile(le guerre civili, il caos diuna transizione storica al-larmante) nella natura, neiboschi, nell’umile vita deipastori, e tutto ciò è già, insé, un allargamento. Maanche nelle Bucoliche è ildolore, anzi campeggia so-

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 10-11 agosto 2020

Il contributo del beato Rosmini alla conversione di John Henry Newman

Luci vividedi un’unica Verità

di ROBERTO CU TA I A

L’Ottocento ha donato al-l’umanità due tra i maggioripensatori dell’intera storia

della cristianità: l’inglese John Hen-ry Newman (1801-1890), canonizzatonel 2019 da Papa Francesco, e l’ita-liano Antonio Rosmini (1797-1855)beatificato nel 2007 da BenedettoXVI. Immaginiamo ora due tronchid’albero sulle placide acque di unfiume: essi si abbandonano alla cor-rente, senza opporre alcuna resisten-za. In modo simile anche Newman— del quale l’11 agosto ricorrono i130 anni della morte — e Rosmini,obbedendo in coscienza alla vocedella Provvidenza, non hanno repli-cato alle pesanti calunnie addossate-gli da influenti uomini del tempo.Tra questi due veri figli della Chiesain effetti c’è stata una forte intesaspirituale e coscienziale, proficua edeterminante soprattutto per New-man, che accostandosi ai padri ro-sminiani d’Inghilterra ha maturato lasvolta più importante della sua vita:la conversione dall’anglicanesimo alcattolicesimo che, per ricorrere alsuo raffinato eloquio, «fu come en-trare in un porto dopo essere stati

sig. Newman — scrive Rosmini amonsignor Lusquet, vescovo diEsbon, il 7 dicembre 1846 — che Ellamenziona nella venerata sua lettera,al ritorno di lui da Roma. Manzonimi recò la lettera di Phillips, che melo raccomandava, qui a Stresa, e miduole di non aver avuto occasione diprestargli qualche servizio da questeparti […]» (Epistolario ascetico, volu-me III, «Lettera 999», Roma, 1912,pagina 334).

D’altro canto Newman, nella suaprima lettera inviata da Milano, an-nota: «Ci siamo trovati in mezzoagli amici di Rosmini e siamo sor-presi di trovare quanto facciano iRosminiani in queste parti […] Ab-biamo una missiva per Rosmini, cheè comunque assente […]». Di fattol’incontro non avverrà, e la ragione

sembra a Newman piuttosto esile:«Rosmini — è scritto in una letteradel 18 ottobre — è passato da Mila-no. Mi ha inviato un cortese messag-gio, spiegando che non ci ha chia-mati perché lui non sa parlare il lati-no e io italiano […] Vorremmo averemolto di più da dire di lui, ma nonriesco a cogliere l’essenza della suafilosofia» (Inos Biffi, Newman, ossia:«I Padri mi fecero cattolico», JacaBook, 2009, pagine 90-91).

Una spiegazione più che plausibi-le riguardo al mancato incontro traNewman e Rosmini ce l’ha fornitaPier Paolo Ottonello, uno dei massi-mi esperti viventi del roveretano. Inquesta sede riportiamo qualche cen-no: «L’espressione recepita dal New-man nei termini “io Rosmini non soparlare latino e tu non sai parlareitaliano” sarebbe dunque una sortadi messaggio cifrato, attraverso ilquale avrebbe dovuto intenderepressappoco così: “io Rosmini cono-sco tanto gli ambienti romani chenon voglio parlarne la lingua, e tutanto poco li conosci che ti convieneil non saper parlare l’italiano”» (PierPaolo Ottonello, Rosmini inattuale,Marsilio, 2011, pagine 173-185).

Ma anche se Newman non ha maiincontrato Rosmini, la sua vita si ècomunque intrecciata con quelle deipadri rosminiani della provincia in-glese. «Il 15 giugno 1835 verso mez-zogiorno tre viaggiatori dall’Italia,risalendo il Tamigi, sbarcavano aLondra: erano missionari e li guida-va un sacerdote romano, don LuigiGentili (Antonio Rey ed Emilio Be-lisy). Con quello sbarco si iniziava“un capitolo della Seconda Primave-ra, the second spring” del cattolicesi-mo inglese come lo chiamò l’i l l u s t revescovo di Salford, Mons. LouisCharles Casartelli […]. Sotto la dire-zione del Gentili a Grace-Dieu (viera) un ministro protestante, il Wac-kerbath, scolaro del Pusey, primoiniziatore di quel movimento diOxford, fra cui il dott. GiorgioWard (padre del famoso scrittoreWilfrid)». E «così Gentili veniva incontatto con quel movimento, di cuilui pure concepì le più liete speranze[…]» («L’Osservatore Romano», 16giugno 1935, numero 141, pagina 3).

Il primo incontro tra i teologi delMovimento di Oxford e i padri ro-sminiani è avvenuto in questo conte-sto: «[…] Nell’autunno del 1841quattro dei ministri di Oxford ven-nero a Grace Dieu; il Gentili strinseseco amicizia, e al contegno devotoin cui li vide assistere alla Messa ealtre funzioni religiose nella cappelladel luogo, ne rimase edificato. Unodi essi pare fosse il dottore GiorgioWard, prebendato del Collegio diBalliol, che per ingegno e dottrinaprimeggiava fra gli anglocattolici:certo il Ward, scrivendo nell’o t t o b redi quest’anno al Phillips, gli manife-sta la sua venerazione profonda alGentili, che benignamente gli avevadato leggere le Massime di perfezionecristiana del Rosmini, del qual libret-to afferma “nulla poterci essere dipiù bello, più edificante, più sfug-gente a ogni obbiezione”. E nel no-vembre il Gentili entrò in amichevo-le corrispondenza di lettere colWard (il Ward fu ricevuto nellaChiesa Cattolica il 3 settembre 1845,un mese prima del Newman) invian-dogli le opere filosofiche del Rosmi-ni; ed ebbe la consolazione di sapereindi a poco che i ministri di Oxford,messisi a studiare in quelle opere, netraevano grande vantaggio e diletto[…]» (Giovanni Battista Pagani, Lavita di Luigi Gentili, Roma, 1904, pa-gina 256).

La comunione di spirito fra questiumili operai nella vigna del Signore— «Gesù Cristo è l’unico libro cheimporti leggere, letto il quale si pos-siede ogni tesoro di sapienza e discienza» (San Tommaso d’Aquino,Commento alla lettera ai Colossesi, 2,3) — ha potuto sollevare la vita dimigliaia di uomini dall’errore e sola-mente Lui, il Signore, che ha scruta-to ed effuso la grazia nel cuore di fi-gli come Newman, Rosmini e Genti-li, può veramente conoscere questipilastri della fede ai quali noi ci ac-costiamo, per dirla con Bernardo diChartres, come nani sulle spalle digiganti. Ebbene, a noi tutti questicampioni della fede hanno permessod’intraprendere ed esperire la Fe d e -sapienza e il Cristo-Storico (medesimotitolo dell’opera del filosofo umbroTeodorico Moretti-Costanzi), assur-gendo così la nostra realtà coscien-ziale oltre l’orizzonte temporale.

