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LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA - openstarts.units.it · evidentemente scaduta come la vita del...

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Giuseppe Bergamini LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA Il 29 dicembre 1263 il vescovo di Trieste Arlongo dei Visgoni consacrò solenne- mente in Borgo Lauro, l'abitato a mare verso cui si andava da tempo indirizzando ogni attività a scapito del castellum sul colle, la chiesa di recente costruzione (nuper facta) eretta in onore dei santi Giovanni e Paolo e sorta sulle rovine di un precedente piccolo edificio di culto triabsidato 1 Per volontà del podestà e della comunità muggesana che il vescovo aveva all'uopo interpellato, la chiesa rimase inizialmente soggetta a quella di Santa Maria "de Castro Muglae" per quanto riguardava l'amministrazione del battesimo e della penitenza, per le sepolture e per tutto quanto atteneva al servizio divino 2 ; solo di lì a pochi anni, tuttavia, nel 1278, "la chiesa sarebbe stata emancipata e avrebbe acquistato il titolo plebanale, oltre al Capitolo di sei canonici che le derivarono dalla chiesa madre, ormai evidentemente scaduta come la vita del Castrum sul colle 3 . Quello che in seguito sarebbe diventato il duomo della città, dopo il 1263 regi- strò numerosi interventi strutturali, con modifiche e ampliamenti, anche di notevole importanza, sia all'esterno che all'interno, non tutti peraltro riconducibili ad epoche precise 4 . Del resto, se le case si modificano per venire incontro alle mutate esigenze degli abitanti, così avviene anche per le chiese, che non a caso sono chiamate "la casa del popolo di Dio" 5 . Di certo l'intervento più appariscente è quello che nel Quattrocento, un secolo dominato ancora - nell'area veneta - dagli stilemi gotici, con timide presenza di motivi rinascimentali, ha interessato la solenne facciata (fig. 1) conferendole quella rma di piacevole eleganza, unica nel suo genere in quanto non altrove riscontrabile, che ne è l'elemento caratterizzante. Non è dato sapere con esattezza l'anno di esecuzione della facciata, ma, in virtù delle epigrafi e degli stemmi in essa presenti, si può ragionevolmente ipotizzare che i lavori siano stati compiuti tra il 1441 ed il 1467 6 . Al centro della facciata trilobata, in I CUSCITO 1968, pp. 11-17. 2 Si veda il documento e la relativa traduzione italiana in Cusc1 1982, pp. 3-4. 3 CUSCIT02004,p.19. 4 Di essi viene data contezza in numerose pubblicazioni. Cfr. almeno Cusc1To 1983; Cusc1To 1991; CuSCIT0 1992, pp. 54-58; CuSCITO 2004, pp. 22-34. 5 "L'attuale duomo, dopo i restauri el 1937-39 che tra gli altri interventi intesero togliere l'odioso ciarpame delle supe1fetazioni settecentesche e correggere l'inclinazione planimetrica della testata absidale, si presenta, ad eccezione della cciata, con forme scarsamente indicizzate e perciò i difficile lettura anche all'occhio esperto el critico"(Cusc1rn 1983, p. 57). 6 Scrive l'Alisi, ma senza citare la fonte eia cui trae la notizia, che nel 1410 "si incaricarono dei 119
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Giuseppe Bergamini

LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA

Il 29 dicembre 1263 il vescovo di Trieste Arlongo dei Visgoni consacrò solenne­mente in Borgo Lauro, l'abitato a mare verso cui si andava da tempo indirizzando ogni attività a scapito del castellum sul colle, la chiesa di recente costruzione (nuper facta) eretta in onore dei santi Giovanni e Paolo e sorta sulle rovine di un precedente piccolo edificio di culto triabsidato 1•

Per volontà del podestà e della comunità muggesana che il vescovo aveva all'uopo interpellato, la chiesa rimase inizialmente soggetta a quella di Santa Maria "de Castro Muglae" per quanto riguardava l'amministrazione del battesimo e della penitenza, per le sepolture e per tutto quanto atteneva al servizio divino 2; solo di lì a pochi anni,tuttavia, nel 1278, "la chiesa sarebbe stata emancipata e avrebbe acquistato il titolo plebanale, oltre al Capitolo di sei canonici che le derivarono dalla chiesa madre, ormai evidentemente scaduta come la vita del Castrum sul colle 3.

Quello che in seguito sarebbe diventato il duomo della città, dopo il 1263 regi­strò numerosi interventi strutturali, con modifiche e ampliamenti, anche di notevole importanza, sia all'esterno che all'interno, non tutti peraltro riconducibili ad epoche precise 4. Del resto, se le case si modificano per venire incontro alle mutate esigenzedegli abitanti, così avviene anche per le chiese, che non a caso sono chiamate "la casa del popolo di Dio" 5.

