+ All Categories
Home > Documents > LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e...

LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e...

Date post: 20-Sep-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
15
LADOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 23 MARZO 2014 NUMERO 472 CULT La copertina PIERDOMENICO BACCALARIO e SIMONETTA FIORI In letteratura e nella società c’era una volta l’infanzia perduta Il libro MICHELE SERRA De Cataldo: raccontare Sandro Pertini al proprio figlio All’interno Straparlando ANTONIO GNOLI Ennio Morricone “Così la musica mi ha salvato da fame e guerra” Teatro RODOLFO DI GIAMMARCO Una pura formalità Glauco Mauri porta in scena il film di Tornatore La serie WALTER SITI La poesia del mondo Con Di Giacomo nella “Tavernella” Cher a ruota libera “Ma non parlatemi di uomini” L’incontro GIUSEPPE VIDETTI Agente Kasper “Io che ho visto le supernotes” L’attualità CARLO BONINI GINEVRA N ella sua bella faccia giuliana dalla non lontanissima somiglianza con quella dell’attore americano John Wayne, ciò che più colpisce sono gli occhi di bambi- no messi su un uomo antico alto quasi un metro e novanta e spalancati sulla meraviglia. «Sa, mi sembra impossibile che io abbia ottant’anni. Ho vissuto a cavallo di due secoli, cono- sciuto una quantità innumerevole di persone e tra queste menti ge- niali come Enrico Fermi, Niels Bohr, Richard Feynman, Wolfgang Pauli. Ho imparato che la vita è un recipiente, devi considerarlo sempre mezzo pieno. Sono nato in un tempo di tragedia in cui non potevi non essere ottimista. I miei mi raccomandavano: credi in te, guarda sempre avanti. Penso di averli ascoltati, guardo molto avan- ti ancora oggi, fino al limite del possibile. Sono sempre curioso. Cer- co ancora dentro di me lo stupore ingenuo dell’infanzia. È nel bam- bino che vediamo la scintilla della curiosità, nel bambino che rom- pe il giocattolo perché vuole sapere com’è fatto. La curiosità, non la saggezza, ha trasformato l’uomo. Se da vecchi si ha la fortuna di pos- sedere una mente che funziona ancora, bene, una parte di essa oc- cupatela nel tentativo di accudire il vostro spirito infantile. Mi cre- de se le dico che Einstein non ha fatto più nulla di veramente signi- ficativo dopo i trent’anni?». Carlo Rubbia festeggerà i suoi ottant’anni tra una settimana. «So- no cresciuto a Gorizia in un mondo molto diverso da quello di oggi. Mi ricordo di un’umanità che si reggeva su un sistema lineare: si po- teva soltanto andare avanti o indietro, una sopravvivenza quasi pri- mordiale. Ma allora, forse, era più facile trovare se stessi». È in giac- ca e cravatta, camicia azzurra, scarpe da ginnastica o, meglio, mi sembra di capire da mezza montagna e calzini scozzesi, le mani grandi cercano un paio di volte in una tasca un fazzoletto di stoffa di quelli che le madri di una certa generazione allungavano ogni mat- tina ai figli, come un’ultima carezza sulla porta di casa: «Mia madre, Beatrice, era maestra elementare, di discendenza e cultura austro- ungarica. Il suo cognome, Lietzen, venne italianizzato in Liceni». (segue nelle pagine successive) DISEGNO DI MASSIMO JATOSTI Vado a vivere su Marte Trent’anni fa vinceva il Nobel e ora che si appresta a compiere gli ottanta ci racconta “una vita sotto il segno della curiosità” DISEGNO DI TULLIO PERICOLI DARIO CRESTO-DINA C ARLO R UBBIA
Transcript
Page 1: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 23 MARZO 2014

NUMERO 472

CULT

La copertina

PIERDOMENICO BACCALARIOeSIMONETTA FIORI

In letteraturae nella societàc’era una volta l’infanzia perduta

Il libro

MICHELE SERRA

De Cataldo: raccontareSandro Pertinial proprio figlio

All’interno

Straparlando

ANTONIO GNOLI

Ennio Morricone“Così la musicami ha salvatoda fame e guerra”

Teatro

RODOLFO DI GIAMMARCO

Una pura formalitàGlauco Mauriporta in scenail film di Tornatore

La serie

WALTER SITI

La poesia del mondoCon Di Giacomonella “Tavernella”

Cher a ruota libera“Ma non parlatemidi uomini”

L’incontro

GIUSEPPE VIDETTI

Agente Kasper“Io che ho vistole supernotes”

L’attualità

CARLO BONINI

GINEVRA

Nella sua bella faccia giuliana dalla non lontanissimasomiglianza con quella dell’attore americano JohnWayne, ciò che più colpisce sono gli occhi di bambi-no messi su un uomo antico alto quasi un metro e

novanta e spalancati sulla meraviglia. «Sa, mi sembra impossibileche io abbia ottant’anni. Ho vissuto a cavallo di due secoli, cono-sciuto una quantità innumerevole di persone e tra queste menti ge-niali come Enrico Fermi, Niels Bohr, Richard Feynman, WolfgangPauli. Ho imparato che la vita è un recipiente, devi considerarlosempre mezzo pieno. Sono nato in un tempo di tragedia in cui nonpotevi non essere ottimista. I miei mi raccomandavano: credi in te,guarda sempre avanti. Penso di averli ascoltati, guardo molto avan-ti ancora oggi, fino al limite del possibile. Sono sempre curioso. Cer-co ancora dentro di me lo stupore ingenuo dell’infanzia. È nel bam-bino che vediamo la scintilla della curiosità, nel bambino che rom-

pe il giocattolo perché vuole sapere com’è fatto. La curiosità, non lasaggezza, ha trasformato l’uomo. Se da vecchi si ha la fortuna di pos-sedere una mente che funziona ancora, bene, una parte di essa oc-cupatela nel tentativo di accudire il vostro spirito infantile. Mi cre-de se le dico che Einstein non ha fatto più nulla di veramente signi-ficativo dopo i trent’anni?».

Carlo Rubbia festeggerà i suoi ottant’anni tra una settimana. «So-no cresciuto a Gorizia in un mondo molto diverso da quello di oggi.Mi ricordo di un’umanità che si reggeva su un sistema lineare: si po-teva soltanto andare avanti o indietro, una sopravvivenza quasi pri-mordiale. Ma allora, forse, era più facile trovare se stessi». È in giac-ca e cravatta, camicia azzurra, scarpe da ginnastica o, meglio, misembra di capire da mezza montagna e calzini scozzesi, le manigrandi cercano un paio di volte in una tasca un fazzoletto di stoffa diquelli che le madri di una certa generazione allungavano ogni mat-tina ai figli, come un’ultima carezza sulla porta di casa: «Mia madre,Beatrice, era maestra elementare, di discendenza e cultura austro-ungarica. Il suo cognome, Lietzen, venne italianizzato in Liceni».

(segue nelle pagine successive)

DIS

EG

NO

DI M

AS

SIM

O J

ATO

STI

Vadoavivere su Marte

Trent’anni fa vinceva il Nobele ora che si appresta a compiere gli ottantaci racconta “una vitasotto il segnodella curiosità”

DIS

EG

NO

DI T

ULL

IOP

ER

ICO

LI

DARIO CRESTO-DINA

CARLORUBBIA

Page 2: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

LA DOMENICA■ 26DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

“Gli alieni forse esistono. Io stesso, talvolta, in Senato, mi sento uno di loro”. Alla vigilia del suo ottantesimo compleannolo scienziato si racconta tra sogni di bambino, poche certezze e parecchi dubbi: “C’è qualcosa sopra di noi, un ordine delle cose: chi vuole può chiamarlo Dio”

La copertinaCarlo Rubbia

(segue dalla copertina)

«Mio padre,S i l v i o ,era inge-g n e r eelettro-nico, si

occupava di telefoni a Trieste. Goriziaera una frontiera, un luogo bellissimopieno di colori e lingue e dialetti, unluogo complicato e aperto. Il mondoentrava in casa da una radio che miopadre aveva attaccato a un palo dellaluce. Inseguendo le voci che uscivanoda questa grande radio ricevente co-struita con vecchie valvole a vuoto hocominciato a prendere le misure di unaltro mondo e dei miei desideri. Il pri-mo viaggio è stato una fuga. Da Goriziaa Venezia durante la guerra, la sola cittàin cui ancora oggi mi sento pienamen-te felice, anche se sta evaporando co-me la nebbia perché purtroppo è unacittà offesa dalla modernità per la suastessa natura».

Il Nobel per la Fisica segna un altroanniversario tondo: trent’anni, era il1984. Gli viene assegnato, assieme al-l’olandese Simon van der Meer, peraver scoperto le particelle responsa-bili dell’interazione debole, cioè i bo-soni denominati W+, W- e Z, con unesperimento che doveva verificare lateoria elettrodebole di Abdus Salam eSteven Weinberg. Non approfondia-mo l’argomento, il professore intui-sce che comprenderei nulla o poco. Lanotizia del premio lo colse su un taxida Milano a Malpensa, doveva pren-dere un aereo per Trieste e a mezzo-giorno la radio dell’auto — ancora unavolta la radio — diede con un flash la

notizia che un italiano avevavinto il Nobel per la fisica.Ma chi è questo Rubbia, do-mandò il tassista. E lui disse:sono io. Con un tono allegro,privo di sorpresa perché sa-peva di essere nel novero deicandidati e perché, comeconfessò con umiltà qualchetempo dopo in un’intervista,«era semplicemente uno deitanti eventi della vita che agliocchi degli altri ti trasformain James Bond, mentre tu ri-mani lo stesso perché non tidà l’immortalità». Gli doman-do se continua a pensarla nel-lo stesso modo anche ora, do-po aver attraversato un cosìlungo tratto di vita. Mi dice conun sorriso serafico e disarman-te: «Una cosa conosciuta nonmi interessa più».

Professore, come si diventascienziati?

«Da piccolo il regime fascistami fece vestire da balilla, mio pa-dre era partigiano, mia madreprofondamente antifascista. Mihanno educato alla libertà e allaconoscenza. Ho sempre predi-letto il domani rispetto all’og-gi e mi è sempre piaciutal’invenzione. Per un’in-venzione ancora non diffu-sa avrei potuto morire. Lapenicillina, scoperta nel 1929, non fudisponibile se non dopo la guerra. For-tunatamente riuscii ugualmente aguarire dalla broncopolmonite. Nel-l’immediato dopoguerra la voglia diprogredire era una spinta fortissima,una carica di energia che non si è maipiù rinnovata con la stessa forza. La co-noscenza è basata sull’incertezza, sui

Sì, cerco ancora lo stupore

DARIO CRESTO-DINA

‘‘Lo sguardoMi interessa il domaniUna cosa conosciuta non mi interessa più

LE IMMAGINI/1Da ragazzo in montagna; Il tesserinostudentesco del 1953 con il diploma di maturità scientificaconseguito a Udine; con i colleghi del Cerna Ginevra nel 1978

‘‘Il genioCi facciamo poche domandec’è ancora tutto da scoprireIl genio passa per pazzo

Page 3: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

■ 27DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

traguardi che appaiono impossibili,sulle piccole cose che scorgiamo lonta-nissime, indefinite e spaventose mache ci attraggono come un magnete.Solo gli intrepidi e gli avventurieri le ve-dranno da vicino. Il mondo è stato cam-biato dall’eccezione, non dalla media».

