Università degli Studi di Roma “la Sapienza” Facoltà di Psicologia
Dottorato di Ricerca in Neuroscienze Cognitive XVII ciclo
Coordinatore prof. Luigi Pizzamiglio
La Morfologia Derivazionale: Aspetti Neuroanatomici, Cognitivi e Comportamentali
Candidato Fabrizio Piras
INDICE
INDICE
CAPITOLO 1 LA MORFOLOGIA: ASPETTI LINGUISTICI E COGNITIVI
1. La morfologia p.6 2. La derivazione p. 9 3. Studi comportamentali e cognitivi sui processi di elaborazione morfologica p. 10 3.1 Evidenza sperimentale su soggetti normali p. 11 3.2 Evidenza sperimentale su soggetti cerebrolesi p.15
CAPITOLO 2 - ESPERIMENTO 1 CORRELATI NEUROANATOMICI DELLA MORFOLOGIA DERIVAZIONALE
1. Introduzione p. 28 2. Metodi e materiali p. 33 2.1 Soggetti p. 33 2.2 Stimoli p. 33 2.3 Compiti cognitivi p. 33 2.4 Sessioni p. 35 2.5 Procedure fMRI p. 36 2.6 Elaborazione delle immagini ed analisi p. 37 3. Risultati p. 38 3.1 Risultati comportamentali p. 38 3.2 Risultati fMRI p. 40 4. Discussione p. 48 5. Conclusioni p. 53
CAPITOLO 3 – ESPERIMENTO 2 MORFOLOGIA DERIVAZIONALE E SELEZIONE DELLA RISPOSTA
1. Introduzione p. 56 2. Soggetti p. 60 3. Prove di morfologia derivazionale p. 60 4.Test neuropsicologici p. 64 4.1 Ragionamento logico-deduttivo p. 64 4.2 Funzioni esecutive p. 65 4.3 Attenzione p. 66 5. Selezione della risposta p. 67 5.1 Metodo p. 68 5.2 Risultati p. 71 6. Discussione p. 72
INDICE
CAPITOLO 4 – ESPERIMENTO 3 MORFOLOGIA DERIVAZIONALE E MECCANISMI ATTENTIVI
1. Introduzione p. 76 2. Metodo p. 80 2.1 Soggetti p. 80 2.2 Stimoli p. 80 2.3 Compiti p. 81 3. Risultati p. 83 4. Discussione p. 84
CAPITOLO 5 DISCUSSIONE GENERALE p. 87
BIBLIOGRAFIA p. 95 APPENDICE A p. 105 APPENDICE B p. 106 APPENDICE C p. 110 APPENDICE D p. 111
Ringraziamenti
A Michela, alla mia famiglia
Ringraziamenti
Gli esperimenti presentati in questo lavoro sono stati
realizzati presso l’Unità di Diagnosi e Terapia Neuropsicologica
ed il Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali della Fondazione
I.R.C.C.S. S. Lucia, Roma. Desidero quindi ringraziare il prof.
Luigi Pizzamiglio che mi ha permesso di accedere a queste
strutture, il prof. Gaspare Galati , la dott.ssa Giorgia Committeri
e la dott.ssa Cristina Burani per il prezioso aiuto fornito durante
la realizzazione del primo Esperimento, la dott.ssa Paola
Marangolo, insegnante senza eguali, per la supervisione lungo
il corso di dottorato, la dott.ssa Marianna Nasti, compagna di
stanza e prossima dottoranda, per aver contribuito alla
realizzazione ed alla raccolta dati degli Esperimenti 2 e 3, a tutti
i soggetti sperimentali per la pazienza dimostrata.
Un ringraziamento va anche a chi ha reso “speciali” questi tre
anni di dottorato: a Nina Dronkers e tutto il Center for Aphasia
and Related Disorders del VA Northern California Health Care
System di Martinez per la calorosa accoglienza, a Grazia e
Taryn, compagne di dottorato e di pranzi, agli amici Cioci,
Marco, Laura, Carlao, Giffredi, Meie, Elena, Cristina, Sol ecc., a
Milla e Unze, alla dott.ssa Chiara Scalesse, a N.S., a Domenico
Crapa e consorte.
Parte dei dati discussi in questo lavoro sono stati presentati
in forma preliminare ai seguenti convegni: The Science of
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Ringraziamenti
Aphasia (2002, Acquaforte di Maratea), The Twenty-first
European Workshop on Cognitive Neuropsychology, (2003,
Bressanone), 9th International Conference on Functional
Mapping of the Human Brain, (2003, New York), Third
International Workshop on Morphological Processing, (2003,
Aix-en-Provence), First Congress of the European
Neuropsychology Societies, (2004 Modena).
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
CAPITOLO 1 LA MORFOLOGIA: ASPETTI LINGUISTICI E COGNITIVI
1. La morfologia
La morfologia è il settore della linguistica che studia i principi
che controllano la formazione interna delle parole. Esistono parole
che non sono scomponibili in unità dotate di un significato
autonomo (con, tu, no etc.) e parole in cui è invece possibile una
scomposizione morfologica: nell’aggettivo raro, ad esempio, rar-
veicola il significato di “non comune, non frequente, difficile a
trovarsi” e –o esprime il significato di “maschile, singolare”; in
correva, corr- esprime il concetto di “andare, procedere
velocemente” –ev- esprime il tempo imperfetto e –a la terza
persona singolare.
Le unità minime dotate di significato vengono chiamate
morfemi e l’unione di questi morfemi forma parole
morfologicamente complesse. In italiano esistono parole
monomorfemiche (composte cioè da un solo morfema) come io
(trascrivibile morfologicamente [# io #]), parole bimorfemiche
(composte da due morfemi) come tazza ([# tazz + a #]) e parole
plurimorfemiche (composte da tre o più morfemi) come invincibile
([# in + vinc + ibil + e #]). A secondo delle loro caratteristiche
combinatorie, i morfemi si distinguono in morfemi liberi, che da
soli sono in grado di veicolare un insieme di informazioni lessicali
e grammaticali tali da poter formare una parola indipendente
(come oggi) e morfemi legati che, per esprimere significati
completi, non possono essere isolati ma devono unirsi ad una
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
forma libera (la parola barista, ad esempio, è formata dal morfema
libero bar- e da quello legato –ista). Come schematicamente
rappresentato nella Figura 1, fanno parte dei morfemi legati le
basi legate –i morfemi che veicolano unicamente il significato
della parola, come mamm- nella parola mamma-, le forme
contratte –come c’è- e gli affissi, cioè morfemi che vengono
inseriti prima (detti prefissi, come ri- nel verbo rifare) o dopo l’unità
costitutiva della parola (detti suffissi, come -aggio nel sostantivo
atterraggio), cambiandone il significato.
Prefissi Suffissi
Morfemi Liberi Morfemi Legati
Basi Legate Forme Contratte Affissi
Figura 1. I morfemi in base alle loro caratteristiche combinatorie
A seconda che l’informazione veicolata sia di natura lessicale o
grammaticale, i morfemi di distinguono ulteriormente in morfemi
lessicali e morfemi grammaticali. I primi costituiscono una
classe aperta e produttiva, che può essere arricchita di nuove
unità costituenti, mentre i secondi rappresentano una classe
chiusa e prestabilita. I morfemi grammaticali a loro volta vengono
distinti in morfemi flessivi e morfemi derivazionali (Figura 2).
I morfemi flessivi sono morfemi grammaticali che svolgono una
funzione prevalentemente sintattica ed esprimono, nel caso di
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
aggettivi e sostantivi, i valori di genere e numero e, nel caso dei
verbi, informazioni circa il tempo, il modo, la persona e il numero.
Nella lingua italiana questo tipo di morfemi è posto alla fine della
parola (bambin-o buon-o, maschile singolare).
I morfemi derivazionali invece svolgono una funzione
semantico-lessicale ed hanno un ruolo fondamentale nella
formazione di parole morfologicamente complesse. Tale funzione
si esplica facendo derivare un tipo di entrata lessicale da un altro:
nel caso del verbo amare, per esempio, è possibile aggiungere
all’unità lessicale am- uno o più morfemi derivazionali per creare
parole dal significato diverso alla parola base (am+abil+e per
formare l’aggettivo amabile e am+abil+mente per creare l’avverbio
amabilmente).
Morfemi Flessivi Morfemi Derivazionali
Morfemi Grammaticali Morfemi Lessicali
Figura 2. I morfemi in base alla natura dell’informazione veicolata
Il fatto che l’arricchimento lessicale di una lingua sia, in linea di
principio, legato più all’organizzazione morfologica delle parole
che non alla creazione vera e propria di nuovi lessemi, può essere
ascrivibile ad un principio di economia lessicale. Se, infatti, ogni
qualvolta si rendesse necessario esprimere un nuovo concetto
venisse creato un nuovo vocabolo, il lessico di una lingua
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
diverrebbe enorme. Attraverso l’organizzazione morfologica,
invece, è sufficiente apprendere un numero relativamente
misurato di radici ed affissi per poter creare un numero
potenzialmente infinito di lessemi.
2. La derivazione
Come già accennato in precedenza, una parola derivata è
formata da una base cui viene aggiunto un affisso che può essere
un suffisso (1) o un prefisso (2).
1. 2.
Cont+abile contabile ri+fare rifare
post+ale postale dis+abile disabile
avvert+imento avvertimento pre+dire predire
Il processo derivazionale può essere espresso attraverso regole
di derivazione che constano di una parte formale (l’aggiunta del
prefisso o del suffisso) e una parte semantica (il cambiamento di
significato avvenuto tramite l’aggiunta del suddetto affisso). Nel
caso del verbo rifare, ad esempio, la parte formale consta
nell’aggiunta alla base fare del prefisso ri- mentre la parte
semantica si esplica nel passaggio al significato “fare di nuovo”.
Le più importanti regole di derivazione sono le regole di suffissazione e le regole di prefissazione. Le regole di
suffissazione hanno, di norma, la funzione di cambiare la
categoria lessicale della base alla quale si applicano:
gentile + ezza gentilezza atterrare + aggio atterraggio (aggettivo) (sostantivo) (verbo) (sostantivo)
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
Tuttavia, esistono casi in cui, applicando un suffisso
derivazionale ad una parola, la classe grammaticale della parola
così formata, rimane la stessa.
benzina + aio benzinaio bastone + ata ∏ bastonata (sostantivo) (sostantivo) (sostantivo) (sostantivo)
Le regole di prefissazione non possono cambiare la categoria
lessicale delle basi a cui si applicano ma sono in grado di
cambiare la loro proprietà, come rendere transitivo un verbo
intransitivo:
ridere di Antonio deridere Antonio
Le regole di derivazione si applicano una alla volta ed è
possibile che la stessa regola possa venire applicata anche due
volte.
Quando il rapporto morfologico tra due parole è chiaramente
riconoscibile, la parola morfologicamente complessa viene definita
trasparente rispetto alla sua base. Tale trasparenza è tanto
maggiore quanto più riconoscibili sono i costituenti che formano la
parola complessa; ad esempio, il rapporto tra la parola derivata
unzione e la sua base ungere è meno trasparente rispetto a quello
esistente tra la parola derivata organizzazione e la sua base
organizzare.
3.Studi comportamentali e cognitivi sui processi di elaborazione
morfologica
Negli ultimi due decenni sono stati condotti numerosi studi
aventi lo scopo di indagare i processi cognitivi sottostanti
l’elaborazione dell’informazione morfologica. Tali studi, oltre che
diversificarsi per le metodologie applicate, possono essere in linea
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
di principio distinti in base alla popolazione con cui sono stati
condotti: da un lato sono stati raccolti diversi dati che indicano
come la struttura morfologica delle parole venga utilizzata nei
processi di riconoscimento, comprensione e produzione delle
parole stesse da parte di soggetti adulti normali. Dall’altro, è stata
analizzata approfonditamente la prestazione di soggetti (casi
singoli e studi di gruppo) cerebrolesi con disturbi di linguaggio
acquisiti.
3.1 Evidenza sperimentale su soggetti normali
Il tema fondamentale su cui si è focalizzata la ricerca
psicolinguistica, è stato quello di stabilire come l’organizzazione
morfologica delle parole sia rappresentata a livello mentale. Il
problema principale in questo tipo di ricerche è stato quello di
distinguere l’elaborazione degli aspetti morfologici delle parole da
quella di altri aspetti linguistici: due parole che condividono la
struttura morfologica, infatti, sono in genere simili dal punto di
vista fonologico e ortografico e condividono alcuni tratti semantici.
Nell’interpretare i dati ottenuti sperimentalmente diventa quindi
fondamentale capire se i fenomeni osservati siano ascrivibili a
effetti puramente morfologici o se non siano piuttosto riferibili ad
effetti di somiglianza di forma e di significato.
Il paradigma sperimentale maggiormente utilizzato per indagare
la rappresentazione mentale dell’organizzazione morfologica delle
parole è definito morphological repetition priming: in compiti di
decisione lessicale (compiti cioè in cui il soggetto deve decidere il
più rapidamente possibile se una determinata stringa di lettere
che gli viene presentata visivamente è o non è una parola reale),
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
una determinata parola (definita parola target) è preceduta, ad
una distanza variabile, da un’altra parola (definita prime) con cui
condivide caratteristiche morfologiche. La parola target viene in
genere riconosciuta più velocemente rispetto a quando è
preceduta da una parola morfologicamente non collegata (ad
esempio, la parola tagliare viene riconosciuta più velocemente
quando è preceduta dalla parola taglia rispetto a quando è
preceduta dalla parola penna). Tale facilitazione viene attribuita al
fatto che, nel lessico mentale, le unità lessicali sono collegate da
relazioni di natura morfologica (Fowler e coll, 1985; Feldman e
Moskovljevic,1987; Drews e Zwitserlood,1995).
Molti lavori condotti con tale metodologia hanno dimostrato
come la facilitazione osservata sia prettamente di natura
morfologica e non ascrivibile alla similarità ortografica e/o
fonologica tra prime e target : ad esempio, Drews e Zwitserlood
(1995, Esperimento 2) hanno trovato che soggetti di lingua
tedesca rispondevano più velocemente a parole target come kers
se queste erano precedute da primes correlati morfologicamente
(kersen) piuttosto che da primes simili dal punto di vista
ortografico (kerst). Risultati simili sono stati ottenuti da Feldman e
Moskovljevic (1987) che hanno riportato una maggiore
facilitazione in lingua serba quando le coppie prime-target erano
composte da parole con una relazione morfologica (stancic-stan)
rispetto a quando la relazione era di natura ortografica (stanica-
stan). Inoltre Fowler e coll (1985) hanno mostrato come la
presentazione di un prime morfologicamente relato ad un target,
faciliti il riconoscimento di quest’ultimo sia quando le due parole
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
hanno una pronuncia simile (healer-heal) sia quando sono
pronunciate differentemente (health-heal). Tali risultati
suggeriscono che gli effetti di facilitazione osservati sono
riconducibili alla relazione morfologica tra prime e target piuttosto
che alla loro somiglianza ortografico-fonologica, suggerendo
quindi che la struttura morfologica delle parole è rappresentata a
livello mentale in maniera distinta da informazioni riguardanti la
“forma”.
Come brevemente accennato in precedenza, parole che hanno
in comune la struttura morfologica, condividono anche tratti di
significato, quindi occorre stabilire se gli effetti di facilitazione
morfologica osservati non siano interpretabili come effetti
semantici. In linea generale, gli effetti facilitatori ottenuti grazie ad
una relazione semantica tra gli stimoli differiscono da quelli
ottenuti grazie ad una relazione morfologica per due aspetti
fondamentali: la distanza tra prime e target (in termini di intervallo
temporale o di numero di stimoli intervenienti) e la sensibilità dei
suddetti effetti alla composizione della lista sperimentale. Per
quanto riguarda la distanza tra gli items, la facilitazione
morfologica sembra essere più robusta rispetto a quella
semantica dal momento che risulta osservabile ad intervalli molto
più lunghi di quelli che caratterizzano gli effetti dovuti ad una
semplice associazione di significato. In un recente lavoro, ad
esempio, Feldman (2000) ha trovato facilitazione di natura
semantica e morfologica in un compito di decisione lessicale
immediata (32 millisecondi di distanza tra prime e target) ma
soltanto una facilitazione morfologica in un altro compito di
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
decisione lessicale differita (300 millisecondi). In modo simile,
Bentin e Feldman (1990) hanno proposto lo stesso tipo di compito
variando però, oltre che il numero di items intervenienti tra prime e
target (0 o 15), la natura della relazione tra gli items, essendo di
natura prettamente semantica, morfologica o una combinazione
tra le due. I risultati indicavano, per la relazione semantica, un
forte effetto di facilitazione in assenza di stimoli intervenienti tra
prime e target. Tale effetto, tuttavia, scompariva totalmente
quando prime e target erano separati da 15 stimoli intervenienti.
Nella condizione morfologica, invece, l’effetto osservato in
assenza di stimoli intervenienti era meno forte rispetto alla
condizione semantica ma era presente anche quando prime e
target erano separati da 15 stimoli. Il pattern di facilitazione per la
condizione morfologico-semantica, infine, era, in assenza di
stimoli intervenienti, simile a quello della condizione semantica e
paragonabile a quello della condizione morfologica quando tra
prime e target erano inseriti 15 stimoli. Un effetto positivo (sia con
0 che con 15 stimoli intervenienti) è stato anche trovato dagli
autori quando prime e target erano composti da non parole che
condividevano la stessa radice priva di significato ma avevano
diversi affissi derivazionali reali (pirtaggio-pirtabile).
Un’altra variabile in grado di discriminare la facilitazione dovuta
alla somiglianza morfologica tra gli items da quella dovuta alla
somiglianza semantica è la composizione della lista sperimentale.
É stato infatti dimostrato come, in compiti di priming semantico
(cfr. Neely, 1991 per una review), gli effetti di facilitazione siano
influenzabili dalla proporzione dei casi in cui, nella lista, coppie di
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
parole sono legate tra di loro da un rapporto di significato (ad
esempio tavolo – sedia). In altre parole, la facilitazione semantica
è sensibile alla densità di relazioni semantiche esistenti nella lista
che viene utilizzata sperimentalmente: un alto numero di tali
relazioni permette ai soggetti di sviluppare strategie anticipatorie
grazie alle quali sono osservabili effetti facilitatori. Al contrario, gli
effetti determinati da relazioni di natura morfologica tra prime e
target si riscontrano anche in condizioni in cui la densità di tale
relazione è assai bassa (anche con il 6% degli stimoli, come ha
osservato Napps (1989)) e senza un sostanziale decremento
dell’entità dell’effetto.
Riassumendo, dai dati ottenuti in studi su soggetti normali,
appare possibile affermare che l’informazione morfologica è
rappresentata a livello del lessico mentale in modo autonomo ed è
governata da principi di organizzazione ed attivazione non
riconducibili a quelli che governano la rappresentazione delle
informazioni di natura ortografica e semantica.
3.2 Evidenza sperimentale su soggetti cerebrolesi
Oltre ai dati provenienti dalle prestazioni di soggetti normali, ve
ne sono altri che hanno avuto lo scopo di studiare il modo in cui
l’informazione morfologica è rappresentata a livello mentale
partendo dall’analisi degli errori di pazienti cerebrolesi in prove di
produzione e comprensione di parole morfologicamente
complesse.
