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La Morfologia Derivazionale: Aspetti Neuroanatomici...

Date post: 17-Feb-2019
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Università degli Studi di Roma “la Sapienza” Facoltà di Psicologia Dottorato di Ricerca in Neuroscienze Cognitive XVII ciclo Coordinatore prof. Luigi Pizzamiglio La Morfologia Derivazionale: Aspetti Neuroanatomici, Cognitivi e Comportamentali Candidato Fabrizio Piras
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Università degli Studi di Roma “la Sapienza” Facoltà di Psicologia

Dottorato di Ricerca in Neuroscienze Cognitive XVII ciclo

Coordinatore prof. Luigi Pizzamiglio

La Morfologia Derivazionale: Aspetti Neuroanatomici, Cognitivi e Comportamentali

Candidato Fabrizio Piras

INDICE

INDICE

CAPITOLO 1 LA MORFOLOGIA: ASPETTI LINGUISTICI E COGNITIVI

1. La morfologia p.6 2. La derivazione p. 9 3. Studi comportamentali e cognitivi sui processi di elaborazione morfologica p. 10 3.1 Evidenza sperimentale su soggetti normali p. 11 3.2 Evidenza sperimentale su soggetti cerebrolesi p.15

CAPITOLO 2 - ESPERIMENTO 1 CORRELATI NEUROANATOMICI DELLA MORFOLOGIA DERIVAZIONALE

1. Introduzione p. 28 2. Metodi e materiali p. 33 2.1 Soggetti p. 33 2.2 Stimoli p. 33 2.3 Compiti cognitivi p. 33 2.4 Sessioni p. 35 2.5 Procedure fMRI p. 36 2.6 Elaborazione delle immagini ed analisi p. 37 3. Risultati p. 38 3.1 Risultati comportamentali p. 38 3.2 Risultati fMRI p. 40 4. Discussione p. 48 5. Conclusioni p. 53

CAPITOLO 3 – ESPERIMENTO 2 MORFOLOGIA DERIVAZIONALE E SELEZIONE DELLA RISPOSTA

1. Introduzione p. 56 2. Soggetti p. 60 3. Prove di morfologia derivazionale p. 60 4.Test neuropsicologici p. 64 4.1 Ragionamento logico-deduttivo p. 64 4.2 Funzioni esecutive p. 65 4.3 Attenzione p. 66 5. Selezione della risposta p. 67 5.1 Metodo p. 68 5.2 Risultati p. 71 6. Discussione p. 72

INDICE

CAPITOLO 4 – ESPERIMENTO 3 MORFOLOGIA DERIVAZIONALE E MECCANISMI ATTENTIVI

1. Introduzione p. 76 2. Metodo p. 80 2.1 Soggetti p. 80 2.2 Stimoli p. 80 2.3 Compiti p. 81 3. Risultati p. 83 4. Discussione p. 84

CAPITOLO 5 DISCUSSIONE GENERALE p. 87

BIBLIOGRAFIA p. 95 APPENDICE A p. 105 APPENDICE B p. 106 APPENDICE C p. 110 APPENDICE D p. 111

Ringraziamenti

A Michela, alla mia famiglia

Ringraziamenti

Gli esperimenti presentati in questo lavoro sono stati

realizzati presso l’Unità di Diagnosi e Terapia Neuropsicologica

ed il Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali della Fondazione

I.R.C.C.S. S. Lucia, Roma. Desidero quindi ringraziare il prof.

Luigi Pizzamiglio che mi ha permesso di accedere a queste

strutture, il prof. Gaspare Galati , la dott.ssa Giorgia Committeri

e la dott.ssa Cristina Burani per il prezioso aiuto fornito durante

la realizzazione del primo Esperimento, la dott.ssa Paola

Marangolo, insegnante senza eguali, per la supervisione lungo

il corso di dottorato, la dott.ssa Marianna Nasti, compagna di

stanza e prossima dottoranda, per aver contribuito alla

realizzazione ed alla raccolta dati degli Esperimenti 2 e 3, a tutti

i soggetti sperimentali per la pazienza dimostrata.

Un ringraziamento va anche a chi ha reso “speciali” questi tre

anni di dottorato: a Nina Dronkers e tutto il Center for Aphasia

and Related Disorders del VA Northern California Health Care

System di Martinez per la calorosa accoglienza, a Grazia e

Taryn, compagne di dottorato e di pranzi, agli amici Cioci,

Marco, Laura, Carlao, Giffredi, Meie, Elena, Cristina, Sol ecc., a

Milla e Unze, alla dott.ssa Chiara Scalesse, a N.S., a Domenico

Crapa e consorte.

Parte dei dati discussi in questo lavoro sono stati presentati

in forma preliminare ai seguenti convegni: The Science of

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Ringraziamenti

Aphasia (2002, Acquaforte di Maratea), The Twenty-first

European Workshop on Cognitive Neuropsychology, (2003,

Bressanone), 9th International Conference on Functional

Mapping of the Human Brain, (2003, New York), Third

International Workshop on Morphological Processing, (2003,

Aix-en-Provence), First Congress of the European

Neuropsychology Societies, (2004 Modena).

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

CAPITOLO 1 LA MORFOLOGIA: ASPETTI LINGUISTICI E COGNITIVI

1. La morfologia

La morfologia è il settore della linguistica che studia i principi

che controllano la formazione interna delle parole. Esistono parole

che non sono scomponibili in unità dotate di un significato

autonomo (con, tu, no etc.) e parole in cui è invece possibile una

scomposizione morfologica: nell’aggettivo raro, ad esempio, rar-

veicola il significato di “non comune, non frequente, difficile a

trovarsi” e –o esprime il significato di “maschile, singolare”; in

correva, corr- esprime il concetto di “andare, procedere

velocemente” –ev- esprime il tempo imperfetto e –a la terza

persona singolare.

Le unità minime dotate di significato vengono chiamate

morfemi e l’unione di questi morfemi forma parole

morfologicamente complesse. In italiano esistono parole

monomorfemiche (composte cioè da un solo morfema) come io

(trascrivibile morfologicamente [# io #]), parole bimorfemiche

(composte da due morfemi) come tazza ([# tazz + a #]) e parole

plurimorfemiche (composte da tre o più morfemi) come invincibile

([# in + vinc + ibil + e #]). A secondo delle loro caratteristiche

combinatorie, i morfemi si distinguono in morfemi liberi, che da

soli sono in grado di veicolare un insieme di informazioni lessicali

e grammaticali tali da poter formare una parola indipendente

(come oggi) e morfemi legati che, per esprimere significati

completi, non possono essere isolati ma devono unirsi ad una

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

forma libera (la parola barista, ad esempio, è formata dal morfema

libero bar- e da quello legato –ista). Come schematicamente

rappresentato nella Figura 1, fanno parte dei morfemi legati le

basi legate –i morfemi che veicolano unicamente il significato

della parola, come mamm- nella parola mamma-, le forme

contratte –come c’è- e gli affissi, cioè morfemi che vengono

inseriti prima (detti prefissi, come ri- nel verbo rifare) o dopo l’unità

costitutiva della parola (detti suffissi, come -aggio nel sostantivo

atterraggio), cambiandone il significato.

Prefissi Suffissi

Morfemi Liberi Morfemi Legati

Basi Legate Forme Contratte Affissi

Figura 1. I morfemi in base alle loro caratteristiche combinatorie

A seconda che l’informazione veicolata sia di natura lessicale o

grammaticale, i morfemi di distinguono ulteriormente in morfemi

lessicali e morfemi grammaticali. I primi costituiscono una

classe aperta e produttiva, che può essere arricchita di nuove

unità costituenti, mentre i secondi rappresentano una classe

chiusa e prestabilita. I morfemi grammaticali a loro volta vengono

distinti in morfemi flessivi e morfemi derivazionali (Figura 2).

I morfemi flessivi sono morfemi grammaticali che svolgono una

funzione prevalentemente sintattica ed esprimono, nel caso di

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

aggettivi e sostantivi, i valori di genere e numero e, nel caso dei

verbi, informazioni circa il tempo, il modo, la persona e il numero.

Nella lingua italiana questo tipo di morfemi è posto alla fine della

parola (bambin-o buon-o, maschile singolare).

I morfemi derivazionali invece svolgono una funzione

semantico-lessicale ed hanno un ruolo fondamentale nella

formazione di parole morfologicamente complesse. Tale funzione

si esplica facendo derivare un tipo di entrata lessicale da un altro:

nel caso del verbo amare, per esempio, è possibile aggiungere

all’unità lessicale am- uno o più morfemi derivazionali per creare

parole dal significato diverso alla parola base (am+abil+e per

formare l’aggettivo amabile e am+abil+mente per creare l’avverbio

amabilmente).

Morfemi Flessivi Morfemi Derivazionali

Morfemi Grammaticali Morfemi Lessicali

Figura 2. I morfemi in base alla natura dell’informazione veicolata

Il fatto che l’arricchimento lessicale di una lingua sia, in linea di

principio, legato più all’organizzazione morfologica delle parole

che non alla creazione vera e propria di nuovi lessemi, può essere

ascrivibile ad un principio di economia lessicale. Se, infatti, ogni

qualvolta si rendesse necessario esprimere un nuovo concetto

venisse creato un nuovo vocabolo, il lessico di una lingua

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

diverrebbe enorme. Attraverso l’organizzazione morfologica,

invece, è sufficiente apprendere un numero relativamente

misurato di radici ed affissi per poter creare un numero

potenzialmente infinito di lessemi.

2. La derivazione

Come già accennato in precedenza, una parola derivata è

formata da una base cui viene aggiunto un affisso che può essere

un suffisso (1) o un prefisso (2).

1. 2.

Cont+abile contabile ri+fare rifare

post+ale postale dis+abile disabile

avvert+imento avvertimento pre+dire predire

Il processo derivazionale può essere espresso attraverso regole

di derivazione che constano di una parte formale (l’aggiunta del

prefisso o del suffisso) e una parte semantica (il cambiamento di

significato avvenuto tramite l’aggiunta del suddetto affisso). Nel

caso del verbo rifare, ad esempio, la parte formale consta

nell’aggiunta alla base fare del prefisso ri- mentre la parte

semantica si esplica nel passaggio al significato “fare di nuovo”.

Le più importanti regole di derivazione sono le regole di suffissazione e le regole di prefissazione. Le regole di

suffissazione hanno, di norma, la funzione di cambiare la

categoria lessicale della base alla quale si applicano:

gentile + ezza gentilezza atterrare + aggio atterraggio (aggettivo) (sostantivo) (verbo) (sostantivo)

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

Tuttavia, esistono casi in cui, applicando un suffisso

derivazionale ad una parola, la classe grammaticale della parola

così formata, rimane la stessa.

benzina + aio benzinaio bastone + ata ∏ bastonata (sostantivo) (sostantivo) (sostantivo) (sostantivo)

Le regole di prefissazione non possono cambiare la categoria

lessicale delle basi a cui si applicano ma sono in grado di

cambiare la loro proprietà, come rendere transitivo un verbo

intransitivo:

ridere di Antonio deridere Antonio

Le regole di derivazione si applicano una alla volta ed è

possibile che la stessa regola possa venire applicata anche due

volte.

Quando il rapporto morfologico tra due parole è chiaramente

riconoscibile, la parola morfologicamente complessa viene definita

trasparente rispetto alla sua base. Tale trasparenza è tanto

maggiore quanto più riconoscibili sono i costituenti che formano la

parola complessa; ad esempio, il rapporto tra la parola derivata

unzione e la sua base ungere è meno trasparente rispetto a quello

esistente tra la parola derivata organizzazione e la sua base

organizzare.

3.Studi comportamentali e cognitivi sui processi di elaborazione

morfologica

Negli ultimi due decenni sono stati condotti numerosi studi

aventi lo scopo di indagare i processi cognitivi sottostanti

l’elaborazione dell’informazione morfologica. Tali studi, oltre che

diversificarsi per le metodologie applicate, possono essere in linea

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

di principio distinti in base alla popolazione con cui sono stati

condotti: da un lato sono stati raccolti diversi dati che indicano

come la struttura morfologica delle parole venga utilizzata nei

processi di riconoscimento, comprensione e produzione delle

parole stesse da parte di soggetti adulti normali. Dall’altro, è stata

analizzata approfonditamente la prestazione di soggetti (casi

singoli e studi di gruppo) cerebrolesi con disturbi di linguaggio

acquisiti.

3.1 Evidenza sperimentale su soggetti normali

Il tema fondamentale su cui si è focalizzata la ricerca

psicolinguistica, è stato quello di stabilire come l’organizzazione

morfologica delle parole sia rappresentata a livello mentale. Il

problema principale in questo tipo di ricerche è stato quello di

distinguere l’elaborazione degli aspetti morfologici delle parole da

quella di altri aspetti linguistici: due parole che condividono la

struttura morfologica, infatti, sono in genere simili dal punto di

vista fonologico e ortografico e condividono alcuni tratti semantici.

Nell’interpretare i dati ottenuti sperimentalmente diventa quindi

fondamentale capire se i fenomeni osservati siano ascrivibili a

effetti puramente morfologici o se non siano piuttosto riferibili ad

effetti di somiglianza di forma e di significato.

Il paradigma sperimentale maggiormente utilizzato per indagare

la rappresentazione mentale dell’organizzazione morfologica delle

parole è definito morphological repetition priming: in compiti di

decisione lessicale (compiti cioè in cui il soggetto deve decidere il

più rapidamente possibile se una determinata stringa di lettere

che gli viene presentata visivamente è o non è una parola reale),

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

una determinata parola (definita parola target) è preceduta, ad

una distanza variabile, da un’altra parola (definita prime) con cui

condivide caratteristiche morfologiche. La parola target viene in

genere riconosciuta più velocemente rispetto a quando è

preceduta da una parola morfologicamente non collegata (ad

esempio, la parola tagliare viene riconosciuta più velocemente

quando è preceduta dalla parola taglia rispetto a quando è

preceduta dalla parola penna). Tale facilitazione viene attribuita al

fatto che, nel lessico mentale, le unità lessicali sono collegate da

relazioni di natura morfologica (Fowler e coll, 1985; Feldman e

Moskovljevic,1987; Drews e Zwitserlood,1995).

Molti lavori condotti con tale metodologia hanno dimostrato

come la facilitazione osservata sia prettamente di natura

morfologica e non ascrivibile alla similarità ortografica e/o

fonologica tra prime e target : ad esempio, Drews e Zwitserlood

(1995, Esperimento 2) hanno trovato che soggetti di lingua

tedesca rispondevano più velocemente a parole target come kers

se queste erano precedute da primes correlati morfologicamente

(kersen) piuttosto che da primes simili dal punto di vista

ortografico (kerst). Risultati simili sono stati ottenuti da Feldman e

Moskovljevic (1987) che hanno riportato una maggiore

facilitazione in lingua serba quando le coppie prime-target erano

composte da parole con una relazione morfologica (stancic-stan)

rispetto a quando la relazione era di natura ortografica (stanica-

stan). Inoltre Fowler e coll (1985) hanno mostrato come la

presentazione di un prime morfologicamente relato ad un target,

faciliti il riconoscimento di quest’ultimo sia quando le due parole

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

hanno una pronuncia simile (healer-heal) sia quando sono

pronunciate differentemente (health-heal). Tali risultati

suggeriscono che gli effetti di facilitazione osservati sono

riconducibili alla relazione morfologica tra prime e target piuttosto

che alla loro somiglianza ortografico-fonologica, suggerendo

quindi che la struttura morfologica delle parole è rappresentata a

livello mentale in maniera distinta da informazioni riguardanti la

“forma”.

Come brevemente accennato in precedenza, parole che hanno

in comune la struttura morfologica, condividono anche tratti di

significato, quindi occorre stabilire se gli effetti di facilitazione

morfologica osservati non siano interpretabili come effetti

semantici. In linea generale, gli effetti facilitatori ottenuti grazie ad

una relazione semantica tra gli stimoli differiscono da quelli

ottenuti grazie ad una relazione morfologica per due aspetti

fondamentali: la distanza tra prime e target (in termini di intervallo

temporale o di numero di stimoli intervenienti) e la sensibilità dei

suddetti effetti alla composizione della lista sperimentale. Per

quanto riguarda la distanza tra gli items, la facilitazione

morfologica sembra essere più robusta rispetto a quella

semantica dal momento che risulta osservabile ad intervalli molto

più lunghi di quelli che caratterizzano gli effetti dovuti ad una

semplice associazione di significato. In un recente lavoro, ad

esempio, Feldman (2000) ha trovato facilitazione di natura

semantica e morfologica in un compito di decisione lessicale

immediata (32 millisecondi di distanza tra prime e target) ma

soltanto una facilitazione morfologica in un altro compito di

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

decisione lessicale differita (300 millisecondi). In modo simile,

Bentin e Feldman (1990) hanno proposto lo stesso tipo di compito

variando però, oltre che il numero di items intervenienti tra prime e

target (0 o 15), la natura della relazione tra gli items, essendo di

natura prettamente semantica, morfologica o una combinazione

tra le due. I risultati indicavano, per la relazione semantica, un

forte effetto di facilitazione in assenza di stimoli intervenienti tra

prime e target. Tale effetto, tuttavia, scompariva totalmente

quando prime e target erano separati da 15 stimoli intervenienti.

Nella condizione morfologica, invece, l’effetto osservato in

assenza di stimoli intervenienti era meno forte rispetto alla

condizione semantica ma era presente anche quando prime e

target erano separati da 15 stimoli. Il pattern di facilitazione per la

condizione morfologico-semantica, infine, era, in assenza di

stimoli intervenienti, simile a quello della condizione semantica e

paragonabile a quello della condizione morfologica quando tra

prime e target erano inseriti 15 stimoli. Un effetto positivo (sia con

0 che con 15 stimoli intervenienti) è stato anche trovato dagli

autori quando prime e target erano composti da non parole che

condividevano la stessa radice priva di significato ma avevano

diversi affissi derivazionali reali (pirtaggio-pirtabile).

Un’altra variabile in grado di discriminare la facilitazione dovuta

alla somiglianza morfologica tra gli items da quella dovuta alla

somiglianza semantica è la composizione della lista sperimentale.

É stato infatti dimostrato come, in compiti di priming semantico

(cfr. Neely, 1991 per una review), gli effetti di facilitazione siano

influenzabili dalla proporzione dei casi in cui, nella lista, coppie di

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

parole sono legate tra di loro da un rapporto di significato (ad

esempio tavolo – sedia). In altre parole, la facilitazione semantica

è sensibile alla densità di relazioni semantiche esistenti nella lista

che viene utilizzata sperimentalmente: un alto numero di tali

relazioni permette ai soggetti di sviluppare strategie anticipatorie

grazie alle quali sono osservabili effetti facilitatori. Al contrario, gli

effetti determinati da relazioni di natura morfologica tra prime e

target si riscontrano anche in condizioni in cui la densità di tale

relazione è assai bassa (anche con il 6% degli stimoli, come ha

osservato Napps (1989)) e senza un sostanziale decremento

dell’entità dell’effetto.

Riassumendo, dai dati ottenuti in studi su soggetti normali,

appare possibile affermare che l’informazione morfologica è

rappresentata a livello del lessico mentale in modo autonomo ed è

governata da principi di organizzazione ed attivazione non

riconducibili a quelli che governano la rappresentazione delle

informazioni di natura ortografica e semantica.

