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ITALIAN ORAL SURGERY 2011;10(3):135-138 | 135
La tecnica chirurgica
1 . Modalità di accesso
Tutti i passaggi chirurgici seguono la normale procedura, dall’ane-
stesia al disegno del lembo. È al momento della preparazione del
sito che, grazie a un motore chirurgico con apposito software
( fi g. 1 ) e una specifi ca serie di frese ( fi g. 2 ), siamo in grado di
arrivare alla lettura della qualità ossea. Sarà quindi possibile clas-
sifi carla in D.1.2.3.4. e oggettivarne la lettura su grafi co. Seguirà
l’inserimento implantare.
Introduzione Una preparazione corretta del sito implantare è una delle precondizioni che predispone al successo in termini di osteointegrazione implantare. Ciò è particolarmente vero nelle procedure di carico immediato, dove la stabilità pri-maria dell’impianto è precondizione per il successo. Sap-piamo che il massimo micromovimento tollerato è di 150 micron. Può quindi risultare importante conoscere la tipo-logia di osso con la quale ci confrontiamo nella specifi ca area chirurgica, il suo grado di corticalizzazione a parità di classe ossea e, ancora, l’oggettivazione dell’effettivo
torque di inserimento di ogni impianto in quel determi-nato sito. La radiologia TC è in grado di esprimerci un dato statico relativamente preciso sulla classe ossea e dello spessore corticale, ma non è in grado di dare dati oggetti-vi dinamici intraoperatori. Descriveremo una tecnica che, con l’ausilio di un particolare motore chirurgico, ci con-sente una lettura della densità ossea e ci esprime inoltre un valore del torque di inserimento. Quindi oltre all’im-plantologia protesicamente guidata-anatomicamente pilo-tata, l’idea è quella di un’implantologia “oggettivamente osso-condizionata”.
Scheda operativa
LA LETTURA DELLA DENSITÀ OSSEA
D.A. Di Stefano a , A. Cazzaniga b
a Professore a contratto, titolare insegnamento di Chirurgia Odontostomatologica (CLID),
Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; Libero professionista, Milano
b Libero professionista, Samarate (VA)
1827-2452/$ - see front matter © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
doi:10.1016/j.ios.2011.02.001
Fig. 1
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2 . La lettura ossea
Dopo la schelettrizzazione ( fi g. 3 ) dell’osso e il posizionamen-
to della consueta mascherina chirurgica si determina la corretta
posizione implantare ( fi gg. 4 e 5 ). Con una fresa con stop di pro-
fondità si esegue il primo passaggio fi no alla lunghezza stabilita
secondo la pianifi cazione preoperatoria del caso con le usuali
metodiche radiologiche. A questo punto, un’apposita fresa cor-
ticale impegnerà la stessa svasandola onde non farla interferire
con la fresa di lettura ( fi g. 6 ).
Si controllano come sempre gli appropriati parallelismi e distan-
ze implantari ( fi g. 7 ). Infi ne, con apposito lettore (fresa di lettura)
montato su contrangolo si imposta il programma dedicato allo
scopo ( fi gg. 8 e 9 ). Il lettore ruota a torque e giri prestabiliti e
Fig. 3
Fig. 4 Fig. 5
Fig. 2
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si impegna nel tunnel preparato fi no alla profondità defi nita per
l’inserimento implantare. Sul display del motore comparirà un
grafi co con molteplici valori, che clinicamente si traducono nella
distribuzione del grado di mineralizzazione, della densità trabe-
colare e quindi della classe ossea ( fi g. 10 ). Ora, attivando il rever-
se si estrae il lettore. Il dato acquisito ci guiderà nell’ultimazione
del tunnel defi nendo l’eventuale grado di sottopreparazione o
di compattazione, a seconda di metodiche one- o two-stage,
con l’utilizzo o meno di maschiatori o frese corticali. La lettura,
inoltre, ci può guidare nella scelta della tipologia implantare più
idonea a quella situazione in termini di tipologia micro- e macro-
morfologica della superfi cie implantare. Tutto ciò al fi ne di arrivare
in modo predicibile al grado di torque, compressione ossea e
quindi stabilità primaria che ci prefi ggiamo.
Questi passaggi potranno avvenire in modalità guidata o free, a
seconda delle competenze. Si ultima quindi la preparazione del
sito come di consuetudine.
La lettura della densità ossea
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
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3 . Inserimento implantare
Ora possiamo inserire l’impianto come abitualmente siamo con-
soni fare ( fi gg. 11 e 12 ). Posizionando il motore su apposito pro-
gramma saremmo in grado di avere a disposizione un’ulterio-
re lettura. Questa genererà un grafi co che esprime l’attrito che
l’impianto, ruotando, incontra sul suo percorso all’interno dell’os-
so. In questa seconda fase vedremo l’impegno corticale e il tor-
que medio e di picco raggiunto. Il dato ovviamente ha intuitive e
immediate ripercussioni cliniche, dall’ottenimento di un’adeguata
stabilità primaria in funzione del tipo di procedura implantare (una
o due fasi) allo spessore della corticale ossea. Inoltre, a parità di
picco, molto può cambiare in termini prognostici in base a come
il livello di picco stesso viene raggiunto, in altre parole al torque
implantare in ogni singolo momento dell’inserimento e della sua
media ( fi gg. 13 e 14 ). Ma è anche un modo che ci consente,
paragonando i due grafi ci e i dati complessivi, di valutare la bontà
delle nostre preparazioni e quindi migliorare la curva di apprendi-
mento per chi sta imparando.
Tutti i dati raccolti sono memorizzati e rimarranno nella cartel-
la clinica del paziente oggettivando ogni fase dell’inserimento
implantare. Dal motore, quindi, è possibile trasferire in apposito
programma dedicato il tutto, se vogliamo una scatola nera del
nostro atto chirurgico-implantare.
Fig. 14 Fig. 13
Fig. 12
Fig. 11
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