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La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

Date post: 27-Dec-2016
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CONSERVATIVA La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie Tooth fluorescence for caries detection R. Galizzi, L. Fulvi, E. Polizzi, A. Calderini* Universit a Vita-Salute San Raffaele Milano, Corso di Laurea in Igiene Dentale Presidente (prof. E. Gherlone) Ricevuto il 25 novembre 2010 Accettato il 27 dicembre 2010 Disponibile online 4 marzo 2011 *Autore di riferimento Angelo Calderini [email protected] Riassunto Obiettivi. Valutare l’efficacia di uno strumento rilevatore della fluorescenza dentaria, quale supporto per la diagnosi precoce di carie, e raffrontarla con quella delle metodiche tradizionalmente usate nell’intercettazione delle lesioni cariose. Materiali e metodi. Arruolamento, secondo precisi criteri di inclusione ed esclusione, di 15 pazienti di et a compresa tra 7 e 18 anni da sottoporre a manovre preventodontiche. Analisi della presenza di carie mediante esame obiettivo con specillazione, esame radiografico mediante radiografia bite- wing, esame strumentale mediante DIAGNOdent Ò (KaVo Dental, Biberach/ Riss, Germania). I risultati ottenuti sono stati comparati e sottoposti ad analisi statistica. Risultati. Su 214 superfici esaminate, l’esame obiettivo con specillazione, l’esame radiografico bite-wing e l’esame con lo strumento rilevatore della fluorescenza dentaria hanno rilevato la presenza di carie con risultati, rispettivamente, pari al 27,57%, al 25,70% e al 28,50%. Se si considerano anche le semplici demineralizzazioni e/o le carie dello smalto, la percen- tuale relativa allo strumento rilevatore della fluorescenza dentaria si accresce del 22,43%, giungendo quindi al 50,93%. Dall’incrocio dei dati e emerso che l’esame con specillazione e risultato pi u efficace nell’inter- cettazione di carie precoci, rispetto a quello radiografico, nell’1,8% dei casi, ma meno efficace, rispetto allo strumento rilevatore della fluores- cenza dentaria, dello 0,93%. Analogamente, lo strumento rilevatore della fluorescenza dentaria e risultato pi u accurato, rispetto al metodo radio- grafico, nel 2,8% dei casi. Conclusioni. Lo strumento rilevatore della fluorescenza dentaria testato sembrerebbe un metodo affidabile nella diagnosi di carie, sebbene sia di primaria importanza, per l’interpretazione corretta dei risultati, valutare le eventuali false positivit a e il rispetto dei valori di cut-off. Parole chiave: * Carie * Diagnosi di carie * Radiografie bite-wing * Fluorescenza dentaria * Laser dentale Abstract Objectives. The objectives of this study were to assess the effectiveness of a device that senses tooth fluorescence in the early detection of dental caries and to compare this tool with traditional methods for identifying caries. Materials and methods. Using specific inclusion and exclusion criteria, we enrolled 15 patients (aged 7-18 years). Each underwent a preventive dental examination. Detection of caries was based on tactile examination, bitewing radiography, and the DIAGNOdent Ò system (Kavo Dental, Biberach/Riss, Germany). Data collected with each method were compared and statistically analysed. Results. A total of 214 tooth surfaces were examined. Caries were detected in 27.57% of these surfaces by means of tactile examination, 25.7% with bitewing radiographs, and 28.5% with the DIAGNOdent tooth fluorescence sensor. The fluorescence sensor also detected simple demi- neralization and caries involving the enamel in the 22.43% of the surfaces (total 50.93%). Tactile examination proved to be more effective than bitewing radiographs for the early detection of caries in 1.8% of the surfaces examined, but it was less effective than the fluorescence sensor in 0.93% of the detections. The DIAGNOdent sensor appeared to be more accurate than the bitewing radiograph in 2.8% of the cases. Conclusions. The tooth fluorescence sensor tested in this study seems to be an effective tool for caries detection although meaningful interpretation of our findings requires assessment of the correct application of cut-off levels and false positivity rates. Key words: * Caries * Caries detection * Bitewing radiographs * Tooth fluorescence * Dental laser 0011-8524/5 - see front matter Ó 2011 Elsevier Srl. Tutti i dirtti riservati. 272 | DENTAL CADMOS | 5/2011 doi: 10.1016/j.cadmos.2010.12.012 articolo originale
Transcript
Page 1: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

articolo originale

Riassunto

Obiettivi. Valutare l’ef

dentaria, quale suppor

quella delle metodich

lesioni cariose.

Materiali e metodi. A

esclusione, di 15 pazi

manovre preventodon

obiettivo con specillaz

wing, esame strument

Riss, Germania). I ris

analisi statistica.