3.2 Evidenza sperimentale su soggetti cerebrolesi

Oltre ai dati provenienti dalle prestazioni di soggetti normali, ve

ne sono altri che hanno avuto lo scopo di studiare il modo in cui

l’informazione morfologica è rappresentata a livello mentale

partendo dall’analisi degli errori di pazienti cerebrolesi in prove di

produzione e comprensione di parole morfologicamente

complesse.

La logica che ha guidato questo tipo di lavori si basa sul

concetto che, se nei processi normali di produzione e

comprensione linguistica avviene un’analisi dell’informazione

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

morfologica, si può supporre che esista un meccanismo mentale

preposto a tale tipo di analisi. Un danno cerebrale può quindi

compromettere la funzionalità di questo meccanismo e riflettersi

nella prestazione del paziente.

I dati provenienti dagli studi con pazienti cerebrolesi, svolti per

spiegare il modo in cui le parole morfologicamente complesse

sono rappresentate ed elaborate a livello mentale, hanno

contribuito allo sviluppo di tre teorie: secondo la classe di teorie

“unitarie” (Semenza, 1999), tutte le parole morfologicamente

complesse sono singolarmente immagazzinate nel lessico

mentale in forma intera, indipendentemente dalla loro somiglianza

fonologica o semantica.

Secondo un’opposta visione invece, le singole unità che

compongono le parole a livello morfologico sono rappresentate ed

immagazzinate separatamente, in forma “decomposta”: Patterson

(1980) ha descritto la prestazione in prove di lettura e decisione

lessicale di due pazienti affetti da dislessia profonda che, oltre ad

errori di natura semantica, tipici di questo tipo di patologia,

commettevano errori derivazionali: i pazienti, infatti,

commettevano più errori con parole suffissate (hardest) rispetto a

parole semplici (hard) e la maggior parte degli errori (sostituzioni

ed omissioni) riguardava proprio gli affissi. Questo dato era

evidente anche nelle prove di decisione lessicale in cui i pazienti

commettevano meno errori con parole e non parole non

suffissate, risultati, questi, che hanno permesso agli autori di

stabilire l’esistenza di una rappresentazione distinta per radici ed

affissi.

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

Il paziente F.S. descritto da Miceli e Caramazza (1988),

presentava una difficoltà selettiva ad elaborare morfemi flessivi in

presenza di una conservata capacità ad elaborare quelli lessicali

(le radici delle parole). Il paziente infatti commetteva errori di

natura morfologica in prove di eloquio spontaneo e di ripetizione

ed il 97% di tali errori erano di natura flessiva. Tali errori non

erano ascrivibili ad un disturbo fonologico dal momento che nella

maggior parte delle sostituzioni prevaleva la forma di citazione (il

maschile singolare per gli aggettivi e l’infinito o il participio passato

per i verbi).

Badecker, Hillis e Caramazza (1990) hanno studiato un

paziente disgrafico, D.H., la cui prestazione in compiti di scrittura

sotto dettato e di spelling orale era influenzata dalla lunghezza

degli stimoli (il paziente commetteva più errori con gli stimoli

lunghi rispetto a quelli corti). Gli autori hanno sfruttato questa

caratteristica per verificare se la composizione morfologica delle

parole avesse un’influenza sulla prestazione del paziente.

Partendo dall’idea che le parole sono rappresentate in forma

decomposta, gli autori hanno preparato una lista di stimoli

composta da parole bimorfemiche e monomorfemiche di uguale

lunghezza (ad esempio rough e tried). Secondo gli autori il

paziente avrebbe dovuto commettere meno errori con le parole

del primo tipo che sarebbero state elaborate in due unità distinte,

ognuna delle quali sarebbe quindi risultata più corta rispetto a

quelle del secondo tipo. Gli autori hanno infatti osservato che il

paziente commetteva un minor numero di errori con gli stimoli

bimorfemici rispetto a quelli monomorfemici.

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

Tuttavia, recentemente, sta prendendo corpo una terza classe

di teorie (dette a “doppia via”) che rappresenta una mediazione tra

le due appena descritte. Tali teorie hanno proposto l’esistenza di

due distinti processi di elaborazione dell’informazione morfologica

sia per quanto riguarda la distinzione tra morfologia flessiva

regolare ed irregolare che per la distinzione tra morfologia flessiva

e derivazionale.

Sono stati infatti ipotizzati l’immagazzinamento e l’elaborazione

in forma unitaria dei paradigmi flessivi irregolari ed in forma

decomposta di quelli regolari. Tale distinzione nasce dalla

descrizione di pazienti affetti da diverse patologie che

presentavano deficit selettivi nell’elaborazione di uno dei due

paradigmi: pazienti affetti da morbo di Parkinson o da lesioni

cerebrali frontali sinistre (Marslen-Wilsone Tyler 1997; Ulman e

coll, 1997), mostrano generalmente difficoltà con le forme flesse

regolari (walked), mentre pazienti con morbo di Alzheimer o con

lesioni temporo-parietali, presentano deficit selettivi con le forme

irregolari (bought). Tale doppia dissociazione è riscontrabile in

diversi paradigmi sperimentali, quali compiti di produzione del

participio passato, di lettura, di decisione lessicale e di priming

morfologico. L’elaborazione delle forme regolari ed irregolari è

stata quindi considerata dipendente da due distinti sistemi di

memoria: la memoria “procedurale” e quella “dichiarativa”.

La memoria procedurale è un sistema di processi largamente

impliciti, coinvolti nell’apprendimento di nuove abilità motorie e

cognitive e nel controllo di quelle già apprese. Il sistema è

implicato nell’apprendimento e nell’applicazione di regole

18

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

grammaticali e sintattiche quali quelle che regolano la

combinazione tra radici ed affissi nella morfologia flessiva regolare

(walk-ed) la cui elaborazione è stata quindi considerata

dipendente da un processo ruled-based (Pinker, 1991; Ullman,

2001).

La memoria dichiarativa, invece, è un sistema implicato in

processi espliciti di immagazzinamento e rievocazione di

informazioni episodiche (eventi) o semantiche (parole, simboli,

conoscenze enciclopediche etc.). La memoria dichiarativa è stata

associata alle forme morfologiche irregolari: dal momento che le

trasformazioni irregolari sono per loro stessa natura arbitrarie, le

forme irregolari (sing-sang) non possono essere composte tramite

l’applicazione di regole precedentemente apprese, ma devono

essere immagazzinate direttamente nel lessico per poter essere

rievocate.

Miozzo (2003) ha descritto il caso di una paziente, AW, che

presentava un danno consistente a livello lessicale ed un sistema

semantico relativamente integro. In compiti di produzione orale, la

paziente mostrava notevoli difficoltà di reperimento lessicale,

mentre era in grado di accedere con successo alle informazioni

semantiche delle parole che non riusciva a produrre. Alla

paziente sono stati presentati verbi e sostantivi e le è stato chiesto

di produrre il corrispondente participio passato o il corrispondente

plurale. Dai risultati è emerso che la paziente non aveva nessuna

difficoltà nella produzione di forme regolari (walk-walked, hand-

hands) mentre commetteva numerosi errori con quelle irregolari

(find-found, child-children). Questo dato è stato interpretato

19

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

dall’autore come prova del fatto che le forme irregolari sono

immagazzinate nel lessico in forma unitaria e quindi possono

essere elaborate con difficoltà nel caso di una grave

compromissione a livello lessicale. Quelle regolari, al contrario,

vengono elaborate attraverso un meccanismo “rule-based”.

Per quanto riguarda la distinzione tra morfologia flessiva e

derivazionale, è stato ipotizzato che le parole derivate e quelle

flesse regolarmente, sono rispettivamente rappresentate nel

lessico mentale in modo unitario ed in modo decomposto. Tyler e

Cobb (1987) hanno presentato il caso di un paziente, D.E., il cui

eloquio spontaneo era particolarmente povero di morfemi

grammaticali e che manifestava un consistente disturbo nella

comprensione degli aspetti sintattici della frase. Nel tentativo di

capire se il disturbo fosse dovuto ad una specifica difficoltà ad

elaborare i morfemi flessivi, il paziente è stato sottoposto ad un

compito in cui doveva individuare una parola all’interno di un

contesto frasale. Le parole target erano precedute da parole test

morfologicamente complesse, formate da un affisso derivazionale

o flessivo che poteva essere appropriato rispetto al contesto, non

appropriato o in combinazione non legale (se la parola target era

cook, le possibilità potevano rispettivamente essere: the most

wasteful cook – il cuoco più sprecone-, the most wastage cook – il

cuoco più spreco-, the most wastely cook –il cuoco più

sprechevolmente-). I risultati mostravano come i tempi di reazione

di D.E. fossero significativamente più brevi nella condizione in cui

la parola derivata era appropriata, mentre nel caso di parole flesse

questo vantaggio non era visibile. Gli autori hanno quindi

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

ipotizzato che il paziente avesse un deficit selettivo nell’analisi

delle proprietà sintattiche dei morfemi flessivi mentre mostrava

un’inalterata capacità nell’elaborazione delle proprietà semantiche

di quelli derivazionali.

Più recentemente il concetto di “doppia via” ha subito

un’evoluzione grazie alla quale si è arrivati a supporre che non

tutte le parole derivate sono ugualmente soggette a

decomposizione morfologica: alcune proprietà semantico-lessicali,

infatti, determinano la probabilità che le parole vengano elaborate

in forma unitaria o decomposta.

Una di queste proprietà è la trasparenza semantica: ad

esempio Marslen-Wilson e coll (1994) hanno osservato, in compiti

di decisione lessicale, una facilitazione quando gli stimoli erano

preceduti da primes semanticamente trasparenti rispetto al target

(create-creation) ma non quando tale relazione era opaca (depart-

department). Questo dato ha portato gli autori a supporre che, in

Inglese, solamente le parole derivate che sono trasparenti rispetto

alla base vengono elaborate nel lessico in forma decomposta.

Un altro fattore che può discriminare un’elaborazione

decomposta di parole morfologicamente complesse rispetto ad

un’elaborazione in forma unitaria è la frequenza d’uso: sembra

infatti (Burani e Thornton, 2003; Schreuder e Baayen, 1997) che

parole a bassa frequenza d’uso ma composte da una radice ed un

affisso ad alta frequenza vengono elaborate in forma decomposta

mentre parole composte da radice ed affisso a bassa frequenza

vengono elaborate in forma unitaria.

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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

Tutti gli studi che hanno descritto deficit di natura morfologica,

riportavano casi di pazienti afasici o che comunque presentavano

lesioni cerebrali localizzate nell’emisfero sinistro. Inoltre, la natura

puramente linguistica dell’elaborazione morfologica, ha portato a

considerare tale emisfero come centrale in studi che si sono

occupati di questo argomento. Tuttavia recentemente, Marangolo

e coll. (2003) hanno, per la prima volta in letteratura, descritto il

caso di due soggetti, M.S. e I.M., che, in presenza di una lesione

cerebrale a carico dell’emisfero destro ed in assenza di deficit di

natura linguistica, presentavano un disturbo selettivo nella

produzione di morfemi derivazionali ma non flessivi.

Gli autori hanno proposto ai pazienti una prova di produzione di

288 parole morfologicamente relate in cui, presentato un verbo

nella forma infinita (atterrare) i soggetti dovevano produrre il

sostantivo derivato (atterraggio) e, dato un sostantivo derivato

(liberazione), i soggetti dovevano produrre il corrispettivo verbo in

forma infinita (liberare). I pazienti non commettevano errori nella

produzione del verbo dal nome, mentre producevano

rispettivamente il 59 e l’87% di errori nella condizione opposta.

Tutti gli errori consistevano nella sostituzione del morfema

derivazionale con un morfema verbale flessivo, solitamente il

participio passato (dato il verbo liberare, i pazienti rispondevano

liberato invece di liberazione).

Per dimostrare che il deficit si manifestava esclusivamente nella

produzione di un sostantivo derivato da un verbo, ai pazienti è

stato richiesto di svolgere il medesimo compito con 84 aggettivi

(gentile) e gli 84 corrispondenti sostantivi derivati (gentilezza). In

22

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

queste due prove, il numero degli errori commessi dai due

pazienti era inconsistente.

Il disturbo selettivo per la produzione dei sostantivi derivati da

verbi non era riconducibile ad una “perdita di conoscenza”

riguardante i sostantivi derivati, dal momento che in una prova di

decisione lessicale i pazienti commettevano un numero di risposte

errate nella norma. La prestazione dei pazienti non era neppure

interpretabile come un mero effetto di variabili semantico-lessicali,

perché le differenze osservate tra le classi di stimoli in termini di

frequenza d’uso, lunghezza ed immaginabilità, seguivano un

pattern inverso rispetto alla direzione della dissociazione.

Nel tentativo di fornire una spiegazione a questo disturbo

specifico ed alla presenza in entrambi i pazienti di lesioni temporo-

parietali a carico dell’emisfero cerebrale destro, gli autori hanno

proposto due possibili interpretazioni: una interpretazione

linguistica del disturbo ed un’interpretazione basata sull’ipotesi di

un coinvolgimento di meccanismi di “selezione della risposta”. Per

quanto riguarda l’ipotesi linguistica, gli autori hanno fatto

riferimento alle diverse modalità di accesso lessicale che

caratterizzano i due emisferi: diversi studi sul priming (Chiarello e

Beaman, 1998; Coney e Evans, 2000; Chiarello, 1998) hanno

suggerito che, durante la fase di riconoscimento di una parola,

sebbene l’attivazione del suo significato dominante sia

competenza dell’emisfero sinistro, l’emisfero destro è in grado di

attivare un ampio spettro di significati di più bassa frequenza

d’uso e relati alla parola in modo più periferico. Inoltre l’emisfero

destro sembra essere maggiormente coinvolto nell’elaborazione di

23

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

sostantivi caratterizzati da un’alta immaginabilità (Chiarello e coll.,

2002; Nittono e coll., 2002).

La derivazione di un sostantivo da un verbo coinvolge la

selezione di significati più periferici rispetto alle numerose

alternative verbali possibili (come il participio passato) che hanno

una frequenza più alta e sono semanticamente più vicine alla

forma infinita. Al contrario, la generazione di un verbo dal

corrispondente sostantivo derivato, coinvolge l’attivazione

dell’unica unità lessicale possibile, ovvero la forma infinita del

verbo. Anche nella condizione di derivazione di un sostantivo da

un aggettivo (e viceversa), viene richiesta la selezione della

risposta corretta tra un limitato set di alternative, tutte fortemente

legate in termini di significato rispetto alla base (figura 3).

Osservare

Osservo Osserviamo Osservereste ………... ………… Osservato ………… Osservazione Osservatore Osservabile ………… …………

Gentile

Gentili Gentilezza Gentilmente

Figura3. Modello schematico di rappresentazione lessicale di verbi e aggettivi

La presenza di un danno a carico dell’emisfero destro nei

pazienti descritti potrebbe quindi aver compromesso proprio la

capacità di attivare unità lessicali che sono meno legate a livello

semantico alla forma infinita del verbo, come il sostantivo derivato.

24

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

Tuttavia, il disturbo osservato nei due pazienti, potrebbe non

essere strettamente di natura linguistica, ma interpretato come un

deficit a carico dei meccanismi di selezione della risposta. Molti

studi recenti (Desmond, e coll., Gabrieli e Glover, 1998, Decary e

Richer, 1995) hanno dimostrato come alcune strutture frontali

cortico-sottocorticali di entrambi gli emisferi siano coinvolte in

compiti di selezione della risposta. È stato inoltre dimostrato

(Fletcher e coll, 1999, Kalaska e Crammond, 1995) come molte

delle attività a carico delle aree frontali siano in realtà mediate da

un circuito cerebrale che coinvolge le aree posteriori di entrambi

gli emisferi. I meccanismi di selezione della risposta coinvolti nella

produzione del sostantivo derivato dal verbo, potrebbero quindi

richiedere l’interazione tra aree anteriori e posteriori dei due

emisferi. Gli autori hanno suggerito che solamente una lesione

delle aree temporo-parietali destre darebbe luogo ad un deficit

linguistico così selettivo, dal momento che lesioni a carico delle

medesime aree dell’emisfero sinistro produrrebbero un insieme di

deficit linguistici e non linguistici che maschererebbero questo tipo

di disturbo.

L’ipotesi sembrerebbe confermata dal dato che entrambi i

pazienti fornivano prove patologiche in test come il Wisconsin

Card Sorting Test ed il Behavioural Assessment of the

Dysexecutive Syndrome (B.A.D.S.), test che richiedono capacità

di ragionamento, previsione e selezione della risposta.

Riassumendo, è stato spiegato come molte delle parole

utilizzate nella lingua Italiana sono scomponibili, dal punto di vista

25

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

linguistico, in parti dotate di significato autonomo, i morfemi. La

rappresentazione nel lessico mentale dell’informazione

morfologica possiede una propria autonomia ed è organizzata da

principi che non possono essere ricondotti a quelli che governano

la rappresentazione dell’informazione fonologica, ortografica e

semantica. Diversi tipi di relazioni morfologiche possono essere

rappresentati ed elaborati in modo diverso. Una delle distinzioni

fondamentali è quella tra la morfologia flessiva (che svolge un

ruolo prevalentemente sintattico) e derivazionale (che ha invece

una funzione semantico-lessicale). Mentre gran parte degli studi di

neuroimaging ed in ambito afasiologico sembrano attribuire un

ruolo dominante dell’emisfero sinistro nell’elaborazione della

morfologia flessiva, quella derivazionale sembra, almeno in parte,

richiedere anche il coinvolgimento dell’emisfero destro.

Tuttavia, rimangono diversi aspetti da chiarire: il reale ruolo

dell’emisfero destro nell’elaborazione della morfologia

derivazionale, la natura di questo coinvolgimento ed i meccanismi

che entrano in gioco nell’esecuzione di compiti di morfologia

derivazionale.

L’obiettivo principale del presente lavoro sarà quello di indagare

il ruolo dell’emisfero destro nell’elaborazione della morfologia

derivazionale. A tale scopo verrà svolto un esperimento di

risonanza magnetica funzionale con soggetti normali, in cui

verranno paragonati compiti di morfologia derivazionale,

morfologia flessiva e ripetizione utilizzando parole appartenenti a

diverse classi grammaticali. Sarà inoltre selezionato un gruppo di

pazienti con lesioni cerebrali unilaterali destre ai quali verranno

26

Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi

proposte diverse prove di morfologia flessiva e derivazionale allo

scopo di individuare altri casi che presentano il disturbo descritto

da Marangolo e coll. (2003). I pazienti verranno infine sottoposti a

numerosi test neuropsicologici per capire se il deficit di morfologia

derivazionale è presente in associazione con disturbi di altra

natura.

