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LA CULTURA CHE PIACE - partitodemocratico.it · Cinquanta. Il segreto è nei sassi: l’unicum del...

Date post: 09-Feb-2019
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WWW.DEMOCRATICA.COM V ogliamo riportare i ragazzi a teatro, aprirgli le porte dei cinema, permettergli di scoprire il mondo attraverso la lettura, le mostre, i concerti, perché esiste una domanda di cultura da parte dei più giovani che ha solo bisogno di emergere, di essere accessibile, di essere sostenuta. L’affermazione secondo la quale i giovani sarebbero dei consumatori “deboli” di cultura cambia profondamente se si articola il concetto stesso di “consumo culturale”. È infatti evidente che i giovani sono forti consumatori, ad esempio, di musica di largo consumo nelle sue varie declinazioni, di fumetti, di letteratura generazionale e di spettacoli cinematografici. PAGINA 2-3 SEGUE A PAGINA 2 Il segreto dei Sassi. Parla Paolo Verri MATERA PAGINA 4 Salvini-Di Maio coppia contro l’Europa MONDO PAGINA 5 La Cina si avvicina e si apre al mondo ESTERI PAGINA 6 Quando i giovani comprano i libri L’EDITORIALE/1 Anna Ascani n. 37 Mercoledì 27 settembre 2017 “Nel rispetto del diritto a una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini al momento della nascita“. (Papa Francesco) L’ Europa comunitaria ha già mostrato di sapersi adattare alle difficoltà. Talvolta lo ha fatto in ritardo e con lentezza, ma una delle chiavi fondamentali per il successo di un progetto che nei suoi sessant’anni di vita si è trovato più volte in crisi profonda è stata proprio la capacità di modificare il proprio assetto. Eppure ogni volta il cambiamento non è avvenuto spontaneamente, ma solo grazie a scelte politiche coraggiose di classi dirigenti che hanno compreso la necessità di abbandonare le consuetudini per tentare strade nuove. È quanto sta accadendo anche in questa fase della storia comunitaria. SEGUE A PAGINA 5 L’Europa, Macron e il Pd L’EDITORIALE/2 Andrea Romano Gli interventi Il bonus per i diciottenni, il miracolo di Matera, il finanziamento delle imprese culturali: ora c’è una politica culturale LA CULTURA CHE PIACE
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Page 1: LA CULTURA CHE PIACE - partitodemocratico.it · Cinquanta. Il segreto è nei sassi: l’unicum del sito attira idee, teste, progetti. E ieri sono stati stanziati 400 milioni dal governo

WWW.DEMOCRATICA.COM

Vogliamo riportare i ragazzi a teatro, aprirgli le porte dei cinema, permettergli di scoprire il mondo attraverso la lettura, le mostre,

i concerti, perché esiste una domanda di cultura da parte dei più giovani che ha solo bisogno di emergere, di essere accessibile, di essere sostenuta. L’affermazione secondo la quale i giovani sarebbero dei consumatori “deboli” di cultura cambia profondamente se si articola il concetto stesso di “consumo culturale”. È infatti evidente che i giovani sono forti consumatori, ad esempio, di musica di largo consumo nelle sue varie declinazioni, di fumetti, di letteratura generazionale e di spettacoli cinematografici.

PAGINA 2-3

SEGUE A PAGINA 2

Il segreto dei Sassi. ParlaPaolo Verri

MATERA

PAGINA 4

Salvini-Di Maiocoppia contro l’Europa

MONDO

PAGINA 5

La Cina si avvicina e si apre al mondo

ESTERI

PAGINA 6

“Quando i giovani comprano i libri

L’EDITORIALE/1

Anna Ascani

n. 37Mercoledì

27 settembre2017

“Nel rispetto del diritto a una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini al momento della nascita“. (Papa Francesco)

L’Europa comunitaria ha già mostrato di sapersi adattare alle difficoltà. Talvolta lo ha fatto in ritardo e con lentezza,

ma una delle chiavi fondamentali per il successo di un progetto che nei suoi sessant’anni di vita si è trovato più volte in crisi profonda è stata proprio la capacità di modificare il proprio assetto. Eppure ogni volta il cambiamento non è avvenuto spontaneamente, ma solo grazie a scelte politiche coraggiose di classi dirigenti che hanno compreso la necessità di abbandonare le consuetudini per tentare strade nuove. È quanto sta accadendo anche in questa fase della storia comunitaria.

