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la marmaglia dicembre

Date post: 09-Feb-2016
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La Marmaglia

Pensate forse che argomenti come droga, crocifisso e politici incoerenti sia-no inadatti per ragazzini di 16-17 anni? Ok! Allora continuiamo pure a vivere in stagioni di fango e veleni, “freghiamo-cene” se in Parlamento si preferisce ro-vistare negli affari privati degli avversa-ri piuttosto che collaborare per il bene dell’Italia, lasciamo al Fato la speranza di un’Italia migliore e non lamentiamoci se fra qualche anno saremo costretti a vivere in un marcio Paese!

O forse credete che questo assur-do Bel Paese, ora più che mai, abbia bisogno della sua gioventù: persone preparate ed “aggiornate” sulle nuove tecnologie, con idee nuove, moderne ed innovative, capaci di portare l’Italia fuori dalla crisi di valori in cui si trova e quindi verso un futuro migliore...

Comunque la pensiate, se aprite questo numero noterete che anche noi giovani abbiamo delle idee e delle proposte da fare per migliorare la real-tà che ci circonda.

A partire dalla droga, un problema sempre più grave e irrisolto: si discute tanto sulle possibili soluzioni, ma alla fine non viene messo in pratica niente; nella rubica “Il dibattito” la questione viene analizzata da due punti di vista differenti con soluzioni opposte. Lega-lizzare o proibire???

Volete poi sapere quali sono le opi-nioni degli studenti stessi riguardo alla scottante questione del crocifisso nel-le aule? Date un’occhiata allora alle pagine 6 e 7 e troverete due concezio-ni differenti per una visione completa della situazione.

Dopo alcune considerazioni rigar-danti le manie di cambiamento di Francesco Rutelli, un’antilogia sofisti-ca direttamente dall’antica Atene e un reportage da Sarajevo, potrete amplia-re la vostra cultura informatica a pagi-na 12 o immergervi in fitti racconti tra guerre del XIV secolo e omicidi nella sezione “Cultura”.

Come potete notare c’è “pane per tutti i denti”, l’importante è avercene e non essere costretti a e sorbire pap-pette predigerite da altri.■

GLI ARTICOLIIN COPERTINARutelli, ultimo tango nel Pd ● 3L’ex radicale, ex Verde, ex Margherita ed ora ex PD si è appena unito al suo gemello Casini.

DIBATTITOLegalizzazione delle Droghe ● 4-5

▪ Legalizzare per cambiare le cose ● 4Continuare a vivere nella nostra realtà virtuale o cercare di cambiare le cose con la legalizzazione?

▪ Non paghino i dro-gati per l’inefficenza dello Stato ● 5Il sistema della legalizzazione non convince; si sconfigga la droga con l’impegno dello Stato e lo sforzo di tutti noi cittadini

NEWS DALL’ITALIACrocifisso, la sentenza delle discordie ● 6-7Coro di critiche in seguito alla decisione della Corte Europea

ATTUALITÀInfluenza A: tra pandemia e falsi allarmismi ● 8

Ecco come i Media ingi-gantiscono all’inverosimi-le le notizie...

Sofismo oggi - Nick Griffin ● 9Antilogia sullo stile sofisti-co riguardo alla libertà di pensiero

NEWS DAL MONDOSarajevo, la rinascita di una città ● 10Alla scoperta di una città vivace ed europea che ten-ta di riemarginare le ferite della guerre

NEWS DA PIACENZAI giovani in movimento: nasce anche a Piacenza l’Unione degli Studenti ● 11Un movimento apartitico per dare voce agli studenti

TECNOLOGIADRM e TC, la violazione dell’utente ● 12- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

CULTURAMUSICAGreen Day’s Concert: pura adrenalina!!! ● 13Cronaca di un concerto del trio californiano, che non ha affatto perso la grinta delle origini, anzi ...

STORIE A PUNTATELa guerra dei 100 anni ● 14La storia come non l’avete mai sentita primaScena 4“There are some illusions, this isn’t one of those” ● 14-15Romanzo GialloCapitolo 3

FREE TIME

Le “Ruzzate” dell’ultima ora ● 15

Il divora-libri ● 15Il vincitore è solo di Paulo Coelho- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

LE OPINIONI & I CONSIGLIUn simbolo che ha segnato le basi della nostra socità ● 6Opinione personale sulla questione “Crocifisso”

L’ultima crociata contro l’Europa della laicità ● 7Opinione personale sulla questione “Crocifisso”

WI-FI libero o protetto? ● 12

EDITORIALE

di Dorcas Gustine

Omogeneizzatoo croccante?

Sommario

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La Marmaglia

In copertina

Quanto meno ondivago, incerto, smarrito, confuso, bisognoso di un gps, travolto dai marosi

dell’alternanza politica. Di chi stiamo parlando? Ma di lui ovviamente, il Gia-no del Parlamento italiano: Francesco Rutelli, in grado di volteggiare tra gli schieramenti come un ballerino di dan-za classica.

Ex radicale, ex membro dei Verdi e pe-talo dell’ormai scomparsa Margherita, ha ora abbandonato la barca del PD per unirsi al gemello Casini, a cui lo lega un rapporto di amore e odio come nei mi-gliori romanzi rosa. La pericolosa deriva bolscevica del PD, attualmente guida-to dal Peppone nostrano, ha costretto il Nostro a migrare verso l’immacolato lido dell’UDC, patria dei puri di cuore.

Dopo aver preso coscienza dei pro-pri errori (ovvero essersi votato anima e corpo al laicismo più sfrenato e aver abbracciato le istanze filosovietiche dei DS) è finalmente ritornato all’ovile, la grande casa comune di tutti coloro che si riconoscono in cinquant’anni di governo democristiano (cosa per altro non facile).

Per tutti quelli che seguono l’altale-nante vita politica del nostro ballerino si pone ora un dilemma esistenziale: vera conversione o semplice opportunismo?

Giornalisti e blogger si lanciano in ardite speculazioni e avanzano due ipotesi: la prima prevede la futura nascita di una nuova balena bianca, cetaceo appa-rentemente inoffensivo, ma in grado di ingurgitare mostruose quantità di plan-cton; potrebbe dunque essere la fine dei corpuscoli politici che bivaccano tra i due principali schieramenti. La secon-da ipotesi concerne la costruzione di un ponte, di quelli lunghi, che andrebbe ad unire PD e UDC. Ci verrebbe di definirlo un ponte sullo stretto, se non fosse che di questi tempi è meglio evitare raffronti

del genere. Noi, però, visto che siamo degli instancabili sobillatori non voglia-mo evitarli, anzi, non so se lo sapete, ma in molti dicono che il famigerato ponte sia già finito … già, basta farsi una canna sullo stretto e lo vedrete si-curamente.

Tornando al nostro caro clandestino rinato in Cristo, crediamo sia evidente che in quest’individuo convivono varie personalità contrarie l’una all’altra; un po’ come la teoria dell’armonia dei con-trari Eraclitiana dell’armonia dei contra-ri, con l’unica differenza che i contrari di Eraclito generavano armonia ed erano motore del cosmo, mentre i contrari Ru-telliani non creano proprio nulla e non sono affatto in armonia, bensì si mani-festano uno dopo l’altro in una sorta di alternanza ideologica ed emotiva perpe-tua, che non porta da nessuna parte, se non in un mare di incertezze, aspettati-ve deluse, confusione e stranezze.

Il crociato centrista della politica no-strana Pierferdinando Casini pensa, grazie alla new entry, di poter rilanciare l’immagine del partito e la sua compe-titività politica, difatti ha recentemente dichiarato:” Con Rutelli raddoppieremo gli iscritti all’ UDC”.

Pensiamo che il pio Casini sopravva-luti un po’ troppo l’immacolato Rutelli, il cui carisma è pressoché inesistente. Riflettiamo, però: se hanno ottenuto la penicillina dalla muffa, qualcosa anche da lui ricaveranno. ■

Ruzzante & Il Solista

L’ex radicale, ex membro dei Verdi e petalo dell’ormai scomparsa Margherita ha ora abbandonato la barca del PD per unirsi al gemello Casini, a cui lo lega un rap-porto di amore e odio come nei migliori romanzi rosa...

