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La forza inerte degli stereotipi a cura di Graziella Priulla
La forza inerte degli stereotipi
a cura di Graziella Priulla
Questa NON è una pipa - scriveva Magritte nella sua opera; eppure tutti potremmo giurare che quella che vediamo è proprio una pipa, ne possiede tutte le caratteristiche, giusto?
In realtà quella che vediamo non è che una rappresentazione della pipa; infatti non si può né maneggiare, néaspirare, non possiede dunque nessuna delle caratteristiche originali.
Quali altre rappresentazioni abbiamo della realtà che ci circonda, che ci 'appaiono' autentiche senza esserlo?
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Il senso comunePer senso comune si intende un sistema di conoscenze cui gli
individui che appartengono ad un settore della societàattribuiscono una realtà, e investono una certa porzione di fiducia. Questo sistema di conoscenze si basa su convinzioni condivise, ma non necessariamente dimostrate.
Sono la sua qualità “spontanea”, la sua trasparenza, la sua “naturalità”, il rifiuto che oppone a far esaminare i princìpi su cui è fondato, la sua resistenza ai cambiamenti o alle correzioni, il suo effetto di riconoscimento immediato, e il circolo chiuso in cui si muove, che rendono il senso comune simultaneamente “spontaneo”, ideologico e inconscio.
Tramite il senso comune non si può apprendere come stanno le cose: si può solo scoprire qual è il loro posto nello schema esistente delle cose.
La conoscenza tacita
Appartengono al senso comune tutte le conoscenze implicite di un determinato ambiente sociale e culturale.
Molte di queste conoscenze sono tacite e la loro assimilazione comportamentale èdata dall’uso quotidiano che l’individuo e gli altri nel suo ambiente ne fanno.
In psicologia sociale vengono riconosciuti tre tipi di conoscenza tacita:
• quella del gestire se stessi;• quella del gestire gli altri;• quella del gestire le prospettive della
propria esistenza.4
Perché tendiamo così facilmente ad accettare il senso comune? I motivi sono molteplici e strettamente correlati: accanto a
un’inefficiente e fallimentare istruzione scolastica, che dovrebbe fornire i metodi di discernimento e nozioni culturali di base, troviamo anche una situazione di tipo emozionale per cui la condivisione di un luogo comune crea sodalizio, comunanza, partecipazione ad un gruppo. Invalidare un luogo comune significherebbe qui, oltre che a dover disporre di notevoli informazioni e capacità argomentative, anche mettere a rischio la simpatia e il sostegno del “gruppo”.
A ciò si aggiunga una sorta di immunizzazione cognitiva nei confronti di tutto ciò che può mettere a repentaglio un insieme di opinioni che si è radicato nel tempo, venendo a costituire la base del nostro agire o pensare quotidiano.
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Attraverso il senso comune può passare la violenza manifesta di un dominio, ma anche e soprattutto quella violenza, piùinsidiosa perché invisibile, che èl’interiorizzazione di un’immagine di sédettata da altri: un modo di pensarsi, di sentire, di essere, che fa propria la lingua e la visione del mondo dell’altro.
Quando scrive la storia solo al maschile.Quando esclude le donne dal ‘contratto
sociale’. Quando non le nomina. Quando descrive l’educazione della femmina,
destinata a vivere “in funzione degli uomini”, “piacere e rendersi utile a loro”.
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La parità tra i sessi sembra un obiettivo raggiunto: oggi le ragazze hanno le stesse opportunità lavorative e di vita dei ragazzi.
Basti pensare che all’università hanno accesso a tutte le facoltà e si laureano in misura maggiore dei loro coetanei e che nessuna carriera è loro preclusa.
Nel corso degli ultimi decenni si sono diffusi e legittimati nuovi ruoli per donne e uomini e si è cominciato ad accogliere le differenze identitarie dei soggetti rispetto all’orientamento sessuale (ad es. rappresentando gay, lesbiche, transessuali).
Permangono tuttavia fortissime persistenze di modelli stereotipi
La parola maschile regola il mondo, ma si nasconde dietro un’apparente neutralità. Gli uomini parlano protetti dai ruoli che assumono nella dimensione sociale, dietro saperi che si fingono neutri: la scienza, la politica, il diritto, la medicina.