SEGUE A PAGINA 5

“L’Europa, Macron e il Pd

L’EDITORIALE/2

Andrea Romano

Gli interventi Il bonus per i diciottenni, il miracolo di Matera, il finanziamento delle imprese culturali: ora c’è una politica culturale

LA CULTURA CHE PIACE

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2 mercoledì 27 settembre 2017Focus

Quando i ragazzi comprano i libri

Con questa consapevolezza leggiamo i dati che siglano il successo del Bonus Cultura a un anno e mezzo dalla sua nascita

Più di 350.000 neo maggiorenni hanno uti-lizzato il bonus cultura e il 70% delle risorse è stato utilizzato per acquistare libri.

Tre milioni di euro spesi solo negli ultimi sette giorni per libri cinema e musica.

Una scommessa importantissima che il Governo Renzi ha lanciato a fine 2015 permettendo di ottenere 500 da spendere in cinema, concerti, eventi culturali, libri, mu-sei, monumenti e parchi, teatro e danza, a chi ha compiu-to 18 anni nel 2016 e che è stata rinnovata anche per tutti i giovani residenti in Italia che diventano maggiorenni nell’anno 2017.

“I 18enni sono un simbolo. Diciamo ai ragazzi che sono cittadini e non solo consumatori” con queste parole Mat-teo Renzi nel 2015 lanciava il progetto e oggi più che mai questo impegno è volto a sottolineare alcuni valori fon-

Anna AscaniSegue dalla prima

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La cultura che funziona

Numeri di 18APPnei primi 7 giorni (confronto 2016-2017)

2017

50.642 18enni registrati a 18app

3 milioni spesa totale effettuata

2016

35.057 18enni registrati a 18app

1 milione spesa totale effettuata

SEGUE A PAGINA 3

Pagina Facebook https://www.facebook.com/18app/

Persone raggiunte ad oggi

617.000 (di cui 550.000 nei primi due giorni)

4,1 mila like

2,9 mila commenti

1,9 mila condivisioni

oltre 1.000 messaggi privati con 100% di rispostaaumento dei like alla pagina di oltre 5.000 in una settimana. 26.700 followers

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3 mercoledì 27 settembre 2017

danti della nostra cultura politica.Innanzitutto la centralità dei giovani e della loro cu-

riosità culturale che ne fa attori principali del futuro del nostro Paese. Promuovere la cultura, partendo dalle gio-vani generazioni fa nascere una maggiore consapevolez-za che stimola nei ragazzi lo sviluppo di una propria co-scienza critica, per analizzare il mondo che li circonda e gli eventi che lo muovono.In secondo luogo l’importanza dei prodotti culturali e dell’educazione permanente come motore dello sviluppo del capitale cognitivo del paese, ovvero del sapere sociale diffuso, fattori cruciali per competere nel mercato globa-le, dove le parole chiave sono innovazione e flessibilità.

La varietà e la novità delle esperienze culturali accre-scono infatti il capitale cognitivo di una comunità e dun-que produttività e PIL. Le imprese del sistema produttivo culturale valgono il 7,3% del totale, circa 80 miliardi di euro. Ma la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,67: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,67 in altri settori. Gli 80 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 134, per arri-vare a quei 214 miliardi prodotti dall’intera filiera cultu-rale.