Sta dicendo che siamo troppi in co-pia conforme e così tremebondi o pru-denti da non riuscire a pensare che ilprogresso di domani non sia altro chel’assurdo di oggi?

«Dal giorno in cui siamo scesi dall’al-bero sono vissuti sulla Terra appenasettanta miliardi di uomini e nel corsodella mia breve esistenza la popolazio-ne si è moltiplicata per tre. Oggi siamo

sette miliardi, in un solo spazio-tempo rappresentiamo il dieci percento dell’intera umanità transi-tata sul nostro pianeta. Sette mi-

liardi di persone connes-se ventiquattro

ore su venti-

quattro, un affollamento che contri-buisce al conformismo e che limita l’af-fermarsi della differenza, dove il geniorischia di passare per un pazzo e consu-marsi inutilmente come tale. Ma nonera una pazzia l’uomo che vola di Leo-nardo o la conquista della Luna preco-nizzata da Von Braun?».

Ci facciamo poche domande?«Non ce ne facciamo abbastanza.

Avremmo bisogno di rincorrere le ideeimpossibili, come dicono gli america-ni. La scienza è un’avventura piena didubbi, di fallimenti e di momenti diemozioni straordinarie. Molte volteciò che propone non funziona, do-vremmo continuare a chiederci: per-ché non così? perché non così? Rom-perci la testa in laboratorio. E, invece,il fallimento non è ammesso. Siamoconservativi, ostinati nel pensare chequello che ha funzionato nel passatocontinuerà a funzionare nel futuro.Ma il più delle volte è un errore. Ci re-sta quasi tutto da capire, è la cosa checi differenzia dalle altre specie. A mepiace guardare. Un quadro, un libro,un film, un ingranaggio, non c’è sepa-razione tra il lavoro e il divertimento. Siconcentri per qualche minuto sulla

cosa più semplice che conosce,scoprirà quanto poco sa di essa».

Rita Levi Montalcini confes-sò di avere deliberatamenterinunciato agli affetti. La miasola missione, diceva, è statala ricerca. La scienza è unmestiere solitario?

«Ho una famiglia, figli e ni-poti, un’esistenza normale.Posso dire che la scienza hailluminato la mia vita. È soli-

taria l’idea, ma spesso ad essaci si arriva collegando la pro-

pria intuizione al contributo di

molti di coloro che ci hanno precedutisu quel cammino. Fu così anche per Ga-lileo Galilei. Alla sua realizzazione poiconcorrono molte persone, al Cern hoguidato esperimenti con oltre cento ri-cercatori. La ricerca è sempre un lavorodi squadra».

Come fisico si è mai sentito stranie-ro in Italia?

«Sono sempre vissuto da italiano al-l’estero, non ho mai avvertito il bisognodi crearmi un’altra esistenza. Nella ce-rimonia del Nobel il mio inno è statoquello di Mameli come per Marconi eFermi. Tutti gli altri fisici italiani pre-miati a Stoccolma avevano dovuto ri-nunciare alla loro cittadinanza natura-le. Incontro scienziati italiani di primolivello come ruolo e funzioni ovunquevado: negli Stati Uniti, in Cina e in Giap-pone, in Australia e in Cile. In Italia è dif-ficile fare ricerca applicata. Mancanostrutture e un sistema di carriera sem-plificato. Quando sono sbarcato all’U-niversità di Pavia i diciassette anni di in-segnamento ad Harvard non sono statipresi in considerazione. E mancanosoldi, i finanziamenti pubblici sono in-feriori all’uno per cento del Pil mentrenegli altri grandi paesi europei si sonoda tempo attestati al tre come concor-dato dalle intese comunitarie. È questo,dopo quello del deficit, l’altro nostrogrande Problema 3%, quello nascosto».

Sulla soglia degli ottant’anni che co-sa va ancora cercando?

«Ciò che ha cercato ogni civiltà, l’ini-zio della vita. Ha visto, vero? Riceviamosegnali dal Big Bang, ma il novantacin-que per cento della massa dell’universooriginata nei primi tre minuti dellacreazione ci è completamente scono-sciuto. La grande avventura è arrivare aqualche milionesimo di secondo dal-l’origine del cosmo. Le immagini più

antiche dell’universo che risalgono atrecentomila anni dopo il Big Bang cihanno rivelato una sua struttura moltouniforme. In laboratorio creiamo dellegoccioline di quell’universo per repli-care il Little Bangcon l’obiettivo di pro-durre dei protoni uguali a quelli di tre-dici milioni di anni fa. Ci sono leggi fisi-che che pre-esistono alla materia e allasua evoluzione, un sistema straordina-riamente ordinato e privo di qualsiasiforma di caos».

Quanto c’è di divino nella vita, Dioha davvero detto all’uomo: governala Terra?

«È una riflessione molto vasta che af-fronto con una certa umiltà. Esiste la fe-de e esiste la religione. Io ho una gran-dissima fede ma non sono tecnicamen-te un credente. C’è qualcosa che sta so-pra di noi, è un ordine delle cose. Chivuole è libero di pensare che si tratti diDio. Non c’è molto altro da dire».

Crede esistano altre forme di vita si-mili alla nostra nelle galassie dell’uni-verso, insomma gli extraterrestri?

«La risposta è forse sì, ma sarannocertamente differenti. Anche l’umanitàoggi sarebbe diversa se sessantacinquemilioni di anni fa un asteroide dal dia-metro di dieci chilometri non fosse pre-cipitato sulla penisola dello Yucatánche separa il Mar dei Caraibi dal Golfodel Messico provocando una glaciazio-ne che ha eliminato dalla faccia dellaTerra ogni essere vivente dalle dimen-sioni superiori ai tre centimetri. La sto-ria è sempre stata cruenta, immagino losia stata anche su altri pianeti».

Dopo la morte torneremo a esserenulla, esattamente ciò che eravamoprima di nascere?

«Non so rispondere ma il difetto nonmi preoccupa. Né mi preoccupa lamia, di morte. Le cose sono e conti- © RIPRODUZIONE RISERVATA

nueranno a essere, resterà ciò che ab-biamo costruito, l’amore che abbiamosaputo offrire, l’amore che abbiamomeritato. Vado avanti come se nientefosse, imparerò quello che ancora riu-scirò ad imparare. Come si dice? Theshow must go on, ballerò fino al giornoprima di sparire».

Coltiva ancora una follia intellet-tuale?

«Un rimpianto preventivo. È unenorme peccato che non si vada suMarte con i piedi e la bandiera. La Lunaè un sasso, nulla. Marte invece ha tutto:il Nord, il Sud, l’equatore... Senza unmotore a propulsione nucleare perònon ce la possiamo fare. Il problemanon è andare, ma tornare da Marte sul-la Terra. E centrarla la Terra... È una lun-ga storia: bisognerebbe aspettare lassùun anno e mezzo prima di trovare la fi-nestra giusta per la traiettoria Homan dirientro. Eppoi, dimenticavo, ci sarebbeEuropa, il quarto satellite di Giove, unodei pianeti galileiani. Dove ci sono ac-qua, ghiaccio e ancora acqua sotto ighiacci, un’altra Antartide. Ah, mi cre-da, sarebbe un posto fantastico da visi-tare... se solo ne avessimo il tempo».

Carlo Rubbia è stato nominato sena-tore a vita il 30 agosto 2013. Dice che l’e-sperienza nei palazzi politici romani èinteressante, anche se la vive come «unalieno che viene dal passato più che dalfuturo». Qualche giorno dopo il laticla-vio è morta a Ginevra sua moglie, Mari-sa Romè, madre di Laura, medico, e An-dré, ingegnere. Aveva settantotto anni.Non sempre si può rendere grazie an-che ai giorni bui. Mentre mi raccontafugacemente e timidamente di lei — diloro due — i suoi occhi di bambino sismarriscono per il tempo che occorre apronunciarne il nome.

LE IMMAGINI/2Dall’alto: con il professor Paolo Budinich e il Nobel Abdus Salam; la consegna del premio a Stoccolma nel1984; senatore a vita con Renzo Pianoe Elena Cattaneo dal presidenteNapolitano nell’agosto 2013

LE TAPPE1934

Carlo Rubbia nasce a Gorizia,il 31 marzo, da Beatrice,maestra elementare,e Silvio (ingegnereelettronico)

1999

è presidente Eneafino al 2005 In Spagna collabora con il Ciemat, centro di ricerca su energia,ambientee tecnologia

2013

il 30 agosto viene nominato da Napolitanosenatore a vitainsieme a Claudio Abbado,Renzo Piano e Elena Cattaneo

1984

riceve il Nobel per la fisica (con l’olandeseSimon van der Meer)per la scoperta delle particelleelementari W+, W- e Z

1989

è direttore del Cerndove era entrato nel 1960. Fino al ’94 è anche presidente del Laboratorio di Luce di Sincrotrone(Trieste)

1971

insegna Fisica a Harvard fino al 1988È anche professoredi complementi di fisica superioreall’Università di Pavia

1957

si laurea alla Normale di Pisa,con una tesi sui raggi cosmiciAlla selezione era arrivato undicesimo su dieci, poi viene ripescato

‘‘Il NobelAgli occhi degli altri ti trasforma in James BondMa non ti rende immortale

Page 4: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

LA DOMENICA■ 28DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

L’intelligence Usa stampa banconote “fantasma”per pagare operazioni clandestine. Dove? In Corea del Nord.Un agente supersegreto, nome in codiceKasper, fuggito da un lager cambogiano, giura che è tutto veroE ora detta le sue memorie in un libro che farà discutere

L’attualitàFollow the money

FabbricadollariLa

dei

Lo 007 italiano e la faccia sporca dell’America

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA

Per tredici mesi, dal marzo 2008 all’aprile 2009, un citta-dino italiano ha attraversato l’inferno della prigionia inCambogia. In una caserma, quindi in un ospedale la-ger, infine nel campo di concentramento di Prey Sar, al-

le porte di Phnom Penh. Chi lo aveva spinto in quell’abisso — «uo-mini dell’intelligence americana» che lo consegnano ai servizicambogiani con «un’accusa farlocca» di riciclaggio, racconta lui —aveva deciso che non dovesse uscirne vivo e che il «segreto» cheaveva scoperto se ne andasse con lui. Un segreto — spiega oggi —chiamato «Supernotes», banconote da 100 dollari «vere ma false»,stampate con macchine e clichet «autorizzati» niente di meno chein Corea del Nord, con cui l’intelligence americana paga clandesti-namente ciò che l’opinione pubblica non può e non deve cono-scere. Regimi canaglia, narcotrafficanti e tutto ciò che si può e si de-ve pagare al mercato nero della sicurezza nazionale.