27

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

CAPITOLO 2 ESPERIMENTO 1 CORRELATI NEUROANATOMICI DELLA MORFOLOGIA

DERIVAZIONALE

1. Introduzione

Recentemente molti studi si sono occupati di stabilire i correlati

neuroanatomici di specifiche funzioni linguistiche. Per quanto

riguarda le caratteristiche morfosintattiche delle parole, molti lavori

si sono occupati prinicipalmente della morfologia flessiva. Ulmann

e collaboratori (Ullman et al., 1997; Ullman, 2001) hanno proposto

il modello dichiarativo/procedurale secondo il quale le forme flesse

regolari (ad esempio walked) vengono elaborate attraverso la loro

scomposizione nei singoli morfemi costituenti, tramite un circuito

che attiva le regioni frontali, mentre quelle irregolari (ad esempio

bought) vengono immagazzinate e richiamate in forma intera

attraverso un circuito tempo-parietale. Studi svolti con pazienti

cerebrolesi sembrano confermare il ruolo delle regioni frontali di

sinistra ed in particolare del giro frontale inferiore (LIFG)

nell’elaborazione della morfologia flessiva (Novoa e Ardila, 1987;

Miceli e coll.1989; Tyler, e coll., 2002, De Mornay-Davies e coll,

2002; Shapiro e Caramazza, 2003). Studi di neuroimaging, svolti

con soggetti normali adulti, confermano questo dato (Laine e coll.,

1999; Moro e coll, 2001; Shapiro e coll, 2001; Miceli e coll., 2002;

Tyler e coll2004).

Come accennato nel Capitolo 1, gli affissi flessivi svolgono una

funzione sostanzialmente sintattica, mentre quelli derivazionali

28

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

svolgono una funzione semantico-lessicale. In italiano, i suffissi

flessivi dei sostantivi e degli aggettivi veicolano informazioni

riguardo genere e numero, mentre i suffissi dei verbi specificano il

tempo, il modo, la persona, il genere ed il numero.

La morfologia derivazionale, invece, ha la funzione di creare,

data una parola, distinte unità lessicali che possono differire dalla

base per classe grammaticale ma alla quale sono comunque

relate dal punto di vista semantico (ad esempio gentil-e aggettivo

gentil-ezza sostantivo).

Inoltre, i due meccanismi morfologici differiscono per il tipo di

processo che porta all’attivazione del corretto suffisso: per quanto

riguarda l’italiano, una parola viene regolarmente flessa secondo il

paradigma flessivo proprio di quella parola e questo avviene

grazie all’attivazione dell’unica variante flessiva propria della

parola che si intende produrre.

Al contrario, la produzione del corretto affisso derivazionale non

dipende da una paradigma preesistente ma implica una selezione

tra un alto numero di competitori plausibili. Ad esempio, i due

sostantivi osservazione e osservatore sono corrette derivazioni

del verbo osservare, mentre le parole osservamento ed

osservista, sebbene rappresentino possibili alternative, non sono

parole derivate esistenti (Figura 3).

E’ quindi possibile ipotizzare che l’elaborazione della morfologia

flessiva e di quella derivazionale possano richiedere l’attivazione

di processi cognitivi diversi e quindi di aree cerebrali distinte.

29

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

Fino ad ora, i lavori di neuroimaging presenti in letteratura che

si sono occupati di capire quali fossero le aree cerebrali coinvolte

nell’elaborazione della morfologia derivazionale sono pochi.

Gentili Gentilezza Gentilmente

Gentile Osservare

Osservo Osserviamo Osservereste ………... ………… Osservato ………… Osservazione Osservatore Osservabile ………… …………

Figura3. Modello schematico di rappresentazione lessicale di verbi e aggettivi

Davis e coll (2004), hanno svolto uno studio fMRI in cui hanno

chiesto ai soggetti di leggere singole parole e di premere un tasto

se la parola appena presentata era relata in termini di significato a

quella immediatamente precedente. Gli stimoli erano divisi in

quattro gruppi di parole che differivano per la loro complessità

morfologica (parole semplici, parole monomorfemiche, parole

derivate e parole flesse) e per la classe grammaticale (verbi,

sostantivi e aggettivi). I risultati non hanno mostrato differenze di

attivazione per le parole semplici e quelle complesse. Tuttavia, dal

momento che tutte le parole complesse avevano una relazione

semantica trasparente con la loro base, è possibile che l’assenza

di differenze nell’attivazione sia stata dovuta alla natura del

compito proposto: nel giudicare la presenza di una relazione

30

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

semantica tra le parole presentate, infatti, i soggetti potrebbero

aver preso in considerazione solamente le radici delle parole,

ignorando la natura della loro complessità morfologica.

In un recente lavoro di fMRI, Vannest, e coll. (2003) hanno

comparato la lettura di parole derivate con quella di parole flesse

monomorfemiche, dimostrando un’attivazione dell’area di Broca e

dei gangli della base non soltanto per le parole regolarmente

flesse, ma anche per quelle parole derivate per cui è possibile

ipotizzare un’elaborazione di tipo “decomposto”, e cioè parole che

contengono affiissi produttivi (-ness, -less, -able) e che sono

trasparenti rispetto alla base da cui derivano sia dal punto di vista

fonologico che da quello semantico (darkness, dark). Al contrario,

le parole derivate che non vengono elaborate in modo

decomposto e che non sono completamente trasparenti rispetto

alla base (serenity) non mostravano un incremento di attività in

quelle aree. Gli autori hanno concluso che l’elaborazione

morfologica delle parole del primo tipo si basi su un processo rule-

based, mentre per le parole del secondo tipo è necessaria

un’elaborazione di tipo unitario.

Questa interpretazione sembra essere congruente con gli studi

sperimentali già citati nel Capitolo 1 che hanno dimostrato come,

almeno nella fase di riconoscimento, non tutte le parole derivate

vengono morfologicamente decomposte. Diverse caratteristiche di

queste parole (la trasparenza fonologica e semantica rispetto alla

base, la relazione tra frequenza della parola intera rispetto ai suoi

costituenti) influenzano la probabilità che esse vengano elaborate

in forma decomposta o unitaria (Burani e Caramazza, 1987;

31

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

Marslen-Wilson e coll., 1994; Wurm, 1997; Bertram e coll., 2000;

Burani e Thornton, 2003).

Allo scopo di capire quali fossero le aree cerebrali coinvolte

nell’elaborazione della morfologia derivazionale, sono stati

utilizzati tre compiti per ognuno dei quali sono stati utilizzati verbi,

aggettivi e sostantivi: un compito di derivazione (compito

sperimentale); un compito di morfologia flessiva scelto al fine di

controllare l’elaborazione morfologica coinvolta nel processo di

derivazione; un compito di ripetizione scelto per controllare i

processi di elaborazione uditiva, fonologica, e quelli semantico-

lessicali automaticamente generati dalla presentazione degli

stimoli;

Le parole derivate utilizzate fanno parte di quel tipo di parole

che vengono prodotte utilizzando una strategia decomposizionale,

essendo trasparenti rispetto alla base ed essendo caratterizzate

da suffissi produttivi e frequenti. Considerando che le parole

flesse scelte erano tutte trasparenti e regolari, lo scopo del lavoro

è stato quello di stabilire se le aree attivate dai due processi

morfologici fossero simili.

È ipotizzabile che, oltre ad un coinvolgimento delle aree frontali

di sinistra, responsabili anche dell’elaborazione morfologica di

parole regolarmente flesse, la produzione di parole derivate possa

coinvolgere aree aggiuntive che tradizionalmente sono implicate

nell’elaborazione semantico-lessicale (cfr ad esempio Cappa e

coll., 1998) e nei processi di selezione della risposta (cfr. il già

citato lavoro di Marangolo e coll:, 2003).

32

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

2. Metodi e materiali

2.1. Soggetti

Per questo studio sono stati selezionati dieci soggetti destrimani

(Edinburgh Handedness Inventory, Oldfield, 1971) con età

compresa tra i 21 ed i 29 anni, i quali hanno fornito il consenso

informato per la partecipazione all’esperimento.

2.2. Stimoli

Gli stimoli sperimentali (riportati nell’appendice A) consistevano

in 90 parole suddivise nelle tre classi grammaticali di

appartenenza: 30 verbi nella forma infinita, 30 aggettivi in forma

singolare e 30 sostantivi derivati da verbi (tali verbi erano diversi

rispetto a quelli utilizzati sperimentalmente).

La frequenza media degli stimoli appartenenti alle tre classi

grammaticali era la stessa (Istituto di Linguistica Computazionale,

CNR di Pisa, 1988).

I sostantivi derivati erano semanticamente trasparenti rispetto

alla loro base (divertire-divertimento).

Tutti gli stimoli sono stati letti da uno speaker professionista,

registrati digitalmente, normalizzati per il volume e salvati in

singoli files in formato audio.

2.3. Compiti cognitivi

L’esperimento è stato diviso in tre sessioni durante le quali i

soggetti dovevano ascoltare le parole appartenenti alle tre classi

grammaticali. Per ogni sessione si alternavano tre compiti diversi,

durante i quali ai soggetti è stato chiesto di produrre una parola in

risposta ad ogni stimolo udito. Nella sessione dei verbi, i soggetti

33

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

dovevano produrre il sostantivo derivato corrispondente (compito

di derivazione sostantivo-verbo, ad esempio osservare-

osservazione), oppure il participio passato corrispondente

(compito flessivo verbo-verbo, ad esempio osservare-osservato) o

infine ripetere il verbo udito (compito di ripetizione verbo-verbo, ad

esempio osservare-osservare) (Tabella 1). Nella sessione degli

aggettivi, i soggetti dovevano produrre il sostantivo derivato

corrispondente (compito di derivazione aggettivo-sostantivo, ad

esempio gentile-gentilezza), oppure il plurale dell’aggettivo

ascoltato (compito di flessione aggettivo-aggettivo, ad esempio

gentile-gentili), oppure ripetere l’ aggettivo (compito di ripetizione

aggettivo-aggettivo, ad esempio gentile-gentile). Nella sessione

dei sostantivi derivati, infine, ai soggetti veniva chiesto di produrre

il verbo da cui derivavano (compito di generazione sostantivo-

verbo, ad esempio fallimento-fallire), oppure produrre il plurale di

tali sostantivi (compito flessivo sostantivo-sostantivo, ad esempio

fallimento-fallimenti), oppure ripetere il sostantivo (compito di

ripetizione sostantivo-sostantivo, fallimento-fallimento) (Tabella 1).

E’ importante notare che la produzione del verbo dal sostantivo

derivato non può essere considerata un vero e proprio compito di

derivazione perché non prevede l’aggiunta di un morfema

derivazionale alla radice dello stimolo presentato, ma un ritorno

alla forma base (la forma infinita del verbo).

Sia i sostantivi derivati dai verbi che quelli derivati dagli aggettivi

erano trasparenti in termini di significato rispetto alla loro base. In

questo modo è stato assicurato che la relazione semantica tra

34

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

stimolo e risposta fosse bilanciata tra i compiti flessivi e

derivazionali.

Tabella1. Sommario delle condizioni sperimentali

Derivazione e Generazione Flessione Ripetizione

Verbi

Derivazione del sostantivo dal verbo: osserv-

are --> osserv-azione

Produzione del participio passato:

osserv-are --> osserv-ato

Ripetizione del verbo

Aggettivi

Derivazione del sostantivo

dall’aggettivo: gentil-e --> gentil-ezza

Produzione dell’aggettivo

plurale: gentil-e -->

gentil-i

Ripetizione dell’aggettivo

Sostantivi

Generazione del verbo dal

sostantivo: fall-imento -->

fall-ire

Produzione del sostantivo

plurale: falliment- o -->

falliment--i

Ripetizione del sostantivo

2.4 Sessioni

Le sessioni avevano una durata di 6 minuti e rispettavano un

ordine fisso: sostantivi derivati, aggettivi e verbi. In ogni sessione i

tre compiti si alternavano in blocchi della durata di 15.5 secondi

ciascuno secondo una sequenza randomizzata. Ogni blocco era

preceduto da una fase di istruzione della durata di 3 secondi,

durante la quale veniva presentata una scritta posta al centro

dello schermo che indicava il tipo di compito da svolgere. Tale

fase era poi seguita dalla presentazione uditiva di uno stimolo

ogni 2.5 secondi. Sono stati presentati 6 blocchi di cinque stimoli

35

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

per ogni compito in modo che tutti i 30 stimoli di ogni classe

grammaticale sono stati presentati una volta per ogni compito in

sequenza randomizzata.

Durante l’acquisizione fMRI ai soggetti è stato chiesto di

produrre la risposta subvocalicamente, al fine di evitare artefatti

dovuti dal movimento del capo.

I dati comportamentali sono stati raccolti in due sessioni

separate: nella prima, le condizioni sperimentali erano identiche a

quelle della sessione fMRI. I soggetti erano stati istruiti ad

aspettare la fine dello stimolo prima di fornire le risposte e i tempi

di reazione vocali sono stati registrati a partire dalla fine dello

stimolo fino all’inizio della risposta del soggetto. È doveroso

tuttavia notare che tale istruzione potrebbe aver fornito ai

partecipanti il tempo necessario per preparare la loro risposta, e

quindi risultare in un’assenza di differenze nei tempi di reazione

dei diversi compiti.

Per questo motivo è stato condotto lo stesso esperimento in

una seconda sessione con dieci diversi soggetti e, in questa

occasione, i tempi di reazione sono stati registrati dall’inizio dello

stimolo fino all’inizio della risposta del soggetto.

2.5 Procedure fMRI

Le immagini sono statte acquisite attraverso una macchina

Siemens Vision Magnetom MR system 1.5 t (Siemens Medical

Systems, Erlangen, Germany). Per ogni soggetto è stato acquisito

un set di immagini volumetriche T1 (1 mm isotropic voxels, 220

fette coronali, Siemens multiplanar rapid acquisition gradient echo

36

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

sequence, TR = 11.4 ms, TE = 4.4 ms) e tre serie di immagini

funzionali MR attraverso il blood-oxygenation-level-dependent

imaging (TR = 3 s, TE = 60 ms, 27 fette assiali, matrice di

immagine 64×64, risoluzione piana 3×3 mm, 3.3 mm di spessore

con un gap di 0.7 mm tra le fette, sequential excitation order).

Ogni serie corrispondeva ad una delle sessioni sperimentali

appena descritte. I primi quattro volumi di ogni serie sono stati

esclusi dalla magnetizzazione trasversa steady-state e la

presentazione degli stimoli veniva avviata all’inizio del quinto

volume.

Gli stimoli sono stati generati da un computer (Power Macintosh

G3, Apple Computers, Cupertino, CA, USA) collocato all’esterno

della stanza di RM attraverso un software (LabScript)

implementato in MATLAB (The MathWorks Inc., Natick, MA,

USA), e l’utilizzo delle estensioni Psychophysics Toolbox

(Brainard, 1997; Pelli, 1997). Un video-proiettore a cristalli liquidi

con lenti speciali è stato utilizzato per proiettare le istruzioni scritte

ad un retro-schermo visibile dai soggetti attraverso uno specchio.

Gli stimoli uditivi sono stati presentati attraverso delle cuffie

pneumatiche

2.6 Elaborazione delle immagini ed analisi

Le immagini sono state preprocessate utilizzando SPM99

(Wellcome Department of Cognitive Neurology, London, UK). Le

serie di immagini funzionali dei soggetti sono state corrette per

slice timing e per il movimento della testa, coregistrate

manualmente all’immagine anatomica di ciascun soggetto,

37

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

normalizzate con gli stessi paramtetri con cui sono state

normalizzate le immagini anatomiche (grandezza finale del voxel

3 X 3 X 3 mm) e arrotondate (smoothing) (6mm FWHM). Le

immagini sono poi state analizzate attraverso una metodologia

random-effect (Friston, Holmes e Wors, 1999). È stata stabilita

una significatività a livello del voxel (p < 0.01) ed a livello del

cluster (p < 0.05 corretta per confronti multipli).

Per la visualizzazione delle attivazioni di gruppo è stata

utilizzata la superficie corticale di un cervello “standard” (the

single-subject MNI brain), ricostruito con l’utilizzo del software

FreeSurfer (http://surfer.nmr.mgh.harvard.edu). La definizione

anatomica delle attivazioni è stata fornita dall software Brainshow

basandosi sulla suddivisione anatomica del cervello MNI descritta

da Tzourio-Mazoyer, Landeau, Papathanassiou, Crivello, Etard,

Delcroix, Mazoyer e Joliot (2002), che è stata rmaggiormente

definita attraverso la divisione dei giri principali in porzioni

anteriori/posteriori e superiori/inferiori.

3. Risultati

3.1 Risultati Comportamentali

Come precedentemente riportato, i dati comportamentali sono

stati ottenuti in due sessioni separate. In entrambi i casi nessuno

dei soggetti ha commesso più di un errore per ogni condizione.

Nel primo esperimento (quello in cui la registrazione della

risposta avveniva dalla fine dello stimolo all’inizio della risposta

stessa) un’ ANOVA a due vie in cui il tipo di compito e la classe

38

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

grammaticale erano trattate come variabili entro i soggetti, non ha

mostrato alcuna differenza significativa tra i tempi di reazione.

Nel secondo esperimento è invece emerso un effetto significativo

del tipo di compito (F (2,18)= 9.31, p < .005).

La ripetizione è risultata avere tempi di reazione più rapidi rispetto

ai compiti flessivo e derivazionale, tra i quali non è emersa alcuna

differenza. È inoltre risultato un effetto significativo della classe

grammaticale (F (2,18)= 27.98, p< .0001).

Le risposte agli aggettivi sono state più veloci rispetto a quelle

date ai verbi le quali, a loro volta, sono state più veloci rispetto a

quelle date ai sostantivi.

Anche l’interazione tra la classe grammaticale ed il tipo di compito

era significativa (F (4, 36)= 8.16, p < .001).

Per quanto riguarda la classe dei verbi, i tempi di reazione per la

produzione del sostantivo derivato e del participio passato non

differivano tra loro mentre entrambi i compiti avevano tempi di

reazione più lunghi di quelli della ripetizione. ( p <.002).

Per la classe degli aggettivi il compito di derivazione determinava

tempi di reazione più lenti rispetto alla flessione ed alla ripetizione

(p <.002); queste invece non differivano tra loro.

Per i sostantivi, infine, non è emersa alcuna differenza

significativa tra la generazione del verbo e la ripetizione e le due

condizioni erano più veloci della produzione del plurale (p<.002)

(Figura 4).

39

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

800

900

1000

1100

1200

1300

1400

1500

Classe Grammaticale

Derivazione/Generazione 1312 1245 1307Flessione 1297 1197 1353Ripetizione 1254 1202 1308

Verbi Aggettivi Sostantivi

Figura 4. Tempi di reazione vocali nei tre compiti sperimentali

3.2 Risultati fMRI

Il principale interesse di questo studio è stato quello di indagare

i correlati neuroanatomici dell’elaborazione della morfologia

derivazionale. Quindi, come primo passo, sono stati comparati i

due compiti derivazionali (atterrare-atterraggio; bello-bellezza) con

i corrispondenti compiti di ripetizione.

Inoltre è stata confrontata la generazione del verbo dal

sostantivo derivato (montaggio-montare) con la ripetizione del

sostantivo. Va notato che la condizione in cui ai soggetti è stato

chiesto di generare il verbo dal sostantivo derivato non richiede

un’elaborazione di natura derivazionale e quindi è ipotizzabile che

40

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

in questa condizione si possa non osservare un coinvolgimento

delle aree attive nella elaborazione della morfologia derivazionale,

o almeno osservare un coinvolgimento di minore entità.

Le attivazioni significative sono mostrate in Figura 4 ed elencate

nella tabella 2 (a, b, c). Le condizioni derivazionali (sostantivi dai

verbi e dagli aggettivi) attivavano un network comune che

includeva la corteccia frontale ventrolaterale (bilaterale nella

condizione del sostantivo derivato dal verbo e lateralizzata a

sinistra nella condizione del sostantivo derivato dall’aggettivo) e,

bilateralmente, il lobo parietale inferiore. L’attivazione frontale era

sostanzialmente localizzata a livello della pars triangularis e della

pars opercularis del giro frontale inferiore. L’attivazione parietale

includeva la porzione dorsale del lobo parietale inferiore, il solco

intraparietale e si estendeva al giro angolare.