Di certo l'intervento più appariscente è quello che nel Quattrocento, un secolo dominato ancora - nell'area veneta - dagli stilemi gotici, con timide presenza di motivi rinascimentali, ha interessato la solenne facciata (fig. 1) conferendole quella forma di piacevole eleganza, unica nel suo genere in quanto non altrove riscontrabile, che ne è l'elemento caratterizzante.

Non è dato sapere con esattezza l'anno di esecuzione della facciata, ma, in virtù delle epigrafi e degli stemmi in essa presenti, si può ragionevolmente ipotizzare che i lavori siano stati compiuti tra il 1441 ed il 1467 6. Al centro della facciata trilobata, in

I CUSCITO 1968, pp. 11-17.2 Si veda il documento e la relativa traduzione italiana in Cusc1rn 1982, pp. 3-4.3 CUSCIT02004,p.19. 4 Di essi viene data contezza in numerose pubblicazioni. Cfr. almeno Cusc1To 1983; Cusc1To 1991;

CuSCIT0 1992, pp. 54-58; CuSCITO 2004, pp. 22-34. 5 "L'attuale duomo, dopo i restauri ciel 1937-39 che tra gli altri interventi intesero togliere l'odioso

ciarpame delle supe1fetazioni settecentesche e correggere l'inclinazione planimetrica della testata absidale, si presenta, ad eccezione della facciata, con forme scarsamente indicizzate e perciò cli difficile lettura anche all'occhio esperto ciel critico"(Cusc1rn 1983, p. 57).

6 Scrive l'Alisi, ma senza citare la fonte eia cui trae la notizia, che nel 1410 "si incaricarono dei

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asse con il rosone, una pietra quasi quadrata, di formato diverso e dimensioni maggiori rispetto alle altre, contiene un bell'altorilievo con il cristogramma 7 (fig. 2) entro un sole dal quale si dipartono dodici lingue di fuoco e dodici raggi. Se lo accettiamo come simbolo bernardiniano 8, dobbiamo tener conto del fatto che, per quanto la fama di Bernardino da Siena - vissuto dal 1380 al 1444, canonizzato nel 1445 e solennemente proclamato santo da papa Niccolò V il 24 maggio 1450 9 - fosse largamente diffusaquand'egli era ancora in vita, è dopo la sua scomparsa che se ne diffuse la devozione e con essa l'immagine immancabilmente accompagnata dal simbolo 10: va da sè che a

Fig. I. Muggia. Duomo. La facciata quattrocente­sca.

Fig. 2. Muggia. Duomo. Formella con il monogramma bernarcliniano sulla facciata (CUSCITO 2004, fig. 21).

lapicidi-architetti veneziani cli ricostruire la chiesa; la facciata trilobata, tutta in pietra d'Istria, venne a trovarsi su un terreno di riporto, 111alsicuro, cedevole, sicché ancora nel 1467 vi si lavorava" (Aus1 1997, p. 138).

7 È la rappresentazione si111bolica della figura di Cristo per 111ezzo delle lettere ICXC divise eia una croce. L'acroni1110 è ottenuto dalla pri111a e ulti111a lettera delle due parole Gesù e Cristo scritte secondo l'alfabeto greco (IH�:OYC XPILTOC, con la lettera finale sigma scritta nella for111a lunata che ricorda la lettera latina C).

8 Solita111ente il 111onogra111ma bernarcliniano porta le lettere IHS (o anche IHC). 9 MANSELLI 1967. IO Si datano alla seconda metà del XV secolo numerosi dipinti, cli Sano cli Pietro, Vincenzo Foppa,

Pietro di Giovanni, Dario di Giovanni eccetera. Per restare in a111bito veneto, varrà la pena cli ricordare l'i111111agine al centro ciel Polittico cli Arbe cli Antonio e Bartolo111eo Vivarini (1458) e del Polittico di San Bernardino cli Antonio Vivarini (Venezia, San Francesco della Vigna, ca. 1465), quella presente nella Sacra

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qualche anno dopo l'elevazione agli onori degli altari possa datarsi la posa della pietra sopradescritta.

Sotto la quale è collocato uno stemma che si ritiene possa essere quello del ve­scovo Arlongo (sono simboleggiati, in forma stilizzata, una stella e la luna) 11 (fig.3), e ancora un'epigrafe (fig. 4) disposta su tre righe che situa al tempo del vescovo di Trieste Nicolò deAldegardi (1441-1447) l'inizio della ricostruzione della facciata: "ANTISTITE NICOLAO DI VIS / IO(hanni) ET PAV(lo) HIC MARM ORE VS I AEDIS PA­RIES P OSIT VS EST" 12_

Fig. 3. Muggia. Duomo. Stemma del vescovo di Trieste Arlongo (CUSCITO 2004, fig. 22).