Sentite un po’. «Le zecche americane del Bureau of Engravingand Printing che stampano banconote non sono due, ma tre. Laterza — macchina, carta e tutto il resto, inclusi i rarissimi marcato-ri — non si trova sul territorio statunitense, bensì in Corea del Nord.Il Paese del dittatore pazzo che gioca con l’atomica. Delle esecu-zioni di massa. Delle minacce e della censura. Lo Stato canaglia ne-mico degli Usa. Talmente canaglia che nessuno può andare a fic-carci il naso. Sono americani quelli che fanno girare le ruote del dol-larificio. Sono loro a gestire il traffico di valuta. A utilizzarne i pro-venti colossali. Americani. Quale che sia la loro sigla. Quale che siail cappello che si mettono per l’occasione. La struttura per la stam-pa dei dollari è localizzata nei dintorni di Pyongsong, una città dicentomila abitanti a nord-est della capitale Pyongyang. La chia-mano “la città chiusa”. Gli stranieri non possono entrarvi. La strut-tura fa parte della Divisione 39 dei servizi segreti nord-coreani. LaDivisione 39 gestisce i fondi riservati del leader coreano. Una dota-zione stimata in circa cinque miliardi di dollari». Insomma, «il dit-tatore nord-coreano minaccia gli Usa e nel frattempo incassa unarobusta percentuale nella produzione di Supernotes. Dal canto lo-ro, Cia, Nsa e le altre agenzie finanziano le proprie attività con fon-di che i bilanci statali non potrebbero mai garantire».

Ebbene, di questo cittadino italiano, del buco in cui è finito e delsegreto che dice di custodire, per tredici mesi, nessuno sembra vo-glia davvero occuparsi con convinzione. La sua storia non affaccianelle cronache. Il suo caso semplicemente non esiste. L’allora mi-nistro degli Esteri Franco Frattini scrive una lettera ai familiari incui genericamente li rassicura sull’impegno della nostra diploma-zia nel risolvere quello che viene classificato come l’arresto di uncittadino italiano residente all’estero in forza di un provvedimen-to di altro Paese straniero (gli Usa) per riciclaggio e reati fiscali. Il«cittadino» deve dunque cavarsela da sé. Dalla sua, ha un’avvoca-tessa caparbia, Barbara Belli, una donna che lo ama, Patty, e un’an-ziana madre che vive a Firenze, grazie alle cui rimesse in contantiattraverso Money Transfer («Alla fine, circa 250mila euro versati inpiù tranches», dice mostrando le ricevute di pagamento), comprala propria sopravvivenza nel lager in cui è rinchiuso e dove viene re-golarmente pestato a sangue. Perché quel denaro, per i suoi aguz-zini cambogiani, è una fortuna a cui non si possono voltare le spal-le. Poi — è appunto l’aprile del 2009 — il nostro riesce a evadere dalsuo inferno e a raggiungere l’Italia. Dove, tuttavia, lo attende unmandato di cattura per un’accusa di bancarotta fraudolenta. Si co-stituisce nel carcere di Regina Coeli, a Roma, dove resta per quat-tro giorni e viene interrogato dal procuratore aggiunto GiancarloCapaldo e dal pm Francesco Ciardi («Capaldo era convinto che fos-

si al centro dei misteri d’Italia»). Una volta scarcerato, si esilia in unacasa di campagna dove getta in un baule il diario sporco di sanguee sudore della sua prigionia, si mette a coltivare gli ulivi, apre unapalestra di arti marziali frequentata da ex appartenenti a corpi mi-litari di élite, si tiene in allenamento con qualche lancio in paraca-dute, diventa padre di una bambina e trascorre notti insonni inse-guito dagli incubi di ciò che ha attraversato e dal fantasma del suopassato. Fino a quando non cerca e rintraccia un giornalista che siera occupato di lui, Luigi Carletti. Gli racconta la sua storia, ora scrit-ta in un libro su cui la la Mondadori scommette molto: Supernotes.Quel cittadino italiano nel suo libro di memorie si fa chiamare“Agente Kasper”. È un uomo controverso e la sua storia promettedi suscitare un vespaio.

In una palazzina liberty di Roma, in un ufficio illuminato dal pri-mo sole della primavera, Kasper, 55 anni, sorride fasciato da una t-shirt aderente blu e pantaloni verde cachi dalle ampie tasche chene disegnano il corpo massiccio e atletico. Sul bicipite destro fa mo-stra di sé una grande tatuaggio. Un gladio coronato dal motto unussed leo. All’anagrafe, Kasper ha un nome e un cognome. Che Re-pubblica conosce bene per essere stato all’onore delle cronachenegli anni ’90 e ancora nei giorni della sua permanenza a ReginaCoeli nel 2009. Un nome e un cognome che Kasper e la Mondado-ri chiedono che non venga reso pubblico. «Il mio nome non ha im-portanza — dice lui —. La mia vita è cambiata. Sono diventato pa-dre. Con quel mondo ho chiuso. Mi importa solo che un giorno miafiglia, digitando su Google, non pensi che suo padre è stato quelloche hanno scritto di lui i giornali. Cose del tipo, “un ex di Avan-guardia nazionale che negli anni della militanza studentesca an-dava in giro con un dobermann” e che certa magistratura ha fattopensare che fossi, infilandomi anche in golpe da operetta. Mentrela verità è solo che da ragazzo io ero di destra e da adulto ho fattouna vita che non poteva essere raccontata. In fondo, il libro serve asvelare una verità che altrimenti sarebbe morta con me». Quelmondo è il luogo delle ombre e degli specchi che chiamiamo intel-ligence. Dove nulla è fino in fondo vero o falso. E dove, soprattutto,nulla è mai ciò che appare. Una regola che vale anche per Kasper.

Dice di sé: «Ho lavorato per il mio Paese come agente sotto co-

pertura dall’inizio degli anni ’80, subito dopo essermi congedatoda carabiniere. Prima per il Sismi, poi per il Ros. Il mio lavoro di co-pertura era pilota di aereo per compagnie civili. L’Ati prima, L’Ali-talia poi, fino al ’98. Per il mio operato ero stato proposto per unamedaglia al valor civile che non mi è stata mai consegnata». Agen-te sotto copertura, dunque. E tuttavia, assolutamente irregolare.Kasper non risulta sia mai stato incardinato nel nostro Servizio mi-litare, né nel Ros dei carabinieri, per il quale ha comunque parteci-pato a due operazioni contro il narcotraffico (“Pilota” e “Sinai”)istruite dall’allora procuratore di Firenze, Pierluigi Vigna, e di cui ètraccia documentale in sentenze passate in giudicato. «Nulla dipiù, nulla di meno. Dall’operazione Sinai in poi, il Ros non ha piùavuto rapporti operativi con Kasper. Nei carabinieri Kasper hasvolto il servizio di leva e i carabinieri sono un organismo di poliziagiudiziaria che opera su direttiva della magistratura, non sono unServizio segreto», dicono oggi al comando del Raggruppamentospeciale dell’Arma. «Non potevo che essere un irregolare — osser-va lui — perché certe cose possono farle solo gli irregolari. Né homai manifestato l’intenzione di diventare effettivo alla nostra in-telligence. Sarei finito a marcire dietro una scrivania. E non eraquella la vita che volevo».

La vita che Kasper voleva la racconta nel suo Supernotes. Roba daarditi. Pistole, stupefacenti, agenti della Cia, del Fbi o semplice-mente ex spioni che nella Ditta sono stati per poi mettersi in pro-prio e diventare free-lance dell’intelligence. Volti e gesti stravoltidall’adrenalina nei diversi angoli del globo. Un plot in cui il lettorenon ha molta scelta. Credere o meno a ciò che legge. Che i dollaridella vergogna, falsi ma veri, esistano («Li ho visti con i miei occhi»),che il governo abbia abbandonato questo suo cittadino perchéscomodo. Non fosse altro perché dagli atti ufficiali della nostra ma-gistratura e della nostra diplomazia risulta un racconto capovoltoche suona così: Kasper viene arrestato su richiesta dell’Fbi perchéaccusato di frode informatica, uso di documenti falsi e di aver rici-clato quattro milioni di dollari, viene assistito dalla nostra amba-sciata a Bangkok anche attraverso il console a Phnom Pehn, visita-to e monitorato nel periodo della sua prigionia e quindi regolar-mente rilasciato dalle autorità cambogiane con un visto in uscitache gli ha consentito di raggiungere Vienna in aereo.

Luigi Carletti, il giornalista che di Kasper ha raccolto le me-morie, dice: «Si può pensare quel che si vuole della storia che miha raccontato. Ma un fatto è certo. Tutti i procedimenti contro dilui sono improvvisamente evaporati. Non se ne sa più nulla. InItalia, in America, in Cambogia. Nessuno lo ha più cercato. For-se perché quelle accuse erano strumentali. O no?». Kasper sorri-de. «Voglio pensare che devo la mia vita alla buona sorte e a unamico come l’ex comandante del Ros, il generale Ganzer. Che cisia stato lui dietro la mia fuga da Prey Sar». Ganzer, oggi in pen-sione, schiarisce la voce: «Nel ’98, dissi a Kasper che essendo sta-to esposto a un grosso rischio con le operazioni Pilota e Sinai, lasua collaborazione con il Ros doveva ritenersi conclusa per sem-pre. Da allora, in modo del tutto autonomo, Kasper si è primamesso nei guai con agenti del Nocs e della Finanza. Poi ha aper-to un bar in Cambogia, dove è finito in carcere su rogatoria ame-ricana. In quei tredici mesi, l’unica cosa che feci, fu attivare la no-stra Direzione Centrale dei Servizi Antidroga perché l’addetto aBangkok e il nostro console in Thailandia si sincerassero di quan-to stava accadendo. Ho visto Kasper l’ultima volta quando si è co-stituito al Ros nel 2009 per essere accompagnato a Regina Coeli.Mettiamola così. Kasper è un uomo intelligente ma anche mol-to avventuroso».

