articolo originale
Riassunto
Obiettivi. Valutare l’ef
dentaria, quale suppor
quella delle metodich
lesioni cariose.
Materiali e metodi. A
esclusione, di 15 pazi
manovre preventodon
obiettivo con specillaz
wing, esame strument
Riss, Germania). I ris
analisi statistica.
Risultati. Su 214 sup
l’esame radiografico b
fluorescenza dentaria
rispettivamente, pari a
anche le semplici dem
tuale relativa allo st
accresce del 22,43%
�e emerso che l’esame
cettazione di carie pr
casi, ma meno effica
cenza dentaria, dello
fluorescenza dentaria
grafico, nel 2,8% dei
Conclusioni. Lo strum
sembrerebbe un meto
primaria importanza,
eventuali false positiv
Parole chiave: * Car* Fluorescenza denta
272 | DENTAL CADMO
CONSERVATIVA
La fluorescenza dentaria nella diagnosidi carieTooth fluorescence for caries detection
R. Galizzi, L. Fulvi, E. Polizzi, A. Calderini*
Universit�a Vita-Salute San Raffaele Milano,Corso di Laurea in Igiene Dentale Presidente (prof. E. Gherlone)
Ricevuto il25 novembre 2010
Accettato il27 dicembre 2010
Disponibile online4 marzo 2011
*Autore di riferimentoAngelo Calderini
ficacia di uno strumento rilevatore della fluorescenza
to per la diagnosi precoce di carie, e raffrontarla con
e tradizionalmente usate nell’intercettazione delle
rruolamento, secondo precisi criteri di inclusione ed
enti di et�a compresa tra 7 e 18 anni da sottoporre a
tiche. Analisi della presenza di carie mediante esame
ione, esame radiografico mediante radiografia bite-
ale mediante DIAGNOdent� (KaVo Dental, Biberach/
ultati ottenuti sono stati comparati e sottoposti ad
erfici esaminate, l’esame obiettivo con specillazione,
ite-wing e l’esame con lo strumento rilevatore della
hanno rilevato la presenza di carie con risultati,
l 27,57%, al 25,70% e al 28,50%. Se si considerano
ineralizzazioni e/o le carie dello smalto, la percen-
rumento rilevatore della fluorescenza dentaria si
, giungendo quindi al 50,93%. Dall’incrocio dei dati
con specillazione �e risultato pi�u efficace nell’inter-
ecoci, rispetto a quello radiografico, nell’1,8% dei
ce, rispetto allo strumento rilevatore della fluores-
0,93%. Analogamente, lo strumento rilevatore della
�e risultato pi�u accurato, rispetto al metodo radio-
casi.
ento rilevatore della fluorescenza dentaria testato
do affidabile nella diagnosi di carie, sebbene sia di
per l’interpretazione corretta dei risultati, valutare le
it�a e il rispetto dei valori di cut-off.
ie * Diagnosi di carie * Radiografie bite-wing
ria * Laser dentale
Abstract
Objectives. The objectives of this study were to assess the effectiveness of
a device that senses tooth fluorescence in the early detection of dental
caries and to compare this tool with traditional methods for identifying
caries.
Materials and methods. Using specific inclusion and exclusion criteria,
we enrolled 15 patients (aged 7-18 years). Each underwent a preventive
dental examination. Detection of caries was based on tactile examination,
bitewing radiography, and the DIAGNOdent� system (Kavo Dental,
Biberach/Riss, Germany). Data collected with each method were compared
and statistically analysed.
Results. A total of 214 tooth surfaces were examined. Caries were
detected in 27.57% of these surfaces by means of tactile examination,
25.7% with bitewing radiographs, and 28.5% with the DIAGNOdent tooth
fluorescence sensor. The fluorescence sensor also detected simple demi-
neralization and caries involving the enamel in the 22.43% of the surfaces
(total 50.93%). Tactile examination proved to be more effective than
bitewing radiographs for the early detection of caries in 1.8% of the
surfaces examined, but it was less effective than the fluorescence sensor
in 0.93% of the detections. The DIAGNOdent sensor appeared to be more
accurate than the bitewing radiograph in 2.8% of the cases.
