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La costituzione.ppt 2

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“Oggi la guerra è finita e la liberazione è compiuta: oggi noi abbiamo in Italia un governo che si appoggia a tutte le forze politiche che hanno contribuito accanto agli alleati a questa liberazione, e che è proprio sorto col compito preciso e specifico di preparare la Costituente. Sembrerebbe dunque che tutto è pronto per attuarla: mai situazione giuridica fu più chiara di questa. E tuttavia si indugia ancora, si temporeggia ancora, e il popolo sente vaganti nell’aria minacce di sorprese ed insidie. Da che parte vengono queste minacce?...

Prima di tutto esse vengono da coloro che temono la Costituente, perché sentono che essa attaccherà i loro privilegi e farà giustizia delle ingiustizie di cui essi si sono finora nutriti. Essi sanno che la Costituente porterà la Repubblica, l’autonomia regionale, lo Stato decentrato

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Sburocratizzato e smilitarizzato, e una democrazia vera e piena, basata soltanto sui diritti politici del cittadino, ma anche sui diritti sociali del lavoro, primo titolo di dignità umana e di libertà morale”.

Pietro Calamandrei, Discorso per la Pietro Calamandrei, Discorso per la Costituente, 14 Ottobre 1945 Costituente, 14 Ottobre 1945

pronunciato a Piazza Santa Croce a pronunciato a Piazza Santa Croce a Firenze.Firenze.

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Art. 1.L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

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i Calamandrei, Cuneo il 21 dicembre 1952, epigrafe nel Palazzo comunale, in memoria delricordo delle stragi naziste in quella provincia.

"Lo avrai -camerata Kesselring - il monumento che pretendi da noi

Italiani, ma con che pietra si

costruirà a deciderlo tocca a noi...""non coi sassi affumicati

dei borghi inermi straziati dal tuo sterminionon colla terra dei cimiteri

dove i nostri compagni giovinettiriposano in serenità

non colla neve inviolata delle montagneche per due inverni ti sfidarono..."

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non colla primavera di queste valliche ti vide fuggire

ma soltanto col silenzio dei torturatipiù duro d'ogni macigno

soltanto con la roccia di questo pattogiurato tra uomini liberi

che volontari si adunaronoper dignità non per odio

decisi a riscattarela vergogna e il terrore del mondo..."

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Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

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Nel corso della guerra le condizioni di vita della classe operaria erano peggiorate drasticamente, tanto in città che in campagna. Centinaia di migliaia di italiani erano rimasti senza casa nelle città bombardate, soffrendo per la penuria dei generi di prima necessità… l’inflazione aveva rapidamente eroso i salari reali degli operai cittadini. A livello nazionale il costo della vita era cresciuto di quasi 23 volte tra il 1938 e 1945…nel 1947 un bracciante agricolo della provincia di Foggia guadagnava poco più della metà di un suo pari nella provincia di Milano.

La condizione dei disoccupati era ancora peggiore.P.Ginsborg, Storia dell’Italia Contemporanea

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Alla fine della guerra decine di migliaia di ex internati nei campi di lavoro tedeschi o di ex prigionieri di guerra cominciarono a tornare a casa. Essi si aggiunsero così alla massa … che era già alla ricerca di un lavoro che non esisteva …Nel 1947 gli italiani disoccupati ammontavano a 1,6 milioni; in Puglia un terzo della forza lavoro agricola non riusciva a trovare occupazione : “ Il salario non bastava mai, se oggi si comprava con dieci, domani erano dodici, quindici … Allora il modo di vivere era molto semplice; si andava in fabbrica a piedi o in bicicletta … ma era già una fortuna lavorare. I disoccupati arrivavano da tutte le parti, c’erano manifestazioni ogni giorno davanti alle fabbriche. Un esercito che voleva entrare ma i cancelli erano stretti”

G.Manzini, Una vita operaria, Torino, 1976

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LA FAME IN ITALIA - Dagli USA - ancora vigente in Italia il razionamento alimentare - arrivarono enormi contingenti di derrate che sembravano venire da un altro pianeta. C'era la farina "bianca" dove ci si confezionava un pane spugnoso e bianchissimo, arrivarono le scatolette di carne, di minestrone e perfino con dentro gli spaghetti conditi, poi le scatole di legumi, la carne congelata, la cioccolata, il latte condensato, lo zucchero;  una rarità quanto il caffè.

