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La nascita: accoglienza alla vita e Iniziazione Cristiana€¦ · cristiana —, agisce come madre...

Date post: 02-Aug-2020
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don Dino Pirri 2010 La nascita: accoglienza alla vita e niziazione Cristiana Ufficio Catechistico Diocesano [email protected] «Per Iniziazione cristiana si può intendere il percor- so globale attraverso il quale si diventa cristiani. Si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a una scelta di fe- de e a vivere come figli di Dio, ed è assimilato, con il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, al miste- ro pasquale di Cristo nella Chiesa»
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Ufficio Catechistico Diocesano [email protected]

«Per Iniziazione cristiana si può intendere il percor-

so globale attraverso il quale si diventa cristiani. Si

tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito

dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla

testimonianza dei discepoli del Signore attraverso

il quale il credente compie un apprendistato globale

della vita cristiana e si impegna a una scelta di fe-

de e a vivere come figli di Dio, ed è assimilato, con il

battesimo, la confermazione e l’eucaristia, al miste-

ro pasquale di Cristo nella Chiesa»

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L’Iniziazione Cristiana 2

Introduzione

Ringrazio innanzitutto il Vescovo e la segreteria del Sinodo per la fiducia accordatami

nell’affidarmi questa relazione, voi tutti dell’attenzione.

In secondo luogo, riconoscendo l’impossibilità di trattare in un tempo limitato la comples-

sità delle questioni del laboratorio n.2, ho deciso di non trattare il tema dell’accoglienza alla

vita, dando per assunto quanto presentato dal laboratorio stesso, mentre proverò a integrare

quanto presentato nello strumento di lavoro riguardo all’IC. E soprattutto sulla IC dei fanciulli e

dei ragazzi. Nel testo della relazione troverete tutti i riferimenti bibliografici ai quali ho attinto

e necessari per l’approfondimento ulteriore di alcune questioni.

L’Iniziazione Cristiana oggi

Testi di riferimento

COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Annun-cio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechi-sti nel quarantesimo del Documento di base Il rinnovamento della catechesi, Roma, 4 aprile 2010.

COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Annun-cio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechi-sti nel quarantesimo del Documento di base Il rinnovamento della catechesi, Roma, 4 aprile 2010.

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del vangelo. Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Roma, 4 ottobre 2010. (Abbr. OP)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, Roma, 30 gennaio 1978. (abbr. RICA)

CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio Generale per la Catechesi, Città del Vaticano, 15 agosto 1997. (abbr. DGC)

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L’Iniziazione Cristiana 3

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, Roma, 30 marzo 1997.

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 2. Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, Roma, 23 mag-gio 1999.

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 3. . Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione in età adulta, Roma, 8 giugno 2003.

UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE DELLA CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Roma, 15 giugno 1991.

UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE DELLA CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei bambini. Nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me”, Roma, 8 giugno 1992.

UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristia-na dei fanciulli e dei ragazzi, Roma, 4 giugno 2006.

Lo stato della questione

La Chiesa, nel trasmettere la fede e la vita nuova — attraverso l'iniziazione cristiana —, agisce come madre degli uomini che genera figli concepiti per o-pera dello Spirito Santo e nati da Dio. Precisamente, «essendo nostra madre, la Chiesa è anche l'educatrice della nostra fede»; è madre e maestra, nel medesi-mo tempo. Attraverso la catechesi, alimenta i suoi figli con la sua propria fede e li inserisce, come membri, nella famiglia ecclesiale. Come madre buona offre a loro il Vangelo in tutta la sua autenticità e purezza, il quale, in pari tempo, è donato a loro come alimento adattato, culturalmente arricchito e come risposta alle aspirazioni più profonde del cuore umano.1

Non è questa la sede adeguata per esporre il contesto socio-culturale e religioso in cui si

colloca l’Iniziazione Cristiana2 (IC) oggi in Italia, ed in particolare nella nostra diocesi. Tuttavia, è

1 DGC, n. 79 2 Cfr. DGC, n. 58; COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, ANNUNCIO

E CATECHESI PER LA VITA CRISTIANA. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del

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L’Iniziazione Cristiana 4

possibile trovare negli Orientamenti Pastorali per l’attuale decennio, quale collocazione essa

debba trovare nella prassi pastorale delle nostre comunità. Scrivono i Vescovi italiani:

Esperienza fondamentale dell’educazione alla vita di fede è l’iniziazione cri-stiana, che «non è quindi una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come madre» (UFFICIO CATECHISTICO NA-