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Quotidiano = invisibile
Spesso gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, rappresentano in realtàgli elementi cruciali della nostra esistenza.
Di rado siamo consapevoli dell’aria che respiriamo e dell’atto della respirazione. Nondimeno, questi elementi sono fondamentali per la nostra sopravvivenza.
Analogamente, il genere (l’identità sessuale) è la quinta sul cui sfondo ciascuno rappresenta la sua vita e che la permea al punto che, come la respirazione ,scompare ai nostri occhi per la sua familiarità.
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Il nostro mondo stereotipato non è necessariamente il mondo come lo vorremmo, èsemplicemente il mondo come ce lo aspettiamo.
Se i fatti reali vi corrispondono, si prova un senso di familiarità, e si ha l’impressione di muoversi secondo l’ordine delle cose.
L’uomo ha bisogno di credere che il mondo in cui vive sia solido e che si manterrà tale nel tempo.
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L’organizzazione della conoscenza sociale
Nella vita quotidiana riceviamo un flusso continuo di stimoli: dobbiamo essere in grado di
§ distinguere delle sequenze dotate di senso § collegare le informazioni nuove alle esperienze
acquisite § ricordare efficacemente le nuove informazioni,
per servircene in futuro § prevedere le conseguenze di eventi e azioni
(nostre e altrui)
Gli studi ai quali facciamo riferimento sono i gender studies, gli studi di genere.
Mentre il primo femminismo aveva un’idea di tutela e promozione del sesso debole, questi mirano a fare un discorso più ampio di discussione e critica degli stereotipi sia per le donne che per gli uomini, promuovendo un dibattito piùarticolato sulle identità di genere, di rivisitazione dell’identità in ottica paritaria.
Quindi, non la tutela del sesso «debole», ma la volontà di togliere uomini e donne dalle gabbie di genere. 12
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Nella sua video inchiesta nelle scuole elementari,
Il cielo è sempre più blu,
Alessandra Ghimenti osserva:
Tutti i bambini percepiscono la differenza, ma non tutti riescono a spiegarla. I più piccoli si limitano a riferire ciò che vedono: differenze nel taglio dei capelli, nell’abbigliamento. I più grandi invece, ricalcano gli stereotipi: alle femmine è riservata la bellezza, la dolcezza, la docilità, l’obbedienza a scuola; ai maschi la forza, l’aggressività, l’insubordinazione alle maestre, la violenza, la velocità. Sia maschi che femmine sono abbastanza concordi nell’affermare che la femmina si occuperà dei figli, il marito lavorerà.
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Il termine è mutuato dal mestiere del tipografo. Stereotipi sono le lastre che si imprimono sulla carta.
Una forma predefinita, dunque fissa e rigida, viene impressa nella memoria, nel pensiero, nella cultura, nelle relazioni, persino nelle leggi. Una forma semplificata, rozza con la quale si descrive una realtà complessa.
Quando tale semplificazione è applicata alla realtà umana ed in particolare ai rapporti fra i generi, è la pretesa di descrivere non solo la complessità, ma anche la molteplicità e differenza del maschile e del femminile. fissandola in modelli rigidi, in luoghi comuni.
Reiterati nel tempo, portano a ritenere “normale” ciò che suggerisconoPoche cose sono così persistenti come queste raffigurazioni
semplificate, che grazie alla loro intrinseca facilità vengono tramandate di generazione in generazione, talvolta mantenendo invita concetti che già le leggi e la cultura hanno superato. Sono veicoli di senso comune, ma non sempre sono innocui perchévalgono come reciproco riconoscimento all'interno di un gruppo
Difficilmente, insomma, la comunicazione che veicolano è all'insegna del cambiamento.
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Anche se il concetto psico-sociale di ‘stereotipo’ nacque dalla penna di Walter Lippman nel 1922 - in un contesto mediatico vincolato alle società di massa e alla funzione profetica dell’enunciato della pubblicità e dei mezzi di comunicazione -il fenomeno è tanto antico quanto l’esistenza stessa della società.
