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La decrecita felice 16mar2013 parma

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www.decrescitafelice.it Giuseppe Carpentieri Direttivo nazionale MDF, Segretario del circolo MDF di Parma Parma, 16 marzo 2013
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Giuseppe Carpentieri Direttivo nazionale MDF,

Segretario del circolo MDF di Parma

Parma, 16 marzo 2013

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MDF è un’ass. promozione sociale • Associazione fondata 15 dicembre 2007 su ispirazione di M. Pallante

• Struttura:

• Direttivo e coordinamento nazionale

• Circoli territoriali (n=23) e gruppi (n=20) diffusi sul territorio nazionale

• Gruppi di lavoro tematici: imprenditori, salute, educazione, urbanista

Relatore
Note di presentazione
Il Movimento per la decrescita felice è stato fondato il 15 dicembre 2007 dopo un anno di confronti e discussioni tra le persone e i gruppi che si riconoscevano nella teoria delineata nel libro La decrescita felice, pubblicato nel 2005 da Maurizio Pallante. Si struttura in circoli territoriali diffusi sul territorio nazionale e in gruppi di lavoro tematici. Ciò che ci contraddistingue è un approccio “pragmatico” al tema della decrescita. Vorremo cercare di essere parte della risposta alla domanda che sorge subito dopo aver letto un qualsivoglia libro sulla decrescita: ”Bello in teoria, ma io, nel mio piccolo, che posso fare?” Da soli si può far poco, insieme le cose cambiano. MDF vorrebbe quindi essere una sorta di catalizzatore in grado non solo di diffondere un pensiero, ma di fornire la possibilità a chi vi si riconosce di incontrarsi, di discuterne, di elaborarlo insieme, e sopratutto di metterlo in pratica, qui e ora!
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• Cambiamenti radicali

• Esperienza pratica

• Comunità

Le nostre peculiarietà

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Politica

Movimento per la Decrescita Felice Secondo il nostro movimento l'azione si deve attuare su tre livelli, come uno sgabello a 3 gambe :

Tecnologie

Stili di vita

cultura

Relatore
Note di presentazione
Le attività portate avanti dai circoli e dal Movimento per la decrescita felice si articolano in quattro filoni: - Stili di vita (imagine su cui clicchi o menu) - Tecnologie - Politica - Cultura       Questi quattro filoni sono per noi come uno sgabello, costituito da tre robuste gambe - stili di vita, tecnologie e politica – le quali tengono in piedi il ripiano della della cultura.   Se manca una di queste gambe lo sgabello non sta in piedi. Da sole, le tecnologie che riducono il consumo di risorse a parità di produzione o servizi possono dare adito al cosiddetto “effetto rimbalzo”: se un’automobile più efficiente dimezza i consumi di benzina raddoppiando i chilometri che fa con un litro, gli automobilisti possono essereindotti a percorrere più chilometri. Per evitare che ciò si verifichi occorre anche un cambiamento degli stili di vita e una legislazione che ponga limiti alla circolazione automobilistica ed incentivi la mobilità pubblica. Solo la compresenza delle tre gambe è in grado di sostenere il paradigma culturale della decrescita, il ripiano dello sgabello che a sua volta unisce e sostiene le gambe stesse. Senza una rivoluzione culturale, infatti, senza una decolonizzazione del nostro immaginario collettivo dai valori della crescita, le tre gambe non sarebbero che semplici pezzi di legna.
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Stili di vita

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L’ Università del Saper Fare – www.unisf.it

Autocostruzione solare

Sandali riciclati

Detersivi

sapone

Pane

sapone

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Nazionale ed Internazionale

Locale

Dal basso

La politica

consulenza

contaminazione

Relatore
Note di presentazione
(contaminaz gruppi politici esistenti, es. Pizzarotti consulenza gratuita, positvia a movimenti per politica dal basso es. No TAV.
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Cambiare paradigma culturale

• Il PIL è un indicatore monetario notoriamente obsoleto e fuoriviante

• “misurare” il benessere con “indicatori” più adeguati (Benessere Equo e Sostenibile, BES) • progettare la “civiltà contadina modernizzata”

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• Lo psicologo e filosofo umanista Erich Fromm ricorda il fatto che milioni di persone condividano gli stessi vizi non rendi questi vizi virtù

• In una cultura collettiva, giudizi e ragionamenti si basano su quelle che vengono percepite come le verità del paradigma fondamentale. Di conseguenza, se le credenze paradigmatiche di una cultura fossero false o inesatte, la popolazione che avesse consapevolmente operato secondo quelle credenze fallaci esprimerebbe collettivamente giudizi e ragionamenti di cattiva qualità.