Conclusions. The tooth fluorescence sensor tested in this study seems to
be an effective tool for caries detection although meaningful interpretation
of our findings requires assessment of the correct application of cut-off
levels and false positivity rates.
Key words: * Caries * Caries detection * Bitewing radiographs * Tooth
fluorescence * Dental laser
0011-8524/5 - see front matter � 2011 Elsevier Srl. Tutti i dirtti riservati.
S | 5/2011 doi: 10.1016/j.cadmos.2010.12.012
La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie
1. Introduzione
La diagnosi clinica di carie dentaria pu�o
essere di tipo visivo-ispettivo, tramite
specillazione, di tipo radiografico oppure
di natura chimica. Tecniche eventual-
mente disponibili sono anche la transillu-
minazione e la conduttanza elettrica.
L’esame visivo-ispettivo deve indurre a
presupporre la presenza di carie quando
sono visibili sulla superficie dentaria mac-
chie brunastre o quando si percepiscono
discromie dello smalto anche apparente-
mente intatto. Questi cambiamenti di
colore possono sottendere la presenza
di una lesione cariosa sottostante.
L’utilizzo di sistemi ingrandenti pu�o facili-
tare tale esame.
La specillazione �e positiva per la presenza
di una carie quando la punta di una sonda
sottile si impegna all’interno dello smalto
sia a livello occlusale sia in zone interpros-
simali o cervicali. Anche la semplice solu-
zione di continuo della superficie dentaria
percepibile alla specillazione deve indurre
il sospetto di un focolaio carioso o una
recidiva di carie [1].
L’esame radiografico permette di porre
diagnosi con carattere di pressoch�e cer-
tezza quando si evidenziano zone di
radiotrasparenza nel contesto dei tessuti
duri dentari normalmente radiopachi.
Elettive sono le radiografie bite-wing,
che permettono di vedere le corone den-
tarie di denti antagonisti, oppure le nor-
mali radiografie endorali, che evidenziano
il dente nella sua interezza corono-radi-
colare. L’esame radiografico consente di
confermare un sospetto insorto all’esame
visivo o alla specillazione, oppure di evi-
denziare lesioni cariose sconosciute e
asintomatiche, anche perch�e localizzate
solo nel contesto dello smalto. Per
contro, l’esame radiografico permette
anche di stabilire il grado di profondit�a
della carie e i suoi rapporti presunti con
la polpa dentaria, cos�ı come evidenzia
eventuali carie secondarie al di sotto di
pregressi restauri [2].
La diagnosi chimica di carie si effettua
mediante certe sostanze (fucsina basica,
acidi specifici) in grado di colorare eletti-
vamente la dentina demineralizzata cari-
ata. Queste sostanze possono consen-
tire di distinguere una semplice
decalcificazione da una vera carie e,
soprattutto, sono utili durante il tratta-
mento terapeutico per stabilire l’entit�a
della dentina da asportare prima di effet-
tuare il restauro definitivo. L’affidabilit�a di
tali sostanze non �e completa, dal
momento che alcuni studi ne avrebbero
messo in discussione la capacit�a selettiva
di distinguere effettivamente la dentina
cariata da quella demineralizzata ma
non infetta. In altre parole, sono sostanze
che tendono a sovrastimare il fenomeno
carioso, con una percentuale significativa
di falsi positivi [3].
La transilluminazione �e una tecnica indi-
cata per le zone interprossimali, soprat-
tutto dei denti anteriori. Si basa sul feno-
meno per cui i raggi luminosi che
attraversano i tessuti dentari alterati ven-
gano modificati e, di conseguenza, la
lesione cariosa si manifesta come una
macchia scura ben visibile [4].
La tecnica della conduttanza elettrica si
fonda sul principio che la conduttivit�a
elettrica del dente cambia durante la
demineralizzazione, anche con superficie
macroscopicamente intatta; viene utiliz-
zata soprattutto per la diagnosi di carie
delle superfici occlusali [5].
Tutte queste metodiche cliniche presen-
tano un’affidabilit�a differente, poich�e
DEN
hanno caratteristiche di sensibilit�a e
specificit�a diverse.
