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La mia testa è il mio rifugio

Date post: 20-Mar-2016
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Poesia
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Massimiliano Città La mia testa è il mio rifugio Poesie
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Page 1: La mia testa è il mio rifugio

Massimiliano Città

La mia testa è il mio rifugioPoesie

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“La natura avrà crepacci nelle rocce dove io potrò nascondermi,e vallate segrete nel cui silenzio potrò piangere indisturbato.

Essa appenderà stelle al cielo notturnocosì ch’io possa passeggiare nell’oscurità senza inciampare

e farà soffiare il vento sulle mie impronteche nessuno possa inseguirmi per farmi del male:

mi laverà nelle sue grandi acquee mi guarirà con le sue erbe amare.”

O.Wilde

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La mia testa è il mio rifugio - 2012

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Senza alcuna traccia

Ci sono scarpeche non vorresti avere ai piedi,eppure ti tocca indossare,mentre insegui viaggiche non avresti voluto iniziare,eppure ti tocca d’andare,e quegli occhi, intravisti per sbaglio,che attraversano il giorno,mentre cerchi un cammino.

È il destino che gioca,e poi. . .e poi cala la notte e non resta più niente.

Hai visto vite fottute in un’ora,come cicche bruciate che non lasciano tracce,e forse non erano d’altrima tua,e hai detto parole che sembravano verema s’è subito perso il profumo del dire.

Hai visto vite fottute in un’orae non erano a�atto menti eccellenti,semplici scelte obbligate,obbligate a sbagliare,semplici sbagli obbligati,mentre tu non sceglievi.

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La mia testa è il mio rifugio

Dimmi cosa hai nascosto stasera,e dimmi, se puoi,cosa ho io in queste suoleinvecchiate da troppi silenzi?

Niente di me rimane,se non l’eco dei passi.

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Osanna

Per ogni povero Cristo bambinoche ha smarrito la stradaa raccogliere chiodia piegarli tra i dentia sputare parolea scucire le suolecon il sangue rappreso;per ogni povero Cristo bambinasvenduta al mercatonel sordido invitodi un sorriso gaudentee aperte le coscee vergate con nientenei paesi lontani che non hanno ricordi;invoco il tuo nome,invano.

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La mia testa è il mio rifugio

Un Prometeo da taverna

Echi di bisboccia giungono a me,marinai in approdo sulla terra ferma,donne in attesa mentre rantola la notte,e passi senza meta e mete senza ragione,e bicchieri tintinnanti al domani che verrà,o che dovrà arrivare.Al domani che verrà e che dovrà passare.

Echi di bisboccia salgono quassùe senza pudore raccontano il dolore,sghignazzano del pianto di un bambino appena natoin attesa del sospiro della morte che verrào che dovrà passare.Alla morte che verrà e che dovrà passare.

E queste mani tese all’in�nitosu questa roccia, stretta all’in�nitoe questa piaga, viva all’in�nitoe il mio rancore che arde all’in�nitoper un errore che ha dell’in�nito.

E non poterne morire.

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Un letto

Sono notti che respiro vento,e baci solitarida bordi di bicchiere,e labbra sorridentie nere.Sono notti che respiro stancoi giorni di fatica.E ho scarpe strette,e panni sporchi da mostrare migliori,e occhi spenti all’alba da svegliaree un letto grandetanto grande da potermi dimenticare.

Un lettoda disfare,coprire,riscaldare,per il gusto di fare,è in questo semplice direio scrivo,per l’incanto di avere.

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La mia testa è il mio rifugio

Duna feniglia

Splendenti ombre sul mio visoe schizzi d’onde sulla pellesole che scivoli,

ditemi

dentro quali coloriposso ancora nascondermi?

E per quanto tempo fuggire?

Splendenti ombre sul mio visonon so più ascoltarementre scende la notteho occhitremantie non vedono.

Ci sono statiresti mortalidi puttane annegateche ho creato madonne,

e uominie tenebreche ho vestito di grazia.

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Qui,

nel silenzio dell’immensoche s’apre davanti a mela sabbias’assottiglia tra le dita,il respiro inseguee sollevarmi non so.

A pochi passi da qui,su una duna divenuta nel tempo riserva naturale,si spegneva Michelangelo Merisi.

Port’Ercole, 20 marzo 2012.

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La mia testa è il mio rifugio

Nudità

Dalle mie nuditàs’aprono crepee �ltra la luceche, calda, incide;ma la vita non sa.