Rutelli, ultimo tango nel PD

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La Marmaglia

Ogni anno, in Italia, circa 1000 persone muoiono di over-dose, le patrie galere sono

colme di tossicodipendenti e i crimini legati alla droga costituiscono il 30% del totale, ma la situazione pare es-sere immutata, se non peggiorata, da quarant’anni fa, quando si affacciò sulla scena politica il problema del-la tossicodipendenza. Negli anni ’90 sotto la spinta della società civile si era cercato più volte di attuare una parziale legalizzazione delle droghe, tutte proposte inesorabilmente affos-sate dai governi conservatori. Ora il problema-droga sembra essere usci-to del tutto dal dibattito politico; nel frattempo però, la questione non si è affatto risolta e le morti non si arre-stano. La situazione attuale è più o meno la seguente: il commercio di so-stanze stupefacenti è assolutamente proibito, il possesso pure se non in modiche quantità ma, di fatto, chiun-que voglia drogarsi è perfettamente in grado di procurarsi la “roba” senza nemmeno faticare troppo: come dire, occhio non vede …

Ma oltre ad essere ipocrita la legi-slazione italiana è potenzialmente dannosa per gli stessi tossicodipen-denti, per la società e per lo Stato.

Per i tossici, poiché si ritrovano in un meccanismo spietato e perverso: gli spacciatori forniscono loro dosi sem-pre più grosse e costose, approfittan-do della loro assoluta dipendenza, cosicché ogni drogato è di fatto spin-to dalla sua condizione di illegalità a spacciare o a delinquere dal bisogno di soldi per le dosi. E’ dannosa per la società, costretta a subire la de-linquenza legata alla droga, e per lo Stato, che paga i costi sociali altissimi connessi alla delinquenza e alla cura degli ex-drogati, ma che soprattutto è costretto a lasciare alla Mafia un con-trollo fortissimo sul narcotraffico e un business miliardario del contrabban-do e della vendita di stupefacenti.

Cosa fare quindi? Continuare a vive-re nella nostra realtà virtuale, facen-do finta che i drogati siano solo po-chi sbandati e lasciando morire ogni anno un migliaio di persone, capro espiatorio della nostra ipocrita e per-benista società, o cercare di cambia-re le cose?

A mio avviso, testare una graduale legalizzazione delle droghe può esse-re una soluzione percorribile, nient’af-fatto “estremistica”. Infatti vendendo la droga nelle farmacie lo Stato po-trebbe imporre prezzi fissi e molto

bassi, eliminando così sia il problema della delinquenza (il tossico non è più estraneo alla società, ma ne rimane all’interno, e può essere controllato) che quello della Mafia, che si vedreb-be privare della sua principale fonte di guadagno. Per di più le dosi sareb-bero per lo meno “sicure”: il drogato non correrebbe più il rischio di morire per overdose, sapendo con precisio-ne la quantità, la qualità e gli effetti delle sostanze che assume. Venden-do le droghe alla luce del sole poi vi sarebbe inevitabilmente un maggior controllo sociale, si potrà sapere con precisione chi corre pericolo e quindi intervenire in tempo: a questo scopo, con le entrate derivanti dalla vendita degli stupefacenti lo Stato dovrebbe finanziare centri di recupero all’avan-guardia e un programma di preven-zione massiccio e incisivo …

Sono perfettamente consapevole che così facendo non si risolverebbe affatto la “questione droga”, però si risolverebbero almeno molti dei pro-blemi ad essa legati e in generale si potrebbe avere un maggior controllo sul fenomeno. Se ci pensiamo, al-tri tipi di droga ugualmente dannosi come alcool e fumo causano ben più morti degli stupefacenti, ma non com-portano per lo Stato un sistema come quello che ruota attorno alla droga, che al momento appare veramente “invincibile” almeno con questa legi-slazione.

Se volete approfondire il tema con-siglio a tutti di leggere “Legalizzare la droga, una ragionevole proposta di sperimentazione”, a cura di Luigi Manconi, un libro del 1990 ma, pur-troppo, ancora di grande attualità. ■

Johnny

Continuare a vivere nella nostra realtà virtuale, facendo fin-ta che i drogati siano solo pochi sbandati e lasciando mori-re ogni anno un migliaio di persone o cercare di cambiare le cose con una graduale legalizzazione?

Legalizzare per cambiare le cose

Dibattito■ IL DIBATTITO. Leggendo gli articoli di questo giornale, potreste pensare che viene espresso solo un punto di vista, spesso negativo e non ci sia spazio per idee diffe-renti da quelle dell’autore. Ma non è così … questa rubrica è stata creata proprio per dare una visione più ampia di un argomento o di un problema, mettendo in luce sia gli aspetti positivi che quelli negativi, sia le opinioni favorevoli che quelle con-trarie. In ogni numero verrà proposto un argomento su cui dibattere e vari articoli correlati ad esso … Spetterà poi a voi lettori inviarci ulteriori opinioni e idee che verranno sicuramente pubblicate nei numeri seguenti.

Questione droga

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La Marmaglia

Dibattito

Come il mio collega Johnny ha evi-denziato, il problema delle droghe, sebbene sia sempre più grave, ri-

mane irrisolto ormai da moltissimi anni e l’antiproibizionismo sembrerebbe l’unica soluzione in grado di promettere qualche risultato: eliminerebbe il problema della criminalità organizzata, della delinquenza, delle morti per overdose e ci sarebbe un maggior controllo sociale sui consumatori di droghe… Eppure non riesco a convin-cermi. Ho sempre pensato che per risolve-re un problema bisognasse affrontarlo e non tentare soltanto di allontanarlo…

In primo luogo, lo Stato dovrebbe tentare di sconfiggere il problema della droga, e quindi quello della criminalità organizzata con gli strumenti propri della sua azione e non utilizzarne uno per eliminare l’altro; è assurdo che si accetti di legalizzare una realtà negativa per l’intera società a cau-sa dell’inefficienza statale. L’antiproibizio-nismo mi sembra una scusa alla mancata volontà di recuperare i tossici, conside-randoli un mezzo da utilizzare e non dei malati da curare. D’altro conto, come mol-ti esperti, sono sicuro (ahime sì…) che le Mafie troveranno certamente un’altra for-ma di guadagno illecito attorno al quale far girare i propri traffici o saranno comun-que pronte ad introdurre sul mercato qual-che nuova sostanza, magari più potente e disponibile anche per i minorenni.

In secondo luogo, non sono affatto sicu-ro che possa funzionare la vendita con-trollata di droghe in farmacia. Lo Stato, infatti, dovrebbe procurarsi “la roba” o producendola o comprandola dall’estero; di conseguenza, nel primo caso, si com-porterebbe analogamente a quegli stessi che ora condanna (fatto inammissibile per uno Stato civile); nel secondo, invece, sa-rebbe costretta a patteggiare con la crimi-nalità estera, causando un ulteriore con-traddizione (come potrebbe condannare solo le Mafie interne?), o a trovare impos-sibili accordi internazionali. Bisogna, poi, considerare che la droga piace a chi ne fa uso: quindi, se questa diventa legale e basta andare in farmacia per comprarla a

basso costo, i tossici avranno molti meno stimoli per smettere (incentivati anche dal consenso legislativo). Rimarrebbe, poi, il problema dei minorenni: se giungesse un sedicenne in farmacia, egli potrà com-prare sostanze stupefacenti? No, solo i maggiorenni… Così il mercato nero conti-nuerebbe ad esistere. Mentre le persone di spicco, i cosiddetti VIP, si recheranno mai a comprare la droga sotto gli sguardi indiscreti di tutti? Chi avrebbe il coraggio di presentarsi in farmacia e ordinare una dose di cocaina? Probabilmente solo i tos-sici più disperati.

Negli ultimi tempi è diventato frequente il tentativo degli antiproibizionisti di affron-tare il tema della legalizzazione dirigendo-si verso il modello olandese, dove è con-sentita la vendita di “sostanze leggere” nei coffeeshops. Sebbene la situazione sem-bra essere controllata, non sono pochi gli olandesi che si lamentano: primo su tutti Antoine Kessen, sindaco di Ulst, che in un’intervista ha affermato di essere stato costretto a chiudere i “locali spaccia-dro-ga” poiché nella sua città le strade erano piene di ragazzi tedeschi che andavano a comprare hashish e marijuana libera, il turismo si era drasticamente ridotto e la gente si lamentava. Anche l’attuale Mini-stro della Giustizia olandese ha espresso dissenso, opponendosi ai progetti di legge per la produzione di cannabis autonoma e controllata del governo.

In terzo luogo, si pone anche il proble-ma del controllo. Poiché il meccanismo

dell’assuefazione induce all’assunzione di quantità sempre maggiori di una so-stanze, lo Stato, da un lato, non sarà mai in grado di accertarsi veramente sulla quantità giornaliera necessaria per ogni tossico, d’altro canto, non riuscirà a so-stenere il continuo aumento di richiesta, con il conseguente ritorno al mercato nero. Il clamoroso fallimento delle terapie al metadone, erogate dai Ser.T. pubblici, costituisce la prova più lampante: i tossi-codipendenti lo considerano soltanto un “aperitivo” gratuito.