*
TA
L’esame ispettivo �e caratterizzato da
una bassa sensibilit�a e da un’alta
specificit�a, ossia i falsi positivi possono
essere elevati, considerando che di-
scromie dello smalto possono essere
anche di origine non cariosa.
*
L’esame con la specillazione possiedealta sensibilit�a ma �e gravato da bassa
specificit�a, dal momento che talvolta
alcune carie profonde non sono spe-
cillabili e quindi i falsi negativi possono
incidere significativamente.
*
L’esame chimico �e eseguibile solo sucavit�a aperte ed �e caratterizzato da
possibili falsi positivi, in quanto si tratta
di un esame altamente sensibile.
*
L’esame radiografico ha discretasensibilit�a e alta specificit�a. Con
questo metodo i falsi positivi sono
ridotti e quelli negativi – se l’esame �e
eseguito correttamente – sono pre-
senti pi�u in alcune aree di indagine
(occlusali) rispetto ad altre (interprossi-
mali). L’esame radiografico �e per�o gra-
vato dal costo biologico dell’esame
stesso. Le recenti norme in materia di
radioprotezione, secondo le regole
della giustificazione e dell’ottimizza-
zione, impongono un atteggiamento
prudente nel prescrivere e nell’ese-
guire accertamenti radiografici tradi-
zionali, che devono essere effettuati
non a scopo genericamente preven-
tivo ma solo in presenza di una moti-
vazione fondata per un sospetto dia-
gnostico. Sarebbe quindi auspicabile
avere a disposizione uno strumento
non invasivo, che possa essere di aiuto
nella diagnosi clinica di carie riducendo
al minimo anche le indagini radiogra-
fiche eventualmente necessarie.
L CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 273
R. Galizzi et al.
1.1. Fluorescenza dentaria
Lo smalto dentario �e costituito da idros-
siapatite modificata, oltre che da una pic-
cola quantit�a di matrice organica e di
acqua. Lo smalto integro possiede un
basso livello di fluorescenza intrinseca,
ma livelli diversi di fluorescenza dopo
che �e stato attaccato dalla carie. �E impro-
babile che i fosfati calcici siano gli unici
responsabili della fluorescenza intrinseca
dello smalto. �E pi�u verosimile che questa
derivi da un’azione combinata dei com-
ponenti inorganici dello smalto con mole-
cole organiche assorbite [6]. �E altres�ı vero
che la fluorescenza dei denti pi�u bianchi �e
inferiore a quella dei denti pi�u scuri, cos�ı
come la presenza di tartaro, di zone di
ipomineralizzazione, di placca batterica,
di materiali compositi, di residui di pasta
da profilassi, di macchie pu�o indurre una
variazione della fluorescenza [7–9].
La presenza di carie induce un incre-
mento della fluorescenza dentaria. La
fluorescenza intrinseca del processo ca-
rioso sembra possa esseremessa in rela-
zione con la presenza di batteri e dei loro
metaboliti, oltre che con la dispersione
della luce [10].
I metaboliti batterici candidati a incre-
mentare la fluorescenza dentaria sono le
porfirine, prodotte da numerosi microrga-
nismi. Le porfirine sono evidenziabili per la
loro fluorescenza tramite stimolazione sia
con luci a bassa frequenza d’onda
(406 nm) sia con luce nella banda del
rosso. �E in questo spettro di luce che si
ottiene la massima fluorescenza del tes-
suto cariato, proprio per la presenza di
molecole di protoporfirina o di
mesoporfirina.
Alcuni studi hanno dimostrato che �e pos-
sibile distinguere lo smalto sano dallo
smalto cariato mediante la stimolazione
274 | DENTAL CADMOS | 5/2011
della fluorescenza dentaria con luce nello
spettro del rosso e dell’infrarosso.
Malgrado la stimolazione con luce a
bassa intensit�a (488 nm) offra le migliori
risposte in termini di fluorescenza, ugual-
mente l’irradiazione con luce di 655 nm
permette di distinguere perfettamente lo
smalto cariato da quello sano, in rapporto
alla fluorescenza emessa. Inoltre, la
forma degli spettri di fluorescenza per
tessuto sano e cariato �e la stessa nell’in-
tera lunghezza d’onda, cos�ı da non
necessitare di alcuna analisi spettrale.