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Via villa Trieste

il latrare di caniannoiatisi perde nell’ecoripetitivodei treni in corsache sferragliano oltre la siepe

e scorgo luci �ochedi �nestrini in viaggioe ombre sedutesu sto�e s�brate dagli annitestimonidi incurie e dolorie amorifragili,consumati in rantoli assenti.

Qui sedutoconsideroquanto siano reali le distanze

nel profumodella tua pelle che credo candidama non conosco

nelle stradeda camminareche vedrò distanti

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La mia testa è il mio rifugio

nel suonodi una voce smarrita nell’obliocome il latrare dei caniper il campocome il sibilo di una corsamancata.

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Fragore

iotuttospirito e corpo,cadente e morenteuccisoin un pomeriggio d’autunnoin novembresulla baia d’un portoche non chiede più approdi,tra dita tremantilegate l’un l’altrache non chiamo per nome.

Tu,che ti lasci dormirein un verde ricordoche vorrei ricordare,mentre spegni le labbra,ultimo sorso di Brandy.

Tu,biondi capelli da cancellare,passi insabbiati che chiedonoaiuto o perdono,mentre muore la sciache è già so�o di vento.

Molte sono le solitudinie molti i silenzi gra�antiin questa notte di marzo

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La mia testa è il mio rifugio

e noi lì,entrambi in attesadel fragore che ci esploderà dentro.

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Le promesse

Eccovi promesse, tutte lì, vi vedo.Schierate come un plotone d’esecuzione.A puntare sorrisi be�ardi contro i miei occhi.Languidele vostre parole scivolano lungo la mia scon�tta.

Eccovi promesse, tutte lì, vi sento.Una s’avvicina,il profumo m’inebria,e stordisce il respiro.Punta lo specchio contro il mio voltoe mostra la vita a solcare le rughe.Un’altra saltella e sbe�eggia gli errorie li conta,cantando.

Eccovi promesse, tutte lì, vi lascio.A marcire d’invidia,voi rimaste irrisolteed io qui con la voce in a�annoe le spalle piegate,e le gambe che tremano, forse,ma hanno strada da fare.

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La mia testa è il mio rifugio

La stagione

Il vento freddo di una stagione che non vuole cambiarescivola tra le mie dita e non c’è pioggia a bagnare le memoriee non ci sono memorie a lavare l’anima.

La luce della notte che non vuole cambiarescivola �n dentro le paure e non c’è ombra a nasconderle,nessuna scia sulla strada che riesca a trovarmi.

Il sapore del sangue so�oca sospiri fatuie piega ogni ricordo, e rimane sulla bocca stancain cui fremono, violente, parole di vita.

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Gocce di sangue

Non replicare,non dire nulla.Per queste mani,per queste mani che non possono contenerlo,e stringono l’acqua, e provano a farlo,e strappano a denti strettigocce all’oceanoche sentiresti vibrare sulla pelle,se soltanto adesso fossi qui.

Le senti?

No,non replicare, non dire nulla.Ecco, lì, scivolano piano, come parole mai dettee ritornano a largo,immergendomi nel sapore di lacrime mute.

Hanno viaggiato,di labbra in labbra,gocce di piacere,urla di terrore,gemiti di una notte fottuta all’oblio,fottuta alla luna,fottuta a noi stessi.

Hanno viaggiato,gra�ando talvoltaquello che di noi rimane,e adesso si spengono oltre.

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La mia testa è il mio rifugio

Torneranno ancora,a disperdersiper l’aria,perché ancorae ancorae ancora una volta pioveràsulle nostre teste,

quando non saremo più capaci di amarequando il sole disegnerà maschere nuovesui resti delle nostre menzogne,meravigliose artiste,puttane che sussurrano,per non far rumore.

No, adesso no.Non replicare.Non dire nulla stasera,ascolta.

Ascolta il lamento di un uomo che rideascolta il sibilo d’aria che s�ora la pellee bagna i miei occhi,provati dal gelo.

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Immagini

Mi piace il fragore delle onde,puntare la linea dell’orizzonte che inseguo a perdi�ato,e ritornare stanco a riva dopo essere stato a largo.e ascoltare il silenzio della notte,ha di che parlare e non conosce parole,e seguire con gli occhi la voce del ventoche strappa alle foglie storie da raccontare.

Mi piace la luce tremante di una candela ostinatanel non piegare la �amma al primo so�o impudente,e la neve nel silenzio che dicee il candore che tace il rumore di colori sgargianti,mentre il crepitare del fuocofa danzareil profumo della zuppa che mi scalderà le ossa

e mi piace l’odore di casache ritrovo lontanoogni volta che disfo il bagaglioe mi piacetornare alla quiete che ho perduto,immaginarla leggera,che scorra come acqua tra le ditae nelle lacrime sul velluto delle labbra che mi dai.

