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La Compagnia Teatro Popolare “Peppino Liuzzi” presenta...gitana allo choro brasiliano, dai...

Date post: 25-Jan-2021
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Comunità Montana dei Cimini Ass. Proloco di Caprarola Comune di Caprarola Assessorato alla Cultura Provincia di Viterbo La Compagnia Teatro Popolare “Peppino Liuzzi” presenta 7° Festival di Musica e Teatro Popolare Caprarola, Giugno - Agosto 2014 Palazzo Farnese 2014 Centro Studi e Ricerche di Caprarola in collaborazione con Amistrada Amici di Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici per il Lazio
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  • ComunitàMontana

    dei Cimini

    Ass. Prolocodi Caprarola

    Comunedi Caprarola

    Assessoratoalla Cultura

    Provinciadi Viterbo

    La Compagnia Teatro Popolare “Peppino Liuzzi”presenta

    7° Festival di Musica e Teatro PopolareCaprarola, Giugno - Agosto 2014

    Palazzo Farnese

    2014

    Centro Studi e Ricerchedi Caprarola

    in collaborazione con

    Amistrada

    Amici di

    Soprintendenza per i beniArchitettonici e Paesaggistici

    per il Lazio

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    rinGrAziAMenTiLa Compagnia Teatro Popolare “P. Liuzzi”, organizzatrice di questo Festival, ringrazia tutti gli enti pubblici e le associazioni che, con il loro sostegno economico o logistico, hanno contribuito concretamente al pro-seguimento di questa manifestazione. Ringraziamo quindi, l’Ass.to alla Cultura della Regione Lazio, l’Ass.to alla Cultura della Provincia di Viterbo, la Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Roma, Rieti e Viterbo, l’Ass.to alla Cultura del Comune di Caprarola, il Centro Studi e Ricerche di Caprarola, l’Ass. GIAD Teatro di Carbognano, l’Ass. Amistrada (rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada di Città del Guatemala), la Pro Loco di Caprarola e la Comunità Montana dei Cimini.Un ringraziamento particolare va inoltre a: Assofrutti S.r.l., Mizzella S.r.l., Park Service S.r.l., UniCoop Tirreno, Eurantico Casa D’Aste e a tutte quelle attività artigianali e commerciali che, dimostrando una grande sensibilità nei confronti di un argomento, purtroppo e fortunatamente, sempre attuale come quel-lo della solidarietà, hanno voluto essere partecipi del nostro progetto.

    IndIce deglI spettacolICosto del biglietto: intero euro 7,00 - ridotto euro 5,00In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno al chiuso.Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza all’Associazione Amistrada.

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    Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio? Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

    (Kahlil Gibran)

    dedIcato a…

    GiAnni MAuRizio

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    Il palaZZo FaRnese nel peRIodo gaRIBaldInoNella prima metà del XVI secolo il

    territorio caprolatto entrò a far parte del Ducato di Castro e Ronciglione domina-to dai Farnese. Questa circostanza avviò uno sviluppo urbanistico e sociale che portò Caprarola a diventare una delle più importanti cittadine della Tuscia. Il cardinale Alessandro Farnese (nipo-te di papa Paolo III) vi fece costruire il Palazzo Farnese, su progetto di Jacopo Barozzi (il Vignola), per utilizzarlo come residenza di villeggiatura. Numerosi artisti lavorarono alla realizzazione del ciclo iconografico delle stanze del Pa-lazzo (i fratelli Zuccari, Antonio Tempesti, Jacopo Bertoia, Raffaellino da Reggio e molti altri). L’e-dificio si compone di 5 piani: il Sotterraneo, ove si trovano le cucine, i forni, i mulini, i magazzini, le cisterne e le dispense; il Piano dei Prelati, utilizzato per gli ospiti illustri; salendo dalla splendida Scala Regia, si accede al Piano Nobile, utilizzato dai Farnese con sale di rappresentanza (la Sala d’Ercole, la Cappella, la Sala dei Fasti Farnesiani, la Sala del Concilio, la Sala degli Angeli e quella del Mappamondo) e con appartamenti privati (la Camera dei Sogni, la Camera dei Giudizi, la Came-ra della Penitenza, lo Studiolo dell’Ermatena, la Stanza del Torrione, la Camera della Solitudine, la Camera dei Lanifici e la Camera dell’Aurora); il Piano dei Cavalieri ed il Piano degli Staffieri, utilizzati dal personale di corte. Di notevole rilevanza sono i giardini “all’italiana”, con una serie di fontane monumentali, ripiani, statue, scalee ed una elegante Palazzina.