Insomma, per ricorrere alle vigo-rose parole scaturite dalla penna diNewman, «[…] Accade di continuonella storia della Chiesa che l’ideaimmediata e diretta che stimola gliuomini di fede a metter mano allaloro impresa sia solo una parte di es-sa o non abbia nulla a che vedere

con ciò che in seguito gli eventi di-mostreranno essere la missione. Taliuomini hanno un obiettivo definitoin mente, e la Provvidenza li chia-ma; dunque essi partono armati difede e obbedienza senza sapere doveli condurrà. Iniziano un compito li-mitato e sono condotti a impegnarsiper un lavoro più grande. Pensanoai propri fratelli e al proprio paese,ma la grazia e la benedizione di Diofanno di loro un faro che illumina ilmondo […]» (Scritti oratoriani, in-troduzione e note di Placid Murray,Cantagalli, 2010, pagina 179).

I “fari” che con i primi fasci di lu-ce prima del mondo ebbero a illumi-nare l’Inghilterra e l’Irlanda s’incon-trarono. «[…] Il 19 ottobre 1842 po-té finalmente (il Gentili) dare unacorsa sino a Oxford in compagniadel Phillips, e rivedere quei ministridell’Università che già conosceva, econoscerne altri e ragionare di reli-gione con essi. Presso il Ward fececonoscenza di un giovine scozzese dinobile casato, Guglielmo Lockhart(passato alla Chiesa di Roma ed en-trato nell’Istituto della Carità tra iRosminiani: “Presbitero - anni di vi-ta religiosa 49, London 1819-London1892”; da Necrology of the brethren ofthe Institute of Charity, V edizione,2008) che da poco aveva ottenuto ilgrado di baccelliere nel Collegio diExeter: in questo primo incontro ecolloquio col Gentili il Lockhart sisentì preso di venerazione verso dilui quasi a santo, e presto vedremo

come in mano alla Provvidenza fuquesto il filo per trarre il giovinedall’errore alla verità. Il Newman[…] passava i più dei suoi giorni aLittlemore, poco lungi da Oxford,con alcuni pochi e fidi compagni,tra i quali il Lockhart, il Dalgairns,il Bowles menando vita quasi mona-stica, divisa tra lo studio e la pre-ghiera e gli esercizi di penitenza.Che il Gentili lo abbia visitato aLittlemore è asserito dal Lockhart, ilquale anzi aggiunge che dovette es-sere il dottor Bloxam quegli che in-trodusse al Newman il Phillips e ilGentili […] Il Gentili, narrata inuna lettera la sua gita a Oxford e iparticolari di essa, subito soggiunge:“Quegli che è alla testa del partitocattolico mi domandò d’istruirlo sulmodo di dare gli esercizi, e quindigli mandai gli esercizi del p. Genera-le (Rosmini) intitolati: Ma n u a l edell’E s e rc i t a t o re (scritti dal Rosminitra il marzo e l’ottobre del 1839, ogginel volume 51 dell’Edizione Nazio-nale), che ora si adopera dai medesi-mi nel loro così detto Convento”[…]» (Giovanni Battista Pagani, Lavita di Luigi Gentili, Roma, 1904, pa-gine 256-257). Dei momenti trascorsia Littlemore da Gentili, si legge an-che nella missiva: «Il Phillips poi, inuna lettera al conte di Shrewsbury,descrive la visita che fece insieme colGentili al dott. Newman, la cui cor-tesia parve loro tanto meravigliosaquanto l’erudizione e i talenti. Sog-giunge che visitarono anche il Pusey,e lo trovarono quale se l’erano im-maginato, uomo di umiltà pari alladottrina; e che il Gentili ebbe conesso un colloquio importantissimointorno al mistero della transustan-ziazione […]» (ibidem, pagina 258).

Occorre però soffermarsi ancorasulla figura di Guglielmo WilliamLockhart, poiché abiurò l’anglicane-simo due anni prima del suo mae-stro John Henry Newman: «[…] IlNewman aveva dato per compito alLockhart di tradurre in inglese lastoria ecclesiastica del Fleury e discrivere la vita di San Gilberto diSempringham. Ma il giovane scozze-se a cui già prima era balenato qual-che dubbio, dopo la visita del Gen-tili, dopo la meditazione delle Ma s -sime del Rosmini, in cui vedeva deli-neato il tipo del cristiano perfetto,era profondamente inquieto. Undubbio continuo, prima combattutoe represso, poi più forte di lui, loagitava: era egli sulla via del verocristiano? Aveva egli nelle pratichereligiose che eseguiva, quel verocontatto con Cristo, da cui solo sideriva la grazia che fa i santi? Infat-ti il Lockhart anelava alla santità.Un giorno, dopo essersi confessatoda Newman, gli rivolse una doman-da, che, quante volte gli si era pre-sentata altrettante aveva fino ad al-lora soffocato. Ora non più: brucia-va troppo all’interno: “Siete sicuro,gli chiese tutto sconvolto, di averela facoltà di assolvermi?”. Il Ne-wman rimase pensoso: la domandatoccava il punto essenziale. Era diquelle che, una volta poste, nonpossono restare senza una rispostanetta e certa. Se non aveva la certez-za di assolvere, dunque non era sa-cerdote di Cristo: dunque tutto l’an-glicanesimo, anche vivificato da unapratica austera di vita, non era la re-ligione vera di Cristo: e bisognavacambiar rotta» (Bollettino Charitas,luglio 2009, numero 7).

«Il Newman sentì bene tutto ilpeso della questione, né seppe trarsid’impaccio, che rispondendo: “Pe r -ché a me questa domanda? Interro-gatene il Pusey”. La risposta era lapeggiore che il Lockhart si potesseattendere: da un uomo ad un altrosoltanto perché ritenuto più capace,

quell’abbandono sicuro, che l’animasitibonda di verità e di conforto sen-te soltanto per chi ha la certezza diessere investito di un potere sovru-mano, il Lockhart manifesta al Gen-tili le interne sue inquietudini, laforte propensione verso il cattolicesi-mo, gli incessanti appelli di Dio, ibisogni del cuore, la brama di cono-scere il fine la natura e lo spiritodell’Istituto rosminiano […] Nonabbiamo le risposte del Gentili […]certo è che il giovane lasciava Little-more e il Newman e i condiscepoli esi recava a Loughborough, nellacontea di Lincoln, dove allora dimo-rava il Gentili […] Il Gentili, con losguardo scrutatore dei santi, seppeleggergli nel fondo dell’anima, piùche il Lockhart non dicesse e nonpensasse; e ne fece suo tutto il dolo-roso travaglio. Il Lockhart era legatoal Newman dall’impegno preciso dinon prendere nessuna decisione sen-za di lui e non prima di aver trascor-si tre anni alla sua scuola […] Mauna forza arcana lo urgeva potente,e gli faceva provare più e più da unaparte il disgusto dell’anglicanesimo,sia pure vissuto con quell’altezzad’animo e con quelle austere esterio-rità che si faceva a Littlemore […]Procrastinare anche di un poco sa-rebbe stato un rigettare il dono cele-ste, un’imperdonabile ingratitudine»(Bollettino Charitas, agosto-settembre2009, numero 8).

