Il giardino dei simboli
Luoghi, spazi, oggetti
per celebrare il Mistero:
La chiesa: un giardino di
simboli
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LA CUSTODIA
EUCARISTICA
Trento, venerdì 10 febbraio 2017
LA CUSTODIA
EUCARISTICA
Laboratorio Arte e Scuola
“Accresci in noi, o Padre
l’esperienza della fede”
Il Primo “catechismo” della Chiesa delle origini intitolato:
“La Didachè”
composto negli anni 40 -70 d.C.
è un documento venerando che non fa parte
dei Testi canonici, pur essendone coevo,
parla a più riprese della Celebrazione eucaristica,
la “Cena del Signore”,
come era chiamata in epoca apostolica,
riporta formule di preghiera che ancora risentono
e offrono il gusto della matrice ebraica.
Periodo delle Catacombe
Dall’attendibile testimonianza dei Padri dei primi secoli
siamo a conoscenza che durante le persecuzioni, i cristiani
conservavano l’Eucaristia nelle loro case con adorante
amore.
Conclusa la Celebrazione eucaristica si distribuiva il Pane
consacrato, che i fedeli custodivano in piccoli vasi o
capselle, per potersi poi comunicare.
«Se la vostra casa è dotata di un oratorio, deporrete sull’altare il vaso che contiene l’Eucaristia, se manca l’oratorio, sopra una tavola decente. Stenderete un piccolo velo sulla tavola e vi deporrete le sacre particole; brucerete qualche grano d’incenso e canterete il Trisagion (il nostro Sanctus, n.d.a.) e il Simbolo; quindi, dopo aver fatto tre genuflessioni, in segno di adorazione, assumerete religiosamente il Corpo di Gesù Cristo».
Sant’Eusebio ci informa che i sacerdoti conservavano l’Eucaristia nelle loro abitazioni per portare la comunione agli ammalati.
(Disposizioni impartite da un Vescovo di Corinto, Testo citato dal card. Bona, Rerum liturgicarum, al n. 17)
Comunione domestica
Epoca
delle Basiliche
Con la pace di Costantino, i cristiani poterono con libertà
celebrare i Divini Misteri ed innalzare i luoghi per il culto,
sul fondamento delle testimonianze dei Padri sappiamo che
si stabilì ben presto l’uso di conservare e custodire nelle chiese
l’Eucaristia anche se, secondo il Baronio, l’uso di conservare
l’Eucaristia nelle case dei fedeli cessò definitivamente solo
all’inizio del secolo VI.
Come si trasportava l’Eucaristia
Da testimonianze antiche e attendibili sappiamo che l’Eucaristia
era portata appesa al collo della persona, sia avvolta in piccoli
panni, che s. Ambrogio chiama: “oraria”, sia in contenitori d’oro,
d’argento, di avorio, di legno e anche di argilla, chiamati:
“encolpia”.
L’encolpion era una piccola scatola che conteneva le reliquie e
anche il Libro dei Vangeli che i fedeli portavano al collo per
devozione. Si conoscono degli esemplari trovati nelle tombe del
cimitero del Vaticano, sono di forma cubica, muniti di sospensorio
e adorni sul davanti del “Crismon” con ai lati l’alfa e l’omega.
Vasi sacri per l’Eucaristia
Da san Giovanni Crisostomo abbiamo notizia che, a volte,
si conservava l’Eucaristia sotto le due specie.
Da s. Ambrogio sappiamo che, a Milano, il preziosissimo
Sangue si conservava in un vaso d’oro a forma di botticcella,
chiamato: “dolium”.
La sacralità e la preziosità costituiscono una costante, che è
la logica della fede e dell’amore.
La “torre” e la “colomba per l’Eucaristia
La Custodia eucaristica, nelle prime basiliche, ebbe due forme:
la “torre” e la “colomba”. Gli esperti discutono quale fosse
la priorità tra le due forme, ma con tutta probabilità, la “torre”
servì da custodia alla “colomba” che conteneva il Pane
eucaristico.
L’ipotesi è avvalorata dalla materia utilizzata per la
realizzazione; infatti, le “torri” erano d’argento e le
“colombe” d’oro”.
Pastophorium
Secondo le Costituzioni apostoliche (sec.IV), c’è chi ritiene
che l’Eucaristia fosse custodita nel “Pastophorium”, cioè
nel luogo più ritirato e inaccessibile della chiesa: “Dopo che
tutti si sono comunicati, i diaconi portino gli avanzi nel
pastoforio”.
C’è chi identifica il luogo della conservazione nel “sacrarium”.
un testo di s. Girolamo chiarisce che si tratta dello stesso luogo:
“Quare ‘sacrarium’, in quo iacet Christi corpus, qui verus est
Ecclesiae et animarum nostrarum sponsus, proprie thalamus
seu ‘pastophorium’ appellatur”.
Si tratta di un locale nobilmente riservato, al di fuori dell’aula
della chiesa.