IL LIBROSupernotes (Mondadori,408 pagine, 19 euro)da oggi è in libreriaÈ l’incredibile storia raccontataal giornalista Luigi Carlettidall’agente Kasper, un ex carabiniere poi agente“irregolare” dei servizi segretie del Ros: la sua vera identitànon può essere rivelata

CARLO BONINI

Page 5: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

■ 29DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

DIS

EG

NO

DI G

IPI P

ER

RE

PU

BB

LIC

A

Page 6: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

LA DOMENICA■ 30DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

a carta è parecchio ingiallita, ma forse eragialla già allora, nel ’59: c’era ancora penuriadi carta, in quel finire degli anni Cinquanta,nella Cecoslovacchia non ancora piena-mente destalinizzata (anzi: in realtà solomolto parzialmente), e per le bozze di stam-pa non si sprecava certo quella buona. Lecorrezioni, le aggiunte, sono però lì, traccia-te con la riconoscibilissima calligrafia un po’tremolante di Hrabal. Era il suo primo librodi racconti (anzi: avrebbe dovuto esserlo),dal titolo sufficientemente bizzarro da far dapresentazione a uno scrittore a dir poco ano-malo per l’epoca: L’allodola sul filo, titolosenza alcun apparente legame con ciò chec’era nei racconti. Un trucco per aggirare lacensura? La prima di una lunga serie di pro-vocazioni linguistiche? Chissà… Intanto,però, lo scandalo seguìto alla pubblicazionedel romanzo I vigliacchi di Josef Škvorecký(con corollario di licenziamenti e copie riti-rate — benché tardivamente — dalle libre-rie) spinge la casa editrice a bloccarne lapubblicazione e a smontare i piombi, per cuidi quel libro avanzano oggi solo quelle boz-

ze che Hrabal mi aveva regalato sul finiredegli anni Ottanta, durante uno dei moltipomeriggi passati assieme («del resto sonopiù utili a lei che a me»).

Se si escludono i due racconti usciti nel’56 — in 250 copie — come allegato al Bol-lettino dell’Associazione dei bibliofili ce-chi, iniziava così la carriera ufficiale di scrit-tore Bohumil Hrabal, il maggior narratorececo della seconda metà del Novecento,nato in Moravia il 28 marzo di cent’anni fa,giusto tre mesi prima dell’attentato a Sa-rajevo (e quindi ancora all’interno dell’Im-pero austro-ungarico). E, oltretutto, quellonon era neanche il primo libro che glismontavano bello e impaginato. La cosaera già successa — undici anni prima — al-la Stradina perduta, un volumetto nel qua-le Hrabal, ancora a Nymburk (una cin-quantina di chilometri da Praga, la cittadi-na della sua giovinezza), aveva raccolto aproprie spese il meglio della sua produzio-ne poetica, in parte risalente al periodo incui era ancora un ventenne che arrossiscefacilmente, che facilmente balbetta e s’im-pappina, e il sabato si attarda a stirare lebanconote da dieci corone «per infilarle poi

con cura nel portafoglio e mettermi in bel-la mostra nel momento in cui, in osteria,avrei pagato la consumazione». Un elegan-te gagà, coi capelli impomatati e lo sguardolanguido, «sempre agghindato all’ultimamoda», con un vestito di sartoria, camiciasu misura e guanti in pelle di cervo. La stra-dina perduta, che nel finale già contenevale avvisaglie di una nuova scrittura, era an-dato a infrangersi contro la nazionalizza-zione della tipografia seguita alla presa dipotere comunista di febbraio, quando «ar-rivò il 1948… e io mi ritrovai un po’… nondico messo da parte… ma, insomma, mi ri-trovai a lavorare alle acciaierie di Kladno»,come mi aveva raccontato, con una cospi-cua dose di ironia, nell’intervista che gliavevo fatto per L’Espresso nel 1986, al tem-po dell’uscita della mia traduzione di Hoservito il re d’Inghilterra.

Sì, il trentenne Hrabal, già con un copio-so passato da poeta inedito (frutto della let-tura di poetisti cechi e surrealisti francesi) eda pochi anni finalmente laureatosi in leg-ge (l’occupazione tedesca aveva avuto tra lealtre conseguenze anche la chiusura delleuniversità), finisce a lavorare alle acciaierie

Poldi, la Poldinka come la chiamavano af-fettuosamente gli operai, piccolo infernodall’incidente facile, dove — come leggia-mo nello splendido poemetto La bella Pol-di (1950), che ne mitizza i contorni — «Dioguida l’ambulanza e da solo raccoglie gliangeli spezzati e li trasporta nella notte». Equella breve esperienza (tre anni, fino a unincidente sul lavoro che toglie di mezzo an-che lui) segnerà non solo la sua scrittura masoprattutto il suo modo di guardare.

Alcuni anni più tardi, ricordandosi forsedi André Breton che aveva parlato dei poe-ti come di «apparecchi di registrazione» chericusano ogni «operazione di filtraggio del-la realtà», scriverà infatti Hrabal: «Un uomoche ritiene di essere nato per diventarescrittore deve imparare a diventare un oc-chietto di diamante in movimento, deveimparare a montarsi un nastro di registra-tore nel cervello». Come il Cineocchio diDziga Vertov, quei documentari che ri-prendavano quasi «oggettivamente» leconquiste della rivoluzione russa, ancheHrabal essenzialmente ascolta, osserva,memorizza. E scrive un racconto come Jar-milka, incentrato su un’addetta alla distri-

Hrabal&Io

Ho tradotto il re di Praga

L’anniversario

I racconti non pubblicati, i giri di birra, una seratacon Havel e una falce fatale. Tra ricordi, fotografie e aneddoti un ritratto del grande scrittore a cent’anni dalla nascita

LGIUSEPPE DIERNA

Page 7: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

■ 31DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

buzione del cibo lì a Kladno, musa — voluta-mente priva di fronzoli — della nuova «fatto-grafia» hrabaliana, da opporre alla Nadja unpo’ folle e artistoide raccontata da Breton.«Cinéma vérité», come dirà nel ’65 in un’in-tervista. Ma i crudeli racconti di quegli anni,e i non meno crudeli poemetti (oltre alla Bel-la Poldi anche Bambino di Praga), rimarran-no inediti per diversi decenni, falsando in talmodo la percezione dello scrittore Hrabal daparte dei lettori, trasformandolo — compli-ce, bisogna dirlo, Hrabal stesso — in un nuo-vo Jaroslav Hašek, un compare del soldatoŠvejk, mentre invece la raffinata complessitànarrativa hrabaliana, il suo gusto modernodel montaggio, la pratica delle citazioni (daDante ai più biechi manifesti murali) lo al-lontanano drasticamente da Hašek, e se c’èun modello da indicare dietro la dominantedel linguaggio parlato («il parlato come spet-tacolo», per citare Gianni Celati) questo saràda rinvenire piuttosto in Louis-FerdinandCéline, «l’irraggiungibile Céline», come midiceva in quell’intervista.

Più che inventare, Hrabal ama assembla-re, riutilizzare, incollare «oggetti trovati» divario ordine e natura (storielle, immagi-

ni…), così come faceva anche concretamen-te negli anni Cinquanta, e poi di nuovovent’anni dopo, in alcuni affascinanti colla-ge cartacei che nei primi mesi della nostrafrequentazione alla Tigre d’oro mi aveva in-vitato a casa sua a vedere, disegnandomi —su quei foglietti dove in osteria si segnano lebirre — una mappa per come raggiungerlo.Così, ad esempio, nel Re d’InghilterraHrabalconfessa di aver utilizzato i ricordi dell’ostedella cittadina di Sadská, mentre altri fram-menti provengono da Miloš Havel, proprie-tario degli Studi Barrandov e zio di Václav. Euna volta che avevamo fatto un giro al ca-stello di Lysá nad Labem, una trentina di chi-lometri da Praga, alla casa di riposo dove ave-vano dimorato negli ultimi anni la madre diHrabal e il fantasmagorico zio Pepin, a uncerto punto tra le statue tardobarocche delparco ci si era parata davanti un’esile figurafemminile in pietra arenaria, con una falcequasi infilata nella testa, e là era stato imme-diato ricordarsi di un personaggio del suo se-condo libro di racconti del ’64, Pábitelé (pa-rola inventata che potremmo rendere conCianfruglioni): il poveretto, inseguito dalleapi, non trova di meglio per liberarsene che

agitare in maniera forsennata la falce che hain mano e che fatalmente gli si va a conficca-re nella testa. Si vedeva che Hrabal si stava di-vertendo, scoperto lì nel suo archivio di im-magini, e si era subito messo in posa a imi-tarne il gesto. Non mi restava altro che scat-tare la foto.

In quegli anni a Praga avevo l’abitudine diportare sempre con me la macchina fotogra-fica, per cui avevo potuto fotografare, conHrabal che mi faceva da Cicerone, gli angolidi Nymburk — la torre dell’acqua, le muradell’ormai scomparsa fabbrica di birra gesti-ta dal patrigno — che avevo incontrato tra-ducendo La tonsura e che avrei ritrovato af-frontando alcuni anni più tardi La stradinaperduta. E avevo potuto fotografare, nell’ap-partamento di Praga, l’enorme dorata coro-na di David (poi donata allo scrittore ArnoštLustig) che si stagliava sulla parete della ca-mera da letto, e che Hrabal negli anni Cin-quanta aveva rinvenuto nella vecchia sina-goga di Liben, ormai adibita a magazzino delTeatro S. K. Neumann, quando era stata de-finitivamente smantellata. Certo, aver potu-to invece riprendere il bric-à-brac che affol-lava gli spazi dell’appartamento di Liben

(Sull’argine dell’eternità) dove Hrabal tor-nava dal lavoro all’acciaieria, e dov’era ri-masto per vent’anni! Una casa tutta stracol-ma — a quel che scrivevano i giornalisti che,dopo l’uscita nel ’63 del suo primo volumet-to di racconti (La perlina sul fondo), comin-ciavano a fargli visita — di targhe pubblicita-rie, placche coi numeri civici, alcune ma-schere mortuarie dello stesso Hrabal (operadell’amico Vladimír Boudník) e persino unaprotesi attaccata al lampadario, che a questopunto ci verrebbe da immaginare tutto fattodi minuscole ossa umane, come nella criptadi Sedlec a Kutná Hora.