«Il 26 agosto del 1843, nella cap-pella delle Suore Rosminiane diLoughborough, sotto gli sguardi diMaria SS. Annunciata a cui essa eradedicata, con indicibile gaudiodell’anima, nella gioia fraterna piùschietta e più cordiale del Gentili edi pochi altri intimi, il Lockhartabiura l’anglicanesimo e si professacattolico romano: pochi giorni dopo[…] entrava novizio nell’Istituto del-la Carità. Dire come ne sia rimasto ilNewman, è difficile. N’ebbe trafittal’anima come da colpi di spada acu-ta. Scrisse al Gentili, rammaricando-si forte e della corrispondenza tenu-ta dal Lockhart con lui, e dei pattiviolati […] Il 25 settembre nel di-scorso — La partenza degli amici —apriva pubblicamente l’esasp erazionedell’animo; poi si raccolse in un piùaustero ritiro nel suo Littlemore, pre-gando, combattendo, soffrendo: mapoiché l’animo (del Newman) erabuono e sincero, nel febbraio 1844,dopo uno scambio di lettere, si rap-pacificava col Gentili, e ringraziandoquesto delle sue parole affettuose edi un libro mandatogli in dono, ri-cordava con accorato affetto il Loc-khart a cui chiedeva di essere ricor-dato e raccomandato per preghiere[…]» (Bollettino Charitas, o t t o b re2009, numero 9).

Pochi mesi dopo la “riappacifica-zione” con i rosminiani, la Graziaaveva continuato a operare nel cuoredi Newman. Così, il 9 ottobre del1845, per opera del padre passionistaDomenico della Madre di Dio, face-va anch’egli il suo ingresso nell’ovilein cui Cristo pasce le pecorelle dalui redente: «[…] Certamente il pa-dre Domenico della Madre di Dio —scrisse lo stesso Newman — era unostrepitoso missionario e predicatore,ed ebbe gran parte nella mia propriaconversione mia e di altri» («L’O s-servatore Romano», 18 maggio 1935,numero 117, pagina 3).

Ancora a proposito della conver-sione di Newman, il Pusey ha redat-to un articolo sulle colonne del gior-nale francese «L’ami de la Religion»che porta la data del 6 novembre1845. Rispetto a questo pezzo il Ro-smini ha aggiunto a sua volta delleosservazioni di lode, inviandole di-rettamente all’autore con una letteradatata 13 novembre 1845, che si con-cludeva con questo explicit: «[…] Iocredo che quelli che si unirono testéalla Chiesa Cattolica abbiano trovatala via più sicura e più breve per ri-storare a nuova vita la Chiesa angli-cana. Le mie preghiere, o piuttostoquelle di noi tutti cattolici tendono a

questo: ma noi preghiamo special-mente per colui, di cui il Signore siservì e si serve per purificare laChiesa anglicana dall’eresia, e permezzo del quale ha fatto nascere inessa un movimento sì consolante:noi preghiamo caldamente, accioc-ché il Signore si degni di fare dive-nire costui una di quelle pecore cheaffidò a Pietro, quando gli disse:“Pasci le mie pecore” […]» (Episto-lario completo, volume IX, «Lettera5478», 1892, pagina 405).

Infine, a una lettera redatta di suopugno il 20 gennaio 1846, Rosminiaffidava al conte Giacomo Mellerioqueste parole alate: «Il Pagani miscrive consolato dell’edificazione,che diede il signor Newman al no-stro noviziato, dove la vigiliadell’Epifania fece la sua confessione,e ricevette la santissima Comunionenella nostra cappella. “Deh! Chespettacolo edificante, scrive, il vedereil signor Newman ricevere la sacraComunione inginocchiato per terracoi nostri laici, e dietro ai nostrichierici, tra i quali si trovava il no-stro Lockhart, una volta suo alunno,e figlio spirituale. Quantunque eglisia stato parroco dell’Università diOxford e goda la fama di essere ilprimo ingegno d’Inghilterra, tuttaviaegli non ha la minima pretensione, ebrama essere trattato come l’ultimodei convertiti”» (Epistolario completo,volume XIII, «Lettera 8116», pagina230).

Per concludere, a significare lostretto rapporto e l’affinità spiritualetra Rosmini e Newman, e tra i ro-sminiani e gli oratoriani, ecco cosascrisse il Newman, venuto a cono-scenza della morte di Rosmini:«Scrivo due righe alla Reverenza vo-stra per condolermi con voi e con ivostri Padri della perdita del vostrorinomato e santo Fondatore. La nuo-va mi sopraggiunse improvvisa e in-timamente mi commosse, poiché,sebbene egli appartenesse al vostroIstituto specialmente, un uomo co-me lui, fino a tanto che rimaneva interra, era una proprietà di tutta laChiesa. Io temo che le tribolazionisofferte gli abbiano abbreviato la vi-ta. Ieri mattina ho celebrato unaMessa da morto per lui: spero cheegli non si dimenticherà di me, ap-pena sarà giunto in cielo, quantun-que ben possiamo credere che egli visia già pervenuto» («Lettera di Enri-co Newman al Padre G.B. Pagani»,10 luglio 1855, in Vita di A. Rosmini,a cura di Guido Rossi, volume II,1959). «Per parte mia devo confessa-re che, quando penso ai santi, misento ardere da grandi desideri» (daiD i s c o rs i di san Bernardo abate).

e più maturo d’anni e distudi. L’esigenza era dipassare dall’incerto alcerto, dall’umano fallibileall’infallibile divino. Sipersuase dunque che nonvaleva neppure la penadi interrogare più che ilPusey […] bensì il preteromano (il p. Gentili),dal quale aveva sentitopromanare come un pro-fluvio delicato di autenti-ca virtù evangelica e laforza di una divina cer-tezza […] e lo fece dap-prima beninteso all’insa-puta del Newman, perlettera (la prima nel mar-zo del 1843 la secondanel luglio 1843) […] Sve-lato il suo nome e scusa-tolo di averlo innanzi ta-ciuto, con quella confi-dente apertura, con

Lutto nell’episcopato

Il vescovo claretiano Pedro Casal-dáliga Plá, prelato emerito di SãoFélix, in Brasile, è morto alle 9.40di sabato 8 agosto a Batatais, do-ve era stato ricoverato in ospedaleper il peggioramento delle suecondizioni di salute. Malato diParkinson da tempo, aveva no-vantadue anni. Era infatti nato il16 febbraio 1928 a Balsareny, nelladiocesi di Solsona, in Spagna.Entrato nel 1943 a far parte con-gregazione dei missionari Figlidell’Immacolato Cuore di Maria(claretiani), era stato ordinato sa-cerdote il 31 maggio 1952 a Bar-cellona. Nel 1968 aveva iniziato lasua missione in Brasile, nella re-gione del Mato Grosso, e il 27aprile 1970 era stato nominato daPaolo VI amministratore apostoli-co della prelatura territoriale diSão Félix, eretta un anno prima.Quindi il 27 agosto 1971 era statoeletto alla Chiesa titolare di Alta-va (cui aveva poi rinunciato il 26maggio 1978) e nominato vescovoprelato di São Félix. Aveva rice-vuto l’ordinazione episcopale il 23ottobre 1971. Il 2 febbraio 2005aveva rinunciato al governo pa-storale della prelatura. Le esequiesono state celebrate domenica 9agosto, alle ore 15 a Batatais. Ilvescovo è stato poi sepolto a SãoFélix do Araguaia.

nel mare in burrasca»(John Henry Newman,Apologia pro vita sua,Edizioni Paoline, 2001,pagina 378).