Abbazia di Frassinoro (MO)
Colomba eucaristica fine sec. XII e inizio sec. XIII
Le “torri” e le “colombe”
erano sospese,
mediante catenelle,
al centro del ciborio che
ricopriva l’altare
Salisburgo, Hostientaube
Le Specie eucaristiche
erano introdotte nella
“Colomba” tramite una
piccola apertura sul dorso e
chiusa con cura per mezzo
di un coperchio a cerniera.
La Pisside per la Custodia eucaristica
Nel periodo romanico, alle due forme già in uso, della “torre”
e della “colomba”, si aggiunge la “pisside”.
Con questo nome si indica generalmente il vaso sacro, di qualsiasi
forma o grandezza, che contiene l’Eucaristia.
Il sostantivo greco, però, ha il preciso significato di “scatola”,
che toglie ogni ambiguità al termine generico di “custodia”,
differenziando nettamente questo “vaso” dalla “torre” e dalla
“colomba”.
L’uso della “Colomba eucaristica”
Le “colombe” romaniche a differenza delle antiche, erano fornite
di un piedestallo, che qualche volta presentava un bordo rialzato.
Circa l’uso della “colomba” come luogo della riserva eucaristica,
va notato, che se nel Medio Evo era comune in Francia, non lo era
altrettanto in Italia, dove dall’XI al XVI secolo, si preferì l’uso
di armadi fissati nel muro oppure l’uso del “secretarium”, cioè di
una degna sacrestia.
La forma delle prima “pissidi”
Non è detto che l’uso della pisside abbia soppiantato quello
della “torre” e della “colomba”; del resto, la “pisside” non era altro
che una “torre” di media grandezza. Essa consisteva di solito
in una “scatola” rotonda, o a volte quadrata, chiusa da un
coperchio conico o piatto. Per queste caratteristiche risultava di uso
più pratico e di costo minore.
Qualche volta, la pisside era attaccata al becco della “colomba”
come segno della presenza delle Specie eucaristiche al suo interno.
Si trovano anche esempi di “pissidi” sostenute da un piedestallo,
specie nel sec.XII, con il nome di “pisside pediculata”.
Miniatura con il “tabernacolo” sospeso
al centro del “ciborio”
Messale Ambrosiano
anno 1354
cod . C.170.inf.,c,83v.,
Biblioteca Ambrosiana
Milano
Venezia, san Marco Tabernacolo-Reliquiario
Si tratta di un Reliquiario
a forma di piccola chiesa;
con cupole, in argento dorato,
della fine del sec. XII.
In origine era utilizzato per la
custodia dell’Eucaristia.
Origine dei “tabernacoli” murali
L’utilizzo di tabernacoli fissi è riscontrabile in Italia, a partire
dall’anno 1000. Per custodire l’Eucaristia fu praticata l’apertura
di piccole nicchie nel muro, a sinistra dell’Altare, chiuse con una
porticina provvista di serratura.
Questa soluzione rispondeva bene alle esigenze di praticità e di
sicurezza della chiesa di questo periodo storico.
Nell’età del gotico e del rinascimento ci fu una rapida diffusione
dei tabernacoli a muro, che rimasero in uso fino al secolo XVII.
“Tabernacoli” murali
A partire dall’anno 1000
furono ricavate delle nicchie
nella parete sinistra del
presbiterio, munite di portine
di ferro con serratura.
Esempi di Tabernacoli murali nel Trentino
•Avio: Antica pieve, 1500 - 1524
• Baselga di Bresimo: Chiesa di s. Bernardo XVI-XVII sec.
• Borgo Sacco: Chiesa di s. Giovanni Ev. 1502;
• Castelfondo: Chiesa di s. Nicola, 1551;
• Sardagna, Chiesa dei ss. Filippo e Giacomo, 1556;
• Tonadico: Chiesa di s. Vittore, XV – XVI sec.
• Vigo di Fassa: Chiesa di s. Giovanni Battista, XV sec.
Le “edicole” dell’Eucaristia
Nei secoli XII e XIII, specie in Germania e nel Nord Europa, si
predispongono grandi edicole.
Si tratta di costruzioni monumentali, a forma di torre, innalzate
nel coro delle chiese, la loro altezza giunge fino quasi alla volta.
L’Ostia consacrata è collocata in un vaso trasparente, posto dietro
a una larga grata metallica, in modo da permettere ai fedeli
di contemplare il Santo Sacramento.
Siena, il Calice
delle Ostie rubate
Il 14 agosto 1730, a Siena, nella
chiesa di s. Francesco, ignoti
ladri rubarono la pisside con
351 Ostie.
Scoperto il furto, la città fu colta
da sgomento, al punto da sospendere
perfino il Palio dell’Assunta.
Tre giorni dopo, 17 agosto, nella
cassetta delle elemosine, nella
colleggiata di santa Maria in
Provenzano tutte le Particole
Furono ritrovate.
Riportate con processione solenne nella chiesa del furto, non
furono consumate, come indicava il Diritto Canonico, perché
i fedeli espressero il desiderio di adorarle in segno di riparazione.