Un terzo asset del Bonus cultura riguarda la scelta di sostenere la domanda. Tradizionalmente l’investimento pubblico in cultura va prima alla tutela che alle attività, mentre la scelta di sostenere la domanda cambia la pro-spettiva, avendo a cuore che non si tratti solo di aumen-tare il numero di lettori o spettatori. Ma forse prima di tutto, si tratti di alimentare un pubblico qualificato per prodotti culturali innovativi e di alto livello, e stimolare una domanda latente, che esiste, soprattutto tra i giovani ma che non si manifesta se non sollecitata, incentivata, accompagnata.

I giovani sono formidabili consumatori di cultura, se si intende quest’ultima come l’insieme delle attività che contribuiscono a definire e ad esprimere l’orizzonte di senso degli individui e della società.

Perchè la povertà educativa e culturale, prima ancora che la povertà di reddito, sono tra i pericoli peggiori per la democrazia.

Per questo il Bonus Cultura è un fondamentale stru-mento di cittadinanza e di crescita culturale per il paese, una politica che dobbiamo avere il coraggio di rendere strutturale e la forza di far diventare esperimento a dif-fusione europea.

Focus

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

È stata approvata ieri in prima lettura dalla Camera dei Deputati la proposta di legge che porta il nome di Anna Ascani, finalizzata a rafforzare e qualificare l’offerta culturale nazionale e a promuovere e sostenere l’imprenditorialità e l’occupazione, in particolare giovanile, mediante il sostegno alle imprese culturali e creative.

Con la nuova legge, le start up culturali potranno:

- chiedere la concessione di beni demaniali dismessi (caserme e scuole militari inutilizzate)

- i beni sono concessi per un periodo non inferiore a 10 anni, a un canone mensile non superiore a 150 euro

- tra i beni immobili possono essere inseriti anche i beni

confiscati alla criminalità organizzata

La proposta di legge stabilisce i requisiti per essere considerati impresa culturale e creativa:

- avere per oggetto sociale l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni, servizi e opere dell’ingegno inerenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, alle arti applicate, allo spettacolo dal vivo, alla cinematografia e all’audiovisivo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei, al patrimonio culturale e ai processi di innovazione ad esso collegati

- avere sede in Italia o in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo.

- svolgere un’attività stabile e continuativa

Così aiutiamole start upculturali

SEGUE DA PAGINA 2

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4 mercoledì 27 settembre 2017

La parabola dei Sassi funziona così: da luogo unico per la “sfiga” è diventato luogo unico per la bellezza. Il salto dal bianco e nero della Gerusalemme biblica di Pasolini al futuro che la destina a Capitale della cultura europea 2019, Matera lo fa proprio grazie a quei “tuguri” da cui le persone erano state sfollate con una serie di decreti

speciali dal presidente del Consiglio De Gasperi, agli inizi degli anni Cinquanta. Il segreto è nei sassi: l’unicum del sito attira idee, teste, progetti. E ieri sono stati stanziati 400 milioni dal governo Gentilo-ni che si aggiungono ai 20 milioni che Renzi aveva destinato al ri-finanziamento del sito, dichiarato nel 1993 dall’Unesco patrimo-nio dell’umanità: il primo per il Mezzogiorno Per rendere il senso della città dove vive con la famiglia il direttore della Fondazione Matera 2019, Paolo Verri - torinese, a 27 anni è il più giovane direttore del Salone del libro- usa la striscia di un fumetto poi l’immagine di un poema didascalico latino e infine le frasi di un grande filosofo, tutto in un miscuglio: ”Matera è quel luogo dove dalla mia finestra sento lo scal-ciare degli zoccoli del cavallo di Tex Willer, ma è lo stesso posto dove un bambino di sette anni può correre a perdifiato tra i vicoli e dove un signore di mezza età può specchiarsi in una pozzanghera e trovarci il significato del De Rerum Natura di Lu-crezio. E’ il luogo dove non c’è stato Michelangelo e non c’è stata una grande tragedia ma dove trovi i sette gradi di cultura di Umberto Eco. Il posto dove mia madre sente la forza della natura leopardiana e mia moglie vede l’opera dell’uomo nello schema dei Sassi”.