    La caduta del Ducato di Castro e Ronciglione, nel 1649, non aveva posto fine alla presenza dei Farnese a Caprarola. Il palazzo, gli annessi giardini e la palazzina erano rimasti in proprietà alla linea maschile della famiglia. Nel 1731, quando Antonio Farnese morì senza lasciare discendenza diretta, Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese regina di Spagna, entrò nella piena proprietà dei possedimenti caprolatti.

    La transizione ai Borbone non comportò grosse variazioni nella gestione del palazzo, tanto più che, per espresso volere del re Carlo, tutti coloro che avevano servito la Serenissima Casa Farnese dovevano essere mantenuti nelle loro mansioni.

    Agli inizi del 1800 i beni farnesiani, rivendicati nel nome di Napoleone, furono formalmente “con-cessi” ai sovrani partenopei. Nel 1860 però, le note vicende legate all’Unità d’Italia, impressero una svolta alle sorti del Regno di Napoli e il giovane re Francesco II fu costretto a cercare rifugio a Roma.

    La reggia di Caprarola rimase comunque in possesso di Francesco II, ma dopo il 1870 si aprirono lunghe controversie sui relativi diritti patrimoniali, accampati ora dal nuovo Stato Italiano il quale aveva già preso il possesso delle Scuderie e del Cantinone.

    I Borbone avevano infatti preso ad affittare porzioni del Palazzo, facendo ricadere sugli inquilini parte degli oneri della manutenzione.

    Il cavalier Carlo Ohlsen, primo affittuario, pur avendo promosso alcuni restauri nelle sale del piano nobile, arricchendolo di mobili, suppellettili ed una grande quantità di altri oggetti, aveva anche permesso che le stanze al pianterreno della palazzina venissero usate come stalla e che i

    giardini all’italiana fossero utilizzati come orti.La famiglia Ohlsen, di origine tedesca, ebbe dei rapporti a volte controversi con gli abitanti di

    Caprarola, forse per il carattere abbastanza spigoloso ed introverso del cav. Carlo. Lasciarono Ca-prarola nel dicembre del 1894.

    Nei decenni successivi altri affittuari si alternarono: nel 1895 subentrò il conte Francesco de’ Genti li di Viterbo e dal 1908 al 1918 il Palazzo fu abitato permanente mente dalla contessa ame-ricana Florence Parker Deacon Baldwin, amante del Principe Alfonso Doria, e dalle sue tre figlie.

    Successivamente il Palazzo venne abitato dalla contessa Piccolomini di Siena e poi dal 1922 al 1926 dal conte Giuseppe Bram billa.

    Intanto, alla morte di Francesco II il complesso monumentale caprolatto era passato in proprietà ad Alfonso Maria di Borbone, conte di Caserta, ed a sua nipote principessa Maria Teresa, andata sposa ad un Hohenzollern.

    Nel 1927, a seguito della vittoria italiana nella Grande Guerra, molti beni della Germania in Italia furono confiscati e tra questi la metà del Palazzo Farnese spettante agli eredi dei principi Hohenzol-lern (in quanto famiglia te desca). Nel 1941 lo Stato acquistò anche il resto dell’edificio.

    Sotto l’aspetto socio-politico, i fervori del Risorgimento si fecero sentire e furono molto forti anche a Capra rola. Infatti, con una lettera del 5.2.1860, il vice Governatore invia va due elenchi di sospetti ribelli al Delegato Apostolico.

    Forse rientravano in questi elenchi anche i fratelli Alessandro e Filippo Salvatori di Caprarola i quali, spinti dalla loro ideologia e dalle straordinarie imprese di Garibaldi, militarono nella colonna di garibaldini, detti “Cacciatori del Tevere”, che il 21.9.1860 entrò in Viterbo e costituì una Com-missione Municipale Provvisoria per il Governo della Provincia, dichiarando decaduto lo Stato Pontificio. Successi-vamente fecero parte dello Stato Mag-giore del gruppo garibaldino, comanda-to dal conte Giovanni Pagliacci Sacchi di Viterbo, che nell’ottobre del 1867 si diresse verso Bagnoregio ove avvenne una cruenta battaglia contro le truppe ponti ficie e nella quale vennero cattura-ti entrambi.

    Anche il caprolatto Marcucci Luigi, militò nelle truppe garibaldine. Egli era stato insignito della medaglia d’argento al valor militare per aver partecipato, tra i cavalleggeri di Saluzzo, alla battaglia di Villafranca nel 1866 (il famoso Quadrato di Villafranca). In occasione dell’i-naugurazione del monumento ad Umberto I in Ronciglione (10 giugno 1906) a cui prese parte anche il Re d’Italia, venne fotografato insieme a Salvatori come guardia d’onore ai lati del monumento.