Qual è stato l’im-portante apporto offer-to dal rosminianesimonella conversione diNewman? La memorialiturgica del santo in-glese si celebra il gior-no della conversione alcattolicesimo, avvenutail 9 ottobre 1845. Perliberare il campo daogni equivoco il londi-nese e il roveretano,«duplice e splendenteluce di un’unica fontedi Verità», non si sonomai incontrati di per-sona, nonostante l’ar-dente desiderio nutritoda parte di entrambi.«Io spero che vedrò il

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 10-11 agosto 2020 pagina 7

OSPEDALE DA CAMPO

«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi

è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità.

Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia...

Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare dal basso»

Una sfida in piùIl multiforme impegno di Chiesa e Medici con l’Africa Cuamm nel Sud Sudan

di ENRICO CASALE

La pioggia cade ininterrotta-mente. È acqua benedetta.Rompe l’assedio della siccità.

Rende i pascoli più ricchi. Stemperale tensioni tra i pastori. Ma è ancheacqua pericolosa. Nell’umidità cre-scono e si riproducono le zanzareanofele, portatrici di malaria. Unamalattia endemica nel Sud Sudanche, quest’anno, si aggiunge al co-

dal Nilo) che rende fertili i suoicampi. Allo stesso tempo, però, è unpaese profondamente instabile. Nel2013 è sprofondato in una guerra ci-vile quando, alcuni militari di etniadinka, fedeli al presidente SalvaKiir, hanno avviato scontri con quel-li di etnia nuer, guidati dal vice pre-sidente Riek Machar, e accusati dipreparare un colpo di Stato. Nel2018 Kiir e Machar hanno firmatoun accordo per la condivisione del

di potenze regionali e internazionali,l’accordo di pace. Secondo quantoprevisto dal patto, Machar avrebbericoperto nuovamente il ruolo di vi-cepresidente. Alla fine, Kiir e Ma-char hanno raggiunto un accordoper formare un governo di unità il22 febbraio 2020, pur continuando arimanere in conflitto su questioni in-terne.

A queste tensioni politiche, si ag-giungono gli scontri tra pastori checompiono razzie e cercano di acca-parrarsi i pascoli migliori (soprattut-to nella stagione secca). «Questiscontri — osserva suor Elena Balatti,missionaria comboniana — ci sonosempre stati. Negli ultimi anni, conla diffusione massiccia di armi auto-matiche, si sono intensificati e han-no provocato centinaia di vittime eun’instabilità diffusa in tutto il pae-se. La nostra speranza è che la re-cente nomina dei governatori deglistati e delle regioni autonome possaportare a una svolta. Il presidenteSalva Kiir ha ordinato loro di ripri-stinare la pace nelle rispettive zone:è un ordine perentorio che ci augu-

Chiesa cattolica. «Purtroppo le fun-zioni religiose — spiega la missiona-ria — sono ancora sospese e quindil’incontro diretto con i fedeli è anco-ra limitato A Malakal però stiamoriattivando la radio locale. Saremocosì in grado di raggiungere un’am-pia fetta di popolazione».

Che il coronavirus sia arrivatonelle campagne ormai è un dato difatto. Recentemente un missionarioche operava in un villaggio è statocontagiato dal virus. «Il confratello— prosegue suor Elena — ha contrat-to il virus. Non essendosi spostatonelle settimane precedenti l’insor-genza della malattia, significa che hacontratto il virus nella sua zona. Ciòdimostra come il covid-19 sia diffusonelle regioni lontane dai principalicentri».

Per fermare questa epidemia, èscattata la solidarietà internazionale.Nonostante il blocco degli aeropor-ti, l’ong Medici con l’AfricaCuamm, grazie al contributo di do-natori italiani e internazionali e allapartnership delle Nazioni Unite, èriuscita a inviare materiali diagnosti-ci per cinque ospedali (termometri ainfrarossi e concentratori di ossige-no, ma anche filtri e serbatoi perl’acqua ed ecografi portatili).

«L’operazione — spiega don Dan-te Carraro, direttore di Medici conl’Africa Cuamm — è stata facilitatadal partenariato tra noi e le basi dipronto intervento umanitario delleNazioni Unite, gestite dal Program-ma alimentare mondiale, tra cui fi-gura Brindisi, collaborazione avviatain piena emergenza covid-19nell’aprile 2020. Un accordo prezio-so e strategico che permette di acce-dere a una rete di voli e di hubumanitari sempre attivi, per garanti-re il trasporto tempestivo di materia-li indispensabili in situazioni die m e rg e n z a » .

Sono aiuti preziosi anche perchéil covid-19 non è l’unica emergenzache il Sud Sudan deve affrontare.«È arrivata la stagione delle piogge— conclude Giorgia Gelfi — e, conessa, si inasprirà la malaria. I sinto-mi iniziali sono gli stessi del corona-virus. Per noi quindi sarà ancora piùcomplicato assistere la gente che ar-riva presso i nostri centri. Una sfidain più in una situazione già abba-stanza complessa».

Caritas Italiana in soccorso della Guinea

P re v e n z i o n ee sensibilizzazione

CO N A K R Y, 10. Il coronavirus non harisparmiato nemmeno la Guinea,uno dei luoghi più poveri del mon-do e, soprattutto, il paese che nelsuo recente passato ha patito l’eb o-la. La popolazione, dunque, sta af-frontando l’ennesima sfida, nono-stante le scarse risorse e un sistemasanitario debole. Per questa ragio-ne, fin dalle prime fasi dell’epide-mia, la Caritas nazionale ha reagitomettendo a frutto l’esperienza dellediverse urgenze gestite negli ultimianni. Nella capitale Conakry, maanche a N’Zérékoré e nelle perife-rie, si sono svolte diverse sessioni disensibilizzazione e di formazione anorme igieniche elementari, con kitsanitari e rubinetti per acqua disin-fettata. Queste iniziative, però, van-no accompagnate con la distribu-zione di sacchi di riso per far fronteal rischio fame o malnutrizione difasce della popolazione già in gravedifficoltà.