41

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

Figura 4. Aree cerebrali attive nei confronti derivazione/generazione vs ripetizione e flessione vs ripetizione per ogni classe grammaticale. A: aree frontali sinistre. B: aree parietali sinistre. C: aree frontali destre. D: aree parietali destre. E: aree temporali sinistre. F: aree temporo-parieto-occipitali. G: aree occipitali destre. H: aree temporali destre. I: gangli della base.

L’estensione delle attivazioni frontali e parietali era maggiore

nell’emisfero sinistro. Aree aggiuntive di attivazione sono state

trovate nell’area motoria supplementare di sinistra e nel giro

temporale medio per la produzione del sostantivo dal verbo, e a

livello dei gangli della base in entrambe le condizioni.

Come previsto, la generazione del verbo dal sostantivo ha

prodotto un’attivazione del giro frontale inferiore sinistro

42

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

decisamente inferiore (972 mm3) rispetto a quella osservata per i

compiti derivazionali (20.088 e 17.054 mm3 per i sostantivi derivati

dai verbi e dagli aggettivi rispettivamente).

Tabella 2. Aree cerebrali attive nel confronto tra i compiti di derivazione e generazione e la ripetizione per verbi (a), aggettivi (b), e sostantivi (c). Ad ogni cluster attivo è stata assegnata una lettera come in Figura 4. Nella tabella sono stati inseriti l’estensione del cluster (mm3), il valore massimo di Z nel cluster, le localizzazioni anatomiche e le coordinate stereotassiche (x,y,z, in mm) nello spazio MNI (Mazziotta e coll, 1995).

A) Derivazione del sostantivo dal verbo vs ripetizione del verbo

Regioni Sottoregioni Coordinate

Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 44 -53, 28, 24 20,088 mm3 (Z max = 4.26) Giro frontale inferiore (opercular) BA 45 -59, 13, 21 Giro frontale medio (anterior) BA 10 -44, 55, 3 Giro precentrale (inferior) BA 9 -50, 13, 30 Insula -32, 22, 3 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -41, -48, 42 6,102 mm3 (Z max = 4.18) Giro angolare BA 39 -38, -63, 39 Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -35, -69, 54 Lobo parietale superiore (anterior) BA 7 -29, -63, 51 Frontale destro (C) Giro frontale inferiore (triangular) BA 10 66, 22, 18 2,538 mm3 (Z max = 4) Giro frontale inferiore (opercular) BA 9 50, 13, 24 Giro frontale medio (anterior) BA 46 41, 34, 18 Parietale destro (D) Giro angolare BA 39 35, -72, 45 567 mm3 (Z max = 3.57) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 35, -72, 51 Gangli della base Nucleo caudato 20, 4, 24 432 mm3 (Z max = 3.06)

43

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

B) Derivazione del sostantivo dall’aggettivo vs ripetizione dell’aggettivo

Regioni Sottoregioni Coordinate

Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 47 -44, 28, -1 17,064 mm3 (Z max = 5.1) Giro frontale sinistro (opercular) BA 45 -53, 13, 18 Insula -35, 25,-1 Giro frontale medio (posterior) BA 9 -38, 10, 36 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -38, -54, 51 2,565 mm3 (Z max = 3.58) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -26, -69, 54 Giro angolare BA 7 -35, -63, 39 Lobo parietale superiore (anterior) BA 7 -32, -60, 45 Parietale destro (D) Giro angolare BA 39 35, -57, 48 999 mm3 (Z max = 4.31) Lobo parietale inferiore BA 7 32, -54, 45 Frontale mediale Area motoria supplementare BA 6 -5, 13, 60 918 mm3 (Z max = 3.37) Temporale sinistro (E) Giro temporale medio (posterior) BA 22 -59, -39, 3 594 mm3 (Z max = 3.51) Giro temporale medio (anterior) BA 22 -56, -33, 3 Gangli della base Nucleo caudato 20, 4, 24 648 mm3 (Z max = 3.64) Globo pallido -20, 7, 3

C) Generazione del verbo dal sostantivo vs ripetizione del sostantivo

Regioni Sottoregioni Coordinate Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 44 -53, 28, 30 972 mm3 (Z max = 3.33) Giro frontale inferiore (opercular) BA 45 -53, 16, 21 Giro precentrale (inferior) BA 44 -41, 10, 30

Per verificare a quale livello il circuito fronto-parietale osservato

riflettesse l’elaborazione della morfologia derivazionale, sono stati

confrontati i due compiti flessivi (flessione del verbo, atterrare-

atterrato e degli aggettivi, bello-belli) con i rispettivi compiti di

ripetizione. È ragionevole ipotizzare che le aree attive durante i

compiti derivazionali non siano anche attive (o attive in minore

entità) nei compiti flessivi, dal momento che, sebbene entrambi i

compiti abbiano richiesto un’elaborazione morfologica degli

stimoli, solamente nel compito derivazionale era necessaria

un’elaborazione di natura semantico-lessicale. Le attivazioni

44

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

significative sono mostrate in figura 4 ed elencate nella tabella 3. Il

pattern di attivazione osservato era sostanzialmente differente

rispetto a quello osservato per la derivazione. La flessione del

verbo attivava il giro frontale inferiore ed il lobo parietale inferiore,

ma tale circuito era lateralizzato a sinistra e l’estensione delle

attivazioni era generalmente inferiore rispetto a quella prodotta dal

compito derivazionale (giro frontale inferiore: 4,401 vs. 20,088

mm3; lobo parietale inferiore: 1,998 vs. 6,102 mm3). La flessione

degli aggettivi e dei sostantivi, invece, non attivava le aree fronto-

parietali. La flessione dei sostantivi produceva un’area di

attivazione molto ridotta a livello dell’insula di sinistra. Ulteriori

aree di attivazione legate all’elaborazione della morfologia flessiva

sono state osservate a livello delle regioni mediali, del lobo

paracentrale, del cingolo medio, e delle regioni temporali inferiori

e parieto-occipitali.

Tabella 3. Aree cerebrali attive nel confronto tra il compito flessivo e la ripetizione. I dettagli sono gli stessi di quelli riportati in tabella 2 A) Flessione del verbo vs ripetizione del verbo

Regioni Sottoregioni Coordinate Frontale sinsitro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 45 -50, 43, 6 4,401 mm3 (Z max = 3.88) Giro precentrale (inferior) BA 6 -53, 4, 18 Giro frontale inferiore (opercular) BA 45 -59, 13, 21 Giro frontale medio (anterior) BA 10 -44, 55, 3 Giro frontale medio (posterior) BA 9 -35, 10, 36 Giro precentrale (superior) BA 44 -50, -3, 48 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -44, -42, 48 1,998 mm3 (Z max = 4.28) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -29, -69, 51 Giro angolare BA 7 -38, -72, 45 Frontale mediale Lobo paracentrale BA 6 -11, -18, 69 675 mm3 (Z max = 3.27) Area motoria supplementare -11, -9, 78 Temporale sinistro (E) Giro temporale inferiore (posterior) BA 37 -47, -57, -13 324 mm3 (Z max = 3.23)

45

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

B) Flessione dell’aggettivo vs ripetizione dell’aggettivo Regioni Sottoregioni Coordinate

Frontale destro (C) Giro frontale destro (posterior) BA 6 47, -6, 57 297 mm3 (Z max = 3.48) Frontale mediale Lobo paracentrale BA 7 -5, -27, 57 324 mm3 (Z max = 3.52) Temporo-parieto-occipitale sinsitro (F)

Giro occipitale medio BA 19 -38, -72, 24

1,539 mm3 (Z max = 3.83) Giro angolare -53, -69, 27 Occipitale destro (G) Giro occipitale medio BA 19 32, -84, 15 405 mm3 (Z max = 2.63) Giro occipitale superioreBA 19 26, -96, 15

C) Flessione del sostantivo vs ripetizione del sostantivo

Regioni Sottoregioni Coordinate

Frontale sinistro (A) Insula -38, 19, -1 297 mm3 (Z max = 3.86) Frontale mediale Cingolo anteriore BA 32 8, 25, 27 702 mm3 (Z max = 3.34) Cingolo medio BA 32 2, 7, 42 Temporale destro (H) Giro temporale superiore (polar) BA 38 52, 4, -12 459 mm3 (Z max = 3.99)

Per riassumere, quando è stata utilizzata la ripetizione come

compito di controllo, i pattern di attivazione osservati per i compiti

derivazionali e flessivi, erano molto differenti tra loro. I compiti

derivazionali coinvolgevano un circuito fronto-parietale bilaterale,

mentre tale circuito (lateralizzato a sinistra) era coinvolto

esclusivamente nella flessione del verbo e l’estensione delle aree

attivate era nettamente inferiore rispetto a quella osservata nella

condizione di derivazione.

Per approfondire ulteriormente le differenze tra il compito di

derivazione ed il compito flessivo, le due condizioni sono state

confrontate direttamente (figura 5 e tabella 4). I processi

derivazionali (derivazione del sostantivo dal verbo e dall’aggettivo)

46

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

attivavano l’emisfero sinistro nel giro frontale inferiore e nel lobo

parietale inferiore mentre la generazione del verbo dal sostantivo

non produceva alcuna attivazione significativa. Inoltre sono state

osservate anche aree attive localizzate nell’emisfero destro: la

derivazione del sostantivo dal verbo attivava regioni frontali,

mentre nella derivazione del sostantivo dall’aggettivo la regione

parietale.

Figura 5. Aree cerebrali attive nel confronto derivazione/generazione vs

flessione per le tre classi grammaticali. I dettagli sono gli stessi di quelli

riportati in Figura 4.

47

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

Tabella 4. Aree cerebrali attive nel confronto tra i compiti di derivazione e generazione e quello flessivo. I dettagli sono gli stessi di quelli riportati nelle Tabelle 2 e 3.

A) Derivazione del sostantivo dal verbo vs flessione del verbo

Regioni Sottoregioni Coordinate

Frontale sinistro(A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 45 -41, 34, 3 9,666 mm3 (Z max = 3.97) Giro frontale inferiore (opercular) BA 44 -56, 19, 33 Giro precentrale (inferior) BA 44 -50, 10, 30 Giro frontale medio (anterior) BA 46 -47, 37, 21 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -32, -57, 39 1,836 mm3 (Z max = 3.81) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -32, -66, 48 Frontale destro (C) Giro frontale inferiore (triangular) BA 44 56, 19, 24 189 mm3 (Z max = 2.61) Giro frontale inferiore (opercular) BA 9 47, 19, 27 Gangli della base Nucleo caudato 20, 4, 18 432 mm3 (Z max = 3.06)

B) Derivazione del sostantivo dall’aggettivo vs flessione dell’aggettivo

Regioni Sottoregioni Coordinate

Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 46 -47, 31, 21 9,342 mm3 (Z max = 4.08) Giro frontale inferiore (opercular) BA 44 -47, 10, 18 Giro precentrale (inferior) BA 6 -38, 4, 30 Giro frontale medio (posterior) BA 9 -38, 13, 36 Giro frontale medio (anterior) BA 46 -44, 43, 18 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 7 -38, -54, 54 1,782 mm3 (Z max = 3.54) Giro angolare BA 39 -35, -63, 39 Lobo parietale superiore (anterior) BA 7 -32, -63, 45 Parietale destro (D) Lobo parietale inferiore BA 7 38, -54, 48 270 mm3 (Z max = 2.81) Frontale mediale Area motoria supplementare BA 6 -5, 13, 60 297 mm3 (Z max = 3.28)

4. Discussione

Lo scopo del presente studio è stato quello di indagare quali

fossero le aree cerebrali attive durante l’elaborazione della

morfologia derivazionale, confrontandole con quelle attive durante

l’elaborazione della morfologia flessiva. I risultati hanno dimostrato

che sebbene i due processi condividano l’attivazione di alcune

48

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

aree, il coinvolgimento di un network fronto-parietale sembra

essere specifico per la morfologia derivazionale.

Verrà quindi discussa l’importanza delle singole aree descritte e

il loro ruolo nell’elaborazione della morfologia derivazionale.

Regioni fronto-parietali sinistre Come indicato nell’introduzione, è stato ipotizzato che,

nell’elaborazione della morfologia flessiva, sono coinvolti due tipi

di processi: un sistema frontale sinistro responsabile della

decomposizione morfologica delle forme regolarmente flesse, e

un sistema temporo-parietale per l’elaborazione in forma unitaria

di forme irregolari (Ulmann, Corkin, Coppola, Hickok, Growdon,

Koroshetz e Pinker, 1997; Ulmann, 2001).

Inoltre, studi su pazienti afasici e di fMRI hanno dimostrato come

le regioni frontali e, nello specifico il giro frontale inferiore sinistro,

sono attive in compiti si elaborazione morfologica (Laine, Rinne,

Krause, Teras e Sipila, 1999; Moro, Tettamanti, Perani, Donati,

Cappa, e Fazio 2001; Shapiro, Pascual-Leone, Mottaghy,

Gangitano, e Caramazza 2001; Miceli, Turriziani, Caltagirone,

Capasso, Tomaiolo , e Caramazza; Tyler, Bright, Fletcher, e

Stamatakis, 2004).

Ciò ha portato alcuni autori ad ipotizzare che tali aree avrebbero

un ruolo attivo nella decomposizione morfologica di parole flesse

e di parole derivate fonologicamente trasparenti rispetto alla loro

base (Vannest e coll., 2003; Tyler e coll., 2004).

Nel presente studio, il giro frontale inferiore è risultato attivo

quando compiti derivazionali e flessivi sono stati confrontati con

compiti di ripetizione. Dal momento che è ipotizzabile che le

49

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

parole derivate utilizzate siano state elaborate in forma

decomposta perché fonologicamente trasparenti rispetto alla

base, i risultati sembrano dimostrare come le aree trovate attive

abbiano un ruolo importante nei processi di decomposizione

morfologica.

È interessante inoltre notare che, quando confrontati

direttamente i compiti derivazionali e flessivi, rimangono attive

diverse porzioni del giro frontale inferiore (la pars triangularis, area

45 e quella opercularis, area 45). Questo dato supporta l’ipotesi

che l’attività di queste aree sia legata all’elaborazione di

componenti specifiche coinvolte nel compito derivazionale.

Il concetto che il giro frontale inferiore sinistro sia coinvolto in

processi di elaborazione semantico-lessicale è generalmente

accettato (Waburton e coll, 1996; Cappa e coll., 1999; Perani e

coll., 1999). Studi recenti di neuroimaging suggeriscono che

l’attività del giro frontale inferiore sinistro non sia dovuta

all’elaborazione semantica di per sé, ma piuttosto derivi dalla

necessità di selezionare l’informazione corretta tra possibili

alternative (Thompson-Schill e coll., 1997; Desmond e coll., 1998;

Thompson-Schill e coll., 1999; Nathaniel-James e Frith, 2002).

Numerosi studi svolti con soggetti cerebrolesi confermano questa

ipotesi: lesioni a carico del giro frontale inferiore, infatti, possono

rendere deficitaria la prestazione in compiti di completamento di

frasi ed associazione lessicale ma solamente quando la scelta da

effettuare è tra numerose risposte possibili (Robinson e coll.,

1998). Inoltre il giro frontale inferiore sembra anche essere

50

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

coinvolto in compiti di generazione di verbi in condizioni in cui il

numero di alternative è alto (Thompson-Schill e coll., 1997).

Come già accennato nel primo capitolo (figura 3), l’elaborazione

della morfologia derivazionale implica, a differenza della

morfologia flessiva, sia l’attivazione di processi semantico-lessicali

che la selezione del corretto suffisso tra un set di numerose

possibili alternative. Sembra quindi ipotizzabile che la maggiore

attivazione riscontrata nelle regioni frontali nei compiti

derivazionali rifletta il coinvolgimento di questi processi.

Un altro risultato interessante è l’attivazione delle regioni

parietali. In letteratura sono stati riportati casi di pazienti con

lesioni parietali che commettevano errori di natura morfologica

(Silveri e Di Betta, 1997; Marangolo e coll., 2003), sebbene sia

generalmente accettato che tali aree sono coinvolte in processi di

elaborazione delle componenti semantico-lessicali delle parole

(Alexander, e coll;, 1989; Frith e coll., 1991; Demonet e coll.,

1992; Warburton e coll., 1996; Binder e coll., 1997). Sembra

quindi piuttosto improbabile ipotizzare che il coinvolgimento delle

aree parietali sia determinato dall’elaborazione delle componenti

morfologiche degli stimoli presentati.

La presenza di attivazioni parietali nel nostro studio potrebbe

piuttosto essere riconducibile al fatto che i processi di derivazione

implicano l’attivazione di meccanismi semantico-lessicali coinvolti

specificatamente nella generazione di una forma lessicale distinta

rispetto alla base in termini di significato. Una dimostrazione

indiretta di questa specificità è fornita dall’assenza di attivazioni

parietali nella condizione in cui i soggetti erano chiamati a

51

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

generare un verbo partendo dal sostantivo derivato

corrispondente: tale condizione, come il compito derivazionale,

implica infatti l’attivazione di componenti di produzione lessicale

ed un cambio di categoria grammaticale, ma non della funzione di

formazione lessicale. Il coinvolgimento delle aree parietali

potrebbe quindi dipendere dall’attivazione di componenti

semantico-lessicali coinvolte nella generazione di una parola

nuova e che entrano specificatamente in gioco nel compito

derivazionale.

Regioni fronto-parietali destre Nella condizione in cui ai soggetti è stato chiesto di derivare un

sostantivo da un verbo, sono emerse attivazioni a carico delle

regioni frontali ventrolaterali e di quelle parietali dell’emisfero

destro così come di quelle fronto-parietali sinistre. Quando il

compito derivazionale é stato direttamente confrontato con quello

flessivo, non si è riscontrata l’attivazione delle aree parietali

destre. Nella condizione di derivazione del sostantivo

dall’aggettivo, inoltre, è stata osservata un’attivazione a carico del

lobo parietale inferiore sinistro.

Sebbene non sia possibile trarre delle conclusioni definitive circa

questo dato, è interessante notarne la relazione con il pattern di

errori di morfologia derivazionale recentemente osservato nel già

citato caso di due pazienti con lesioni unilaterali destre

(Marangolo e coll., 2003) che presentavano una selettiva

incapacità a produrre sostantivi derivati da verbi. E’ interessante

notare che i due pazienti presentavano una lesione a carico delle

aree temporo-parietali destre che si estendeva frontalmente a

52

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

livello sottocorticale e che coinvolgeva, in uno dei due pazienti, il

giro frontale superiore.

Come precedentemente descritto, gli autori hanno ipotizzato

che il disturbo osservato nei due pazienti potrebbe non essere

strettamente di natura linguistica, ma interpretato come un deficit

a carico dei meccanismi di selezione della risposta. Alcune

strutture frontali cortico-sottocorticali di entrambi gli emisferi

sembrano infatti essere coinvolte in compiti di selezione della

risposta e molte delle attività a carico delle aree frontali sono in

realtà mediate da un circuito cerebrale che coinvolge le aree

posteriori di entrambi gli emisferi. I meccanismi di selezione della

risposta coinvolti nella produzione del sostantivo derivato dal

verbo, potrebbero quindi richiedere l’interazione tra aree anteriori

e posteriori dei due emisferi e perciò essere selettivamente

compromesse nel caso dei due pazienti. E’ quindi plausibile

supporre che le aree fronto-parietali destre descritte nel presente

studio possano avere un ruolo fondamentale all’interno di questa

interazione ed essere coinvolte nei processi di selezione della

risposta necessari per svolgere il compito derivazionale.

