Date post: | 24-Oct-2015 |
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LA COLTIVAZIONE ERBE OFFICINALI .Parte 1
Corso di formazione Veneto Agricoltura - Legnaro
Marzo 2005
Foto C. Sessa
Sommario
Le piante officinali alcune precisazioni
Le piante officinali come piante agrarie
Domesticazione di piante officinali
Biologico o convenzionale ?
Aspetti chiave della coltivazione biologica, le infestanti, la fertilità, la difesa, il materiale di propagazione
La propagazione nelle piante officinali particolarità di interesse agrario
La concimazione
L’irrigazione
Altre cure colturali
La raccolta
Il condizionamento o la prima trasformazione
Attrezzatura minima per la coltivazione e/o il condizionamento
Le piante officinali: una breve premessa
Sono censite non meno di 25.000 specie di piante officinali, di queste 450 costituiscono il 95% delle specie commerciate nei mercati occidentali
Nell’ambiente temperato (compreso fra circolo polare e tropico) sono coltivabili circa 120 specie di piante medicinali ed aromatiche che potremmo definire “maggiori”. Altre specie non sono di interesse agrario a causa della ridottissima richiesta di mercato o della crescita troppo lenta che giustificano maggiormente il ricorso a raccolte spontanee o a gestioni di tipo forestale. Alcune non si prestano ad una coltivazione propriamente detta (es.: alghe)
Nei fatti il 75%-80% delle piante officinali utilizzate e commercializzate in occidente provengono da raccolta di popolazioni spontanee.
Si presume, o quantomeno si auspica che la coltivazione delle piante officinali si espanda in modo da limitare i prelievi in natura che divengono di anno in anno sempre più dannosi ed offensivi.
La scelta su una specie o su un’altra deve tener conto del mercato e della situazione pedoclimatica e colturale di cui si dispone. IN REALTA’ LA COLTIVAZIONE DI PIANTE OFFICINALI E’ UNA ATTIVITA PECULIARE DELL’AZIENDA AGRICOLA E UNA VOLTA IMPOSTATA E’ POSSIBILE SPAZIARE SU MOLTE SPECIE.
Le piante officinali come piante agrarie
Dato che il grosso della materia prima commercializzata ottenuta da queste piante proviene da raccolta spontanea, ne consegue che una grande parte delle piante officinali che oggi troviamo sul mercato in realtà è coltivata da poco tempo oppure non è mai stata coltivata.
La vicinanza ai c.d. parenti selvatici della maggior parte delle piante officinali, le rende sostanzialmente diverse dalle piante agrarie che sono piante che derivano da una lunghissima convivenza con l’uomo e delle quali talora non esiste nemmeno una forma selvatica.
Questo fatto è fondamentale per avere un approccio corretto al problema della coltivazione, che è resa difficile dalla poca domesticità delle piante stesse che si manifesta come scarsa produttività, difficoltà nella propagazione, scarsa competitività con le infestanti (bilanciata, per contro, da una relativa resistenza a malattie ed insetti)
La non domesticità si manifesta con altre caratteristiche agronomiche indesiderate come la scalarità della fioritura o della fruttificazione, la disomogenenità della produzione, la dormienza dei semi, la tendenza a divenire infestante
PIANTE OFFICINALI COLTIVATE CONSIDERATE DOMESTICHE o quasi
camomilla comune, camomilla romana, salvia, rosmarino, lavanda ibrida, lavanda vera, menta div. var., assenzio gentile, valeriana officinale, digitale, papavero da oppio, dragoncello, basilico, calendula, iperico, santoreggia ortense, timo, anice, finocchio, zafferano, iris e poche altre.
PIANTE OFFICINALI COLTIVATE DA CONSIDERARSI SELVATICHE
malva, passiflora, ortica, achillea, origano, santoreggia montana, tarassaco, bardana, echinacea, biancospino, ginkgo, arnica, assenzio, genziana, melissa, verga d’oro, piantaggine e tutte le altre.