Inoltre, mi sembra che la legalizzazione sia sbagliata anche per principio: poiché si ammette comunemente che ciò che è legale è normale e giusto, liberalizzando la vendita della droga, si finisce per ac-cettare come usuale e retto l’acquisto e il conseguente consumo di sostanze stupe-facenti. Drogarsi, invece, è un male poiché distrugge l’uomo (chi di voi vorrebbe avere dei genitori che “tirano di coca”???).

Ciò che, però, mi lascia più perplesso è la decisa contrarietà di quelle persone che tutti i giorni si impegnano per aiuta-re i tossicodipendenti, facendo della lotta alla droga la loro ragione di vita: i vari don Benzi, don Pezzoli, Muccioli hanno sem-pre affermato che la legalizzazione porta più danni che vantaggi. A sostenere inve-ce l’antiproibizionismo sono, spesso, poli-tici o studiosi lontani anni luce dalla cruda realtà dei tossicodipendenti.

Abbiamo bisogno, invece, di sconfiggere la droga con altri mezzi: l’impegno dello Stato, con l’emissione di leggi decise, una chiara prevenzione, una politica in-transigente contro il commercio ma più misurata contro il consumo, un maggior sostegno alle comunità di recupero e in fine lo sforzo di tutti noi cittadini, pronti a non emarginare chi vuole uscire dalla tossicodipendenza, possono veramente cambiare le cose. ■

Dorcas Gustine

Il sistema della legalizzazione non convince; si sconfigga la dro-ga con l’impegno dello Stato e lo sforzo di tutti noi cittadini

Non paghino i drogati per l’inefficenza dello Stato

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La Marmaglia

News dall’Italia

Coro di critiche per la decisione della Corte Europea; il ministro Gelmini: “Non è eliminando le tradizioni dei sin-goli Paesi che si costruisce un’Europa unita”

Crocifisso, la sentenza delle discordie

La sentenza stabilita dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasbur-go ha già scatenato un putiferio

in Italia, facendo gridare allo scandalo tutte le organizzazioni cattoliche nostra-ne e facendo immediatamente presen-tare ricorso dal ministro dell’Istruzione Gelmini. La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione alla libertà di religione degli alunni” e una “violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzio-ni”, questo è quanto stabilito.

La Corte era stata chiamata in causa da una cittadina italiana di origine fin-landese, Soile Lautsi, membra dell’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti), che nel 2002 aveva chiesto alla scuo-la dei propri figli di togliere il crocefisso nella loro classe, ma non aveva ottenuto il consenso. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inol-tre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemi-la euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di espo-sizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

Qualora il ricorso presentato dal mini-stro Gelmini non dovesse essere accol-to, la sentenza diverrà definitiva fra tre mesi, e allora spetterà al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa decide-re, entro sei mesi, quali azioni il governo italiano deve prendere per non incorre-re in ulteriori violazioni.

Il giudice Nicola Lettieri, che difende l’Italia davanti alla Corte di Strasburgo, ha fatto sapere all’Ansa che ricorrerà contro la sentenza.

“La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione - ha dichiarato il ministro all’Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmi-ni -. La storia d’Italia passa anche at-traverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi. Non è eliminando le tradizioni dei singoli pae-si che si costruisce un’Europa unita, bisogna anzi valorizzare la storia delle nazioni che la compongono. Per questi motivi, secondo me il crocifisso rappre-senta l’Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la no-stra tradizione”.

Credo che il Crocefisso sia un simbolo culturale importante per questa Italia che inizia a perde-re i propri valori, e sono contenta che molte persone si battano per mantenere viva questa tradizione. È vero: non è un simbolo qualun-que, ma “Il Simbolo” della religio-ne che ci ha permesso di crescere come Stato, di fondare una nostra Costituzione e di basarci sui suoi princìpi, quali l’amore e il rispetto reciproco, seppur restando in uno stato laico e quindi accettando altri credi. D’altra parte togliere il croci-fisso può essere un segnale di ri-sveglio per quei cristiani “astratti” che fanno della religione una que-stione di simboli. Forse che la pos-sibile esclusione dei crocifissi dal-le scuole spingerà noi cristiani ad essere più consapevoli della nostra “responsabilità testimoniale”?

Secondo me non è sbagliato to-gliere il crocifisso perché l’Italia è uno Stato laico, ma non dovrebbe essere nemmeno un problema te-nerlo perché è simbolo della nostra unità culturale. Personalmente la-scerei decidere ad ogni classe se tenere o meno questo simbolo ap-peso ai muri, facendo però una pic-cola considerazione: nelle aule ci è permesso di appendere cartelloni raffiguranti i nostri pensieri, per-ché non un unico solo simbolo che racchiude il pensiero comune alla maggior parte di noi? Il crocifisso è una presenza che ha fatto nasce-re domande non solo in scrittori, poeti, filosofi, scienziati ma anche in persone umili, emarginate, indi-fese; negli stessi bambini.

In Italia non è vietato indossare certi vestiti tipici di una tradizione e religione diversa dalla nostra, per-ché dovrebbe esserlo questo pove-ro pezzo di legno, che, lo vogliamo o no, ha segnato le basi della no-stra società?■

L’OPINIONE 1

di Peace Bloom

Un simbolo che ha segnato le basi della nostra società

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La Marmaglia

News dall’Italia..E NEL RESTO DEL MONDO?Il problema dell’invadenza dei simboli

religiosi nella vita quotidiana non è solo italiano: problemi vi sono anche in molti altri paesi...

Alcuni esempi:

- AUSTRIA. Una legge del 1949 e il Concordato del 1962 garantiscono la presenza dei crocifissi nelle scuole dove gli studenti cristiani sono la maggioran-za.

- FRANCIA. È vietata espressamente (articolo 28 della Costituzione) l’esposi-zione di simboli o emblemi religiosi su monumenti e in spazi pubblici, a eccezio-ne di luoghi di culto, cimiteri, musei, ecc.: un’iniziativa promossa dall’associazione Une Vandée pour tous les Vandéens ha così ottenuto che il tribunale ordinasse a due comuni di togliere dalla sala consi-liare il crocifisso. Senza risultato, invece, la richiesta di togliere il simbolo del di-partimento della Vandea (una croce).

- GERMANIA. Una sentenza della Cor-te Costituzionale del 1995 ha sancito l’incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche. Tale provvedimento riguarda le scuole elementari del solo land della Baviera (peraltro il più cattolico della repubblica federale) e subordina la permanenza del crocifisso a un’esplicita richiesta di ge-nitori, insegnanti e alunni delle diverse scuole.

- SPAGNA. Nel novembre 2008 un giu-dice del tribunale di Valladolid ha sta-bilito che i crocifissi non devono essere presenti negli edifici pubblici. Pesanti le critiche al provvedimento da parte della Chiesa cattolico, che ha parlato di “cri-stofobia”.

- SVIZZERA. Nel 1990 il tribunale fede-rale elvetico ha dato ragione a un ricor-so contro la decisione di un comune del Canton Ticino di esporre crocifissi nelle classi, sostenendone l’incompatibilità con la neutralità confessionale della scuola pubblica.

- USA. Qui la battaglia si combatte so-prattutto contro la presenza sulle banco-note del motto In God we trust («noi cre-diamo in Dio»). Per un quadro d’insieme sia sulle iniziative giuridiche intraprese, sia sul comportamento spicciolo dei cit-tadini atei (come la cancellazione del motto dai dollari), vai alla pagina dedi-cata all’argomento sul sito di American Atheists.

Peace Bloom

In questo periodo più o meno tutti, da-gli aborigeni australiani ai cacciatori di balene, si sono sentiti in dovere di dire la loro sull’annosa questione del crocifisso nei luoghi pubblici. A quanto pare persino il Dalai Lama ha ritenuto necessario so-stenere la doverosità della sua presenza. Lungi da me voler dare un giudizio sulle opinioni altrui, che per l’appunto sono opi-nioni, nonostante molti cerchino di farle passare come verità assolute, ho deciso anch’io di dire la mia in materia. Una voce in più non credo faccia differenza nel bai-lamme seguito alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Sono rimasto molto colpito e, successivamente, quan-tomeno divertito, dal servile belato dei tanti atei devoti, soggetti caratteristici del nostro parlamento, che hanno brandito il crocefisso e sono partiti per la loro perso-nale crociata. Gente che magari non entra in una chiesa da quando aveva i denti da latte, ma che in nome di quello che quei due bracci di legno rappresentano sono disposti a partire alla carica. Non credo ci sia bisogno di dire che per loro quella croce non rappresenta affatto il “simbolo delle nostre tradizioni”, “le radici cristia-ne” e tutti i bla bla bla del caso. Ci trovia-mo semplicemente davanti a un emblema politico, involontario, ma sempre politico, con tutto ciò che ne consegue, questo in-vece cercato e ben studiato. Gli strateghi del governo si sono inventati a tavolino una bella guerra di religione: da un lato noi, poveri martiri della cristianità, dall’al-tra loro, malvagi relativisti-atei-razionalisti di un’Europa troppo civile ed avanzata per gli standard medievali di questo Paese. Guarda caso quella stessa Europa che ha