Ritornelli, proverbi e luoghi comuni rispecchiano la stereotipiapropria di ciascun gruppo sociale. A tale riguardo, gli stereotipi possono essere considerati prodotti collettivi, impersonali, di antica origine e sempre diffusi, a carattere anonimo e, tuttavia, costanti nel corso dell'esistenza del gruppo sociale considerato.
Gli stereotipi si trasmettono attraverso diversi canali.
L’educazione formale e quella informale, soprattutto il nucleo familiare e i mezzi di comunicazione di massa, sono i meccanismi privilegiati per la trasmissione degli stereotipi.
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I linguaggi e gli stereotipi
• Gli stereotipi non sono soltanto prodotti della mente individuale
• Sono condivisi tra i membri di una cultura
• Permettono a tutti i membri di intendersi e di comportarsi in modo coerente verso i membri di altri gruppi
UNA CULTURA CREA, MANTIENE E TRASMETTE I SUOI STEREOTIPI SOPRATTUTTO ATTRAVERSO I LINGUAGGI
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Gli schemi
Gli schemi sono strutture cognitive che organizzano le informazioni su un oggetto di conoscenza (persone, eventi)
3. Permettono di collegare le nuove informazioni in entrata alla rete di nodi esistenti
1. Includono le conoscenze giàacquisite su eventi, persone o gruppi (nodi)
2. e i collegamenti tra queste conoscenze
Gli stereotipi non sono un’immagine completa del mondo, ma sono l’immagine di un mondo possibile a cui ci siamo adattati. In questo mondo, le persone e le cose non solo hanno un loro posto preciso ma si comportano secondo certe previsioni.
In esso possiamo così sentirci a nostro agio: vi siamo inseriti, ne siamo membri e sappiamo quindi come muoverci. Vi troviamo il fascino del familiare, del normale, del sicuro.
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Avere degli stereotipi non è un comportamento anomalo: gli stereotipi non sono altro che un processo che ci permette di semplificare la realtà, aiutandoci a riconoscere elementi ricorrenti nelle persone o nell’ambiente, riducendoci così la fatica di affrontare situazioni sempre nuove.
Le difficoltà nascono quando gli stereotipi diventano uno dei principali filtri con cui si guarda alla realtà, magari senza nemmeno esserne consapevoli: è a questo punto che essi imbrigliano le persone in etichette e consuetudini da cui èdifficile svincolarsi e condizionano così il ruolo che si assume nelle relazioni e in famiglia, la strada formativa o professionale che si decide di intraprendere e molti altri aspetti della vita.
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Gli stereotipi transitano attraverso legeneralizzazioni
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Gli italiani visti dai tedeschi
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Stereotipo
Lo stereotipo nega le differenze interne al gruppo del “loro”
Noi Loro
Poco Più Meno Più
Donnee Uomini Donne Uomini
STEREOTIPO
Gli uomini sono più aggressivi delle donne?
REALTÀ
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Gli stereotipi producono pregiudizi
Giudizio anticipato rispetto alla valutazione dei fatti.
Atteggiamento sfavorevole od ostile che presenta caratteri di superficialità, indebita generalizzazione e rigidità, implicando un rifiuto di mettere in dubbio la fondatezza dell’atteggiamento stesso e la persistenza a verificarne la consistenza e la coerenza.
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Come si forma il pregiudizio
• Lo stereotipo (componente cognitiva) è alla base del pregiudizio. Il fattore cognitivo è legato allo stereotipo, poi esiste un fattore valutativo dal quale sfocia il pregiudizio.
• Il pregiudizio (componente valutativa) è legato al fattore affettivo: quando valuto i sentimenti che ne conseguono, ne segue un fattore comportamentale, grazie al quale discrimino. Difatti, può condurre alla
• discriminazione (componente comportamentale), perchéin base ad essi cambia anche il comportamento.
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Stereotipo: lui è un pallino rosso, uguale a tutti gli altri pallini rossi (mentre noi siamo diversi l’uno dall’altro)
Pregiudizio: lui, essendo un pallino rosso è, in quanto tale, peggiore di me
I pregiudizi producono discriminazioni
La discriminazione consiste in un trattamento non paritario attuato nei confronti di un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria.
Alcuni esempi di discriminazione possono essere il razzismo, il sessismo e l’omofobia.