Identikit della pianta officinale in coltivazione
Pianta per lo più erbacea o suffruticosa perenne o vivace, talora annuale, (ma anche arbustiva o arborea).Grande variabilità morfologica e fitochimica all’interno della medesima popolazione.Difficile da propagare per seme a causa di dormienza o quiescenza spiccata (ma è difficile anche trovare i semi).Rustica ed adattabile ma normalmente cresce meglio in condizioni di intensività: può essere assimilata ad una ortiva da pieno campo.Abbastanza tollerante verso malattie ed insetti ma poco competitiva nei confronti delle malerbe.Necessita di mezzi tecnici e macchinari specifici.Necessita di trattamento post-raccolta (essiccazione).Necessita di lavoro manuale.Sempre di più è una specie esotica.
La domesticazione (o addomesticazione) delle piante officinali
E’ comune che si parta con la coltivazione di una pianta raccogliendo materiale in natura; in tal caso è opportuno farlo con un minimo di razionalità:
1) raccogliere i semi o le propaggini (talee, rizomi, bulbi) nel momento adatto e a maturità completa;
2) raccoglierli possibilmente in zone simili a quelle in cui si andrà a coltivarle e tenendo conto del fatto che le popolazioni di una stessa pianta si comportano diversamente a seconda che provengano da zone fredde e umide o da zone calde e siccitose;
3) raccogliere semi da più piante e possibilmente da più siti distanti fra loro;
4) fare dei piccoli campi di confronto in cui tutte le singole raccolte di semi (accessioni) possono crescere sotto l’occhio del coltivatore che ne apprezzerà le differenze e le qualità;
5) oltre alla valutazione agronomica sul campo, fare anche una valutazione della qualità organolettica (profumo e sapore) e biochimica (principi attivi)
Scegliendo la varietà migliore avrete compiuto il primo passo della domesticazione; se poi, nell’ambito della stessa popolazione più adatta, avrete scelto il seme o le propaggini dalle piante migliori, avrete anche fatto una selezione massale ovvero un primo passo di miglioramento genetico.
Biologico o convenzionale?
Sebbene la domanda possa sembrare ovvia, conviene dare una risposta motivandola un minimo e indicando anche altre opzioni.
E’ ovvio che per un prodotto come la pianta officinale, destinato a complemento dell’alimentazione e/o a beneficiare la salute della persona, è difficile pensare che possa contenere residui di sostanze chimiche estranee.
Il mercato, in questo senso, sembra già avere scelto proponendo e richiedendo sempre più prodotti di questo tipo (fitoterapici, cosmetici) con ingredienti da piante officinali derivanti da agricoltura (o racc. spont. ) biologica certificata.
Nel 2003-2004, la materia prima da agricoltura biologica ha avuto prezzi doppi rispetto al convenzionale.
In pratica non esiste un prontuario chimico per la difesa delle piante officinali da insetti e malattie, infatti non esistono diserbanti, fungicidi ed insetticidi registrati per l’impiego sulle piante officinali (salvo menta e alcune aromatiche)
TUTTAVIA: l’industria dei farmaci e degli aromi al momento è poco interessata a qualificare il proprio prodotto finito (ottenuto con procedimenti industriali che possono essere definiti in molti modi tranne che biologici) e pertanto una produzione agricola finalizzata a questi impieghi non ha senso che sia bio.
Aspetti chiave nella coltivazione biologica delle p.o.
In ordine di importanza:
=> La lotta alle erbe infestanti
=>> La fertilità del terreno
=>>> La difesa da insetti e
malattie
=>>>> L’approvvigionamento del materiale di
propagazione
La lotta alle erbe infestanti
Un terreno in conversione al biologico passa da un contenuto di 5000 semi di infestantia mq a 35000 semi a mq. In annate particolari o a seguito di pratiche agronomiche erratehanno luogo infestazioni distruttive.
Sono la maggiore causa di perdita di prodotto nelle coltivazioni biologiche. Sono particolarmente
dannose nelle colture poliennali, dove determinano la durata della coltura.