    Testi a cura del CENTRO STUDI e RICERCHE di Caprarola

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    8 domenIcagIugnocompagnIa teatRo popolaRe “p. lIuZZI” pResenta

    le BBómme de lI BoRBonITesti: romolo PAssini, Dario PiAnA • Coreografie: Mariavittoria BosCo • Musiche: Andrea PiCCioni • regia: romolo PAssini

    Patricia Di BiAGi: Bettina • rachele Chiossi: Fabiola • Arianna De CArolis: Concetta • Francesco zenoni: Arcangelo • sofia sCAFA: lisetta • lisa sCAFA: lucrezia • Giorgia Perelli: Giuseppina • sara VinCenzi: Dora • Paola Ferruzzi: elvira • riccardo PAssini: Astarotte • simone nArDuzzi: nando

    gruppo percussioni: romolo PAssini • Danilo Tossini • ignazio MAsCAGnA • orietta D’AlessAnDro • Clara MezzeTTi • Antonella Girelli • solveig FAninGer • sabrina Bruni • Caterina CrisAFi • lucia D’AMATo • Caterina GonFAloni

    oRe 17:00

    La definitiva scomparsa del ducato di Castro nel 1649 non aveva posto fine alla presenza dei Farnese a Caprarola. Il palazzo edificato dal cardinale Alessandro, gli annessi giardini e la palazzina erano rimasti in proprietà alla linea maschile della famiglia. Nel 1731, quando Antonio Farnese morì senza lasciare discendenza diretta Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese regina di Spagna, successe al prozio e tali possedimenti caprolatti entrarono nella sua piena proprietà. La presenza costante di un custode, garantiva la cura e la manutenzione dell’edificio che nel frattempo i Borbone avevano preso ad affittare. Nel corso degli anni fu anche usato come residenza ufficiale, prima dal card. Troiano D’Acquaviva D’Aragona, arcivescovo di Monreale e ministro del re di Spagna presso la Santa Sede, poi dal Ministro del Portogallo presso la Santa Sede.Nel 1860, però, le note vicende legate all’Unità d’Italia dovevano imprimere una svolta alle sorti del Regno di Napoli e il giovane re Francesco II fu costretto a cercare rifugio a Roma, ospite di papa Pio IX, rimanendo comunque sempre in possesso del palazzo di Caprarola. Questo è il contesto storico in cui La Compagnia Teatro Popolare “P.Liuzzi” colloca “Le bbómme de li Borboni”, lavoro costituito da due atti unici “itineranti” collegati fra di loro dalle danze coordinate da Mariavittoria Bosco su musiche eseguite dal vivo dal gruppo dei tamburellisti della Compagnia stessa, diretti dal maestro Andrea Piccioni. Lo spettacolo si svolge nei sotterranei e nelle cucine di Palazzo Farnese, luoghi che, con ogni probabilità, hanno ospitato realmente, a suo tempo, i fatti che oggi vengono rappresentati, ricordandoci ancora che, alla spedizione dei Mille, parteciparono anche dei caprolatti e, perché no, forse anche qualche caprolatta…

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    11 veneRdIluglIoduo Rocca-BenIgnI& lucIlla galeaZZIPaolo roCCA: Clarinetti e CiaramelleFiore BeniGni: organettolucilla GAleAzzi: Chitarra e Voce

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    Il Duo Rocca-Benigni attinge alle complessità armoniche e ritmiche e agli idiomi musicali più diversi. Dalla musica klezmer e gitana allo choro brasiliano, dai geampara rumeni al moderno tango-jazz, con un costante riferimento alla tradizione popolare italiana (saltarelli, serenate, etc.). La stessa flessibilità d’approccio caratterizza anche i brani originali proposti dal duo, che stempera l’intenso rigore esecutivo in un lirismo fresco ed essenziale. Lucilla Galeazzi, inizia studiando il repertorio popolare della sua regione, l’Umbria e nel 1977, Giovanna Marini la invita a far parte del Quartetto Vocale. Nell’86 incontra Roberto de Simone e prende parte alla sua grandiosa opera “Stabat Mater” eseguita al Teatro dell’Opera di Napoli e in tournée a New York. Oltre che con il duo Rocca–Benigni, collabora con Ambrogio Sparagna, Riccardo Tesi, Christina Pluhar e forma il Trio Rouge con Michel Godard e Vincent Courtois. Nel 2006 il suo album “Amore e acciaio” vince il Premio Tenco come migliore album folk.