La luce rossa, come la radiazione infra-
rossa, ha minore capacit�a di penetra-
zione nello smalto rispetto a quella di lun-
ghezza d’onda inferiore. Quest’ultima,
pertanto, si presta maggiormente all’indi-
viduazione di carie in profondit�a [11].
2. Materiali e metodi
Presso il reparto di Igiene Dentale
dell’Ospedale San Raffaele di Milano
sono stati esaminati 15 pazienti di et�a
compresa tra 7 e 18 anni (media: 12,53
anni), di cui 8 maschi e 7 femmine.
Criteri di inclusione dei partecipanti:
*
soggetti sani candidati alle misure pre-ventodontiche di igiene dentale, con
almeno un dente permanente appa-
rentemente sano in assenza di lesioni
cavitarie macroscopiche.
Criteri di esclusione dei partecipanti:
*
pazienti non collaboranti, disabili;*
gravi patologie sistemiche;*
anomalie dello smalto, come ipoplasiao discromie intrinseche;
*
presenza di sigillature o di restauriconservativi;
*
presenza di corone protesiche.I pazienti reclutati, o i loro rappresentanti
legali, sono stati informati sulle finalit�a
dello studio e per ciascuno �e stato
richiesto il consenso informato.
I pazienti sono stati sottoposti, da parte di
un unico operatore, a indagine clinica
mirante all’individuazione di lesioni ca-
riose sulle superfici occlusali e su quelle
lisce vestibolari o linguopalatine.
Dapprima i siti prescelti sono stati detersi
(Prophyflex, KaVo Dental, Biberach/Riss,
Germania), sciacquati e asciugati ad aria.
Successivamente sono stati sottoposti a
esame ispettivo, senza l’ausilio di mezzi di
ingrandimento, con specillazione delle
superfici dentarie mediante sonda Hu-
Friedy EXS 6A, con diametro in punta di
22 mm. Si �e quindi proceduto all’indagine
radiografica mediante radiografie bite-
wing (pellicole Kodak DF-42) con centra-
tore mirato. In seguito si �e effettuata la
valutazione con un apparecchio
DIAGNOdent� pen. Si tratta di uno stru-
mento di rilevamento della carie conte-
nente un laser diodo (con luce modulata
a 655 nm, picco di potenza di 1 mW),
come sorgente di luce di eccitamento, e
un fotodiodo combinato con un filtro
a lungo passaggio di trasmissione
(> 680 nm), come rivelatore. La luce di
eccitazione viene trasmessa al dente tra-
mite una fibra ottica; mediante un fascio
di nove fibre avvolte intorno concentrica-
mente si ottiene il rilevamento del se-
gnale. Il display digitale dell’apparecchio
mostra l’intensit�a della fluorescenza
quantitativamente registrata (in unit�a ri-
spetto a una calibrazione iniziale), oppor-
tunamente ripulita dall’inquinamento
della luce ambientale (figg. 1-4). La luce
incidente ha una capacit�a di penetrazione
di circa 2 mm e non arreca alcun danno
alle strutture dentali.
L’apparecchio �e catalogato nell’ambito
dei laser di Classe 1, in base alla norma
CEI EN 60825, ossia dispositivi
[(Fig._2)TD$FIG]Fig. 2
Fig. 1 Strumento
rilevatore della
fluorescenza dentaria
Fig. 2 Display dello
strumento
La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie
intrinsecamente sicuri che non necessi-
tano di particolari barriere di protezione e
non pongono problemi neanche in
seguito a osservazione diretta prolungata
del fascio di luce. Di conseguenza, l’uso
dell’apparecchio non impone l’utilizzo di
appositi occhiali protettivi, n�e per l’ope-
ratore n�e per il paziente, e non richiede
neppure un’area sorvegliata.