Caritas Italiana, che opera inGuinea dal 2008, nella diocesi diN’Zérékoré e a supporto della Cari-tas nazionale, è impegnata sul fron-te della mobilità umana. In partico-lare, nell’ambito della campagna«Liberi di partire, liberi di restare»della Conferenza episcopale italia-na, collabora con l’O rganisationCatholique pour la Promotion Hu-maine nella realizzazione di un pro-getto della durata di due anni emezzo (2019-2021) che prevedecampagne di sensibilizzazione suirischi legati all’affrontare il viaggioverso l’Europa e interventi di crea-zione di opportunità di reddito (aesempio formazione e micro presti-ti), al fine di combattere le causeprofonde della migrazione. Inoltre,

tra il 2014 e il 2015 Caritas Italiana,grazie anche a un contributo Ceidell’8xmille, ha supportato la Chie-sa locale nella realizzazione di pro-grammi di emergenza in rispostaall’epidemia di ebola, con attività disensibilizzazione comunitaria, di-stribuzione di kit igienico-sanitari ealimentari alle famiglie colpite, ma-teriali di prevenzione e protezioneper le strutture sanitarie, ripristinodelle attività produttive, assistenzaagli orfani.

A oggi il virus ha colpito soprat-tutto gli anziani ma la Guinea hauna popolazione giovanissima (il41,2 per cento è sotto i 14 anni, il60,52 per cento sotto i 24, mentresolo il 3,9 per cento è sopra i 65 an-ni). È lunga e preoccupante la listadelle pandemie endemiche: malaria,dengue, tubercolosi, colera, diarrea,tifo, epatiti, meningite. L’abitudinedi recarsi all’ospedale, in un paesecon 0,3 posti letto ogni mille abi-tanti, non è radicata: la sanità èquasi tutta a pagamento, fra le spe-se più onerose per le famiglie, mararamente è di buona qualità.Quando lo è, si tratta di sanità pri-vata, ancora più cara. Gli ospedalisono pochi, i farmaci sono da com-prare privatamente, i trasporti —prima e dopo la degenza — sono apagamento. Nessuno con un po’ difebbre e tosse ritiene utile recarsiall’ospedale, dove c’è un medico suogni mille abitanti: i malati di co-vid-19 che ci vanno, lo fanno perl’urgente bisogno di ossigeno chenon trovano.

In questo quadro, molte sono lemisure che il governo ha applicatocon severità, laddove possibile: èstato decretato il coprifuoco nottur-no in tutto il territorio, sono statichiusi i mercati dopo le ore 16, vie-tate le concentrazioni di più di cen-to persone, chiusi gli spazi aerei,luoghi di culto e scuole, vietati glieventi pubblici, ridotti gli orari dilavoro, iniziata un’inedita puliziastraordinaria delle zone periferiche della città. Le mascherine sono ob-bligatorie, ma un’applicazione dellockdown all’europea in Africa oc-cidentale molti ritengono che nonsia possibile: viaggi e spostamentiin questa regione subsahariana sonouna necessità vitale per ogni attivi-tà. I guineani e le loro città vivonodi commercio, imprescindibile tantoper clienti e famiglie quanto per ivenditori, che se non lavorano nonhanno di che mangiare. Non poterentrare o uscire da una città o unvillaggio vuol dire paralizzare unpolmone commerciale ramificato elegato a un complesso rapporto diinterdipendenza con il suo contestoregionale, oltre che rischiare diesaurire una vena economica forsein modo permanente. Ma il virusdell’ebola ha insegnato molto e iguineani sanno come difendersi.«Si vince solo giocando d’anticip o.Ora come allora, prevenzione esensibilizzazione sono l’unica possi-bilità», assicura il direttore dellaCaritas diocesana di N’Zérékoré, al-la frontiera con la Liberia. Il para-dosso «è che sappiamo bene cosadobbiamo fare, ma spesso non pos-siamo farlo: non abbiamo i mezzi.Stiamo facendo molti sforzi per ca-varcela da soli ma sappiamo chenon basterà».

Allarme degli scalabriniani in Sud Africa

La pandemia è un’emergenza anche economicaJOHANNESBURG, 10. «Il dramma èrappresentato dal fatto che negli ul-timi giorni la gente ha abbassato laguardia. Troppe persone vanno ingiro per lavoro o per divertirsi, per-ché hanno la sensazione che il virusnon sia pericoloso. Ciò rischia diaggravare la situazione e di farcisprofondare in un altro lockdownancora più rigido di quello che ab-biamo vissuto nei mesi scorsi»: èquanto ha dichiarato il missionarioscalabriniano a Johannesburg, inSud Africa, Pablo Velasquez, il qua-le non nasconde la preoccupazioneche la situazione possa precipitareda un momento all’altro. Il Sud Aa-frica, infatti, è entrato da alcunigiorni nella “fase 3” della pandemia,ma il contagio, invece di arrestarsi,si sta diffondendo. I casi finora ac-certati sono oltre 560.000 (più dellametà di tutti i contagi in Africa) e imorti registrati hanno superato quo-ta 10.400.

Il numero maggiore delle personeche hanno contratto il coronavirus ènella provincia del Capo Occidenta-le e nella regione di Johannesburg. Ipendolari che si spostano per motivi

di lavoro nella parte est del paesehanno portato il virus nelle aree me-no colpite: «C’è gente — spiega ildipartimento di sanità — che lavoratra Città del Capo e Gauteng dif-fondendo l’infezione». Il timore èche l’epidemia da coronavirus inve-sta anche altre regioni oggi menotoccate. Per far fronte all’e m e rg e n z asanitaria, le autorità hanno impostorigide norme di sicurezza, comemantenere le distanze, indossare lemascherine, disinfettarsi le mani,sebbene i negozi, le officine, gli uf-fici e le scuole sono aperti. I risto-ranti possono lavorare, ma mante-nendo distanziati i clienti o venden-do cibo da asporto. I bar sono aper-ti a orari ridotti. La corrente elettri-ca e la connessione a internet sonosempre stati garantiti a tutta la na-zione. Particolare attenzione è rivol-ta alle grandi baraccopoli. C’è il ti-more che le chiusure eccessive porti-no a rivolte di gente alla ricerca di-sperata di cibo.

«Nelle città non si vedono poli-ziotti o soldati — continua padre Pa-blo — ma intorno alle baraccopoli icontrolli sono puntuali. Svolgo una

parte del mio servizio pastorale pro-prio in una bidonville e ho avutol’occasione di entrarvi. Ho vistomolta gente in giro, senza nessunaprotezione. Il rischio che il virus sidiffonda è alto anche per le scarsecondizioni igieniche di questi luo-ghi». Le funzioni religiose si svolgo-no ancora tra mille precauzioni.«Noi abbiamo deciso di riprenderea celebrare le messe — osserva il

missionario scalabriniano — ma consolo cinquanta fedeli che si devonoprenotare in tempo e devono rispet-tare le rigide norme imposte dall’au-torità. Abbiamo detto ai nostri fede-li che, se si dovesse registrare uno opiù casi tra chi frequenta la messa,noi chiuderemo la chiesa fino a datada destinarsi». Oltre all’assistenzaspirituale, gli scalabriniani offronoanche un aiuto economico a quanti

versano in difficoltà. Per settimane,tutti i giorni, la comunità di Johan-nesburg ha fornito cibo alla poveragente delle township che non pote-va andare a lavorare. Hanno assisti-to migliaia di persone che, fin dallamattina presto, si mettevano disci-plinatamente in fila per ricevere aiu-to. «Siamo allo stremo — sottolineapadre Pablo — abbiamo dovuto ri-durre le giornate di distribuzionedel cibo e selezionare le persone piùbisognose. Non avevamo più fondiper sfamare tutti».