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    19 saBatoluglIopejman tadayon ensemBlemusIca, poesIa e danZa suFIPejman TADAyon: oud, setar, canto • Martina Pelosi: canto, harmonium • simone PulVAno: percussioni • Massimiliano BArBAlisCiA: tastiera, santur • Alessio ArToni: bansouri, flauto • Paolo Di MArDo: basso

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    Ensemble di musica e danza sufi diretto da Pejman Tadayon, unisce musica, danza e poesia per celebrare alcuni dei più grandi mistici di tutti i tempi : Jalalludin Rumi, Hafez, Omar Khayyam, e per diffondere il loro messaggio universale di armonia e pace fra tutte le religioni e le culture , come è tradizione delle confraternite sufi.Insieme alla musica tradizionale persiana che farà rivivere questo messaggio, suonata anche con gli strumenti originali come setar, ney, tar , oud, tombak, daf, saranno recitati i poemi dei grandi mistici sufi che più rappresentano la loro ricerca spirituale mentre le composizioni musicali si fondono con la particolare e personale interpretazione in chiave contemporanea della danza persiana e dell’arte dei giri Sufi utilizzati come forma coreutica.

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    24 gIovedIluglIooRchestRa evì evànReBetIkI dIadRomì (Ρεμπετικη διαδΡομη)

    Dimitris KoTsiouros: bouzouki, oud, tzouras • Giorgio sTriMPAKos: baglamas, voce • luca CioFFi: darbuka, percussioni a cornice • emiliano MAiorAni: chitarra • Francesca PAloMBo: fisarmonica, voce • Daniele erColi: contrabbasso

    queSto LoCALe, Su PRenotAzione, effettuA oRARio di doPo-teAtRo.

    L’orchestra italo greca Evì Evàn è considerata il “riferimento del Rebetiko nel nostro Paese”, e l’album “Rebetiki Diadromì”, “Itinerario Rebetiko”, è un percorso originale che intreccia storiche canzoni di Istanbul, Smirne, Pireo, Atene e un omaggio al lato rebetiko della canzone romanesca. Musica meticcia per eccellenza, il Rebetiko è nato nei porti e nelle città, generato da incontri casuali, violenti o da forti legami d’amore e d’amicizia. Una musica in continua trasformazione, rimasta però fedele alla sostanza dei suoi temi: l’eros, vissuto col lamento profondo degli emarginati. Non ha nulla a che fare con la musica tradizionale e folkloristica, di origine rurale, ma è una litania della miseria urbana, una lirica del sottoproletariato che si esprime al chiuso, dentro locali equivoci, carceri e angiporti, fra vino e hashish.

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    2 saBatoagostoskaddìa In conceRtopResentano

    “m’agghjë scuRdatë”pIZZIca e musIca dal sud ItalIa

    queSto LoCALe, Su PRenotAzione, effettuA oRARio di doPo-teAtRo.

    Gli Skaddìa, sono nati per omaggiare le melodie, i canti, le nenie e gli stornelli di quella zona comunemente denominata “Altosalento”, col fine di valorizzarne i suoi tramandanti, le tecniche sviluppate, i ricordi vivi e sottili attraverso l’ascolto della viva voce degli anziani e per preservarne e trasmetterne la conoscenza rituale e tradizionale. Attraverso l’esecuzione del loro repertorio, che si articola tra pizziche delle varie zone, da quella più conosciuta di San Vito dei Normanni a quella di Carovigno, da quella di Ceglie Messapica a quella particolarissima di Ostuni e dai canti di lavoro nei campi a quelli composti per amore, gli Skaddìa mirano a far conoscere il patrimonio culturale della loro terra d’origine per aumentarne il senso di appartenenza, la conoscenza della propria storia e della propria cultura e per rafforzare l’orgoglio delle proprie origini.