Risultati. Su 214 sup

l’esame radiografico b

fluorescenza dentaria

rispettivamente, pari a

anche le semplici dem

tuale relativa allo st

accresce del 22,43%

�e emerso che l’esame

cettazione di carie pr

casi, ma meno effica

cenza dentaria, dello

fluorescenza dentaria

grafico, nel 2,8% dei

Conclusioni. Lo strum

sembrerebbe un meto

primaria importanza,

eventuali false positiv

Parole chiave: * Car* Fluorescenza denta

272 | DENTAL CADMO

CONSERVATIVA

La fluorescenza dentaria nella diagnosidi carieTooth fluorescence for caries detection

R. Galizzi, L. Fulvi, E. Polizzi, A. Calderini*

Universit�a Vita-Salute San Raffaele Milano,Corso di Laurea in Igiene Dentale Presidente (prof. E. Gherlone)

Ricevuto il25 novembre 2010

Accettato il27 dicembre 2010

Disponibile online4 marzo 2011

*Autore di riferimentoAngelo Calderini

[email protected]

ficacia di uno strumento rilevatore della fluorescenza

to per la diagnosi precoce di carie, e raffrontarla con

e tradizionalmente usate nell’intercettazione delle

rruolamento, secondo precisi criteri di inclusione ed

enti di et�a compresa tra 7 e 18 anni da sottoporre a

tiche. Analisi della presenza di carie mediante esame

ione, esame radiografico mediante radiografia bite-

ale mediante DIAGNOdent� (KaVo Dental, Biberach/

ultati ottenuti sono stati comparati e sottoposti ad

erfici esaminate, l’esame obiettivo con specillazione,

ite-wing e l’esame con lo strumento rilevatore della

hanno rilevato la presenza di carie con risultati,

l 27,57%, al 25,70% e al 28,50%. Se si considerano

ineralizzazioni e/o le carie dello smalto, la percen-

rumento rilevatore della fluorescenza dentaria si

, giungendo quindi al 50,93%. Dall’incrocio dei dati

con specillazione �e risultato pi�u efficace nell’inter-

ecoci, rispetto a quello radiografico, nell’1,8% dei

ce, rispetto allo strumento rilevatore della fluores-

0,93%. Analogamente, lo strumento rilevatore della

�e risultato pi�u accurato, rispetto al metodo radio-

casi.

ento rilevatore della fluorescenza dentaria testato

do affidabile nella diagnosi di carie, sebbene sia di

per l’interpretazione corretta dei risultati, valutare le

it�a e il rispetto dei valori di cut-off.

ie * Diagnosi di carie * Radiografie bite-wing

ria * Laser dentale

Abstract

Objectives. The objectives of this study were to assess the effectiveness of

a device that senses tooth fluorescence in the early detection of dental

caries and to compare this tool with traditional methods for identifying

caries.

Materials and methods. Using specific inclusion and exclusion criteria,

we enrolled 15 patients (aged 7-18 years). Each underwent a preventive

dental examination. Detection of caries was based on tactile examination,

bitewing radiography, and the DIAGNOdent� system (Kavo Dental,

Biberach/Riss, Germany). Data collected with each method were compared

and statistically analysed.

Results. A total of 214 tooth surfaces were examined. Caries were

detected in 27.57% of these surfaces by means of tactile examination,

25.7% with bitewing radiographs, and 28.5% with the DIAGNOdent tooth

fluorescence sensor. The fluorescence sensor also detected simple demi-

neralization and caries involving the enamel in the 22.43% of the surfaces

(total 50.93%). Tactile examination proved to be more effective than

bitewing radiographs for the early detection of caries in 1.8% of the

surfaces examined, but it was less effective than the fluorescence sensor

in 0.93% of the detections. The DIAGNOdent sensor appeared to be more

accurate than the bitewing radiograph in 2.8% of the cases.

Conclusions. The tooth fluorescence sensor tested in this study seems to

be an effective tool for caries detection although meaningful interpretation

of our findings requires assessment of the correct application of cut-off

levels and false positivity rates.

Key words: * Caries * Caries detection * Bitewing radiographs * Tooth

fluorescence * Dental laser

0011-8524/5 - see front matter � 2011 Elsevier Srl. Tutti i dirtti riservati.

S | 5/2011 doi: 10.1016/j.cadmos.2010.12.012

Page 2: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

1. Introduzione

La diagnosi clinica di carie dentaria pu�o

essere di tipo visivo-ispettivo, tramite

specillazione, di tipo radiografico oppure

di natura chimica. Tecniche eventual-

mente disponibili sono anche la transillu-

minazione e la conduttanza elettrica.