Fig. 4. Muggia. Duomo. Iscrizione del vescovo cli Trieste Nicolò sulla facciata (Cusc1TO 2004, fig. 18).

Conversazione di Treviso di Alvise Vivarini (Venezia, Galleria del!' Accademia, 1480) e poi quella dipinta da Pietro Alemanno nel polittico cli Montefalcone Appennino (ca. 1470-1475), la figura del santo nella pala di Carlo Crivelli per San Pietro cli Muralto (ora nel Worcester Art Museum, 1488-89). E ancora, una tavola di anonimo del XV secolo già nella chiesa di San Bernardino a Portorose, un affresco fine Quattrocento nella chiesa di San Bernardino a Pelos (Vigo di Cadore), una scultura a piena figura sull'architrave della chiesa cli Santa Chiara a Vicenza (ca. 1475) ...

11 Questa è la condivisibile opinione di Giuseppe Cuscito, che tuttavia ricorda come BORRI 1970attribuisca l'insegna al patrizio maggesano Nicolò Boboso in base ad un'analoga scolpita sulla sua pietra tombale nel presbiterio della chiesa cli San Francesco a Muggia (Cusc1To 1983, p. 6 I, nota 21).

12 "Questa marmorea facciata della chiesa fu posta in onore dei santi Giovanni e Paolo al tempociel vescovo Nicolò". Nel secolo XV a Trieste ci fu un altro vescovo di nome Nicolò, cioè fra' Nicolò de Carturis ( 1409-1416), ma riteniamo improbabile che a lui possa riferirsi l'iscrizione, non essendo pensabile che i lavori cli costruzione della facciata abbiano richiesto più cli cinquant'anni.

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Fig. 5. Muggia. Duomo. Iscrizione del podestà Pietro Dandolo sulla facciata (CuscITO 2004, fig. 19).

Una epigrafe in cinque righe a fianco del rosone, poco sopra la cornice marcapia­no, permette di recuperare la data di compimento della facciata, ed il nome dell'autorità civile che ne curò l'esecuzione: "DIVIS IOANNI ET PAVLO / CLARISS(imi) PE­TRI DANDVLI PR(aetoris) STVDIO / CIVES MARMOREAM AEDIS FRONTEM I PIETATE POSVERE / M.CCCC.LX.VII" 13 (fig. 5). Pietro Dandolo, che fu podestàdi Muggia nell'anno 1466-67, orgoglioso per quanto fatto, volle restare nella memoria collettiva apponendo due stemmi identici con la sua insegna (un troncato con sei gigli araldici, tre in ogni campo) ai lati rosone.

Ultimata dunque nel 1467, la luminosa facciata in pietra si presenta divisa in due parti da una cornice marcapiano. Nella parte inferiore si aprono tre fornici: al centro, il portale sormontato da una lunetta contenente il rilievo della Trinità adorata dai santi

Giovanni e Paolo, ai lati due alte finestre a terminazione ogivale con una colonnina centrale a creare due graziose arcatelle trilobate ed un quadrifoglio in alto.

A l di sopra della cornice, si sviluppa in una forma trilobata, al centro della qua­le domina un traforato, prezioso, spettacolare rosone. Il dinamismo lineare dato dalle eleganti curve e controcurve, è chiaro e inconfutabile segno della sua appartenenza al mondo artistico veneziano.

L'aspetto scenografico prevale di gran lunga su quello funzionale: non solo all'esterno non è indicata attraverso lesene, com'è nella maggior parte degli edifici con cui, come vedremo, è stata messa in relazione, la divisione interna in tre navate, ma si stacca dall'edificio e si eleva di molto (fig. 6) rispetto al tetto della navata centrale, allo stesso modo, per fare un esempio, della facciata della chiesa romanica di San Michele in Foro a Lucca. Si tratta in definitiva, come chiaramente indica la vista dall'alto di una soluzione architettonica che vive di vita propria, indipendente dal corpo della chiesa cui è addossata.

13 "A cura del podestà Pietro Dandolo, i cittadini posero con devozione la marmorea facciata dellachiesa in onore dei santi Giovanni e Paolo. 1467".

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Fig. 6. Muggia. Duomo. Veduta dall'alto.

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Fig. 7. Venezia. Chiesa di San Giovanni in Bra.gora in campo Bandiera e Moro (HOWARD 1997, p. 152).