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La mia testa è il mio rifugio

Potrai un tempo trovare amore, non amare

Prendi un tulipano, torna a nasconderlo ancora,piangi un triste tormento, ascoltalo, non aspettare,piega uomini, tienili tesi, anni negli anni.Potrai un tempo trovare amore, non amare.

Pensa un tornado tranquillo, alba nuda. Ammiralo.Porgi un timido tocco al nulla andante.Per un terribile tedio accompagna noiosi amanti.Potrai un tempo trovare amore, non amare.

Parole, un tratto temibili, annegano nell’anima,pensieri, unico timbro, trattengono attimi, non ancore.Potrai un tempo trovare amore, non amare.

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Verso l’oblio

Piegatedal temporale incessantele parolehanno lo stesso sapore,la pioggiale lava e non lascia nulla attorno,soltanto il ricordo della stagione trascorsa

è un voleredi�cile quest’incedere mioverso l’oblio.

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La mia testa è il mio rifugio

Brindisi di luna calante

Alla rugiadache rende leggeri i passi,mentre il candore del mattino vela lo sguardo,marinai in balia del tempo,e strade che scivolano sotto i piedi,

Al ventoche stanco si nasconde tra gli alberie li gon�a, li sbatte, li piega;in un amplesso senza piacerelamenta una solitudine che non ha parole,

All’ecoche ripete piano memoriedestinate a morire come cani sull’asfalto,mentre il sangue lava la strada,e grida,e grida,e gridala cagna sul campo che ha perduto l’amore,e cerca una luna lontanache non ha neppure il coraggio di farsi vedere,e chiede,la cagna,al silenzio del boscoperché a lei e quel destino veloceha scelto di correre più del suo amore,

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Alla genteche passa e continua il camminoe non piega il rancore al latrare straziato,alla gente che in �la andrà a pagare alla cassa,alla gente che in �la entrerà nella fossa.

Alle lacrimeasciutte di chi ha pianto per nulla,ha tradito per poco e s’è pentito mentendo,e a me,

brindo stasera.

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La mia testa è il mio rifugio

Potessi trattenerlo tra le dita

certe voltescende lieve,ha il sapore del maree nascondele orme di passi fuggiaschie carezza la pelle,e non fa di�erenze,

potessi trattenerlo tra le dita,me ne andrei da qui;

certe volteirrompe dal silenzio,e nel silenzio si nasconde,s’alzae scivola via radente le cime

potessi trattenerlo tra le dita,me ne andrei da qui;

certe volteparla,ma non ha parolee danza,e tira giù la pioggia,e spazza la strada dal fango,e nel fango muore;

potessi trattenerlo tra le ditame ne andrei da qui;

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certe voltecorre,a piedi nudi sulla sabbia,e polvere negli occhi,solleva i passi di un bambino capriccioso;

potessi trattenerti tra le dita,me ne andrei da qui.

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La mia testa è il mio rifugio

Ho conosciuto

Ho conosciutosilenzi, �gli di parole abusate,e ho provato a dar loro una voce,e vuotida riempire nelle sere d’inverno,e �ammeche incrociano ditae altri occhi negli occhi.

Ho conosciutolamenti da piegare le ossa,lacrimenascoste su labbra avvizzite,e giorni lenti a morire,e consumate notti.

Ho conosciutodonne che avevano niente da dire,ma lo facevano bene,e polveredi sobborghi violatie ho respiratoil profumo di �ori recisi,e ho sentitola pioggia scivolar sulle mania coprire le rughe,a rigare la pelle.

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Mi ricordo

Mi ricordo.Io mi ricordo capelli bianchi e colorati cappelli.Mi ricordo dei viaggi sgarrupatie i sorrisi inna�ati dalla pioggia.Del baule colmo di vestiti di scena,e le maschere che mai più hai voluto indossaredalla notte in cui l’amico di sempre�nì di recitare l’ultimo copione in scena.Mi ricordo.

Io mi ricordo delle doppie razioni di pastache mangiavamo con piacere,delle seretrascorse a suonare a perdi�ato,delle ditache correvano su quelle corde tese,e le chitarre,e quella che mi prestastia�nché potessi in qualche modo imparare.

E mi suonano vicine come fossi qui accantole parole con cui mi coccolavi nel cortile della nonna.