Il covid-19 non è solo un’emer-genza sanitaria, ma anche una graveemergenza economica. Oltre al cibola gente cerca aiuto, non ci sono piùsoldi per comprare il minimo neces-sario. «La disoccupazione dilaga. Lagente — conclude il missionario —non ha denaro per tirare avanti. Unnumero crescente di persone viene achiederci un sostegno economicoper pagare l’affitto. Per ottenere unaqualsiasi occupazione, la gente èpronta a pagare “mazzette” ai me-diatori. La corruzione aumenta.Purtroppo, anche queste sono leconseguenze della pandemia».

vid-19, virus che lentamente si stadiffondendo in tutto il paese.

«Il Sud Sudan — spiega GiorgiaGelfi, project manager della ongMedici con l’Africa Cuamm — sem-brava essere stato risparmiato dalcoronavirus. Fino a poche settimanefa, i contagi erano limitati e i decessisi contavano sulle dita di una mano.Negli ultimi giorni però l’epidemia èdiventata più aggressiva. Nello scor-so fine settimana i casi registrati era-no più di 2.450 e i morti una cin-quantina. Temiamo però che la dif-fusione del virus sia più ampia an-che perché la capacità di testare lapresenza del covid-19 è limitata. C’èun solo laboratorio e il numero ditamponi è assai limitato».

Il Sud Sudan è la nazione piùgiovane al mondo (quest’anno si so-no festeggiati i nove anni dalla se-cessione dal vicino Sudan). Poten-zialmente è uno stato ricchissimocon numerosi giacimenti petroliferi eabbondanza di acqua (è attraversato

potere. Tuttavia, il 28 agosto, Ma-char e i capi di altri gruppi si eranorifiutati di firmare l’ultima partedell’accordo, asserendo che le dispu-te sulla divisione del potere esull’adozione di una nuova Costitu-zione non erano state gestite in mo-do efficiente.

I due leader sono poi tornati anegoziare la pace nel settembre 2018sottoscrivendo, grazie alla pressione

«Inizialmente — continua suor Elena— si pensava che il virus venissedall’estero. Così i controlli internisono stati pochi. Adesso le autoritàsono corse ai ripari e hanno lanciatocampagne di prevenzione anche se,prevalentemente, nei grandi centri.Nelle zone rurali però questi mes-saggi non arrivano».

Per cercare di ovviare a questamancanza è scesa in campo anche la

riamo riporti serenitàe ci permetta di ope-rare serenamente sulterritorio».

In tale contesto si èdiffuso il coronavirus.Vietati o limitati i voliprovenienti dall’e s t e ro ,non sono state presemisure rigide perbloccare gli sposta-menti sulle strade. Trala cittadinanza c’èscarsa consapevolezzadel pericolo. Nonvengono mantenute ledistanze né vengonoindossate le mascheri-ne. Le strutture sani-tarie sono poche emale equipaggiate.

Page 8: La catastrofe del Libano chiama tutti a collaborare per il ......«uno dei più importanti documenti e di espulsione dal paese. Ma non se ne andò mai più. Nato a Balsareny, in Catalogna,

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 10-11 agosto 2020

Medaglia ufficiale

Per l’ottavo anno di pontificato

All’Angelus il Papa lancia un nuovo appello per il Libano e ricorda il 75° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki

Un mondo totalmente liberodalle armi nucleari

«Impegnarsi per un mondo totalmente libero da armi nucleari»: lo ha chiestoPapa Francesco al termine dell’Angelus del 9 agosto, nel settantacinquesimoanniversario del bombardamento di Nagasaki, la seconda città giapponese“martire dell’atomica”, dopo Hiroshima. Affacciatosi a mezzogiorno dalla finestradello studio privato del Palazzo apostolico vaticano, prima della recitadella preghiera mariana con i fedeli presenti in piazza San Pietro — nel rispettodelle misure di sicurezza adottate per evitare il diffondersi della pandemia dacovid-19 — e con quanti lo seguivano attraverso i media, il Pontefice avevaofferto una riflessione sul Vangelo della domenica, incentrato sull’episodio di Gesùche cammina sulle acque del lago in tempesta.

Questo racconto è un invito adabbandonarci con fiducia a Dio inogni momento della nostra vita, spe-cialmente nel momento della prova edel turbamento. Quando sentiamoforte il dubbio e la paura e ci sem-bra di affondare, nei momenti diffi-cili della vita, dove tutto diventabuio, non dobbiamo vergognarci digridare, come Pietro: «Signore, sal-vami!» (v. 30). Bussare al cuore diDio, al cuore di Gesù: «Signore, sal-vami!». È una bella preghiera. Pos-siamo ripeterla tante volte: «Signore,salvami!». E il gesto di Gesù, chesubito tende la sua mano e afferraquella del suo amico, va contempla-to a lungo: Gesù è questo, Gesù faquesto, Gesù è la mano del Padreche mai ci abbandona; la mano forte

e fedele del Padre, che vuole sempree solo il nostro bene. Dio non è ilgrande rumore, Dio non è l’uragano,non è l’incendio, non è il terremoto— come ricorda oggi anche il raccon-to sul profeta Elia —; Dio è la brezzaleggera — letteralmente dice così: èquel “filo di silenzio sonoro” — chenon si impone ma chiede di ascolta-re (cfr. 1 Re 19, 11-13). Avere fedevuol dire, in mezzo alla tempesta, te-nere il cuore rivolto a Dio, al suoamore, alla sua tenerezza di Padre.Gesù, questo voleva insegnare a Pie-tro e ai discepoli, e anche a noi og-gi. Nei momenti bui, nei momenti ditristezza, Lui sa bene che la nostrafede è povera — tutti noi siamo gen-te di poca fede, tutti noi, anch’io,tutti — e che il nostro cammino puòessere travagliato, bloccato da forzeavverse. Ma Lui è il Risorto! Nondimentichiamo questo: Lui è il Si-gnore che ha attraversato la morteper portarci in salvo. Ancora primache noi cominciamo a cercarlo, Lui èpresente accanto a noi. E rialzandocidalle nostre cadute, ci fa crescerenella fede. Forse noi, nel buio, gri-diamo: “Signore! Signore!”, pensan-do che sia lontano. E Lui dice: “So-no qui!”. Ah, era con me! Così è ilS i g n o re .

La barca in balia della tempesta èimmagine della Chiesa, che in ogniepoca incontra venti contrari, a volte

prove molto dure: pensiamo a certelunghe e accanite persecuzioni delsecolo scorso, e anche oggi, in alcu-ne parti. In quei frangenti, può ave-re la tentazione di pensare che Diol’abbia abbandonata. Ma in realtà èproprio in quei momenti che risplen-de maggiormente la testimonianzadella fede, la testimonianza del-l’amore, e la testimonianza della spe-ranza. È la presenza di Cristo risortonella sua Chiesa che dona la graziadella testimonianza fino al martirio,da cui germogliano nuovi cristiani efrutti di riconciliazione e di pace peril mondo intero.