L’esame visivo-ispettivo deve indurre a

presupporre la presenza di carie quando

sono visibili sulla superficie dentaria mac-

chie brunastre o quando si percepiscono

discromie dello smalto anche apparente-

mente intatto. Questi cambiamenti di

colore possono sottendere la presenza

di una lesione cariosa sottostante.

L’utilizzo di sistemi ingrandenti pu�o facili-

tare tale esame.

La specillazione �e positiva per la presenza

di una carie quando la punta di una sonda

sottile si impegna all’interno dello smalto

sia a livello occlusale sia in zone interpros-

simali o cervicali. Anche la semplice solu-

zione di continuo della superficie dentaria

percepibile alla specillazione deve indurre

il sospetto di un focolaio carioso o una

recidiva di carie [1].

L’esame radiografico permette di porre

diagnosi con carattere di pressoch�e cer-

tezza quando si evidenziano zone di

radiotrasparenza nel contesto dei tessuti

duri dentari normalmente radiopachi.

Elettive sono le radiografie bite-wing,

che permettono di vedere le corone den-

tarie di denti antagonisti, oppure le nor-

mali radiografie endorali, che evidenziano

il dente nella sua interezza corono-radi-

colare. L’esame radiografico consente di

confermare un sospetto insorto all’esame

visivo o alla specillazione, oppure di evi-

denziare lesioni cariose sconosciute e

asintomatiche, anche perch�e localizzate

solo nel contesto dello smalto. Per

contro, l’esame radiografico permette

anche di stabilire il grado di profondit�a

della carie e i suoi rapporti presunti con

la polpa dentaria, cos�ı come evidenzia

eventuali carie secondarie al di sotto di

pregressi restauri [2].

La diagnosi chimica di carie si effettua

mediante certe sostanze (fucsina basica,

acidi specifici) in grado di colorare eletti-

vamente la dentina demineralizzata cari-

ata. Queste sostanze possono consen-

tire di distinguere una semplice

decalcificazione da una vera carie e,

soprattutto, sono utili durante il tratta-

mento terapeutico per stabilire l’entit�a

della dentina da asportare prima di effet-

tuare il restauro definitivo. L’affidabilit�a di

tali sostanze non �e completa, dal

momento che alcuni studi ne avrebbero

messo in discussione la capacit�a selettiva

di distinguere effettivamente la dentina

cariata da quella demineralizzata ma

non infetta. In altre parole, sono sostanze

che tendono a sovrastimare il fenomeno

carioso, con una percentuale significativa

di falsi positivi [3].

La transilluminazione �e una tecnica indi-

cata per le zone interprossimali, soprat-

tutto dei denti anteriori. Si basa sul feno-

meno per cui i raggi luminosi che

attraversano i tessuti dentari alterati ven-

gano modificati e, di conseguenza, la

lesione cariosa si manifesta come una

macchia scura ben visibile [4].

La tecnica della conduttanza elettrica si

fonda sul principio che la conduttivit�a

elettrica del dente cambia durante la

demineralizzazione, anche con superficie

macroscopicamente intatta; viene utiliz-

zata soprattutto per la diagnosi di carie

delle superfici occlusali [5].

Tutte queste metodiche cliniche presen-

tano un’affidabilit�a differente, poich�e

DEN

hanno caratteristiche di sensibilit�a e

specificit�a diverse.

*

TA

L’esame ispettivo �e caratterizzato da

una bassa sensibilit�a e da un’alta

specificit�a, ossia i falsi positivi possono

essere elevati, considerando che di-

scromie dello smalto possono essere

anche di origine non cariosa.

*

L’esame con la specillazione possiede

alta sensibilit�a ma �e gravato da bassa

specificit�a, dal momento che talvolta

alcune carie profonde non sono spe-

cillabili e quindi i falsi negativi possono

incidere significativamente.

*

L’esame chimico �e eseguibile solo su

cavit�a aperte ed �e caratterizzato da

possibili falsi positivi, in quanto si tratta

di un esame altamente sensibile.

*

L’esame radiografico ha discreta

sensibilit�a e alta specificit�a. Con

questo metodo i falsi positivi sono

ridotti e quelli negativi – se l’esame �e

eseguito correttamente – sono pre-

senti pi�u in alcune aree di indagine

(occlusali) rispetto ad altre (interprossi-

mali). L’esame radiografico �e per�o gra-

vato dal costo biologico dell’esame

stesso. Le recenti norme in materia di

radioprotezione, secondo le regole

della giustificazione e dell’ottimizza-

zione, impongono un atteggiamento

prudente nel prescrivere e nell’ese-

guire accertamenti radiografici tradi-

zionali, che devono essere effettuati

non a scopo genericamente preven-

tivo ma solo in presenza di una moti-

vazione fondata per un sospetto dia-

gnostico. Sarebbe quindi auspicabile

avere a disposizione uno strumento

non invasivo, che possa essere di aiuto

nella diagnosi clinica di carie riducendo

al minimo anche le indagini radiogra-

fiche eventualmente necessarie.

L CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 273

Page 3: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

R. Galizzi et al.

1.1. Fluorescenza dentaria

Lo smalto dentario �e costituito da idros-

siapatite modificata, oltre che da una pic-

cola quantit�a di matrice organica e di

acqua. Lo smalto integro possiede un

basso livello di fluorescenza intrinseca,

ma livelli diversi di fluorescenza dopo

che �e stato attaccato dalla carie. �E impro-

babile che i fosfati calcici siano gli unici

responsabili della fluorescenza intrinseca

dello smalto. �E pi�u verosimile che questa

derivi da un’azione combinata dei com-

ponenti inorganici dello smalto con mole-

cole organiche assorbite [6]. �E altres�ı vero

che la fluorescenza dei denti pi�u bianchi �e

inferiore a quella dei denti pi�u scuri, cos�ı

come la presenza di tartaro, di zone di

ipomineralizzazione, di placca batterica,

di materiali compositi, di residui di pasta

da profilassi, di macchie pu�o indurre una

variazione della fluorescenza [7–9].

La presenza di carie induce un incre-

mento della fluorescenza dentaria. La

fluorescenza intrinseca del processo ca-

rioso sembra possa esseremessa in rela-

zione con la presenza di batteri e dei loro

metaboliti, oltre che con la dispersione

della luce [10].

I metaboliti batterici candidati a incre-

mentare la fluorescenza dentaria sono le

porfirine, prodotte da numerosi microrga-

nismi. Le porfirine sono evidenziabili per la

loro fluorescenza tramite stimolazione sia

con luci a bassa frequenza d’onda

(406 nm) sia con luce nella banda del

rosso. �E in questo spettro di luce che si

ottiene la massima fluorescenza del tes-

suto cariato, proprio per la presenza di

molecole di protoporfirina o di

mesoporfirina.

Alcuni studi hanno dimostrato che �e pos-

sibile distinguere lo smalto sano dallo

smalto cariato mediante la stimolazione

274 | DENTAL CADMOS | 5/2011

della fluorescenza dentaria con luce nello

spettro del rosso e dell’infrarosso.

Malgrado la stimolazione con luce a

bassa intensit�a (488 nm) offra le migliori

risposte in termini di fluorescenza, ugual-

mente l’irradiazione con luce di 655 nm

permette di distinguere perfettamente lo

smalto cariato da quello sano, in rapporto

alla fluorescenza emessa. Inoltre, la

forma degli spettri di fluorescenza per

tessuto sano e cariato �e la stessa nell’in-

tera lunghezza d’onda, cos�ı da non

necessitare di alcuna analisi spettrale.

La luce rossa, come la radiazione infra-

rossa, ha minore capacit�a di penetra-

zione nello smalto rispetto a quella di lun-

ghezza d’onda inferiore. Quest’ultima,

pertanto, si presta maggiormente all’indi-

viduazione di carie in profondit�a [11].

2. Materiali e metodi

Presso il reparto di Igiene Dentale

dell’Ospedale San Raffaele di Milano

sono stati esaminati 15 pazienti di et�a

compresa tra 7 e 18 anni (media: 12,53

anni), di cui 8 maschi e 7 femmine.

Criteri di inclusione dei partecipanti:

*

soggetti sani candidati alle misure pre-

ventodontiche di igiene dentale, con

almeno un dente permanente appa-

rentemente sano in assenza di lesioni

cavitarie macroscopiche.

Criteri di esclusione dei partecipanti:

*

pazienti non collaboranti, disabili;

*

gravi patologie sistemiche;

*

anomalie dello smalto, come ipoplasia

o discromie intrinseche;

*

presenza di sigillature o di restauri

conservativi;

*

presenza di corone protesiche.

I pazienti reclutati, o i loro rappresentanti

legali, sono stati informati sulle finalit�a

dello studio e per ciascuno �e stato

richiesto il consenso informato.

I pazienti sono stati sottoposti, da parte di

un unico operatore, a indagine clinica

mirante all’individuazione di lesioni ca-

riose sulle superfici occlusali e su quelle

lisce vestibolari o linguopalatine.

Dapprima i siti prescelti sono stati detersi

(Prophyflex, KaVo Dental, Biberach/Riss,

Germania), sciacquati e asciugati ad aria.