Le modalit�a di utilizzo di questo stru-
mento presuppongono inizialmente la
pulitura del dente da analizzare e la sua
asciugatura con aria. Questa procedura
non �e importante tanto per l’uso dello
strumento – funziona in modo sovrappo-
nibile su superfici sia umide sia asciutte –
quanto per permettere una migliore
visualizzazione delle decalcificazioni.
Infatti, asciugando il dente si ottiene una
maggiore diffusione della luce e si
abbassa l’indice di rifrazione degli spazi
intercristallini (da 1,33, smalto umido, a
1,0, smalto asciutto), rendendo la super-
ficie dello smalto decalcificato pi�u opaca
e quindi pi�u facilmente identificabile a
occhio nudo [12].
Si effettua poi la calibrazione dello stru-
mento su un apposito supporto, e quindi
[(Fig._1)TD$FIG]Fig. 1
la taratura, rilevando la fluorescenza
intrinseca di un dente in una zona mani-
festamente sana. Il valore registrato verr�a
automaticamente sottratto da quello
della fluorescenza rilevata nel punto di
indagine. Esistono due puntali della
sonda, a seconda che si debbano inda-
gare superfici occlusali o lisce (figg. 5-8).
In base a studi scientifici precedenti [13–
15], sono stati individuati alcuni range di
valori di lettura dell’esame: per esempio,
valori di rilevamento compresi tra 0 e 12
sulle superfici occlusali e tra 0 e 7 su
quelle prossimali corrispondono ad
assenza di carie; valori compresi tra 13
e 24 per le superfici occlusali e tra 8 e 15
per quelle prossimali corrispondono a
modeste decalcificazioni identificabili in
carie dello smalto; valori di lettura > 25
per le superfici occlusali e> 16 per quelle
DEN
prossimali corrispondono a demineraliz-
zazione intensa identificabile in carie della
dentina. Esistono, comunque, diverse
scale di interpretazione in base alle espe-
rienze dei singoli autori.
Nello svolgimento dello studio, dapprima
�e stata effettuata la calibrazione dello
strumento con uno standard di ceramica,
quindi �e stata eseguita la taratura misu-
rando la fluorescenza di un punto sano
sulla superficie liscia del dente per fornire
un valore di base. Questo valore viene
sottratto elettronicamente dalla fluore-
scenza del sito da misurare. La punta �e
stata poi spostata lungo il sistema occlu-
sale delle fessure, al fine di misurare la
fluorescenza delle pendici, delle pareti e
del solco per la registrazione del picco di
valore. L’intera procedura �e stata poi
ripetuta.
TAL CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 277
[(Fig._3)TD$FIG]Fig. 3 [(Fig._4)TD$FIG]Fig. 4
Fig. 3 Punta con sonda
Fig. 4 Pen con display
aggiuntivo per la visione
del paziente
R. Galizzi et al.
Sono state effettuate rilevazioni con
la sonda di tipo occlusale in 5 punti per
ciascuna superficie dentale: mesiale,
centrale, distale, vestibolare, palatina.
Nell’interpretazione dei risultati �e stata uti-
lizzata la seguente scala di valori:
*
27
da 0 a 13, dente sano;
*
da 14 a 20, decalcificazione e/o cariedello smalto;
*
da 21 a 29, carie iniziale della dentina;*
30, carie della dentina profonda.Per ciascun dente �e stato considerato il
valore pi�u alto di fluorescenza registrato.
I dati clinici sono stati confrontati e ana-
lizzati mediante indagine statistica utiliz-
zando il software IBM� SPSS� Statistics
18,0.
Il protocollo sperimentale impiegato �e
stato revisionato e accettato dal
Comitato Etico dell’Universit�a Vita-
Salute San Raffaele di Milano.
Gli autori dichiarano che lo studio presen-
tato �e stato realizzato in accordo con gli
standard etici stabiliti nella Dichiarazione
8 | DENTAL CADMOS | 5/2011
di Helsinki, e che il consenso informato �e
stato ottenuto da tutti i partecipanti prima
del loro arruolamento allo studio.