ZIONALE, La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ra-gazzi, Roma, 4 giugno 2006, n.6.). Essa ha gradualmente assunto un’ispirazione ca-tecumenale, che conduce le persone a una progressiva consapevolezza della fede, mediante itinerari differenziati di catechesi e di esperienza di vita cristiana. La cele-brazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, seguita da un’adeguata mistago-gia, rappresenta il compimento di questo cammino verso la piena maturità cristia-na.3

A tale proposito i Vescovi italiani invitano le Chiese diocesane ad aprire un confronto sulle

varie forme di IC attuate «al fine di promuovere la responsabilità primaria della comunità cri-

stiana, le forme del primo annuncio, gli itinerari di preparazione al battesimo e la conseguente

mistagogia per i fanciulli, i ragazzi e i giovani, il coinvolgimento della famiglia, la centralità del

giorno del Signore e dell’Eucaristia, l’attenzione alle persone disabili, la catechesi degli adulti

quale impegno di formazione permanente»4.

Allora alcune domande sulle priorità dell’attuale decennio:

Quale esperienza di Iniziazione cristiana nelle nostre comunità? Esperienza fonda-mentale e qualificante?

Quale impostazione? Quali itinerari? Quali esperienze?

Documento di base Il rinnovamento della catechesi, Roma, 4 aprile 2010, nn. 7-9; interessante anche il contributo offerto in Il Regno 10 (2010), pp.337ss..

3 OP, n.40. 4 OP, n. 54.

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Come emergono la dimensione del dono e della conversione permanente nell’esperienza delle nostre comunità, e quindi nella vita di coloro che ricevono l’annuncio della fede?

L’azione evangelizzatrice delle nostre comunità promuove relazioni capaci di coin-volgere le famiglie e integrate nell’esperienza dell’anno liturgico?

Nell’annuncio della fede vengono privilegiati i giovani (oltre i 18 anni) e gli adulti? Sono occasioni di annuncio del Vangelo la preparazione al matrimonio dei fidanza-ti, la richiesta del Battesimo per i figli e il catecumenato degli adulti?

Scrivono i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali:

Si tratta di considerare con realismo i punti di debolezza e di sofferenza presenti nei diversi contesti educativi, come pure le esperienze positive in atto. In particolare, si suggerisce un esame attento sia dei cammini di formazione dei catechisti, degli ope-ratori pastorali e degli insegnanti di religione cattolica, sia dei percorsi educativi del-le associazioni e dei movimenti.5

Davanti a queste domande, che devono avviare una verifica seria in questi anni6, anche a

partire dal cammino sinodale, vogliamo definire bene cosa intendiamo per IC. Essa non consi-

ste soltanto nella preparazione ai sacramenti del Battesimo, Cresima ed Eucaristia, passando

per la Penitenza. Essa non coincide neppure con la sola catechesi. Essa non ha a che fare solo

con i fanciulli e i ragazzi.

Per Iniziazione cristiana si può intendere il percorso globale attraverso il quale si di-venta cristiani. Si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a una scelta di fede e a vivere come figlio di Dio, ed è assimilato, con il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, al mistero pasquale di Cristo nella Chiesa.7

5 OP, n. 53. 6 Cfr. DGC, n. 72. 7 UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE DELLA CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ra-

gazzi. Nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Roma 15 giugno 1991, n.7.

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In questo percorso verso la vita cristiana sono coinvolti soprattutto i fanciulli e i ragazzi, tra

i quali cresce il numero dei non battezzati; in aumento anche la richiesta di persone adulte

(superiori cioè ai 14 anni, secondo il Codice di diritto canonico), che non hanno ricevuto il Bat-

tesimo e domandano di entrare nella Chiesa; infine, sono da tener presenti le situazioni in cui

coloro che, dopo aver ricevuto il Battesimo, non sufficientemente evangelizzati, hanno abban-

donato la pratica religiosa e ora desiderano risvegliare la fede ricevuta e vivere l’esperienza

cristiana in maniera più consapevole e operosa.

A queste tre situazioni ha già dato risposta il Rito dell’iniziazione cristiana degli a-dulti pubblicato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II il 6 gennaio 1972, la cui versione italiana apparve in data 30 gennaio 1978. La recezione-attuazione di que-sto testo, tuttavia, è stata purtroppo disattesa, per diversi motivi, nelle nostre Chiese, o accolta solo parzialmente e in casi particolari.8

L’azione pastorale delle nostra Chiesa diocesana, pertanto, deve essere ispirata da alcuni

criteri generali, da ritenersi, sempre e comunque, presenti.

a) Un primo criterio, che potrebbe essere definito di discernimento, attiene la conce-

zione e la realtà dell’IC ispirata alla forma del catecumenato, affinché non avven-

ga che la catechesi sia del tutto orientata ai sacramenti e che essa «si riduca a in-

tellettualismo e i sacramenti scadano a gesti di costume e di tradizione».9

8 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecumena-to degli adulti, Roma, 30 marzo 1997, premessa.