La logica che ha guidato questo tipo di lavori si basa sul
concetto che, se nei processi normali di produzione e
comprensione linguistica avviene un’analisi dell’informazione
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
morfologica, si può supporre che esista un meccanismo mentale
preposto a tale tipo di analisi. Un danno cerebrale può quindi
compromettere la funzionalità di questo meccanismo e riflettersi
nella prestazione del paziente.
I dati provenienti dagli studi con pazienti cerebrolesi, svolti per
spiegare il modo in cui le parole morfologicamente complesse
sono rappresentate ed elaborate a livello mentale, hanno
contribuito allo sviluppo di tre teorie: secondo la classe di teorie
“unitarie” (Semenza, 1999), tutte le parole morfologicamente
complesse sono singolarmente immagazzinate nel lessico
mentale in forma intera, indipendentemente dalla loro somiglianza
fonologica o semantica.
Secondo un’opposta visione invece, le singole unità che
compongono le parole a livello morfologico sono rappresentate ed
immagazzinate separatamente, in forma “decomposta”: Patterson
(1980) ha descritto la prestazione in prove di lettura e decisione
lessicale di due pazienti affetti da dislessia profonda che, oltre ad
errori di natura semantica, tipici di questo tipo di patologia,
commettevano errori derivazionali: i pazienti, infatti,
commettevano più errori con parole suffissate (hardest) rispetto a
parole semplici (hard) e la maggior parte degli errori (sostituzioni
ed omissioni) riguardava proprio gli affissi. Questo dato era
evidente anche nelle prove di decisione lessicale in cui i pazienti
commettevano meno errori con parole e non parole non
suffissate, risultati, questi, che hanno permesso agli autori di
stabilire l’esistenza di una rappresentazione distinta per radici ed
affissi.
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
Il paziente F.S. descritto da Miceli e Caramazza (1988),
presentava una difficoltà selettiva ad elaborare morfemi flessivi in
presenza di una conservata capacità ad elaborare quelli lessicali
(le radici delle parole). Il paziente infatti commetteva errori di
natura morfologica in prove di eloquio spontaneo e di ripetizione
ed il 97% di tali errori erano di natura flessiva. Tali errori non
erano ascrivibili ad un disturbo fonologico dal momento che nella
maggior parte delle sostituzioni prevaleva la forma di citazione (il
maschile singolare per gli aggettivi e l’infinito o il participio passato
per i verbi).
Badecker, Hillis e Caramazza (1990) hanno studiato un
paziente disgrafico, D.H., la cui prestazione in compiti di scrittura
sotto dettato e di spelling orale era influenzata dalla lunghezza
degli stimoli (il paziente commetteva più errori con gli stimoli
lunghi rispetto a quelli corti). Gli autori hanno sfruttato questa
caratteristica per verificare se la composizione morfologica delle
parole avesse un’influenza sulla prestazione del paziente.
Partendo dall’idea che le parole sono rappresentate in forma
decomposta, gli autori hanno preparato una lista di stimoli
composta da parole bimorfemiche e monomorfemiche di uguale
lunghezza (ad esempio rough e tried). Secondo gli autori il
paziente avrebbe dovuto commettere meno errori con le parole
del primo tipo che sarebbero state elaborate in due unità distinte,
ognuna delle quali sarebbe quindi risultata più corta rispetto a
quelle del secondo tipo. Gli autori hanno infatti osservato che il
paziente commetteva un minor numero di errori con gli stimoli
bimorfemici rispetto a quelli monomorfemici.
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
Tuttavia, recentemente, sta prendendo corpo una terza classe
di teorie (dette a “doppia via”) che rappresenta una mediazione tra
le due appena descritte. Tali teorie hanno proposto l’esistenza di
due distinti processi di elaborazione dell’informazione morfologica
sia per quanto riguarda la distinzione tra morfologia flessiva
regolare ed irregolare che per la distinzione tra morfologia flessiva
e derivazionale.
Sono stati infatti ipotizzati l’immagazzinamento e l’elaborazione
in forma unitaria dei paradigmi flessivi irregolari ed in forma
decomposta di quelli regolari. Tale distinzione nasce dalla
descrizione di pazienti affetti da diverse patologie che
presentavano deficit selettivi nell’elaborazione di uno dei due
paradigmi: pazienti affetti da morbo di Parkinson o da lesioni
cerebrali frontali sinistre (Marslen-Wilsone Tyler 1997; Ulman e
coll, 1997), mostrano generalmente difficoltà con le forme flesse
regolari (walked), mentre pazienti con morbo di Alzheimer o con
lesioni temporo-parietali, presentano deficit selettivi con le forme
irregolari (bought). Tale doppia dissociazione è riscontrabile in
diversi paradigmi sperimentali, quali compiti di produzione del
participio passato, di lettura, di decisione lessicale e di priming
morfologico. L’elaborazione delle forme regolari ed irregolari è
stata quindi considerata dipendente da due distinti sistemi di
memoria: la memoria “procedurale” e quella “dichiarativa”.
La memoria procedurale è un sistema di processi largamente
impliciti, coinvolti nell’apprendimento di nuove abilità motorie e
cognitive e nel controllo di quelle già apprese. Il sistema è
implicato nell’apprendimento e nell’applicazione di regole
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Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
grammaticali e sintattiche quali quelle che regolano la
combinazione tra radici ed affissi nella morfologia flessiva regolare
(walk-ed) la cui elaborazione è stata quindi considerata
dipendente da un processo ruled-based (Pinker, 1991; Ullman,
2001).
La memoria dichiarativa, invece, è un sistema implicato in
processi espliciti di immagazzinamento e rievocazione di
informazioni episodiche (eventi) o semantiche (parole, simboli,
conoscenze enciclopediche etc.). La memoria dichiarativa è stata
associata alle forme morfologiche irregolari: dal momento che le
trasformazioni irregolari sono per loro stessa natura arbitrarie, le
forme irregolari (sing-sang) non possono essere composte tramite
l’applicazione di regole precedentemente apprese, ma devono
essere immagazzinate direttamente nel lessico per poter essere
rievocate.
Miozzo (2003) ha descritto il caso di una paziente, AW, che
presentava un danno consistente a livello lessicale ed un sistema
semantico relativamente integro. In compiti di produzione orale, la
paziente mostrava notevoli difficoltà di reperimento lessicale,
mentre era in grado di accedere con successo alle informazioni
semantiche delle parole che non riusciva a produrre. Alla
paziente sono stati presentati verbi e sostantivi e le è stato chiesto
di produrre il corrispondente participio passato o il corrispondente
plurale. Dai risultati è emerso che la paziente non aveva nessuna
difficoltà nella produzione di forme regolari (walk-walked, hand-
hands) mentre commetteva numerosi errori con quelle irregolari
(find-found, child-children). Questo dato è stato interpretato
19
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
dall’autore come prova del fatto che le forme irregolari sono
immagazzinate nel lessico in forma unitaria e quindi possono
essere elaborate con difficoltà nel caso di una grave
compromissione a livello lessicale. Quelle regolari, al contrario,
vengono elaborate attraverso un meccanismo “rule-based”.
Per quanto riguarda la distinzione tra morfologia flessiva e
derivazionale, è stato ipotizzato che le parole derivate e quelle
flesse regolarmente, sono rispettivamente rappresentate nel
lessico mentale in modo unitario ed in modo decomposto. Tyler e
Cobb (1987) hanno presentato il caso di un paziente, D.E., il cui
eloquio spontaneo era particolarmente povero di morfemi
grammaticali e che manifestava un consistente disturbo nella
comprensione degli aspetti sintattici della frase. Nel tentativo di
capire se il disturbo fosse dovuto ad una specifica difficoltà ad
elaborare i morfemi flessivi, il paziente è stato sottoposto ad un
compito in cui doveva individuare una parola all’interno di un
contesto frasale. Le parole target erano precedute da parole test
morfologicamente complesse, formate da un affisso derivazionale
o flessivo che poteva essere appropriato rispetto al contesto, non
appropriato o in combinazione non legale (se la parola target era
cook, le possibilità potevano rispettivamente essere: the most
wasteful cook – il cuoco più sprecone-, the most wastage cook – il
cuoco più spreco-, the most wastely cook –il cuoco più
sprechevolmente-). I risultati mostravano come i tempi di reazione
di D.E. fossero significativamente più brevi nella condizione in cui
la parola derivata era appropriata, mentre nel caso di parole flesse
questo vantaggio non era visibile. Gli autori hanno quindi
20
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
ipotizzato che il paziente avesse un deficit selettivo nell’analisi
delle proprietà sintattiche dei morfemi flessivi mentre mostrava
un’inalterata capacità nell’elaborazione delle proprietà semantiche
di quelli derivazionali.
Più recentemente il concetto di “doppia via” ha subito
un’evoluzione grazie alla quale si è arrivati a supporre che non
tutte le parole derivate sono ugualmente soggette a
decomposizione morfologica: alcune proprietà semantico-lessicali,
infatti, determinano la probabilità che le parole vengano elaborate
in forma unitaria o decomposta.
Una di queste proprietà è la trasparenza semantica: ad
esempio Marslen-Wilson e coll (1994) hanno osservato, in compiti
di decisione lessicale, una facilitazione quando gli stimoli erano
preceduti da primes semanticamente trasparenti rispetto al target
(create-creation) ma non quando tale relazione era opaca (depart-
department). Questo dato ha portato gli autori a supporre che, in
Inglese, solamente le parole derivate che sono trasparenti rispetto
alla base vengono elaborate nel lessico in forma decomposta.
Un altro fattore che può discriminare un’elaborazione
decomposta di parole morfologicamente complesse rispetto ad
un’elaborazione in forma unitaria è la frequenza d’uso: sembra
infatti (Burani e Thornton, 2003; Schreuder e Baayen, 1997) che
parole a bassa frequenza d’uso ma composte da una radice ed un
affisso ad alta frequenza vengono elaborate in forma decomposta
mentre parole composte da radice ed affisso a bassa frequenza
vengono elaborate in forma unitaria.
21
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
Tutti gli studi che hanno descritto deficit di natura morfologica,
riportavano casi di pazienti afasici o che comunque presentavano
lesioni cerebrali localizzate nell’emisfero sinistro. Inoltre, la natura
puramente linguistica dell’elaborazione morfologica, ha portato a
considerare tale emisfero come centrale in studi che si sono
occupati di questo argomento. Tuttavia recentemente, Marangolo
e coll. (2003) hanno, per la prima volta in letteratura, descritto il
caso di due soggetti, M.S. e I.M., che, in presenza di una lesione
cerebrale a carico dell’emisfero destro ed in assenza di deficit di
natura linguistica, presentavano un disturbo selettivo nella
produzione di morfemi derivazionali ma non flessivi.
Gli autori hanno proposto ai pazienti una prova di produzione di
288 parole morfologicamente relate in cui, presentato un verbo
nella forma infinita (atterrare) i soggetti dovevano produrre il
sostantivo derivato (atterraggio) e, dato un sostantivo derivato
(liberazione), i soggetti dovevano produrre il corrispettivo verbo in
forma infinita (liberare). I pazienti non commettevano errori nella
produzione del verbo dal nome, mentre producevano
rispettivamente il 59 e l’87% di errori nella condizione opposta.
Tutti gli errori consistevano nella sostituzione del morfema
derivazionale con un morfema verbale flessivo, solitamente il
participio passato (dato il verbo liberare, i pazienti rispondevano
liberato invece di liberazione).
Per dimostrare che il deficit si manifestava esclusivamente nella
produzione di un sostantivo derivato da un verbo, ai pazienti è
stato richiesto di svolgere il medesimo compito con 84 aggettivi
(gentile) e gli 84 corrispondenti sostantivi derivati (gentilezza). In
22
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
queste due prove, il numero degli errori commessi dai due
pazienti era inconsistente.
Il disturbo selettivo per la produzione dei sostantivi derivati da
verbi non era riconducibile ad una “perdita di conoscenza”
riguardante i sostantivi derivati, dal momento che in una prova di
decisione lessicale i pazienti commettevano un numero di risposte
errate nella norma. La prestazione dei pazienti non era neppure
interpretabile come un mero effetto di variabili semantico-lessicali,
perché le differenze osservate tra le classi di stimoli in termini di
frequenza d’uso, lunghezza ed immaginabilità, seguivano un
pattern inverso rispetto alla direzione della dissociazione.
Nel tentativo di fornire una spiegazione a questo disturbo
specifico ed alla presenza in entrambi i pazienti di lesioni temporo-
parietali a carico dell’emisfero cerebrale destro, gli autori hanno
proposto due possibili interpretazioni: una interpretazione
linguistica del disturbo ed un’interpretazione basata sull’ipotesi di
un coinvolgimento di meccanismi di “selezione della risposta”. Per
quanto riguarda l’ipotesi linguistica, gli autori hanno fatto
riferimento alle diverse modalità di accesso lessicale che
caratterizzano i due emisferi: diversi studi sul priming (Chiarello e
Beaman, 1998; Coney e Evans, 2000; Chiarello, 1998) hanno
suggerito che, durante la fase di riconoscimento di una parola,
sebbene l’attivazione del suo significato dominante sia
competenza dell’emisfero sinistro, l’emisfero destro è in grado di
attivare un ampio spettro di significati di più bassa frequenza
d’uso e relati alla parola in modo più periferico. Inoltre l’emisfero
destro sembra essere maggiormente coinvolto nell’elaborazione di
23
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
sostantivi caratterizzati da un’alta immaginabilità (Chiarello e coll.,
2002; Nittono e coll., 2002).
La derivazione di un sostantivo da un verbo coinvolge la
selezione di significati più periferici rispetto alle numerose
alternative verbali possibili (come il participio passato) che hanno
una frequenza più alta e sono semanticamente più vicine alla
forma infinita. Al contrario, la generazione di un verbo dal
corrispondente sostantivo derivato, coinvolge l’attivazione
dell’unica unità lessicale possibile, ovvero la forma infinita del
verbo. Anche nella condizione di derivazione di un sostantivo da
un aggettivo (e viceversa), viene richiesta la selezione della
risposta corretta tra un limitato set di alternative, tutte fortemente
legate in termini di significato rispetto alla base (figura 3).
Osservare
Osservo Osserviamo Osservereste ………... ………… Osservato ………… Osservazione Osservatore Osservabile ………… …………
Gentile
Gentili Gentilezza Gentilmente
Figura3. Modello schematico di rappresentazione lessicale di verbi e aggettivi
La presenza di un danno a carico dell’emisfero destro nei
pazienti descritti potrebbe quindi aver compromesso proprio la
capacità di attivare unità lessicali che sono meno legate a livello
semantico alla forma infinita del verbo, come il sostantivo derivato.
24
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
Tuttavia, il disturbo osservato nei due pazienti, potrebbe non
essere strettamente di natura linguistica, ma interpretato come un
deficit a carico dei meccanismi di selezione della risposta. Molti
studi recenti (Desmond, e coll., Gabrieli e Glover, 1998, Decary e
Richer, 1995) hanno dimostrato come alcune strutture frontali
cortico-sottocorticali di entrambi gli emisferi siano coinvolte in
compiti di selezione della risposta. È stato inoltre dimostrato
(Fletcher e coll, 1999, Kalaska e Crammond, 1995) come molte
delle attività a carico delle aree frontali siano in realtà mediate da
un circuito cerebrale che coinvolge le aree posteriori di entrambi
gli emisferi. I meccanismi di selezione della risposta coinvolti nella
produzione del sostantivo derivato dal verbo, potrebbero quindi
richiedere l’interazione tra aree anteriori e posteriori dei due
emisferi. Gli autori hanno suggerito che solamente una lesione
delle aree temporo-parietali destre darebbe luogo ad un deficit
linguistico così selettivo, dal momento che lesioni a carico delle
medesime aree dell’emisfero sinistro produrrebbero un insieme di
deficit linguistici e non linguistici che maschererebbero questo tipo
di disturbo.
L’ipotesi sembrerebbe confermata dal dato che entrambi i
pazienti fornivano prove patologiche in test come il Wisconsin
Card Sorting Test ed il Behavioural Assessment of the
Dysexecutive Syndrome (B.A.D.S.), test che richiedono capacità
di ragionamento, previsione e selezione della risposta.
Riassumendo, è stato spiegato come molte delle parole
utilizzate nella lingua Italiana sono scomponibili, dal punto di vista
25
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
linguistico, in parti dotate di significato autonomo, i morfemi. La
rappresentazione nel lessico mentale dell’informazione
morfologica possiede una propria autonomia ed è organizzata da
principi che non possono essere ricondotti a quelli che governano
la rappresentazione dell’informazione fonologica, ortografica e
semantica. Diversi tipi di relazioni morfologiche possono essere
rappresentati ed elaborati in modo diverso. Una delle distinzioni
fondamentali è quella tra la morfologia flessiva (che svolge un
ruolo prevalentemente sintattico) e derivazionale (che ha invece
una funzione semantico-lessicale). Mentre gran parte degli studi di
neuroimaging ed in ambito afasiologico sembrano attribuire un
ruolo dominante dell’emisfero sinistro nell’elaborazione della
morfologia flessiva, quella derivazionale sembra, almeno in parte,
richiedere anche il coinvolgimento dell’emisfero destro.
Tuttavia, rimangono diversi aspetti da chiarire: il reale ruolo
dell’emisfero destro nell’elaborazione della morfologia
derivazionale, la natura di questo coinvolgimento ed i meccanismi
che entrano in gioco nell’esecuzione di compiti di morfologia
derivazionale.
L’obiettivo principale del presente lavoro sarà quello di indagare
il ruolo dell’emisfero destro nell’elaborazione della morfologia
derivazionale. A tale scopo verrà svolto un esperimento di
risonanza magnetica funzionale con soggetti normali, in cui
verranno paragonati compiti di morfologia derivazionale,
morfologia flessiva e ripetizione utilizzando parole appartenenti a
diverse classi grammaticali. Sarà inoltre selezionato un gruppo di
pazienti con lesioni cerebrali unilaterali destre ai quali verranno
26
Capitolo1 La morfologia: aspetti linguistici e cognitivi
proposte diverse prove di morfologia flessiva e derivazionale allo
scopo di individuare altri casi che presentano il disturbo descritto
da Marangolo e coll. (2003). I pazienti verranno infine sottoposti a
numerosi test neuropsicologici per capire se il deficit di morfologia
derivazionale è presente in associazione con disturbi di altra
natura.
27
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
CAPITOLO 2 ESPERIMENTO 1 CORRELATI NEUROANATOMICI DELLA MORFOLOGIA
DERIVAZIONALE
1. Introduzione
Recentemente molti studi si sono occupati di stabilire i correlati
neuroanatomici di specifiche funzioni linguistiche. Per quanto
riguarda le caratteristiche morfosintattiche delle parole, molti lavori
si sono occupati prinicipalmente della morfologia flessiva. Ulmann
e collaboratori (Ullman et al., 1997; Ullman, 2001) hanno proposto
il modello dichiarativo/procedurale secondo il quale le forme flesse
regolari (ad esempio walked) vengono elaborate attraverso la loro
scomposizione nei singoli morfemi costituenti, tramite un circuito
che attiva le regioni frontali, mentre quelle irregolari (ad esempio
bought) vengono immagazzinate e richiamate in forma intera
attraverso un circuito tempo-parietale. Studi svolti con pazienti
cerebrolesi sembrano confermare il ruolo delle regioni frontali di
sinistra ed in particolare del giro frontale inferiore (LIFG)
nell’elaborazione della morfologia flessiva (Novoa e Ardila, 1987;
Miceli e coll.1989; Tyler, e coll., 2002, De Mornay-Davies e coll,
2002; Shapiro e Caramazza, 2003). Studi di neuroimaging, svolti
con soggetti normali adulti, confermano questo dato (Laine e coll.,
1999; Moro e coll, 2001; Shapiro e coll, 2001; Miceli e coll., 2002;
Tyler e coll2004).