Negli ultimi mesi, pure a guerra finita, l'unico modo per mangiare (salvo quello che si trovava con la borsa nera) era di prendere con la tessera 200 grammi di pane al giorno a testa e al mese 1200 gr. di riso, 800 gr. di pasta, 850 gr. di carne, 500 gr. di zucchero, 250 gr di lardo; poi quando arrivavano alcuni contingenti (sempre con il tesseramento) qualche etto di fagioli, pollame, patate, uova, scatolame, latte, sapone, olio, scarpe, sapone da barba, sapone per bambini, tagli di stoffa, ecc. Quanto veniva distribuito con la tessera erano circa 1200 calorie a persona, in certi periodi 900, il resto se si aveva fame bisognava procurarselo a borsa nera, che ormai era diventata  bianca perchè la si praticava ormai alla luce del sole. C'erano i controlli, ma i controllori erano diventati più sordidi e profittatori dei controllati.

L'aggiotaggio, l'imboscamento delle derrate alimentari era così tanto praticato che a fine 1948 si trovavano ancora sul mercato prodotti alimentari come biscotti, dolciumi, surrogato di cioccolata confezionati durante la guerra, e in moltissimi casi con le camole dentro.L'impatto quindi con il ben di Dio distribuito dagli alleati, fu la migliore e la più decisiva propaganda americana sul suolo italiano. Che gli americani sapevano amministrare molto bene, anche cinicamente, quando aprivano e chiudevano i magazzini. Cioè facevano o non facevano le distribuzioni in particolari e delicati momenti della vita politica del Paese. Come fu fatto nel referendum o nelle elezioni. Lauro distribuì agli elettori, scarpe, pacchi di spaghetti, scatolame vario e conquistò Napoli (da Roma per farselo amico qualcuno gli mandò 35 miliardi da spendere, senza alcun controllo).

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A metà degli anni ’50 l’Italia era ancora per moli aspetti un paese sottosviluppato e arretrato; la maggior parte degli italiani si guadagnava da vivere nei settori tradizionali (piccole imprese tecnologicamente arretrate, pubblici impieghi, piccoli negozi, ecc.).Tuttavia, nel capitalismo degli anni ’50 accaddero alcuni fenomeni di rilievo: il sistema bancario e l’industria di stato creati nel fascismo furono sviluppati; all’Iri e all’industria siderurgica pubblica si aggiunsero l’Eni (idrocarburi), la Stet (telefonia) e la Rai (televisione). Il sistema industriale di quel periodo era quindi di tipo misto fra pubblico e privato, confermato tra l’altro dalla nascita del ministero delle partecipazioni statali (1957).I motivi che resero possibile questo sviluppo sono sostanzialmente di due tipi:_ esterni: l’Italia riuscì ad inserirsi nella ripresa dell’economia internazionale degli anni ’50-’70; aderì al Mercato comune europeo con i trattati di Roma del 1957; le esportazioni italiane all’estro raddoppiarono._ interni: basso costo della forza-lavoro (per debolezza sindacale e abbondanza di manodopera disponibile) e potere pubblico che condusse una politica economica espansiva (finanziamenti alle imprese, basso costo del denaro, partecipazioni statali).Nel periodo 1958-’63 lo sviluppo fu più intenso: il PIL, gli investimenti e la produzione industriale aumentarono. Il settore maggiormente coinvolto fu quello automobilistico e degli elettrodomestici.Lo sviluppo industriale provocò una crescita della popolazione urbana e una diminuzione di quella rurale: migliaia di persone si trasferirono dalle campagne alle città e soprattutto dalle regioni del Sud alle città industrializzate del Nord.

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LADRI DI BICICLETTEConsiderato il

capolavoro assoluto di De Sica e tratto dal libro omonimo di Luigi Bartolini, il film fu sceneggiato da Cesare Zavattini.

Roma nel 1947 è una città devastata dalla guerra e dalla disoccupazione.