9 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Catechesi tradendæ, Città del Vaticano, 16 ottobre 1979, n. 23; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e sacramenti, Roma, 12 luglio 1973, nn. 63-68.

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b) Un secondo criterio riguarda la funzione materna che la Chiesa è chiamata a svol-

gere nell’attuazione di ogni forma di itinerario catecumenale, e conseguentemente

il ruolo della concreta comunità cristiana.

c) Al Vescovo, responsabile dell’azione evangelizzatrice e santificatrice della Chiesa

particolare affidata alle sue cure, compete stabilire e decidere la pastorale dioce-

sana del catecumenato10

e l’IC in genere.

d) La diversità delle situazioni esige che si attui un sapiente adattamento, tenendo

conto sia delle persone che chiedono di diventare cristiani o di riscoprire la loro

fede, sia della realtà ecclesiale in cui avviene il processo dell’IC.

e) Un ultimo importante criterio attiene al primato dell’evangelizzazione, che pre-

siede a tutta la pastorale del catecumenato e che ha come destinatari privilegiati

soprattutto gli adulti.

Prima di prendere in considerazione l’IC dei fanciulli e dei ragazzi, e successivamente degli

adulti, credo si possa affermare con verità, ma anche senza alcuna rassegnazione, che nella

nostra Chiesa diocesana manca un progetto pastorale organico a riguardo. E anche nelle singo-

le comunità parrocchiali, nella maggior parte dei casi, ci si affida alla sensibilità del parroco pro

tempore e alla buona volontà di alcuni, anziché ad un percorso pensato, condiviso, attuato e

10 Cfr. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, Introduzione genera-le, n.12.

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L’Iniziazione Cristiana 8

periodicamente verificato. E questa è la questione fondamentale, la quale, trascurata, fa cade-

re tutte le altre.

L’Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi

Note di comunione

Innanzitutto dobbiamo considerare la questione dell’IC dei fanciulli e dei ragazzi dalla loro

prospettiva. Su di loro pensiamo di sapere tutto, e soprattutto siamo ancora convinti che ciò

che va bene per noi, o per noi è andato bene fino a qualche anno fa, vada bene per loro e vada

bene anche ora. Non è così! Si rischia di percorrere vie ripetitive o improvvisate. «Nell’uno o

nell’altro caso si rischia di imporre loro uno schema precostituito di educazione religiosa che

nasce dalle sicurezze acquisite dell’adulto più che dalle reali esigenze delle nuove generazio-

ni»11. Insomma, non se ne vanno perché sono cattivi, ma perché non parliamo più alla loro

vita; poiché l’immagine che abbiamo dei fanciulli e dei ragazzi, non corrisponde alla loro realtà.

Lo stile educativo deve essere quello di Gesù sulla strada di Emmaus: un umile ascolto, la

disponibilità a camminare insieme, la capacità di rispondere alle «loro concrete attese e do-

mande»12. Insomma, i fanciulli e i ragazzi sono i veri protagonisti del loro cammino di fede,

capaci di arricchire con la propria originalità la comunità cristiana. Infatti, educare è questione

di amore, prima ancora che di tecniche; di fede, prima ancora che di sussidi; di persone, prima

ancora che di programmi.

11 Nota dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, Roma 15 giugno 1991, n.1.

12 Ibidem.

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A tale proposito deve essere tenuto presente quanto definito dal Progetto catechistico na-

zionale:

Senza infantilizzare il messaggio cristiano, la liturgia e l’esperienza comunitaria-ecclesiale, la comunità cristiana degli adulti deve preoccuparsi di offrire una propo-sta educativa tale da suscitare interessamento da parte dei fanciulli e ragazzi e un’appropriata comprensione della parola di Dio, capace di favorire un incontro con il Signore e una celebrazione della salvezza secondo le proprie capacità, attenta a proporre originali iniziative di fraternità ed esperienze comunitarie rispondenti all’età e nello stesso tempo aperte all’interessamento sempre più ampio nella comu-nità ecclesiale degli adulti.13

In una espressione sintetica: una proposta di Chiesa per i piccoli e non “da piccoli”.

D’altra parte non possono essere elusi alcuni criteri ed esigenze ecclesiali, affinché i fan-

ciulli ed i ragazzi siano condotti verso una fede “adulta”. Mete e obiettivi, contenuti e tappe

non possono essere lasciati all’improvvisazione o all’arbitrio, ma devono corrispondere alle

indicazioni della Chiesa, quale Madre e Maestra, e alla quale tutti si devono adeguare.