Come accennato nel Capitolo 1, gli affissi flessivi svolgono una
funzione sostanzialmente sintattica, mentre quelli derivazionali
28
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
svolgono una funzione semantico-lessicale. In italiano, i suffissi
flessivi dei sostantivi e degli aggettivi veicolano informazioni
riguardo genere e numero, mentre i suffissi dei verbi specificano il
tempo, il modo, la persona, il genere ed il numero.
La morfologia derivazionale, invece, ha la funzione di creare,
data una parola, distinte unità lessicali che possono differire dalla
base per classe grammaticale ma alla quale sono comunque
relate dal punto di vista semantico (ad esempio gentil-e aggettivo
gentil-ezza sostantivo).
Inoltre, i due meccanismi morfologici differiscono per il tipo di
processo che porta all’attivazione del corretto suffisso: per quanto
riguarda l’italiano, una parola viene regolarmente flessa secondo il
paradigma flessivo proprio di quella parola e questo avviene
grazie all’attivazione dell’unica variante flessiva propria della
parola che si intende produrre.
Al contrario, la produzione del corretto affisso derivazionale non
dipende da una paradigma preesistente ma implica una selezione
tra un alto numero di competitori plausibili. Ad esempio, i due
sostantivi osservazione e osservatore sono corrette derivazioni
del verbo osservare, mentre le parole osservamento ed
osservista, sebbene rappresentino possibili alternative, non sono
parole derivate esistenti (Figura 3).
E’ quindi possibile ipotizzare che l’elaborazione della morfologia
flessiva e di quella derivazionale possano richiedere l’attivazione
di processi cognitivi diversi e quindi di aree cerebrali distinte.
29
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
Fino ad ora, i lavori di neuroimaging presenti in letteratura che
si sono occupati di capire quali fossero le aree cerebrali coinvolte
nell’elaborazione della morfologia derivazionale sono pochi.
Gentili Gentilezza Gentilmente
Gentile Osservare
Osservo Osserviamo Osservereste ………... ………… Osservato ………… Osservazione Osservatore Osservabile ………… …………
Figura3. Modello schematico di rappresentazione lessicale di verbi e aggettivi
Davis e coll (2004), hanno svolto uno studio fMRI in cui hanno
chiesto ai soggetti di leggere singole parole e di premere un tasto
se la parola appena presentata era relata in termini di significato a
quella immediatamente precedente. Gli stimoli erano divisi in
quattro gruppi di parole che differivano per la loro complessità
morfologica (parole semplici, parole monomorfemiche, parole
derivate e parole flesse) e per la classe grammaticale (verbi,
sostantivi e aggettivi). I risultati non hanno mostrato differenze di
attivazione per le parole semplici e quelle complesse. Tuttavia, dal
momento che tutte le parole complesse avevano una relazione
semantica trasparente con la loro base, è possibile che l’assenza
di differenze nell’attivazione sia stata dovuta alla natura del
compito proposto: nel giudicare la presenza di una relazione
30
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
semantica tra le parole presentate, infatti, i soggetti potrebbero
aver preso in considerazione solamente le radici delle parole,
ignorando la natura della loro complessità morfologica.
In un recente lavoro di fMRI, Vannest, e coll. (2003) hanno
comparato la lettura di parole derivate con quella di parole flesse
monomorfemiche, dimostrando un’attivazione dell’area di Broca e
dei gangli della base non soltanto per le parole regolarmente
flesse, ma anche per quelle parole derivate per cui è possibile
ipotizzare un’elaborazione di tipo “decomposto”, e cioè parole che
contengono affiissi produttivi (-ness, -less, -able) e che sono
trasparenti rispetto alla base da cui derivano sia dal punto di vista
fonologico che da quello semantico (darkness, dark). Al contrario,
le parole derivate che non vengono elaborate in modo
decomposto e che non sono completamente trasparenti rispetto
alla base (serenity) non mostravano un incremento di attività in
quelle aree. Gli autori hanno concluso che l’elaborazione
morfologica delle parole del primo tipo si basi su un processo rule-
based, mentre per le parole del secondo tipo è necessaria
un’elaborazione di tipo unitario.
Questa interpretazione sembra essere congruente con gli studi
sperimentali già citati nel Capitolo 1 che hanno dimostrato come,
almeno nella fase di riconoscimento, non tutte le parole derivate
vengono morfologicamente decomposte. Diverse caratteristiche di
queste parole (la trasparenza fonologica e semantica rispetto alla
base, la relazione tra frequenza della parola intera rispetto ai suoi
costituenti) influenzano la probabilità che esse vengano elaborate
in forma decomposta o unitaria (Burani e Caramazza, 1987;
31
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
Marslen-Wilson e coll., 1994; Wurm, 1997; Bertram e coll., 2000;
Burani e Thornton, 2003).
Allo scopo di capire quali fossero le aree cerebrali coinvolte
nell’elaborazione della morfologia derivazionale, sono stati
utilizzati tre compiti per ognuno dei quali sono stati utilizzati verbi,
aggettivi e sostantivi: un compito di derivazione (compito
sperimentale); un compito di morfologia flessiva scelto al fine di
controllare l’elaborazione morfologica coinvolta nel processo di
derivazione; un compito di ripetizione scelto per controllare i
processi di elaborazione uditiva, fonologica, e quelli semantico-
lessicali automaticamente generati dalla presentazione degli
stimoli;
Le parole derivate utilizzate fanno parte di quel tipo di parole
che vengono prodotte utilizzando una strategia decomposizionale,
essendo trasparenti rispetto alla base ed essendo caratterizzate
da suffissi produttivi e frequenti. Considerando che le parole
flesse scelte erano tutte trasparenti e regolari, lo scopo del lavoro
è stato quello di stabilire se le aree attivate dai due processi
morfologici fossero simili.
È ipotizzabile che, oltre ad un coinvolgimento delle aree frontali
di sinistra, responsabili anche dell’elaborazione morfologica di
parole regolarmente flesse, la produzione di parole derivate possa
coinvolgere aree aggiuntive che tradizionalmente sono implicate
nell’elaborazione semantico-lessicale (cfr ad esempio Cappa e
coll., 1998) e nei processi di selezione della risposta (cfr. il già
citato lavoro di Marangolo e coll:, 2003).
32
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
2. Metodi e materiali
2.1. Soggetti
Per questo studio sono stati selezionati dieci soggetti destrimani
(Edinburgh Handedness Inventory, Oldfield, 1971) con età
compresa tra i 21 ed i 29 anni, i quali hanno fornito il consenso
informato per la partecipazione all’esperimento.
2.2. Stimoli
Gli stimoli sperimentali (riportati nell’appendice A) consistevano
in 90 parole suddivise nelle tre classi grammaticali di
appartenenza: 30 verbi nella forma infinita, 30 aggettivi in forma
singolare e 30 sostantivi derivati da verbi (tali verbi erano diversi
rispetto a quelli utilizzati sperimentalmente).
La frequenza media degli stimoli appartenenti alle tre classi
grammaticali era la stessa (Istituto di Linguistica Computazionale,
CNR di Pisa, 1988).
I sostantivi derivati erano semanticamente trasparenti rispetto
alla loro base (divertire-divertimento).
Tutti gli stimoli sono stati letti da uno speaker professionista,
registrati digitalmente, normalizzati per il volume e salvati in
singoli files in formato audio.
2.3. Compiti cognitivi
L’esperimento è stato diviso in tre sessioni durante le quali i
soggetti dovevano ascoltare le parole appartenenti alle tre classi
grammaticali. Per ogni sessione si alternavano tre compiti diversi,
durante i quali ai soggetti è stato chiesto di produrre una parola in
risposta ad ogni stimolo udito. Nella sessione dei verbi, i soggetti
33
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
dovevano produrre il sostantivo derivato corrispondente (compito
di derivazione sostantivo-verbo, ad esempio osservare-
osservazione), oppure il participio passato corrispondente
(compito flessivo verbo-verbo, ad esempio osservare-osservato) o
infine ripetere il verbo udito (compito di ripetizione verbo-verbo, ad
esempio osservare-osservare) (Tabella 1). Nella sessione degli
aggettivi, i soggetti dovevano produrre il sostantivo derivato
corrispondente (compito di derivazione aggettivo-sostantivo, ad
esempio gentile-gentilezza), oppure il plurale dell’aggettivo
ascoltato (compito di flessione aggettivo-aggettivo, ad esempio
gentile-gentili), oppure ripetere l’ aggettivo (compito di ripetizione
aggettivo-aggettivo, ad esempio gentile-gentile). Nella sessione
dei sostantivi derivati, infine, ai soggetti veniva chiesto di produrre
il verbo da cui derivavano (compito di generazione sostantivo-
verbo, ad esempio fallimento-fallire), oppure produrre il plurale di
tali sostantivi (compito flessivo sostantivo-sostantivo, ad esempio
fallimento-fallimenti), oppure ripetere il sostantivo (compito di
ripetizione sostantivo-sostantivo, fallimento-fallimento) (Tabella 1).
E’ importante notare che la produzione del verbo dal sostantivo
derivato non può essere considerata un vero e proprio compito di
derivazione perché non prevede l’aggiunta di un morfema
derivazionale alla radice dello stimolo presentato, ma un ritorno
alla forma base (la forma infinita del verbo).
Sia i sostantivi derivati dai verbi che quelli derivati dagli aggettivi
erano trasparenti in termini di significato rispetto alla loro base. In
questo modo è stato assicurato che la relazione semantica tra
34
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
stimolo e risposta fosse bilanciata tra i compiti flessivi e
derivazionali.
Tabella1. Sommario delle condizioni sperimentali
Derivazione e Generazione Flessione Ripetizione
Verbi
Derivazione del sostantivo dal verbo: osserv-
are --> osserv-azione
Produzione del participio passato:
osserv-are --> osserv-ato
Ripetizione del verbo
Aggettivi
Derivazione del sostantivo
dall’aggettivo: gentil-e --> gentil-ezza
Produzione dell’aggettivo
plurale: gentil-e -->
gentil-i
Ripetizione dell’aggettivo
Sostantivi
Generazione del verbo dal
sostantivo: fall-imento -->
fall-ire
Produzione del sostantivo
plurale: falliment- o -->
falliment--i
Ripetizione del sostantivo
2.4 Sessioni
Le sessioni avevano una durata di 6 minuti e rispettavano un
ordine fisso: sostantivi derivati, aggettivi e verbi. In ogni sessione i
tre compiti si alternavano in blocchi della durata di 15.5 secondi
ciascuno secondo una sequenza randomizzata. Ogni blocco era
preceduto da una fase di istruzione della durata di 3 secondi,
durante la quale veniva presentata una scritta posta al centro
dello schermo che indicava il tipo di compito da svolgere. Tale
fase era poi seguita dalla presentazione uditiva di uno stimolo
ogni 2.5 secondi. Sono stati presentati 6 blocchi di cinque stimoli
35
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
per ogni compito in modo che tutti i 30 stimoli di ogni classe
grammaticale sono stati presentati una volta per ogni compito in
sequenza randomizzata.
Durante l’acquisizione fMRI ai soggetti è stato chiesto di
produrre la risposta subvocalicamente, al fine di evitare artefatti
dovuti dal movimento del capo.
I dati comportamentali sono stati raccolti in due sessioni
separate: nella prima, le condizioni sperimentali erano identiche a
quelle della sessione fMRI. I soggetti erano stati istruiti ad
aspettare la fine dello stimolo prima di fornire le risposte e i tempi
di reazione vocali sono stati registrati a partire dalla fine dello
stimolo fino all’inizio della risposta del soggetto. È doveroso
tuttavia notare che tale istruzione potrebbe aver fornito ai
partecipanti il tempo necessario per preparare la loro risposta, e
quindi risultare in un’assenza di differenze nei tempi di reazione
dei diversi compiti.
Per questo motivo è stato condotto lo stesso esperimento in
una seconda sessione con dieci diversi soggetti e, in questa
occasione, i tempi di reazione sono stati registrati dall’inizio dello
stimolo fino all’inizio della risposta del soggetto.
2.5 Procedure fMRI
Le immagini sono statte acquisite attraverso una macchina
Siemens Vision Magnetom MR system 1.5 t (Siemens Medical
Systems, Erlangen, Germany). Per ogni soggetto è stato acquisito
un set di immagini volumetriche T1 (1 mm isotropic voxels, 220
fette coronali, Siemens multiplanar rapid acquisition gradient echo
36
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
sequence, TR = 11.4 ms, TE = 4.4 ms) e tre serie di immagini
funzionali MR attraverso il blood-oxygenation-level-dependent
imaging (TR = 3 s, TE = 60 ms, 27 fette assiali, matrice di
immagine 64×64, risoluzione piana 3×3 mm, 3.3 mm di spessore
con un gap di 0.7 mm tra le fette, sequential excitation order).
Ogni serie corrispondeva ad una delle sessioni sperimentali
appena descritte. I primi quattro volumi di ogni serie sono stati
esclusi dalla magnetizzazione trasversa steady-state e la
presentazione degli stimoli veniva avviata all’inizio del quinto
volume.
Gli stimoli sono stati generati da un computer (Power Macintosh
G3, Apple Computers, Cupertino, CA, USA) collocato all’esterno
della stanza di RM attraverso un software (LabScript)
implementato in MATLAB (The MathWorks Inc., Natick, MA,
USA), e l’utilizzo delle estensioni Psychophysics Toolbox
(Brainard, 1997; Pelli, 1997). Un video-proiettore a cristalli liquidi
con lenti speciali è stato utilizzato per proiettare le istruzioni scritte
ad un retro-schermo visibile dai soggetti attraverso uno specchio.
Gli stimoli uditivi sono stati presentati attraverso delle cuffie
pneumatiche
2.6 Elaborazione delle immagini ed analisi
Le immagini sono state preprocessate utilizzando SPM99
(Wellcome Department of Cognitive Neurology, London, UK). Le
serie di immagini funzionali dei soggetti sono state corrette per
slice timing e per il movimento della testa, coregistrate
manualmente all’immagine anatomica di ciascun soggetto,
37
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
normalizzate con gli stessi paramtetri con cui sono state
normalizzate le immagini anatomiche (grandezza finale del voxel
3 X 3 X 3 mm) e arrotondate (smoothing) (6mm FWHM). Le
immagini sono poi state analizzate attraverso una metodologia
random-effect (Friston, Holmes e Wors, 1999). È stata stabilita
una significatività a livello del voxel (p < 0.01) ed a livello del
cluster (p < 0.05 corretta per confronti multipli).
Per la visualizzazione delle attivazioni di gruppo è stata
utilizzata la superficie corticale di un cervello “standard” (the
single-subject MNI brain), ricostruito con l’utilizzo del software
FreeSurfer (http://surfer.nmr.mgh.harvard.edu). La definizione
anatomica delle attivazioni è stata fornita dall software Brainshow
basandosi sulla suddivisione anatomica del cervello MNI descritta
da Tzourio-Mazoyer, Landeau, Papathanassiou, Crivello, Etard,
Delcroix, Mazoyer e Joliot (2002), che è stata rmaggiormente
definita attraverso la divisione dei giri principali in porzioni
anteriori/posteriori e superiori/inferiori.
3. Risultati
3.1 Risultati Comportamentali
Come precedentemente riportato, i dati comportamentali sono
stati ottenuti in due sessioni separate. In entrambi i casi nessuno
dei soggetti ha commesso più di un errore per ogni condizione.
Nel primo esperimento (quello in cui la registrazione della
risposta avveniva dalla fine dello stimolo all’inizio della risposta
stessa) un’ ANOVA a due vie in cui il tipo di compito e la classe
38
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
grammaticale erano trattate come variabili entro i soggetti, non ha
mostrato alcuna differenza significativa tra i tempi di reazione.
Nel secondo esperimento è invece emerso un effetto significativo
del tipo di compito (F (2,18)= 9.31, p < .005).
La ripetizione è risultata avere tempi di reazione più rapidi rispetto
ai compiti flessivo e derivazionale, tra i quali non è emersa alcuna
differenza. È inoltre risultato un effetto significativo della classe
grammaticale (F (2,18)= 27.98, p< .0001).
Le risposte agli aggettivi sono state più veloci rispetto a quelle
date ai verbi le quali, a loro volta, sono state più veloci rispetto a
quelle date ai sostantivi.
Anche l’interazione tra la classe grammaticale ed il tipo di compito
era significativa (F (4, 36)= 8.16, p < .001).
Per quanto riguarda la classe dei verbi, i tempi di reazione per la
produzione del sostantivo derivato e del participio passato non
differivano tra loro mentre entrambi i compiti avevano tempi di
reazione più lunghi di quelli della ripetizione. ( p <.002).
Per la classe degli aggettivi il compito di derivazione determinava
tempi di reazione più lenti rispetto alla flessione ed alla ripetizione
(p <.002); queste invece non differivano tra loro.
Per i sostantivi, infine, non è emersa alcuna differenza
significativa tra la generazione del verbo e la ripetizione e le due
condizioni erano più veloci della produzione del plurale (p<.002)
(Figura 4).
39
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
Classe Grammaticale
Derivazione/Generazione 1312 1245 1307Flessione 1297 1197 1353Ripetizione 1254 1202 1308
Verbi Aggettivi Sostantivi
Figura 4. Tempi di reazione vocali nei tre compiti sperimentali
3.2 Risultati fMRI
Il principale interesse di questo studio è stato quello di indagare
i correlati neuroanatomici dell’elaborazione della morfologia
derivazionale. Quindi, come primo passo, sono stati comparati i
due compiti derivazionali (atterrare-atterraggio; bello-bellezza) con
i corrispondenti compiti di ripetizione.
Inoltre è stata confrontata la generazione del verbo dal
sostantivo derivato (montaggio-montare) con la ripetizione del
sostantivo. Va notato che la condizione in cui ai soggetti è stato
chiesto di generare il verbo dal sostantivo derivato non richiede
un’elaborazione di natura derivazionale e quindi è ipotizzabile che
40
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
in questa condizione si possa non osservare un coinvolgimento
delle aree attive nella elaborazione della morfologia derivazionale,
o almeno osservare un coinvolgimento di minore entità.
Le attivazioni significative sono mostrate in Figura 4 ed elencate
nella tabella 2 (a, b, c). Le condizioni derivazionali (sostantivi dai
verbi e dagli aggettivi) attivavano un network comune che
includeva la corteccia frontale ventrolaterale (bilaterale nella
condizione del sostantivo derivato dal verbo e lateralizzata a
sinistra nella condizione del sostantivo derivato dall’aggettivo) e,
bilateralmente, il lobo parietale inferiore. L’attivazione frontale era
sostanzialmente localizzata a livello della pars triangularis e della
pars opercularis del giro frontale inferiore. L’attivazione parietale
includeva la porzione dorsale del lobo parietale inferiore, il solco
intraparietale e si estendeva al giro angolare.