E mi ricordodella volta in cui da bambino ribellemi ri�utai di mettere quella strana parola “zio”davanti al tuo nome,che da alloraè venuto sempre fuori dalle mie labbracome quello di un amico.

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La mia testa è il mio rifugio

Di musiche e maschere, di cammini e ritorni.

Sono ricordi lontani quelli,o�uscati dal tempo che li piega e me li rende.Qui.In questa stanzache non ha nessun sapore di quello che è stato.Lontano da casa.Mi ricordo.

E mi ricordo anchele parole che di nascosto sussurrastialle orecchie di mia madrela prima volta che me ne andai,e quelle che ci siamo scambiati negli ultimi viaggi,quando rintuzzavi i colpi della vitacon i soliti sorrisi be�ardi.Mi ricordo.

Mi ricordo dell’ultima voltacome fosse destino che due logorroicichiudessero le �la di un discorsosenza sprecare nessuna parola.Non era necessario farlo.

E gli occhiche sanno dire senza alzare la voce,e i tuoiche dispiaciuti rendono l’onore delle armi.Mi ricordo.

Io, Pippo me lo ricordo bene.

A Pippo

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Gelo d’inverno

La mia povertàè ricchezza,e camminadentro scarpe abusate.

Mi vestirò di te per averti addosso,con gli stracciche la memoria conserva,mi vestirò di teancora qualche giorno,poiil gelo dell’invernocancelleràogni profumo.

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La mia testa è il mio rifugio

Il battito lieve dell’attesa

L’attesa ha un respiro di fatica.E cammina stanca su occhi umidi.Il mare si specchianel grigiore d’un mattino a�annato.

Il cuore è in piena.

Le voci dei presenti sospiranoe lamentano paure.Il cigolio delle lettighe attraversa la menteda parte a parte.E i pensieri vengono fuoricome schizzi di sangue.

Anche le angosce devono parlare,mentre l’eco dei passicammina per i corridoie si spegneoltre lo stridere sordo di una porta chiusa.

Qualcuno tossisce,altri singhiozzano,altri ancora sorridono forte a coprire la morte.

L’attesa ha il sapore di un amplessoimpossibile da consumare.Sei lì ad un passo e non puoi.

Non sai.

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In camice verde,come formiche operose,vanno e vengono.Hanno poche parole da diree muovono gli occhi,ché la gente non veda.E hanno pacche gentilie strette di mano cortesie fogli svolazzanti per le maniche conducono di stanza in stanza,di consulto in consulto.

E poi, non sudano mai.

L’attesa comune si vela di tristezzacome per tutte le cose che non riesci a capire.E vedi l’amore a s�orare le dita,a voler strenuamente trattenere la vita.Mentre il cuore arranca.

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La mia testa è il mio rifugio

Luci e ombre

La luce copre,nei ri�essi,nei coloricarichi di misti�cazioni,nelle sfumature cangiantiche ingannano gli occhi.

L’ombra svelanel tono dei pensierinell’in�essione della vocenel carico delle ideeche non hanno necessità d’esser adornate.

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Maschere

Ci sono maschere che hanno storie da nascondere,altre coprono vicende da dimenticare,altre ancora, indomite, continuano la pantomima.

Ci sono maschere che raccontano,altre che riposano,altre ancora che muoionosenza rischiare d’aver mostrato qualcosa di diverso.

Ci sono maschere che dormono,nascoste bene tra i ritagli della memoria,altre ancora che giocano sulle nostre labbrae so�ano parole dolci,per l’inganno dell’alba che verrà.

Ci sono maschere che avrebbero da raccontarese solo potessero dire,ma se ne restano mutealdilà della loro superiorità apparente.

E poiho visto maschere mostrarsi a metà,altreche nessuno avrebbe voluto indossareper paura di ritrovarsi vivo.

E maschere che raccontano ogni giorno della loro vita,e portano il segno del tempo,negli intacchi del giorno vissuto.

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La mia testa è il mio rifugio

Ho visto maschere che riposanoper paura di disturbare,altre ancora per nulla indomiteincapaci di s�dare le convenzioni banali,e muoiono forse,nelle menzogne della notte.

E poi,

poi ci sono amori raccontati,

impossibili a dirsi,

difficili a credersi veri,

eppure stanno lì,

e ci guardano

tra cielo e terra,

e di questo sorridono,

perché loro hanno osato.

Ma anche quelle sono maschere svelate dal tempo.

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Vorrei tornare ad essere bambino

Vorrei tornare ad essere bambino,ai giorniin cui scivolavo senza cura sull’erba umida,e il profumo della terra saliva lentoe accarezzava le naricie inebriava il mio respiro.