criticato le politiche xenofobe dell’attua-le esecutivo o che redarguito il governo riguardo alla libertà di stampa. Insomma le istituzioni europee rappresentano un nemico e questa guerra santa costituisce un ottimo contrattacco, che fa leva sulla consueta ipocrisia italiana che si rivela nei temi etici e religiosi. Secondo dati Eu-rispes, la percentuale di cattolici in Italia è del 90%, ma solo il 30% è praticante. Dunque il crocefisso se ne sta a prendere polvere sulla parete nel più totale disin-teresse, ma guai a toccarlo. Avanguardia della crociata sono gli eredi di Alberto da Giussano, fulgidi esempi di cristiani amo-revoli. Se non fosse sintomo di qualcosa di profondamente sbagliato presente in questo Paese ci riderei sopra. La religione della fratellanza difesa da una formazione xenofoba e razzista, che fa delle discrimi-nazioni e del sopruso un progetto politico. Leghisti seguiti a ruota dal ministro La Russa, anch’egli esempio di misericordia e umana comprensione, che in un recente dibattito tv prima ha denigrato la parcon-dicio, poi ha testualmente detto: “Possono morire, ma il crocefisso non lo togliamo”. Ora sì che mi sento cittadino di uno stato civile. Visto il modo in cui il crocefisso è stato strumentalizzato dal punto di vista politico direi che ci sono valide ragioni per sostenere la sentenza della Corte europea. Ma si sa, in Italia non si può fare politica e allo stesso tempo pensare di pestare i pie-di del Santo Padre. Infatti anche Bersani ha dichiarato che il crocefisso, in quanto simbolo di tradizione e bla bla bla, va la-sciato al suo posto. Laicisti sfrenati questi del Pd. Ma siamo sicuri che la croce sia emblema di valori condivisi? Che piaccia o no, si tratta di un simbolo religioso che come tale rappresenta solo una parte del paese, maggioritaria, certo, ma sempre una parte. Di questo passo sarebbe legit-timo ornare i luoghi pubblici con simboli di altre culture: una menorah qui, Ganesh di là e un bel Buddha nell’angolo... e l’uffi-cio anagrafe si trasforma nel bazar etnico dell’Ikea. Cattolici e sedicenti tali hanno dichiarato imbufaliti che il vuoto lasciato da crocefisso ben esemplifica la mancan-za di valori in cui piomberà la nostra so-cietà se stacchiamo il legno dalla parete. No cari miei, quello non è lo spazio del nichilismo, ma una tela da riempire con valori diversi, purché conformi allo spirito della Costituzione. E se dovessi sceglie-re, preferirei la Costituzione alla Bibbia, almeno so chi l’ha scritta e soprattutto si può cambiare.■

L’OPINIONE 2

di Il Solista

L’ultima crociata contro l’Europa della laicità

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La Marmaglia

Attualità

Da qualche mese a questa parte non si sente che par-lare di influenza A, vacci-

ni, nuovi casi di contagio e vittime. Tuttavia spesso queste notizie sem-brano intenzionate a creare paure e allarmismi, e ben raramente sono rivolte alla reale informazione. Pro-viamo a fare un po’ di chiarezza su questa nuova influenza...

Innanzitutto un’influenza che nuova non è, infatti il virus H1N1 comparve per la prima volta negli Usa nel lon-tano 1918 e si diffondeva solamente tra suini, al contrario del virus della Spagnola, che in quegli stessi anni causava la morte di circa 50 milio-ni di persone. Nell’aprile 2009 sono stati rilevati in Messico focolai di in-fezione nell’uomo.

Le notizie che ci giungono circa la nascita del virus sono tante: spaziano dall’ipotesi ai limiti della fantascien-za di numerosi medici, guidati dall’australiano Adrian Gibbs, convinti del fatto che il gene sia nato per un erro-re di laboratorio, ad altre affasci-nanti teorie di persone che, traviate dalla visione di troppe trasmissioni dell’indagatore del mistero Roberto Giacobbo, so-stengono che il virus H1N1 sarebbe stato creato in laboratorio o da al-cune case farmaceutiche per poter in un secondo tempo lucrare con la vendita del vaccino, o che addirittu-ra sia stato diffuso da organizzazio-ni bioterroristiche. Accantonando la possibilità che il gene sia l’ennesima creazione di MacGyver, realizzata con un cadavere suino, un fazzoletto del mio collega Johnny stracolmo di germi e l’immancabile graffetta, re-sto dell’idea che il miscuglio geneti-co dell’influenza A/H1N1 sia nato in

qualche pantano fecale di un alleva-mento suino messicano e si sia poi rapidamente diffuso in tutto il mon-do principalmente a causa dei turisti che sono tornati dalle vacanze con questo splendido “souvenir”. Que-sto, secondo il mio modesto parere, è stato l’inizio del rapido contagio.

Nonostan -te ciò che ci dicono te-legiornali e giornali, che sbattono in prima pagi-na tutti i casi di decesso per il virus

H1N1, i rischi di questa influenza si limitano all’elevato livello di con-tagio. Rischio sicuramente non da niente soprattutto per l’economia (la produzione di un’azienda, per esem-pio, potrebbe essere compromessa nel caso che la maggioranza dei di-pendenti sia contagiata). Corre in-vece il rischio di avere complicanze la popolazione affetta da patologie croniche (malattie cardiache e pol-monari, cancro, in alcuni casi l’obe-sità).

Credo pertanto che sia inutile, ec-cetto indubbiamente per i suddetti casi, vaccinarsi contro questa in-fluenza, molto meno pericolosa di

una comune influenza stagionale, che causa solo in Italia 8 mila de-cessi ogni anno senza alzare tutta questa polvere. Vaccinazione inutile anche per il presunto pericolo di con-trarre la sindrome di Guillain-Barrè, che si manifesta con la progressiva paralisi degli arti. Dati preoccupanti sono senza dubbio quelli che riguar-dano le spese che lo Stato ha dovuto sostenere per l’acquisto dei vaccini. Si parla forse di 48 milioni di dosi di vaccino (non ci sono dati sicuri in merito ndr): non vi sembrano esage-rati per un’influenza praticamente innocua?■

Mr. X

Ecco come i Media ingigan-tiscono all’inverosimile le notizie...

Influenza A: tra pandemia e falsi allarmismi

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“Credo sia inutile, eccetto indubbiamente per le persone affette da patologie croniche,vaccinarsi contro l’influenza A/H1N1, molto meno pericolosa di una comune influenza stagionale.

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La Marmaglia

È lecito che un “paese civile” lasci che un uomo come Nick Griffin, leader del British National Party, partecipi a un dibat-tito in una televisione di Stato, nella fattispecie “Question time” sulla Bbc?

Sofismo oggi - Nick Griffin

Discorso contro

Occorre innanzitutto fare alcune considerazioni. Il British Natio-nal Party è notoriamente un par-

tito xenofobo e razzista che si presenta ammantato di rozzezza e populismo. Negli ultimi anni è stato protagonista di numerose controversie giudiziarie, ha spesso parlato in termini durissimi e ai limiti della legalità nei confronti della re-ligione islamica, del mondo omosessua-le. Il British National Party è stato spes-so tacciato di essere un’organizzazione di stampo fascista: infatti non solo sono noti i suoi legami con altre organizza-zioni di estrema destra (fin qui nulla di illecito), ma è stato anche sospettato di legami con organizzazioni terroristiche e paramilitari. Questo partito è inserito in un contesto britannico di diffusione di sentimenti anti-immigrazione, su cui cerca di fare leva per attirare a sè un maggior numero di consensi. Questo constituisce un validissimo motivo per impedire al BNP di comparire in televi-sione. Infatti secondo YouGov, società di ricerca indipendente, le intenzioni di voto riguardanti il BNP sono incremen-tate di un punto percentuale (dal 2 al 3%) nel corso di un solo mese (dal 24 settembre al 23 ottobre), chiaramente per effetto dell’apparizione in tv di Nick Griffin. Sempre relativamente a questo bisogna riportare un’altro dato: alla do-manda se l’intervistato si sentisse d’ac-cordo con il BNP, quando afferma “di volersi fare portavoce dell’ “indigeno”, bianco, popolo Britannico, per il qua-le diversi governi hanno fatto troppo

poco per proteggerlo”, un 12% ha ri-sposto di essere in sintonia con quanto detto. Una apparizione televisiva deve essere scongiurata anche per il fatto che concederla significa dare un’appa-renza di “serietà”, istituzionalità ad una organizzazione di tale genere, che fino-ra si è espressa con toni ed espressioni realmente impresentabili: così è stato in Francia per il Front National di Le Pen nel 1984 che, dopo una apparizione in un dibattito politico, raccolse una gran-dissima quantità di consensi. La visibili-tà nei media di questo, tutto sommato ancora “marginale”, party potrebbe por-tarlo ad aggirare la barriera del sistema elettorale uninominale secco, vigente in Inghilterra, che non incentiva il voto per i piccoli partiti. La rozzezza con cui si presenta, i toni violenti e il linguaggio volgare non rappresentano sempre un elemento negativo, agli occhi dell’elet-torato, perchè nel contesto di una stra-tegia demagogica e populista tendono a far sentire “vicino” il politico ad una cer-ta tipologia di elettore. In conclusione: in virtù del fatto che il BNP ha ottenuto due seggi al Parlamento Euoropeo alle scorse elezioni, della natura di questa organizzazione, del tenore delle sue af-fermazioni e delle sue posizioni, della sua effettiva “pericolosità” e del fatto che la libertà di espressione trova il suo limite nel rispetto dell’altro, ritengo che in un paese “civile” non bisogni dare spazio e voce a un partito di questo ge-nere.