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Stereotipi di genereGli stereotipi di genere sono una sottoclasse degli stereotipi.Quando si associa, senza riflettere, una categoria o un comportamento
a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di stereotipi. Gli esempi sembrerebbero banali, ma non è così, perché gli stereotipi
non solo condizionano le idee di gruppi di individui, ma hanno anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante di scuola materna è una donna. Associazioni che nella nostra mente scattano automatiche e che quindi sono molto difficili da estirpare o cambiare.
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Stereotipi sulla violenza di genere (1)
Sulle donne …
• “Va in giro vestita in un modo tale che se l’è cercata!”• “Se lui la picchia ci sarà un motivo, no?”• “Vedrai che se lei proprio non voleva, non sarebbe
successo”• “Si è ricordata di andare dalla polizia troppo tardi, di
sicuro non è vero”
Stereotipi sulla violenza di genere (2)
Sugli uomini …
• “Un uomo di fronte a una donna provocante non può resistere all’istinto”
• “Gli stupratori sono uomini stranieri oppure tossicodipendenti”
• “Le ha fatto violenza perché è malato, un uomo normale non farebbe una cosa così”
• “Gli uomini sono fatti così, la violenza e la forza sono una loro caratteristica, anche se ogni tanto si lasciano andare”
Stereotipi sulla violenza di genere (3)
Sui luoghi …
• “Le violenze avvengono in strada o in luoghi bui e isolati”
• “Casa mia è il luogo più sicuro del mondo, non mi può succedere niente”
• “Sono cose che ti possono succedere con gli estranei, non con le persone che conosci”
Con lo stereotipo, la classificazione
Dal medioevo in poi, un’ansia classificatoria nei confronti delle donne: benedettine, cistercensi, francescane, augustiniane, umiliate, fanciulle educate nei monasteri e beghine è la divisione delle religiose proposta nel ‘200 dal predicatore Umberto di Romans.
Le laiche sono: nobili, ricche borghesi, serve presso ricche famiglie, donne povere di campagna e meretrici.
La classificazione che regna su tutte è ad ogni modo la divisione in vergini, vedove e donne sposate, espressione chiara della convinzione che la donna possa essere definita esclusivamente in base al ruolo familiare.
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Le principali schematizzazioni ruotano intorno alle seguenti polaritàStrumentalità-emotività
la prima, attribuita al maschile, risulta correlata ad aspetti quali l'operatività, la capacitàd'azione, l'efficacia, l'efficienza, la forza, l'autostima, il dominio intellettuale, l'ambizione; la seconda, attribuita al femminile, appare correlata a caratteristiche quali la capacità comunicativa, la socialità, l'allegria, la cordialità;
Agency-community
tale coppia ripropone la contrapposizione tra capacità di orientamento all'azione (agency) tipica del maschile, correlata a tratti quali l'assertività, l'autoaffermazione, il bisogno di autorealizzazione, il desiderio di dominio e l'assunzione di tratti “comunitari” tipica del femminile, quali l'intima preoccupazione per gli altri, l'empatia e la compartecipazione emotiva;
Competenza-calore
la coppia è caratterizzata dalla contrapposizione tra la capacità di azione sulla base del controllo delle situazioni e dei contesti, elemento costitutivo della costruzione del Sèmaschile, e la tendenza alla relazione, all'accoglienza, al sostegno, alla cura, alla presa in carico dell'altro, che rappresenta invece la polarità femminile;
Forza-grazia
in tale contrapposizione la forza diviene sinonimo di virilità, arroganza, sicurezza, coraggio, decisione, mentre la grazia si configura come il sostituto rappresentazionale della delicatezza, della dolcezza, della tenerezza, della soavità, dell'armonia delle forme fisiche e dei comportamenti, e nello stesso tempo, della debolezza e della remissività;
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Etica dei diritti-etica della responsabilità
questa coppia concettuale inerisce gli atteggiamenti assunti da uomini e donne in relazione alle questioni etico-morali. Su questo piano gli uomini appaiono legati a un'idea basata sul disconoscimentoo dei legami naturali, su un concetto di uguaglianza piuttosto che di equità. Le donne, al contrario, ritengono fondamentale, rispetto alla dimensione etica, la considerazione della rilevanza delle relazioni e della connessione emotiva condivisa;
Indipendenza-interdipendenza
la contrapposizione tra la capacità maschile di autocentrare i processi di costruzione identitaria e la tendenza femminile a recuperare i codici di definizione di sè e di identificazione strutturante nella dimensione relazionale, nella connessione emotiva con l'altro, nella socialità e nell'interazione;
Dominio sul mondo interno-dominio sul mondo esterno
questo ambito evidenzia che le donne si caratterizzano per la gestione del mondo relazionale e della sfera emotiva interna, intrapsichica, intima; gli uomini per la gestione della sfera sociale e per quella inerente le relazioni pubbliche;
Tendenza alla relazione di gruppo-tendenza alla relazione diadica
tale contrapposizione sottolinea che, in riferimento alle modalità di autocentratura nella dimensione relazionale, gli uomini tendono a impegnarsi in relazioni sociali entro gruppi ampi, mentre le donne investono in relazioni di tipo duale, contrassegnate da maggiore fusionalità ed empatia.