3. Risultati
Su 214 superfici esaminate, sia di denti
decidui sia di denti permanenti, l’esame
obiettivo con specillazione ha rilevato la
presenza di 59 carie, pari al 27,57%;
l’esame radiografico bite-wing di 55
carie, pari al 25,70%; lo strumento rileva-
tore della fluorescenza dentaria di 61
carie, pari al 28,50%. Se si considerano
anche le semplici demineralizzazioni e/o
carie dello smalto (48) la percentuale otte-
nuta dallo strumento rilevatore della fluo-
rescenza dentaria si accresce del
22,43%, per un totale di 50,93%. Le
figg. 9-13 illustrano i risultati ottenuti in
termini assoluti e percentuali.
Malgrado non esistano differenze stati-
sticamente significative nell’individua-
zione di carie conclamate (dentinali) fra
le tre metodiche analizzate (p = 0,0742),
lo strumento rilevatore della fluorescenza
dentaria ha evidenziato la presenza di 2
carie in pi�u rispetto alla specillazione, e di
6 carie in pi�u rispetto all’esame
radiografico.
Le carie dentinali sono state confermate
durante il trattamento restaurativo-tera-
peutico dal reperto macroscopico
intraoperatorio.
Per quanto riguarda l’indicazione fornita
dallo strumento rilevatore della fluore-
scenza dentaria relativamente a situazioni
di demineralizzazione e/o carie dello
smalto (score < 20), sono state attuate
soltanto metodiche di rinforzo della
fluoroprofilassi.
L’esame con specillazione �e risultato pi�u
efficace rispetto a quello radiografico
nell’intercettazione di carie precoci
nell’1,8% dei casi, ma meno efficace, ri-
spetto allo strumento rilevatore della
fluorescenza dentaria, dello 0,93%.
Analogamente, lo strumento rilevatore
della fluorescenza dentaria �e risultato
pi�u accurato rispetto al metodo radiogra-
fico nel 2,8% dei casi.
Non sono stati riscontrati falsi positivi,
anche in conseguenza alla selettivit�a dei
criteri di inclusione e di esclusione del
campione reclutato.
[(Fig._5)TD$FIG]Fig. 5 [(Fig._6)TD$FIG]Fig. 6
[(Fig._7)TD$FIG]Fig. 7 [(Fig._8)TD$FIG]Fig. 8
Fig. 5 Calibrazione dello strumento
Fig. 6 Taratura individuale dello strumento
Fig. 7 Punte dello strumento
Fig. 8 Rilevazione della fluorescenza
La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie
4. Discussione
Huth at al. [16], in uno studio prospettico
randomizzato effettuato in due centri su
120 denti in assenza di carie apparenti,
hanno evidenziato una notevole
sensibilit�a e specificit�a delle rilevazioni
strumentali basate sulla fluorescenza,
con buona capacit�a discriminativa nel
distinguere la sostanza dentale sana da
quella cariata, cos�ı come nel differenziare
la carie presente nel contesto dello
smalto rispetto al coinvolgimento denti-
nale e, infine, nell’appurare la profondit�a
dell’interessamento dentinale.
Uno studio di Olmez et al. [17], relativo alla
sensibilit�a e alla specificit�a di uno stru-
mento rilevatore della fluorescenza den-
taria, del metodo visivo e del metodo
radiografico, ha riportato i seguenti ri-
spettivi punteggi: 0,86/0,80; 0,69/1,00;
0,36/1,00. La metodica a fluorescenza
si �e dimostrata molto sensibile e con un
ottimo rapporto tra sensibilit�a e specificit�a
DEN
nell’intercettazione di carie occlusali
precoci.
Uno studio di Anttonen et al. [18] ha
dimostrato che uno strumento rilevatore
della fluorescenza dentaria ha la mede-
sima efficacia nell’individuare carie sia sui
denti decidui sia su quelli permanenti.
Lussi et al. [19], in uno studio su denti
molari permanenti estratti, hanno eviden-
ziato unamigliore performance dello stru-
mento rilevatore della fluorescenza den-
taria rispetto alle radiografie bite-wing nel
riconoscimento di carie prossimali, con
un’ottima riproducibilit�a dei risultati, che
sono scarsamente operatore-dipendenti.