L’intercessione di Maria ci aiuti aperseverare nella fede e nell’a m o refraterno, quando il buio e le tempe-ste della vita mettono in crisi la no-stra fiducia in Dio.

Al termine dell’Angelus il Papaha lanciato un nuovo appelloper il Libano — dopo le catastrofiche

esplosioni nel porto di Beirut — equello contro il nucleare; infineha salutato i presenti e i partecipantia una corsa ciclistica dedicataa san Giovanni Paolo II.

Cari fratelli e sorelle,il 6 e il 9 agosto del 1945, 75 anni fa,avvennero i tragici bombardamentiatomici di Hiroshima e Nagasaki.Mentre ricordo con commozione egratitudine la visita che ho compiutoin quei luoghi lo scorso anno, rinno-vo l’invito a pregare e a impegnarsiper un mondo totalmente libero daarmi nucleari.

In questi giorni il mio pensiero ri-torna spesso al Libano — lì vedo unabandiera del Libano, un gruppo dilibanesi. La catastrofe di martedìscorso chiama tutti, a partire dai Li-banesi, a collaborare per il bene co-mune di questo amato Paese. Il Li-bano ha un’identità peculiare, fruttodell’incontro di varie culture, emersanel corso del tempo come un model-lo del vivere insieme. Certo, questaconvivenza ora è molto fragile, losappiamo, ma prego perché, conl’aiuto di Dio e la leale partecipazio-ne di tutti, essa possa rinascere libe-ra e forte. Invito la Chiesa in Libanoad essere vicina al popolo nel suoCalvario, come sta facendo in questigiorni, con solidarietà e compassio-ne, con il cuore e le mani aperte allacondivisione. Rinnovo inoltre l’ap-pello per un generoso aiuto da partedella comunità internazionale. E, perfavore, chiedo ai vescovi, ai sacerdotie ai religiosi del Libano che stianovicini al popolo e che vivano conuno stile di vita improntato alla po-vertà evangelica, senza lusso, perchéil vostro popolo soffre, e soffre tan-to.

Saluto tutti voi, romani e pellegri-ni di vari Paesi — tante bandiere qui— famiglie, gruppi parrocchiali, asso-ciazioni. In particolare, saluto i gio-vani di Pianengo, in diocesi di Cre-ma — eccoli..., rumorosi! —, che han-no percorso la via Francigena da Vi-terbo a Roma. Bravi, complimenti!

Invio un cordiale saluto ai parteci-panti al Tour de Pologne — tanti po-lacchi ci sono qui! —, gara ciclisticainternazionale che quest’anno è di-sputata in ricordo di San GiovanniPaolo II nel centenario della sua na-scita.

A tutti voi auguro una buona do-menica. Per favore, non dimenticate-vi di pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i !

L’11 agosto ricorre la memoria di santa Chiara d’Assisi, fondatrice delle clarisse

Madre per sempredi CHIARA BE N E D E T TA GONETTI*

In tempi complessi come quelliche stiamo vivendo abbiamotutti bisogno di ritornare all’ori-

gine per trovare la sorgente che cimantiene in vita. La parola sapien-ziale di Qoelet (3, 1-6) annuncia conla sua essenzialità sconcertante chec’è un tempo per ogni cosa... e an-che se il significato pieno ci sfuggeabbiamo la certezza interiore chequesta parola è profondamente vera.

avvenendo, fa in vari modi capolinonei cuori e interpella la preghiera, lenostre stesse risorse interiori, la vici-nanza e la solidarietà dei fratelli…

Tanti fratelli si sono avvicinati an-che alla nostra comunità cercandonon solo una parola di consolazionema anche di essere aiutati a com-prendere, ci hanno richiamatoall’imperativo di una parola essen-ziale, non frettolosa e banale. Han-

familiari di vicinanza, generosità,preghiera, attenzione al bene delp ro s s i m o .

Siamo stati tutti richiamati infattialla cura vicendevole, negli ospedalie nei luoghi di cura per chi era inprima linea, ma anche nelle nostrefamiglie e comunità riscoprendo ilegami da cui non possiamo pre-scindere, perché abbiamo “scop erto”che nessuno si salva da solo... E sela meta è la cura vicendevole, Chia-ra nella sua Regola dice «l’una ma-nifesti all’altra con confidenza lasua necessità. E se una madre ama enutre la sua figlia carnale, conquanta maggiore cura deve una so-rella amare e nutrire la sua sorellaspirituale!» (Reg SCh VIII, 15-16), inmodo a volte drammatico abbiamoanche fatto i conti con altri virusche colpiscono il nostro stare insie-me: l’egoismo, la superbia, la rab-bia, il vedere il fratello come unaminaccia, forse un nemico.

Chiara nel microcosmo del mona-stero denuncia con forza questi vi-rus e ne propone l’antidoto: «Am-monisco poi, ed esorto nel SignoreGesù Cristo, che si guardino le so-relle da ogni superbia, vanagloria,invidia, avarizia, cura e sollecitudinedi questo mondo, dalla detrazione emormorazione, dalla discordia e di-visione. Siano invece sollecite diconservare sempre reciprocamentel’unità della scambievole carità, cheè il vincolo della perfezione» (RegSCh X, 6-7). Il perdono e la miseri-cordia diventano così prassi da ripe-tersi infinite volte.

Chi in questo tempo non si èsentito minuscolo davanti a quantosta accadendo nel legame tra il no-stro vissuto quotidiano e la storiadel mondo? Questa interdipendenzanon può essere solo teorica, prescin-dendo dalle conseguenze delle no-stre scelte quotidiane. Chiara parladi «utilità» comune (Reg SCh I V,3.17; VII, 1.5) sia per quanto riguardale scelte comunitarie, nelle decisionida prendere ma anche nella gestio-ne dei beni quasi in una economiadi comunione ante litteram perchéfraternità e uguaglianza non sianosolo parole.

«C’era un solo pane, in monaste-ro, e già incalzavano l’ora del desi-nare e la fame. Chiamata la dispen-siera, la Santa le comanda di divi-dere il pane e di mandarne unaparte ai frati, di trattenere l’altradentro, per le sorelle. Da questa se-conda metà serbata, ordina di ta-gliare cinquanta fette, quale era ilnumero delle Donne, e di presen-

tarle loro sulla mensa della povertà.E alla devota figlia che le risponde-va: “Occorrerebbero gli antichi mi-racoli di Cristo, per poter tagliarecosì poco pane in cinquanta fette”,la Madre replicò, dicendole: “Fa ’sicura quello che ti dico, figlia!”. Siaffretta dunque la figlia ad eseguireil comando della Madre; e si affret-ta la Madre a rivolgere pii sospirial suo Cristo, per le sue figlie. Eper grazia divina quella scarsa ma-teria cresce tra le mani di colei chela spezza, così che risulta una por-zione abbondante per ciascunmembro della comunità» (Leg SCh15). Questo è talmente vero per leiche si riconosce dipendente dallaprovvidenza del Padre delle Miseri-cordie e della sua città che peramore di Dio sostenta lei e le sorel-le. La sua è una preghiera corag-giosa, che affronta la minaccia delletruppe saracene ma anche poveraperché vi si pone davanti inerme,malata, con la forza dell’Eucaristiae di segni poveri come la cenere(cfr. Leg SCh, 21-23).