Detta così è una poesia. Lei però si definisce uno “spinotto di connessione tra l’hardware e il software del territorio”. Qual è il segreto del successo di Matera2019? Lo dico in tre parole: responsabilità, collaborazione, fruibilità. E poi lo dico con altre tre: coraggio, frugalità, marginalità. Le tre ragioni per cui il nostro progetto ha vinto sono queste: l’idea dell’abbattimento delle barriere culturali, il livello di partecipazione del territorio e la sosteni-bilità finanziaria. L’idea di una Fondazione nasce per dire che il nostro è un percorso da Matera e per il mondo, non in direzione opposta. Le opere realizzate in questi anni saranno portate in giro per l’Europa fino al 2022, perché troppo spesso la nostra produzione artistica soffre di un avvitamento su se stessa. Invece dobbiamo prendere esempio da settori come la moda o il cibo e far conoscere le nostre opere.

Lei ha messo tutti al lavoro a Matera in quella che è la più grande opera immateriale: far sentire i cittadini protagonisti di un progetto culturale.Dico sempre che da cittadini temporanei bisogna diventare abitanti culturali. Quando sono arriva-to a Matera, nel 2011, ho cominciato subito a lavorare sulla costruzio-ne di una community, ho chiesto a ciascuno di dare il proprio apporto. Hanno risposto producendo contenuti, tutti, dai bambini delle scuole elementari con il più grande coderdojo mai organizzato in Italia,alle istituzioni con Open catasto , fino al mondo culturale con l’iniziativa della direttrice del polo museale della Basilicata di portare le opere di

Primo Levi nelle case dei materani: un modo per dire che l’arte è un bene comune e che spesso rinchiusa in un museo ha

poche possibilità di dialogo con il pubblico, cui davvero appartiene. Così come appartengono ai cittadini gli

spazi verdi, e “Gardentopia” è uno dei progetti di cui vado più fiero: abbiamo affidato gli spazi inu-tilizzati della città alle persone che, affiancate da esperti, li hanno rivitalizzati rendendoli di volta in volta luoghi utili alla collettività.

È un progetto politico il suo.Penso che dobbiamo ragionare nel perimetro del-

la civitas e non dell’urbs: è il concetto stesso di re-sponsabilità che è politico e oggi non possiamo dare

per scontati diritti e doveri delle persone. Cito Kenne-dy: non dobbiamo chiedere al Paese di fare ma dobbia-

mo chiederci cosa possiamo fare noi per il Paese.

Le città che hanno gareggiato collaboreranno al progetto Italia 2019. Sembra un annozero della cultura.È un modello nuovo. In un mondo dove il conflitto predomina a ogni livello, la collaborazione e il dialogo divengono vere risorse creative: con Ravenna abbiamo in programma di portare il Purgatorio di Dan-te a Matera, con Lecce una mostra sul rinascimento italiano riletto con un occhio al sud, al Mediterraneo, da Brindisi a Napoli alla Grecia che cosa è successo davvero tra il 1250 e il 1520? E ancora: con Siena lavoriamo a un progetto sulla cura, con Santa Maria della Scala e con Cagliari a uno sull’artigianato artistico, attraverso l’opera di Maria Lai.

Nessun protagonismo.Lo dico sempre, siamo tutti parte di una ensemble.

Focus

Beatrice RutiloniIntervista a Paolo Verri (direttore della Fondazione Matera2019)

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Abbattimento delle barriere

culturali, partecipazione del

territorio e sostenibilità finanziaria. Ecco perché

ha vinto il progetto Matera

Il segretodei sassi

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5 mercoledì 27 settembre 2017Europa, ora o mai più

Andrea RomanoSegue dalla prima

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Ovunque in Europa la divisione passa tra coloro che scommettono sulla fine dell’Unione, fomentando nuove paure e nuove divisioni, e chi invece è impe-gnato nel rilancio del progetto europeo attraverso la sua trasformazione. Il discorso con cui Macron ha voluto dare nuova spinta all’impegno francese in Eu-

ropa, dopo il complicato voto tedesco, va nella stessa direzione per-corsa in questi ultimi tre anni dai governi italiani a guida Pd: l’ab-bandono della tradizionale retorica europeista, e dunque la messa in discussione di posizioni tradizionali, per la ricerca di basi nuove su cui fondare il rilancio comunitario.