5. Conclusioni

Lo scopo di questo esperimento è stato quello di indagare le

componenti neuroanatomiche coinvolte nell’elaborazione della

morfologia derivazionale. I dati hanno mostrato che la derivazione

di un sostantivo da un verbo o da un aggettivo attiva

principalmente un circuito fronto-parietale sinistro. L’attivazione

delle aree frontali, ed in particolare del giro frontale inferiore,

conferma l’ipotesi che queste aree svolgono un ruolo

53

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

fondamentale nell’elaborazione delle componenti morfologiche

delle parole.

Il risultato più interessante è l’attivazione di aree cerebrali

destre riscontrata nell’esecuzione del compito sperimentale, dato

questo che sembra confermare l’ipotesi di un possibile ruolo

dell’emisfero destro in compiti di morfologia derivazionale.

Tuttavia, la sovrapposizione di questi dati funzionali con quelli

anatomici descritti da Marangolo e coll. (2003) è solamente

parziale: nel presente lavoro, sono emerse attivazioni a carico

delle aree fronto-parietali destre soltanto nel caso in cui la

derivazione del sostantivo dal verbo è stata contrastata con la

ripetizione del verbo, mentre nel caso degli aggettivi l’attivazione

frontale non è stata riscontrata. Quando sono stati contrastati i

compiti derivazionali con quelli flessivi, invece, le aree frontali

erano attive durante la produzione del sostantivo derivato dal

verbo e quelle parietali durante la derivazione del sostantivo

dall’aggettivo. I due casi descritti da Marangolo e coll. (2003),

invece, presentavano una lesione a carico delle aree temporo-

parietali destre che si estendeva frontalmente a livello

sottocorticale e che coinvolgeva, in uno dei due pazienti, il giro

frontale superiore.

Sembra quindi chiaro che l’emisfero destro svolga un ruolo

nell’elaborazione della morfologia derivazionale, anche se non

sembra facile capire quali specifiche aree siano direttamente

coinvolte.

Nel prossimo capitolo sarà selezionato un gruppo di pazienti

con lesioni cerebrali unilaterali destre ai quali verranno proposte

54

Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale

diverse prove morfologiche allo scopo di verificare l’eventuale

esistenza di altri casi che presentano il disturbo descritto da

Marangolo e coll. (2003). La presenza di altri soggetti cerebrolesi

destri con un deficit selettivo a carico della morfologia

derivazionale permetterebbe di confermare un coinvolgimento

dell’emisfero destro in tale compito e quindi indagare la natura di

tale coinvolgimento. Come già accennato, le due possibili

spiegazioni di tale coinvolgimento sono una di natura linguistica e

l’altra riguardante l’attivazione di meccanismi di selezione della

risposta. L’obiettivo del presente lavoro è quello di verificare

l’ipotesi che nel compito di produzione del sostantivo derivato dal

verbo, entrino in gioco processi di selezione della risposta.

55

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

CAPITOLO 3 ESPERIMENTO 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

1.Introduzione

Come già descritto nella sezione introduttiva, recentemente,

Marangolo e coll. (2003) hanno descritto il caso di due soggetti

che, in presenza di una lesione cerebrale a carico dell’emisfero

destro ed in assenza di deficit di natura afasica, presentavano un

disturbo nella produzione di morfemi derivazionali ma non flessivi.

Tale incapacità risultava selettiva nel caso in cui, dato un verbo

nella forma infinita, ai soggetti veniva chiesto di produrre il

sostantivo derivato corrispondente.

La maggior parte degli errori consisteva nella sostituzione del

morfema derivazionale con un morfema verbale flessivo,

solitamente il participio passato (dato il verbo liberare, i soggetti

rispondevano liberato invece di liberazione).

Gli autori hanno fornito due possibili spiegazioni di tale disturbo:

una interpretazione linguistica ed un’interpretazione basata

sull’ipotesi di un coinvolgimento di meccanismi di “selezione della

risposta”.

Per quanto riguarda l’ipotesi linguistica, gli autori hanno fatto

riferimento alle diverse modalità di elaborazione lessicale che

caratterizzano i due emisferi: mentre l’emisfero sinistro é

responsabile dell’attivazione del significato dominante di una

determinata unità lessicale, l’emisfero destro (leso, nel caso dei

due soggetti) è in grado di attivare i significati di più bassa

56

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

frequenza d’uso e che hanno relazione semantica più periferica

rispetto alla base.

Il disturbo di morfologia derivazionale dei soggetti potrebbe

quindi derivare proprio da una compromissione della capacità di

attivare unità lessicali che sono meno legate a livello semantico

alla forma infinita del verbo, come il sostantivo derivato.

Tuttavia, il disturbo osservato nei due soggetti potrebbe essere

interpretato come un deficit a carico dei meccanismi di selezione

della risposta.

I meccanismi di selezione della risposta coinvolti nella

produzione del sostantivo derivato dal verbo, potrebbero quindi

dipendere dall’attività di aree frontali bilaterali e queste richiedere

la mediazione di aree più posteriori (Marangolo e coll., 2003;

Fletcher e coll., 1999; Kalaska e coll., 1993).

In riferimento ai soggetti descritti da Marangolo e coll., gli autori

hanno suggerito che la lesione a carico delle aree temporo-

parietali e delle strutture cortico-sottocorticali frontali destre

darebbe luogo ad un simile deficit, dal momento che i disturbi

linguistici prodotti da una lesione a carico delle stesse aree di

sinistra, maschererebbero un deficit così selettivo.

Tale ipotesi è supportata da studi recenti che hanno dimostrato

come, in compiti in cui viene richiesta l’attivazione di meccanismi

di selezione della risposta, alcune strutture frontali cortico-

sottocorticali di entrambi gli emisferi svolgano un ruolo

fondamentale. In un lavoro di fMRI, Desmond e coll. (1995) hanno

presentato a soggetti normali radici di parole che i soggetti

dovevano completare. In una condizione le possibili alternative

57

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

erano molte (condizione many), mentre in una seconda

condizione erano meno numerose (condizione few). Dai risultati è

emersa un’attivazione del giro frontale inferiore medio e del

nucleo caudato di sinistra nella condizione many, dato questo che

ha portato gli autori a concludere che l’attivazione di tali aree è

associata ai meccanismi di selezione della risposta coinvolti in

compiti in cui è necessario scegliere una risposta tra numerose

alternative plausibili.

Risultati simili sono stati ottenuti da Bunge e coll. (2002) i quali

hanno sottoposto i soggetti del loro studio fMRI all’ Eriksen-

Flanker task: il compito consisteva nella presentazione di una

lettera al centro tra due distrattori ed i soggetti dovevano nel

premere un tasto alla presentazione della lettera B o della lettera

H e un altro tasto alla presentazione delle lettere T o F. Il compito,

inoltre, prevedeva tre diverse condizioni in relazione ai distrattori

presentati contemporaneamente alla lettera target: una condizione

neutra , in cui i distrattori erano semplici asterischi (* B *), una

condizione congruente, in cui i distrattori appartenevano allo

stesso gruppo della lettera target (t F t) ed una condizione

incongruente, in cui la presenza dei distrattori creava un conflitto

nella risposta (t B t). I risultati hanno mostrato l’attivazione di aree

prefrontali laterali e del cingolo anteriore nella condizione

incongruente, nella quale ai soggetti era chiesto di selezionare

una risposta tra due alternative in competizione.

Inoltre, sembra generalmente accettato il ruolo fondamentale

svolto dalla corteccia prefrontale dorsolaterale in compiti in cui,

nella selezione della risposta corretta, deve essere attivato un

58

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

processo di controllo in grado di sopprimere una possibile ma

errata risposta “prepotente” (ad esempio nello Stroop task)

(Cohen e coll;, 1990, Cohen e Servan-Schreiber, 1992, Badre e

Wagner, 2004).

Per esplorare ulteriormente l’idea che nel processo di

produzione di sostantivi derivati da verbi siano coinvolti

meccanismi di selezione della risposta, sembra quindi necessario

indagare quanto il disturbo sia diffuso in soggetti con lesione

emisferica destra.

A questo scopo sono stati selezionati 12 soggetti cerebrolesi

con lesione unilaterale destra (cfr. tabella 5 per una descrizione

della natura e della sede delle lesioni cerebrali) ai quali verranno

somministrate diverse prove di morfologia derivazionale al fine di

individuare altri soggetti che manifestano il disturbo.

Oltre alla somministrazione dei compiti morfologici, i soggetti

verranno sottoposti ad un accurato screening neuropsicologico

per verificare la possibile copresenza di deficit cognitivi di altra

natura. Verrà infine proposta ai soggetti una prova in cui venga

richiesta l’attivazione di processi di selezione e controllo della

risposta. L’ipotesi è che esistono altri soggetti che manifestano il

deficit nell’elaborazione della morfologia derivazionale, che tale

disturbo non è riconducibile ad un generico deficit cognitivo

valutabile attraverso la somministrazione di test standard, ma che

dipenda da una specifica incapacità nell’attivare processi di

selezione della risposta in condizioni in cui è necessario fare una

scelta tra numerose alternative possibili e sopprimere una risposta

prepotente.

59

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

2. Soggetti

Sono stati selezionati 12 soggetti con un’età compresa tra i 49

e gli 82 anni ed una scolarità compresa tra gli 8 e i 18 anni di

scolarità. Tabella5. Età, scolarità e sede lesionale dei soggetti selezionati

Età Scolarità (anni) Sede lesione

C.I. 67 19 capsulo-lenticolare

G.G. 49 13 temporale

M.M. 59 13 capsulo-lenticolare e corona radiata

N.P. 54 12 fronto-temporo-parietale

R.L. 49 8 lenticolo-capsulare e frontale

C.A. 69 8 fronto-temporale

F.I. 57 13 gangli della base

C.P. 53 16 fronto-temporo-parietale

Gil.G. 73 18 nucleo caudato

P.F. 63 17 parieto-temporale

G.M.P. 82 18 parietale, corona radiata, centri semiovali

G.A. 54 15 temporale, capsula interna, corona radiata

Tutti i soggetti erano destrimani e ricoverati presso la

Fondazione I.R.C.C.S. S. Lucia per svolgere un ciclo di

riabilitazione neuromotoria . I soggetti, inoltre, presentavano una

lesione unilaterale di natura vascolare a carico dell’emisfero

destro e non mostravano deficit di natura afasica.

3. Prove di morfologia derivazionale

Allo scopo di indagare quanto il disturbo dell’elaborazione della

morfologia derivazionale sia diffuso in soggetti con lesioni

60

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

cerebrali unilaterali destre, sono state somministrate diverse prove

di morfologia derivazionale:

• Verbi e sostantivi: ai soggetti sono stati presentati

oralmente 144 verbi (la lista completa degli stimoli è riportata in

Appendice B) nella forma infinita ed il loro compito era quello di

produrre il sostantivo derivato corrispondente (atterrare –

atterraggio). Inoltre, è stato chiesto loro di svolgere il compito

opposto e cioé di produrre i 144 verbi partendo dai corrispondenti

sostantivi derivati (liberazione-liberare) (in tabella 6 è riportato il

numero di errori commessi dai soggetti in queste due prove ed in

quelle che verranno di seguito descritte).

• Aggettivi e sostantivi: ai soggetti sono stati presentati

oralmente 84 aggettivi maschili singolari (Appendice B) ed il loro

compito era quello di produrre il sostantivo derivato

corrispondente (bello- bellezza). Inoltre, è stato chiesto loro di

svolgere il compito opposto (lentezza-lento).

• Sostantivi e sostantivi: ai soggetti sono stati presentati

oralmente 40 sostantivi maschili singolari (Appendice B) ed il loro

compito era quello di produrre il sostantivo derivato

corrispondente (benzina- benzinaio). Inoltre, è stato chiesto loro di

svolgere il compito opposto (gelataio-gelato).

I diversi compiti sono stati presentati in modo randomizzato ai

soggetti. Durante ogni somministrazione, per ogni lista sono stati

presentati 10 stimoli. Ogni lista è stata completata in giorni diversi

e il numero totale di sessioni, necessario per completarla, variava

in funzione del numero di stimoli.

61

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Tabella 6. Numero di errori commessi dai soggetti nelle diverse prove morfologiche

verb-sos atterrare-

atterraggio

sos-verb atterraggio-

atterrare

agg-sos bello-

bellezza

sos-agg bellezza-

bello

sos-sos1 benzina-benzinaio

sos-sos2 benzinaio-benzina

C.I. 4/144 0/144 1/84 0/84 2/40 0/40

G.C. 47 /144 0/144 8/84 1/84 3/40 0/40

M.M. 16/144 0/144 1/84 0/84 0/40 0/40

N.P. 91 /144 5/144 8/84 1/84 1/40 0/40

R.L. 58 /144 5/144 5/84 2/84 4/40 0/40

C.A. 31 /144 1/144 4/84 1/84 2/40 0/40

F.I. 93 /144 0/144 11/84 3/84 2/40 0/40

C.P. 10/144 0/144 6/84 0/84 1/40 0/40

Gil.G. 4/144 0/144 4/84 1/84 1/40 0/40

P.F. 3/144 0/144 1/84 0/84 0/40 0/40

G.M.P. 6/144 0/144 2/84 0/84 0/40 0/40

G.A. 43 /144 1/144 4/84 1/84 0/40 1/40

Come è possibile osservare dalla tabella 6, l’unica prova in cui

si osserva un numero consistente di errori è quella in cui ai

soggetti è stato presentato un verbo ed è stato chiesto loro di

produrre il corrispondente sostantivo derivato.

I dati appena descritti, tuttavia, non possono essere

considerati in modo unitario, dal momento che soltanto 6 dei

soggetti testati (G.C., N.P., R.L., C.A., F.I., G.A.) presentavano

una selettiva difficoltà in questa condizione.

62

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Tabella 7. Descrizione degli errori commessi dai sei soggetti che presentavano una selettiva difficoltà nella condizione di derivazione di sostantivi derivati da verbi.

ERRORI

PZ flessivi derivazionali omissioni altro

G.C. 45 (43 PP, 2 IP) 0 0 2

N.P. 78 (75 PP, 3 IP) 6 3 4

R.L. 40 (6 PP, 34 IP) 11 5 2

C.A. 27 (27 PP) 2 0 2

F.I. 93 (83 PP, 10 IP) 0 0 0

G.A. 39 (37 PP, 2 IP) 0 4 2

Legenda: PP: participio passato; IP indicativo presente, prima persona

Gli errori commessi dai soggetti sono stati divisi in quattro

diverse categorie: errori flessivi (produzione di un morfema

flessivo al posto di quello derivazionale (atterraggio –

atterrato/atterro)), errori derivazionali (produzione di un morfema

derivazionale errato (atterraggio – atterrazione)), omissioni ed

errori che non potevano essere inclusi in alcuna delle tre

categorie appena descritte (altro).

La maggior parte degli errori commessi consistevano nella

sostituzione del morfema derivazionale con un morfema flessivo

e, specificatamente, nella produzione del participio passato al

posto del sostantivo derivato (tabella 7).

Prima di dimostrare che questo risultato, analogo a quello

presentato da Marangolo e coll. (2003), possa dipendere da un

danno a carico dei meccanismi di selezione e controllo della

risposta coinvolti nel processo di identificazione del sostantivo

63

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

derivato all’interno del vasto paradigma di forme verbali flesse e

derivate, gli stessi 12 soggetti sono stati sottoposti ad una serie

di prove neuropsicologiche al fine di controllare l’eventuale

presenza di una correlazione tra il deficit morfologico ed

eventuali deficit di natura cognitiva.

4.1 Ragionamento logico-deduttivo

I 12 soggetti selezionati sono stati sottoposti al Raven

Coloured Progressive Matrices test al fine di indagare le capacità

di ragionamento logico deduttivo su materiale non verbale

(Tabella 8).

Tabella 8. Punteggi equivalenti calcolati sulla base dei punteggi grezzi ottenuti dai soggetti al Raven Coloured Progressive Matrices (dati normativi di Spinnler e Tognoni, 1987).

PUNTEGGIO EQUIVALENTE

C.I. PE 3

G.G. PE 3

M.M. PE 4

N.P. PE 0

R.L. PE 0

C.A. PE 0

F.I. PE 4

C.P. PE 2

Gil.G. PE 4

P.F. PE 0

G.M.P. PE3

G.A. PE 1

Legenda: PE 0: prestazione patologica; PE 1: prestazione ai limiti inferiori della norma; PE 2, 3, 4: prestazione normale.

64

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

4.2 Funzioni esecutive

Entrambi i soggetti descritti da Marangolo e coll. (2003), oltre

alla difficoltà selettiva nel produrre sostantivi derivati da verbi,

presentavano punteggi patologici in prove somministrate allo

scopo di valutare le funzioni esecutive.

Al fine di confermare questo dato, i 12 soggetti selezionati nel

presente studio sono stati sottoposti a prove di fluenza verbale

su categorie semantiche e fonologiche, al Wisconsin Card

Sorting Test (Heaton e coll, 1993), ed al test Torre di Londra

(Tabella 9).

Tabella 9. Punteggi ottenuti dai soggetti in prove di funzioni esecutive

PZ FLUENZA FONEMICA

FLUENZA SEMANTICA WISCONSIN TORRE DI

LONDRA C.I. PE 3 PE 4 normale normale

G.G. PE 4 PE 4 normale normale

M.M. PE 2 PE 3 normale normale

N.P. PE 4 PE 4 normale normale

R.L. PE 0 PE 1 normale normale

C.A. PE 4 PE 4 normale normale

F.I. PE 4 PE 4 normale normale

C.P. PE 1 PE 2 normale normale

Gil.G. PE 1 PE 1 normale normale

P.F. PE 2 PE 0 patologico normale G.M.P

. PE 0 PE 2 patologico normale

G.A. PE 0 PE 1 normale normale

65

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

4.3 Attenzione

Infine i soggetti sono stati sottoposti a prove in grado di

valutare le funzioni attentive: prove di eminegligenza spaziale

(test Wundt-Jastrow, test Barrage Albert, test di cancellazione

Diller e lettura di frasi) e prove di allerta, attenzione selettiva ed

attenzione divisa (valutate attraverso una batteria di test

computerizzata, Zimmermann e Fimm, 1994) (Tabella 10).

Tabella 10. Punteggi ottenuti dai soggetti nelle prove di attenzione. pr= punteggio relativo. Il pr viene considerato patologico se inferiore o uguale a 10; ns= non somministrabile

ATTENZIONE

PZ Neglect Selettiva Allerta Divisa C.I. no pr=46 pr= 46 pr=5

G.G. no pr= 98 normale pr=5 M.M. no pr=58 pr=5 pr=21 N.P. lieve pr= 93 normale pr>99 R.L. lieve pr=27 pr= 2 pr= 1 C.A. medio pr<1 pr=1 pr<1 F.I. no pr<1 pr=1 pr=27 C.P. lieve pr<1 pr<1 ns

Gil.G. no pr= 31 normale pr= 27 P.F. medio-grave pr=2 pr=5 pr=2

G.M.P. medio-grave ns ns ns G.A. medio pr=4 pr<1* pr= 98

Per quanto riguarda le diverse componenti attentive,

osservando i punteggi in tabella, è possibile affermare che molti

dei soggetti con il disturbo di morfologia derivazionale

presentano punteggi patologici nelle prove di attenzione. Tuttavia

la direzione di questo rapporto è tutt’altro che chiara dal

momento che anche molti dei soggetti in cui il disturbo non è

stato riscontrato forniscono prestazioni al di sotto della norma.