Giuseppe Cuscito, che alla facciata - così come al duomo e ali' intero patrimonio artistico di Muggia - ha dedicato numerosi, approfonditi studi, la inserisce nella vasta area di cultura veneta e trova interessanti analogie, in particolare per il coronamento mistilineo, con diversi monumenti, quali le chiese di San Aponal e San Giovanni in Bragora di Venezia, (fig. 7) la chiesa di Santa Maria Maggiore a Milano o quelle presen­ti in un disegno di Gentile Bellini e nel grande dipinto nel Palazzo Ducale di Mantova raffigurante La cacciata dei Bonacolsi (fig. 8), firmato e datato 1491 da Domenico Morone, oltre che nella modesta facciata del duomo di Ossero (fig. 9) che costituisce il paragone più calzante, non tanto per la similitudine dell'aspetto, quanto per la spiritua­lità che la informa.

Il capomastro - senza dubbio un veneto - che l'ha ideata si è rifatto al motivo dell'arco trilobo presente nei fornici di tanti edifici civili e religiosi di Venezia e del I' in­tero mondo veneto: monofore, bifore o trifore di palazzi veneziani prestigiosi, come Pa-

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Fig. 8. Mantova. Palazzo Ducale. Domenico Mo­ro ne (ca. 1447 - post 1517), La cacciata dei

Bonacolsi, part ..

Fig. 9. Ossero. Duomo. La facciata.

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Fig. 10. Capodistria, Finestra del palazzo Almerigogna, disegno di C. Caprin (CAPRIN I 905-07, voi. Il, p. 33).

Fig. 11. Capodistria. Casa in via Kre/j 6. Finestra gotica murata (Dioecesis Justinopolitana 2000).

lazzo Sagredo o la straordinaria Ca' d'Oro 14, o abitazioni di più modesta struttura o dialcune case di Capodistria, Parenzo, Pirano, (figg. 10-11) eccetera 15. Motivo, nato nelXIV secolo in piena epoca gotica, spesso adoperato come cornice per contenere sculture in pietra a Venezia (fig. 12), Murano (fig. 13) e altrove 16 e divenuto poi caratterizzanteanche per numerosi polittici lignei 17. Volgarizzato, si ritrova con diversa ubicazione,ad esempio in un dipinto con la Madonna del latte in trono di pittore veronese (fine sec.

14 ZORZI, MARTON 1989, pp. 118, 149. 15 BOCCHINA ANTONIAZZO, FERRAR( 1955, pp. 35-36, 47, 51, 61, 8 I; Gotik in Slowenien I 995, pp.

388-392; Dioecesis Justinopolitana 2000, pp. 80-85.l6 ZORZI 1984, pp. 39,283; WOLTERS 1976, fìg. 112.17 Ad esempio il Polittico di Francesco Squarciane ( 1455, legno intagliato e dipinti su tavola) nella

chiesa di Santa Maria di Castello ad Arzignano (cfr. Lucco 1987, pp. 150-152).

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Fig. 12. Venezia. Museo Correr. Codice Gradenigo­Dolfin. Disegno del Gravenbroch raffigurante una scultura per Santa Maria dei Servi a Venezia, ora scomparsa.

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Fig. 13. Murano. Museo Vetrario. Rilievo trecen­tesco da Santo Stefano di Murano, ora scomparso.

XIV, inizio XV) nella chiesa di San Vigilio a Cles (fìg. 14), o in un tabernacolo nella chiesa di Kojsko (Quisca, nel Collio sloveno) (fìg. 15) attribuito allo scultore lombardo Giovanni Antonio Pilacorte (1492), sorprendentemente simile, nel disegno delle dilatate curve, alla parte superiore della nostra facciata 18.

Il motivo dell'arco trilobo gotico-veneziano, solitamente riservato a spazi di mo­desta dimensione (una finestra, come si è detto, un portico, un tabernacolo) è stato dal

18 CEYC 1981,pp. 17-18.

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f.ig. 14. Pittore veronese, Madonna del latte fine_ sec. XIV - inizio XV, Cles, chiesa di s'.Vig1.lt0.

Fig: 15.Kojsko(Quisca).Cluesa parrocchiale, Tabernacolo, /492.

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LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA

progettista di Muggia ampliato a dismisura e dilatato in larghezza per accogliere, al centro in alto il traforato rosone e, nella parte inferiore, portale e finestroni, creando quindi un gioco di pieni e di vuoti assolutamente coinvolgente e accattivante.