Vorrei tornare ad essere bambino,senza a�tto da pagarené scadenze cui far fronte,senza se né ma da pronunciareprima ancora d’aver detto la verità.Già la verità. . .

Vorrei tornare ad essere bambinoper credere che in qualche modo ne esista una,e non molteplicie ingannevoli sguardi sovrapposti.

Una veritàche ha il sapore genuino della merenda popolareda dividere con gli amici di sempre,a mani nude,con maniche ancora non conoscono vergognae disprezzo.

E vorreipoter stringermi la vita tra le dita,le dita di allora,

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La mia testa è il mio rifugio

imbrattate di colori a tempera,e fangoe gessoe ingenui sorrisi,

ditapronte ad esser stro�nate al ritornocon la veemenzadi chi vorrebbe qualcosa di meglio per te.

E vorreipoter sentirne il profumo,come parole dette mille e mille volte ancora, sbagliate,corrette,e ridettee mai dimenticate.

Vorreipoter a�ondare le labbra nei capellie scostare il volto solo per riprendermi il respiro.Il mio.

Quello so�ocato dagli anni,e le rincorseall’eco di no ripetutiche rimbalza nella mente e attraversa la memoria.

Vorreiriprendermi il respiroche troppe volte ho bruciato,in fretta,in corsa,a rimediare errori.

Vorrei ritornare ad esser bambinonelle notti di tempesta,

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quando usciti di soppiattosfuggivamo al dogma della paura,del buio,e delle tenebre.

A inseguire scarpe spaiate,a trattenere il �ato con la pioggiache pesante e dritta sbarra il camminoe nasconde le lacrime.

Vorreiritornare indietrosenza la malinconia di occasioni mancate,per il gustodi assaporare ancora la pelle dei miei ricordie scorgereper l’ennesima volta il bagliore intenso della vitache m’ha s�orato a lungo,prima che giunga il disincantoa spazzarla via del tutto.

Vorrei poter ritornare bambino per sentire davvero cosa si prova.

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La mia testa è il mio rifugio

Prima di partire

Prima di partire ricordache il viaggio non lava la mente,e nessuna strada nasconde ciò che sei stato,e le ombre dei palazzipossono a tratti nascondere la tua,ma il mattino,uno qualsiasi,giunge sempre a svelarti.

Prima di partire ricordadi chiudere il gas,staccare la corrente,la spina,scostare la brina dallo sguardo incrostato,prendere le scarpe di una vitae stringerle bene ai piediché non tradiscanonel passo importante.

Prima di partire ricordail sorriso che hai sepolto da tempo,e schermisci il mondo con fare irridente,e so�ermati poco sulla misera genteche codarda si nutre d’inganni,e continua ostinatoa bruciare il tuo tempoe muori ogni giorno nel giorno che muorecome disse il viandante bestemmiando l’errore.

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Prima di partire considerala scia del viaggio,l’idea del cammino,il solco tracciato,l’eco delle parole evaporatecome vino andato a male,il puzzo stantio di no ripetutie il ventoche so�a lontano a s�orarti i pensierie il silenziodelle lacrime che si accende sulle labbrae la memoriadi ieri.

Prima di partire ricordache i suoi occhi non valgono i tuoiperché mai vedranno quel che vedieppurecontinui ad amarli senza alcuna vergogna,e li cerchi nel buio profondo di una notte a venire,e metti a tacere le voci,e gli insultie le urlache coprono il vostro respiro.

Prima di partire ricordae non sfuggire a te stesso.Portalo dietro nel viaggio,nonostante sai bene è zavorra pesante.

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La mia testa è il mio rifugio

Randagio di città

Talvolta si muore senza accorgersene,volgi lo sguardo per un istantee il silenzio ti prende in mezzo alla fronte.

Le voci che nulla sanno dire intonano un canto sterile,e passeggiano sommesse per la strada.

Senza correre rischio alcuno,occhi bassi, cuore in cassaforte,nella paura di perdere attendono la morte.

Sono un cane randagio,bastardo di paesevenuto a nascondersinel cuore oscuro di questa città.

Dove tutto il mondo a vista d’occhio santi�ca i collie recita salmodie antiche.

Per le vies’ascolta nitida l’eco della liturgia di millenni,che rincorre costumi,e nomi,e azioni,e negazioni.

Sono un cane randagio,bastardo di paese,venuto in città per ritagliarsi un guaito migliore.

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Eppurei rumori della metropoliso�ocanoogni respiroe nelle notti d’inverno mi ritrovo a latrare.