41
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
Figura 4. Aree cerebrali attive nei confronti derivazione/generazione vs ripetizione e flessione vs ripetizione per ogni classe grammaticale. A: aree frontali sinistre. B: aree parietali sinistre. C: aree frontali destre. D: aree parietali destre. E: aree temporali sinistre. F: aree temporo-parieto-occipitali. G: aree occipitali destre. H: aree temporali destre. I: gangli della base.
L’estensione delle attivazioni frontali e parietali era maggiore
nell’emisfero sinistro. Aree aggiuntive di attivazione sono state
trovate nell’area motoria supplementare di sinistra e nel giro
temporale medio per la produzione del sostantivo dal verbo, e a
livello dei gangli della base in entrambe le condizioni.
Come previsto, la generazione del verbo dal sostantivo ha
prodotto un’attivazione del giro frontale inferiore sinistro
42
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
decisamente inferiore (972 mm3) rispetto a quella osservata per i
compiti derivazionali (20.088 e 17.054 mm3 per i sostantivi derivati
dai verbi e dagli aggettivi rispettivamente).
Tabella 2. Aree cerebrali attive nel confronto tra i compiti di derivazione e generazione e la ripetizione per verbi (a), aggettivi (b), e sostantivi (c). Ad ogni cluster attivo è stata assegnata una lettera come in Figura 4. Nella tabella sono stati inseriti l’estensione del cluster (mm3), il valore massimo di Z nel cluster, le localizzazioni anatomiche e le coordinate stereotassiche (x,y,z, in mm) nello spazio MNI (Mazziotta e coll, 1995).
A) Derivazione del sostantivo dal verbo vs ripetizione del verbo
Regioni Sottoregioni Coordinate
Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 44 -53, 28, 24 20,088 mm3 (Z max = 4.26) Giro frontale inferiore (opercular) BA 45 -59, 13, 21 Giro frontale medio (anterior) BA 10 -44, 55, 3 Giro precentrale (inferior) BA 9 -50, 13, 30 Insula -32, 22, 3 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -41, -48, 42 6,102 mm3 (Z max = 4.18) Giro angolare BA 39 -38, -63, 39 Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -35, -69, 54 Lobo parietale superiore (anterior) BA 7 -29, -63, 51 Frontale destro (C) Giro frontale inferiore (triangular) BA 10 66, 22, 18 2,538 mm3 (Z max = 4) Giro frontale inferiore (opercular) BA 9 50, 13, 24 Giro frontale medio (anterior) BA 46 41, 34, 18 Parietale destro (D) Giro angolare BA 39 35, -72, 45 567 mm3 (Z max = 3.57) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 35, -72, 51 Gangli della base Nucleo caudato 20, 4, 24 432 mm3 (Z max = 3.06)
43
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
B) Derivazione del sostantivo dall’aggettivo vs ripetizione dell’aggettivo
Regioni Sottoregioni Coordinate
Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 47 -44, 28, -1 17,064 mm3 (Z max = 5.1) Giro frontale sinistro (opercular) BA 45 -53, 13, 18 Insula -35, 25,-1 Giro frontale medio (posterior) BA 9 -38, 10, 36 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -38, -54, 51 2,565 mm3 (Z max = 3.58) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -26, -69, 54 Giro angolare BA 7 -35, -63, 39 Lobo parietale superiore (anterior) BA 7 -32, -60, 45 Parietale destro (D) Giro angolare BA 39 35, -57, 48 999 mm3 (Z max = 4.31) Lobo parietale inferiore BA 7 32, -54, 45 Frontale mediale Area motoria supplementare BA 6 -5, 13, 60 918 mm3 (Z max = 3.37) Temporale sinistro (E) Giro temporale medio (posterior) BA 22 -59, -39, 3 594 mm3 (Z max = 3.51) Giro temporale medio (anterior) BA 22 -56, -33, 3 Gangli della base Nucleo caudato 20, 4, 24 648 mm3 (Z max = 3.64) Globo pallido -20, 7, 3
C) Generazione del verbo dal sostantivo vs ripetizione del sostantivo
Regioni Sottoregioni Coordinate Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 44 -53, 28, 30 972 mm3 (Z max = 3.33) Giro frontale inferiore (opercular) BA 45 -53, 16, 21 Giro precentrale (inferior) BA 44 -41, 10, 30
Per verificare a quale livello il circuito fronto-parietale osservato
riflettesse l’elaborazione della morfologia derivazionale, sono stati
confrontati i due compiti flessivi (flessione del verbo, atterrare-
atterrato e degli aggettivi, bello-belli) con i rispettivi compiti di
ripetizione. È ragionevole ipotizzare che le aree attive durante i
compiti derivazionali non siano anche attive (o attive in minore
entità) nei compiti flessivi, dal momento che, sebbene entrambi i
compiti abbiano richiesto un’elaborazione morfologica degli
stimoli, solamente nel compito derivazionale era necessaria
un’elaborazione di natura semantico-lessicale. Le attivazioni
44
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
significative sono mostrate in figura 4 ed elencate nella tabella 3. Il
pattern di attivazione osservato era sostanzialmente differente
rispetto a quello osservato per la derivazione. La flessione del
verbo attivava il giro frontale inferiore ed il lobo parietale inferiore,
ma tale circuito era lateralizzato a sinistra e l’estensione delle
attivazioni era generalmente inferiore rispetto a quella prodotta dal
compito derivazionale (giro frontale inferiore: 4,401 vs. 20,088
mm3; lobo parietale inferiore: 1,998 vs. 6,102 mm3). La flessione
degli aggettivi e dei sostantivi, invece, non attivava le aree fronto-
parietali. La flessione dei sostantivi produceva un’area di
attivazione molto ridotta a livello dell’insula di sinistra. Ulteriori
aree di attivazione legate all’elaborazione della morfologia flessiva
sono state osservate a livello delle regioni mediali, del lobo
paracentrale, del cingolo medio, e delle regioni temporali inferiori
e parieto-occipitali.
Tabella 3. Aree cerebrali attive nel confronto tra il compito flessivo e la ripetizione. I dettagli sono gli stessi di quelli riportati in tabella 2 A) Flessione del verbo vs ripetizione del verbo
Regioni Sottoregioni Coordinate Frontale sinsitro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 45 -50, 43, 6 4,401 mm3 (Z max = 3.88) Giro precentrale (inferior) BA 6 -53, 4, 18 Giro frontale inferiore (opercular) BA 45 -59, 13, 21 Giro frontale medio (anterior) BA 10 -44, 55, 3 Giro frontale medio (posterior) BA 9 -35, 10, 36 Giro precentrale (superior) BA 44 -50, -3, 48 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -44, -42, 48 1,998 mm3 (Z max = 4.28) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -29, -69, 51 Giro angolare BA 7 -38, -72, 45 Frontale mediale Lobo paracentrale BA 6 -11, -18, 69 675 mm3 (Z max = 3.27) Area motoria supplementare -11, -9, 78 Temporale sinistro (E) Giro temporale inferiore (posterior) BA 37 -47, -57, -13 324 mm3 (Z max = 3.23)
45
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
B) Flessione dell’aggettivo vs ripetizione dell’aggettivo Regioni Sottoregioni Coordinate
Frontale destro (C) Giro frontale destro (posterior) BA 6 47, -6, 57 297 mm3 (Z max = 3.48) Frontale mediale Lobo paracentrale BA 7 -5, -27, 57 324 mm3 (Z max = 3.52) Temporo-parieto-occipitale sinsitro (F)
Giro occipitale medio BA 19 -38, -72, 24
1,539 mm3 (Z max = 3.83) Giro angolare -53, -69, 27 Occipitale destro (G) Giro occipitale medio BA 19 32, -84, 15 405 mm3 (Z max = 2.63) Giro occipitale superioreBA 19 26, -96, 15
C) Flessione del sostantivo vs ripetizione del sostantivo
Regioni Sottoregioni Coordinate
Frontale sinistro (A) Insula -38, 19, -1 297 mm3 (Z max = 3.86) Frontale mediale Cingolo anteriore BA 32 8, 25, 27 702 mm3 (Z max = 3.34) Cingolo medio BA 32 2, 7, 42 Temporale destro (H) Giro temporale superiore (polar) BA 38 52, 4, -12 459 mm3 (Z max = 3.99)
Per riassumere, quando è stata utilizzata la ripetizione come
compito di controllo, i pattern di attivazione osservati per i compiti
derivazionali e flessivi, erano molto differenti tra loro. I compiti
derivazionali coinvolgevano un circuito fronto-parietale bilaterale,
mentre tale circuito (lateralizzato a sinistra) era coinvolto
esclusivamente nella flessione del verbo e l’estensione delle aree
attivate era nettamente inferiore rispetto a quella osservata nella
condizione di derivazione.
Per approfondire ulteriormente le differenze tra il compito di
derivazione ed il compito flessivo, le due condizioni sono state
confrontate direttamente (figura 5 e tabella 4). I processi
derivazionali (derivazione del sostantivo dal verbo e dall’aggettivo)
46
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
attivavano l’emisfero sinistro nel giro frontale inferiore e nel lobo
parietale inferiore mentre la generazione del verbo dal sostantivo
non produceva alcuna attivazione significativa. Inoltre sono state
osservate anche aree attive localizzate nell’emisfero destro: la
derivazione del sostantivo dal verbo attivava regioni frontali,
mentre nella derivazione del sostantivo dall’aggettivo la regione
parietale.
Figura 5. Aree cerebrali attive nel confronto derivazione/generazione vs
flessione per le tre classi grammaticali. I dettagli sono gli stessi di quelli
riportati in Figura 4.
47
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
Tabella 4. Aree cerebrali attive nel confronto tra i compiti di derivazione e generazione e quello flessivo. I dettagli sono gli stessi di quelli riportati nelle Tabelle 2 e 3.
A) Derivazione del sostantivo dal verbo vs flessione del verbo
Regioni Sottoregioni Coordinate
Frontale sinistro(A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 45 -41, 34, 3 9,666 mm3 (Z max = 3.97) Giro frontale inferiore (opercular) BA 44 -56, 19, 33 Giro precentrale (inferior) BA 44 -50, 10, 30 Giro frontale medio (anterior) BA 46 -47, 37, 21 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 40 -32, -57, 39 1,836 mm3 (Z max = 3.81) Lobo parietale superiore (posterior) BA 7 -32, -66, 48 Frontale destro (C) Giro frontale inferiore (triangular) BA 44 56, 19, 24 189 mm3 (Z max = 2.61) Giro frontale inferiore (opercular) BA 9 47, 19, 27 Gangli della base Nucleo caudato 20, 4, 18 432 mm3 (Z max = 3.06)
B) Derivazione del sostantivo dall’aggettivo vs flessione dell’aggettivo
Regioni Sottoregioni Coordinate
Frontale sinistro (A) Giro frontale inferiore (triangular) BA 46 -47, 31, 21 9,342 mm3 (Z max = 4.08) Giro frontale inferiore (opercular) BA 44 -47, 10, 18 Giro precentrale (inferior) BA 6 -38, 4, 30 Giro frontale medio (posterior) BA 9 -38, 13, 36 Giro frontale medio (anterior) BA 46 -44, 43, 18 Parietale sinistro (B) Lobo parietale inferiore BA 7 -38, -54, 54 1,782 mm3 (Z max = 3.54) Giro angolare BA 39 -35, -63, 39 Lobo parietale superiore (anterior) BA 7 -32, -63, 45 Parietale destro (D) Lobo parietale inferiore BA 7 38, -54, 48 270 mm3 (Z max = 2.81) Frontale mediale Area motoria supplementare BA 6 -5, 13, 60 297 mm3 (Z max = 3.28)
4. Discussione
Lo scopo del presente studio è stato quello di indagare quali
fossero le aree cerebrali attive durante l’elaborazione della
morfologia derivazionale, confrontandole con quelle attive durante
l’elaborazione della morfologia flessiva. I risultati hanno dimostrato
che sebbene i due processi condividano l’attivazione di alcune
48
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
aree, il coinvolgimento di un network fronto-parietale sembra
essere specifico per la morfologia derivazionale.
Verrà quindi discussa l’importanza delle singole aree descritte e
il loro ruolo nell’elaborazione della morfologia derivazionale.
Regioni fronto-parietali sinistre Come indicato nell’introduzione, è stato ipotizzato che,
nell’elaborazione della morfologia flessiva, sono coinvolti due tipi
di processi: un sistema frontale sinistro responsabile della
decomposizione morfologica delle forme regolarmente flesse, e
un sistema temporo-parietale per l’elaborazione in forma unitaria
di forme irregolari (Ulmann, Corkin, Coppola, Hickok, Growdon,
Koroshetz e Pinker, 1997; Ulmann, 2001).
Inoltre, studi su pazienti afasici e di fMRI hanno dimostrato come
le regioni frontali e, nello specifico il giro frontale inferiore sinistro,
sono attive in compiti si elaborazione morfologica (Laine, Rinne,
Krause, Teras e Sipila, 1999; Moro, Tettamanti, Perani, Donati,
Cappa, e Fazio 2001; Shapiro, Pascual-Leone, Mottaghy,
Gangitano, e Caramazza 2001; Miceli, Turriziani, Caltagirone,
Capasso, Tomaiolo , e Caramazza; Tyler, Bright, Fletcher, e
Stamatakis, 2004).
Ciò ha portato alcuni autori ad ipotizzare che tali aree avrebbero
un ruolo attivo nella decomposizione morfologica di parole flesse
e di parole derivate fonologicamente trasparenti rispetto alla loro
base (Vannest e coll., 2003; Tyler e coll., 2004).
Nel presente studio, il giro frontale inferiore è risultato attivo
quando compiti derivazionali e flessivi sono stati confrontati con
compiti di ripetizione. Dal momento che è ipotizzabile che le
49
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
parole derivate utilizzate siano state elaborate in forma
decomposta perché fonologicamente trasparenti rispetto alla
base, i risultati sembrano dimostrare come le aree trovate attive
abbiano un ruolo importante nei processi di decomposizione
morfologica.
È interessante inoltre notare che, quando confrontati
direttamente i compiti derivazionali e flessivi, rimangono attive
diverse porzioni del giro frontale inferiore (la pars triangularis, area
45 e quella opercularis, area 45). Questo dato supporta l’ipotesi
che l’attività di queste aree sia legata all’elaborazione di
componenti specifiche coinvolte nel compito derivazionale.
Il concetto che il giro frontale inferiore sinistro sia coinvolto in
processi di elaborazione semantico-lessicale è generalmente
accettato (Waburton e coll, 1996; Cappa e coll., 1999; Perani e
coll., 1999). Studi recenti di neuroimaging suggeriscono che
l’attività del giro frontale inferiore sinistro non sia dovuta
all’elaborazione semantica di per sé, ma piuttosto derivi dalla
necessità di selezionare l’informazione corretta tra possibili
alternative (Thompson-Schill e coll., 1997; Desmond e coll., 1998;
Thompson-Schill e coll., 1999; Nathaniel-James e Frith, 2002).
Numerosi studi svolti con soggetti cerebrolesi confermano questa
ipotesi: lesioni a carico del giro frontale inferiore, infatti, possono
rendere deficitaria la prestazione in compiti di completamento di
frasi ed associazione lessicale ma solamente quando la scelta da
effettuare è tra numerose risposte possibili (Robinson e coll.,
1998). Inoltre il giro frontale inferiore sembra anche essere
50
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
coinvolto in compiti di generazione di verbi in condizioni in cui il
numero di alternative è alto (Thompson-Schill e coll., 1997).
Come già accennato nel primo capitolo (figura 3), l’elaborazione
della morfologia derivazionale implica, a differenza della
morfologia flessiva, sia l’attivazione di processi semantico-lessicali
che la selezione del corretto suffisso tra un set di numerose
possibili alternative. Sembra quindi ipotizzabile che la maggiore
attivazione riscontrata nelle regioni frontali nei compiti
derivazionali rifletta il coinvolgimento di questi processi.
Un altro risultato interessante è l’attivazione delle regioni
parietali. In letteratura sono stati riportati casi di pazienti con
lesioni parietali che commettevano errori di natura morfologica
(Silveri e Di Betta, 1997; Marangolo e coll., 2003), sebbene sia
generalmente accettato che tali aree sono coinvolte in processi di
elaborazione delle componenti semantico-lessicali delle parole
(Alexander, e coll;, 1989; Frith e coll., 1991; Demonet e coll.,
1992; Warburton e coll., 1996; Binder e coll., 1997). Sembra
quindi piuttosto improbabile ipotizzare che il coinvolgimento delle
aree parietali sia determinato dall’elaborazione delle componenti
morfologiche degli stimoli presentati.
La presenza di attivazioni parietali nel nostro studio potrebbe
piuttosto essere riconducibile al fatto che i processi di derivazione
implicano l’attivazione di meccanismi semantico-lessicali coinvolti
specificatamente nella generazione di una forma lessicale distinta
rispetto alla base in termini di significato. Una dimostrazione
indiretta di questa specificità è fornita dall’assenza di attivazioni
parietali nella condizione in cui i soggetti erano chiamati a
51
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
generare un verbo partendo dal sostantivo derivato
corrispondente: tale condizione, come il compito derivazionale,
implica infatti l’attivazione di componenti di produzione lessicale
ed un cambio di categoria grammaticale, ma non della funzione di
formazione lessicale. Il coinvolgimento delle aree parietali
potrebbe quindi dipendere dall’attivazione di componenti
semantico-lessicali coinvolte nella generazione di una parola
nuova e che entrano specificatamente in gioco nel compito
derivazionale.
Regioni fronto-parietali destre Nella condizione in cui ai soggetti è stato chiesto di derivare un
sostantivo da un verbo, sono emerse attivazioni a carico delle
regioni frontali ventrolaterali e di quelle parietali dell’emisfero
destro così come di quelle fronto-parietali sinistre. Quando il
compito derivazionale é stato direttamente confrontato con quello
flessivo, non si è riscontrata l’attivazione delle aree parietali
destre. Nella condizione di derivazione del sostantivo
dall’aggettivo, inoltre, è stata osservata un’attivazione a carico del
lobo parietale inferiore sinistro.
Sebbene non sia possibile trarre delle conclusioni definitive circa
questo dato, è interessante notarne la relazione con il pattern di
errori di morfologia derivazionale recentemente osservato nel già
citato caso di due pazienti con lesioni unilaterali destre
(Marangolo e coll., 2003) che presentavano una selettiva
incapacità a produrre sostantivi derivati da verbi. E’ interessante
notare che i due pazienti presentavano una lesione a carico delle
aree temporo-parietali destre che si estendeva frontalmente a
52
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
livello sottocorticale e che coinvolgeva, in uno dei due pazienti, il
giro frontale superiore.
Come precedentemente descritto, gli autori hanno ipotizzato
che il disturbo osservato nei due pazienti potrebbe non essere
strettamente di natura linguistica, ma interpretato come un deficit
a carico dei meccanismi di selezione della risposta. Alcune
strutture frontali cortico-sottocorticali di entrambi gli emisferi
sembrano infatti essere coinvolte in compiti di selezione della
risposta e molte delle attività a carico delle aree frontali sono in
realtà mediate da un circuito cerebrale che coinvolge le aree
posteriori di entrambi gli emisferi. I meccanismi di selezione della
risposta coinvolti nella produzione del sostantivo derivato dal
verbo, potrebbero quindi richiedere l’interazione tra aree anteriori
e posteriori dei due emisferi e perciò essere selettivamente
compromesse nel caso dei due pazienti. E’ quindi plausibile
supporre che le aree fronto-parietali destre descritte nel presente
studio possano avere un ruolo fondamentale all’interno di questa
interazione ed essere coinvolte nei processi di selezione della
risposta necessari per svolgere il compito derivazionale.