Successivamente sono stati sottoposti a

esame ispettivo, senza l’ausilio di mezzi di

ingrandimento, con specillazione delle

superfici dentarie mediante sonda Hu-

Friedy EXS 6A, con diametro in punta di

22 mm. Si �e quindi proceduto all’indagine

radiografica mediante radiografie bite-

wing (pellicole Kodak DF-42) con centra-

tore mirato. In seguito si �e effettuata la

valutazione con un apparecchio

DIAGNOdent� pen. Si tratta di uno stru-

mento di rilevamento della carie conte-

nente un laser diodo (con luce modulata

a 655 nm, picco di potenza di 1 mW),

come sorgente di luce di eccitamento, e

un fotodiodo combinato con un filtro

a lungo passaggio di trasmissione

(> 680 nm), come rivelatore. La luce di

eccitazione viene trasmessa al dente tra-

mite una fibra ottica; mediante un fascio

di nove fibre avvolte intorno concentrica-

mente si ottiene il rilevamento del se-

gnale. Il display digitale dell’apparecchio

mostra l’intensit�a della fluorescenza

quantitativamente registrata (in unit�a ri-

spetto a una calibrazione iniziale), oppor-

tunamente ripulita dall’inquinamento

della luce ambientale (figg. 1-4). La luce

incidente ha una capacit�a di penetrazione

di circa 2 mm e non arreca alcun danno

alle strutture dentali.

L’apparecchio �e catalogato nell’ambito

dei laser di Classe 1, in base alla norma

CEI EN 60825, ossia dispositivi

Page 4: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

[(Fig._2)TD$FIG]Fig. 2

Fig. 1 Strumento

rilevatore della

fluorescenza dentaria

Fig. 2 Display dello

strumento

La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

intrinsecamente sicuri che non necessi-

tano di particolari barriere di protezione e

non pongono problemi neanche in

seguito a osservazione diretta prolungata

del fascio di luce. Di conseguenza, l’uso

dell’apparecchio non impone l’utilizzo di

appositi occhiali protettivi, n�e per l’ope-

ratore n�e per il paziente, e non richiede

neppure un’area sorvegliata.

Le modalit�a di utilizzo di questo stru-

mento presuppongono inizialmente la

pulitura del dente da analizzare e la sua

asciugatura con aria. Questa procedura

non �e importante tanto per l’uso dello

strumento – funziona in modo sovrappo-

nibile su superfici sia umide sia asciutte –

quanto per permettere una migliore

visualizzazione delle decalcificazioni.

Infatti, asciugando il dente si ottiene una

maggiore diffusione della luce e si

abbassa l’indice di rifrazione degli spazi

intercristallini (da 1,33, smalto umido, a

1,0, smalto asciutto), rendendo la super-

ficie dello smalto decalcificato pi�u opaca

e quindi pi�u facilmente identificabile a

occhio nudo [12].

Si effettua poi la calibrazione dello stru-

mento su un apposito supporto, e quindi

[(Fig._1)TD$FIG]Fig. 1

la taratura, rilevando la fluorescenza

intrinseca di un dente in una zona mani-

festamente sana. Il valore registrato verr�a

automaticamente sottratto da quello

della fluorescenza rilevata nel punto di

indagine. Esistono due puntali della

sonda, a seconda che si debbano inda-

gare superfici occlusali o lisce (figg. 5-8).

In base a studi scientifici precedenti [13–

15], sono stati individuati alcuni range di

valori di lettura dell’esame: per esempio,

valori di rilevamento compresi tra 0 e 12

sulle superfici occlusali e tra 0 e 7 su

quelle prossimali corrispondono ad

assenza di carie; valori compresi tra 13

e 24 per le superfici occlusali e tra 8 e 15

per quelle prossimali corrispondono a

modeste decalcificazioni identificabili in

carie dello smalto; valori di lettura > 25

per le superfici occlusali e> 16 per quelle

DEN

prossimali corrispondono a demineraliz-

zazione intensa identificabile in carie della

dentina. Esistono, comunque, diverse

scale di interpretazione in base alle espe-

rienze dei singoli autori.

Nello svolgimento dello studio, dapprima

�e stata effettuata la calibrazione dello

strumento con uno standard di ceramica,

quindi �e stata eseguita la taratura misu-

rando la fluorescenza di un punto sano

sulla superficie liscia del dente per fornire

un valore di base. Questo valore viene

sottratto elettronicamente dalla fluore-

scenza del sito da misurare. La punta �e

stata poi spostata lungo il sistema occlu-

sale delle fessure, al fine di misurare la

fluorescenza delle pendici, delle pareti e

del solco per la registrazione del picco di

valore. L’intera procedura �e stata poi

ripetuta.