Discorso pro libertà“In una libera Repubblica é lecito a

chiunque di pensare quello che vuole e di dire ciò che pensa” (Spinoza)

Un paese veramente libero lascia parlare chiunque. Esempio ne è l’Inghilterra. Lì Nick Griffin, leader del Bnp, è apparso in televisio-ne per partecipare ad un dibattito politico. Niente di strano nel fatto che un eurodepu-tato partecipi ad un programma di approfon-dimento televisivo, se non fosse che questa organizzazione affonda le proprie rafici nella xefobia, nel razzismo e nel populismo più sfrenato. Alcuni vorrebbero privare questo cittadino, legalmente eletto al Parlamento europeo assieme ad un altro “compagno” di partito, la possibilità di partecipare a que-sto dibattito, per timore che possa in questo modo fare proseliti, accattivarsi le simpatie dell’elettorato. Questa opposizione è ne-cessario sia posta a monte, ci si dovrebbe interrogare sulla opportunità della parteci-pazione del Bnp alle elezioni: infatti, se si permette al Bnp di esistere, gli si consente quindi di partecipare alle elezioni come ogni altro partito, garantendogli i diritti che gli spettato in quanto tale; tra i quali dovrebbe rientrare anche quello di poter partecipare a programmi di approfondimento politico. Inoltre il pericolo di un’organizzazione come il Bnp è relativo, infatti il sistema elettora inglese scoraggia fortemente il voto per i piccoli partiti. Non è poi detto che Nick Grif-fin andrà acquisendo consensi sulla lunga distanza, perchè un comportamento tanto razzista, becero, rozzo e dai toni così aggres-sivi e irrispettosi, riuscirà magari a irretire una marginale fetta dell’elettorato inglese, ma non potrà mai consentirgli di aggiudicar-si percentuali realmente “importanti”.

La questione non è però se sia opportu-no privare di amplificazione le parole del Bnp, per fermarne “l’ascesa”, in quanto la questione, posta in questi termini, assu-me una sfumatura liberticida. La ragione per cui si deve consentire al Bnp di poter essere messo in condizione di partecipare ad un dibattito pubblico deve essere trova-ta ad un livello più “alto”. Le tesi dei partiti estremisti non devono essere censurate, bensì confutate in un’ottica di libero con-fronto. Questo è uno dei pilastri fondamen-tali di una democrazia: la scelta di censu-rare il Bnp andrebbe in senso contrario a uno dei principi fondanti della civiltà.

Entro giugno del prossimo anno si terranno le elezioni in Inghilterra e, allora, vedremo come si muoverà il Bnp e quanto consenso otterrà dai suoi elettori: chi vivrà vedrà..■

Apotropaico Zuzzurellone

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Attualità

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La Marmaglia

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News dal Mondo

Il 26 Ottobre 2009 Radovan Karadzic, imputato presso il Tribunale Penale Internazionale per i Crimini dell’ex-

Jugoslavia per genocidio, crimini contro l’umanità, violazione dei diritti di guerra e svariate altre amenità, è stato rinviato a giudizio essendosi rifiutato di sottoporsi al giudizio di una Corte che non ammet-te il ritardo nella preparazione della sua difesa.

Ex- comandante in capo dell’esercito serbo-bosniaco nonchè ex- presidente della Repubblica, Karadzic guidò l’assedio alla città di Sarajevo dal 1992 al 1996, macchiandosi di plurimi crimini anche in relazione al massacro di Srebrenica, nel quale furono uccisi circa diecimila bosnia-ci. Dopo tredici anni di latitanza è stato infine arrestato e tuttora è ancora senza processo, pur non essendosi mai dichia-rato innocente. Il procuratore- capo Alan Tieger ha anche accusato l’ex-leader di es-sere corresponsabile dei bombardamenti contro la popolazione civile: «L’accusato sapeva che durante i 44 mesi di assedio le sue forze bombardavano e sparavano contro i civili, creando un clima di terrore per i cittadini».

Ma cosa è avvenuto di preciso durante questi drammatici mesi?

L’assedio di Sarajevo si colloca nel con-testo del conflitto tra il governo bosniaco, l’Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che cercava-no di annientare il neo-indipendente sta-to della Bosnia-Erzegovina per creare lo stato serbo della Repubblica Serba (RS). Tutto questo nell’ottica delle numerose guerre scoppiate dopo la caduta del muro

di Berlino, quando la Repubblica federale di Jugoslavia di fatto collassò e i vari stati che la componevano, fino ad allora “tenuti a bada” dal nazionalismo di stampo titino, si dichiararono indipendenti. I movimenti autonomisti furono però osteggiati dalla maggioranza serba, che si oppose con le armi ai vari stati separatisti, come nel caso della Bosnia e della sua capitale, Sarajevo.

La città fu accerchiata e ripetutamente bombardata; dall’alto delle sue colline i cecchini sparavano sulla folla e le for-ze del VRS riuscirono a conquistare vari quartieri della città, mentre veniva appli-cato un rigido embargo che metteva ancor più in ginocchio la popolazione civile. Fino al massacro di Markale (una bomba che, scoppiando in un mercato, provocò 68 morti) le truppe ONU si erano limitate a monitorare la situazione, ma, quando fu lampante la ferocia delle truppe serbe, fi-nalmente scesero in campo assieme alla NATO costringendo i serbi a sciogliere l’as-sedio.

Oggi Sarajevo è una capitale europea in costante movimento: la maggioranza degli edifici è stata ricostruita e la gente sembra aver superato l’incubo dell’asse-dio, ma le cicatrici causate dalla guerra non si sono ancora rimarginate, né forse potranno mai esserlo. Noi abbiamo potuto vedere tutto ciò con i nostri occhi, durante due viaggi attraverso l’ex- Jugoslavia.

Ciò che subito colpisce qualsiasi viag-giatore sono senz’altro i segni dei bom-

bardamenti, visibili praticamente su ogni muro e negli edifici sventrati e non ancora demoliti; tra tutti, l’antico palazzo della Biblioteca Nazionale, contenente migliaia di preziosissimi manoscritti antichi, che andò completamente in fiamme e che rappresenta tutta l’assurdità e l’ignoran-za della guerra. Per di più, non appena si esce dal centro storico, praticamente su ogni collina i giardini e i pochi appezza-menti liberi di terreno sono costellati di cimiteri e piccole tombe, probabilmente di persone seppellite in tutta fretta per pau-ra dei cecchini.

Se non si vogliono vedere solo gli aspetti tragici della città però, Sarajevo offre non pochi motivi per sperare in un futuro mi-gliore. Nel vivacissimo mercato, nei risto-ranti sulle colline dove i nazionalisti serbi sparavano sulla folla, nei vecchi che gio-cano a scacchi in piazza, nelle moschee costruite accanto a sinagoghe e chiese cristiane (non a caso è la città simbolo della convivenza pacifica tra le religioni), nelle biro costruite con i bossoli di proiet-tile e vendute ai turisti, in Jovan Diviak, il generale serbo che, dopo essersi opposto all’assedio dei suoi stessi connazionali, ha ora fondato un’organizzazione che aiu-ta gli orfani di guerra, in tutto ciò abbiamo colto i chiari segni di una città viva, capa-ce di riprendersi e volenterosa di costruire un futuro per i suoi giovani, un futuro che, possibilmente, non comprenda la parola guerra.■

Johnny e Biagio

A tredici anni dalla fine dell’assedio la capitale bosnia-ca prova a superare le ferite della guerra. Alla scoperta di una città vivace ed europea

Sarajevo, la rinascita di una città

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“Se vuoi approfondire il tema dell’asse-dio di Sarajevo, ti consigliamo:- Welcome To Sarajevo, film di guerra di Michael Winterbottom - Cupe Vampe, canzone dei C.S.I. (Con-sorzio suonatori Indipendenti)

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News da Piacenza

L’Unione degli Studenti, il sinda-cato studentesco con più iscritti d’Italia, è sbarcata anche a Pia-

cenza: il neo-responsabile Niccolò Mo-relli, 17 anni, durante la prima riunione ufficiale, il 19 Novembre, ha dichiarato: “Siamo nati da pochissimo tempo, la no-stra è un’associazione apartitica che si propone di aprire un dibattito a livello stu-dentesco e di portare alla luce i problemi e le proposte degli studenti stessi”.