66

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Allo scopo di indagare le possibili correlazioni tra il deficit di

morfologia derivazionale riscontrato ed i punteggi ottenuti nei test

neuropsicologici, è stata calcolata una matrice di correlazione tra

i punteggi ottenuti nella prova di derivazione del sostantivo dal

verbo e le prestazioni nei test catalogate in forma binaria

(prestazione patologica/prestazione nella norma) (tabella 11). Tabella 11. Indici di correlazione r.bis tra il numero degli errori commessi nella prova di morfologia derivazionale ed i punteggi ai test neurospicologici

Raven Fluenza F Fleunza S Wisconsin

.14515 .25854 .56390 .48300 Numero di errori p<.653 p<.414 p<.056 p<.112

Neglect AttSelettiva Allerta AttDivisa .44781 .33750 .38629 -.33900 p<.144 p<.283 p<.215 p<.281

Come facilmente osservabile dalla tabella 11, non è emersa

nessuna correlazione positiva tra il numero di errori commessi

dai soggetti nella prova di derivazione del sostantivo dal verbo

ed i punteggi ottenuti ai test neurospicologici. Sebbene da questi

dati non sia possibile tracciare nessuna inferenza causale,

appare evidente che i test proposti non siano in grado di

determinare le capacità valutate attraverso l’esperimento

descritto.

5. Selezione della risposta

Come già ampiamente discusso, nel processo di derivazione

di un sostantivo da un verbo è necessario selezionare la giusta

unità lessicale all’interno del vasto paradigma verbale che

67

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

include forme flesse e derivate, oltre che il corretto morfema

derivazionale tra una serie di morfemi plausibili.

Il fatto che i soggetti che non sono in grado di svolgere tale

compito producano quasi esclusivamente il participio passato

(che è la forma verbale più frequente e maggiormente legata

all’infinito in termini di significato) in sostituzione del sostantivo,

rende plausibile l’ipotesi che tale forma rappresenti una risposta

fortemente prepotente. E’ quindi ipotizzabile che i soggetti con

una difficoltà nel derivare il sostantivo dal verbo, manifestino una

maggiore difficoltà ad attivare i meccanismi coinvolti nei processi

di selezione della risposta quando le possibili alternative sono

numerose, in quanto non sono in grado di esercitare il controllo

cognitivo necessario per sganciarsi da una risposta prepotente

per selezionare la corretta unità lessicale.

Ai 12 soggetti selezionati è stato quindi sottoposto un compito

di selezione della risposta e monitoraggio del conflitto.

Il paradigma é simile a quello utilizzato da Badre e Wagner

(2004) in un lavoro di fMRI.

5.1 Metodo

• Oltre ai 12 soggetti, sono stati 6 soggetti normali di età e

scolarità analoghe a quelle dei soggetti.

• Stimoli: per questo esperimento sono state utilizzate 80

triplette di parole trisillabiche (Appendice C) controllate per

lunghezza e frequenza d’uso.

• Procedura: gli stimoli sono stati presentati visivamente

attraverso un computer (Power Macintosh G3, Apple

Computers, Cupertino, CA, USA) posto centralmente

68

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

rispetto ai soggetti ad una distanza di circa venti centimetri

dal viso. Ogni tripletta è stata presentata attraverso la

seguente procedura: le tre parole sono state presentate

serialmente ad una distanza temporale di 1300 msec (fase

di encoding). La presentazione dell’ultima parola era

seguita da un intervallo della durata di 800 msec alla quale

seguiva la presentazione di un numero da uno a tre (fase di

cue) della durata di 1300 msec. Alla fase di cue seguiva la

presentazione di un punto di fissazione centrale (fase di

delay, 2800 msec) e, successivamente, di un altro numero

da uno a tre (fase di response, 2000 msec, cfr figura 6).

CONDIZIONE VALIDA CONDIZIONE INVALIDA

Parola1

Parola2

1300 ms

1300 ms

1300 ms

800 ms

1300 ms

2800 ms

2000 ms

Parola3

2

+

2

Parola1

Parola2

Parola3

2

+

1 / 3

ENCODING

ISI

CUE

DELAY

RESPONSE

Figura 6. Schema rappresentativo della procedura sperimentale

utilizzata

69

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

• Compito: ai soggetti è stato chiesto di leggere le tre parole

presentate visivamente, memorizzarle e rievocare, durante

la fase di response, la parola corrispondente al secondo

numero presentato. Nelle istruzioni fornite ai soggetti era

inclusa l’informazione che nell’80 percento dei casi, il primo

numero presentato era uguale al secondo (condizione

valida) e nel 20 percento dei casi i due numeri differivano

(condizione invalida) in modo da rendere le triplette valide

altamente probabili. La risposta dei soggetti è stata

registrata attraverso un microfono USB (McCally USB

Microphone). L’esperimento è stato svolto in tre sessioni

separate, allo scopo di non affaticare eccessivamente i

soggetti.

Se è corretta l’idea secondo cui l’incapacità di alcuni soggetti a

produrre i sostantivi derivati dai verbi dipende dal

malfunzionamento dei meccanismi di selezione e controllo della

risposta, è ragionevole ipotizzare che nel compito appena

descritto si possa osservare un rallentamento dei tempi di

reazione nella condizione invalida nei soggetti che presentano il

disturbo di morfologia derivazionale rispetto agli altri soggetti ed ai

soggetti normali. Se infatti la sistematica sostituzione del

sostantivo con il participio passato rispecchia un’incapacità a

sganciare la selezione della risposta da un attrattore, tali soggetti

dovrebbero, nella condizione invalida, impiegare un tempo

abnorme per fornire la risposta corretta. In tale condizione, infatti, i

70

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

soggetti devono inibire una risposta prepotente e maggiormente

frequente per selezionare la corretta unità lessicale da produrre.

5.2 Risultati

In figura 8 sono riportate le medie dei tempi di reazione dei tre

gruppi di soggetti (soggetti con disturbo di morfologia

derivazionale, soggetti senza disturbo e soggetti normali).

E’ stata svolta un’analisi della varianza con un disegno misto in

cui la validità del cue è stata trattata come variabile entro i

soggetti a due livelli (cue valido – cue invalido) e il gruppo di

soggetti come variabile tra i soggetti a tre livelli (soggetti normali –

soggetti con il deficit morfologico – soggetti senza il deficit

morfologico).

I due effetti principali (validità del cue e gruppo di soggetti) sono

risultati significativi (rispettivamente, F=156.9, p<.0001; F=13.06

p<.001), così come la loro interazione (F= 31,7, p<.0001). Figura 8. Medie dei tempi di reazione dei tre gruppi nelle due condizioni

0

500

1000

1500

2000

Condizioni

Tempi (msec)

Soggetti normali Soggetti 1 Soggetti 2

Soggetti normali 991 1103Soggetti 1 1299 1664Soggetti 2 1260 1358

Condizione valida Condizione invalida

Legenda: Soggetti1: soggetti con il deficit morfologico; Soggetti 2: soggetti

senza deifict morfologico

71

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Per quanto riguarda la significatività dei due effetti principali,

dai confronti Post Hoc (test Scheffé), è emerso che i tempi di

reazione nella condizione valida erano significativamente minori di

quelli registrati nella condizione invalida e che i tempi dei soggetti

normali erano inferiori di quelli dei due gruppi di soggetti

cerebrolesi, i quali a loro volta non differivano.

Il risultato interessante è emerso dall’interazione tra l’effetto

della validità del cue e il gruppo dei soggetti. Mentre, infatti, nella

condizione valida, i tempi di reazione dei due gruppi di cerebrolesi

non differivano tra loro ed entrambi differivano significativamente

dai tempi di reazione dei soggetti normali; nella condizione

invalida, i tempi di reazione dei soggetti con il deficit morfologico

erano significativamente più lenti rispetto a quelli dei soggetti

senza il deficit e questi, a loro volta, erano più lenti di quelli dei

soggetti normali.

6. Discussione

Lo scopo di questo esperimento è stato quello di indagare più

approfonditamente l’ipotesi secondo cui la selettiva inabilità a

produrre sostantivi derivati da verbi dei due soggetti con lesione

cerebrale destra descritti da Marangolo e coll. (2003) potrebbe

essere interpretata facendo riferimento ad un deficit a carico dei

meccanismi di selezione della risposta e ad una incapacità a

sganciarsi da una risposta prepotente.

Sono stati selezionati 12 soggetti con lesioni vascolari

unilaterali destre, ai quali sono state proposte diverse prove di

morfologia derivazionale (produzione di sostantivi derivati da verbi

72

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

e viceversa, produzione di sostantivi derivati da aggettivi e

viceversa, produzione di sostantivi derivati da sostantivi e

viceversa) . Dai risultati è emerso che la metà di questi soggetti

presentavano la stessa difficoltà descritta da Marangolo e coll.

(2003). Inoltre la quasi totalità degli errori commessi dai soggetti

consisteva nella sostituzione del sostantivo derivato con il

participio passato.

Per chiarire se questo disturbo potesse essere spiegato dalla

concomitante presenza di deficit cognitivi di varia natura, i soggetti

sono stati sottoposti a numerosi test in grado di determinare

l’esistenza di deficit a carico delle capacità logico-deduttive,

attentive e delle funzioni esecutive. Non sono state osservate

correlazioni significative tra i punteggi ottenuti ai test

neuropsicologici e quelli ottenuti nelle prove di morfologia

derivazionale.

E’ stato quindi necessario elaborare un compito in cui i soggetti

fossero costretti ad attivare meccanismi di selezione della risposta

tra diverse alternative e a produrre la corretta unità lessicale

sganciandosi da una risposta prepotente e che fosse in grado di

discriminare la prestazione dei soggetti che presentavano il

disturbo da quella dei soggetti che svolgevano il compito

derivazionale correttamente.

I due gruppi di soggetti cerebrolesi ed un gruppo di soggetti

normali equiparati per età e scolarità hanno quindi svolto un

compito di rievocazione lessicale nel quale era prevista una

condizione in cui la parola da rievocare era aspettata (condizione

valida, 80 % dei casi) ed una condizione in cui la risposta era

73

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

inaspettata (condizione invalida, 20 % dei casi). Secondo l’ipotesi

iniziale, i soggetti che presentavano il disturbo di morfologia

derivazionale avrebbero dovuto far registrare tempi di reazione più

lunghi nella condizione invalida rispetto ai soggetti senza disturbo

e ai soggetti normali dal momento che, in questa condizione,

avrebbero dovuto sganciarsi da una risposta prepotente perché

maggiormente frequente per selezionare quella corretta.

Dai risultati ottenuti in questa prova, effettivamente, i tempi di

reazione fatti registrare dai due gruppi di soggetti nella condizione

valida non differivano tra loro, mentre differivano

significativamente dai tempi di reazione del gruppo di controllo.

Inoltre è emersa una differenza significativa nella condizione

invalida, nella quale i soggetti senza disturbo riuscivano a

produrre la parola target più velocemente dei soggetti con il

disturbo derivazionale. In entrambe le condizioni, i tempi dei due

gruppi di soggetti erano più lunghi di quelli dei soggetti normali.

Questi dati sembrano confermare l’ipotesi secondo cui, durante

il processo di derivazione di un verbo, la corretta individuazione

del sostantivo corrispondente all’interno del paradigma verbale,

coinvolge i meccanismi di selezione della risposta corretta tra un

set di possibili alternative.

Inoltre, la sistematica sostituzione del sostantivo derivato con il

participio passato osservata nelle prove proposte, sembra

dipendere da una più generale incapacità dei soggetti che

commettevano tale errore a sganciarsi da risposte prepotenti e

frequenti per selezionare la corretta unità lessicale tra le possibili

alternative.

74

Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Nell’ultima parte di questo lavoro ci si è chiesti se l’esecuzione

di un compito di morfologia derivazionale potesse determinare

un’interferenza con un compito di orientamento dell’attenzione che

implica la capacità di sganciare l’attenzione visiva da uno stimolo

e di ridirezionarla verso un altro in una differente posizione

spaziale.

Recentemente, Nadeau e Crosson (1997) e Crosson (1999)

hanno ipotizzato l’esistenza di un’interazione tra questa funzione e

funzioni linguistiche. Gli autori hanno fatto riferimento

all’attivazione di meccanismi di ancoraggio attenzionale necessari

per il reperimento lessicale basato su informazioni semantiche per

spiegare la prestazione deficitaria in compiti di denominazione di

due soggetti con lesioni talamiche sinistre e deficit semantico-

lessicali.

E’ possibile quindi ipotizzare un ruolo di meccanismi di natura

attentiva anche in un compito di morfologia derivazionale, nel

processo di ricerca che si attiva quando, nella produzione di un

sostantivo derivato da un verbo, si deve selezionare il corretto

suffisso derivazionale tra un set di numerosi suffissi flessivi e

derivazionali plausibili.

75

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

CAPITOLO 4 ESPERIMENTO 3 Morfologia derivazionale e meccanismi attentivi

1.Introduzione

Nei precedenti capitoli è stato ipotizzato che, nel processo di

derivazione di un sostantivo da un verbo, l’emisfero destro può

avere un ruolo importante. Oltre ad aver trovato attivazioni a

carico di tale emisfero in un esperimento di fMRI durante un

compito di morfologia derivazionale, sono stati selezionati 12

soggetti cerebrolesi destri ai quali è stato chiesto di svolgere

diversi compiti di morfologia. Replicando un dato descritto una

sola volta in letteratura (Marangolo e coll., 2003), è emerso che 6

di questi soggetti avevano una selettiva difficoltà a derivare un

sostantivo da un verbo in assenza di altri deficit di natura

morfologica. E’ stato ipotizzato che questa incapacità dipenda da

un disturbo nell’attivazione dei meccanismi di selezione e controllo

della risposta coinvolti nell’elaborazione della morfologia

derivazionale.

Tuttavia non è possibile escludere che in questo processo siano

anche coinvolti dei meccanismi di natura attentiva.

Diversi studi su soggetti cerebrolesi e di neuroimaging,

assegnano all’emisfero destro un ruolo dominante nel controllo

delle funzioni attentive. Una di queste funzioni è la capacità di

direzionare l’attenzione verso determinati stimoli. L’orientamento

può avvenire in modo esplicito, quando vengono compiuti

movimenti degli occhi e della testa verso il target, o implicito, in

assenza di tali movimenti (Bartolomeo e Chokron, 2002).

76

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Posner (1980) e collaboratori hanno sviluppato un paradigma

sperimentale per studiare l’orientamento implicito dell’attenzione:

ai soggetti vengono presentati tre quadrati allineati

orizzontalmente e viene chiesto loro di fissare il quadrato centrale.

Il compito consiste nel premere un tasto alla comparsa di uno

stimolo (un asterisco) in uno dei due quadrati laterali. Lo stimolo è

preceduto da un cue che indica uno dei due quadrati; il cue può

essere valido (80% dei casi), quando indica il quadrato dove

apparirà lo stimolo; o invalido, quando indica il quadrato opposto. I

soggetti normali solitamente mostrano un vantaggio, in termini di

tempi di reazione, quando lo stimolo è preceduto da un cue valido.

Questo dato suggerisce che il cue provoca un’orientamento

implicito dell’attenzione velocizzando il processo di detezione del

target quando questo viene presentato nella stessa posizione

dello spazio ed un rallentamento quando viene presentato in

posizione opposta. Questo risultato è stato ottenuto da Posner e

coll. (1984) anche con soggetti cerebrolesi destri e sinistri, anche

se la discrepanza tra i tempi registrati per i cue validi e quelli

invalidi, era molto più evidente nei soggetti con lesione destra.

Altri studi hanno sottolineato il fatto che l’attenzione può essere

direzionata anche verso oggetti visivi, oltre che regioni dello

spazio (ad esempio Duncan, 1984).

Come già accennato nel capitolo precedente, recentemente è

stato proposto (Nadeau e Crosson, 1997 e Crosson (1999))

l’esistenza di un’interazione tra attività linguistiche che

necessitano dell’elaborazione di complessi aspetti semantico-

lessicali delle parole e processi di natura attentiva

77

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Gli autori, nel tentativo di dare una spiegazione alla presenza di

disturbi semantico-lessicali di due soggetti con lesioni talamiche

sinistre, chiamano in causa dei meccanismi attentivi che

coinvolgono i lobi frontali, il peduncolo talamico inferiore, il nucleo

reticolare ed il nucleo centromediano. Il concetto di attenzione

viene utilizzato dagli autori in senso generale, per fare riferimento

alla capacità di focalizzare le proprie risorse su stimoli interni ed

esterni (Crosson, 1999, p. 417)

Tali meccanismi attiverebbero in maniera selettiva le aree

corticali coinvolte nell’esecuzione di un determinato compito

cognitivo e, contemporaneamente, manterrebbero le aree

rimanenti in uno stato di relativa deattivazione. Un disturbo a

carico di questi meccanismi comprometterebbe in misura

maggiore l’accesso al lessico basato su informazioni semantiche

rispetto a processi lessicali o sublessicali. In compiti di

denominazione, infatti, dopo che la figura viene riconosciuta,

vengono attivate le sue caratteristiche semantiche e queste, a loro

volta, attivano nel lessico di output l’unità lessicale corretta e tutte

quelle semanticamente legate. Contemporaneamente, però,

avviene un processo di feedback dal lessico di output che inibisce

la selezione delle unità lessicali che non sono corrette.

Il coinvolgimento di questi meccanismi ha la funzione di

ottimizzare la differenza esistente tra l’attivazione della parola

target e quella delle parole semanticamente legate e nel caso di

un danno funzionale la presenza di parafasie semantiche.

Per confermare l’ipotesi di un’interazione tra funzioni attentive

e linguistiche, gli autori hanno svolto un esperimento con

78

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

soggetti normali, in cui sono stati combinati due compiti: il primo,

di natura attentiva, consisteva nella riproposizione del paradigma

descritto da Posner e coll., in cui, data la presenza di due

quadrati ai lati di un punto di fissazione centrale, i soggetti

dovevano premere un tasto all’apparizione di un asterisco

(target) all’interno di uno dei due quadrati. Tale evento era

preceduto da un cue (l’illuminazione di un quadrato) che, nell’80

percento dei casi appariva nello stesso lato del target

(condizione valida) e nel 20 percento dei casi nel lato opposto

(condizione invalida). L’esecuzione di questo compito richiede,

nella condizione invalida, la capacità di saper sganciare

l’attenzione dal lato del cue e ridirezionarla verso il target.

Il secondo compito, di natura linguistica, doveva essere svolto

contemporaneamente al primo e, data la presentazione di una

parola posizionata al centro dei due quadrati, prevedeva due

condizioni: una condizione in cui i soggetti dovevano

semplicemente leggere lo stimolo presentato, ed una condizione

in cui dovevano produrre una parola che avesse una relazione

semantica con lo stimolo.