TAL CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 277

Page 5: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

[(Fig._3)TD$FIG]Fig. 3 [(Fig._4)TD$FIG]Fig. 4

Fig. 3 Punta con sonda

Fig. 4 Pen con display

aggiuntivo per la visione

del paziente

R. Galizzi et al.

Sono state effettuate rilevazioni con

la sonda di tipo occlusale in 5 punti per

ciascuna superficie dentale: mesiale,

centrale, distale, vestibolare, palatina.

Nell’interpretazione dei risultati �e stata uti-

lizzata la seguente scala di valori:

*

27

da 0 a 13, dente sano;

*

da 14 a 20, decalcificazione e/o carie

dello smalto;

*

da 21 a 29, carie iniziale della dentina;

*

30, carie della dentina profonda.

Per ciascun dente �e stato considerato il

valore pi�u alto di fluorescenza registrato.

I dati clinici sono stati confrontati e ana-

lizzati mediante indagine statistica utiliz-

zando il software IBM� SPSS� Statistics

18,0.

Il protocollo sperimentale impiegato �e

stato revisionato e accettato dal

Comitato Etico dell’Universit�a Vita-

Salute San Raffaele di Milano.

Gli autori dichiarano che lo studio presen-

tato �e stato realizzato in accordo con gli

standard etici stabiliti nella Dichiarazione

8 | DENTAL CADMOS | 5/2011

di Helsinki, e che il consenso informato �e

stato ottenuto da tutti i partecipanti prima

del loro arruolamento allo studio.

3. Risultati

Su 214 superfici esaminate, sia di denti

decidui sia di denti permanenti, l’esame

obiettivo con specillazione ha rilevato la

presenza di 59 carie, pari al 27,57%;

l’esame radiografico bite-wing di 55

carie, pari al 25,70%; lo strumento rileva-

tore della fluorescenza dentaria di 61

carie, pari al 28,50%. Se si considerano

anche le semplici demineralizzazioni e/o

carie dello smalto (48) la percentuale otte-

nuta dallo strumento rilevatore della fluo-

rescenza dentaria si accresce del

22,43%, per un totale di 50,93%. Le

figg. 9-13 illustrano i risultati ottenuti in

termini assoluti e percentuali.

Malgrado non esistano differenze stati-

sticamente significative nell’individua-

zione di carie conclamate (dentinali) fra

le tre metodiche analizzate (p = 0,0742),

lo strumento rilevatore della fluorescenza

dentaria ha evidenziato la presenza di 2

carie in pi�u rispetto alla specillazione, e di

6 carie in pi�u rispetto all’esame

radiografico.

Le carie dentinali sono state confermate

durante il trattamento restaurativo-tera-

peutico dal reperto macroscopico

intraoperatorio.

Per quanto riguarda l’indicazione fornita

dallo strumento rilevatore della fluore-

scenza dentaria relativamente a situazioni

di demineralizzazione e/o carie dello

smalto (score < 20), sono state attuate

soltanto metodiche di rinforzo della

fluoroprofilassi.

L’esame con specillazione �e risultato pi�u

efficace rispetto a quello radiografico

nell’intercettazione di carie precoci

nell’1,8% dei casi, ma meno efficace, ri-

spetto allo strumento rilevatore della

fluorescenza dentaria, dello 0,93%.

Analogamente, lo strumento rilevatore

della fluorescenza dentaria �e risultato

pi�u accurato rispetto al metodo radiogra-

fico nel 2,8% dei casi.

Non sono stati riscontrati falsi positivi,

anche in conseguenza alla selettivit�a dei

criteri di inclusione e di esclusione del

campione reclutato.

Page 6: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

[(Fig._5)TD$FIG]Fig. 5 [(Fig._6)TD$FIG]Fig. 6

[(Fig._7)TD$FIG]Fig. 7 [(Fig._8)TD$FIG]Fig. 8

Fig. 5 Calibrazione dello strumento

Fig. 6 Taratura individuale dello strumento

Fig. 7 Punte dello strumento

Fig. 8 Rilevazione della fluorescenza

La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

4. Discussione

Huth at al. [16], in uno studio prospettico

randomizzato effettuato in due centri su

120 denti in assenza di carie apparenti,

hanno evidenziato una notevole

sensibilit�a e specificit�a delle rilevazioni

strumentali basate sulla fluorescenza,

con buona capacit�a discriminativa nel

distinguere la sostanza dentale sana da

quella cariata, cos�ı come nel differenziare

la carie presente nel contesto dello

smalto rispetto al coinvolgimento denti-

nale e, infine, nell’appurare la profondit�a

dell’interessamento dentinale.