5. Conclusioni
Lo scopo di questo esperimento è stato quello di indagare le
componenti neuroanatomiche coinvolte nell’elaborazione della
morfologia derivazionale. I dati hanno mostrato che la derivazione
di un sostantivo da un verbo o da un aggettivo attiva
principalmente un circuito fronto-parietale sinistro. L’attivazione
delle aree frontali, ed in particolare del giro frontale inferiore,
conferma l’ipotesi che queste aree svolgono un ruolo
53
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
fondamentale nell’elaborazione delle componenti morfologiche
delle parole.
Il risultato più interessante è l’attivazione di aree cerebrali
destre riscontrata nell’esecuzione del compito sperimentale, dato
questo che sembra confermare l’ipotesi di un possibile ruolo
dell’emisfero destro in compiti di morfologia derivazionale.
Tuttavia, la sovrapposizione di questi dati funzionali con quelli
anatomici descritti da Marangolo e coll. (2003) è solamente
parziale: nel presente lavoro, sono emerse attivazioni a carico
delle aree fronto-parietali destre soltanto nel caso in cui la
derivazione del sostantivo dal verbo è stata contrastata con la
ripetizione del verbo, mentre nel caso degli aggettivi l’attivazione
frontale non è stata riscontrata. Quando sono stati contrastati i
compiti derivazionali con quelli flessivi, invece, le aree frontali
erano attive durante la produzione del sostantivo derivato dal
verbo e quelle parietali durante la derivazione del sostantivo
dall’aggettivo. I due casi descritti da Marangolo e coll. (2003),
invece, presentavano una lesione a carico delle aree temporo-
parietali destre che si estendeva frontalmente a livello
sottocorticale e che coinvolgeva, in uno dei due pazienti, il giro
frontale superiore.
Sembra quindi chiaro che l’emisfero destro svolga un ruolo
nell’elaborazione della morfologia derivazionale, anche se non
sembra facile capire quali specifiche aree siano direttamente
coinvolte.
Nel prossimo capitolo sarà selezionato un gruppo di pazienti
con lesioni cerebrali unilaterali destre ai quali verranno proposte
54
Capitolo 2 Esperimento 1 Correlati neuroanatomici della morfologia derivazionale
diverse prove morfologiche allo scopo di verificare l’eventuale
esistenza di altri casi che presentano il disturbo descritto da
Marangolo e coll. (2003). La presenza di altri soggetti cerebrolesi
destri con un deficit selettivo a carico della morfologia
derivazionale permetterebbe di confermare un coinvolgimento
dell’emisfero destro in tale compito e quindi indagare la natura di
tale coinvolgimento. Come già accennato, le due possibili
spiegazioni di tale coinvolgimento sono una di natura linguistica e
l’altra riguardante l’attivazione di meccanismi di selezione della
risposta. L’obiettivo del presente lavoro è quello di verificare
l’ipotesi che nel compito di produzione del sostantivo derivato dal
verbo, entrino in gioco processi di selezione della risposta.
55
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
CAPITOLO 3 ESPERIMENTO 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
1.Introduzione
Come già descritto nella sezione introduttiva, recentemente,
Marangolo e coll. (2003) hanno descritto il caso di due soggetti
che, in presenza di una lesione cerebrale a carico dell’emisfero
destro ed in assenza di deficit di natura afasica, presentavano un
disturbo nella produzione di morfemi derivazionali ma non flessivi.
Tale incapacità risultava selettiva nel caso in cui, dato un verbo
nella forma infinita, ai soggetti veniva chiesto di produrre il
sostantivo derivato corrispondente.
La maggior parte degli errori consisteva nella sostituzione del
morfema derivazionale con un morfema verbale flessivo,
solitamente il participio passato (dato il verbo liberare, i soggetti
rispondevano liberato invece di liberazione).
Gli autori hanno fornito due possibili spiegazioni di tale disturbo:
una interpretazione linguistica ed un’interpretazione basata
sull’ipotesi di un coinvolgimento di meccanismi di “selezione della
risposta”.
Per quanto riguarda l’ipotesi linguistica, gli autori hanno fatto
riferimento alle diverse modalità di elaborazione lessicale che
caratterizzano i due emisferi: mentre l’emisfero sinistro é
responsabile dell’attivazione del significato dominante di una
determinata unità lessicale, l’emisfero destro (leso, nel caso dei
due soggetti) è in grado di attivare i significati di più bassa
56
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
frequenza d’uso e che hanno relazione semantica più periferica
rispetto alla base.
Il disturbo di morfologia derivazionale dei soggetti potrebbe
quindi derivare proprio da una compromissione della capacità di
attivare unità lessicali che sono meno legate a livello semantico
alla forma infinita del verbo, come il sostantivo derivato.
Tuttavia, il disturbo osservato nei due soggetti potrebbe essere
interpretato come un deficit a carico dei meccanismi di selezione
della risposta.
I meccanismi di selezione della risposta coinvolti nella
produzione del sostantivo derivato dal verbo, potrebbero quindi
dipendere dall’attività di aree frontali bilaterali e queste richiedere
la mediazione di aree più posteriori (Marangolo e coll., 2003;
Fletcher e coll., 1999; Kalaska e coll., 1993).
In riferimento ai soggetti descritti da Marangolo e coll., gli autori
hanno suggerito che la lesione a carico delle aree temporo-
parietali e delle strutture cortico-sottocorticali frontali destre
darebbe luogo ad un simile deficit, dal momento che i disturbi
linguistici prodotti da una lesione a carico delle stesse aree di
sinistra, maschererebbero un deficit così selettivo.
Tale ipotesi è supportata da studi recenti che hanno dimostrato
come, in compiti in cui viene richiesta l’attivazione di meccanismi
di selezione della risposta, alcune strutture frontali cortico-
sottocorticali di entrambi gli emisferi svolgano un ruolo
fondamentale. In un lavoro di fMRI, Desmond e coll. (1995) hanno
presentato a soggetti normali radici di parole che i soggetti
dovevano completare. In una condizione le possibili alternative
57
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
erano molte (condizione many), mentre in una seconda
condizione erano meno numerose (condizione few). Dai risultati è
emersa un’attivazione del giro frontale inferiore medio e del
nucleo caudato di sinistra nella condizione many, dato questo che
ha portato gli autori a concludere che l’attivazione di tali aree è
associata ai meccanismi di selezione della risposta coinvolti in
compiti in cui è necessario scegliere una risposta tra numerose
alternative plausibili.
Risultati simili sono stati ottenuti da Bunge e coll. (2002) i quali
hanno sottoposto i soggetti del loro studio fMRI all’ Eriksen-
Flanker task: il compito consisteva nella presentazione di una
lettera al centro tra due distrattori ed i soggetti dovevano nel
premere un tasto alla presentazione della lettera B o della lettera
H e un altro tasto alla presentazione delle lettere T o F. Il compito,
inoltre, prevedeva tre diverse condizioni in relazione ai distrattori
presentati contemporaneamente alla lettera target: una condizione
neutra , in cui i distrattori erano semplici asterischi (* B *), una
condizione congruente, in cui i distrattori appartenevano allo
stesso gruppo della lettera target (t F t) ed una condizione
incongruente, in cui la presenza dei distrattori creava un conflitto
nella risposta (t B t). I risultati hanno mostrato l’attivazione di aree
prefrontali laterali e del cingolo anteriore nella condizione
incongruente, nella quale ai soggetti era chiesto di selezionare
una risposta tra due alternative in competizione.
Inoltre, sembra generalmente accettato il ruolo fondamentale
svolto dalla corteccia prefrontale dorsolaterale in compiti in cui,
nella selezione della risposta corretta, deve essere attivato un
58
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
processo di controllo in grado di sopprimere una possibile ma
errata risposta “prepotente” (ad esempio nello Stroop task)
(Cohen e coll;, 1990, Cohen e Servan-Schreiber, 1992, Badre e
Wagner, 2004).
Per esplorare ulteriormente l’idea che nel processo di
produzione di sostantivi derivati da verbi siano coinvolti
meccanismi di selezione della risposta, sembra quindi necessario
indagare quanto il disturbo sia diffuso in soggetti con lesione
emisferica destra.
A questo scopo sono stati selezionati 12 soggetti cerebrolesi
con lesione unilaterale destra (cfr. tabella 5 per una descrizione
della natura e della sede delle lesioni cerebrali) ai quali verranno
somministrate diverse prove di morfologia derivazionale al fine di
individuare altri soggetti che manifestano il disturbo.
Oltre alla somministrazione dei compiti morfologici, i soggetti
verranno sottoposti ad un accurato screening neuropsicologico
per verificare la possibile copresenza di deficit cognitivi di altra
natura. Verrà infine proposta ai soggetti una prova in cui venga
richiesta l’attivazione di processi di selezione e controllo della
risposta. L’ipotesi è che esistono altri soggetti che manifestano il
deficit nell’elaborazione della morfologia derivazionale, che tale
disturbo non è riconducibile ad un generico deficit cognitivo
valutabile attraverso la somministrazione di test standard, ma che
dipenda da una specifica incapacità nell’attivare processi di
selezione della risposta in condizioni in cui è necessario fare una
scelta tra numerose alternative possibili e sopprimere una risposta
prepotente.
59
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
2. Soggetti
Sono stati selezionati 12 soggetti con un’età compresa tra i 49
e gli 82 anni ed una scolarità compresa tra gli 8 e i 18 anni di
scolarità. Tabella5. Età, scolarità e sede lesionale dei soggetti selezionati
Età Scolarità (anni) Sede lesione
C.I. 67 19 capsulo-lenticolare
G.G. 49 13 temporale
M.M. 59 13 capsulo-lenticolare e corona radiata
N.P. 54 12 fronto-temporo-parietale
R.L. 49 8 lenticolo-capsulare e frontale
C.A. 69 8 fronto-temporale
F.I. 57 13 gangli della base
C.P. 53 16 fronto-temporo-parietale
Gil.G. 73 18 nucleo caudato
P.F. 63 17 parieto-temporale
G.M.P. 82 18 parietale, corona radiata, centri semiovali
G.A. 54 15 temporale, capsula interna, corona radiata
Tutti i soggetti erano destrimani e ricoverati presso la
Fondazione I.R.C.C.S. S. Lucia per svolgere un ciclo di
riabilitazione neuromotoria . I soggetti, inoltre, presentavano una
lesione unilaterale di natura vascolare a carico dell’emisfero
destro e non mostravano deficit di natura afasica.
3. Prove di morfologia derivazionale
Allo scopo di indagare quanto il disturbo dell’elaborazione della
morfologia derivazionale sia diffuso in soggetti con lesioni
60
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
cerebrali unilaterali destre, sono state somministrate diverse prove
di morfologia derivazionale:
• Verbi e sostantivi: ai soggetti sono stati presentati
oralmente 144 verbi (la lista completa degli stimoli è riportata in
Appendice B) nella forma infinita ed il loro compito era quello di
produrre il sostantivo derivato corrispondente (atterrare –
atterraggio). Inoltre, è stato chiesto loro di svolgere il compito
opposto e cioé di produrre i 144 verbi partendo dai corrispondenti
sostantivi derivati (liberazione-liberare) (in tabella 6 è riportato il
numero di errori commessi dai soggetti in queste due prove ed in
quelle che verranno di seguito descritte).
• Aggettivi e sostantivi: ai soggetti sono stati presentati
oralmente 84 aggettivi maschili singolari (Appendice B) ed il loro
compito era quello di produrre il sostantivo derivato
corrispondente (bello- bellezza). Inoltre, è stato chiesto loro di
svolgere il compito opposto (lentezza-lento).
• Sostantivi e sostantivi: ai soggetti sono stati presentati
oralmente 40 sostantivi maschili singolari (Appendice B) ed il loro
compito era quello di produrre il sostantivo derivato
corrispondente (benzina- benzinaio). Inoltre, è stato chiesto loro di
svolgere il compito opposto (gelataio-gelato).
I diversi compiti sono stati presentati in modo randomizzato ai
soggetti. Durante ogni somministrazione, per ogni lista sono stati
presentati 10 stimoli. Ogni lista è stata completata in giorni diversi
e il numero totale di sessioni, necessario per completarla, variava
in funzione del numero di stimoli.
61
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Tabella 6. Numero di errori commessi dai soggetti nelle diverse prove morfologiche
verb-sos atterrare-
atterraggio
sos-verb atterraggio-
atterrare
agg-sos bello-
bellezza
sos-agg bellezza-
bello
sos-sos1 benzina-benzinaio
sos-sos2 benzinaio-benzina
C.I. 4/144 0/144 1/84 0/84 2/40 0/40
G.C. 47 /144 0/144 8/84 1/84 3/40 0/40
M.M. 16/144 0/144 1/84 0/84 0/40 0/40
N.P. 91 /144 5/144 8/84 1/84 1/40 0/40
R.L. 58 /144 5/144 5/84 2/84 4/40 0/40
C.A. 31 /144 1/144 4/84 1/84 2/40 0/40
F.I. 93 /144 0/144 11/84 3/84 2/40 0/40
C.P. 10/144 0/144 6/84 0/84 1/40 0/40
Gil.G. 4/144 0/144 4/84 1/84 1/40 0/40
P.F. 3/144 0/144 1/84 0/84 0/40 0/40
G.M.P. 6/144 0/144 2/84 0/84 0/40 0/40
G.A. 43 /144 1/144 4/84 1/84 0/40 1/40
Come è possibile osservare dalla tabella 6, l’unica prova in cui
si osserva un numero consistente di errori è quella in cui ai
soggetti è stato presentato un verbo ed è stato chiesto loro di
produrre il corrispondente sostantivo derivato.
I dati appena descritti, tuttavia, non possono essere
considerati in modo unitario, dal momento che soltanto 6 dei
soggetti testati (G.C., N.P., R.L., C.A., F.I., G.A.) presentavano
una selettiva difficoltà in questa condizione.
62
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Tabella 7. Descrizione degli errori commessi dai sei soggetti che presentavano una selettiva difficoltà nella condizione di derivazione di sostantivi derivati da verbi.
ERRORI
PZ flessivi derivazionali omissioni altro
G.C. 45 (43 PP, 2 IP) 0 0 2
N.P. 78 (75 PP, 3 IP) 6 3 4
R.L. 40 (6 PP, 34 IP) 11 5 2
C.A. 27 (27 PP) 2 0 2
F.I. 93 (83 PP, 10 IP) 0 0 0
G.A. 39 (37 PP, 2 IP) 0 4 2
Legenda: PP: participio passato; IP indicativo presente, prima persona
Gli errori commessi dai soggetti sono stati divisi in quattro
diverse categorie: errori flessivi (produzione di un morfema
flessivo al posto di quello derivazionale (atterraggio –
atterrato/atterro)), errori derivazionali (produzione di un morfema
derivazionale errato (atterraggio – atterrazione)), omissioni ed
errori che non potevano essere inclusi in alcuna delle tre
categorie appena descritte (altro).
La maggior parte degli errori commessi consistevano nella
sostituzione del morfema derivazionale con un morfema flessivo
e, specificatamente, nella produzione del participio passato al
posto del sostantivo derivato (tabella 7).
Prima di dimostrare che questo risultato, analogo a quello
presentato da Marangolo e coll. (2003), possa dipendere da un
danno a carico dei meccanismi di selezione e controllo della
risposta coinvolti nel processo di identificazione del sostantivo
63
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
derivato all’interno del vasto paradigma di forme verbali flesse e
derivate, gli stessi 12 soggetti sono stati sottoposti ad una serie
di prove neuropsicologiche al fine di controllare l’eventuale
presenza di una correlazione tra il deficit morfologico ed
eventuali deficit di natura cognitiva.
4.1 Ragionamento logico-deduttivo
I 12 soggetti selezionati sono stati sottoposti al Raven
Coloured Progressive Matrices test al fine di indagare le capacità
di ragionamento logico deduttivo su materiale non verbale
(Tabella 8).
Tabella 8. Punteggi equivalenti calcolati sulla base dei punteggi grezzi ottenuti dai soggetti al Raven Coloured Progressive Matrices (dati normativi di Spinnler e Tognoni, 1987).
PUNTEGGIO EQUIVALENTE
C.I. PE 3
G.G. PE 3
M.M. PE 4
N.P. PE 0
R.L. PE 0
C.A. PE 0
F.I. PE 4
C.P. PE 2
Gil.G. PE 4
P.F. PE 0
G.M.P. PE3
G.A. PE 1
Legenda: PE 0: prestazione patologica; PE 1: prestazione ai limiti inferiori della norma; PE 2, 3, 4: prestazione normale.
64
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
4.2 Funzioni esecutive
Entrambi i soggetti descritti da Marangolo e coll. (2003), oltre
alla difficoltà selettiva nel produrre sostantivi derivati da verbi,
presentavano punteggi patologici in prove somministrate allo
scopo di valutare le funzioni esecutive.
Al fine di confermare questo dato, i 12 soggetti selezionati nel
presente studio sono stati sottoposti a prove di fluenza verbale
su categorie semantiche e fonologiche, al Wisconsin Card
Sorting Test (Heaton e coll, 1993), ed al test Torre di Londra
(Tabella 9).
Tabella 9. Punteggi ottenuti dai soggetti in prove di funzioni esecutive
PZ FLUENZA FONEMICA
FLUENZA SEMANTICA WISCONSIN TORRE DI
LONDRA C.I. PE 3 PE 4 normale normale
G.G. PE 4 PE 4 normale normale
M.M. PE 2 PE 3 normale normale
N.P. PE 4 PE 4 normale normale
R.L. PE 0 PE 1 normale normale
C.A. PE 4 PE 4 normale normale
F.I. PE 4 PE 4 normale normale
C.P. PE 1 PE 2 normale normale
Gil.G. PE 1 PE 1 normale normale
P.F. PE 2 PE 0 patologico normale G.M.P
. PE 0 PE 2 patologico normale
G.A. PE 0 PE 1 normale normale
65
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
4.3 Attenzione
Infine i soggetti sono stati sottoposti a prove in grado di
valutare le funzioni attentive: prove di eminegligenza spaziale
(test Wundt-Jastrow, test Barrage Albert, test di cancellazione
Diller e lettura di frasi) e prove di allerta, attenzione selettiva ed
attenzione divisa (valutate attraverso una batteria di test
computerizzata, Zimmermann e Fimm, 1994) (Tabella 10).
Tabella 10. Punteggi ottenuti dai soggetti nelle prove di attenzione. pr= punteggio relativo. Il pr viene considerato patologico se inferiore o uguale a 10; ns= non somministrabile
ATTENZIONE
PZ Neglect Selettiva Allerta Divisa C.I. no pr=46 pr= 46 pr=5
G.G. no pr= 98 normale pr=5 M.M. no pr=58 pr=5 pr=21 N.P. lieve pr= 93 normale pr>99 R.L. lieve pr=27 pr= 2 pr= 1 C.A. medio pr<1 pr=1 pr<1 F.I. no pr<1 pr=1 pr=27 C.P. lieve pr<1 pr<1 ns
Gil.G. no pr= 31 normale pr= 27 P.F. medio-grave pr=2 pr=5 pr=2
G.M.P. medio-grave ns ns ns G.A. medio pr=4 pr<1* pr= 98
Per quanto riguarda le diverse componenti attentive,
osservando i punteggi in tabella, è possibile affermare che molti
dei soggetti con il disturbo di morfologia derivazionale
presentano punteggi patologici nelle prove di attenzione. Tuttavia
la direzione di questo rapporto è tutt’altro che chiara dal
momento che anche molti dei soggetti in cui il disturbo non è
stato riscontrato forniscono prestazioni al di sotto della norma.