Mezzi agronomici di controllo: rotazione, aratura leggera, consociazioni, falsa semina
e falsa semina ripetuta, blind tillage
Mezzi diretti meccanici: erpici strigliatori, sarchiatrici rotative interfila, zappature manuali
Mezzi diretti fisici: pirodiserbo, vapore, idrossido di potassio
Altre tecniche: pacciamatura, consociazione, sovesci repressivi (essenze biocide)
Bioerbicidi
Evoluzione delle erbe infestanti su malva
Infestazione a 11 giorni dal trapianto
Infestazione a 17 giorni dal trapianto
Modello di rotazione con erbe officinali
Officinale annuale da foglia o da seme primaverile
estiva (anice, lino, prezzemolo)
Icereale autunno vernino
(ad es. orzo da perlatura)
Favino da sovescio o da
granella XI II
VII - X III - VIPoliennale a filari
per 3-4 anni (salvia, menta, melissa)
Medica o trifoglio per 3
anni
Attrezzi per le lavorazioni interfila (eliminazione delle malerbe) a basso
impatto sul terreno
Blade weeder(erpice a lame) Strato dei semi
dormienti
Weel weeder(erpice a ruote dentate) Strato dei semi
dormienti
Spring o tin weeder(a molla o dente elastico)
Zone lavorate dalla molla
Interfila da ripassare
La fertilità del suolo
La fertilità del suolo è la capacità insita in esso di nutrire e sostentare le piante ed è dovuta anche alla componente biologicamente attiva, a sua volta collegata al contenuto di humus.
L’humus si forma a partire dalla sostanza organica.
La fertilizzazione in agricoltura biologica consiste prevalentemente nell’arricchire il terreno di humus: nutrire il suolo affinché il suolo nutra la pianta.
Occorre apportare sostanza organica di qualsiasi origine, purché non contenente residui chimici ed equilibrata nel rapporto tra C/N.
Attenzione!: se di origine esterna all’azienda, il suo impiego deve essere autorizzata dall’O.d.C.
Qualità dei fertilizzanti
Letame ben compostato (6-8 mesi primaverili estivi), quindi privo di semi di malerbe e funghi.
Compost organico “di qualità”.
Concimi organici commerciali: ci sono oltre 1500 prodotti, spesso sono troppo costosi
e apportano quantitativi importanti di metalli pesanti.
Altri scarti organici purché di origine certa: valorizzare la sostanza organica prodotta in azienda come ad esempio gli scarti di lavorazione delle erbe (sono comunque poveri di azoto)
Sovesci: secondo molti ricercatori la fertilità può essere garantita esclusivamente attraverso il sovescio di essenze semplici o in miscugli.
Quantità dei concimi organici
Il dosaggio dei concimi organici è, in mancanza di dati scientifici, un fatto empirico.
1 Ha di suolo fertile contiene 4550 tonnellate di terreno
Sostanza organica 2%: 91 tonnellate di humus
NO3- CO2
PO4-
Mineralizzazione annua media in un suolo italiano 1,5%: 1365 Kg di humus consumato per stagione
Apporto minimo di humus: 9000 Kg di concime organico che rende il 15 % di humus
Lotta a parassiti e crittogame
Le piante officinali normalmente sono rustiche e tolleranti verso le maggiori avversità parassitarie, al contrario dei fruttiferi e delle ortive.
Scegliendo colture adatte al pedoclima e nutrendole in modo adeguato, le p.o. normalmente non manifestano
problemi di questo tipo.
Le rotazioni prevengono l’affermarsi di malattie e parassiti.
La sanità del materiale di propagazione è fondamentale per l’avvio di una coltivazione indenne.
Mezzi tecnici
Ci sono casi noti di parassiti che danneggiano le piante officinali: ruggine della malva, avvizzimento bruno dell’iperico, Phoma della salvia, cicaline della melissa, afidi su ortica, la mosca dell’arnica.