Hai sottolineato la parola “apartiti-ca”, come mai?

“Sì, purtroppo qui a Piacenza il movi-mento studentesco è stato fino ad ora controllato da un unico partito politico, contro il quale non abbiamo assoluta-mente nulla, tuttavia riteniamo che que-sta situazione limiti la partecipazione di moltissimi studenti che non si ricono-scono in tale formazione, come si è visto nei vari scioperi di quest’anno che non hanno di certo avuto una gran parteci-pazione ...”

In quest’ottica vorreste organizzare qualche manifestazione autonoma?

“Beh, per adesso siamo appena nati e abbiamo bisogno di organizzarci e farci conoscere; ciò che ci distingue dalle al-tre organizzazioni è però il fatto che non ci poniamo solamente come movimento di protesta e opposizione, ma vogliamo aprire un dibattito che sia realmente co-struttivo, propositivo e anti-ideologico. Per quanto riguarda la partecipazione ad eventuali scioperi, non la escludiamo a patto che vengano rispettate le nostre condizioni”.

Ad esempio?“Ad esempio che sia una manifestazio-

ne apartitica; se ciò non avverrà faremo comunque una nostra iniziativa separa-ta, poichè vorremmo scendere in piazza contro questa riforma ...”

Quali iniziative proponete agli stu-denti?

“Innanzitutto faremo varie assemblee aperte per discutere del testo della ri-

forma Gelmini e di altre questioni legate alla scuola; successivamente ci piace-rebbe organizzare un mercatino dei libri usati, per aiutare gli studenti che più fanno fatica a far fronte all’esorbitante costo dei libri di testo; infine un servizio di corsi di recupero a prezzo simbolico, aperto a qualunque studente piacentino … Ci sono molte idee in cantiere, speria-mo di metterle in pratica al più presto!”

Hai più volte accennato alla riforma Gelmini: l’UDS come la vede?

“Personalmente credo che questa ri-forma, pur rappresentando un tentativo di cambiare un sistema che di certo non mi soddisfa, ottenga un risultato oppo-sto a quello sperato, dal momento che proprio mentre sarebbe necessario un maggior afflusso di fondi, vengono fatti tagli semplicemente insostenibili”.

Come è possibile mettersi in contatto con voi?

“Siamo già attivi su internet con un gruppo su Facebook, e a breve lo sa-remo anche sugli altri social network; è probabile comunque che gli studenti piacentini abbiano già notato i nostri manifesti, che abbiamo affisso pratica-mente in ogni bacheca scolastica, per cui chiunque ci può contattare e par-tecipare alle nostre iniziative. Abbiamo anche richiesto una sede all’assessore Castagnetti, il quale ce ne ha garantito una entro Gennaio...”■

Johnny

Il giovane responsabile Morelli: “Un movimento apartitico per aprire un dibattito a livello studentesco e portare alla luce i problemi e le proposte degli studenti stessi.”

I giovani in movimento: nasce anche a Piacenza l’Unione degli Studenti

A Piacenza sono molto diffusi luoghi comuni che presentano l’istituto Artisti-co come una scuola di terz’ordine ed è mia intenzione sfatare una volta per tutte questa convinzione. Come si può giudica-re qualcosa che a malapena si conosce? Com’è possibile che persone che magari non vanno più a scuola da un pezzo si permettano di valutare la qualità del nostro Istituto? Alzi la mano chi non ha mai sentito frasi del tipo “l’Artistico è una scuola di drogati e di fannulloni”. Sono proprio affermazioni di questo genere che mettono in evidenza l’enorme disin-formazione che regna a Piacenza. Fate parlare una persona che in questa scuo-la trascorre sei ore al giorno e capirete che non è affatto così. L’Artistico è ben altro che molto fumo e qualche matita: è il luogo dove tanti studenti quotidiana-mente si impegnano, creano e si metto-no alla prova. Questa scuola si fa mezzo d’espressione per tutte le menti che altri-menti non saprebbero come sfruttare la propria creatività; è luogo d’incontro e di lavoro costruttivo, atto a perfezionare e insegnare le tecniche di creazione e pro-gettazione. L’Artistico è una vera scuola a 360 gradi: non solo offre una buona formazione culturale che permette l’ac-cesso a qualunque facoltà universitaria, ma anche una specializzazione manuale; a materie “tradizionali” come disegno se ne affiancano, infatti, altre “di studio” come filosofia, chimica, diritto. Non nego che nel nostro Istituto circolino individui “un po’ strani”, ma in fondo non è que-sta una caratteristica di tutti gli artisti??? Nella nostra scuola c’è libertà assoluta d’espressione, ma non bisogna confon-dere ciò con la possibilità di fare quello che si vuole: le regole ci sono e si fa di tutto per farle rispettare. L’Artistico, quin-di, è tutto questo e molto altro, un piccolo cosmo creativo dove “gli abitanti” vivono e lavorano in funzione dell’Arte, dipingen-do la realtà con colori un po’ insoliti.■

di Cristina

Artistico, non solo fumo e matite...

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Tecnologia

Molte persone che hanno un router Wi-Fi (o Wireless, dall’inglese “senza fili”) si pongono spesso un quesito: la-sciare la linea libera o proteggerla?

Io vi consiglio caldamente di lasciar-la libera, cioè senza alcuna password. Se avete una connessione fissa con il vostro gestore telefonico, infatti, non avrete alcun problema economico, poi-ché pagate una quota fissa ogni mese. Dare quindi la possibilità a quelli che dalle zone limitrofe a casa vostra vo-gliano usufruire della vostra linea è un bel gesto, da compiere seguendo il “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”; a tutti, infatti, fa piacere trovare una connessione libera quando ma-gari ne abbiamo urgente bisogno.

Non dovete pensare che senza pas-sword avrete dei problemi, perché, se ritenete che la gente possa entra-re facilmente nel vostro PC e crearvi dei gravi problemi, dovete sapere che è molto più grave non avere un buon antivirus installato. Se vi entrano dei virus nel computer, possono anche mettere fuori uso completamente il vostro sistema operativo e costringer-vi a installare nuovamente tutti i pro-grammi.

Ci si pone questo problema anche perché, secondo me, si pensa che le cose protette siano migliori di quelle libere. Ma se riusciamo a condividere queste connessioni, ci saranno van-taggi per tutti, poiché troveremo linee libere quasi in ogni luogo in cui andia-mo, dal momento che ormai la mag-gior parte gente ha una connessione internet e per di più Wi-Fi. Daremo in questo modo l’opportunità anche alle persone che hanno meno possibilità, ad esempio economiche, di usufruire di internet magari per svolgere ricer-che per la scuola.

Termino, ripetendo e rinnovando il mio invito nei vostri confronti: condivi-dete le vostre linee con gli altri!■

IL CONSIGLIO

di Bob

WI-FI libero o protetto???

Quando si parla di DRM (Digital Ri-ghts Management), propriamen-te “gestione dei diritti digitali”, si

intendono quei sistemi tecnologici, con cui i proprietari dei diritti d’autore con-trollano i loro file. Un codice crittorgrafato viene inserito in ogni file e ne permette l’identificazione tramite una rete internet; ne impedisce la riproduzione non autoriz-zata e ne limita l’uso secondo la licenza sottoscritta dall’utente al momento del download di quel determinato file. Insieme a qusto viene scaricata anche una chiave che permette la riproduzione e la copia, senza di essa il file non può essere letto, evitandone così l’utilizzo illegale.

Il DRM permette alle Major di certificare la proprietà del file, monitorare l’accesso e avere il controllo sulle copie illegali sa-pendo da quale file sono state copiate. Questo porta loro sicuramente dei vantag-gi, infatti avendo eliminato la possibilità di creare copie avranno sicuramente un maggiore introito, a svantaggio sia degli artisti a cui viene ristretta la diffusione dei propri brani sia dell’utente che è costretto a sottostare alle condizioni impostegli: con questo sistema non si può usufruire nean-che di una copia personale di backup.