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AMORE ALTRO
DIPENDENZAPRIVATO
DENTRO
SOTTOMISSIONE
FRAGILITÀ
EMOZIONI
FAMIGLIA
PASSIVITÀ
MANCANZA
EMOTIVITÀ
INTIMITÀ
CURA
RELAZIONI
SECONDO SESSO
INFERIORITÀ
SENTIMENTI
COMPRENSIONE
CONNESSIONE
LEGAMI
COMPLESSITÀ
SACRIFICIO
RIPRODUZIONE
ASCOLTO
CASA
FIGLI
DEBOLEZZA
AFFETTO
STEREOTIPI DI GENERE - DONNA
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POTERE SOLDI
AUTONOMIA
INDIPENDENZA
FUORIDOMINANZA
PUBBLICO
COMPETIZIONE
PRESTIGIO
UNIVERSALE
DISTANZA
RAZIONALITÀ
INTELLIGENZA CONCRETEZZA
PRATICITÀ
PERICOLO
GERARCHIA FORZALAVOROPRODUZIONE
REDDITO
SCIENZA
AVVENTURAAGGRESSIVITÀ
AMBIZIONE
LOGICA
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Gli stereotipi producono gerarchie
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I pregiudizi producono stigma
La stigmatizzazione è il fenomeno sociale che attribuisce una connotazione negativa a un membro (o a un gruppo) della comunità in modo da declassarlo a un livello inferiore.
Lo stigma non dipende da un’intenzione critica deliberatamente esercitata, ma è negli occhi di chi guarda.
E’ difficile percepire la presenza di uno stigma, perché esso corrisponde a una forma di consenso e a una corrispondente pratica collettiva.
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Lo stigma
Il disprezzo per le qualità ritenute femminili fa sì che esse vengano represse negli uomini.
Le qualità ritenute non virili sono stigmatizzate con tutta una serie di riti machisti di gruppo, violenze verbali pubbliche, appellativi offensivi; le tendenze omoerotiche vengono degradate, in giudizi e minacce, a perversioni, malattie, storture (fatti che fanno sistema con l’educazione che riceviamo in famiglia, sui libri di scuola, nei giochi, nei media).
All’interno di una visione gerarchica di differenti maschilità - ovvero quella vincente e normativa, corrispondente alla manifestazione dell’eterosessualità esibita, e quella considerata deviante, perché si discosta “in maniera ambigua” dalla norma - si può comprendere il ripiegamento autodifensivo di molti adolescenti nel territorio rigido dei modelli più tradizionalisti.
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Una conseguenza: il bullismo
Il bullismo può esprimersi attraverso forme diverse :Ø Psicologica (esclusione, maldicenze), prevalentemente
femminileØ Verbale (prese in giro, minacce, insulti), sia maschile che
femminileØ Fisica (aggressioni, tormenti), prevalentemente maschile
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Lavori da donne
Esiste una segregazione sociale e culturale che discrimina gli uomini nell’ingresso in alcuni lavori considerati «da donne», come la maestra d’asilo (nido e infanzia), l’assistente sociale, l’ostetrica e l’estetista, vale a dire tutte le occupazioni non coerenti con una rappresentazione tradizionale della maschilità. Chi viola questa regola provoca reazioni negative.