Uno studio di Olmez et al. [17], relativo alla

sensibilit�a e alla specificit�a di uno stru-

mento rilevatore della fluorescenza den-

taria, del metodo visivo e del metodo

radiografico, ha riportato i seguenti ri-

spettivi punteggi: 0,86/0,80; 0,69/1,00;

0,36/1,00. La metodica a fluorescenza

si �e dimostrata molto sensibile e con un

ottimo rapporto tra sensibilit�a e specificit�a

DEN

nell’intercettazione di carie occlusali

precoci.

Uno studio di Anttonen et al. [18] ha

dimostrato che uno strumento rilevatore

della fluorescenza dentaria ha la mede-

sima efficacia nell’individuare carie sia sui

denti decidui sia su quelli permanenti.

Lussi et al. [19], in uno studio su denti

molari permanenti estratti, hanno eviden-

ziato unamigliore performance dello stru-

mento rilevatore della fluorescenza den-

taria rispetto alle radiografie bite-wing nel

riconoscimento di carie prossimali, con

un’ottima riproducibilit�a dei risultati, che

sono scarsamente operatore-dipendenti.

TAL CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 281

Page 7: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

[(Fig._9)TD$FIG]Fig. 9

[(Fig._0)TD$FIG]Fig. 10[(Fig._1)TD$FIG]Fig. 11

[(Fig._2)TD$FIG]Fig. 12 [(Fig._3)TD$FIG]Fig. 13

Fig. 9 Valori assoluti di carie rilevate

Fig. 10 Percentuale di carie rilevate dalla specillazione

Fig. 11 Percentuale di carie rilevate dall’esame radiografico

Fig. 12 Percentuale di carie rilevate dallo strumento per la fluorescenza dentaria

Fig. 13 Percentuale di carie e di demineralizzazioni rilevate dallo strumento per la

fluorescenza dentaria

R. Galizzi et al.

282 | DENTAL CADMOS | 5/2011

Page 8: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

In uno studio di Lussi et al. [13], su 322

superfici occlusali indagate 100 risulta-

rono affette da carie. Di queste, 29 furono

intercettate col solo esame visivo, 71 con

radiografie bite-wing, 92 con l’uso dello

strumento rilevatore della fluorescenza

dentaria e tutte e 100 all’esame

istologico.

La semplice diagnosi di carie per�o

non comporta necessariamente un inter-

vento restaurativo. Sar�a soltanto la di-

screzionalit�a dell’odontoiatra a stabilire

se intervenire con un rafforzamento delle

misure di profilassi oppure con una spe-

cifica terapia. Per questo motivo si tende

a considerare un valore di registrazione di

fluorescenza > 30 come limite per con-

sigliare l’intervento restaurativo. In pra-

tica, riducendo la sensibilit�a ma aumen-

tando la specificit�a dell’analisi di questo

strumento, si tende a eliminare quei casi

(per esempio di semplici fessure colorate

o con tartaro all’interno) che possono

creare falsi positivi.

Bisogna altres�ı sottolineare che i valori di

lettura di questo strumento – soprattutto

quelli borderline – devono essere inter-

pretati come segnalazioni per un ulteriore

approfondimento diagnostico, di solito di

tipo radiografico. L’interpretazione di tutti

gli esami diagnostici effettuati fornir�a al

clinico gli elementi necessari per stabilire

il tipo di intervento da effettuare.

�E inoltre doveroso considerare la possi-

bilit�a di rilevazione di falsi positivi in fun-

zione di fattori interferenti quali:

*

tracce di sporco;

*

otturazioni in composito con propriet�a

fluorescenti;

*

margini sporchi delle otturazioni in

composito;

*

tartaro/concrezioni;

*

residui di cibo nelle fessure;

*

paste profilattiche;

*

carie rimineralizzate;

*

intensa fluorescenza naturale, denti

scoloriti o macchiati;

*

precedenti terapie con radiazioni.

Inoltre, vi sono stati casi in cui, in vici-

nanza alla polpa, sono stati rilevati erro-

neamente valori elevati.

Diversi studi [9,13,15,19,20,21] hanno

evidenziato un’ottima riproducibilit�a dei

risultati di indagine fra esaminatori diversi,

mediante lo strumento rilevatore della

fluorescenza dentaria, sottolineando la

facilit�a d’impiego dello strumento anche

in assenza di una preparazione specifica

o di una competenza mirata. Ci�o rende-

rebbe lo strumento adatto a un uso di

routine anche da parte di personale sani-

tario non particolarmente esperto.

5. Conclusioni

In base ai dati ricavati dallo studio, si pu�o

affermare che lo strumento rilevatore

della fluorescenza dentaria testato �e risul-

tato efficace nell’individuazione di carie

occlusali e/o delle superfici lisce buccali

o linguali, al pari dell’esame della specil-

lazione e di quello radiografico.