• Fonte: BRUCE LIPTON, STEVE BHAERMAN, evoluzione spontanea, Macro Edizioni 2010, pag.258

Cambiare paradigma culturale

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La crescita non è sostenibile Mondo finito vs Crescita Infinita

2° Legge della termodinamica : E’ impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato preveda che tutto il calore assorbito da una sorgente omogenea sia interamente trasformato in lavoro

PRINCIPIO DI ENTROPIA

Relatore
Note di presentazione
ENTROPIA e non completa reversibilità delle trasformazioni dell’energia (sotto diverse forme) e della materia .
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La crescita non è sostenibile Terra: Spazio bioriproduttivo: 12 miliardi di ettari 1,8 ettari procapite Consumo umano medio 2,2 ettari!!! 30% in più della capacità rigenerazione della biosfera Cittadino americano: 9,6 ettari Cittadino italiano: 3,8 Modi di vita occidentali per tutti

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L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per far crescere l’occupazione viene ripetuta come un mantra benché, a differenza del mantra, non abbia lo scopo di liberare la mente dalla realtà illusoria, ma di avvilupparla in una illusione irreale, priva di riscontri empirici e di fondamenti teorici. Dal 1960 al 1998 in Italia il prodotto interno lordo a prezzi costanti si è più che triplicato, passando da 423.828 a 1.416.055 miliardi di lire (valori a prezzi 1990), la popolazione è cresciuta da 48.967.000 a 57.040.000 abitanti, con un incremento del 16,5 per cento, ma il numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20 milioni (erano 20.330.000 nel 1960 e 20.435.000 nel 1998). Una crescita così rilevante non solo non ha fatto crescere l’occupazione in valori assoluti, ma l’ha fatta diminuire in percentuale, dal 41,5 al 35,8 per cento della popolazione. *

*MAURIZIO PALLANTE, “estratto” da Orientare la politica economica e industriale a creare occupazione nelle tecnologie che riducono l’impronta ecologica. Perugia, 9 ottobre 2010

Svelare la credenza del PIL

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Consumi indotti dalla pubblicità

Sprechi Consumi che non incrementano il benessere

Cosa c’è nel PIL?

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Produzione energia elettrica

tipo di impianto efficienza

centrale termoelettrica 35% centrale a ciclo combinato 55% cogenerazione diffusa (tecnicamente possibile, praticamente inesistente) 94%

Più della metà dell’energia contenuta nei combustibili viene sprecata

Fonte: Maurizio Pallante, 2006

Sprechi

Cosa c’è nel PIL?

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Stiamo vivendo la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova. E' finita la rivoluzione industriale figlia della termodinamica mentre la finanza ha accelerato il processo di distruzione degli ecosistemi a danni dell'umanità intera. La bioeconomia e le nuove tecnologie legate a trasformazioni energetiche non inquinanti rendono le comunità autonome. La riscoperta della democrazia diretta aiuta i popoli a prendere decisioni migliori delle finte democrazie rappresentative, poiché gli eletti spesso sono solo burattini di lobbies avide e senza scrupoli. Oggi, abbiamo gli strumenti per riconoscere errori e per progredire verso una reale crescita passando per una fase storica chiamata “decrescita felice”, sviluppando la resilienza necessaria e approdare ad una società della “prosperanza”.