Il femminile, nel nostro immaginario, è ancora profondamente legato all’idea di cura - dell’infanzia, in primo luogo, ma anche del corpo e dell’aspetto - cura che può includere gli uomini, senza comprometterne l’idea di maschilità, solo se altamente specializzata (pediatra, psicologo, psichiatra).
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L’essere costretti a confrontarsi con lo stereotipo porta i membri di un gruppo svantaggiato a peggiorare le proprie prestazioni ad un compito per il quale sono ritenuti “meno adatti”.
Per molte donne la profezia si autoadempie
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Da dove trae lo stereotipo la sua forza di persuasione? Da che cosa deriva la sua autorità psicologica?
Contano la pressione sociale e l’educazione, per non parlare delle norme giuridiche e dei vincoli oggettivi cui sono sottoposti gli individui, ma lo stereotipo sembra godere di una forza psicologica sua propria, che gli permette di agire sulle coscienze anche in presenza di condizioni sociali più “morbide”, meno restrittive.
Dal momento che lo stereotipo sorge da una dimensione collettiva, la risposta potrebbe venire scavando più in profondità nelle immagini collettive, ad un livello cioè, in cui si incontrano quelli che la psicanalisi ha chiamato archetipi.
Lo strato collettivo da cui sorgono gli archetipi è piùprofondo di quello in cui si formano gli stereotipi.
Nonostante queste immagini sorgano ed agiscano nel profondo delle coscienze, l’espressione degli archetipi divulgati a livello collettivo si espone a manipolazione, riduzione e usurpazione a fini sociali, quando essi perdono il loro valore di complessità.
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I miti
Ci sono, nella vita umana, elementi percepiti come eterni: l’amore, la morte, la vita, il sacro …
I miti ci forniscono un intero repertorio di intrecci e temi, ma più di tutto ci forniscono un’interpretazione - magari inconscia - del nostro retaggio, che condiziona il modo in cui pensiamo a noi stessi.
In sintesi, rappresentano l’immaginario collettivo di una data cultura, in quel dato momento, a causa del tal fatto e del tal altro che sono accaduti, e del modo in cui si è scelto di interpretare questi fatti.
Ogni mito è stato ovviamente costruito, non si è generato da solo, pure la sua struttura si presenta come se fosse nato da se stesso, senza intervento umano, e perciò viene inteso come intrinsecamente “oggettivo”: in effetti spiega perché gli uomini e le donne fanno certe cose e chi sono, che rapporto hanno con il trascendente, come dovrebbero comportarsi, e così via.
I miti come strumenti di comprensione
Gli dei greci erano archetipi che rappresentavano aspetti idealizzati del complicato spirito umano.
Le dee rappresentano gli archetipi femminili:• Demetra: la madre• Persefone: la figlia, la dea fanciulla• Era: la moglie, la dea adulta• Afrodite: la seduttrice, l’amante• Artemide: la dea vergine, la sorella
antagonista non sottomessa• Atena: la donna superiore, la stratega• Estia: la custode del focolare e delle
tradizioni
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Archetipi del femminile presenti nei miti
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Arpie, Sirene, Gorgoni, una femminilitàspaventosa e terrificante; però c’è un altro versante della questione.
I grandi personaggi della tragedia greca sono quasi tutti donne: sembra che nell’analizzare le grandi forze che si agitano nell’anima, il mondo femminile rappresentasse per i Greci un universo da esplorare.
In effetti, l’uomo inventa la città, le leggi; ma la donna conserva le radici della natura dentro di sé, e le fa emergere irresistibilmente, talvolta in modo inquietante.
Donne di tutti i tipi: l’omicida, la gelosa, la fedele, la traditrice … Nessun’altra letteratura ha presentato un panorama così ampio e grandioso di figure femminili, da Elena a Clitennestra, a
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Un archetipo molto antico e molto forte, oltre che diffuso, presenta come valore per i maschi la prevaricazione, per le donne la sottomissione.
Nella storia, molta filosofia e molte religioni l’hanno rafforzato.
La scuola, oltre a insegnare la cultura dei tempi trascorsi, dovrebbe insegnare anche i guasti prodotti da quella cultura, se vuol cambiare radicalmente le mentalità che producono ingiustizia e violenza.
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