Correggo errori altruie dei miei non ho più coscienza.Scrivo di notte,nei ritagli di tempo,eppurenon m’alzo con l’intento di farlo.

Mi ritrovouna musica sorda che sale su dalle mie dita,quasi fossi un pianista,ma suonare non so.

Batto,m’abbatto,martello,compongoe scaricora�che di parole sui tasti di un pianoforte muto,e riempioil silenzio della pagina biancacon paroleche ancora non hanno una voce comune,da lasciar per la strada.

Sono un cane randagio,bastardo di paesevenuto in cittàper nascondere al mondola sua solitudine.

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La mia testa è il mio rifugio

Ho svestito casa di ricordi

Ho svestito casa dei ricordi.Ammucchiati come panni sporchi,li ho messi dentro borse usa e getta.

Ho lasciato casa,un’altra volta.E le murache traspirano il mio odore,e trattengono le parole,e quelle domande,sempre identiche a cui rispondere più non so.Adesso quella casa accoglierà altri passi,respiri,rantoli di piacere celati per non dar scandalo la notte.Murache hanno nascosto i miei pensierisaranno rifugio d’altri,e poi ancora,e ancora altri.Sempre diversi,così uguali a se stessi,e senza mordente.

Ho lasciato casa al tempo e quel che è stato.

Adesso in stradaper un viaggio che far non vorrei.E lì incontropaure che non so raccontare.

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Vengono su,risalendo dalla nottee riempiono il bisogno di dormire.

Scivolanosulle gocce di sudore che non riesci a controllaree si fermanoin una lunga eco,così riposano nella nostra mente.

Tra le muradella vecchia abitazioneleggo paroleche scrivi perché non sai dire.

Parole codardeche non hanno la forzadi venire fuori dalle tue labbra.E nel ricordodi quella casa,che ho svestito dei miei ricordi,vedo teche esci dalla vasca da bagnomentre mi parli,e il vaporecopre la memoria.

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La mia testa è il mio rifugio

Altrove

Accadedi ritrovarcitra le mani bricioli di felicitàche sdegnatilasciamo scivolare a terra,in attesadi un pasto migliore.

Poi,volgiamo lo sguardo altrovee la vita �nisce.

Soltanto allora ci rendiamo contod’averla vissutaaspettando.

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Silenzi

Ci sono silenzi che sai ben dire,da coltivarecome fragili roseti,e sfuriate di ventoche tutto spazzano via,e strappanoal tempo i ricordi di quello è stato,così muori due volteperché non scegli di rinascerema devi andare avanti.

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La mia testa è il mio rifugio

Sigaretta

La vitaci consuma in frettae in fretta va,

a chi rimane ad attendere non resta che la morte.

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Certe volte

Certe volte scrivo,

e sono viaggie rincorse a perderee tremori svaniti in un raggio di lucee l’alba di un cammino destinato a morire.

e a volte viaggio,

e sono scritturesmarrite in fondo alla strada,sorpassi azzardati dall’ultima �lae pensieri veloci perduti dietro la pelle.

Certe volte piango

e nascondo la facciadentro mani assentie confondo i miei occhie camu�o la vocee prometto a me stesso che non accadrà più,

e a volte sorrido,

ma lo vedono in moltidunque ha poca importanzacome il vecchio che dice“io ne ho avuta speranza”mentre il rantolo sordo gli scava la fossa.

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La mia testa è il mio rifugio

Certe volte sogno

di lei che mi porge la tazza da thèe so�o paureoltre il bordo bollentee la guardo negli occhiche non vedono niente.

Certe volte muoio,

ma poi giunge il mattinoa placare la sbronzaa lavarmi feritee destarmi lo sguardoa sputarmi la voce,a pulire la voce.

Non prego mai,

eppurecerte voltevorrei saperlo fareper aver tra le bracciaqualcuno più fortedelle misere spalledella mia triste notte.

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Ritorno

L’asfaltosotto i piedi incostantescivola lungo una via incerta.Perché la certezza muorein ogni goccia di cristallo.

Il viaggio si muove dentro me a farmi vivo.

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La mia testa è il mio rifugio

Inventario

Ho fatto l’inventarioe messo su un bel po’ di ricordi.

Il primolo ritrovo nella voce di mia madreche mi sostienee lenisce il doloredei gra�di qualche bu�o capitombolo.

Sono avvezzo alle cadute,è il mio mestiere.Un funamboloin corsa,perennemente in precario equilibrio.