Abbiamo tutti in cuore l’immagi-ne di Papa Francesco che sotto la

pioggia, da solo, attraversa unapiazza San Pietro vuota... Pur es-sendo la madre delle sorelle di SanDamiano, ha bisogno anch’essa diuna madre sotto il cui manto trova-re protezione e conforto. Quandoabbiamo bisogno della certezza pro-fonda di essere ascoltati a chi ci ri-volgiamo se non alla Madre?

E da ultimo: rimane figlia fino al-la fine, meta di ogni autentica espe-rienza cristiana. Si affida alle maniprovvidenti del Padre nel momentodella malattia e della morte. «Vol-gendosi poi a se stessa, la verginesantissima parla silenziosamente allasua anima: “Va ’ sicura — le dice —perché hai buona scorta, nel viag-gio. Va’, perché Colui che t’ha crea-ta, ti ha santificata e sempre guar-dandoti come una madre suo figlio,ti ha amata con tenero amore”. “Etu, Signore — soggiunge — sii bene-detto, che mi hai creata”» (Leg SCh,46). Santa Chiara con la sua vita ela sua testimonianza continua a ge-nerarci alla vita divenendo per lesue figlie e per la Chiesa intera ma-dre per sempre.

*Badessa del monasterodi San Quirico, Assisi

«Tutto ha il suo momento, e ognievento ha il suo tempo sotto il cie-lo. / C’è un tempo per nascere e untempo per morire, / un tempo perpiantare e un tempo per sradicarequel che si è piantato. / Un tempoper uccidere e un tempo per curare,/ un tempo per demolire e un tem-po per costruire. / Un tempo perpiangere e un tempo per ridere, /un tempo per fare lutto e un tempoper danzare. / Un tempo per getta-re sassi e un tempo per raccoglierli,/ un tempo per abbracciare e untempo per astenersi dagli abbracci./ Un tempo per...».

Il desiderio di chiedere ragione diquanto è avvenuto e di quanto sta

gettare un nuovo pollone, se anco-ra vivo è il suo primo seme» (Lui-gino Bruni, Dialoghi della notte edell’a u ro ra , Edb, 2018, p. 45).

Vorrei consegnare alla nostra ri-flessione alcune parole di Chiarache in questo tempo ho sentito cor-rispondere in modo particolare allastoria che stiamo vivendo.

La prima di esse è senz’altro ilsuo rimanere perseverante e umile aSan Damiano, un rimanere appa-rentemente inerme ma che contienecome in un grembo tutti gli altri ge-sti, avvenimenti, scelte e domande.Simile al nostro rimanere di questimesi che, pur nella drammaticità delmomento, ha spesso ritrovato tratti

Avere fede vuol dire, in mezzo alla tempesta,tenere il cuore rivolto a Dio, al suo amore,

alla sua tenerezza di Padre.Questo voleva insegnare Gesù a Pietro e ai discepoli,

e anche a noi oggi (Mt 14, 22-33)# Va n g e l o d i O g g i

(@Pontifex_it)

A partire dall’11 agosto è disponibilepresso l’Amministrazione del patri-monio della Sede Apostolica (Apsa)e presso i locali della Libreria editri-ce vaticana la medaglia dell’ottavoanno di pontificato di Papa France-sco.

L’opera ha le seguenti caratteristi-che: sul diritto è raffigurato lo stem-ma papale con l’emblema dellaCompagnia di Gesù, la stella e il fio-

re di nardo. La stella simboleggia laVergine Maria e il fiore di nardo in-dica san Giuseppe. Lo stemma èadornato ai lati da rami di giglio, al-tro fiore simbolo di san Giuseppe.Intorno, in alto, è incisa la scrittaFRANCISCUS PONT MAX ANNO VIII,mentre in basso è riportato il nomedell’artista, Carmen Testa. Sul bordosi trova la scritta E C I V I TAT E VAT I C A -NA con il numero della medaglia.

Sul rovescio, al centro della me-daglia è raffigurato san Giuseppecon in mano il giglio e in braccio ilbambino Gesù. La Chiesa universaleè rappresentata dalla basilica di SanPietro che appare sullo sfondo dellacomposizione. Elementi tutti chesottolineano come la medaglia siaconiata nel 150° anniversario dellaproclamazione di san Giuseppe co-me patrono della Chiesa universaleda parte del beato Papa Pio IX .L’immagine è accompagnata, in bas-so, dalla scritta TU ERIS SUPER D O-MUM MEAM tratta dal libro della Ge-nesi (41, 40).

Ogni esemplare della medaglia èaccompagnato da un certificato digaranzia, numerato, con timbro asecco della Segreteria di Stato edell’Istituto Poligrafico e Zecca del-lo Stato Italiano. I pezzi sono co-niati in quantitativo non superiore aquello indicato di seguito: trittici n.30, oro n. 30, argento n. 1.500, bron-zo n. 3.000.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il brano evangelico di questa dome-nica (cfr. Mt 14, 22-33) narra di Gesùche cammina sulle acque del lago intempesta. Dopo aver sfamato le follecon cinque pani e due pesci — comeabbiamo visto domenica scorsa —,Gesù ordina ai discepoli di saliresulla barca e ritornare all’altra riva.Lui congeda la gente e poi sale sullacollina, da solo, a pregare. Si immer-ge nella comunione con il Padre.

Durante la traversata notturna dellago, la barca dei discepoli rimanebloccata da un’improvvisa tempestadi vento. Questo è abituale, sul lago.A un certo punto, essi vedono qual-cuno che cammina sulle acque ve-nendo verso di loro. Sconvolti pen-sano sia un fantasma e gridano perla paura. Gesù li rassicura: «Corag-gio, sono io, non abbiate paura!».Pietro allora — Pietro, che era cosìdeciso — risponde: «Signore, se sei

tu, comandami di venire verso di tesulle acque». Una sfida. E Gesù glidice: «Vieni!». Pietro scende dallabarca e fa alcuni passi; poi il vento ele onde lo spaventano e comincia adaffondare. «Signore, salvami!», gri-da, e Gesù lo afferra per la mano egli dice: «Uomo di poca fede, per-ché hai dubitato?».

no domandato alla no-stra vita come perseve-rare nello stare insie-me, come pregare sen-za cercare risposte, co-me rimanere... senzaevadere dalla realtà.

Ogni Parola che ciraggiunge in un gior-no o in una stagioneprecisa della nostra vi-ta contiene in sé qual-cosa di eterno, ciò av-viene anche per gli in-contri decisivi e per lavocazione di ognunodi noi. Chi interrogareallora se non Chiarad’Assisi con l’intimacertezza che proprio inquesto dialogo lei stes-sa ci diventa contem-p oranea?

Non è attuale insenso cronologico ma,anche se apparente-mente per rivolgerci alei dobbiamo guarda-re al passato, la suavita è una profezia difuturo perché le sueparole e la sua vita ri-fioriscono sempre e dinuovo in ogni stagio-ne ridonandoci lasperanza che «ancheun tronco di unaquercia caduta può


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