E mi era riuscito anche di immortalare, al-la fine di maggio del 1989, alla prima pra-ghese di Ho servito il re d’Inghilterra, lo sto-rico incontro di Hrabal con Václav Havel, dapoco per l’ultima volta scarcerato e accoltoalla stazione di Praga da una piccola folla chegià lo acclamava «il nostro presidente». Unpo’ smagrito, con i muscoli ai bordi dellabocca che ne tradivano la tensione, il futuropresidente guarda divertito, quasi affasci-nato, un Hrabal in piena affabulazione. Tea-trale, irrefrenabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

‘‘Col presidenteAppena scarcerato,

ancora teso,un po’ smagrito,

il futuro presidenteguarda divertito,quasi affascinato,un Hrabal teatrale

e irrefrenabile,in piena

affabulazione

‘‘Sotto la falceIl poveretto,

inseguito dalle api,non trovavadi meglio

per liberarseneche agitare

la falceche fatalmentegli si conficca

in testa

SOUVENIRDall’album dei ricordi di Giuseppe Dierna:nella foto grande, Hrabal nella sua casa,primi anni ’80 Dall’alto: con Havel il 25 maggio ’89 alla prima del Re d’Inghilterra (sul programma di salaHavel scrive “Viva Hrabal”, Hrabal scrive“Viva Havel” e “Viva Dierna”); lo scrittore mentre sorseggia una birra(accanto un foglietto d’osteria su cui annotacome raggiungere casa; sotto una sua pagella); in un parco mentre imita il personaggio di uno dei suoi primi libri

‘‘In osteriaEro uno

di quei ventenniche il sabato

si stiranole banconote

da dieci coroneper mettersi

in bella mostraal momento

di pagare

Page 8: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

LA DOMENICA■ 32DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

Tra un mese esatto, il 23 aprile, ricorre il450esimo anniversario della nascita (presun-ta, valutando il battesimo documentato del 26aprile 1564) di William Shakespeare, l’autore diteatro più conosciuto e più messo in scena ovunquee in tutti i tempi, drammaturgo-attore che riceverà

ogni tipo di omaggio in un ampio “corridoio” di due anni esatti, vi-sto che morì 52enne il 23 aprile del 1616, e il 400esimo della scom-parsa cadrà nel 2016. Perché, da metà del Settecento, Shakespea-re assurse a rango di classico? E perché questo nome riscuote in-variabilmente un culto universale tributato da ogni età, ceto e li-vello di sapere? Più di una, le risposte: è il più eccezionale rac-contatore di fatti e di caratteri mai esistito, è il più prolifico fab-bricante di parole di impatto fluido e naturale, è il piùstrategico specialista di temi politici e civili, è il più poeticoritrattista della morte dell’amore (e dell’amore per la mor-te), è il più antesignano artefice di concept sull’ambiguitàdel genere sessuale, è il più romanzesco drammaturgodelle criticità di gente di potere e di gente discriminata.

A suo favore, nella nostra era, c’è la frammentabi-lità del suo immenso repertorio. I limitati caratteri diTwitter e dei tanti social network della cultura deinostri anni lo rendono massicciamente popolare,e le frasi, gli aforismi che fioriscono dalle sue ope-

RODOLFO DI GIAMMARCO

Ancora oggi è l’autore più rappresentato, citato, letto, rivoluzionato e stravolto.A teatro, al cinema e ora anche sul web

SpettacoliImmortali

TEATRO, CINEMA E MUSICALQui sopra un’immagine della prima a Parigi nel 2002 dell’Amleto di Peter Brook,spettacolo teatrale che avrà anche un adattamento cinematograficoRegista e teorico del teatro, Brook è annoverato tra i maggiori interpreti del Bardo. Sotto, il musical di David Zard, superacclamato dai teenager, Romeo e Giulietta; un Al Pacino, classico, in Riccardo IIISotto ancora Cesare deve morire dei fratelli Taviani con i detenuti del carceredi Rebibbia, Orso d’oro a Berlino 2012

APP E VIDEOGAMESA sinistra: Shakespeare or Die,videogioco che riproduce i testi principali del BardoQui sopra in senso orario:English Literature RevisionGames (gioco e quiz);SwipeSpeare traduce in inglesecontemporaneo; ShakespeareCollected, album di foto e ritagli;Shakespeare In Bits, comestudiare in maniera interattiva

Quattro secoli di tutto esaurito

ROMEO E GIULIETTANella foto grande:Romeo + Giulietta di Baz Luhrman(1996) con Di Caprio,ambientato ai nostri giorni

Page 9: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

■ 33DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

© RIPRODUZIONE RISERVATA

re svettano negli indici di consultazione onlinemondiali e italiani. La percezione del costante boom

di ricerche testate da Google Trends parla di una sempreeccezionale vendita di libri teatrali (nell’ordine: Macbeth, So-

gno, Romeo e Giulietta, Amleto, Otello...), di centinaia di app persmartphone e tablet (applicazioni sul repertorio, sul linguaggio,sui personaggi), di archivi fotografici tematici, di gallerie virtualidi opere d’arte. E mentre il creatore di teatro più immortale (e in-telligentemente trasgredito) aveva bisogno di 1500-2000 spetta-tori paganti a ogni replica, il suo corrispettivo destino di oggi puòfar leva su milioni di “mi piace” su Facebook, su 966mila video suYouTube (dove il motore di ricerca registra da noi il massimo deicontatti per Shakespeare, Shakespeare in Love, Romeo e Giulietta),oltre che su performance e film di fattura canonica o rielaborata.

Proprio adesso, in un periodo celebrativo che ha il suo cuore inInghilterra ma riguarda ormai cultori, spettatori e lettori di ogniPaese — coinvolgendo noi italiani per la location in nostre città dialcune tra le sue più fortunate commedie — forse potremmo lo-dare in controtendenza alcune qualità anti-istituzionali, alcunistudi dei lati oscuri dell’uomo, alcune inquietanti messe a nudo difenomeni individuali e collettivi che testimoniano la frugalità e ilpragmatismo di questo genio irripetuto. Shakespeare è patrimo-nio di artisti contemporanei di apocalittica reinvenzione, e si pen-si ai dirompenti, beffardi e dolorosi manifesti dei vari Amleto, e diRomeo e Giulietta, Riccardo III e Otello con cui il nostro CarmeloBene ha segnato decenni di negatività fantastica e possessiva. Ma

il Bardo è stato anche oggetto di una destrutturazione violenta eiconoclasta da parte di Romeo Castellucci, autore-regista dellaSocìetas Raffaello Sanzio, che dopo aver affrontato con colpisconvolgenti l’Amleto giunse a misurarsi con l’ars oratoria delGiulio Cesare attraverso apparecchi foniatrici che visualizzasserola carne delle parole, e attraverso le sonorità artaudiane di un la-ringectomizzato, con recupero attuale di Pezzi staccati.

Il positivo rumore culturale globalizzato annuncia tra l’altro unsequel cinematografico di Shakespeare in Love e una inedita ver-sione dal vivo al Noël Coward Theatre di Londra, e preannunciamostre, musical, allestimenti, riscritture, audiolibri, ebook, cele-brazioni e percorsi a Stratford-Upon-Avon, città natale dello scrit-tore. Tutto ma anche il contrario di tutto (ci fu un’alzata di scudicontro un’infondatezza di identità sostenuta dal film Anonymousdi Roland Emmerich del 2011) viaggia da sempre sul potere delleparole e delle storie di circa 38 capolavori del Bardo, ma la stimadegli uomini edotti e degli uomini semplici continua a esseresproporzionatissima in rapporto all’uomo William, alla cono-scenza scarsa, lacunosa e misteriosa delle vicissitudini dell’indi-viduo Shakespeare. La sua meteora, il suo insegnamento, la suafascinazione fanno i conti con una persona di origini provinciali emodesta istruzione, con uno che sposò diciottenne una moglieotto anni più grande, da cui ebbe tre figli, da cui “fuggì” per an-darsene a Londra inizialmente a tenere in custodia i cavalli all’in-gresso dei teatri, per poi entrare rapidamente nel sistema dellascena, recitando e scrivendo per l’industria dell’intrattenimento

CARLO CECCHI e VALERIO BINASCO

Binasco. Shakespeare è il nostro miglior amico.Quando lo si recita, la tragica inutilità della vitapare un dono, un’occasione straordinaria.

Cecchi.“La verità èin Shakespeare, e un filosofo nonpotrebbe appropriarsene senza esplodere col suo si-stema”, ha detto Emil Cioran. Il bello è che questa ve-rità è affidata al teatro.

B. Io debbo a lui più di una nascita e salvezza. La pri-ma è stata a Palermo, con Cecchi. Lì ho incontrato Am-leto, e lo stato di feroce necessità grazie a cui l’anima diun attore emerge.

C. È un prisma, e se lo giri mostra immagini diverse.Se pensi che una scena significhi solo una cosa, gli met-ti una camicia di forza. Presto scoprirai altri sensi.

B.A Shakespeare devo tutto. Me ne sono tenuto lon-tano. Poi c’è stata una rinascita, ho fondato la PopularShakespeare Kompany per Romeo e Giulietta, La tem-pesta, Il mercante di Venezia.

C. Io sono arrivato tardi, con La tempesta. Poi feciAmleto tradotto da Garboli, lo rifeci col “ragazzo” Bi-nasco, e seguirono Misura per misura, e il Sogno. Orametto in scena La dodicesima notte.

B. Il mio modo di fare Shakespeare s’è allontanatodal furore di una volta. Facciamo teatro per essere feli-ci. E solo Shakespeare ha saputo cogliere le assurdità ei drammi con leggerezza, e potenza.

C.Shakespeare è assoluto. C’è bisogno solo di attorie pubblico. E gli attori-registi devono intraprenderviuna via personale. Dicevo a Binasco e ai giovani: voi midovete uccidere.

B. Shakespeare racconta le nostre luci e tenebre co-me se davvero tutti fossimo figli di Dio.

C. Qualcuno sostiene che prima viene Shakespearee poi Dio.

Padre e figliodialogo sul Bardo

retta dalla logica del profitto, ma sempre spinto da un’etica con-traria alle realtà politiche e sociali del tempo, tranne la parentesiintima dei Sonetti “dedicati” al mecenate-amico del cuoreSouthampton, e alla Dark Lady.