Controllo biologico:
Rilascio di antagonisti specifici: Batteri, Nematodi, virus, predatori e parassitoidi
Controllo chimico:
Utilizzo di fitofarmaci tradizionali (rame zolfo) o di origine vegetale (piretro, rotenone, quassio, saponi potassici) inseriti nell’allegato II del Reg. CE 2092/91.
Attenzione: tale utilizzo deve essere autorizzato dall’O.d.C.
Il materiale di propagazione
In coltura biologica le piante devono essere propagate a partire da materiale certificato biologico o in regime di deroga.
La difficoltà nell’approvvigionamento di semi e piantine è molto sentita dai coltivatori, e il ricorso stesso alla deroga èreso complesso da alcuni elementi che perturbano il mercato italiano.
Le soluzioni sono sostanzialmente due:
1) Rivolgersi al mercato estero (Germania, Svizzera, USA*);
2) Prevedere una produzione in proprio di sementi nel piano colturale.
Quest’ultima ipotesi consente anche di adattare la pianta alle proprie condizioni colturali, attuando un elementare procedimento di miglioramento genetico.
*L’importazione da stati extra UE o equiparati deve seguire una procedura autorizzativa particolare
Principali sistemi di propagazione delle piante officinali
METODI CLONALI: da una o più piante madri si prelevano germogli, gemme o altri tipi di propaguli che vengono rimessi a dimora. Il risultato sarà una popolazione identica alle piante di provenienza.
VANTAGGI
1) La progenie è identica al genitore e ne conserva le caratteristiche agronomiche e biochimiche
2) E’ l’unico sistema per la moltiplicazione di piante sterili (ibridi: lavandino, menta) e quello migliore per specie con seme scarsamente germinabile (rosmarino, lavanda)
3) Sviluppo più rapido della coltura
SVANTAGGI
1) Tecnica laboriosa
2) Elevato costo della piantina
3) Uniformità eccessiva e rischio per eventuali malattie
4) Difficile conservare il materiale di propagazione
METODI GAMICI: si utilizza il seme derivante da una fecondazione fra individui diversi. Può essere seminato in pieno campo o in vivaio. E’ l’unico sistema per le piante annuali.
VANTAGGI
1) costi ridotti di produzione delle piantine
2) possibilità di semina diretta
3) facile conservazione del materiale di propagazione
SVANTAGGI
1) caratteri favorevoli non si conservano nella discendenza da seme
2) difficile propagare piante a semi recalcitranti
3) impossibile moltiplicare le piante a semi sterili
Cure colturali: la concimazione
La leggenda dice che le piante officinali non hanno bisogno di concimazione ma ciò non è vero.
Una buona ed equilibrata nutrizione influenza positivamente sia la biomassa sia il contenuto di principi attivi.
E’ vero che le piante officinali d’altronde non rispondono in modo proporzionale ad una concimazione intensiva e spesso possono patire gli eccessi di nutrizione più di altre piante coltivate.
Esiste una letteratura scientifica, soprattutto di produzione ungherese e tedesca, che indica i livelli di nutrizione indicati per alcune maggiori specie. Ne vedremo degli
esempi nella seconda parte. Per la maggior parte delle altre piante i dati sono sconosciuti.
In generale si può premettere che:
N: l’azoto è utile per la produzione di biomassa sia epigea che ipogea ed è importante per la produzione di foglie e semi;
P: il fosforo influenza la fioritura, per cui è importante per tutte le piante da fiore ma anche per incrementare la produzione di semi e frutti;
K: è in relazione con il metabolismo discendente e quindi con tutti i fenomeni di accumulo di riserve specialmente radicali; per cui è importante nelle specie da radice. Il potassio è abbondante in tutti i terreni argillosi e quindi è spesso un concime non necessario.
Cure colturali: l’irrigazione
Un’altra leggenda, meno diffusa della precedente, narra che le piante officinali non abbiano bisogno di acqua.