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    9 saBatoagostounavantalunaIn conceRtopResentano

    “Isula RanI”Pietro CernuTo: zampogna a paro, Marranzano, Friscaletto, Voce • Carmelo CACCiolA: liuto, Voce • luca CenTAMore: Chitarra Acustica • Francesco sAlVADore: Voce, Tamburi a cornice • Arnaldo VACCA: Tamburello, Tamburi a cornice, Percussioni

    Unavantaluna è un’ensemble di musicisti uniti dalle comuni origini siciliane e dalla passione per le arti e le tradizioni popolari della loro terra. Infatti, alle tarantelle, contraddanze, canti di lavoro, canti della tradizione marinara, canti di prigionia, si affiancano cunti, recitativi e composizioni originali. Il tutto, composto ed eseguito nello stile tradizionale, mediante l’utilizzo di strumenti tipici della loro terra dalle origini millenarie. Questa tradizione gli appartiene ma loro non appartengono a questa tradizione. Da questa riflessione è nata la decisione di non essere un gruppo di semplice riproposta; i loro brani originali vogliono inserirsi nella ricca tradizione siciliana, tuttora feconda anche mediante arrangiamenti e scelte stilistiche in cui si possono notare analogie e parentele fra la musica popolare siciliana e quella degli altri paesi del mediterraneo.

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    16 saBatoagostoRIccaRdo tesI & BandItalIana In conceRto pResentano “maggIo”riccardo Tesi: organetto • Maurizio Geri: voce e chitarra • Claudio CArBoni: sax • Gigi BiolCATi: percussioni

    queSto LoCALe, Su PRenotAzione, effettuA oRARio di doPo-teAtRo.

    Banditaliana è una delle formazioni più acclamate e longeve del panorama world music internazionale, la loro musica senza frontiere che profuma di mediterraneo da sempre fonde in maniera originale forme e riti della tradizione toscana, echi di jazz e canzone d’autore, partecipando ai maggiori festival di world music in tutta Europa, Giappone, Nord America ed Australia. Il nuovo album “Maggio” contiene una serie di nuove canzoni che parlano di viaggi, di mare e di speranza e brani strumentali dove i ritmi spumeggianti della tradizione centro meridionale si fondono con l’improvvisazione e sonorità contemporanee, con riff che tradiscono un amore mai sopito per il “progressive”, il tutto ben accompagnato da canti rituali della montagna toscana, echi di liscio balkanizzato e profumo di curry. Riccardo Tesi è considerato uno dei musicisti più audaci e autorevoli della nuova scena world europea.

    oRe 21:30

  • AMisTrADA,Rete di Amicizia con le

    ragazze ed i ragazzi distrada, onlus(di cui Maurizio Bruziches è stato uno dei fondatori) è un'associazio-

    ne nata nel 2001 formata da circa 70 soci e centinaia di sostenitori di diver-

    se località italiane. Dice lo statuto di Ami-strada che: “Il suo scopo è la difesa dei diritti

    di quanti sono in condizioni di esclusione, marginalità, sfruttamento. La sua azione è specialmente rivolta a favorire il miglioramento delle condizioni per-sonali, sociali, economiche, politiche, culturali e spirituali di bambine, bam-bini, giovani di strada di qualsiasi parte del mondo ed a sostenere il loro pro-tagonismo nella convinzione che sono capaci di organizzarsi per difendere i propri diritti, trovare soluzione ai propri problemi, migliorare la qualità della propria vita, partecipare alla costruzione di una Società più giusta e fraterna”.In particolare Amistrada sostiene finanziariamente e di persona le attività del Mojoca (Movimiento jòvenes de la calle) di Città del Guatemala fondata dal prof. Gèrard Lutte e da un gruppo di ragazze e ragazzi della strada. Le atti-vità del Mojoca si svolgono nella strada, nella Casa dell'amicizia, nella Casa 8 Marzo (ragazze-madri e i loro figli), nella Casa degli amici (per i ragazzi) e sono articolate in diversi progetti: lavoro di strada, salute, scuola, alimen-tazione, formazione professionale, reinserimento sociale, ecc. Le idee guida delle attività e delle relazioni umane del Mojoca - sono ispirate all'autogestio-ne e all'amicizia liberatrice.Amistrada ha avuto diversi riconoscimenti per la sua attività : premio Città diFerrara e premio dalla provincia di Lecco.

    Per avere informazioni più dettagliate e per contatti:tel. 333.46.40.336 (presidente) - tel. 347.73.25.793 (Laura, responsabile Caprarola)

    [email protected] - www.amistrada.netPer versare contributi:

    c/c postale n. 42561035 intestato ad “Amistrada, Rete di amicizia con le ragazze ed i ragazzi di strada-Onlus “ Piazza Certaldo,3 - 00146 Roma;Bonifico al Banco Posta utilizzando le seguenti coordinate

    IBAN: it 55 z 07601 03200 000042561035Le somme versate tramite ccp o bonifico Banco Posta possono essere dedotte dal reddito imponibile. È possibile anche sottoscrivere, nella dichiarazione dei redditi,

    il 5 per 1000 per Amistrada scrivendo, nello spazio apposito, il Codice fiscale: 97218030589


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