66
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Allo scopo di indagare le possibili correlazioni tra il deficit di
morfologia derivazionale riscontrato ed i punteggi ottenuti nei test
neuropsicologici, è stata calcolata una matrice di correlazione tra
i punteggi ottenuti nella prova di derivazione del sostantivo dal
verbo e le prestazioni nei test catalogate in forma binaria
(prestazione patologica/prestazione nella norma) (tabella 11). Tabella 11. Indici di correlazione r.bis tra il numero degli errori commessi nella prova di morfologia derivazionale ed i punteggi ai test neurospicologici
Raven Fluenza F Fleunza S Wisconsin
.14515 .25854 .56390 .48300 Numero di errori p<.653 p<.414 p<.056 p<.112
Neglect AttSelettiva Allerta AttDivisa .44781 .33750 .38629 -.33900 p<.144 p<.283 p<.215 p<.281
Come facilmente osservabile dalla tabella 11, non è emersa
nessuna correlazione positiva tra il numero di errori commessi
dai soggetti nella prova di derivazione del sostantivo dal verbo
ed i punteggi ottenuti ai test neurospicologici. Sebbene da questi
dati non sia possibile tracciare nessuna inferenza causale,
appare evidente che i test proposti non siano in grado di
determinare le capacità valutate attraverso l’esperimento
descritto.
5. Selezione della risposta
Come già ampiamente discusso, nel processo di derivazione
di un sostantivo da un verbo è necessario selezionare la giusta
unità lessicale all’interno del vasto paradigma verbale che
67
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
include forme flesse e derivate, oltre che il corretto morfema
derivazionale tra una serie di morfemi plausibili.
Il fatto che i soggetti che non sono in grado di svolgere tale
compito producano quasi esclusivamente il participio passato
(che è la forma verbale più frequente e maggiormente legata
all’infinito in termini di significato) in sostituzione del sostantivo,
rende plausibile l’ipotesi che tale forma rappresenti una risposta
fortemente prepotente. E’ quindi ipotizzabile che i soggetti con
una difficoltà nel derivare il sostantivo dal verbo, manifestino una
maggiore difficoltà ad attivare i meccanismi coinvolti nei processi
di selezione della risposta quando le possibili alternative sono
numerose, in quanto non sono in grado di esercitare il controllo
cognitivo necessario per sganciarsi da una risposta prepotente
per selezionare la corretta unità lessicale.
Ai 12 soggetti selezionati è stato quindi sottoposto un compito
di selezione della risposta e monitoraggio del conflitto.
Il paradigma é simile a quello utilizzato da Badre e Wagner
(2004) in un lavoro di fMRI.
5.1 Metodo
• Oltre ai 12 soggetti, sono stati 6 soggetti normali di età e
scolarità analoghe a quelle dei soggetti.
• Stimoli: per questo esperimento sono state utilizzate 80
triplette di parole trisillabiche (Appendice C) controllate per
lunghezza e frequenza d’uso.
• Procedura: gli stimoli sono stati presentati visivamente
attraverso un computer (Power Macintosh G3, Apple
Computers, Cupertino, CA, USA) posto centralmente
68
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
rispetto ai soggetti ad una distanza di circa venti centimetri
dal viso. Ogni tripletta è stata presentata attraverso la
seguente procedura: le tre parole sono state presentate
serialmente ad una distanza temporale di 1300 msec (fase
di encoding). La presentazione dell’ultima parola era
seguita da un intervallo della durata di 800 msec alla quale
seguiva la presentazione di un numero da uno a tre (fase di
cue) della durata di 1300 msec. Alla fase di cue seguiva la
presentazione di un punto di fissazione centrale (fase di
delay, 2800 msec) e, successivamente, di un altro numero
da uno a tre (fase di response, 2000 msec, cfr figura 6).
CONDIZIONE VALIDA CONDIZIONE INVALIDA
Parola1
Parola2
1300 ms
1300 ms
1300 ms
800 ms
1300 ms
2800 ms
2000 ms
Parola3
2
+
2
Parola1
Parola2
Parola3
2
+
1 / 3
ENCODING
ISI
CUE
DELAY
RESPONSE
Figura 6. Schema rappresentativo della procedura sperimentale
utilizzata
69
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
• Compito: ai soggetti è stato chiesto di leggere le tre parole
presentate visivamente, memorizzarle e rievocare, durante
la fase di response, la parola corrispondente al secondo
numero presentato. Nelle istruzioni fornite ai soggetti era
inclusa l’informazione che nell’80 percento dei casi, il primo
numero presentato era uguale al secondo (condizione
valida) e nel 20 percento dei casi i due numeri differivano
(condizione invalida) in modo da rendere le triplette valide
altamente probabili. La risposta dei soggetti è stata
registrata attraverso un microfono USB (McCally USB
Microphone). L’esperimento è stato svolto in tre sessioni
separate, allo scopo di non affaticare eccessivamente i
soggetti.
Se è corretta l’idea secondo cui l’incapacità di alcuni soggetti a
produrre i sostantivi derivati dai verbi dipende dal
malfunzionamento dei meccanismi di selezione e controllo della
risposta, è ragionevole ipotizzare che nel compito appena
descritto si possa osservare un rallentamento dei tempi di
reazione nella condizione invalida nei soggetti che presentano il
disturbo di morfologia derivazionale rispetto agli altri soggetti ed ai
soggetti normali. Se infatti la sistematica sostituzione del
sostantivo con il participio passato rispecchia un’incapacità a
sganciare la selezione della risposta da un attrattore, tali soggetti
dovrebbero, nella condizione invalida, impiegare un tempo
abnorme per fornire la risposta corretta. In tale condizione, infatti, i
70
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
soggetti devono inibire una risposta prepotente e maggiormente
frequente per selezionare la corretta unità lessicale da produrre.
5.2 Risultati
In figura 8 sono riportate le medie dei tempi di reazione dei tre
gruppi di soggetti (soggetti con disturbo di morfologia
derivazionale, soggetti senza disturbo e soggetti normali).
E’ stata svolta un’analisi della varianza con un disegno misto in
cui la validità del cue è stata trattata come variabile entro i
soggetti a due livelli (cue valido – cue invalido) e il gruppo di
soggetti come variabile tra i soggetti a tre livelli (soggetti normali –
soggetti con il deficit morfologico – soggetti senza il deficit
morfologico).
I due effetti principali (validità del cue e gruppo di soggetti) sono
risultati significativi (rispettivamente, F=156.9, p<.0001; F=13.06
p<.001), così come la loro interazione (F= 31,7, p<.0001). Figura 8. Medie dei tempi di reazione dei tre gruppi nelle due condizioni
0
500
1000
1500
2000
Condizioni
Tempi (msec)
Soggetti normali Soggetti 1 Soggetti 2
Soggetti normali 991 1103Soggetti 1 1299 1664Soggetti 2 1260 1358
Condizione valida Condizione invalida
Legenda: Soggetti1: soggetti con il deficit morfologico; Soggetti 2: soggetti
senza deifict morfologico
71
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Per quanto riguarda la significatività dei due effetti principali,
dai confronti Post Hoc (test Scheffé), è emerso che i tempi di
reazione nella condizione valida erano significativamente minori di
quelli registrati nella condizione invalida e che i tempi dei soggetti
normali erano inferiori di quelli dei due gruppi di soggetti
cerebrolesi, i quali a loro volta non differivano.
Il risultato interessante è emerso dall’interazione tra l’effetto
della validità del cue e il gruppo dei soggetti. Mentre, infatti, nella
condizione valida, i tempi di reazione dei due gruppi di cerebrolesi
non differivano tra loro ed entrambi differivano significativamente
dai tempi di reazione dei soggetti normali; nella condizione
invalida, i tempi di reazione dei soggetti con il deficit morfologico
erano significativamente più lenti rispetto a quelli dei soggetti
senza il deficit e questi, a loro volta, erano più lenti di quelli dei
soggetti normali.
6. Discussione
Lo scopo di questo esperimento è stato quello di indagare più
approfonditamente l’ipotesi secondo cui la selettiva inabilità a
produrre sostantivi derivati da verbi dei due soggetti con lesione
cerebrale destra descritti da Marangolo e coll. (2003) potrebbe
essere interpretata facendo riferimento ad un deficit a carico dei
meccanismi di selezione della risposta e ad una incapacità a
sganciarsi da una risposta prepotente.
Sono stati selezionati 12 soggetti con lesioni vascolari
unilaterali destre, ai quali sono state proposte diverse prove di
morfologia derivazionale (produzione di sostantivi derivati da verbi
72
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
e viceversa, produzione di sostantivi derivati da aggettivi e
viceversa, produzione di sostantivi derivati da sostantivi e
viceversa) . Dai risultati è emerso che la metà di questi soggetti
presentavano la stessa difficoltà descritta da Marangolo e coll.
(2003). Inoltre la quasi totalità degli errori commessi dai soggetti
consisteva nella sostituzione del sostantivo derivato con il
participio passato.
Per chiarire se questo disturbo potesse essere spiegato dalla
concomitante presenza di deficit cognitivi di varia natura, i soggetti
sono stati sottoposti a numerosi test in grado di determinare
l’esistenza di deficit a carico delle capacità logico-deduttive,
attentive e delle funzioni esecutive. Non sono state osservate
correlazioni significative tra i punteggi ottenuti ai test
neuropsicologici e quelli ottenuti nelle prove di morfologia
derivazionale.
E’ stato quindi necessario elaborare un compito in cui i soggetti
fossero costretti ad attivare meccanismi di selezione della risposta
tra diverse alternative e a produrre la corretta unità lessicale
sganciandosi da una risposta prepotente e che fosse in grado di
discriminare la prestazione dei soggetti che presentavano il
disturbo da quella dei soggetti che svolgevano il compito
derivazionale correttamente.
I due gruppi di soggetti cerebrolesi ed un gruppo di soggetti
normali equiparati per età e scolarità hanno quindi svolto un
compito di rievocazione lessicale nel quale era prevista una
condizione in cui la parola da rievocare era aspettata (condizione
valida, 80 % dei casi) ed una condizione in cui la risposta era
73
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
inaspettata (condizione invalida, 20 % dei casi). Secondo l’ipotesi
iniziale, i soggetti che presentavano il disturbo di morfologia
derivazionale avrebbero dovuto far registrare tempi di reazione più
lunghi nella condizione invalida rispetto ai soggetti senza disturbo
e ai soggetti normali dal momento che, in questa condizione,
avrebbero dovuto sganciarsi da una risposta prepotente perché
maggiormente frequente per selezionare quella corretta.
Dai risultati ottenuti in questa prova, effettivamente, i tempi di
reazione fatti registrare dai due gruppi di soggetti nella condizione
valida non differivano tra loro, mentre differivano
significativamente dai tempi di reazione del gruppo di controllo.
Inoltre è emersa una differenza significativa nella condizione
invalida, nella quale i soggetti senza disturbo riuscivano a
produrre la parola target più velocemente dei soggetti con il
disturbo derivazionale. In entrambe le condizioni, i tempi dei due
gruppi di soggetti erano più lunghi di quelli dei soggetti normali.
Questi dati sembrano confermare l’ipotesi secondo cui, durante
il processo di derivazione di un verbo, la corretta individuazione
del sostantivo corrispondente all’interno del paradigma verbale,
coinvolge i meccanismi di selezione della risposta corretta tra un
set di possibili alternative.
Inoltre, la sistematica sostituzione del sostantivo derivato con il
participio passato osservata nelle prove proposte, sembra
dipendere da una più generale incapacità dei soggetti che
commettevano tale errore a sganciarsi da risposte prepotenti e
frequenti per selezionare la corretta unità lessicale tra le possibili
alternative.
74
Capitolo 3 Esperimento 2 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Nell’ultima parte di questo lavoro ci si è chiesti se l’esecuzione
di un compito di morfologia derivazionale potesse determinare
un’interferenza con un compito di orientamento dell’attenzione che
implica la capacità di sganciare l’attenzione visiva da uno stimolo
e di ridirezionarla verso un altro in una differente posizione
spaziale.
Recentemente, Nadeau e Crosson (1997) e Crosson (1999)
hanno ipotizzato l’esistenza di un’interazione tra questa funzione e
funzioni linguistiche. Gli autori hanno fatto riferimento
all’attivazione di meccanismi di ancoraggio attenzionale necessari
per il reperimento lessicale basato su informazioni semantiche per
spiegare la prestazione deficitaria in compiti di denominazione di
due soggetti con lesioni talamiche sinistre e deficit semantico-
lessicali.
E’ possibile quindi ipotizzare un ruolo di meccanismi di natura
attentiva anche in un compito di morfologia derivazionale, nel
processo di ricerca che si attiva quando, nella produzione di un
sostantivo derivato da un verbo, si deve selezionare il corretto
suffisso derivazionale tra un set di numerosi suffissi flessivi e
derivazionali plausibili.
75
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
CAPITOLO 4 ESPERIMENTO 3 Morfologia derivazionale e meccanismi attentivi
1.Introduzione
Nei precedenti capitoli è stato ipotizzato che, nel processo di
derivazione di un sostantivo da un verbo, l’emisfero destro può
avere un ruolo importante. Oltre ad aver trovato attivazioni a
carico di tale emisfero in un esperimento di fMRI durante un
compito di morfologia derivazionale, sono stati selezionati 12
soggetti cerebrolesi destri ai quali è stato chiesto di svolgere
diversi compiti di morfologia. Replicando un dato descritto una
sola volta in letteratura (Marangolo e coll., 2003), è emerso che 6
di questi soggetti avevano una selettiva difficoltà a derivare un
sostantivo da un verbo in assenza di altri deficit di natura
morfologica. E’ stato ipotizzato che questa incapacità dipenda da
un disturbo nell’attivazione dei meccanismi di selezione e controllo
della risposta coinvolti nell’elaborazione della morfologia
derivazionale.
Tuttavia non è possibile escludere che in questo processo siano
anche coinvolti dei meccanismi di natura attentiva.
Diversi studi su soggetti cerebrolesi e di neuroimaging,
assegnano all’emisfero destro un ruolo dominante nel controllo
delle funzioni attentive. Una di queste funzioni è la capacità di
direzionare l’attenzione verso determinati stimoli. L’orientamento
può avvenire in modo esplicito, quando vengono compiuti
movimenti degli occhi e della testa verso il target, o implicito, in
assenza di tali movimenti (Bartolomeo e Chokron, 2002).
76
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Posner (1980) e collaboratori hanno sviluppato un paradigma
sperimentale per studiare l’orientamento implicito dell’attenzione:
ai soggetti vengono presentati tre quadrati allineati
orizzontalmente e viene chiesto loro di fissare il quadrato centrale.
Il compito consiste nel premere un tasto alla comparsa di uno
stimolo (un asterisco) in uno dei due quadrati laterali. Lo stimolo è
preceduto da un cue che indica uno dei due quadrati; il cue può
essere valido (80% dei casi), quando indica il quadrato dove
apparirà lo stimolo; o invalido, quando indica il quadrato opposto. I
soggetti normali solitamente mostrano un vantaggio, in termini di
tempi di reazione, quando lo stimolo è preceduto da un cue valido.
Questo dato suggerisce che il cue provoca un’orientamento
implicito dell’attenzione velocizzando il processo di detezione del
target quando questo viene presentato nella stessa posizione
dello spazio ed un rallentamento quando viene presentato in
posizione opposta. Questo risultato è stato ottenuto da Posner e
coll. (1984) anche con soggetti cerebrolesi destri e sinistri, anche
se la discrepanza tra i tempi registrati per i cue validi e quelli
invalidi, era molto più evidente nei soggetti con lesione destra.
Altri studi hanno sottolineato il fatto che l’attenzione può essere
direzionata anche verso oggetti visivi, oltre che regioni dello
spazio (ad esempio Duncan, 1984).
Come già accennato nel capitolo precedente, recentemente è
stato proposto (Nadeau e Crosson, 1997 e Crosson (1999))
l’esistenza di un’interazione tra attività linguistiche che
necessitano dell’elaborazione di complessi aspetti semantico-
lessicali delle parole e processi di natura attentiva
77
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Gli autori, nel tentativo di dare una spiegazione alla presenza di
disturbi semantico-lessicali di due soggetti con lesioni talamiche
sinistre, chiamano in causa dei meccanismi attentivi che
coinvolgono i lobi frontali, il peduncolo talamico inferiore, il nucleo
reticolare ed il nucleo centromediano. Il concetto di attenzione
viene utilizzato dagli autori in senso generale, per fare riferimento
alla capacità di focalizzare le proprie risorse su stimoli interni ed
esterni (Crosson, 1999, p. 417)
Tali meccanismi attiverebbero in maniera selettiva le aree
corticali coinvolte nell’esecuzione di un determinato compito
cognitivo e, contemporaneamente, manterrebbero le aree
rimanenti in uno stato di relativa deattivazione. Un disturbo a
carico di questi meccanismi comprometterebbe in misura
maggiore l’accesso al lessico basato su informazioni semantiche
rispetto a processi lessicali o sublessicali. In compiti di
denominazione, infatti, dopo che la figura viene riconosciuta,
vengono attivate le sue caratteristiche semantiche e queste, a loro
volta, attivano nel lessico di output l’unità lessicale corretta e tutte
quelle semanticamente legate. Contemporaneamente, però,
avviene un processo di feedback dal lessico di output che inibisce
la selezione delle unità lessicali che non sono corrette.
Il coinvolgimento di questi meccanismi ha la funzione di
ottimizzare la differenza esistente tra l’attivazione della parola
target e quella delle parole semanticamente legate e nel caso di
un danno funzionale la presenza di parafasie semantiche.
Per confermare l’ipotesi di un’interazione tra funzioni attentive
e linguistiche, gli autori hanno svolto un esperimento con
78
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
soggetti normali, in cui sono stati combinati due compiti: il primo,
di natura attentiva, consisteva nella riproposizione del paradigma
descritto da Posner e coll., in cui, data la presenza di due
quadrati ai lati di un punto di fissazione centrale, i soggetti
dovevano premere un tasto all’apparizione di un asterisco
(target) all’interno di uno dei due quadrati. Tale evento era
preceduto da un cue (l’illuminazione di un quadrato) che, nell’80
percento dei casi appariva nello stesso lato del target
(condizione valida) e nel 20 percento dei casi nel lato opposto
(condizione invalida). L’esecuzione di questo compito richiede,
nella condizione invalida, la capacità di saper sganciare
l’attenzione dal lato del cue e ridirezionarla verso il target.
Il secondo compito, di natura linguistica, doveva essere svolto
contemporaneamente al primo e, data la presentazione di una
parola posizionata al centro dei due quadrati, prevedeva due
condizioni: una condizione in cui i soggetti dovevano
semplicemente leggere lo stimolo presentato, ed una condizione
in cui dovevano produrre una parola che avesse una relazione
semantica con lo stimolo.