La facciata del duomo di Muggia è stata messa in relazione anche con quella della chiesa parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Annunziata di Sanvincenti (fig. 16), a tre lobi, divisa da quattro lesene che denunciano la tripartizione delle navate interne ed ingentilita da un modesto rosone sopra il portale. Questa, pur se di pochi anni posteriore a quella di Muggia (risale infatti all'inizio del Cinquecento), si presenta però come già rinascimentale, riprendendo il modello largamente presente a Venezia (es. San Giovanni in Bragora, ottavo decennio del sec. XV ) 19 e nella terraferma (Cattedrale di Concordia Sagittaria, 1466) (fig. 17). È il tipo di edificio religioso progettato sia dallo scultore e architetto Giorgio Orsini da Sebenico (Juraj Dalmatinac, 1410 ca. - 1475) - formatosi nella bottega di Giovanni e Bartolomeo Bono, esponente principale di quel Rinascimento

Fig.16.San.vincenti.Chie­sa parrocchiale.

19 HOWARD 1997, p. 154.

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Fig. 17. Concordia Sa­gittaria (VE). Cattedrale di Santo Stefano. Facciata della Cattedrale, 1466.

Fig. 18. Sebenico. Cat­tedrale di San Giacomo. Foto con scala e inferria­ta davanti.

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LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA

adriatico che si diffuse tra Venezia, Dalmazia e Marche, caratterizzato da una riscoperta dell'arte classica accompagnata però da una certa continuità formale con l'arte gotica, come si vede nell'opera sua principale, la cattedrale di Sebenico (metà sec. XV circa) (fig. 18), modello per numerose altre chiese della Dalmazia (Santa Maria a Zara - fig. 19, Santo Stefano a Lesina/Hvar - fig. 20, già cinquecentesche)- sia dall'architetto lombardo Mauro Condussi che nella prima sua opera veneziana, la chiesa di San Michele in Isola (fig. 21), realizzata tra il 1468 e il 1478, strutturò una facciata, liberamente ispirata al Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti, tripartita con due ordini sovrapposti di cui quello superiore presenta un attico tra lesene con l'oculo e quattro dischi marmorei poli­cromi, sormontati dal frontone curvilineo, mentre i lati sono raccordati da due ali ricurve.

Fig. 19. Zara. Campanile e chiesa di Santa Maria.

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Fig. 20. Lesina (Hvar). Cattedrale di Santo Stefa­no. La facciata.

Una facciata chiaramente misurabile, secondo i canoni del Rinascimento italiano, che segna un deciso cambiamento di gusto rispetto a quel mondo gotico cui ancora appartiene la facciata di Muggia.

La quale nel secolo XIX venne sottoposta ad un radicale intervento, come testi­monia una epigrafe a sinistra del rosone: "PERICLITANTE HUJUS TEMPLI / PIN­NACULO DEMOLITUM / ET RE EDIFICATUM / A(nno) D(omini) MDCCCLV" 20

20 "In quanto pericolante, il pinnacolo di questo tempio fu demolito e ricostruito nell'anno del Si­gnore 1865".

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Fig. 21. Venezia. Chiesa

di San Michele in Isola.

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e come si ricava dalla lettura del Protocollo assunto in Muggia li 22 agosto I 865, con­servato nel)' Archivio di Stato di Trieste e ritrovato e analizzato dal Cuscito che ricorda come tale Protocollo, articolato in otto paragrafi, avesse per oggetto "l'appiombatura della facciata principale della chiesa parrocchiale di Muggia, effettuata dall'imprendi­tore Agostino Mayer" 21.

Il disegno del "Prgetto (sic!) per la demolizione e ricostruzione della facciata principale della Chiesa parrocchiale di Muggia"datato 1858 (fig. 22), mostra, tra l'al­tro, che la lunetta sopra il portale è in asse con gli stipiti del portale stesso, come del resto si vede in una straordinaria incisione ottocentesca (fig. 23) ed in un dipinto ad olio

21 CUSCITO 1983, pp. 84-88; CUSCITO 2004, pp. 67-69.

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Fig. 22. Trieste. Archivio di Stato. Progetto per la demoliz.ione e la ricostruzione della facciata del Duomo di Muggia (1858) (CUSCITO 2004, fig. 43).

di autore ignoto dei primi anni dell'Ottocento, facente parte della collezione Fonda Savio di Trieste (fig. 24), entrambi raffiguranti La piazza di Muggia 22.