Cambiare paradigma culturale

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Merci e Beni • Merci che non sono beni

• Beni che non sono merci (cibo autoprodotto, scambio di conoscenze) • Aumentare l’autoproduzione di beni che non sono merci e dedicare più tempo alla comunità

Scambi

mercantili Scambi non

mercantili fondati sul dono e la reciprocità

Autoproduzione di beni e fornitura diretta di servizi alla persona

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Le merci hanno la crescita nel loro DNA

vengono scambiate con denaro

non vengono scambiati con denaro

MERCI BENI

ha senso produrne sempre di più

non ha senso produrne più del necessario

sono destinate alla vendita

non sono destinati alla vendita

Relatore
Note di presentazione
Le merci per la loro stessa natura portano alla crescita essendo destinate alla vendita: più ne vendo, più denaro incasso. I beni, non essendo destinati alla vendita, non spingono ad una crescita della produzione: se nel mio orto produco più melanzane di quante ne riesco a mangiare faccio solo una fatica inutile.
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Dalle merci ai beni: qualche esempio

lo yogurt acquistato lo yogurt fatto in casa

MERCI BENI

un oggetto nuovo un oggetto riparato

la babysitter per i bambini la cura da parte dei genitori

la badante per gli anziani la cura da parte dei figli

Relatore
Note di presentazione
Se ci soffermiamo sull’acquisto di servizi da babysitter, asili, badanti e ospizi per la cura dei nostri figli e dei nostri genitori, ci accorgiamo di quale livello di mercificazione della nostra vita abbiamo raggiunto: abbiamo mercificato anche gli affetti familiari!
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Decrescita del PIL: dalle merci ai beni

fanno aumentare:

Migliorano la qualità della vita!

MERCI BENI

il PIL

il consumo di risorse naturali

l’inquinamento

riducono il PIL

riducono sprechi e inquinamento

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Ricordiamo che il concetto di valore è diverso dal concetto di costo e di prezzo, esso è più sfumato e talvolta può comprenderli entrambi, infatti il valore non è legato necessariamente alla moneta, come, per l’appunto la stima dei beni pubblici. Nelle valutazioni ambientali l’obiettivo è stabilire l’impatto: negativo o positivo, infatti lo scopo è razionalizzare l’uso delle risorse. Nonostante questi concetti siano alla base di teorie economiche, ampiamente studiate nelle scuole, le istituzioni propongono la cessione e la privatizzazione proprio dei beni pubblici e demaniali, violando concetti elementari attraverso l’attribuzione di un valore monetario e regalare la gestione di questi beni alle SpA, tramite il ricatto e l’invenzione dell’economia del debito.

La stima e il valore

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La relazione che intercorre fra economia e metodi di stima sta nel fatto che mentre l’economia è nata per gestire la “casa comune”, i criteri estimativi sono il frutto di una credenza, una religione secondo cui ogni bene deve essere sfruttato, consumato, rubato, eroso, sottratto per un interesse privato, anziché limitarsi alla gestione condivisa delle “risorse comuni”. E fino ad oggi l’economia è cresciuta solamente con criteri estimativi quantitativi e non qualitativi. I risultati sono visibili al mondo intero, anziché perseguire il reale benessere degli individui si persegue l’avidità di pochi trasmettendo i non valori della competitività sia a scuola che nelle università.

La stima e il valore

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Le tecnologie • Riuso e riciclo totale delle materie prime seconde

• Eco-efficienza energetica, cancellare gli sprechi in edilizia e autoprodurre il necessario (sufficienza) con fonti alternative (smart grid, rete intelligente che scambia l’energia autoprodotta)

• Mobilità intelligente: diffusione dei mezzi elettrici (prima a piedi, poi in bici e poi coi mezzi pubblici)

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• Partecipazione al processo decisionale della politica

• Democrazia diretta e partecipativa

• Trasparenza e conoscenza degli strumenti politici: Piani pluriennali dei lavori pubblici, Bilancio comunale “esplicato”, Piano Esecutivo di Gestione (PEG) e società che gestiscono i servizi pubblici locali

• Adeguare la Pubblica Amministrazione alla comunità secondo il nuovo paradigma culturale: trasparenza, partecipazione, uso razionale delle risorse e prendersi cura dei beni comuni

Informazione e partecipazione

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• Governo etico del suolo, ribaltare il paradigma obsoleto della rendita urbana con nuovi indicatori (beni comuni: acqua, energia, internet, cibo)

• Organizzare la città col principio dell’auto sufficienza e della sussistenza escludendo le tecnologie inquinanti ed energivore