Dai risultati è emerso che la condizione invalida del compito
attentivo creava un’interferenza nell’esecuzione della condizione
semantica del compito linguistico. Questo dato ha portato gli
autori a supporre che la produzione di una unità lessicale sulla
base delle sue caratteristiche semantiche è strettamente legata a
processi di natura attentiva.
E’ quindi ipotizzabile che i risultati osservati nel precedente
capitolo nelle prove di morfologia derivazionale, possano
79
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
alternativamente essere spiegati in termini attentivi. E’ infatti
possibile che la produzione di un sostantivo derivato da un verbo
richieda l’attivazione di meccanismi attentivi in misura maggiore
rispetto agli altri compiti morfologici dal momento che i soggetti
devono selezionare la corretta unità lessicale all’interno di un set
più vasto di alternative plausibili e quindi svolgere una più
approfondita elaborazione semantica degli stimoli. Il fatto che i
soggetti che presentano il deficit morfologico producono quasi
esclusivamente il participio passato può quindi essere ricondotto
ad una incapacità nello sganciare l’attenzione dalla risposta più
frequente e semanticamente più legata alla forma infinita, e
ridirezionarla verso la corretta unità lessicale.
Per confermare questa ipotesi, è stato chiesto a 13 soggetti
normali di svolgere tre diversi compiti di morfologia
contemporaneamente ad un compito di orientamento interno
dell’attenzione. Per questo esperimento sono stati scelti dei
soggetti normali perché l’esecuzione contemporanea dei due
compiti avrebbe determinato nei soggetti cerebrolesi con
eminegligenza spaziale dei tempi di reazione più lenti per gli
stimoli presentati controlesionalmente, indipendentemente dalla
concomitanza del compito morfologico.
2. Metodo
2.1. Soggetti
Sono stati selezionati 13 soggetti normali destrimani con un età
media di 34 anni ed una scolarità media di 15.3 anni.
2.2 Stimoli
80
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Sono state preparate due liste formate da 108 verbi nella forma
infinita e 108 aggettivi nella forma maschile singolare (Appendice
C). Gli stimoli sono poi stati letti da uno speaker professionista,
registrati digitalmente, normalizzati per il volume e salvati in
singoli files in formato audio. Gli stimoli sono stati presentati
visivamente ed uditivamente con un computer (Power Macintosh
G3, Apple Computers, Cupertino, CA, USA) posto centralmente
rispetto ai soggetti ad una distanza di circa venti centimetri dal
viso ed implementati in Superlab.
2.3 Compiti
I compiti sono stati divisi in tre sessioni. In ogni sessione i
soggetti hanno dovuto svolgere contemporaneamente due compiti
di versa natura: è stato inizialmente chiesto loro di fissare una
croce presente al centro dello schermo di un computer ai lati della
quale erano presenti due quadrati simmetrici di uguale grandezza.
Dopo 1300 millisecondi ai soggetti veniva presentata uditivamente
una delle parole appartenenti alle tre liste ed i soggetti dovevano,
nel caso della presentazione del verbo, produrre il sostantivo
derivato in una sessione, il participio passato nella seconda
sessione e, nel caso dell’aggettivo (terza sessione) il sostantivo
derivato corrispondente. Contemporaneamente, veniva presentato
un cue visivo (illuminazione del quadrato) e, successivamente un
asterisco in uno dei due quadrati (target). Ai soggetti era chiesto di
premere un tasto all’apparizione del target il più velocemente
possibile. Il target poteva apparire nello stesso quadrato del cue
(condizione valida) o nel quadrato opposto (condizione invalida).
L’intervallo di tempo tra il cue ed il target variava tra 250 e 500
81
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
millisecondi. I tempi di reazione che venivano registrati erano
quelli relativi alla detezione del target visivo (in Figura 9 è riportato
uno schema rappresentativo del paradigma sperimentale
utilizzato). La presentazione degli stimoli uditivi era randomizzata.
Figura 9. Rappresentazione schematica del paradigma sperimentale utilizzato
Condizione valida Condizione invalida
Cue 250/500 msec
Parola
Avvio 1300 msec
Target * *
Se il processo di derivazione di un sostantivo da un verbo
coinvolge l’attivazione di processi di orientamento interno
dell’attenzione, ed in particolare della capacità di sganciare
l’attenzione implicita da una risposta prepotente per selezionare la
corretta unità lessicale, è ipotizzabile che i tempi di reazione
registrati nella condizione invalida di tale prova, risultino
significativamente più lunghi di quelli registrati nelle condizioni
invalide delle altre prove linguistiche.
82
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
3. Risultati
In figura 10 è riportato un grafico in cui è possibile visualizzare
le medie dei tempi di reazione registrati nel compito attentivo in
concomitanza con le tre prove linguistiche nelle due diverse
condizioni (valida ed invalida).
E’ stata svolta un’analisi della varianza per misure ripetute in cui
il tipo di compito (derivazione di sostantivi da verbi o da aggettivi e
produzione del participio passato), la distanza temporale tra cue e
target (250/500 millisecondi) e la condizione (valida/invalida) sono
state considerate come variabili entro i soggetti.
Gli effetti principali significativi sono risultati quelli della
condizione (F= 3.115,6, p<.0001) e del tempo (F= 959,3, p<.01). Il
dato interessante per lo scopo del lavoro era inoltre la presenza di
un’interazione tra tipo di compito e condizione (F= 837, p<.001).
Dai confronti Post Hoc, è emerso che i tempi registrati nella
condizione invalida erano più lenti di quelli registrati nella
condizione valida. Inoltre, i tempi registrati quando la distanza tra
il cue ed il target era di 250 msec erano più veloci rispetto a quelli
registrati quando la distanza era di 500 msec.
Per quanto riguarda l’interazione tra condizione e tipo di
compito, i tempi registrati nella condizione invalida associata al
compito di derivazione del sostantivo dal verbo, erano
significativamente più lenti di quelli registrati nella stessa
condizione degli altri due compiti. Questi ultimi due, tuttavia, non
differivano tra loro. Nessuna differenza è stata trovata tra i tre
compiti nella condizione valida.
83
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
Infine, i tempi registrati nella condizione invalida erano maggiori
di quelli della condizione valida ad entrambi gli intervalli di tempo
tra cue e target e i tempi nella condizione invalida all”intervallo
250 erano più lenti di quelli all’intervallo 500. Figura 10. Grafico delle medie dei tempi di reazione nel compito attentivo registrati in concomitanza dei tre compiti linguistici (derivazione del sostantivo dal verbo e dall’aggettivo, produzione del participio passato) nelle due diverse condizioni di validità.
VerDer
ParPas
AggDer
Invalido Valido
395
390
380
375
365
355
Legenda. AggDer: derivazione del sostantivo dall’aggettivo; ParPass: produzione del participio passato; VerDer: derivazione del sostantivo dall’aggettivo.
4. Discussione
In questo esperimento si è cercato di chiarire il possibile ruolo di
meccanismi attentivi durante il normale processo di selezione del
sostantivo derivato dal verbo.
Come già accennato, Nadeau e Crosson (1997) e Crosson
(1999) hanno proposto che compiti linguistici in cui viene richiesta
un’elaborazione semantica degli stimoli presentati, possano
84
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
essere in qualche modo dipendenti da processi attentivi che
regolano l’orientamento interno dell’attenzione.
Nel presente studio, i soggetti normali hanno dovuto compiere
tre diversi compiti morfologici mentre svolgevano una prova di
natura attentiva basata sul paradigma sperimentale elaborato da
Posner e coll. (1982).
I tre compiti linguistici differivano considerevolmente in
relazione al carico di elaborazione semantica richiesto: mentre nel
caso della produzione del sostantivo derivato dal verbo è
necessario attivare un maggior numero di alternative possibili
caratterizzate da significati semanticamente più lontani rispetto
allo stimolo presentato, nel caso del sostantivo derivato
dall’aggettivo, il processo di generazione della corretta unità
lessicale è più semplice e diretto perché il numero di alternative
plausibili è inferiore così come la distanza semantica tra lo stimolo
e la risposta. Nel caso della produzione del participio passato,
infine, il rapporto tra stimolo e unità lessicale da produrre è ancora
più stretto ed inoltre questa forma è la più frequente all’interno del
paradigma verbale.
Se è vero che l’esecuzione di compiti linguistici in cui è prevista
una elaborazione di natura semantica richiede l’attivazione di
processi attentivi che regolano l’orientamento interno
dell’attenzione, tanto più impegnativa è tale elaborazione
semantica, tanto più questa impegnerà le risorse attentive.
I risultati ottenuti confermano questa ipotesi dal momento che il
compito in cui i soggetti dovevano derivare un sostantivo da un
verbo, produceva un innalzamento dei tempi di reazione
85
Capitolo 4 Esperimento 3 Morfologia derivazionale e selezione della risposta
solamente nella condizione invalida, durante la quale le risorse
attentive sono impegnate nello sganciamento interno
dell’attenzione ed un suo riorientamento.
E’ ipotizzabile che l’effetto trovato in questo lavoro possa
essere replicabile con soggetti cerebrolesi destri, sebbene
l’eterogeneità dei due gruppi non permetterebbe di fare chiare
inferenze. Dal momento che la derivazione del sostantivo dal
verbo determina un aumento delle risorse attentive, ed in
particolare di quei processi che regolano l’orientamento interno
dell’attenzione, è possibile supporre che in questa condizione si
osserverebbe un’innalzamento dei tempi di reazione rispetto alle
altre due condizioni (che sono più automatiche e richiedono una
minore elaborazione di natura semantica) simile, anche se più
marcato, a quello osservato nei soggetti normali.
86
Capitolo 5 Discussione generale
CAPITOLO 5 DISCUSSIONE GENERALE
Nel presente lavoro sono state discusse le componenti
neuroanatomiche e cognitive implicate nell’elaborazione della
morfologia derivazionale.
E’ stato illustrato come, nella lingua italiana, molte delle parole
che vengono utilizzate possono essere scomposte in singole unità
autonome dotate di significato, i morfemi. Diversi studi condotti su
soggetti normali e soggetti cerebrolesi, hanno dimostrato come
l’informazione morfologica è rappresentata a livello mentale in
modo autonomo ed è organizzata da principi diversi rispetto a
quelli che governano la rappresentazione dell’informazione
fonologica, ortografica o semantica.
Sono state discusse le diverse relazioni che legano i singoli
morfemi ed è stato chiarito che anche queste relazioni sono
rappresentate a livello mentale in modo autonomo. Una delle
distinzioni fondamentali è quella che distingue la morfologia
flessiva (che svolge prevalentemente una funzione sintattico-
grammaticale) da quella derivazionale (che svolge una funzione
semantico-lessicale).
Gran parte degli studi di neuroimaging e lavori svolti con
soggetti afasici, attribuiscono generalmente all’emisfero sinistro un
ruolo dominante nell’elaborazione della morfologia flessiva. La
morfologia derivazionale, invece, sembra richiedere, almeno in
parte, anche il coinvolgimento dell’emisfero destro.
Recentemente, infatti, Marangolo e coll. (2003) hanno descritto
87
Capitolo 5 Discussione generale
due casi di soggetti cerebrolesi destri che, in assenza di disturbi di
natura afasica, presentavano un deficit selettivo nell’elaborazione
della morfologia derivazionale. In prove di produzione di parole
morfologicamente relate, i soggetti non riuscivano a produrre i
sostantivi derivati dai verbi (atterrare – atterraggio) mentre non
manifestavano nessuna difficoltà nella condizione opposta o in
condizioni in cui veniva chiesto loro di produrre sostantivi derivati
da aggettivi (bello – bellezza) o da altri sostantivi (gelato –
gelataio). La maggior parte degli errori consisteva nella
produzione del participio passato (atterrato) al posto del
sostantivo.
Gli autori hanno proposto due possibili interpretazioni per
spiegare questo disturbo: un’ipotesi linguistica ed un’ipotesi che
faceva riferimento al coinvolgimento di meccanismi di selezione
della risposta nell’elaborazione della morfologia derivazionale.
Per quanto riguarda l’ipotesi linguistica, gli autori hanno
ipotizzato che i due emisferi siano caratterizzati da due diverse
modalità di elaborazione lessicale: mentre l’emisfero attiverebbe il
significato dominante di una determinata unità lessicale, l’emisfero
destro è in grado di attivare i significati caratterizzati da una più
bassa frequenza d’uso e che hanno relazione semantica più
periferica rispetto alla base.
Il disturbo di morfologia derivazionale dei soggetti con un danno
cerebrale proprio a carico dell’emisfero destro, potrebbe quindi
derivare da una incapacità ad attivare unità lessicali che sono
meno legate a livello semantico alla forma infinita del verbo, come
il sostantivo derivato.
88
Capitolo 5 Discussione generale
Tuttavia, gli autori hanno fornito un’ipotesi alternativa per
spiegare il disturbo osservato nei due soggetti, interpretandolo
come un deficit a carico dei meccanismi di selezione della
risposta.
Tali meccanismi, coinvolti nella produzione del sostantivo
derivato dal verbo, potrebbero dipendere dall’attività di aree
frontali bilaterali e queste richiedere la mediazione di aree più
posteriori. Marangolo e coll., hanno suggerito che la lesione a
carico delle aree temporo-parietali destre e delle strutture cortico-
sottocorticali frontali destre darebbe luogo ad un simile deficit, dal
momento che i disturbi linguistici prodotti da una lesione a carico
delle stesse aree di sinistra, maschererebbero un deficit così
selettivo.
Il primo scopo del presente lavoro è stato quello di confermare il
coinvolgimento dell’emisfero destro nell’elaborazione della
morfologia derivazionale.
E’ stato quindi condotto un esperimento di fMRI in cui è stato
chiesto a 10 soggetti normali di svolgere tre diversi compiti di
natura linguistica con parole appartenenti a tre classi grammaticali
(verbi, aggettivi e sostantivi): un compito di morfologia
derivazionale, un compito di morfologia flessiva ed un compito di
ripetizione.
I dati hanno mostrato che la derivazione di un sostantivo da un
verbo o da un aggettivo attiva principalmente un circuito fronto-
parietale sinistro. L’attivazione delle aree frontali, ed in particolare
del giro frontale inferiore, è in linea con diversi lavori di
89
Capitolo 5 Discussione generale
neuroimaging ed in ambito afasiologico che attribuiscono a queste
aree un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle componenti
morfologiche delle parole.
E’ stata inoltre osservata un’attivazione di aree cerebrali destre
nell’esecuzione del compito derivazionale, dato questo che
sembra confermare l’ipotesi di un possibile ruolo dell’emisfero
destro nell’elaborazione di questo tipo di operazione morfologica.
Tuttavia, i dati funzionali descritti possono essere sovrapposti
solo parzialmente a quelli anatomici descritti da Marangolo e coll.
(2003): mentre i due soggetti presentavano una lesione a carico
delle aree temporo-parietali destre che si estendeva frontalmente
a livello sottocorticale e che coinvolgeva, in uno dei due, il giro
frontale superiore, nel presente lavoro, sono emerse attivazioni a
carico delle aree frontali destre sia quando la derivazione del
sostantivo dal verbo è stata contrastata con la ripetizione del
verbo che nel contrasto col compito flessivo. Tale dato
suggerirebbe quindi che la lesione responsabile del deficit
osservato nei due soggetti era a carico delle strutture cortico-
sottocorticali frontali e non delle aree posteriori. Quest’ultime
sembrerebbero invece coinvolte nella derivazione del sostantivo
dall’aggettivo, compito nel quale i due soggetti non mostravano
difficoltà.
Sembra quindi abbastanza evidente che l’emisfero destro
svolga un ruolo nell’esecuzione di compiti di morfologia
derivazionale, ma rimane difficile trarre una conclusione certa,
dato che i soggetti riportati da Marangolo e collaboratori (2003)
erano solo due.
90
Capitolo 5 Discussione generale
Allo scopo di verificare l’eventuale esistenza di altri casi con il
disturbo descritto da Marangolo e coll. (2003) ed indagare l’ipotesi
secondo cui il deficit fosse riconducibile ad una incapacità ad
attivare i meccanismi coinvolti nel processo di selezione della
risposta, è stato selezionato un gruppo di 12 soggetti con lesioni
cerebrali unilaterali destre ai quali è stato richiesto di svolgere
diverse prove morfologiche (produzione di sostantivi derivati da
verbi e viceversa, produzione di sostantivi derivati da aggettivi e
viceversa, produzione di sostantivi derivati da sostantivi e
viceversa). Dai risultati è emerso che 6 di questi soggetti
presentavano, come nello studio già citato, una selettiva
incapacità a produrre il sostantivo derivato dal verbo e la sua
sistematica sostituzione con il participio passato.
Ci si è quindi posto l’interrogativo se questo disturbo potesse
essere spiegato dalla concomitante presenza di deficit cognitivi di
varia natura. I soggetti sono stati quindi sottoposti a numerosi test
per valutare le capacità logico-deduttive, attentive e delle funzioni
esecutive. Malgrado i 12 soggetti presentassero diversi deficit
cognitivi, non sono state osservate correlazioni significative tra i
punteggi ottenuti ai test neuropsicologici e quelli ottenuti nelle
prove di morfologia derivazionale.
E’ stato quindi elaborato un compito in cui ai soggetti veniva
richiesto di attivare meccanismi di selezione della risposta tra
diverse alternative e di produrre la corretta unità lessicale
sganciandosi da una risposta prepotente. Secondo la nostra
ipotesi, una prova di questo tipo sarebbe stata in grado di
discriminare la prestazione dei soggetti che presentavano il
91
Capitolo 5 Discussione generale
disturbo da quella dei soggetti che svolgevano il compito
derivazionale correttamente.
I due gruppi di soggetti cerebrolesi ed un gruppo di soggetti
normali equiparati per età e scolarità hanno quindi svolto un
compito di rievocazione lessicale nel quale era prevista una
condizione in cui la parola da rievocare era altamente probabile
(condizione valida, 80 % dei casi) ed una condizione in cui la
risposta era inaspettata (condizione invalida, 20 % dei casi). I
soggetti che presentavano il disturbo di morfologia derivazionale
avrebbero dovuto ottenere tempi di reazione più lunghi nella
condizione invalida rispetto ai soggetti senza disturbo e ai soggetti
normali dal momento che, solo questa condizione implica un
disancoraggio da una risposta prepotente per selezionare quella
corretta.
Effettivamente, mentre i tempi di reazione registrati dai due
gruppi di soggetti nella condizione valida non differivano tra loro,
nella condizione invalida i soggetti con il disturbo derivazionale
mostravano un significativo ritardo nei tempi di reazione rispetto ai
soggetti cerebrolesi di controllo.
Questi dati sembrano confermare l’ipotesi secondo cui, durante
il processo di derivazione, l’individuazione del sostantivo
corrispondente all’interno del paradigma verbale, coinvolge
meccanismi di selezione della risposta corretta tra un set di
possibili alternative. Un danno a tali meccanismi produrrebbe il
deficit osservato nei soggetti descritti e la loro sistematica
produzione del participio passato al posto del sostantivo derivato
confermerebbe la presenza di una selettiva incapacità a
92
Capitolo 5 Discussione generale
sganciarsi da risposte prepotenti e frequenti per selezionare la
corretta unità lessicale tra le possibili alternative.
Si potrebbe inoltre ipotizzare che il processo di derivazione del
sostantivo dal verbo, richiedendo l’attivazione di meccanismi di
selezione della risposta, determini inoltre una maggiore
attivazione di risorse attentive.