Dai risultati è emerso che la condizione invalida del compito

attentivo creava un’interferenza nell’esecuzione della condizione

semantica del compito linguistico. Questo dato ha portato gli

autori a supporre che la produzione di una unità lessicale sulla

base delle sue caratteristiche semantiche è strettamente legata a

processi di natura attentiva.

E’ quindi ipotizzabile che i risultati osservati nel precedente

capitolo nelle prove di morfologia derivazionale, possano

79

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

alternativamente essere spiegati in termini attentivi. E’ infatti

possibile che la produzione di un sostantivo derivato da un verbo

richieda l’attivazione di meccanismi attentivi in misura maggiore

rispetto agli altri compiti morfologici dal momento che i soggetti

devono selezionare la corretta unità lessicale all’interno di un set

più vasto di alternative plausibili e quindi svolgere una più

approfondita elaborazione semantica degli stimoli. Il fatto che i

soggetti che presentano il deficit morfologico producono quasi

esclusivamente il participio passato può quindi essere ricondotto

ad una incapacità nello sganciare l’attenzione dalla risposta più

frequente e semanticamente più legata alla forma infinita, e

ridirezionarla verso la corretta unità lessicale.

Per confermare questa ipotesi, è stato chiesto a 13 soggetti

normali di svolgere tre diversi compiti di morfologia

contemporaneamente ad un compito di orientamento interno

dell’attenzione. Per questo esperimento sono stati scelti dei

soggetti normali perché l’esecuzione contemporanea dei due

compiti avrebbe determinato nei soggetti cerebrolesi con

eminegligenza spaziale dei tempi di reazione più lenti per gli

stimoli presentati controlesionalmente, indipendentemente dalla

concomitanza del compito morfologico.

2. Metodo

2.1. Soggetti

Sono stati selezionati 13 soggetti normali destrimani con un età

media di 34 anni ed una scolarità media di 15.3 anni.

2.2 Stimoli

80

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Sono state preparate due liste formate da 108 verbi nella forma

infinita e 108 aggettivi nella forma maschile singolare (Appendice

C). Gli stimoli sono poi stati letti da uno speaker professionista,

registrati digitalmente, normalizzati per il volume e salvati in

singoli files in formato audio. Gli stimoli sono stati presentati

visivamente ed uditivamente con un computer (Power Macintosh

G3, Apple Computers, Cupertino, CA, USA) posto centralmente

rispetto ai soggetti ad una distanza di circa venti centimetri dal

viso ed implementati in Superlab.

2.3 Compiti

I compiti sono stati divisi in tre sessioni. In ogni sessione i

soggetti hanno dovuto svolgere contemporaneamente due compiti

di versa natura: è stato inizialmente chiesto loro di fissare una

croce presente al centro dello schermo di un computer ai lati della

quale erano presenti due quadrati simmetrici di uguale grandezza.

Dopo 1300 millisecondi ai soggetti veniva presentata uditivamente

una delle parole appartenenti alle tre liste ed i soggetti dovevano,

nel caso della presentazione del verbo, produrre il sostantivo

derivato in una sessione, il participio passato nella seconda

sessione e, nel caso dell’aggettivo (terza sessione) il sostantivo

derivato corrispondente. Contemporaneamente, veniva presentato

un cue visivo (illuminazione del quadrato) e, successivamente un

asterisco in uno dei due quadrati (target). Ai soggetti era chiesto di

premere un tasto all’apparizione del target il più velocemente

possibile. Il target poteva apparire nello stesso quadrato del cue

(condizione valida) o nel quadrato opposto (condizione invalida).

L’intervallo di tempo tra il cue ed il target variava tra 250 e 500

81

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

millisecondi. I tempi di reazione che venivano registrati erano

quelli relativi alla detezione del target visivo (in Figura 9 è riportato

uno schema rappresentativo del paradigma sperimentale

utilizzato). La presentazione degli stimoli uditivi era randomizzata.

Figura 9. Rappresentazione schematica del paradigma sperimentale utilizzato

Condizione valida Condizione invalida

Cue 250/500 msec

Parola

Avvio 1300 msec

Target * *

Se il processo di derivazione di un sostantivo da un verbo

coinvolge l’attivazione di processi di orientamento interno

dell’attenzione, ed in particolare della capacità di sganciare

l’attenzione implicita da una risposta prepotente per selezionare la

corretta unità lessicale, è ipotizzabile che i tempi di reazione

registrati nella condizione invalida di tale prova, risultino

significativamente più lunghi di quelli registrati nelle condizioni

invalide delle altre prove linguistiche.

82

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

3. Risultati

In figura 10 è riportato un grafico in cui è possibile visualizzare

le medie dei tempi di reazione registrati nel compito attentivo in

concomitanza con le tre prove linguistiche nelle due diverse

condizioni (valida ed invalida).

E’ stata svolta un’analisi della varianza per misure ripetute in cui

il tipo di compito (derivazione di sostantivi da verbi o da aggettivi e

produzione del participio passato), la distanza temporale tra cue e

target (250/500 millisecondi) e la condizione (valida/invalida) sono

state considerate come variabili entro i soggetti.

Gli effetti principali significativi sono risultati quelli della

condizione (F= 3.115,6, p<.0001) e del tempo (F= 959,3, p<.01). Il

dato interessante per lo scopo del lavoro era inoltre la presenza di

un’interazione tra tipo di compito e condizione (F= 837, p<.001).

Dai confronti Post Hoc, è emerso che i tempi registrati nella

condizione invalida erano più lenti di quelli registrati nella

condizione valida. Inoltre, i tempi registrati quando la distanza tra

il cue ed il target era di 250 msec erano più veloci rispetto a quelli

registrati quando la distanza era di 500 msec.

Per quanto riguarda l’interazione tra condizione e tipo di

compito, i tempi registrati nella condizione invalida associata al

compito di derivazione del sostantivo dal verbo, erano

significativamente più lenti di quelli registrati nella stessa

condizione degli altri due compiti. Questi ultimi due, tuttavia, non

differivano tra loro. Nessuna differenza è stata trovata tra i tre

compiti nella condizione valida.

83

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

Infine, i tempi registrati nella condizione invalida erano maggiori

di quelli della condizione valida ad entrambi gli intervalli di tempo

tra cue e target e i tempi nella condizione invalida all”intervallo

250 erano più lenti di quelli all’intervallo 500. Figura 10. Grafico delle medie dei tempi di reazione nel compito attentivo registrati in concomitanza dei tre compiti linguistici (derivazione del sostantivo dal verbo e dall’aggettivo, produzione del participio passato) nelle due diverse condizioni di validità.

VerDer

ParPas

AggDer

Invalido Valido

395

390

380

375

365

355

Legenda. AggDer: derivazione del sostantivo dall’aggettivo; ParPass: produzione del participio passato; VerDer: derivazione del sostantivo dall’aggettivo.

4. Discussione

In questo esperimento si è cercato di chiarire il possibile ruolo di

meccanismi attentivi durante il normale processo di selezione del

sostantivo derivato dal verbo.

Come già accennato, Nadeau e Crosson (1997) e Crosson

(1999) hanno proposto che compiti linguistici in cui viene richiesta

un’elaborazione semantica degli stimoli presentati, possano

84

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

essere in qualche modo dipendenti da processi attentivi che

regolano l’orientamento interno dell’attenzione.

Nel presente studio, i soggetti normali hanno dovuto compiere

tre diversi compiti morfologici mentre svolgevano una prova di

natura attentiva basata sul paradigma sperimentale elaborato da

Posner e coll. (1982).

I tre compiti linguistici differivano considerevolmente in

relazione al carico di elaborazione semantica richiesto: mentre nel

caso della produzione del sostantivo derivato dal verbo è

necessario attivare un maggior numero di alternative possibili

caratterizzate da significati semanticamente più lontani rispetto

allo stimolo presentato, nel caso del sostantivo derivato

dall’aggettivo, il processo di generazione della corretta unità

lessicale è più semplice e diretto perché il numero di alternative

plausibili è inferiore così come la distanza semantica tra lo stimolo

e la risposta. Nel caso della produzione del participio passato,

infine, il rapporto tra stimolo e unità lessicale da produrre è ancora

più stretto ed inoltre questa forma è la più frequente all’interno del

paradigma verbale.

Se è vero che l’esecuzione di compiti linguistici in cui è prevista

una elaborazione di natura semantica richiede l’attivazione di

processi attentivi che regolano l’orientamento interno

dell’attenzione, tanto più impegnativa è tale elaborazione

semantica, tanto più questa impegnerà le risorse attentive.

I risultati ottenuti confermano questa ipotesi dal momento che il

compito in cui i soggetti dovevano derivare un sostantivo da un

verbo, produceva un innalzamento dei tempi di reazione

85

Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta

solamente nella condizione invalida, durante la quale le risorse

attentive sono impegnate nello sganciamento interno

dell’attenzione ed un suo riorientamento.

E’ ipotizzabile che l’effetto trovato in questo lavoro possa

essere replicabile con soggetti cerebrolesi destri, sebbene

l’eterogeneità dei due gruppi non permetterebbe di fare chiare

inferenze. Dal momento che la derivazione del sostantivo dal

verbo determina un aumento delle risorse attentive, ed in

particolare di quei processi che regolano l’orientamento interno

dell’attenzione, è possibile supporre che in questa condizione si

osserverebbe un’innalzamento dei tempi di reazione rispetto alle

altre due condizioni (che sono più automatiche e richiedono una

minore elaborazione di natura semantica) simile, anche se più

marcato, a quello osservato nei soggetti normali.

86

Capitolo 5 Discussione generale

CAPITOLO 5 DISCUSSIONE GENERALE

Nel presente lavoro sono state discusse le componenti

neuroanatomiche e cognitive implicate nell’elaborazione della

morfologia derivazionale.

E’ stato illustrato come, nella lingua italiana, molte delle parole

che vengono utilizzate possono essere scomposte in singole unità

autonome dotate di significato, i morfemi. Diversi studi condotti su

soggetti normali e soggetti cerebrolesi, hanno dimostrato come

l’informazione morfologica è rappresentata a livello mentale in

modo autonomo ed è organizzata da principi diversi rispetto a

quelli che governano la rappresentazione dell’informazione

fonologica, ortografica o semantica.

Sono state discusse le diverse relazioni che legano i singoli

morfemi ed è stato chiarito che anche queste relazioni sono

rappresentate a livello mentale in modo autonomo. Una delle

distinzioni fondamentali è quella che distingue la morfologia

flessiva (che svolge prevalentemente una funzione sintattico-

grammaticale) da quella derivazionale (che svolge una funzione

semantico-lessicale).

Gran parte degli studi di neuroimaging e lavori svolti con

soggetti afasici, attribuiscono generalmente all’emisfero sinistro un

ruolo dominante nell’elaborazione della morfologia flessiva. La

morfologia derivazionale, invece, sembra richiedere, almeno in

parte, anche il coinvolgimento dell’emisfero destro.

Recentemente, infatti, Marangolo e coll. (2003) hanno descritto

87

Capitolo 5 Discussione generale

due casi di soggetti cerebrolesi destri che, in assenza di disturbi di

natura afasica, presentavano un deficit selettivo nell’elaborazione

della morfologia derivazionale. In prove di produzione di parole

morfologicamente relate, i soggetti non riuscivano a produrre i

sostantivi derivati dai verbi (atterrare – atterraggio) mentre non

manifestavano nessuna difficoltà nella condizione opposta o in

condizioni in cui veniva chiesto loro di produrre sostantivi derivati

da aggettivi (bello – bellezza) o da altri sostantivi (gelato –

gelataio). La maggior parte degli errori consisteva nella

produzione del participio passato (atterrato) al posto del

sostantivo.

Gli autori hanno proposto due possibili interpretazioni per

spiegare questo disturbo: un’ipotesi linguistica ed un’ipotesi che

faceva riferimento al coinvolgimento di meccanismi di selezione

della risposta nell’elaborazione della morfologia derivazionale.

Per quanto riguarda l’ipotesi linguistica, gli autori hanno

ipotizzato che i due emisferi siano caratterizzati da due diverse

modalità di elaborazione lessicale: mentre l’emisfero attiverebbe il

significato dominante di una determinata unità lessicale, l’emisfero

destro è in grado di attivare i significati caratterizzati da una più

bassa frequenza d’uso e che hanno relazione semantica più

periferica rispetto alla base.

Il disturbo di morfologia derivazionale dei soggetti con un danno

cerebrale proprio a carico dell’emisfero destro, potrebbe quindi

derivare da una incapacità ad attivare unità lessicali che sono

meno legate a livello semantico alla forma infinita del verbo, come

il sostantivo derivato.

88

Capitolo 5 Discussione generale

Tuttavia, gli autori hanno fornito un’ipotesi alternativa per

spiegare il disturbo osservato nei due soggetti, interpretandolo

come un deficit a carico dei meccanismi di selezione della

risposta.

Tali meccanismi, coinvolti nella produzione del sostantivo

derivato dal verbo, potrebbero dipendere dall’attività di aree

frontali bilaterali e queste richiedere la mediazione di aree più

posteriori. Marangolo e coll., hanno suggerito che la lesione a

carico delle aree temporo-parietali destre e delle strutture cortico-

sottocorticali frontali destre darebbe luogo ad un simile deficit, dal

momento che i disturbi linguistici prodotti da una lesione a carico

delle stesse aree di sinistra, maschererebbero un deficit così

selettivo.

Il primo scopo del presente lavoro è stato quello di confermare il

coinvolgimento dell’emisfero destro nell’elaborazione della

morfologia derivazionale.

E’ stato quindi condotto un esperimento di fMRI in cui è stato

chiesto a 10 soggetti normali di svolgere tre diversi compiti di

natura linguistica con parole appartenenti a tre classi grammaticali

(verbi, aggettivi e sostantivi): un compito di morfologia

derivazionale, un compito di morfologia flessiva ed un compito di

ripetizione.

I dati hanno mostrato che la derivazione di un sostantivo da un

verbo o da un aggettivo attiva principalmente un circuito fronto-

parietale sinistro. L’attivazione delle aree frontali, ed in particolare

del giro frontale inferiore, è in linea con diversi lavori di

89

Capitolo 5 Discussione generale

neuroimaging ed in ambito afasiologico che attribuiscono a queste

aree un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle componenti

morfologiche delle parole.

E’ stata inoltre osservata un’attivazione di aree cerebrali destre

nell’esecuzione del compito derivazionale, dato questo che

sembra confermare l’ipotesi di un possibile ruolo dell’emisfero

destro nell’elaborazione di questo tipo di operazione morfologica.

Tuttavia, i dati funzionali descritti possono essere sovrapposti

solo parzialmente a quelli anatomici descritti da Marangolo e coll.

(2003): mentre i due soggetti presentavano una lesione a carico

delle aree temporo-parietali destre che si estendeva frontalmente

a livello sottocorticale e che coinvolgeva, in uno dei due, il giro

frontale superiore, nel presente lavoro, sono emerse attivazioni a

carico delle aree frontali destre sia quando la derivazione del

sostantivo dal verbo è stata contrastata con la ripetizione del

verbo che nel contrasto col compito flessivo. Tale dato

suggerirebbe quindi che la lesione responsabile del deficit

osservato nei due soggetti era a carico delle strutture cortico-

sottocorticali frontali e non delle aree posteriori. Quest’ultime

sembrerebbero invece coinvolte nella derivazione del sostantivo

dall’aggettivo, compito nel quale i due soggetti non mostravano

difficoltà.

Sembra quindi abbastanza evidente che l’emisfero destro

svolga un ruolo nell’esecuzione di compiti di morfologia

derivazionale, ma rimane difficile trarre una conclusione certa,

dato che i soggetti riportati da Marangolo e collaboratori (2003)

erano solo due.

90

Capitolo 5 Discussione generale

Allo scopo di verificare l’eventuale esistenza di altri casi con il

disturbo descritto da Marangolo e coll. (2003) ed indagare l’ipotesi

secondo cui il deficit fosse riconducibile ad una incapacità ad

attivare i meccanismi coinvolti nel processo di selezione della

risposta, è stato selezionato un gruppo di 12 soggetti con lesioni

cerebrali unilaterali destre ai quali è stato richiesto di svolgere

diverse prove morfologiche (produzione di sostantivi derivati da

verbi e viceversa, produzione di sostantivi derivati da aggettivi e

viceversa, produzione di sostantivi derivati da sostantivi e

viceversa). Dai risultati è emerso che 6 di questi soggetti

presentavano, come nello studio già citato, una selettiva

incapacità a produrre il sostantivo derivato dal verbo e la sua

sistematica sostituzione con il participio passato.

Ci si è quindi posto l’interrogativo se questo disturbo potesse

essere spiegato dalla concomitante presenza di deficit cognitivi di

varia natura. I soggetti sono stati quindi sottoposti a numerosi test

per valutare le capacità logico-deduttive, attentive e delle funzioni

esecutive. Malgrado i 12 soggetti presentassero diversi deficit

cognitivi, non sono state osservate correlazioni significative tra i

punteggi ottenuti ai test neuropsicologici e quelli ottenuti nelle

prove di morfologia derivazionale.

E’ stato quindi elaborato un compito in cui ai soggetti veniva

richiesto di attivare meccanismi di selezione della risposta tra

diverse alternative e di produrre la corretta unità lessicale

sganciandosi da una risposta prepotente. Secondo la nostra

ipotesi, una prova di questo tipo sarebbe stata in grado di

discriminare la prestazione dei soggetti che presentavano il

91

Capitolo 5 Discussione generale

disturbo da quella dei soggetti che svolgevano il compito

derivazionale correttamente.

I due gruppi di soggetti cerebrolesi ed un gruppo di soggetti

normali equiparati per età e scolarità hanno quindi svolto un

compito di rievocazione lessicale nel quale era prevista una

condizione in cui la parola da rievocare era altamente probabile

(condizione valida, 80 % dei casi) ed una condizione in cui la

risposta era inaspettata (condizione invalida, 20 % dei casi). I

soggetti che presentavano il disturbo di morfologia derivazionale

avrebbero dovuto ottenere tempi di reazione più lunghi nella

condizione invalida rispetto ai soggetti senza disturbo e ai soggetti

normali dal momento che, solo questa condizione implica un

disancoraggio da una risposta prepotente per selezionare quella

corretta.

Effettivamente, mentre i tempi di reazione registrati dai due

gruppi di soggetti nella condizione valida non differivano tra loro,

nella condizione invalida i soggetti con il disturbo derivazionale

mostravano un significativo ritardo nei tempi di reazione rispetto ai

soggetti cerebrolesi di controllo.

Questi dati sembrano confermare l’ipotesi secondo cui, durante

il processo di derivazione, l’individuazione del sostantivo

corrispondente all’interno del paradigma verbale, coinvolge

meccanismi di selezione della risposta corretta tra un set di

possibili alternative. Un danno a tali meccanismi produrrebbe il

deficit osservato nei soggetti descritti e la loro sistematica

produzione del participio passato al posto del sostantivo derivato

confermerebbe la presenza di una selettiva incapacità a

92

Capitolo 5 Discussione generale

sganciarsi da risposte prepotenti e frequenti per selezionare la

corretta unità lessicale tra le possibili alternative.

Si potrebbe inoltre ipotizzare che il processo di derivazione del

sostantivo dal verbo, richiedendo l’attivazione di meccanismi di

selezione della risposta, determini inoltre una maggiore

attivazione di risorse attentive.