Ho stilato l’inventariodelle cose fatte,perdute,lasciate a metà.Di tutte quelle cose che ho dimenticato di fare,delle questioni irrilevantiche hanno angosciato molte giornate,e dei colpi di testache hanno sterzato la curva della mia esistenza.

Per sbagliare ho sempre impiegato un istante.

Così come per le scelteche portoindelebili

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sulle mie spalle,e sputi sulla pelle,segniche vorresti sgravarti dalla memoriama non hai la forza,quei segniche ti ostini a portare con te,qualunque cosa accada.Sia sole o tempesta.

Ho fatto l’inventariodelle mie memoriee m’accorgo che qualcuna non ha più voce.

Scendeil silenzio sulle cosee l’avvolge,come fa la notte con i colori.

Il pacco delle mie sigarette sta lì,sulla scrivania,sgualcito,usato,�nito.Da qualche giorno vuoto è,e vuoto rimane.Il gesto sacroche scarica la mentenon avviene più.

Ho abbandonatoil rituale,e non so per quanto ancora.E intanto scrivouna lettera che sto per concludere.

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La mia testa è il mio rifugio

La mia testa è il mio rifugio

E alla �ne di ogni giorno ti dico addio,la notte incombee ha il suo bel da farsi in giro.Spazza la via d’ombre assentie brividi celatidentro impermeabili di bassa stagione,ombre solitariesul ciglio della strada che vaganocome amantiin cerca di un rifugio sicuro.

“La mia testa è il mio rifugio”urla il folle,la nottel’abbraccia e lo stringe a sé,perché addio non sa dire.La notte.Scivoladentro coperte rinforzatea nasconderci dal freddo,a seppellire paure fragilicome foglie in autunnopronte a sgusciare fuorial sorgeredi un sole che non vogliamo in fronte�sso a scrutarci,oltre la miseria di quello che ci resta.

E alla �ne di ogni giorno ti dico addio.

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Mentre il sapore languido della notteviene a mee scivoladentro coperte rinforzatea nascondermi dal freddo.E paura non ho più.

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La mia testa è il mio rifugio

Squarcio di luce

Uno squarcio di luce taglientenella notte profonda.Lacera l’anima.E non dice parole.Lama che a�ondae ti fa vivo.E sangue a scivolare sulle labbra.

Prima che il �ore marcisca sulla mia bocca ti parlerò.

Uno squarcio di luce silentenel fragore della notte.Scuote i pensieri.Ma non dice parole.Specchio che scopree sorride.E lacrime a scivolare sulle labbra.

Prima che il �ore marcisca sulla mia bocca ti parlerò.

Uno squarcio di luce accecantenella notte a venire.E la voce conduce il cammino,ma non dice parole.Ha esili bracciae dita fragili.Suoni dimessi e lontani.E labbra a scivolare sulle labbra.

Prima che il �ore marcisca sulla mia bocca ti parlerò.

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Come soffio lieve

Una notte lungain cui presagie timorihanno voci sgraziate,e occhi infossatientrano dentroa squarciarmi l’anima.per quel che ancora ne resta.

Freddo tutt’intorno,in una casache non ha colore,su sediecariche di solitudine,dentro lettisfatti da lenzuola sudate,in mezzo a librimorti nella polvere,e silenzio.

Nei voltisenza luce,nei desideriscontati,nelle paroleabusate dalla banalità.

Come so�o lieveaccarezzi la mia pellee il dolore della notte sembra svanire.

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La mia testa è il mio rifugio

Figlio del vento

Come �glio del vento,oggi quidomani là,a so�ardove l’aria si fa più leggerae rimanerevortice dentro me stesso,per non far male.

Come �glio del ventoirromperenell’acqua stagnantee muoverla a nuova vita.

Questo vorrei essere,�glio del vento.

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Ogni libro

Ogni librochiede d’esser letto,ogni vitavissuta,ogni amoreconsumato,ogni gocciobevuto per rimpiangere ancora,

la campana che suona e richiama a raccolta,la cornacchia sul tetto,e la notteche ascolta il suo triste silenzioin attesa dell’alba.

Così gira la ruotae non serve fermarsi,perché gira la ruotae non serve piegarsisulle stanche ginocchia,

vedi casa vicinae la tocchi con mano,ma ti manca il respiroe la senti lontano.

Ogni librochiede d’esser lettoma non dice parole.

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La mia testa è il mio rifugio

Ogni vitavissutama la gente lo ignora.

Ogni amoreconsumatoma vince la paura di mirarsi allo specchioe invecchiare da soli,dunque è meglio mentire.