TAL CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 281
[(Fig._9)TD$FIG]Fig. 9
[(Fig._0)TD$FIG]Fig. 10[(Fig._1)TD$FIG]Fig. 11
[(Fig._2)TD$FIG]Fig. 12 [(Fig._3)TD$FIG]Fig. 13
Fig. 9 Valori assoluti di carie rilevate
Fig. 10 Percentuale di carie rilevate dalla specillazione
Fig. 11 Percentuale di carie rilevate dall’esame radiografico
Fig. 12 Percentuale di carie rilevate dallo strumento per la fluorescenza dentaria
Fig. 13 Percentuale di carie e di demineralizzazioni rilevate dallo strumento per la
fluorescenza dentaria
R. Galizzi et al.
282 | DENTAL CADMOS | 5/2011
La fluorescenza dentaria nella diagnosi di carie
In uno studio di Lussi et al. [13], su 322
superfici occlusali indagate 100 risulta-
rono affette da carie. Di queste, 29 furono
intercettate col solo esame visivo, 71 con
radiografie bite-wing, 92 con l’uso dello
strumento rilevatore della fluorescenza
dentaria e tutte e 100 all’esame
istologico.
La semplice diagnosi di carie per�o
non comporta necessariamente un inter-
vento restaurativo. Sar�a soltanto la di-
screzionalit�a dell’odontoiatra a stabilire
se intervenire con un rafforzamento delle
misure di profilassi oppure con una spe-
cifica terapia. Per questo motivo si tende
a considerare un valore di registrazione di
fluorescenza > 30 come limite per con-
sigliare l’intervento restaurativo. In pra-
tica, riducendo la sensibilit�a ma aumen-
tando la specificit�a dell’analisi di questo
strumento, si tende a eliminare quei casi
(per esempio di semplici fessure colorate
o con tartaro all’interno) che possono
creare falsi positivi.
Bisogna altres�ı sottolineare che i valori di
lettura di questo strumento – soprattutto
quelli borderline – devono essere inter-
pretati come segnalazioni per un ulteriore
approfondimento diagnostico, di solito di
tipo radiografico. L’interpretazione di tutti
gli esami diagnostici effettuati fornir�a al
clinico gli elementi necessari per stabilire
il tipo di intervento da effettuare.
�E inoltre doveroso considerare la possi-
bilit�a di rilevazione di falsi positivi in fun-
zione di fattori interferenti quali:
*
tracce di sporco;*
otturazioni in composito con propriet�afluorescenti;
*
margini sporchi delle otturazioni incomposito;
*
tartaro/concrezioni;*
residui di cibo nelle fessure;*
paste profilattiche;*
carie rimineralizzate;*
intensa fluorescenza naturale, dentiscoloriti o macchiati;
*
precedenti terapie con radiazioni.Inoltre, vi sono stati casi in cui, in vici-
nanza alla polpa, sono stati rilevati erro-
neamente valori elevati.
Diversi studi [9,13,15,19,20,21] hanno
evidenziato un’ottima riproducibilit�a dei
risultati di indagine fra esaminatori diversi,
mediante lo strumento rilevatore della
fluorescenza dentaria, sottolineando la
facilit�a d’impiego dello strumento anche
in assenza di una preparazione specifica
o di una competenza mirata. Ci�o rende-
rebbe lo strumento adatto a un uso di
routine anche da parte di personale sani-
tario non particolarmente esperto.
5. Conclusioni
In base ai dati ricavati dallo studio, si pu�o
affermare che lo strumento rilevatore
della fluorescenza dentaria testato �e risul-
tato efficace nell’individuazione di carie
occlusali e/o delle superfici lisce buccali
o linguali, al pari dell’esame della specil-
lazione e di quello radiografico.
Sembrerebbe anche essere in grado di
offrire una maggiore accuratezza nell’evi-
denziare lesioni precoci, soprattutto sem-
plici demineralizzazioni o carie nel con-
testo dello smalto, meritevoli di un
rinforzo delle misure profilattiche.