Ed è opportuno prendere atto che chi è stato in nuce lo sceneg-giatore di tanti film (dall’Amleto di Meliès agli Shakespeare di Lau-rence Olivier, di Welles, di Kurosawa, di Bene, di Brook, di Zeffi-relli, di Stoppard, di Branagh, di Radford, fino a Cesare deve mori-re dei fratelli Taviani), pur baciato dal successo, abitasse a Londrain stanze affittate in quartieri modesti, prima di acquistare la casaNew Place nel luogo di nascita, e di garantirsi un buen retiro lon-dinese a Blackfriars tre anni prima di morire relativamente giova-ne, in concomitanza con l’incendio del Globe Theatre. Ed è belloche, al di là del suo accorto testamento, l’eredità dei suoi testi ali-menti continui picchi di vendita dell’editoria (con punte massi-me nel 1932 e nel 1953), ispiri nostri interi cartelloni come quellidella veterana Estate Shakespeariana a Verona e del Globe di Ro-ma diretto da Proietti, e induca molti teatranti a un gran lavoro ri-voluzionario sulle sue pietre miliari della scena. Nel senso che, ol-tre a Bene e Castellucci, i vari Peter Brook, Bob Wilson, Peter Za-dek, Peter Stein, Heiner Müller, Robert Lepage, Giovanni Testori,Giancarlo Cobelli, Leo de Berardinis, Luca Ronconi, Carlo Cecchie Valerio Binasco hanno aggiunto forza contemporanea e tradi-menti vitali a un autore che anche al suo millesimo anniversarioresterà colui il quale ha scritto le tavole della legge del teatro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quand’era in vita aveva bisogno di duemila spettatori paganti a ogni replicaadesso ha milioni di “mi piace”su Facebook e 966mila video su YouTube

ESTREMIDa sinistra, in senso orario: l’Amleto di Latella con Danilo Negrelli; ancora Amleto, versioneSocietas Raffaello Sanzio, con Paolo Tonti,(celebre perché pochi riuscivano a restare in sala fino alla fine); il Sogno di una notte di mezza estate del Carretto; Carmelo Bene

nel contestato Hommelettefor Hamlet; Branciaroli

e Orsini nell’Otellodi Lavia; Il Mercante di Venezia di Binasco: Silvio Orlando in Shylock

FOTO

LU

CA

DE

L P

IAFO

TO T

OM

MA

SO

LE

PE

RA

FOTO

TO

MM

AS

O L

E P

ER

AFO

TO T

OM

MA

SO

LE

PE

RA

Page 10: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

Un quarto della spesa finisce nella spazzatura. Ecco perché la scienza dell’alimentazione ha deciso di correre ai ripariPuntando non sul contenuto ma sul contenitoreTra poco, assicura, mangeremo anche quello

NextIn frigo

Frigoriferi smart che ti avvi-sano con un bip quando lescorte all’interno stannoper finire o per andare a ma-le. Spie luminose che oc-chieggiano dalle confezio-

ni dei prodotti e cambiano colore se ilcontenuto è stato sottoposto a sbalzi ditemperatura. Sensori Rfid che dannol’allerta in caso di maturazione avanza-ta. O, più semplicemente: sacchetti, fo-glietti, bustine e imbottiture che, nel-l’ordine, assorbono ossigeno, emetto-no etanolo (per far durare di più pane,pizza e biscotti), non fanno gocciolare(carni e pesci), evitano la muffa. Non èfantascienza applicata alla nostra tavo-la quotidiana. Al contrario. Molti diquesti sistemi per conservare più a lun-go il cibo (e quindi sprecarne di meno)

stanno per arrivare anche nelle nostrecase e, se non ancora in Italia, negli Sta-ti Uniti, in Australia e in Giappone già ri-scuotono parecchio successo.

Nel mondo ogni anno un terzo deglialimenti prodotti va sprecato: gettiamonel cestino 1,3 tonnellate di cibo. Solo inItalia, secondo un rapporto elaboratoda Waste Watcher, osservatorio nazio-nale sugli sprechi, ogni famiglia buttavia due etti di cibo a settimana, che det-ti così non sembrano neanche troppi,ma in un anno si concretizzano in un to-tale di 8,7 miliardi di euro sprecati. So-no frutta, verdura, formaggio, pane, glialimenti più penalizzati, mentre tra i ci-bi cotti prima è la pasta: fatto sta che cir-ca il 25 per cento della spesa finisce nel-la spazzatura. Il motivo più frequente?Ha fatto la muffa. Cattivo odore. Oppu-re: è scaduto. Oltre il 40 per cento dellospreco alimentare avviene proprio tra

Il packaging di domani avrà una doppia funzione: prolungare la vita del prodotto, per esempio ritardandone la maturazione (attivo)

e dare più informazioni al consumatore sullo stato dell’alimentoutilizzando etichette che cambiano colore (intelligente)

Etichette Rfid

Non rompete le scatolevi diranno tutto loro

LA DOMENICA■ 34DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

ILARIA ZAFFINO

ANTIMICROBICIIl rilascio controllatodi antimicrobici nell’imballaggioestende la durata di prodotti freschi, per esempio formaggia pasta molle, prevenendola crescita di batteri

FILM PLASTICIAssorbono gli odorisgradevoli, ma anche l’etilene,il maggiore responsabiledella maturazione della frutta e della verdura:in questo modo mele e kiwidurano più a lungo

CALDO-FREDDOUn esempio un po’ diversodi packaging attivo, ma comunquefunzionale a mantenere altele prestazioni del prodotto,riguarda le bevande autorefrigerantio, al contrario, quelle che si autoriscaldano (caffè, tè)

ANTI-UMIDITÀUn sistema utilizzato,soprattutto in Giappone,per conservare meglioil pesce fresco, ma anchela carne: vengono inseritinella confezione dei fogliettiche assorbono l’umidità

Minuscoli chip che comunicano tramite la radiofrequenza: possono dare informazioni immediate su un cibo, come data di confezionamento o scadenza e seguirne il percorso nella catena produttiva

GLOSSARIOL’imballaggio che protegge l’alimento da luce, gas, batteriIn futuro avrà anche una funzione “attiva” (far durare di più il cibo) e “intelligente” (dare maggiori informazioni al consumatore sul prodotto)

Packaging

ASSORBI-GASTipico caso di packaging attivo:per conservare più a lungoe meglio il caffè, tostatoe macinato, basta inserireall’interno della confezioneun sacchetto che assorbel’anidride carbonica

8,7miliardi di euroil costodello sprecodomesticoogni anno in Italia

200grammiil cibo sprecatoa settimana da ognifamiglia italiana per una spesa di 7 euro

60%degli italianigetta il cibo unavolta alla settimanaper un totaledi 76 kg ogni anno

Page 11: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

RFIDL’identificazione automaticain radiofrequenza sostituiràl’etichetta cartacea e il codice a barre In grado di dare molte più informazioni e di interagire con elettrodomestici intelligenti

INCHIOSTROCome pastigliette colorateoppure trasparenti, gli indicatoria inchiostro termocromo sonosensibili alle temperature: hannouna zona che, quando la catenadel freddo viene interrotta, cambiacolore. Usati per le bevande

le mura domestiche.Per arginare il fenomeno, la scienza

dell’alimentazione più che sul “conte-nuto” oggi punta sul “contenitore”. Ilpackaging del futuro non solo mira adallungare la shelf lifedei prodotti, ritar-dando la maturazione, prolungandola scadenza, eliminando l’umidità, as-sorbendo l’ossigeno, tanto per farequalche esempio. Ci permette anchedi monitorare passo dopo passo lo sta-to dell’alimento, segnalandoci imme-diatamente se, per esempio, ha subìtosbalzi termici. «Da una parte, il packa-ging sarà “attivo”», spiega Davide Bar-banti, professore di Scienze degli ali-menti all’università di Parma, «perchéoltre a proteggere l’alimento da luce,calore, gas, batteri, interagisce con es-so allungandogli la vita. Per esempio,evitandone l’ossidazione: accade a be-vande, succhi di frutta. Oppure scon-

giurando mutamenti di colore. Perciòvengono fuse all’interno della confe-zione sostanze antiossidanti. O più ba-nalmente queste sostanze possono es-sere inserite in sacchetti, o bustine dimateriale poroso, che a contatto conl’alimento non lo fanno diventare scu-ro o molle o perdere di croccantezza.Nei grandi magazzini dove vengonoconservate enormi quantità di frutta,ci sono macchine che sottraggono l’e-tilene (la sostanza che fa maturare lafrutta): ecco, nel piccolo la logica è lastessa. Per conservare mele e kiwi perun periodo più lungo devo adottare al-cune misure attraverso l’immissione ola sottrazione di sostanze anti-micro-biche o anti-invecchiamento».

Ma, dall’altra parte, il packaging didomani sarà anche “intelligente”, per-ché in grado di darci molte più notizieriguardo a ciò che ci apprestiamo a

mangiare. Al posto della semplicescritta “da consumarsi preferibilmen-te entro” avremo allora etichette ter-mo-sensibili, che reagiscono al caloree cambiano colore, a mo’ di semaforo,del tipo verde (cioè, buono) o rosso (at-tenzione, ha subìto sbalzi termici).Oppure biosensori, per identificare lapresenza di sostanze tossiche nei cibiutilizzando molecole di natura biolo-gica, come anticorpi o enzimi, chequando entrano in contatto con unatossina reagiscono e subiscono dellemodificazioni poi tradotte in un im-pulso elettrico.

Altro esempio: gli Rfid. Utilissimi perla tracciabilità dei prodotti, sostituiran-no le vecchie etichette con una specie dichip che ci dice dove il prodotto è statofatto e tutto quello che vorremmo sape-re (e non abbiamo mai osato chiedere)sulla sua vita. A livello mondiale ci sono

marchi che già fanno queste etichette.Da noi quando arriveranno? Dal puntodi vista tecnico, sembra tutto pronto,dicono gli esperti. Il problema grossorestano i costi troppo alti. «Il mercatoitaliano non è ancora maturo, anche sesta aumentando la sensibilità versol’introduzione della tecnologia in con-fezioni e imballaggi» spiega Andrea Se-grè, ideatore dell’osservatorio WasteWatcher. Lo dimostrano i risultati di unrecente sondaggio (realizzato per Re-pubblica proprio da Waste Watchercon Swg) su come dovrebbe essere ilpackaging di domani: «Assistiamo a unatteggiamento ambivalente: il consu-matore chiede sì indicazioni più chiaresulla provenienza e sulla reale scaden-za dei prodotti, ma più che a sensori(auspicabili solo dal 23 per cento degliintervistati) ed etichette termosensibili(15 per cento) guarda ancora a imbal-

laggi sostenibili e a spreco zero (45 percento)». Nel lungo cammino che ci con-durrà a Rfid e spie luminose, infatti, unatendenza che ci riguarda tutti più da vi-cino è l’aumento del 60 per cento del-l’eco-packaging nei prossimi cinqueanni (secondo il rapporto Transpa-rency Market Research): vedremo sem-pre più materiali ecologici e leggeri co-me bioresine al posto della plastica. Enon si esclude un ritorno al vuoto a ren-dere tanto in voga trent’anni fa. Mentre,sul fronte opposto, piovono provoca-zioni: e se il pack di domani fosse addi-rittura commestibile? Un ricercatore diHarvard, David Edwards, sta già stu-diando questa soluzione: basta unirecellule di cibo a un polimero biodegra-dabile, promette, e il gioco è fatto. A quelpunto, saremo davvero (anche) gli im-ballaggi che mangiamo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

uovo

Shelf life

■ 35

GASL’indicatore di gas segnala la presenza o l’assenza di ossigeno in una confezione, per esempio di carne: se l’ossigeno è presentecambia colore informando cosìche l’imballaggio ha una perditae il cibo potrebbe essere scaduto