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. Siamo a Val Melaina, estrema periferia, dove i nuovi fabbricati ospitano famiglie povere, sulle quali la ferita sociale della guerra si ripercuote in modo più forte.

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Antonio Ricci, operaio, padre di famiglia, dopo un lungo periodo di disoccupazione, ottiene finalmente un lavoro come attacchino municipale. Il lavoro richiede però l'uso della bicicletta che Antonio ha impegnato al Monte di pietà. Riscattata la bicicletta a prezzo delle lenzuola di casa, dalle quali la moglie Maria si separa sperando nello stipendio futuro del marito, Antonio fa appena in tempo ad attaccare il manifesto cinematografico di Rita Hayworth allorché due balordi gli rubano la bicicletta. Inizia così un mesto pellegrinaggio per Roma, in compagnia del figlioletto Bruno. Antonio s' imbatte nell'indifferenza generale, dapprima al commissariato dove gli agenti hanno tutt' altri problemi che ritrovare la bicicletta di un poveraccio, poi a Piazza Vittorio e a Porta Portese, mercati della povera gente, dove ognuno fa quel che può per arrangiarsi

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La ricerca prosegue per le vie di una città affollata e noncurante, Antonio insegue in chiesa un povero vecchio nella speranza di avere informazioni sulla sua bicicletta, durante la messa una signora con cappellino bianco e veletta distribuisce con aria di sufficienza dei buoni per mangiare. Il girovagare sommesso diventa disperato; Antonio, davanti allo stadio, decide di rubare una bicicletta, ma viene inseguito e catturato dalla folla. Solo le lacrime di Bruno gli evitano il carcere.

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E Adriano ha già 10 anni ma è analfabeta come il suo babbo solo perché non può andare a scuola perché ha da badare le pecore che hanno da fare la lana e gli agnelli e il cacio. E poi si vende la lana e gli agnelli e il cacio e la metà d'Adolfo basta solo per campare mentre la metà del signorino messa insieme a altre metà di altri poderi basta bene per andare a scuola fino ai 35 anni e far l'assistente universitario volontario cioè non pagato e vivere nei laboratori e nelle biblioteche là dove l'uomo somiglia davvero a colui che l'ha creato che è sola mente e solo sapere.

Barbiana, 30.3.1956 don Milani

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Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.  "Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua"; . L'ha detto la Costituzione pensando a lui.

(da Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa

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Le donne bracciantiPrima andavamo alla 'pungeime' così chinate

a togliere l’erba in mezzo al grano, stavamo a pulire il grano…ci mettevamo la mattina, finivamo di lavorare al calare del sole. Prima di finire di lavorare, quando calava il sole, ti dovevi dire il rosario a S.Matteo, a S. Michele, andavi alla masseria, i sacchi con quella paglia, smettevi di lavorare tutta sudata, tutta brutta, andavi a casa…

Lucia Barbarossa (1904) Bracciante

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Lo sfruttamento delle donne dopo quello dei bambiniFin dalla fine dell’800, le donne contadine per far fronte alla disoccupazione maschile ed al crescente carovita furono costrette ad abbandonare la terra ed andarono ad infoltire le schiere di braccianti. Si verificò, pertanto, una proletarizzazione di queste masse di contadini, che riguardò non solo gli uomini, ma anche le donne; la presenza del sesso femminile tra i braccianti fu in numerosi casi superiore a quella degli uomini. Queste donne, d'altronde, provenendo da famiglie contadine, avevano sempre partecipato ad attività lavorative agricole: già abituate a lavorare, non esitavano, di fronte alla necessità, a offrire la loro manodopera.

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La loro presenza risultava estremamente vantaggiosa per i datori di lavoro, poiché venivano pagate meno degli uomini: esse, infatti, avevano una giornata lavorativa che veniva pagata meno e durava un’ora in più.Una attività bracciantile svolta pressoché in via esclusiva da donne (il 75% degli occupati), poiché non richiedeva forza fisica, aveva per oggetto la monda del riso. Lavoro in realtà estremamente duro - poiché svolto, per molte ore consecutive, con la schiena curva e le gambe immerse in acque melmose e malsane - e diffuso nelle campagne del Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, fino alla metà del Novecento.

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Le parole ti insegnano la dignità e se tieni la dignità tieni la libertà


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