In linea con quest’ipotesi, alcuni autori hanno ipotizzato che il

reperimento lessicale basato su informazioni semantiche possa,

almeno in parte, dipendere dall’attivazione di meccanismi di

ancoraggio attenzionale (Nadeau e Crosson, 1997; Crosson,

1999).

Nell’ultima parte di questo lavoro, è stato chiesto a 13 soggetti

normali di svolgere tre diversi compiti di morfologia (derivazione

del sostantivo dal verbo, derivazione del sostantivo dall’aggettivo,

flessione del verbo) contemporaneamente ad un compito di

orientamento interno dell’attenzione.

E’ stato ipotizzato che, se il processo di derivazione di un

sostantivo da un verbo coinvolge realmente l’attivazione di

processi di orientamento interno dell’attenzione, ed in particolare

della capacità di sganciare l’attenzione implicita da una risposta

prepotente per selezionare la corretta unità lessicale, i tempi di

reazione registrati nella condizione invalida di tale prova,

sarebbero dovuti risultare significativamente più lunghi di quelli

registrati nelle condizioni invalide delle altre prove morfologiche.

I risultati ottenuti hanno confermato questa ipotesi.

Per concludere, è stato dimostrato che l’emisfero destro svolge

un ruolo importante nell’elaborazione della morfologia

93

Capitolo 5 Discussione generale

derivazionale, anche se, le aree specificamente coinvolte in tale

processo, sono ancora da definire. Per interpretare la natura di

tale coinvolgimento si deve fare riferimento all’interazione tra due

funzioni che sembrano entrambe svolgere un ruolo importante: da

un lato la capacità ad attivare correttamente i meccanismi di

selezione della risposta necessari per scegliere il corretto target

tra un set di alternative possibili, dall’altra la capacità di sganciare

l’attenzione da una risposta prepotente e ridirezionarla verso la

risposta corretta.

Un possibile sviluppo futuro del presente lavoro può essere

rappresentato dall’impiego di recenti tecniche di analisi

morfologica delle lesioni di soggetti cerebrolesi e di correlazione

con i dati comportamentali (cfr VLSM, Bates e coll, 2004) al fine di

indagare quali siano le aree cerebrali in grado a discriminare i

soggetti che presentano il deficit di natura morfologica da quelli

che non lo presentano.

94

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104

Appendici

APPENDICE A Stimoli linguistici utilizzati nell’Esperimento 1

Verbi Aggettivi Sostantivi

Assassinare Onesto Pulizia Accelerare Vile Dominazione

Fallire Saggio Evasione Aprire Veloce Esposizione

Liberare Oscuro Costruzione Inaugurare Prudente Dondolio Aggredire Indecente Finzione

Sfinire Coerente Miagolio Gracidare Frequente Lavaggio

Confondere Efficace Lucidatura Imitare Superbo Navigazione Guarire Misero Abitazione Avviare Perfido Bruciatura

Organizzare Villano Divertimento Immaginare Cortese Meditazione Distruggere Avaro Giuramento Sciogliere Pigro Atterraggio

Cinguettare Furbo Giustificazione Illuminare Denso Bombardamento Sbalordire Morbido Flessione

Soffrire Gioviale Apertura Accendere Elegante Punizione Riparare Ruvido Spiegazione Spostare Debole Espressione Riempire Sciocco Illustrazione Occupare Violento Esclusione Smarrire Allegro Soddisfazione

Registrare Acido Uccisione Reclutare Negativo Irrigazione Resistere Sensibile Licenziamento

105

Appendici

APPENDICE B Stimoli utilizzati nell’Esperimento 2, paragrafo 3

VERBI ASSASSINARE NAVIGARE AMARE SUSSURRARE ACCELERARE SPIARE VOLERE LAVORARE SBADIGLIARE RESISTERE SCIOPERARE SODDISFARE RUGGIRE OFFENDERE SOFFRIRE GRAFFIARE FALLIRE ABITARE PROVARE TIRARE DURARE VEDERE FERMARE UCCIDERE CORRERE BRUCIARE ACCENDERE VOLARE DOMINARE SFILARE SALTARE IRRIGARE APRIRE DIVERTIRE RIPARARE DELEGARE LIBERARE LAMENTARE RIPOSARE FLETTERE AGGREDIRE MEDITARE SPARARE COSTRUIRE STRAPPARE GIURARE NITRIRE GIRARE SFINIRE PRETENDERE SUSSULTARE BOMBARDARE GRACIDARE DECOLLARE SEMINARE CAMMINARE ULULARE ATTERRARE DONDOLARE PEDALARE PASSEGGIARE FIRMARE CURARE PUNIRE PATTINARE REPLICARE FINGERE RUBARE PIANGERE RECAPITARE BACIARE NASCONDERE IMITARE MORDERE RIEMPIRE REPUTARE GUARIRE ARRESTARE STRINGERE ESPORRE CANTARE RIDERE MIAGOLARE CENARE AVVIARE BOLLIRE NUOTARE ORGANIZZARE MONTARE PREPARARE MANOVRARE LICENZIARE IMMAGINARE PIEGARE ODIARE PUNGERE PESCARE CADERE ABBANDONARE PUGNALARE DISTRUGGERE ROMPERE OCCUPARE UNGERE SCEGLIERE SVEGLIARE SMARRIRE CONFRONTARE SCIOGLIERE CONFONDERE NASCERE ATTRACCARE DORMIRE OSTACOLARE REGISTRARE LAVARE CINGUETTARE SPIEGARE BALLARE SCOPRIRE URLARE NOMINARE SPERARE SORRIDERE ILLUMINARE ESPRIMERE STIMARE SPEDIRE OLTRAGGIARE LEGGERE LUCIDARE SPOSTARE EVADERE ILLUSTRARE SALIRE CONGEDARE ABBRACCIARE BATTERE RECLUTARE GOCCIOLARE SBALORDIRE ESCLUDERE GUSTARE DANZARE

106

Appendici

SOSTANTIVI DERIVATI DA VERBI ATTERRAGGIO BOMBARDAMENTO ATTRACCO FERMATA GOCCIOLATURA DORMITA LIBERAZIONE MIAGOLIO RUGGITO CENA GRAFFIO LAMENTO GUSTO BRUCIATURA DISTRUZIONE OLTRAGGIO OSTACOLO FINZIONE CADUTA PIEGA OFFESA ARRESTO ABBANDONO RUBERIA VOLONTÀ LUCIDATURA SCOPERTA AVVIAMENTO SBALORDIMENTO PREPARAZIONE SPIEGAZIONE GIURAMENTO PEDALATA SCIOGLIMENTO ODIO ILLUSTRAZIONE CAMMINATA REPLICA PUNTURA AGGRESSIONE SFINIMENTO SVEGLIA RIPOSO STIMA ULULATO UNZIONE SALITA SPARATORIA EVASIONE AMORE CANTO ACCELERAZIONE MANOVRA DOMINAZIONE VISTA COSTRUZIONE ILLUMINAZIONE SORRISO GUARIGIONE CONGEDO CONFRONTO ROTTURA PRETESA CONFUSIONE SODDISFAZIONE DURATA STRAPPO FIRMA REGISTRAZIONE DIVERTIMENTO FLESSIONE SUSSULTO RECAPITO NITRITO URLO PASSEGGIATA ESPOSIZIONE ABITAZIONE SMARRIMENTO BATTUTA DONDOLIO TIRO SFILATA SEMINA DELEGA IMMAGINAZIONE ACCENSIONE BALLO LAVORO LICENZIAMENTO MONTA ORGANIZZAZIONE NAVIGAZIONE MEDITAZIONE MORSO FALLIMENTO PATTINATA SCIOPERO APERTURA RISO RIEMPIMENTO NASCONDIGLIO LAVAGGIO BOLLITURA ABBRACCIO NASCITA SPOSTAMENTO SPERANZA PUGNALATA PROVA SALTO VOLO NUOTO ESPRESSIONE SCELTA BACIO IMITAZIONE SPIATA SUSSURRO PIANTO CINGUETTIO SPEDIZIONE STRETTA SBADIGLIO NOMINA LETTURA DANZA PUNIZIONE UCCISIONE RECLUTAMENTO CORSA PESCA DECOLLO ASSASSINIO RIPARAZIONE RESISTENZA GRACIDIO REPUTAZIONE CURA ESCLUSIONE GIRO SOFFERENZA OCCUPAZIONE IRRIGAZIONE

107

Appendici

AGGETTIVI BRAVO BREVE ACIDO VILLANO DOLCE CHIARO SCIOCCO FURBO LEGGERO SUPERIORE STUPIDO MINORE DOCILE POSSIBILE SPORCO SAGGIO PRUDENTE VILE RARO SOAVE DURO CORTESE ROTONDO DENSO GIOVIALE ALTO MAGGIORE PINGUE GELOSO VERO INDECENTE BRUTTO PESANTE AGILE MORBIDO DEBOLE SINCERO SEGRETO SVELTO RUVIDO GENTILE INSONNE VASTO FALSO RAPIDO BELLO MAGRO FELICE RIGIDO TRISTE MISERO ONESTO PIGRO ALLEGRO PERFIDO LUMINOSO EFFICACE FOLLE LARGO VELOCE BUONO FEROCE AVARO FERTILE COERENTE SUPERBO FRESCO POSITIVO STANCO ELEGANTE ETERNO OSCURO SEMPLICE GIUSTO PIENO CAPACE VIOLENTO CIECO FREQUENTE VIVACE MOLLE NEGATIVO SENSIBILE LUNGO

SOSTANTIVI DERIVATI DA AGGETTIVI BRUTTEZZA RAPIDITÀ PIENEZZA INSONNIA COERENZA GENTILEZZA FALSITÀ SAGGEZZA POSSIBILITÀ SVELTEZZA RIGIDITÀ LARGHEZZA CECITÀ BONTÀ RUVIDEZZA SOAVITÀ FELICITÀ STUPIDITÀ SENSIBILITÀ TRISTEZZA VERITÀ VILLANIA AVARIZIA ACIDITÀ PESANTEZZA VILTÀ FREQUENZA ETERNITÀ VELOCITÀ ALTEZZA BRAVURA SCIOCCHEZZA FOLLIA MINORANZA AGILITÀ PINGUEDINE SUPERBIA MAGREZZA SEMPLICITÀ VIVACITÀ CHIARORE GIUSTIZIA SPORCIZIA DENSITÀ LUNGHEZZA CORTESIA INDECENZA CAPACITÀ ELEGANZA FERTILITÀ ONESTÀ BREVITÀ PERFIDIA STANCHEZZA RARITÀ DUREZZA LEGGEREZZA ALLEGRIA OSCURITÀ ROTONDITÀ SUPERIORITÀ MOLLEZZA PRUDENZA GIOVIALITÀ POSITIVITÀ MISERIA NEGATIVITÀ FEROCIA GELOSIA EFFICACIA MAGGIORANZA VIOLENZA VASTITÀ BELLEZZA FURBIZIA DOLCEZZA DOCILITÀ MORBIDEZZA SEGRETEZZA FRESCHEZZA LUMINOSITÀ DEBOLEZZA SINCERITÀ PIGRIZIA

108

Appendici

SOSTANTIVI 1 BENZINA ARTE IMPRESA OREFICE BOTTEGA AUTO PROPRIETÀ BAGAGLIO FIORE CHITARRA BANCA GRANO FORNO DENTE DOGANA PAGLIA GIORNALE MACCHINA GIARDINO POLLO LIBRO VIOLINO GIOIELLO CANE OROLOGIO ACCIAIO MAGAZZINO FIENO TABACCO BIRRA PETROLIO PORCO SCUOLA GELATO ROMANZO INSALATA BIBLIOTECA LATTE TIMONE ZUPPA

SOSTANTIVI 2 BENZINAIO IMPRESARIO ARTISTA OREFICERIA BOTTEGAIO PROPRIETARIO AUTISTA BAGAGLIAIO FIORAIO BANCARIO CHITARRISTA GRANAIO FORNAIO DOGANIERE DENTISTA PAGLIAIO GIORNALAIO GIARDINIERE MACCHINISTA POLLAIO LIBRAIO GIOIELLIERE VIOLINISTA CANILE OROLOGIAIO MAGAZZINIERE ACCIAIERIA FIENILE TABACCAIO PETROLIERE BIRRERIA PORCILE SCOLARO ROMANZIERE GELATERIA INSALATIERA BIBLIOTECARIO TIMONIERE LATTERIA ZUPPIERA

109

Appendici

APPENDICE C Triplette di parole utilizzate nell’Esperimento 2, paragrafo 5.

DIRITTO VANGELO CESTINO LITIGIO COPERTA RESIDUO ISTINTO MISSILE

VESTITO VITELLO CANTINA ZINGARO ALLARME PIGIAMA FASCINO ISTRICE

PIANURA BUSSOLA PENTOLA BOTTONE VITTIMA TAVERNA FASCINO LESIONE

DIAVOLO PETTINE VELLUTO GEMELLO DELITTO VERNICE COLLERA PANTERA

SEGRETO CAROGNA SUOCERA GORILLA LEZIONE TORTURA BARACCA POLMONE

PECCATO BAMBOLA CESTINO LIQUORE COLLINA INDIZIO REDDITO PETARDO

AUTUNNO MACIGNO AGGUATO OLFATTO PITTORE ARTERIA COLLERA SALMONE

MAESTRO INCENSO PALLONE PROFETA APPELLO BEVANDA PLOTONE SOPRANO

PALAZZO CASTAGNA NAZIONE RICOTTA ORIENTE DILUVIO LACRIMA ZAVORRA

ARGENTO ARBITRO SEGNALE LATTUGA COSTUME AGNELLO ACCIAIO CRATERE

GIUDICE FAGOTTO MARGINE GIRAFFA VALIGIA CORALLO VERDURA ZANZARA

MISTERO LETARGO TENEBRA CICOGNA CAPANNA PADELLA REPARTO ZATTERA

FIDUCIA IMPULSO CONGEDO DELFINO PROFUMO PISCINA RICATTO CAPARRA

CARBONE BINARIO ACCENTO DIABETE BENZINA TAMBURO DIFETTO BOMBOLA

CAMICIA CANNETO FINANZA FUMETTO COLONNA ASTUZIA CICORIA CIOTOLA

MISERIA VASSOIO FULMINE SIRINGA BASTONE PILLOLA AFFITTO CRATERE

COGNATO PITTURA PARROCO TRIBUNA BRIVIDO RUGGINE SCATOLA FIENILE

NEGOZIO POLENTA LAMPADA VAMPIRO PISTOLA SPIGOLO VOLANTE PUPAZZO

POLVERE CANNONE PIANETA ARANCIA BALCONE TIRANNO GRADINO TARIFFA

STOMACO DEMONIO METALLO CENSURA BASTONE PISCINA COLOMBA CALZINO

VICENDA CARTONE TAPPETO CANGURO TABACCO FORMICA COLLANA CASTORO

COMPITO ANTENNA CEMENTO FURGONE UCCELLO RUGGINE RONDINE CARAFFA

ROMANZO CATRAME CORNICE GERANIO CUSTODE FESSURA ASFALTO CEROTTO

CONFINE DILUVIO PRETORE MARTIRE CINTURA MENSOLA INSETTO FRAGOLA

CANZONE PUPILLA AFFANNO SILLABA GALLINA COMIZIO TALENTO FORFORA

LICENZA CAVERNA ARMADIO DECENZA VACANZA PATENTE VULCANO VALVOLA

VIOLINO LAVAGNA CRONACA DONDOLO SIMBOLO SINTOMO CIVETTA BOSSOLO

INFERNO CUSCINO VESCOVO FARINGE FONTANA VALANGA POLLICE CALZONE

PORTONE SCAPOLO MALIZIA FURGONE CANDELA EUFORIA ARROSTO SICARIO

CAMPANA PULPITO PASTORE GAMBERO FORESTA FORBICI TESSERA VALVOLA

110

Appendici

APPENDICE D Stimoli utilizzati nell’Esperimento 3

VERBI AGGETTIVI PRESENTARE IGNORARE NEGARE PRESUNTUOSO SPORCO NOBILE ASSASSINARE RIPETERE VIOLARE ALLEGRO SUPERBO OSTILE CREARE AVVIARE LAVARE AMBIZIOSO INNOCENTE OSTINATO FALLIRE PRESTARE DONARE AVARO INDIFFERENTE OTTUSO AUGURARE GUARIRE ELIMINARE COERENTE VELOCE PIGNOLO ASSISTERE OBBEDIRE DOPPIARE CORTESE VILLANO RETICENTE SBALORDIRE ESITARE IMPEDIRE DEBOLE VIOLENTO SPAVALDO IMITARE SFINIRE GIUSTIFICARE DENSO VIVACE SUPERSTIZIOSO DIMOSTRARE LIBERARE EDUCARE ABBONDANTE ABILE LEGGERO CINGUETTARE SMARRIRE MASTICARE EFFICACE AGIATO LEGITTIMO INTERPRETARE INSEGNARE ATTERRARE ELEGANTE AMBIGUO COMPLETO AGITARE SPEDIRE RECITARE INDIPENDENTE AMBIZIOSO STUPIDO INAUGURARE APPROVARE INDICARE FREQUENTE AVIDO DELINQUENTE SPOSTARE GARANTIRE EMIGRARE INTELLIGENTE CINICO INSUFFICIENTE DISPERARE INONDARE BRONTOLARE PROBABILE CIVILE DISCRETO ACCELERARE OPERARE PUNIRE GELOSO CONSAPEVOLE OSSESSIVO PREGARE CAMBIARE STERMINARE GIOVIALE DEVOTO COMPATIBILE COLTIVARE SALDARE MATURARE INDECENTE CREDIBILE IMPOTENTE REAGIRE IMMAGINARE CONFIDARE RESISTENTE DELICATO CLEMENTE ARRABBIARE PULIRE IRRIGARE LUMINOSO DILIGENTE CLANDESTINO LUCCICARE DOMINARE MORMORARE AUTONOMO DISINVOLTO COMPATTO PROVOCARE SPARARE EVITARE MISERO DISPONIBILE IRRIVERENTE CONOSCERE MIAGOLARE INVENTARE MORBIDO PREPOTENTE INSTABILE MIETERE BRUCIARE ILLUSTRARE NEGATIVO EGOISTA INSOLENTE PERCEPIRE ABITARE GIURARE ONESTO ELETTRICO CONCRETO PREFERIRE COSTRUIRE DIGERIRE OSCURO ENTUSIASTA SENSITIVO SPARIRE DIVERTIRE BALBETTARE PERFIDO ESATTO PERTINENTE LITIGARE SPIEGARE MEDITARE PIGRO RESPONSABILE CONGRUENTE RIEMPIRE TURBARE LICENZIARE PINGUE GENEROSO SFRONTATO RIPARARE ADERIRE VERSARE FLESSIBILE GRATO ILLEGALE RAPIRE DONDOLARE CONVERTIRE PRUDENTE INDULGENTE TESTARDO REGISTRARE LUCIDARE MENTIRE RICONOSCENTE INQUIETO COMPETENTE AGGREDIRE TOLLERARE CONSIDERARE ROTONDO IGNORANTE INTRAPRENDENTEESEGUIRE NAVIGARE SODDISFARE RUVIDO LABILE MALVAGIO ILLUMINARE BOMBARDARE RIVELARE SENSIBILE EFFICIENTE RILUTTANTE TRADIRE PREPARARE VIBRARE SINCERO AUTOREVOLE RAZIONALE

111


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