Più razionalmente possiamo fare un casistica di questo tipo:
1) Piante che non hanno bisogno di acqua durante la coltivazione come le annuali autunno vernine, le mediterranee strette, in coltura estensiva (es.: camomilla, elicriso, echinacea da radice)
2) Piante che normalmente non hanno bisogno di acqua durante la coltivazione ma irrigate producono in modo più stabile e soddisfacente (es.: salvia, timo, achillea e altre)
3) Piante che hanno effettivo bisogno di acqua durante la coltivazione (es.:malva, ortica, passiflora, menta, calendula)
L’acqua influisce notevolmente nella qualità del prodotto finito. In particolare nel rapporto fra biomassa/droga essiccata e nella concentrazione di principi attivi.
Gli oli essenziali, ad esempio, sono considerati delle sostanze di difesa dallo stress idrico e, in assenza dello stress, possono esser presenti in quantità ridotta o modificati nella composizione.
I volumi di adacquamento e le turnazioni devono essere decisi in base a parametri irrigui calcolati in loco in base al terreno ed il clima.
Indicativamente una specie irrigua che produce da 2 a 5 raccolte per stagione, pari a 20 tonnellate di biomassa verde per Ha (menta, ortica, malva, melissa, bardana, valeriana), può richiedere da
3500 a 5000 mc /ha/anno.
Indicativamente una specie irrigua facoltativa (salvia, timo, santoreggia) può avvantaggiarsi e dare fino a 15 tonnellate in due raccolte con 1500 – 2000 mc/ha/anno
I sistemi irrigui più indicati sono quelli a basso impatto sul terreno (manichette, sprinklers (a spruzzo)) e che non insudiciano le parti aeree (per le specie a foglia).
Altre cure colturali
Una rimonda delle piante può essere necessaria quando si raccoglie a macchina una coltura poliennale. La singola pianta dovrebbe essere ripulita dalle parti non raccolte per evitare che vada a fiore o che le parti non raccolte invecchino sporcando il raccolto successivo.
Piante da fiore a crescita indeterminata (calendula, camomilla) possono essere omogeneizzate con trinciature effettuate prima della levata della coltura. In questo modo l’orizzonte fiorale si restringe facilitando la raccolta sia meccanica che manuale.
Nelle poliennali a filare, la rottura dell’interfila con attrezzi discissori prima dell’inverno limita il dannoso compattamento che si ha con il passaggio ripetuto delle macchine nell’interfila, cui segue erosione dovuta alle piogge ed l’asfissia radicale.
Nelle poliennali vivaci (che scompaiono di inverno), una vigorosa rincalzatura effettuata fra la fine dei geli e la ripresa vegetativa facilita l’accestimento e limita la formazione di coltri troppo fitte.
La raccolta
Delle piante officinali si possono raccogliere:
1) Sommità fogliose o fiorite
2) Fiori interi
3) Semi e frutti
4) Radici ed altri organi ipogei
La raccolta può e deve essere meccanizzata per tutte le specie erbacee e semilegnose e si fa, rispettivamente alle parti di cui sopra, con:
1) Falciatrici, falciacaricatrici, mietilegatrici e simili
2) Macchine ad hoc o a mano
3) Come in 1) e si trebbia il prodotto a fermo dopo averlo seccato (o più raramente con mietitrebbiatrici in campo)
4) Aratri scavaradici
Dove non è possibile o per raccolte particolari (stimmi, cortecce, bacche), si procede a mano.
Attrezzatura minima per la coltivazione di piante officinali
Esistono dei mezzi generici che sono normalmente in dotazione all’azienda agricola (aratro, fresatrice, seminarice universale) o possono essere ottenuti da terzi prestatori di opera (trebbiatrice, seminatrice di precisione) e per il quali non è necessaria una specificazione.
Oltre a questi, chi coltiva erbe officinali deve poter disporre:
1) Trapiantatrice a filari a due posti a tazze
2) Sarchiatrice o fresatrice o erpice a filari
3) Falciaraccoglitrice o mietilegatrice semovente o trainata
Inoltre, l’agricoltore deve poter assolutamente stabilizzare il prodotto verde tramite:
1) Essiccazione
2) Surgelamento
3) Trasformazione (distillazione o estrazione dal fresco)