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Whisky numero 1

Una bottiglia di whiskyche porti a sostenerela mia santa inquietudine.

E poche paroleda mettere in �lanel lungo camminodi una scritturadi�cile da farsi santa,facile a rimanere inquieta.

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La mia testa è il mio rifugio

Whisky numero 2

Pochi amicicon cui tirare �no all’alba,una bottiglia di whisky,del buon bluese una puttana disponibile,forsemi eviterebbero di cercare lei.

Ma talvoltagli amicidormono,e il whiskyè aceto,e la musicasuona stonata,e la puttananon sa di che parlarmi,

così ritorno a cercarla.

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Il pasto e l’attesa

Accadedi ritrovarci tra le mani bricioli di felicitàche sdegnati lasciamo scivolare a terra,in attesa di un pasto migliore.

Poi,volgiamo lo sguardoaltrovee la vita �nisce.Soltanto alloraci rendiamo conto d’averla vissuta aspettando.

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La mia testa è il mio rifugio

Noi

ri�essidi esistenze,tracce d’alcolevaporate in un sospiro,e �li di fumo,leggeri,che sorvolanoi nostri destini.

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Un nuovo vestito

È il viaggioche ci sveste,per ogni voltache ci guardiamoallo specchio,e di spalleci scorgiamo andar via,a rivestirci di nuovo.

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La mia testa è il mio rifugio

Sveltine poetiche

Scribacchioraccontini per adesso.Concludo subito,sono sveltine da consumare in frettae con gioia.Il romanzo è più impegnativoci vuole faticae tenacia.Ne ho iniziati tanti,troppi.Ho paura di concluderli.Di concludermi.

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Rifugiato

Scrivo letteree sputo canzoni,racconto storiee dentro certe invenzioni mi perdo.Che il temponon dica il mio nome,che il ventonon vengaa strapparmi dalle labbra il silenziodi una notteda passare.

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Sterile

È una notte lungae senza vento,e le paroleleggeree vuotesi posano di labbra in labbrasenza aver la forzadi generarealcunché.

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La pozzanghera

La vitaè tremendamente realee ti schiacciae piega le ossae mette il tuo naso a qualche millimetro dalla polveresulla strada,mentre accanto sfreccianotir pronti a falciarti al minimo scartoe nessuno sta lì a riprenderti,non c’è alcun rewind,e il suonodei violini non sostiene i tuoi passi,schizzi di fangoe acquaci inseguonoe ci coprono la faccia�n dentro agli occhia toglierci la vista,mentre proviamo a saltare oltre,fuoridalla nostra misera pozzanghera.

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Arenato

Me ne sto distesoad ascoltareil mareche prima o poida qui dovrà passare,mi strapperàalla riva in cui mi sono arenato,riportandomi a largo,in baliadelle onde.

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Whisky numero 3

La notte più lungasmarrisce un’ora,e vaganel buioalcolico pressantenella speranzadi rivederla,di poterla riprenderealmeno per un’ora.

Ma sarà già altro.

Quel fantasmasvaniscenel semplice gestodi riportareindietrogli orologia cancellarne il sussurro.

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La mia testa è il mio rifugio

Whisky numero 4

Il lieve rossoredell’ebbrezzache mi sollevadalla miseriaquotidiana,e forsepotrei crederenella bellezzadelle cose,a qualche centimetrodalla merda.

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La mia testa è il mio rifugio 5Senza alcuna traccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7Osanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9Un Prometeo da taverna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10Un letto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11Duna feniglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12Nudità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14Via villa Trieste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15Fragore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17Le promesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19La stagione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20Gocce di sangue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21Immagini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23Potrai un tempo trovare amore, non amare . . . . . . . . . . . . . . . . 24Verso l’oblio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25Brindisi di luna calante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26Potessi trattenerlo tra le dita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28Ho conosciuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30Mi ricordo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31Gelo d’inverno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33Il battito lieve dell’attesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34Luci e ombre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36Maschere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37Vorrei tornare ad essere bambino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39Prima di partire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42Randagio di città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44Ho svestito casa di ricordi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46Altrove . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48Silenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49Sigaretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50Certe volte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51

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Ritorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53Inventario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54La mia testa è il mio rifugio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56Squarcio di luce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58Come so�o lieve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59Figlio del vento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60Ogni libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61Whisky numero 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63Whisky numero 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64Il pasto e l’attesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65Noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66Un nuovo vestito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67Sveltine poetiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68Rifugiato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69Sterile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70La pozzanghera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71Arenato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72Whisky numero 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73Whisky numero 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74


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