Attualmente, invece, la lunetta poggia direttamente sull'architrave del portale, il che ha fatto anche pensare che la sproporzione tra la larghezza della lunetta e quella del portale avesse provocato la rottura dell'architrave, poi saldata 23. Riteniamo piuttosto che il portale d'ingresso sia stato allargato nell'Ottocento, epoca in cui venne rifatto anche l'architrave con i bassorilievi che lo adornano (fig. 25). All'origine presentava una forma simile a quella del portale del duomo di Cividale del Friuli (fig. 26), scolpito

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22 Cfr. STENER, BRESSANUTTI 1986, pp. 47, 85; PARIS 2013, p. 243. 23 ALISI 1997,p.138

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LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA

Fig. 23. A. Tischbein, Veduta della Piazza del Duomo di Muggia, 1842.

Fig. 24. Ignoto pittore, Veduta della Piazza del Duomo di Muggia, sec. XIX (Trieste, Università degli Studi, Lascito Antonio Fonda Savio).

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Fig. 25. Muggia. Duomo.

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LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA

Fig. 26. Jacopo Veneziano, Portale del Duomo, 1465, Cividale del Friuli.

a Venezia nel 1465 da maestro Jacopo Veneziano: opera pregevole, in cui un iterato motivo di cordonatura affiancato dal dentello accompagna gli stipiti, l'architrave e la sovrastante lunetta ogivale, mentre due bassorilievi, raffiguranti l'Angelo e la Vergine annunciata mostrano nell'esecutore qualcosa di più di un semplice mestierante.

Nella lunetta di Muggia (fig. 27) il gruppo con la Trinità in trono e santi rappre­senta, nella sua inconsueta iconografia, una delle più interessanti sculture venete del pieno Quattrocento tra quelle che ancora utilizzano stilemi gotici, ma che tra poco la­sceranno spazio ai lapicidi/scultori provenienti dai laghi lombardi. Il trono presenta un solido impianto, con robusti pilastri ingentiliti da un tenue, stilizzato motivo floreale, simile a quello del gruppo scultoreo con la Madonna con Bambino già nella collezione di Tommaso degli Obizzi ed ora conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna,

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Fig. 27. Muggia. Duomo. La lunetta del portale.

databile al 1360-1380 circa 24; motivo decorativo peraltro largamente iterato, con qual­che variante, ben oltre la soglia del XV secolo, da scultori e pittori per abbellire portali, cornici lignee, polittici, dipinti, vere da pozzo, manufatti vari, a Venezia, nei territori di terraferma, in Lombardia eccetera 25.

Seduto sul trono, concepito per una visione totalmente frontale, il severo, mae­stoso Eterno Padre (fig. 28), aureolato, ha volto squadrato, sguardo penetrante, capelli

24 W0LTERS 1976,p.197,fig.255.25 Si vedano, per far solo qualche esempio, i dipinti di Bartolomeo Vivarini (Madonna e Santi,

1465, Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte) e Domenico da Tolmezzo (Pala di Santa Lucia, 1479, Udine, Civici Musei), il polittico di Antonio Rosso, ca. 1490, nel Musée Jacquemart-André di Parigi, una cornice a edicola di scuola lombarda dell'ultimo decennio del sec. XV (Parma, Galleria Nazionale), la vera da pozza del 1512 in Campo S. Maria Formosa a Venezia (Cfr. PALLUCCHINI 1962, fìg. 150; La Galleria d'Arte Antica 1992, pp. 56-57; A nord di Venezia 2004, p. 120; La cornice italiana 1992, pp. 90-91; R1zz1 1992, figg. 143-144).

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Fig. 28. Muggia. Duomo. Trinità in trono e santi.

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fluenti che scendono fin sulle spalle. Solleva la mano destra in segno di benedizione, mentre con la sinistra regge le tavole della legge; la veste presenta ampie superfici alla luce sulle spalle e sul petto, mentre si apre in basso in fitte pieghe che creano un piace­vole gioco di luci e di ombre.

Regge sulle ginocchia un Cristo barbuto ma dall'aspetto giovanile, di più piccolo formato (motivo più facilmente rintracciabile in epoca romanica e nella cultura tede­sca), lui pure aureolato e visto frontalmente, con le palme aperte a mostrare i segni della Passione. Dalla bocca dell'Eterno Padre esce la colomba dello Spirito Santo, invenzione ardita, non altrove - per quanto ci consta - rintracciabile. Sui pilastri del trono, in alto, le figurine imbozzoli te dell'Angelo annunziante e della Madonna annunciata viste di profilo; ai lati del trono, le immagini dei santi cui la chiesa è dedicata, inginocchiati.

Si tratta dei santi Giovanni e Paolo (figg. 29-30), che secondo la passio, ripresa dalla Legenda aurea 26 che li dice morti verso il 364, erano due fratelli romani molto in

Fig. 29. Muggia. Duomo. San Giovanni. Fig. 30. Muggia. Duomo. San. Paolo.