Un software che tutti conoscono che usa questo tipo di licenza è Windows XP. Que-sto può essere usato solo su un computer per volta dato che durante la registrazione via internet in cui viene rilasciata la chiave di abilitazione del sistema operativo, vie-ne anche registrato il codice di tutti i com-ponenti principali del computer: scheda madre, disco fisso, scheda video... Così in caso di un guasto che necessiti la sostitu-zione di un componente Windows XP non funzionerà più non riconoscendo il nuovo componente. In tale situazione si deve ripetere la registrazione perdendo tempo e l’utilizzo del computer fino alla nuova abilitazione. Ecco un esempio eclatante di quanto sia svantaggioso per l’utente questo sistema. Per nostra fortuna il DRM non è adottato da tutti e proprio in questo periodo molte industrie informatiche stan-no pensando di eliminarlo dai loro prodot-ti. Universal e Virgin sono le due uniche Major che distribuiscono file Mp3 privi di DRM.

Un’idea ancora più spinta che hanno avuto i grandi produttori è il TC (Trusted Computing). L’obbiettivo dichiarato è di

proteggere l’utente dall’intrusione di sof-tware dannosi (virus, malware, spyware...); l’hardware (portatili, palmari, cellulari, lettori Mp3 e altri apparati elettronici in-telligenti) viene dotato di un componente chiamato TPM (Trusted Platform Module) che serve a decriptare velocemente il sof-tware voluto, criptato da una chiave forni-ta da un ente certificatore. Senza chiave o TPM il software non può essere eseguito. Così questi hardware potranno eseguire solo programmi certificati e questi softwa-re potranno circolare solo su computer con TPM. Con il vantaggio della protezione dai virus si perde dunque la scelta di qua-le hardware acquistare e di che software usufruire: così la gestione dei software è monopolizzata da chi fabbrica programmi certificati.

Questo sistema è insostenibile perchè esclude tutte quelle piccole imprese che producono software che non possono permettersi una certificazione per ogni versione che producono, dato che questa è a pagamento. Di conseguenza la proget-tazione di software rimane in mano alle grandi industrie informatiche e viene pe-nalizzato il grande movimento del softwa-re libero.

Per tutti questi motivi il TC non è ancora diffuso, ed è ancora aperta la discussione sulle implicazioni legali di questo sistema. Sorge spontanea una domanda: per qua-le motivo dovremmo fidarci delle decisioni dei produttori mentre questi non si fida-no di noi utenti, ai quali non lasciano la libertà di fare ciò che meglio crediamo dei prodotti acqistati?■

Trapper

DRM e TC, la violazione dell’utente

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Musica

CulturaSTORIE A PUNTATE ■ MUSICA ■ LIBRI ■ FREE TIME

Green Day. Lo leggo dappertut-to, sulle magliette, sui cartello-ni affissi, vedo passare le loro

facce sugli schermi delle televisioni del paninaro presso il quale mi sto sfaman-do (colgo l’occasione per consigliar-lo a chiunque di voi andrà a qualche concerto al Fila/Mediolanum/Datch/oquelcavolochesia forum: il panino alla porchetta è qualcosa di divino, giuro). Finalmente ci sono, è da giugno che lo stavo aspettando. E la curiosità di vede-re come se la caveranno i tre ragazzo-ni di Berkeley, tacciati di aver venduto l’anima al mercato dopo l’uscita dell’ul-timo album “21st Century Breakdown”, è piuttosto forte. E si entra...

Il concerto, ovviamente tutto esaurito, si apre con i “Prima Donna”, gruppo di supporto americano il cui nome esprime l’amore della band per il nostro paese e

che, cosa del tutto inaspettata per una support-band, sono validi, veramen-te bravi, energia allo stato puro. Dopo che i cinque di Los Angeles lasciano il palco il pubblico è pronto: l’apparizione del mitico coniglio rosa (mezzo sbronzo) scatena il delirio tra la folla. Dopo esser-si scolato due Moretti al colpo, cede il palco a loro, finalmente, i Green Day: un Billie Joe stupefacente nel suo nuovo look platino, un Trè Cool come al solito esplosivo e un carichissimo Mike Dirnt. E da qui alle prossime due ore e mezza sarà pura adrenalina che i tre riversano incessantemente sul pubblico (in estasi) senza mollare un attimo. Da Kerplunk a 21st Century Breakdown, ripercorrono tutti i grandi successi della loro carriera, accompagnati da scenografie sorpren-denti, giochi pirotecnici e un coinvolgi-mento del pubblico senza pari. Tra le potenti esecuzioni e gli scherzi i tre si sono lasciati andare anche ad impor-tanti citazioni, quali Sweet Child O’Mine, Hey Jude, Highway To Hell ed altri suc-

cessi planetari. Indimenticabile l’esecu-zione di Boulevard Of Broken Dreams, sulla quale, dopo aver fatto cantare una strofa intera al pubblico, Billie Joe si è inchinato in segno di adorazione verso il suo pubblico, lanciando un urlo: “Damn, you’re alive!!!”. Veramente emozionante per una romanticona come me la piog-gia dorata su 21 Guns, e confesso di essermi letteralmente messa a piange-re sul medley finale con Last Night On Earth, Wake Me Up When September Ends e Time Of Your Life.

Due ore e mezzo vissute in un’altra di-mensione, il tutto grazie a quei tre ma soprattutto alla musica che permette tutto questo. Da notare poi come abbia-no privilegiato l’esecuzione di canzoni della loro carriera iniziale, brani di album come Kerplunk, Dookie, Insomniac. Tut-ti eseguiti magistralmente e con la stes-sa carica che ci mettevano nel ‘94. Alla faccia di chi li dava per spacciati!■

Ilaria

Green Day’s concert: pura adrenalina!!!Cronaca di un concerto del trio californiano, che, malgrado le polemiche, non ha affatto perso la grinta delle origini, anzi ...

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Storie a puntate

I poliziotti se ne erano andati che mancavano poche ore all’alba. Sen-za concludere nulla. Il corpo di Mark

pendeva ancora dal contrappeso senza che l’avessero analizzato e tutti i sospet-tati erano stati lasciati liberi con l’obbligo di rimanere reperibili. Una pozza di san-gue ormai scintillava sul palco riflettendo al suo interno i tetri luccichii delle luci. I tre interrogati rimasero a lungo immobili l’uno davanti all’altro, evitando i reciproci sguardi, ognuno imbavagliato dai propri pensieri. Infine Silvie, per lacerare il velo di silenzio che li aveva avvolti, propose con riluttanza di togliere il corpo sul qua-le si era appena posata con grazia una colomba. Con altrettanta riluttanza gli altri due acconsentirono. Devon, il ser-vo di scena, fece scendere il cadavere che fu preso da Edward e dalla ragazza prima che si bagnasse nel sangue cola-to a terra. In quel mentre la mano del-l’illusionista sfiorò quella della giovane che d’istinto la ritrasse, alzando il viso. Quando i loro sguardi si incontrarono, lei scorse un lampo in quello dell’amante: aveva certamente visto l’ombra di dub-bio che le intorbidava gli occhi arrossati dalla stanchezza… si volse di scatto, il volto che avvampava. Al di là delle spalle di Silvie, Devon, che era tornato sul pal-co, vide la bocca di Edward storcersi in una dolorosa presa di coscienza. Passò ancora diverso tempo prima che anche Edward e Devon abbandonassero il tea-tro per concedersi qualche ora di sonno. Silvie invece rimase a fare la guardia al cadavere: cosa avrebbe dovuto fare al-trimenti? Non aveva altro posto dove andare, le poche notti che passava fuori dai vari teatri dove si esibivano, erano le notti in cui Edward pagava un albergo per fare l’amore con lei. La sensazione di disagio che l’aveva accompagnata fino a qual momento crebbe fino a sfogarsi in un pianto rotto, odiava dimostrarsi debo-le. Le cadde lo sguardo sul cadavere e fu presa da un conato di vomito, la corda

Narratore: Quella notte il nostro pove-ro amante non corrisposto, una volta presa la mappa della Francia, decise di sbarcare sulla coste Normanne divise appositamente da sua maestà in 5 set-tori: Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword. Edoardo aveva previsto il suo sbarco alla testa di circa 15 mila soldati in lo-calità Deauville, da lì sarebbero dovuti proseguire verso La Rochelle in Aqui-tania ed in seguito verso Orleans, con tappa finale Parigi. Le cose, però, an-darono diversamente: dopo alcuni mesi l’esercito inglese, nonostante le vittorie ottenute, era stremato. Nel 1346 dopo diverse scorrerie nei villaggi locali (Che-vauchèes in francese) Edoardo volle spingersi fino a Calais per far sostare le truppe, ma un imponente armata co-mandata dal suo rivale Filippo di Valois, che era alla testa di 48 mila uomini tra francesi e genovesi gli sbarrò il passo in località Crècy. Edoardo con i suoi 9 mila soldati (5mila dei quali arcieri) de-cise di trincerarsi su un colle boscoso e aspettare i Francesi, che lo raggiungo-no la mattina del 12 settembre 1346. Verso mezzogiorno i francesi rompono gli indugi e assaltano il colle con 12mila balestrieri genovesi.Filippo: Avanti uomini... All’assalto!!Genovese: E tu non vieni?Filippo: Ah ah ah!! Per chi mi hai pre-so?!?! Guardami bene… ti sembro tanto scemo da andare a morire solo perché me lo dice un altro?.Genovese: Mmmmmhhh… beh, no!Filippo: Ecco… per questo tu fai il sol-dato ed io il re… fila via!Narratore: Nel frattempo nascosto nel-la boscaglia …Arciere: Mio signore… mio signore… MIO S-I-G-N-O-R-E!!Edoardo: Ehm... Aspetta almeno che mi metta le mutande!