Ieri la presidenza francese ha compiuto un significativo passo avanti su temi sui quali Parigi era stata finora molto timida - di-fesa comune, necessità di un superministro delle finanze o di un

ufficio europeo per l’asilo politico, per citarne solo alcuni - e lo ha fatto nel momento in cui

era più necessario riaffermare l’allean-za con Germania e Italia. L’innovazione

dell’europeismo francese richiama e fa da sponda a quella dell’europeismo italiano, che il Pd ha voluto volgere in direzione della centralità di strumen-ti di crescita economica e benessere sociale o della gestione comune della crisi migratoria, mentre si attende di

capire come si muoverà Berlino anche su questo piano.Si tratta di una questione tutt’altro che

accademica, o confinata alla sola dimen-sione internazionale, perché è anche sulla

collocazione dell’Italia in Europa che si giocherà la nostra imminente partita elettorale. Essere l’unico argine contro il populismo, come ha ribadito Matteo Renzi chiudendo domenica scorsa la Festa dell’Unità di Imola, significa per il Pd portare su di sé tutta intera la responsabilità di difendere e insieme rilanciare l’ideale europeo contro la vasta coalizione antieuropea che si è for-mata in Italia negli ultimi anni. Una coalizione centrata sull’asse tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, i due partiti che hanno fatto dell’isolamento nazionalistico del nostro paese la chiave di una vi-sione dell’Italia nel mondo, con il contorno di forze politiche come Forza Italia che solo di recente sembrano aver archiviato l’antieu-ropeismo militante. Anche per questo è fondamentale associare rilancio e difesa dell’ideale europeo nella proposta PD: perché la scelta degli italiani sarà anche tra due rappresentazioni opposte del nostro interesse nazionale, del nostro posto nella comunità inter-nazionale e in ultima istanza del contributo che l’Italia potrà (o non potrà) dare al rilancio dell’istituzione comune che per molti decen-ni ha garantito pace e prosperità al nostro continente.

Macron,l’Europae il Pd

M5S e Legal’alleanza antieuropeista

“Dobbiamo fare il referendum. Io voterei per l’uscita dall’euro”LUIGI DI MAIO10 GENNAIO 2017

“L’unico modo che abbiamo per salvare l’Italia è uscire dall’euro” BLOG BEPPE GRILLO21 GENNAIO 2016

“Muoia questa Europa di venduti” MATTEO SALVINI 11 MAGGIO 2016

“Dobbiamo uscire dal nazismo centrale nord europeo” ALESSANDRO DI BATTISTA 13 MARZO 2015

“L’Europa uccide i popoli europei” MASSIMILIANO FEDRIGA12 MARZO 2017

“Il contagio referendario della Brexit colpirà presto anche l’Italia” LUCA ZAIA24 GIUGNO 2016

Il Pd è l’unico partito che difende e rilancia l’ideale euroepo in Italia. Il prossimo voto sarà anche sulla collocazione internazionale del nostro Paese

Dopo il voto tedesco

servono basi nuove su cui

fondare il processo d’integrazione

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6 mercoledì 27 settembre 2017

La Cina si avvicina

Non è un mistero per nessuno che il progresso della Cina ha avuto e continuerà ad avere un impatto formidabile sul re-sto del mondo; e va da se che la comunità internazionale