26 Legenda aurea l 995, pp. 462-465.

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vista, "primicerii e prepositi (cioè capi della cancelleria imperiale) di Costanza, figlia dell'imperatore Costantino", poi ufficiali di Gallicano che, grazie ad un voto da loro suggeritogli, poté sconfiggere gli Sciti, infine come diaconi della chiesa romana impe­gnati a dare aiuto ai poveri cristiani con i beni che Costanza aveva loro lasciato. Allor­ché il nuovo imperatore, Giuliano l'Apostata, impose loro di abiurare la fede cristiana, si rifiutarono di obbedire e furono quindi decapitati. Nel portale di Muggia sono ritratti di profilo, aureo lati, con la palma del martirio in mano, le lunghe eleganti vesti detta­gliatamente descritte che scendono in ampie pieghe. I volti dalla nobile espressione e i capelli fluenti denotano l'elevato stato sociale dei due martiri.

Il gruppo scultoreo è dovuto ad un maestro rimasto purtroppo ignoto, la cui po­etica privilegia la forza, la plasticità, la ieraticità; uno scultore che accosta a felici so­luzioni momenti di minor altezza qualitativa, com'è dato di vedere, ad esempio, nel gruppo scultoreo, privo di grazia e piuttosto grossolano, della Madonna con Bambino al centro del rosone (fig. 31). Uno scultore operante nel XV secolo, che in qualche modo si richiama al fare gotico di maestro Andriolo 27, ma che pare precedere le sculture dei

Fig. 31. Muggia. Duomo. Madonna con Bambino al centro del rosone (veduta esterna).

27 Al quale viene attribuito il rilievo con l'angelo in maestà e due angeli portascudo nella ghiera delportale di terra di Palazzo Agnusdio a San Stae a Venezia (ZORZI, MARTON 1989, pp. 140-143 .)

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lapicidi lombardi del Quattrocento: le due statuine dell'Annunciazione, ad esempio -per le quali non è azzardato fare un richiamo a quelle del portale del duomo di Cividale del Friuli (1465) - hanno la stessa spiritualità, se non proprio lo stesso modellato, delle figure della Madonna e San Giuseppe nella Natività dell'altare di Giovanni Antonio Pilacorte collocato nella Pieve di Vito d'Asia (1525-1528).

La scultura con la Madonna con Bambino benedicente, dalle forme piuttosto grevi che, fatto inconsueto, si offre con un aspetto diverso a seconda che la si veda dall'ester­no oppure dall'interno (fig. 32), rappresenta il punto focale di quel rosone che i mugge-

Fig. 32. Muggia. Duomo. Madonna con Bambino al centro del rosone (veduta dall'interno).

sani hanno voluto ad abbellimento della facciata della loro chiesa nel ricordo del rosone che troneggia al centro della facciata della basilica triestina. Uno stupendo rosone (fig. 33), di essenziale eleganza e di serena bellezza, che qualifica la facciata e coglie tutti i riflessi del cielo per rinchiuderli in un gioco continuo di archi e di colonne, di intrecci, di ricami e di finissime tessiture di pietra.

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Fig. 33. Muggia. Duomo. L'elegante, spettacolare rosone.

Si compone di sedici ar­chetti trilobi che incrociandosi creano dei pennacchi con fo­glia quadriloba: tutto intorno una robusta cornice con bordo esterno dentellato.

Altri rosoni, di epoche diverse, caratterizzano e abbel­liscono le facciate di alcuni prestigiosi edifici sacri del Friuli Venezia Giulia: trecen­tesco è il bel rosone radiato a doppia ruota che illumina la modesta facciata "a capanna" in piccoli corsi di arenaria gri­gio e ocra, rosso e grigio della basilica di San Giusto a Trieste (fig. 34). Ventiquattro colonne

Fig. 34. Trieste. Cattedrale di San Giusto. Il trecentesco rosone radiato a doppia ruota.

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Fig. 36. Maniago. Duomo. Il rosone del 1488.

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Fig. 35. Gemona del Friuli. La facciata del Duomo.

Fig. 37. San. Daniele del Friuli. Il rosone della chiesa di Sant'An.tonio abate.

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binate sono chiuse da archi ogivali polilobi e s'appoggiano a una più piccolo ruota di dodici coppie di altre colonnine, chiuse da archi a pieno centro intrecciati, fondate su un anello centrale e su tutto s'inseguono tortiglioni e dentelli veneziani 28.

Il duomo di Gemona del Friuli (fig. 35) ha in facciata addirittura tre rosoni: di essi, splendido e spettacolare è quello centrale, dovuto all'abilità di maestro Buzeta, probabilmente originario del paese di Buja, che lo realizzò fra il 1334 ed il 1336. È formato da due ordini di colonnine a raggiera e da due giri di archi intrecciatisi. Il tutto racchiuso entro un motivo decorativo vitineo.