Arciere: Mio re, anche se nessuno più di me ammira la maestà vostra quando indossa la sua biancheria in fibra di ca-napa, volevo dire che … CI ATTACCANO!!Edoardo: Aspetta! Andresti in battaglia senza mutande, tu?Arciere: Se non c’è tempo andrei addi-rittura con solo le calze …Edoardo: Ma tu sbagli caro! Se non ti metti le mutande come fai a combat-tere con questo coso che si sbatacchia tra la cotta e l’armatura? Non ti darebbe fastidio???Arciere: Sire, i genovesi sono a 200 metri dalle nostre posizioni...Edoardo: Fate fuoco! Trucidateli!!Narratore: Appena gli arcieri scaglia-rono i loro dardi, il cielo si oscurò, un silenzio feroce cadde sulle schiere franco-genovesi… Il silenzio fu rotto dal tonfo delle frecce sui battaglioni nemici: più volte gli inglesi lanciarono e nei pri-mi 5 minuti scoccarono 72 mila frecce decimando i francesi ed in seguito al contrattacco misero in fuga il nemico. Con la vittoria inaspettata di Crècy gli inglesi si aprono la strada per Calais e costrinsero i francesi ad una pace di-sonorevole nel 1347. La guerra durerà ancora 106 anni, durante i quali l’Inghil-terra riuscirà a mettere in serie difficoltà la Francia, conquistando più della metà del paese. Alla fine, però, proprio i Tran-salpini usciranno vincitori. FINE

Ruzzante: Salute a voi gentaglia! Sono venuto fin qui nel lontano 1347 per dir-vi GRAZIE di aver letto questa storia ai limiti della realtà e della decenza, spero che vi siate divertiti e... a presto! Ah... dimenticavo che dal prossimo numero in esclusiva su “La Marmaglia” trovere-te “TELEINVASIONE”, un esilarante talk show ambientato nell’antica Roma.■

Capitolo �

“There are some illusions, this isn’t one of those” di Nihal

LA STORIA COME NON L’AVETE MAI SENTITA PRIMA

La guerra dei 100 anni... di Ruzzante

Scena 4

MEMENTOPotete trovare i capitoli e le scene precedenti direttamente sul nostro sito web: www.lamarmaglia.it

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La Marmaglia

1�

Free Time

A Cannes, città famosa per l’al-ta moda e il cinema, si intrec-ciano varie storie: chi cerca

di emergere come brillante attrice, chi, appartenendo ormai da tempo all’elite del mondo dello spetta-colo (ovvero la Super-classe), rimpiange la perduta normalità o altri ancora con le loro diverse vicen-de. Tra queste il filo conduttore è rappre-sentato dalla storia di Igor Malev, ricco uomo d’affari russo, che si dimostra di-sposto ad ogni cosa per riconquistare l’amore della donna amata e poi perduta, l’ex moglie Ewa.

La vicenda di un uomo che per amo-re giustifica tutte le sue azioni...

“Come vedi non ho tradito la mia pro-messa. Non ho sparato…”

Ultimo romanzo di Paulo Coehlo che rappresenta una svolta nel modo di scrivere dell’autore: questo infatti è

il primo libro in cui la narrazione è caratte-rizzata da una forte tensione, grazie alla quale si può associa-re il romanzo al gene-re del thriller.

Ambientato nella so-cietà odierna di essa ne dipinge alcuni mali quali la fama della celebrità, l’ossessio-ne per il successo, la schiavitù della moda e l’amore morboso per la ricchezza etc…

L’autore alterna abil-mente i punti di vista dei diversi per-sonaggi in modo da consentire sem-pre la continuazione della narrazione, nonostante questa sia spesso dilatata da numerose interessanti riflesioni sulla nostra realtà interposte tra i vari capitoli. Libro che dovrebbe arricchire ogni biblioteca.■

I l vincitore è soloPaulo Coelho

Il divora- libridi PDZ

VOTO:

aveva lasciato una profondo solco nel collo dell’uomo che ora tendeva al vio-laceo. Il senso di nausea aumentò fino a costringerla ad alzarsi dalla poltrona dove si era accasciata e correre alla la-trina. Tornò diversi minuti dopo, il sapore della bile in bocca e la terribile sensazio-ne di non sapere cosa fosse realmente successo nel cuore. Non si accorse su-bito che c’era qualcosa di diverso, in un primo momento non vide la figura che, piegata sul cadavere, rifletteva una lun-ga ombra nera sul pavimento. Fu quan-do questa si alzò e la sua ombra andò a solleticare il viso della giovane, che lei si rese conto di non essere sola. Fece un balzo indietro, ma inciampò in una sedia e cadde sollevando una piccola nuvola di polvere. Tuttavia, anche da terra con-tinuò ad indietreggiare. Si fermò solo quando la figura iniziò a parlare; era una donna, la sua voce era calda e abbrac-ciava le pareti del teatro:

–Tranquilla, tranquilla! Non sono di si-curo l’assassino che viene a trafugare il cadavere!

La donna fece una risata forzata alzan-do la testa, la luce le illuminò il volto e Silvie la guardò impaurita. Era una bel-la donna, in carne, occhi e capelli scuri, questi ultimi coperti da un ricco cappel-lo.

–Non volevo spaventarti, scusa. Io mi chiamo Jeany. Sono un investigatore pri-vato, per quanto… beh come vedi sono una donna. Non vengo presa molto sul serio.

Ancora una volta la sconosciuta distese forzatamente la bocca in un sorriso. Sil-vie si mise a sedere, sempre rimanendo a debita distanza: non si fidava di quella donna comparsa dal nulla. Non le piace-vano i suoi sorrisi.

–Silvie Notter, aiutante dell’illusionista.–Lo so, ti ho vista. Quegli idioti non si

sono nemmeno accorti che ero nel tea-tro quando hanno interrogato.

“Quindi era nel teatro anche quando mi sono messa a piangere io…dannazio-ne!”

–Perché sei qui? – Chiese diffidente la ragazza.

–Ti chiedi perché questo caso e non un altro? Beh è semplice: Mark era il mio amante.

Sul viso di Jeany si ripresentò il solito, stiracchiato sorriso che fece nascere pic-cole rughe intorno agli occhi in lacrime della donna.■

• Avete mai provato a chiudere gli occhi per un secondo? ... curioso vero? Lo fai ed il mondo sparisce con i suoi problemi... Peccato che dura solo un secondo.

• La mia ragazza è una maniaca dell’igiene: a causa della suina prima di fare l’amore vuole che mi cosparga il pene di Amuchina e che lo lasci fuori dalla fine-stra un quarto d’ora per fargli prendere aria...

• Sanità: Il ministro condanna l’allarmismo delle famiglie in merito al virus h1n1, dice: “ Allarmismo ingiustificato, distribuiremo il virus in tutti gli ospedali”.

• L’osservatore romano: “immorali i fiori ermafroditi che si autoimpollinano”. Mendel giudicato un depravato.

• Muore di influenza A dopo aver annusato le ascelle di Visco.

• Tremonti presenta il piano per rilanciare l’economia; non si conoscono i detta-gli, ma pare siano necessari una banconota e una fotocopiatrice...■

Ruzzante

Le Ruzzate dell’ult ima ora

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La MarmagliaGIORNALE CLANDESTINO DI SATIRA CRIMINALE E DI CRONACA SUR-REALE

HANNO SCRITTO IN QUESTO NUMERO:JOHNNY, RUZZANTE, DORCAS GUSTINE, MR X, NIHAL, IL SOLISTA,

APOTROPAICO ZUZZURELLONE, BOB, BEN, TRAPPER, PDZ, BIAGIO,

PEACE BLOOM, ILARIA, CRISTINA

PROGETTO GRAFICO:DORCAS GUSTINE

IL GIORNALE È AUTOPRODOTTO

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“Ogni verità scientifica passa attraverso tre stadi. Prima, dicono che è in conflitto con la Bibbia. Poi dicono che è già stata scoperta. Infine dicono di averci sempre creduto.”

Louis Agassiz


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