In linea con quest’ipotesi, alcuni autori hanno ipotizzato che il
reperimento lessicale basato su informazioni semantiche possa,
almeno in parte, dipendere dall’attivazione di meccanismi di
ancoraggio attenzionale (Nadeau e Crosson, 1997; Crosson,
1999).
Nell’ultima parte di questo lavoro, è stato chiesto a 13 soggetti
normali di svolgere tre diversi compiti di morfologia (derivazione
del sostantivo dal verbo, derivazione del sostantivo dall’aggettivo,
flessione del verbo) contemporaneamente ad un compito di
orientamento interno dell’attenzione.
E’ stato ipotizzato che, se il processo di derivazione di un
sostantivo da un verbo coinvolge realmente l’attivazione di
processi di orientamento interno dell’attenzione, ed in particolare
della capacità di sganciare l’attenzione implicita da una risposta
prepotente per selezionare la corretta unità lessicale, i tempi di
reazione registrati nella condizione invalida di tale prova,
sarebbero dovuti risultare significativamente più lunghi di quelli
registrati nelle condizioni invalide delle altre prove morfologiche.
I risultati ottenuti hanno confermato questa ipotesi.
Per concludere, è stato dimostrato che l’emisfero destro svolge
un ruolo importante nell’elaborazione della morfologia
93
Capitolo 5 Discussione generale
derivazionale, anche se, le aree specificamente coinvolte in tale
processo, sono ancora da definire. Per interpretare la natura di
tale coinvolgimento si deve fare riferimento all’interazione tra due
funzioni che sembrano entrambe svolgere un ruolo importante: da
un lato la capacità ad attivare correttamente i meccanismi di
selezione della risposta necessari per scegliere il corretto target
tra un set di alternative possibili, dall’altra la capacità di sganciare
l’attenzione da una risposta prepotente e ridirezionarla verso la
risposta corretta.
Un possibile sviluppo futuro del presente lavoro può essere
rappresentato dall’impiego di recenti tecniche di analisi
morfologica delle lesioni di soggetti cerebrolesi e di correlazione
con i dati comportamentali (cfr VLSM, Bates e coll, 2004) al fine di
indagare quali siano le aree cerebrali in grado a discriminare i
soggetti che presentano il deficit di natura morfologica da quelli
che non lo presentano.
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Appendici
APPENDICE A Stimoli linguistici utilizzati nell’Esperimento 1
Verbi Aggettivi Sostantivi
Assassinare Onesto Pulizia Accelerare Vile Dominazione
Fallire Saggio Evasione Aprire Veloce Esposizione
Liberare Oscuro Costruzione Inaugurare Prudente Dondolio Aggredire Indecente Finzione
Sfinire Coerente Miagolio Gracidare Frequente Lavaggio
Confondere Efficace Lucidatura Imitare Superbo Navigazione Guarire Misero Abitazione Avviare Perfido Bruciatura
Organizzare Villano Divertimento Immaginare Cortese Meditazione Distruggere Avaro Giuramento Sciogliere Pigro Atterraggio
Cinguettare Furbo Giustificazione Illuminare Denso Bombardamento Sbalordire Morbido Flessione
Soffrire Gioviale Apertura Accendere Elegante Punizione Riparare Ruvido Spiegazione Spostare Debole Espressione Riempire Sciocco Illustrazione Occupare Violento Esclusione Smarrire Allegro Soddisfazione
Registrare Acido Uccisione Reclutare Negativo Irrigazione Resistere Sensibile Licenziamento
105
Appendici
APPENDICE B Stimoli utilizzati nell’Esperimento 2, paragrafo 3
VERBI ASSASSINARE NAVIGARE AMARE SUSSURRARE ACCELERARE SPIARE VOLERE LAVORARE SBADIGLIARE RESISTERE SCIOPERARE SODDISFARE RUGGIRE OFFENDERE SOFFRIRE GRAFFIARE FALLIRE ABITARE PROVARE TIRARE DURARE VEDERE FERMARE UCCIDERE CORRERE BRUCIARE ACCENDERE VOLARE DOMINARE SFILARE SALTARE IRRIGARE APRIRE DIVERTIRE RIPARARE DELEGARE LIBERARE LAMENTARE RIPOSARE FLETTERE AGGREDIRE MEDITARE SPARARE COSTRUIRE STRAPPARE GIURARE NITRIRE GIRARE SFINIRE PRETENDERE SUSSULTARE BOMBARDARE GRACIDARE DECOLLARE SEMINARE CAMMINARE ULULARE ATTERRARE DONDOLARE PEDALARE PASSEGGIARE FIRMARE CURARE PUNIRE PATTINARE REPLICARE FINGERE RUBARE PIANGERE RECAPITARE BACIARE NASCONDERE IMITARE MORDERE RIEMPIRE REPUTARE GUARIRE ARRESTARE STRINGERE ESPORRE CANTARE RIDERE MIAGOLARE CENARE AVVIARE BOLLIRE NUOTARE ORGANIZZARE MONTARE PREPARARE MANOVRARE LICENZIARE IMMAGINARE PIEGARE ODIARE PUNGERE PESCARE CADERE ABBANDONARE PUGNALARE DISTRUGGERE ROMPERE OCCUPARE UNGERE SCEGLIERE SVEGLIARE SMARRIRE CONFRONTARE SCIOGLIERE CONFONDERE NASCERE ATTRACCARE DORMIRE OSTACOLARE REGISTRARE LAVARE CINGUETTARE SPIEGARE BALLARE SCOPRIRE URLARE NOMINARE SPERARE SORRIDERE ILLUMINARE ESPRIMERE STIMARE SPEDIRE OLTRAGGIARE LEGGERE LUCIDARE SPOSTARE EVADERE ILLUSTRARE SALIRE CONGEDARE ABBRACCIARE BATTERE RECLUTARE GOCCIOLARE SBALORDIRE ESCLUDERE GUSTARE DANZARE
106
Appendici
SOSTANTIVI DERIVATI DA VERBI ATTERRAGGIO BOMBARDAMENTO ATTRACCO FERMATA GOCCIOLATURA DORMITA LIBERAZIONE MIAGOLIO RUGGITO CENA GRAFFIO LAMENTO GUSTO BRUCIATURA DISTRUZIONE OLTRAGGIO OSTACOLO FINZIONE CADUTA PIEGA OFFESA ARRESTO ABBANDONO RUBERIA VOLONTÀ LUCIDATURA SCOPERTA AVVIAMENTO SBALORDIMENTO PREPARAZIONE SPIEGAZIONE GIURAMENTO PEDALATA SCIOGLIMENTO ODIO ILLUSTRAZIONE CAMMINATA REPLICA PUNTURA AGGRESSIONE SFINIMENTO SVEGLIA RIPOSO STIMA ULULATO UNZIONE SALITA SPARATORIA EVASIONE AMORE CANTO ACCELERAZIONE MANOVRA DOMINAZIONE VISTA COSTRUZIONE ILLUMINAZIONE SORRISO GUARIGIONE CONGEDO CONFRONTO ROTTURA PRETESA CONFUSIONE SODDISFAZIONE DURATA STRAPPO FIRMA REGISTRAZIONE DIVERTIMENTO FLESSIONE SUSSULTO RECAPITO NITRITO URLO PASSEGGIATA ESPOSIZIONE ABITAZIONE SMARRIMENTO BATTUTA DONDOLIO TIRO SFILATA SEMINA DELEGA IMMAGINAZIONE ACCENSIONE BALLO LAVORO LICENZIAMENTO MONTA ORGANIZZAZIONE NAVIGAZIONE MEDITAZIONE MORSO FALLIMENTO PATTINATA SCIOPERO APERTURA RISO RIEMPIMENTO NASCONDIGLIO LAVAGGIO BOLLITURA ABBRACCIO NASCITA SPOSTAMENTO SPERANZA PUGNALATA PROVA SALTO VOLO NUOTO ESPRESSIONE SCELTA BACIO IMITAZIONE SPIATA SUSSURRO PIANTO CINGUETTIO SPEDIZIONE STRETTA SBADIGLIO NOMINA LETTURA DANZA PUNIZIONE UCCISIONE RECLUTAMENTO CORSA PESCA DECOLLO ASSASSINIO RIPARAZIONE RESISTENZA GRACIDIO REPUTAZIONE CURA ESCLUSIONE GIRO SOFFERENZA OCCUPAZIONE IRRIGAZIONE
107
Appendici
AGGETTIVI BRAVO BREVE ACIDO VILLANO DOLCE CHIARO SCIOCCO FURBO LEGGERO SUPERIORE STUPIDO MINORE DOCILE POSSIBILE SPORCO SAGGIO PRUDENTE VILE RARO SOAVE DURO CORTESE ROTONDO DENSO GIOVIALE ALTO MAGGIORE PINGUE GELOSO VERO INDECENTE BRUTTO PESANTE AGILE MORBIDO DEBOLE SINCERO SEGRETO SVELTO RUVIDO GENTILE INSONNE VASTO FALSO RAPIDO BELLO MAGRO FELICE RIGIDO TRISTE MISERO ONESTO PIGRO ALLEGRO PERFIDO LUMINOSO EFFICACE FOLLE LARGO VELOCE BUONO FEROCE AVARO FERTILE COERENTE SUPERBO FRESCO POSITIVO STANCO ELEGANTE ETERNO OSCURO SEMPLICE GIUSTO PIENO CAPACE VIOLENTO CIECO FREQUENTE VIVACE MOLLE NEGATIVO SENSIBILE LUNGO
SOSTANTIVI DERIVATI DA AGGETTIVI BRUTTEZZA RAPIDITÀ PIENEZZA INSONNIA COERENZA GENTILEZZA FALSITÀ SAGGEZZA POSSIBILITÀ SVELTEZZA RIGIDITÀ LARGHEZZA CECITÀ BONTÀ RUVIDEZZA SOAVITÀ FELICITÀ STUPIDITÀ SENSIBILITÀ TRISTEZZA VERITÀ VILLANIA AVARIZIA ACIDITÀ PESANTEZZA VILTÀ FREQUENZA ETERNITÀ VELOCITÀ ALTEZZA BRAVURA SCIOCCHEZZA FOLLIA MINORANZA AGILITÀ PINGUEDINE SUPERBIA MAGREZZA SEMPLICITÀ VIVACITÀ CHIARORE GIUSTIZIA SPORCIZIA DENSITÀ LUNGHEZZA CORTESIA INDECENZA CAPACITÀ ELEGANZA FERTILITÀ ONESTÀ BREVITÀ PERFIDIA STANCHEZZA RARITÀ DUREZZA LEGGEREZZA ALLEGRIA OSCURITÀ ROTONDITÀ SUPERIORITÀ MOLLEZZA PRUDENZA GIOVIALITÀ POSITIVITÀ MISERIA NEGATIVITÀ FEROCIA GELOSIA EFFICACIA MAGGIORANZA VIOLENZA VASTITÀ BELLEZZA FURBIZIA DOLCEZZA DOCILITÀ MORBIDEZZA SEGRETEZZA FRESCHEZZA LUMINOSITÀ DEBOLEZZA SINCERITÀ PIGRIZIA
108
Appendici
SOSTANTIVI 1 BENZINA ARTE IMPRESA OREFICE BOTTEGA AUTO PROPRIETÀ BAGAGLIO FIORE CHITARRA BANCA GRANO FORNO DENTE DOGANA PAGLIA GIORNALE MACCHINA GIARDINO POLLO LIBRO VIOLINO GIOIELLO CANE OROLOGIO ACCIAIO MAGAZZINO FIENO TABACCO BIRRA PETROLIO PORCO SCUOLA GELATO ROMANZO INSALATA BIBLIOTECA LATTE TIMONE ZUPPA
SOSTANTIVI 2 BENZINAIO IMPRESARIO ARTISTA OREFICERIA BOTTEGAIO PROPRIETARIO AUTISTA BAGAGLIAIO FIORAIO BANCARIO CHITARRISTA GRANAIO FORNAIO DOGANIERE DENTISTA PAGLIAIO GIORNALAIO GIARDINIERE MACCHINISTA POLLAIO LIBRAIO GIOIELLIERE VIOLINISTA CANILE OROLOGIAIO MAGAZZINIERE ACCIAIERIA FIENILE TABACCAIO PETROLIERE BIRRERIA PORCILE SCOLARO ROMANZIERE GELATERIA INSALATIERA BIBLIOTECARIO TIMONIERE LATTERIA ZUPPIERA
109
Appendici
APPENDICE C Triplette di parole utilizzate nell’Esperimento 2, paragrafo 5.
DIRITTO VANGELO CESTINO LITIGIO COPERTA RESIDUO ISTINTO MISSILE
VESTITO VITELLO CANTINA ZINGARO ALLARME PIGIAMA FASCINO ISTRICE
PIANURA BUSSOLA PENTOLA BOTTONE VITTIMA TAVERNA FASCINO LESIONE
DIAVOLO PETTINE VELLUTO GEMELLO DELITTO VERNICE COLLERA PANTERA
SEGRETO CAROGNA SUOCERA GORILLA LEZIONE TORTURA BARACCA POLMONE
PECCATO BAMBOLA CESTINO LIQUORE COLLINA INDIZIO REDDITO PETARDO
AUTUNNO MACIGNO AGGUATO OLFATTO PITTORE ARTERIA COLLERA SALMONE
MAESTRO INCENSO PALLONE PROFETA APPELLO BEVANDA PLOTONE SOPRANO
PALAZZO CASTAGNA NAZIONE RICOTTA ORIENTE DILUVIO LACRIMA ZAVORRA
ARGENTO ARBITRO SEGNALE LATTUGA COSTUME AGNELLO ACCIAIO CRATERE
GIUDICE FAGOTTO MARGINE GIRAFFA VALIGIA CORALLO VERDURA ZANZARA
MISTERO LETARGO TENEBRA CICOGNA CAPANNA PADELLA REPARTO ZATTERA
FIDUCIA IMPULSO CONGEDO DELFINO PROFUMO PISCINA RICATTO CAPARRA
CARBONE BINARIO ACCENTO DIABETE BENZINA TAMBURO DIFETTO BOMBOLA
CAMICIA CANNETO FINANZA FUMETTO COLONNA ASTUZIA CICORIA CIOTOLA
MISERIA VASSOIO FULMINE SIRINGA BASTONE PILLOLA AFFITTO CRATERE
COGNATO PITTURA PARROCO TRIBUNA BRIVIDO RUGGINE SCATOLA FIENILE
NEGOZIO POLENTA LAMPADA VAMPIRO PISTOLA SPIGOLO VOLANTE PUPAZZO
POLVERE CANNONE PIANETA ARANCIA BALCONE TIRANNO GRADINO TARIFFA
STOMACO DEMONIO METALLO CENSURA BASTONE PISCINA COLOMBA CALZINO
VICENDA CARTONE TAPPETO CANGURO TABACCO FORMICA COLLANA CASTORO
COMPITO ANTENNA CEMENTO FURGONE UCCELLO RUGGINE RONDINE CARAFFA
ROMANZO CATRAME CORNICE GERANIO CUSTODE FESSURA ASFALTO CEROTTO
CONFINE DILUVIO PRETORE MARTIRE CINTURA MENSOLA INSETTO FRAGOLA
CANZONE PUPILLA AFFANNO SILLABA GALLINA COMIZIO TALENTO FORFORA
LICENZA CAVERNA ARMADIO DECENZA VACANZA PATENTE VULCANO VALVOLA
VIOLINO LAVAGNA CRONACA DONDOLO SIMBOLO SINTOMO CIVETTA BOSSOLO
INFERNO CUSCINO VESCOVO FARINGE FONTANA VALANGA POLLICE CALZONE
PORTONE SCAPOLO MALIZIA FURGONE CANDELA EUFORIA ARROSTO SICARIO
CAMPANA PULPITO PASTORE GAMBERO FORESTA FORBICI TESSERA VALVOLA
110
Appendici
APPENDICE D Stimoli utilizzati nell’Esperimento 3
VERBI AGGETTIVI PRESENTARE IGNORARE NEGARE PRESUNTUOSO SPORCO NOBILE ASSASSINARE RIPETERE VIOLARE ALLEGRO SUPERBO OSTILE CREARE AVVIARE LAVARE AMBIZIOSO INNOCENTE OSTINATO FALLIRE PRESTARE DONARE AVARO INDIFFERENTE OTTUSO AUGURARE GUARIRE ELIMINARE COERENTE VELOCE PIGNOLO ASSISTERE OBBEDIRE DOPPIARE CORTESE VILLANO RETICENTE SBALORDIRE ESITARE IMPEDIRE DEBOLE VIOLENTO SPAVALDO IMITARE SFINIRE GIUSTIFICARE DENSO VIVACE SUPERSTIZIOSO DIMOSTRARE LIBERARE EDUCARE ABBONDANTE ABILE LEGGERO CINGUETTARE SMARRIRE MASTICARE EFFICACE AGIATO LEGITTIMO INTERPRETARE INSEGNARE ATTERRARE ELEGANTE AMBIGUO COMPLETO AGITARE SPEDIRE RECITARE INDIPENDENTE AMBIZIOSO STUPIDO INAUGURARE APPROVARE INDICARE FREQUENTE AVIDO DELINQUENTE SPOSTARE GARANTIRE EMIGRARE INTELLIGENTE CINICO INSUFFICIENTE DISPERARE INONDARE BRONTOLARE PROBABILE CIVILE DISCRETO ACCELERARE OPERARE PUNIRE GELOSO CONSAPEVOLE OSSESSIVO PREGARE CAMBIARE STERMINARE GIOVIALE DEVOTO COMPATIBILE COLTIVARE SALDARE MATURARE INDECENTE CREDIBILE IMPOTENTE REAGIRE IMMAGINARE CONFIDARE RESISTENTE DELICATO CLEMENTE ARRABBIARE PULIRE IRRIGARE LUMINOSO DILIGENTE CLANDESTINO LUCCICARE DOMINARE MORMORARE AUTONOMO DISINVOLTO COMPATTO PROVOCARE SPARARE EVITARE MISERO DISPONIBILE IRRIVERENTE CONOSCERE MIAGOLARE INVENTARE MORBIDO PREPOTENTE INSTABILE MIETERE BRUCIARE ILLUSTRARE NEGATIVO EGOISTA INSOLENTE PERCEPIRE ABITARE GIURARE ONESTO ELETTRICO CONCRETO PREFERIRE COSTRUIRE DIGERIRE OSCURO ENTUSIASTA SENSITIVO SPARIRE DIVERTIRE BALBETTARE PERFIDO ESATTO PERTINENTE LITIGARE SPIEGARE MEDITARE PIGRO RESPONSABILE CONGRUENTE RIEMPIRE TURBARE LICENZIARE PINGUE GENEROSO SFRONTATO RIPARARE ADERIRE VERSARE FLESSIBILE GRATO ILLEGALE RAPIRE DONDOLARE CONVERTIRE PRUDENTE INDULGENTE TESTARDO REGISTRARE LUCIDARE MENTIRE RICONOSCENTE INQUIETO COMPETENTE AGGREDIRE TOLLERARE CONSIDERARE ROTONDO IGNORANTE INTRAPRENDENTEESEGUIRE NAVIGARE SODDISFARE RUVIDO LABILE MALVAGIO ILLUMINARE BOMBARDARE RIVELARE SENSIBILE EFFICIENTE RILUTTANTE TRADIRE PREPARARE VIBRARE SINCERO AUTOREVOLE RAZIONALE
111