Inoltre, dato il luogo dove erano state ritrovate, anche motivi di
igiene sconsigliavano di comunicarsi con Esse, nonostante il
tentativo di ripulirle.
Col passare del tempo, in qualche modo furono “dimenticate” e
solo 50 anni dopo ci si avvide che erano rimaste assolutamente
intatte. Non avevano assunto nemmeno un colore diverso da
quando erano state preparate (tra l’altro utilizzando un ferro
particolare che divenne la prova che quelle Ostie erano proprio
quelle rubate nel 1730).
Orvieto,
Tabernacolo del Corporale
Nel 1264, a Bolsena, un sacerdote
boemo, colto dal dubbio circa la
reale Presenza di Cristo nell’Eucaristia,
nello spezzare l’Ostia consacrata vide
stillare del Sangue.
In quel medesimo anno il Corporale
macchiato di Sangue, fu portato ad
Orvieto.
La vicenda è narrata negli affreschi
che ornano la Cappella del Corporale
dove si conserva lo stupendo reliquiario
in argento dorato e smalti, realizzato
nel 1337 dall’orafo senese Ugolino
di Vieri.
Eboli,
Chiesa di s. Francesco
Tabernacolo eucaristico
rinascimentale probabilmente
dei primi decenni del
secolo XVI
Conservazione dell’Eucaristia sugli Altari
Come risposta alla Riforma protestante, il
Concilio Tridentino mise in luce i dogmi
fondamentali della religione cristiana.
In particolare, la Chiesa cattolica, si oppose
alla dottrina protestante che negava la
permanenza della Presenza reale di Cristo
nelle Specie eucaristiche, post Missam.
Le riflessioni proposte dal Tridentino
furono anticipate dal vescovo Gian Matteo
Giberti e in un secondo tempo raccolte e
rilanciate dal vescovo di Milano: Carlo
Borromeo.
Il vescovo Gian Matteo Giberti, a buona
ragione, può essere considerato il
promotore in Italia della custodia
dell’Eucaristia sugli Altari, perché volle che
fosse adottata innanzitutto nel duomo di
Verona e in seguito in tutte le chiese della
sua Diocesi.
Il vescovo di Milano Carlo Borromeo, prese
molto a cuore questo problema e dispose di
trasferire la custodia del Santissimo
Sacramento dalla sacrestia a sopra un altare
del Duomo.
Nel 1577, un anno dopo il Concilio provinciale
di Milano, Carlo Borromeo scrisse l’opera:
Instructionum fabricae et supellectilis ecclesia-
sticae, dedicando nel Liber II, l’intero capitolo
XIII alla descrizione di come si deve realizzare
un tabernacolo; intitolandolo con chiarezza:
“De tabernaculo sanctissimae Eucharistiae”.
Verso la metà del secolo XVIII la collocazione del tabernacolo
sull’altare era ormai prassi comune in quasi tutte le chiese,
tanto che Benedetto XIV, nella Costituzione Accepimus, del 16
luglio 1746, la dichiarava: “disciplina vigente”.
Fu accolta universalmente in seguito al decreto della Sacra
Congregazione dei Riti del 16 agosto 1863, che vietava ogni
altra forma di custodia.
Verso la fine del XIX secolo fu reso obbligatorio la
collocazione del tabernacolo sull’altare maggiore.
Nel 1878 la Congregazione dei Riti rispose negativamente a
due architetti di Gand che chiesero se fosse possibile non
collocare il tabernacolo sull’Altare principale della chiesa.
Dal Concilio di
Trento,
fino al Concilio
Vaticano II,
la prassi in uso
è di collocare
il tabernacolo
sull’Altare maggiore,
che perde il suo
significato simbolico,
fino al 1957
con le seguenti
prescrizioni:
1. L’Eucaristia deve essere conservata in un tabernacolo
inamovibile, posto al centro dell’Altare dove si celebra
abitualmente la Messa.
2. Il tabernacolo deve essere solido in tutte le sue parti
fissato sull’Altare e costruito con materiali resistenti,
cioè pietra o metallo, il legno può essere utilizzato solo
per il rivestimento esteriore.
3. Sono vietati i tabernacoli posti fuori dallo stesso Altare,
ad esempio sulla parete, o ai lati, o dietro l’Altare, oppure
in edicole o colonne separate dall’Altare.
4. Si deve aver cura dell’estetica del tabernacolo e il suo
Stile sarà in armonia con quello dell’Altare e della chiesa.
La sua forma dovrà essere quella di un cofano.
Il tabernacolo deve essere rivestito esternamente di un
conopeo che, unitamente alla lampada perennemente
accesa davanti al Ss.mo Sacramento, serve ad indicare
la Presenza eucaristica.
Accresci, o Padre, nel popolo cristiano
l’esperienza della fede
e il gusto delle realtà divine,
perché mentre riconosce e venera
l’amore del tuo Figlio
vivente nell’Eucaristia,
attinga frutti sempre più abbondanti
dal memoriale della nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.