Sembrerebbe anche essere in grado di

offrire una maggiore accuratezza nell’evi-

denziare lesioni precoci, soprattutto sem-

plici demineralizzazioni o carie nel con-

testo dello smalto, meritevoli di un

rinforzo delle misure profilattiche.

Il metodo visivo e quello della specilla-

zione, che rimangono i metodi elettivi ini-

ziali nell’individuazione di carie, risultano

poco performanti in caso di lesioni chiuse

o con aperture all’esterno inferiori al dia-

metro minimo degli specilli presenti in

commercio, e presentano anche il rischio

che un’eccessiva forza di sondaggio

possa provocare fratture dello smalto di

DEN

superficie. La specillazione di carie iniziali

in sede interprossimale �e spesso assai

ardua.

Il metodo radiografico risulta pi�u efficace

nell’individuazione di carie interprossimali

e talora �e fallace in caso di carie iniziali

occlusali; inoltre �e una metodica invasiva,

soprattutto in soggetti giovani, e deve

essere limitata ad approfondimenti dia-

gnostici successivi a metodi di minore

costo biologico.

Comunque, a tutt’oggi, non esiste un

unico strumento che permetta la diagnosi

sicura di carie dentale – soprattutto in

fase iniziale – esente da lati negativi, con

elevata sensibilit�a e specificit�a.

L’implementazione di varie metodiche

secondo una procedura razionale pu�o

permettere di intervenire il pi�u precoce-

mente possibile nei casi di lesioni demi-

neralizzanti, soprattutto in individui in fase

dinamica di crescita. Attualmente

l’esame visivo-ispettivo associato alla

specillazione rimane la metodica pi�u uni-

versalmente usata nello screening delle

lesioni cariose. Considerando i limiti di

tale procedura, consistenti nella possi-

bilit�a di sottostimare l’evento carioso, sia

per la presenza di carie sottominanti non

specillabili sia per la difficolt�a di fornire

una giusta interpretazione alle discromie

dei denti, si pu�o prendere in considera-

zione – in base ai risultati dello studio

effettuato – la possibilit�a di affiancarvi

l’esame della fluorescenza, in virt�u di ca-

ratteristiche quali la semplicit�a di esecu-

zione, la facilit�a di lettura, la riproducibilit�a

dei risultati, l’innocuit�a, la velocit�a di effet-

tuazione, la non necessit�a di comprovata

esperienza dell’operatore.

L’impiego dello strumento rilevatore della

fluorescenza dentaria testato sembre-

rebbe un metodo affidabile, con alta

sensibilit�a ma con minore specificit�a nella

TAL CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 285

Page 9: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

diagnosi precoce di carie. Sicuramente �e

una metodica di facile utilizzo, innocua,

che non richiede un lungo training

preparatorio, alla portata di qualsiasi

operatore sanitario. Bisogna considerare

l’eventualit�a del riscontro di falsi positivi

per la presenza di elementi interferenti

che possono aumentare la fluorescenza

dentaria, per esempio otturazioni o tar-

taro, o di colorazioni specifiche acquisite

degli elementi dentari. Inoltre �e indispen-

sabile riferirsi a corretti valori di cut-off per

stabilire la soglia di interpretazione dei

risultati. In questo studio si �e stabilita la

soglia di 20 unit�a per considerare la pre-

senza di carie dentinali, ma alcuni autori

suggeriscono di elevare questo valore a

25-30, per evitare l’intervento terapeutico

in casi sospetti.

Per tali motivi lo strumento rilevatore

della fluorescenza dentaria testato

potrebbe essere adatto per il monitor-

aggio preventivo delle carie, soprattutto

in studi epidemiologici in cui il ricorso

sistematico alle radiografie potrebbe

essere troppo costoso e non ineccepi-

bile dal punto di vista etico, e in cui

l’assenza dei fattori interferenti sopra

citati diminuirebbe l’incidenza delle false

positivit�a.

Un solo esame non sembra assommare

tutte le caratteristiche ottimali per porre

diagnosi di carie. �E solo grazie all’integra-

zione di pi�u metodiche che �e possibile

giungere a un giudizio diagnostico defini-

tivo. Uno strumento basato sulla fluore-

scenza dentaria sembra possedere

caratteristiche promettenti per affiancarsi

a metodiche oltremodo collaudate

nell’iter diagnostico delle carie.

Page 10: La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie

Conflitto di interessi

Gli autori dichiarano di non aver nessun

conflitto di interessi.

Finanziamento allo studio

Gli autori dichiarano di non aver ricevuto

finanziamenti istituzionali per il presente

studio.

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