Il metodo visivo e quello della specilla-
zione, che rimangono i metodi elettivi ini-
ziali nell’individuazione di carie, risultano
poco performanti in caso di lesioni chiuse
o con aperture all’esterno inferiori al dia-
metro minimo degli specilli presenti in
commercio, e presentano anche il rischio
che un’eccessiva forza di sondaggio
possa provocare fratture dello smalto di
DEN
superficie. La specillazione di carie iniziali
in sede interprossimale �e spesso assai
ardua.
Il metodo radiografico risulta pi�u efficace
nell’individuazione di carie interprossimali
e talora �e fallace in caso di carie iniziali
occlusali; inoltre �e una metodica invasiva,
soprattutto in soggetti giovani, e deve
essere limitata ad approfondimenti dia-
gnostici successivi a metodi di minore
costo biologico.
Comunque, a tutt’oggi, non esiste un
unico strumento che permetta la diagnosi
sicura di carie dentale – soprattutto in
fase iniziale – esente da lati negativi, con
elevata sensibilit�a e specificit�a.
L’implementazione di varie metodiche
secondo una procedura razionale pu�o
permettere di intervenire il pi�u precoce-
mente possibile nei casi di lesioni demi-
neralizzanti, soprattutto in individui in fase
dinamica di crescita. Attualmente
l’esame visivo-ispettivo associato alla
specillazione rimane la metodica pi�u uni-
versalmente usata nello screening delle
lesioni cariose. Considerando i limiti di
tale procedura, consistenti nella possi-
bilit�a di sottostimare l’evento carioso, sia
per la presenza di carie sottominanti non
specillabili sia per la difficolt�a di fornire
una giusta interpretazione alle discromie
dei denti, si pu�o prendere in considera-
zione – in base ai risultati dello studio
effettuato – la possibilit�a di affiancarvi
l’esame della fluorescenza, in virt�u di ca-
ratteristiche quali la semplicit�a di esecu-
zione, la facilit�a di lettura, la riproducibilit�a
dei risultati, l’innocuit�a, la velocit�a di effet-
tuazione, la non necessit�a di comprovata
esperienza dell’operatore.
L’impiego dello strumento rilevatore della
fluorescenza dentaria testato sembre-
rebbe un metodo affidabile, con alta
sensibilit�a ma con minore specificit�a nella
TAL CADMOS | 2011;79(5):272-288 | 285
diagnosi precoce di carie. Sicuramente �e
una metodica di facile utilizzo, innocua,
che non richiede un lungo training
preparatorio, alla portata di qualsiasi
operatore sanitario. Bisogna considerare
l’eventualit�a del riscontro di falsi positivi
per la presenza di elementi interferenti
che possono aumentare la fluorescenza
dentaria, per esempio otturazioni o tar-
taro, o di colorazioni specifiche acquisite
degli elementi dentari. Inoltre �e indispen-
sabile riferirsi a corretti valori di cut-off per
stabilire la soglia di interpretazione dei
risultati. In questo studio si �e stabilita la
soglia di 20 unit�a per considerare la pre-
senza di carie dentinali, ma alcuni autori
suggeriscono di elevare questo valore a
25-30, per evitare l’intervento terapeutico
in casi sospetti.
Per tali motivi lo strumento rilevatore
della fluorescenza dentaria testato
potrebbe essere adatto per il monitor-
aggio preventivo delle carie, soprattutto
in studi epidemiologici in cui il ricorso
sistematico alle radiografie potrebbe
essere troppo costoso e non ineccepi-
bile dal punto di vista etico, e in cui
l’assenza dei fattori interferenti sopra
citati diminuirebbe l’incidenza delle false
positivit�a.
Un solo esame non sembra assommare
tutte le caratteristiche ottimali per porre
diagnosi di carie. �E solo grazie all’integra-
zione di pi�u metodiche che �e possibile
giungere a un giudizio diagnostico defini-
tivo. Uno strumento basato sulla fluore-
scenza dentaria sembra possedere
caratteristiche promettenti per affiancarsi
a metodiche oltremodo collaudate
nell’iter diagnostico delle carie.
Conflitto di interessi
Gli autori dichiarano di non aver nessun
conflitto di interessi.
Finanziamento allo studio
Gli autori dichiarano di non aver ricevuto
finanziamenti istituzionali per il presente
studio.
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