TEMPOIl TTI (indicatore tempo temperatura ) è un’etichetta termosensibileche cambiando colore ci dicese l’alimento è stato esposto a una temperatura più calda di quella raccomandataUtile per i surgelati

AUTOCOTTURAL’imballaggio, in cartoncino riciclato con vari strati al di sotto, serve anche per cuocere l’uovo che si trova all’interno: aprendo la confezione si otterrà un uovo alla coque per un rapido spuntino

Letteralmente “vita del prodotto sullo scaffale”: è quel periodo di tempodurante il quale l’alimento mantiene le sue qualità se correttamenteconservato. Può essere espressa nella scritta “da consumarsi entro”

EtileneOrmone vegetale responsabile della maturazione di frutta e verdura: si può filtrare inserendo nella confezione un sacchetto che contiene un composto assorbi-gas per rallentarne il processo

MATURAZIONEBrevettati in Nuova Zelanda, gli indicatori di maturazionesono etichette intelligenti che cambiando colore, dal rossoal giallo, ci informano sul livellodi maturazione della frutta

materialiintelligente

catalizzatore cheattiva il materialeintelligente

la membranasepara il catalizzatore dal materialeintelligente

packaging di carta riciclata

Fonte: Rapporto spreco domestico in Italia/Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg 2013/2014

ELA

BO

RA

ZIO

NE

GR

AFI

CA

DI A

NN

ALI

SA

VA

RLO

TTA

-A

LCU

NA

IMM

AG

INI D

A T

HE

PA

CK

AG

E D

ESIG

N B

OO

K 2

(TA

SC

HEN

)

L’ULTIMA FRONTIERAArriva dall’università di Harvard la novità più estrema in fatto di packaging: WikiCells è un “involucro”commestibile perché formato da cellule di cibo e da un polimero biodegradabile uniti grazie a forze elettrostatiche

I PIÙ SPRECATI

Page 12: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

I sapori Siamo i secondiviticoltori biologici del mondoe la qualitàdel prodotto è in crescitaTanto da sfidare le migliorietichette industrialiProvare (al Vinitaly) per credere

Animante Barone PizziniVerrà presentato al Vinitaly il morbido Franciacorta della storica azienda bio(certificata Icm)

Prezzo: 18 euroAbbinamento: tagliolini al pesce di lago

Chianti Classico Badiaa Coltibuono 2010Sangiovese e Canaiolo coltivati in biologico (certificato Icea) nei vigneti di GaioleElegante e complesso

Prezzo: 13 euroAbbinamento: bistecca alla fiorentina

L’etichettaLa produzione di vinibiologici (regolamentoeuropeo 203/2012)certificata dall’etichettaverde, prevede il divieto di concimichimici, diserbanti,anticrittogamici,insetticidi, pesticidi,organismi geneticamentemodificati e limita la solforosa totale a 100 mg/l per i vini rossi e 150 mg/l per i bianchi

Prezzo: 12 euroAbbinamento: brodetto di pesce

Prezzo: 35 euroAbbinamento: brasati e formaggi stagionati

Prezzo: 30 euroAbbinamento: crostacei

Quando il vino ignora la chimica

«Abbiamo bisogno di me-ditazione e di equilibrio:il ritorno contadino nonè rifiuto della tecnica; èl’invito a sottometteresempre e comunque la

tecnica al rispetto delle esigenze umane». Cosìscriveva Gino Veronelli quarant’anni fa, e sembraoggi. Impossibile, allora, pensare che il Vinitalypotesse dedicare spazio ed energie al vino «nonconvenzionale». Da quell’intuizione geniale e vi-sionaria (sfociata nel 2003 nel libro-progetto Cri-tical Wine, terra e libertà) a oggi, il mondo del vinoè cambiato così tanto che nessuno si stupisce sel’edizione numero 48 (dal 6 al 9 aprile alla Fiera diVerona) dedicherà due padiglioni, VinitalyBio eVivit (Vigne Vignaioli Terroir), ai vini cari a Vero-nelli, a cui aggiungere lo spazio del Sol Bio, dedi-cato agli extravergine biologici. Ma grande è laconfusione sotto il cielo della nuova eco-enologia,come testimoniano altre due manifestazioni, checominceranno sabato 5: ViniVeri a Cerea (Verona)e VinNatur a Villa Favorita (Vicenza).

Se Veronelli associava sensibilità planetaria,agricoltura contadina e rivoluzione dei consumi,prefigurando un ritorno al futuro incentrato suuna comune visione etica della produzione eno-gastronomica, i bio-vignaioli ancora faticano adarsi un’identità collettiva e cercano di trovareuna chiave da condividere per offrire la giusta im-magine di sé a un popolo di bevitori sempre più ri-luttanti (sotto i 40 litri procapite).

Certo, esiste il vino biologico certificato (foglio-lina verde docet). Un regolamento importante,varato dall’Ue appena due anni fa, norma l’interoprocesso di vinificazione (prima si certificavanosolo le uve). Vittoria pagata in termini di allentatorigore del disciplinare, tra coadiuvanti consentitie aumentati limiti della solforosa, condizione ne-cessaria per azzerare i rischi di acetificazione con-nessi al trasporto delle bottiglie, soprattutto fuoridall’Italia. Ma intanto, la bioviticoltura italiana,che occupa il 7 per cento del totale dei vigneti —seconda estensione al mondo, dopo la Spagna —ha alzato enormemente gli standard qualitativi,tanto da mandare in passerella vini buonissimi, ingrado di competere con le migliori etichette dellaviticoltura industriale, spesso disposta a troppemanipolazioni pur di creare il vino perfetto.

Poi ci sono gli altri, quelli che mettono la faccia,raccontando in prima persona le fatiche di vi-gnaioli artigianali. Storie familiari, generazionali,oppure ragazzi che approdano alla terra da unastoria diversa, urbana, universitaria. I loro vini na-scono da rese bassissime (30-40 quintali per etta-ro), ignorando la chimica e piegando la tecnologiaal rispetto della naturalità, il rapporto con i clientiè personale, vuoi per le strutture di accoglienza(agriturismi, fattorie didattiche) che integrano illavoro agricolo, vuoi per il passaparola sempre piùattivo nel mondo alimentare. Estranei agli sloganruffiani del marketing, molti di loro spingono per-ché l’etichettatura dei vini si adegui a quella di tut-ti gli altri alimenti prodotti e venduti in Europa,con l’elenco completo degli ingredienti e della fi-liera. Una ricetta semplice semplice per ricono-scere, finalmente, i vini buoni, puliti e giusti.

LICIA GRANELLO

Barolo Brunate Le Coste 2009 RinaldiRispetto profondo per la terra e divieto assoluto di avvelenarla nel rosso nobile e balsamico

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BioBacco

Malvasia 2009Damijan PodversicCertificazione Imc per il biancoprezioso, floreale e sapido, da uve coltivate sulle colline tra Gorizia e l’Isonzo

Gli Eremi 2011 La DistesaUn sesto di rame e zolfo ammessi dal disciplinare, nella terra del Verdicchio biocertificato Imc, serico e agrumato

LA DOMENICA■ 36DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

Botte piena

Page 13: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

Filagnotti 2011Cascina degli UliviMetodo biodinamico per il bianco corposo e mandorlato da uve Cortesematurate a Novi Ligure

Prezzo: 13 euroAbbinamento: carni bianche

Prezzo: 25 euroAbbinamento: grandi carni

Prezzo: 28 euroAbbinamento: carni arrosto

Grillo Rocce di Pietra Longa2012 CentopassiNasce nelle campagneconfiscate alla mafia, certificatebio dalla Ccpb, il biancoaromatico e beverino

Prezzo: 11 euroAbbinamento: crudi di mare

Prezzo: 25 euroAbbinamento: carni alla griglia

Morei 2011ForadoriVinificato in anfora secondo la tradizione georgiana, il Teroldego energico e ruvidocertificato biodinamico

Le Trame 2008Podere Le BoncieSangiovese coltivato ad alberello e vinificazioneipertradizionale per il Chiantispeziato, austero e lunghissimo

Dove comprare

MONFORTED’ALBA (CN)Flavio RoddoloBricco Appiani Località S. Anna 5Tel. 0173-78535

MAGRÈ(BZ)Alois LagederVicolo dei Conti 9Tel. 0471-809500

LUCERA (FG)Agricola PaglioneStrada per San GiustoTel. 0881-024905

SOLICCHIATA(CT)Azienda AgricolaFrank CornelissenVia Nazionale 297Tel. 0942-986315

COSSIGNANO(AP)Azienda VitivinicolaFontorfioC.da Fiorano 4Tel. 0735-736076

SGONICO (TS)Vodopivec LocalitàColludrozza 4 Tel. 040-229181

PUIANELLODI QUATTROCASTELLA (RE)Ca’ de NociVia F.lli Bandiera 1Tel. 0522-889855

TRAMONTI (SA)Azienda AgricolaMonte di GraziaVia Orsini 26Tel. 089-876906

CIRÒ MARINA(KR)Cataldo CalabrettaViticoltoreVia Mandorleto 47 Tel. 347-1866941

RIVERGARO (PC)La StoppaLocalità AncaranoTel. 0523-958159

Montepulcianod’Abruzzo Riserva2008 PraesidiumFrutti rossi maturi e intensitàcarnale nel vino prodotto senza chimica, né in vigna, né in cantina

■ 37DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

Quella biodinamica è un’agri-coltura dell’esperienza, co-me è sempre stata l’agricol-

tura fino a pochi decenni fa, quan-do hanno incominciato a vender-ci un’agricoltura della certezza.Ancora oggi, in certe annate, qual-che viticoltore sostiene che chi fabiologico o biodinamico non rac-coglierà nulla, e se raccoglie è per-ché ha barato. C’è incredulità,paura, la sensazione di non fare lecose come andrebbero fatte,quando invece una buona agri-coltura naturale richiede un livel-lo di attenzione e di ascolto sem-pre in perfezionamento, dove in-tervenire il minimo è il modo mi-gliore per dare il massimo.