• Pensare e attuare la sovranità alimentare, produrre e consumare per la città (filiera corta)

• Promuovere, valorizzare e tutelare il saper fare locale (artigianato)

• Pensare la sicurezza urbana (rischio sismico), conservazione degli edifici storici e pubblici

Città, territorio e insediamenti

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• Adattarsi ai cambiamenti con creatività e partecipazione

• Assumere un atteggiamento flessibile rispetto alle risorse del territorio

• Studiare, cercare, valutare

• Programmare e mettere in pratica

Sviluppare la resilienza

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• Accrescere la tecnica delle visioni

• Immaginare luoghi ideali e progettarli

• Adattare le visioni ai mezzi locali ed alle capacità individuali e collettive

Creare ed immaginare

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Fonte immagine: BRUCE LIPTON, STEVE BHAERMAN, evoluzione spontanea, Macro Edizoni 2010, pag.79

Crescere in armonia

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• Il contadino è l’uomo libero in grado di produrre tutto ciò di cui ha bisogno e compra solo poche cose necessarie, la sua economia reale è libera dai ricatti della finanza e dai capricci del mercato.

• Le tecnologie odierne consentono di ricostruire l’economia reale contadina con l’impiego dell’agricoltura sinergica e l’autoproduzione energetica con fonti alternative

• Pensare e progettare la comunità, relazioni e reciprocità

• Co-gestire i beni comuni (acqua, cibo, energia, internet)

“Civiltà contadina modernizzata”

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Portare l’agricoltura sinergica in città e progettare una rete di orti sinergici per i bisogni delle scuole primarie e dei cittadini

“Civiltà contadina modernizzata”

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Agricoltura sinergica

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Orti urbani sinergici

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“Civiltà contadina modernizzata” Progettare una rete di fattorie autosufficienti energeticamente a servizio della città. Lo schema energetico integrato è un’applicazione per una fattoria, estratto dal testo di Luciano Paoli, energie rinnovabili impieghi su piccola scala.

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Autoprodurre energia: passare dalle grandi centrali alla “generazione distribuita” con le fonti alternative.

“Civiltà contadina modernizzata”

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La contabilità pubblica non assegna valore ai beni comuni (acqua, energia, cibo, internet). Lo Stato riconosce i beni privati e pubblici ed il lavoro è lo "strumento intermedio" che tratta tali beni. E' necessario individuare un altro “ente”, la comunità, mentre lo Stato deve riconoscere e tutelare i beni comuni attraverso il valore d'uso sociale, metro non monetario. L’Amministrazione deve individuare un regolamento per riconoscere e tutelare i beni comuni. La comunità dovrà prendersi cura di questi beni e attraverso il lavoro renderli fruibili a tutti in maniera razionale e compatibile con la natura, liberi dal ricatto dei mercati e dall'avidità delle SpA.

Comunità e beni comuni

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• Agire direttamente: integrare la democrazia rappresentativa con la democrazia partecipativa e diretta

• Sviluppare la resilienza locale, creatività

• Saper interpretare il mondo e benessere psicofisico

• Autoprodurre cibo, orti sinergici, consapevolezza dei consumi, stili di vita

• Uso razionale dell’energia: prima eliminare gli sprechi

• Scambio e reciprocità: rete sociale, il valore del dono

• Mobilità intelligente

• Convivialità, cultura, sport e tempo libero

• Monete locali cioè sovrane e libere dal debito e dagli interessi

• Strategia rifiuti zero/riciclo totale

Fare comunità, la nuova società

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Cultura

Casa Editrice: “Edizioni per la decrescita Felice

• Sito Internet: www.decrescitafelice.it

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Richard Sennett L’uomo artigiano

Yona Friedman Alternative energetiche

Wuppertal Institut Futuro sostenibile

Pierre Rabhi Manifesto per la terra e per l’uomo

Cultura

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Centro Nuovo Modello di sviluppo Guida al consumo critico

Anna Villarini, Giovanni Allegro Prevenire i tumori mangiando con gusto

Cultura

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Grazie!

“L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di

dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l'utopia? A questo:

serve per continuare a camminare."


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