è sempre più interessata a conoscere quali cambiamenti avverranno in Cina e quale sarà l’influenza che la Cina eserciterà sul resto del mondo. Per dirla con le parole di Jinping, «La Cina ha bisogno di conoscere meglio il mondo ed il mondo ha bisogno di conoscere meglio la Cina». Capire la Cina è di enorme impor-tanza. Anche per il nostro Paese. Specie se si considera che l’Italia resta uno dei terminali più significativi della proiezione cinese verso la regione euro-mediterranea, un orizzonte strategico per Pechino sia in chiave politica, sia in termini economico-commerciali e di si-curezza (anzitutto energetica), anche alla luce possibili aggiustamenti della politica commer-ciale americana in senso protezionista.

La «nuova Via della Seta» è, infatti, un am-bizioso progetto infrastrutturale lanciato da Xi Jinping più di tre anni fa (la rete di infra-strutture interessa più di 60 paesi su un’area che si estende fra Asia, Europa e Africa), attra-verso il quale Pechino vuole creare solidi rap-porti industriali con i paesi coinvolti. E la Cina oggi promette di spendere mille miliardi di dollari per costruire porti, ferrovie, aeroporti e centrali energetiche non solo attraverso la regione Euroasiatica, ma in quasi ogni angolo del mondo. In Laos, lungo le montagne rico-perte dalla giungla, gli ingegneri cinesi stan-no scavando centinaia di tunnel e costruen-do viadotti per sostenere una ferrovia di 260 miglia, un progetto di 6 miliardi di dollari che collegherà otto paesi asiatici; in Pakistan, il de-naro cinese sta costruendo centrali energeti-che per fare fronte alla mancanza cronica di elettricità, parte di un investimento del valore previsto di 46 miliardi di dollari; e gli urbani-sti cinesi stanno mettendo a punto linee fer-roviarie da Budapest a Belgrado, assicurando un’altra arteria per il flusso delle merci cinesi in Europa attraverso il porto greco del Pireo controllato dalla Cina. Questi enormi progetti infrastrutturali, assieme a centinaia di altri in Asia, in Africa e in Europa, formano la spina

dorsale di un’ambiziosa agenda economica e geopolitica che si pone in netto contrasto con l’«America First» del presidente Trump. L’am-ministrazione Trump è uscita dalla Trans-Pa-cific Partnership, l’intesa commerciale capeg-giata dall’America che era stata immaginata proprio come un rimedio alla crescente in-fluenza cinese. Ma come ha detto Xi Jinping ai leader del mondo degli affari al World Eco-nomic Forum, «sostenere il protezionismo è come chiudersi dentro una stanza buia»; e il presidente cinese ora sta incoraggiando una leadership globale ad immagine e somiglian-za della Cina, enfatizzando l’efficienza econo-mica e l’intervento statale; e sta affastellando ogni genere di progetti infrastrutturali sotto l’ampio ombrello del piano.

Ma proprio perché la superpotenza cinese è ormai una realtà, diversi studiosi cominciano a chiedersi se l’inca-pacità dell’America di cogliere quella che, appunto, è una realtà, possa addirittura condurre gli Stati Uniti e la Cina alla guerra. Non c’è dubbio che, anche se i politici cinesi nei loro discorsi ufficiali si affan-nano a spiegare la teoria della «ascesa pacifica», dobbiamo preparaci ad un ordine mondiale radical-mente diverso, nel quale sarà la Cina a presidiare e a guidare l’A-sia; e adattarsi a questo mutamento del potere globale richiederàgrande abilità da en-trambe le parti se si vuole evitare un conflitto.

Per molti anni dopo l’apertura del 1978 (e le riforme), la Cina ha mantenuto un atteg-giamento apparentemente schivo (Deng Xia-oping raccomandava, del resto, «di nascon-dere le nostre capacità e di aspettare il nostro tempo»). Ora questa sorta di timidezza è stata archiviata. La Cina si è piazzata tra i pesi mas-simi del globo e con la creazione di una poten-za navale, le crescenti rivendicazioni territo-riali in aree come il Mare cinese meridionale e l’intimidazione diplomatica dei player più piccoli, ha manifestato apertamente i suoi pia-ni di dominio pan-asiatico.