Alla biodinamica sono arrivatacon una formazione classica allespalle, in vigna e in cantina, che miha aiutato ad avere basi e cono-scenze. A volte ciò mi ha ostacola-to, perché certe libertà di osserva-zione e ragionamento non ti ven-gono più istintive. Scopri che haiperso quella capacità che hanno igrandi e rari medici diagnostici diriconoscere, da pochi segni, lamalattia “a vista”. Nel biodinami-co, rispetto al biologico, si lavoramolto di più su elementi non mi-surabili e percepibili facilmente,sulle forze eteriche, un ambito incui la fretta del risultato va dimen-ticata. L’ho verificato col mio Dol-cetto, il San Fereolo, in cui le uveanno dopo anno hanno avutosempre meno bisogno di me incantina, come un figlio che crescebene; in cui il vino ritrova da sologli equilibri interni, restituendol’annata e il luogo con maggior in-dividualità e intensità. Del resto, labiodinamica non dovrebbe aspi-rare a essere un risultato, ma soloun mezzo attraverso il quale cer-chiamo di raggiungere la verità,che un territorio riesce a esprime-re nello stato di grazia del minornumero di interferenze possibili.

Viticoltrice biodinamica a Dogliani nelle Langhe,

figlia del giornalista Giorgio

A tavola

NICOLETTA BOCCA

Le mie uvefanno da sole

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 14: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

LA DOMENICA■ 38DOMENICA 23 MARZO 2014

la Repubblica

All’anagrafe ha quasi settant’anni,cinquanta dei quali passati su palchi e set. Ma essere ancora un sex symbol non la sconvolge affatto: “Il botoxaiuta, ma anche il dna: pensiche io e mia madre abbiamo

la stessa taglia di jeans”.Femminista,ha una figlia trans(Chastity, ora Chaz) e ha sposato la causagay:“Loro non mi hanno

mai abbandonata. Quanto agli uominietero, lasciamo stare...”

MILANO

Davanti a lei l’ultima co-sa che viene in mente èl’età. Cher parla di leg-gings e tacchi a spillo,

perizomi e calze a rete mentre mette apunto i dettagli del suo tour Dressed toKill che ha debuttato ieri sera a Phoe-nix, in Arizona, e la terrà impegnata fi-no a giugno. Poi riflette: «Oddio, ce lafarò? Il 20 maggio compio sessantottoanni e le ossa cominciano a scricchio-lare. A questa età ogni cosa arriva ina-spettata, come un dono. Ormai nonpianifico più la mia carriera. Un discodopo dodici anni (Closer to the Truth)era l’ultima cosa che avevo program-mato. Continuo ancora a credere chesi tratti di un caso fortuito. A ses-sant’anni tenni la mia prima tournéed’addio, mi sembrava un’età onore-vole per sparire dalle scene. Inveceeccomi qua, pronta a rompermi dinuovo la schiena, con la trepidazionedi un’adolescente. Cantare per me èqualcosa di incontrollabile a livellomentale. Recitare, al contrario, ri-chiede un’attenzione e una concen-trazione pazzesche», racconta l’arti-sta premio Oscar per Stregata dallaluna (1987). «La musica ti offre più li-bertà, devi memorizzare un testo, mati muovi liberamente, improvvisi, tela godi. Recitare è tutt’altro che diver-tente, il bello di un film arriva quandohai finito di girarlo e lo vedi montato.Dicono che il palcoscenico sia una

droga, in tal caso è l’unica che io abbiamai preso».

Magrissima, tonica, parrucca mo-gano che le incornicia un viso menospigoloso di quando si chiamava an-cora Cherilyn Sarkisian (sangue ar-meno e indiano cherokee nelle vene)e a diciassette anni si mise in mente difare la cantante, o l’attrice, o qualsia-si altra cosa la vicina Hollywood aves-se da offrire a un’adolescente di ElCentro, California. «Volevo far partedi questo mondo. Non era una tenta-zione ma un’opportunità; già alle ele-mentari ero molto motivata. Poi gra-zie a Dio incontrai Sonny Bono, unoche conosceva i trucchi del mestiere;non sarei riuscita a mettere a fuoco lemie potenzialità senza di lui. Ho avu-to anche la fortuna di avere una ma-dre e una nonna che erano mie fan an-cor prima dei trionfi di Sonny & Cher».Cinquant’anni di palcoscenico e an-cora è un sex symbol. Dei ritocchi acolpi di bisturi e di botox non ha maifatto mistero, ma a mantenerla così informa non sarebbero bastati neanchegli interventi del Dr. Frankenstein.«C’è qualcosa di buono nel dna di fa-miglia. Mia nonna è morta a 96 annied è andata in palestra fino alla setti-mana prima. Mia madre ha 87 anni edè una bellissima donna, indossiamojeans della stessa taglia. Al resto han-no pensato buonumore e successo.Mi fanno ridere le pop star che dico-no: la fama non mi ha mai viziata. Im-possibile. Prenda il mio caso, famosaper mezzo secolo, talmente abituata aessere una privilegiata da averci fattoil callo. Una volta sono andata al su-permercato e totalmente noncurantedella fila sono andata dritta alla cassa,come fosse la cosa più naturale delmondo. Vero è che non ho mai avutoabitudini pericolose, droghe, alcol,sigarette. In questo non assomiglio aJudy Garland. Molti cantanti e attorinon riescono a reggere il passo — spe-cie mezzo secolo fa quando gli artistilavoravano decisamente più di oggi.Quando ho cominciato a cantare siregistrava su un quattro piste, nonc’erano tutte le diavolerie che abbia-mo oggi. Ti mettevi davanti al mi-crofono e cantavi; se non andava be-ne ripetevi l’intera canzone anchecento volte. Il clima fra gli artisti erameno competitivo, non c’erano inballo tutti questi milioni. Quello dellamusica era un piccolo business, le starnon lanciavano profumi o linee di

moda, si investiva tutto nel mestiere,per avere musicisti migliori, coreo-grafi all’altezza, abiti di scena più ela-borati. Ricordo perfettamente quan-do Sonny e io incidemmo il primo al-bum, era il 1965. La domanda che cifacevamo più spesso era: ne faremomai un altro? Forse per questo non homai pensato di smettere. L’unica cosache mi ha fatto desiderare di manda-re tutto all’aria è stata la totale man-canza di privacy, una limitazioneenorme alla libertà di cui ho bisognocome l’aria. Che vuol dire andare al ci-nema, in motocicletta, al centro com-merciale senza essere importunata. Ei telefonini… una maledizione. Oggichiunque s’improvvisa paparazzo!L’altro giorno mentre ero in strada unuomo mi è venuto incontro a una ve-locità pazzesca, quando è arrivato aun centimetro da me ha azionato lafotocamera. Pensavo avesse un’ar-ma. C’è un solo posto ormai dove pos-

so vivere tranquillamente: nella miacasa di Malibu. A patto che non ci siaun uomo che bussi alla porta».

Gli uomini, un argomento sensibi-le. «Io parlo di tutto, non ho segreti,ma gli amori lasciamoli da parte. An-che il più sensibile dei giornalisti hasempre frainteso tutto. Le dico soloche avrei voluto essere un’artista piùindipendente, invece anche alla miaveneranda età sono costretta a dipen-dere dagli uomini. Non sono unacompositrice, ho bisogno di autori,arrangiatori, produttori; e sono quasisempre uomini. Sono una donna for-tunata, perché in quello che faccio èl’arte che garantisce la libertà e un’e-guaglianza che diversamente sonodifficili da conquistare. Nel nostromondo non cambia nulla se sei uomoo donna, bianco o nero, vali solo perquello che fai. Sono le canzoni a far ladifferenza».

Il femminismo, un argomento sen-sibilissimo. «Credo che la condizionedella donna sia peggiore di com’èsempre stata. Avevamo fatto tantiprogressi negli anni Sessanta di cuiabbiamo goduto i benefici per alme-no due decenni successivi. Poi all’im-provviso tutto è crollato. Negli StatiUniti la società è diventata assai piùconservatrice e moralista. C’è più ar-roganza e una minore disponibilitàad ascoltare il punto di vista degli al-tri. Negli anni Sessanta, Sonny mi di-ceva sempre: puoi anche litigare conqualcuno di giorno e la sera giocarci apoker. Adesso la gente si odia, i puntidi vista — soprattutto in politica — so-no sempre diametralmente opposti,inconciliabili». Rifiuta l’idea che sexyfaccia rima con oca, che la bellezza siadi ostacolo all’intelligenza, che la va-nità sia il vizio delle miss e non dellescienziate. Cher è più donna che mai,più femminista di prima. «Apparten-go a una generazione che dava vocealle proteste, che rivendicava i propridiritti. Oggi siamo lenti, la rabbia è re-pressa. Gli Usa hanno sonnecchiatoanche di fronte alla guerra in Iraq so-stenuta da giustificazioni false e as-surde. Molti degli ideali per i quali ab-biamo combattuto negli anni Sessan-ta sono stati calpestati. E a farne lespese sono soprattutto le donne, an-cora ostaggio di fidanzati e mariti — èdimostrato che la maggior parte deifemminicidi vengono perpetrati dapersone molto vicine alle vittime. Gliuomini sono più liberi, non hanno il

diritto di dirci cosa dobbiamo fare delnostro corpo. Neanche i papaveri diWashington che parlano senza cogni-zione di causa di aborto, contracce-zione e matrimoni tra persone dellostesso sesso. Ho rifiutato di cantarealle Olimpiadi invernali di Sochi acausa delle infami leggi antigay chesono state promulgate in Russia. Sa-rebbe stato un insulto per i miei fan,per tutti i gay che mi hanno sostenutanel periodo più buio della mia carrie-ra, quando c’erano solo loro ad ap-plaudirmi nei teatri. E anche per miafiglia, che ha cambiato sesso — e Diosa quanto mi ci è voluto per capire eaccettare il fatto che Chastity fosse di-ventata Chaz! Per questo sostengoche ci sia bisogno di un presidentedonna e ho fatto campagna per Hil-lary Clinton, una persona intelligentecon un marito intelligente, una checonosce il Palazzo e avrebbe fatto co-se egregie per il Paese. Certo, poi ho ri-conosciuto che l’elezione di Obamaera un fatto anche più rivoluzionario.Devo dire che avevo completamentesottovalutato i pregiudizi razziali deirepubblicani. Cercano di distrugger-lo, lo ridicolizzano in ogni modo. Homemoria di undici presidenti e maisono stata testimone di un ostruzio-nismo come quello che stanno facen-do a Obama mettendolo ripetuta-mente in condizioni di non agire. Ter-ribile». Placa la sua foga. Ma è solo perun attimo: «E però mi piacerebbe co-sì tanto poter vedere un presidentedonna...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’incontroIcone

FOTO

GE

TTY

Un giorno al supermercato incurante della fila me ne vado dritta alla cassa: brutta abitudinequella di sentirsidei privilegiati

Cher

GIUSEPPE VIDETTI

‘‘

‘‘

Page 15: LA DOMENICA - la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e …download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/23032014.pdf · 2014. 3. 23. · LA DOMENICA 26 DOMENICA 23 MARZO 2014

Recommended