Più vicino nel tempo a quello di Muggia è il rosone del duomo di San Mauro a Maniago, risalente al 1488 (fig. 36). Si compone di diciotto archetti trilobi (due più che a Muggia) che incrociandosi creano dei pennacchi con foglia triloba. Tutto intorno una robusta cornice con bordo esterno dentellato; motivo questo che si ritrova anche nello slanciato portale strombato, finemente ornato con due colonnine tortili terminanti con capitelli corinzi tra cui occhieggiano due testine 29.

Ma è soprattutto il bellissimo, coevo rosone della chiesa di Sant' Antonio abate a San Daniele del Friuli (fig. 37), chiesa che contiene il più bel ciclo di affreschi rinasci­mentali del Friuli, dovuti a Pellegrino da San Daniele, che può essere utilmente con­frontato con quello di Muggia. Eseguito tra il 1441, data di inizio dei lavori in facciata, e il 1470 anno di consacrazione della chiesa, è del tutto simile al nostro, sia nel numero degli archetti, sia nei vaghi trafori lobati creati dai sedici archi gotici geometricamente intrecciati a rosa, sia, infine, nella cornice esterna e nel tondo centrale, tanto da far pensare che entrambi i manufatti siano opera dello stesso artista o che comunque pro­vengano da un medesimo disegno 30. L'unica, ma determinante, differenza è data dalla qualità del rilievo centrale che vede anche in San Daniele la Madonna con il Bambino

benedicente. Quest'ultima, di gentile fattura, è opera dello stesso artista che nella lunetta del portale scolpì San Giovanni Battista tra sant'Antonio abate e sant'Antonio

da Padova: uno scultore veneto che porta avanti, con estrema dignità, il suo gotico ritardatario ma che, rispetto all'ignoto scultore di Muggia, già mostra qualche asso­nanza con l'opera degli scultori lombardi, in particolare con la scultura della Giustizia

di Pietro Lombardo nel Monumento al Doge Pasquale Malipiero databile a poco dopo il 1462 3!.

Ringrazio l'amico Giuseppe Cuscito per i preziosi suggerimenti, e Bruno Fachin, Fabio Prenc, Riccardo Viola per il materiale fotografico generosamente messo a mia disposizione.

28 MIRABELLA ROBERTI 1970.29 BERGAMINI, GOi 1980. 30 MARESCHI 1978; Arte sacra a San Daniele 1979.31 DONATI 1961,p. 18.

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LA FACCIATA DEL DUOMO DI MUGGIA

RIASSUNTO

La luminosa facciata del Duomo di Muggia, ideata da un ignoto artista di formazione veneta, è stata eseguita tra il 1441 e il 1467 e, per il suo aspetto scenografico che prevale su quello funzionale, costituisce un vero e unicum. Divisa in due parti da una cornice marcapiano, si sviluppa nella parte superiore in una forma trilobata al centro della quale domina un traforato, prezioso, spettacolare rosone - del tutto simile a quello della chiesa di Sant' Antonio abate di San Daniele del Friuli - composto da sedici archetti trilobi che incrociandosi creano dei pennacchi con foglia quadriloba. Nella parte inferiore si aprono tre fornici: al centro, il portale sormontato da una lunetta contenente il severo, maestoso rilievo della Trinità adorata dai santi Giovanni e Paolo, opera quattrocentesca di un ignoto scultore veneto dalla poetica ancora goticheg­giante, autore anche del bassorilievo con la Madonna con Bambino al centro del rosone.

Parole chiave: Duomo di Muggia; XV secolo; architettura; scultura.

SUMMARY: THE FACADE OF THE DUOMO OF MUGGIA

The bright facade of the Duomo of Muggia, realized by an unknown artist of Venetian training, was performed between 1441 and 1467 and it is considered a real unique for its spectacular appearance, that prevails over its functional skill. Divided into two parts by a string course, spread the top in a trefoil shape at the center of which is sited a perforated, precious, spectacular rose window - quite similar to the one of the church of St. Anthony Abbot in San Daniele del Friuli - composed by sixteen trefoil arches that create intersecting plumes with quadrilobated leaves. At its bottom there are three arches: in the middle, there's the portai surmounted by a lunette containing the stern and majestic relief of the Trinity adored by Saints John and Paul, a fifteenth-century work by an unknown Venetian sculptor characterized by a gothic poetic; the same author has also the maker of the bas-relief with the Madonna and Child at the center of the rosette.

Keywords: Duomo of Muggia; XV century; architecture; sculpture.

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