Del resto, la posizione globale di secondo piano della Cina nel XIX e nel XX secolo è sta-ta una sorta di anomalia storica. Al contrario, per buona parte degli ultimi Duemila anni, la

norma, dalla sua prospettiva cinese, è stata un dominio naturale su «ogni cosa sotto il cielo», noto in cinese come tian xia (un concetto che ha governato le relazioni della Cina con i pa-esi vicini).

Graham Allison, direttore del Center for Science and International Affairs della Har-vard Kennedy School, sostiene che la sfida di una potenza emergente a una potenza ege-mone, ponga inevitabilmente una grave mi-naccia alla stabilità e alla pace e ritiene che lo scontro di hubris e paranoia che ne deriva spesso (ma non sempre) possa condurre alla guerra. Anche per questo, cominciare a rico-noscere i fattori di rischio potrebbe servire ad evitare che il confronto tra i due contendenti finisca per farli cadere nella «trappola di Tu-cidite» (“Quello che rese inevitabile la guerra

fu la crescita del potere di Atene, e la paura che questo creò a Sparta”).

La Cina pensa attraverso unità temporali più lunghe

e con un senso maggiore della gerarchia di quanto accada negli Stati Uni-ti (e dalle nostre parti). Per evitare la trappo-la di Tucidide, perciò, i policy maker americani

devono «capire la Cina» ed evitare di pensare che

la Cina ragioni (e reagisca) come ragiona (e reagisce) l’A-

merica.Numerose situazioni potrebbero

innescare un conflitto militare tra gli Stati Uniti e la Cina, nonostante gli sforzi di en-trambe le parti per mantenere la pace, da una collisione accidentale in mare a una in-comprensione causata da un cyberattacco o da azioni intraprese da terzi come la Corea del Nord o Taiwan. Ma ciò non significa che la rinascita della Cina debba comportare necessariamente la tragedia di un conflitto armato. Dipenderà da come la Cina, i pae-si vicini e gli Stati Uniti, comprenderanno e gestiranno le motivazioni più profonde e le forze strutturali in gioco. Non per caso, il New York Times (che certo non è tenero con Trump) ha suggerito nei giorni scorsi «una combinazione che potrebbe funzionare a vantaggio del mondo intero»: «self-interest» e «patient diplomacy».

Le aperturedi Xi Jinping contrastano

con l’America di Trump ma sono

una novità

Alessandro Maran CONDIVIDI SU

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7 mercoledì 27 settembre 2017

di Arianna FuriLunedì 25 settembre presso la Festa dell’Unità di Roma i Millennials hanno organizzato un dibattito con la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e la Responsabile Scuola del Partito Democratico Simona Malpezzi.Abbiamo deciso di chiamare questo evento “Millennials a scuola di futuro” perché la nostra è una generazione che pensa che la scuola debba da un lato trasmettere agli studenti i valori, la storia e le radici culturali del nostro Paese, ma debba anche proiettare i ragazzi in un futuro che cambia in continuazione. Dunque immaginiamo una scuola, ma anche un sistema universitario che si fa interprete del mondo che cambia e che lo faccia ascoltando la nostra generazione.Millennials non è solo il nome che viene comunemente dato alla nostra generazione, quella nata tra la fine degli anni ’80 e i primi anni 2000 caratterizzata da una familiarità col mondo digitale, ma è anche una parola identifica una scelta precisa e innovativa del nostro Partito. Il nostro Segretario infatti durante l’Assemblea dello scorso Maggio decise di nominare 20 ragazzi della nostra generazione all’interno della Direzione Nazionale chiedendoci di portare nel Partito le voci di una generazione che si sente lontana dalla politica, e tra i giovani la conoscenza dei valori che il Partito Democratico che è l’unica comunità in grado di farsi carico delle nostre richieste.C’è stata una grandissima partecipazione sia sul posto che tramite la diretta Facebook sulla nostra pagina e sul nostro profilo Instagram, seguita da centinaia di ragazzi da tutta Italia. Da parte di Valeria Fedeli ma anche di Simona Malpezzi c’è stata come sempre la totale disponibilità all’ascolto e la volontà a voler lavorare insieme sulle nostre proposte. Abbiamo fatto il punto sull’educazione civica, una nostra proposta nata

con una petizione online che chiede di reintrodurre l’obbligo di insegnamento dell’educazione civica nelle scuole secondarie. Su tale proposta abbiamo registrato da subito il totale appoggio della Ministra, la disponibilità all’ascolto, al confronto, ma soprattutto l’impegno a trovare la soluzione migliore per concretizzare la nostra battaglia. La Ministra ha inoltre sottolineato come proprio di recente tale tema sia stato affrontato in sede europea e come sia ampiamente condivisa non solo l’esigenza di riportare il tema della cittadinanza attiva e consapevole nelle scuole ma anche la soluzione verso cui è orientato il nostro Ministero. Nelle prossime settimane ci incontreremo ancora al Miur per concludere il nostro lavoro in vista della Conferenza Programmatica del PD di ottobre a Napoli.In occasione del dibattito di lunedì abbiamo annunciato dal palco quella che sarà la nostra prossima battaglia: la lotta allo spreco dei libri. Siamo partiti dalla nostra esperienza personale (molti hanno conseguito la maturità quest’anno e si sono ritrovati a svuotare la libreria per liberare spazio in vista dei nuovi testi universitari) raccontando come per noi sia assurdo dover gettare via così tanti libri di testo, magari acquistati nuovi un paio di anni prima, poiché ormai sono considerati “vecchie edizioni”. È uno spreco che come generazione non riusciamo a concepire oltre al fatto che non poter accedere a libri di testo usati grava sulle famiglie. Ricordando come in questi giorni si stava festeggiando il primo anno di operatività dello Spreco Alimentare, abbiamo chiesto come fare per combattere insieme una battaglia contro lo spreco dei libri, magari sfruttando tutte quelle informazioni che sono accessibili online (potrebbe essere approntato un sistema di aggiornamento ed integrazione digitale dei testi) senza dover ogni anno stampare un nuovo libro. La nostra richiesta è stata molto apprezzata sia dal pubblico presente, dai ragazzi che ci seguivano in streaming, sia da Valeria e Simona.

Millennialsa scuoladi futuro

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Questa sera alle 18.00

conLuciano Violante,Annalisa Chirico, Giuliano Ferrara

“Giustizia e politica: l’incubo della Repubblica giudiziaria”

Venerdì alle 20.30Circolo Auroravia Bendini 11, Collegno (To)

Incontro pubblico conSergio Soave,Gianfranco Morgando, Silvia Fregolent, Stefano Esposito, Paola Bragantini, Umberto D’Ottavio, Francesco Casciano

Il Pd compie 10 anni

Questa sera ore 21.00

Maria ElenaBoschi

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Festivaldell’Unità

L’Italia va connessa di più: lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Graziano

Delrio parlando a “Terrazza Pd” e sottolineando la necessità di spostare per quanto possibile le merci dalla

gomma al ferro e di utilizzare al meglio gli 8.000 chilometri di coste del Paese. “Siamo un grande molo dentro il Mediterraneo - ha detto - dobbiamo usare gli 8.000 chilometri di costa che abbiamo. Il 70% delle merci che importiamo arriva dal mare. I nostri porti sono una porta di ingresso straordinaria”.

#TerrazzaPd ieri con Graziano Delrio

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8 mercoledì 27 settembre 2017

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In redazioneCarla Attianese, Cristiano Bucchi, Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Francesco Gerace, Silvia Gernini,Stefano Minnucci, Agnese Rapicetta,Beatrice Rutiloni

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