Questi due aspetti complementari, del protagonismo dei fanciulli e dei ragazzi e della fe-

deltà al Vangelo e alla Chiesa, richiedono alcune attenzioni:

1. La comunità cristiana tutta intera è chiamata in causa nel processo dell’IC dei fan-

ciulli e dei ragazzi, e deve sentirsi pienamente coinvolta.14

2. Deve essere superato il tradizionale modello scolastico dell’incontro catechistico,

spesso ancora prevalente, nei fatti e nelle intenzioni.

13 Ibidem. 14 DGC, n.220.

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3. L’introduzione di itinerari di catechesi differenziati, anziché uno schema ormai

collaudato ed omogeneo per tutti, che tenga conto delle famiglie di provenienza, e

delle reali esigenze dei singoli. A riguardo, sarebbe interessante valorizzare

l’esperienza delle associazioni e delle aggregazioni laicali che si mettono anche a

servizio della catechesi, e il loro reale rapporto con la concreta comunità cristiana.

4. La convinzione che i fanciulli e i ragazzi siano i soggetti protagonisti di catechesi, e

non dei semplici contenitori da riempire di parole e concetti astratti.

5. L’ introduzione di uno stile missionario nella pastorale, poiché molti non parteci-

pano alla catechesi e alla vita della comunità, e vanno intercettati fuori delle strut-

ture parrocchiali. Del resto la missione è vocazione radicale e costitutiva della

Chiesa, e deve permeare tutta la pastorale ordinaria delle nostre comunità, anche

alla luce del recente Magisteri dei Vescovi italiani.

6. Particolare cura si deve avere verso i fanciulli e ragazzi portatori di handicap fisico

o psichico.

Non è più possibile che nei progetti pastorali parrocchiali vengano eluse tali esigenze. Ma

sarà cura degli organi pastorali diocesani offrire supporto e accompagnamento perché questo

avvenga realmente, adempiendo alle indicazioni della Cei e alle decisioni del Vescovo.

Note di credibilità

Affinché gli itinerari di IC siano credibili è necessario maturare alcune convinzioni di fondo,

che vadano poi tradotte in scelte concrete nella pastorale diocesana e di ogni comunità par-

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L’Iniziazione Cristiana 11

rocchiale. Naturalmente non si risolve nulla dettando delle regole, e chiedendone una esecu-

zione esteriore: è necessario condividere idee ed esperienze, crescere nella reciproca stima,

affidarsi con fiducia, e coinvolgere il cuore in ogni scelta, disposti a compiere qualche passo

anche senza operare rivoluzioni. Con più coraggio, con più passione, con più amore. Ecco le

convinzioni da rendere operative nelle nostre comunità.

1. La necessità, nel contesto attuale, quasi generalmente di una prima evangelizza-

zione, poiché abbiamo a che fare con “non credenti di fatto”, con praticanti non

credenti.

2. La comunità cristiana degli adulti e dei giovani è il contesto entro cui si realizza tale

processo, per cui hanno valore assoluto gli itinerari di fede da proporre ad adulti e

giovani. La parrocchia è il luogo ordinario e privilegiato dell’IC15. Di conseguenza è

il Consiglio pastorale che deve avere cura dell’IC e di progettarne, attuarne e verifi-

carne gli itinerari.

3. La crescita nella fede dei fanciulli e dei ragazzi non può fare a meno del coinvolgi-

mento delle loro famiglie, le quali, in forme diversificate e progressive, esercitano

un vero e proprio ministero ecclesiale, derivante dalla grazia del sacramento del

matrimonio; come si rivela necessaria la ricerca di nuove alleanze educative con i

15 Nota dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, Roma 15 giugno 1991, n.8; DGC, n. 257-258.

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L’Iniziazione Cristiana 12

luoghi abitati: la scuola, lo sport, il tempo libero, i mezzi di comunicazione, i social

network, la musica.

4. Vanno tenute presenti e rispettate le connotazioni proprie delle diverse fasce di

età della fanciullezza e della preadolescenza, lasciandosi anche aiutare da esperti.

5. Il primato della Parola e della fede accompagna i fanciulli e i ragazzi alla celebra-

zione dei sacramenti, e non solo la conoscenza delle nozioni o la partecipazione

“fisica” ad alcuni incontri.

6. L’IC dei fanciulli e dei ragazzi deve realizzarsi secondo una ispirazione catecumena-

le, e va sottolineato “ispirazione”, per non cadere in estremismi poco fruttuosi. Si

tratta di un cammino fondato su una pluralità di esperienze necessarie e tra esse

collegate, quali: le tappe celebrative, l’esperienza di gruppo, la pedagogia dei mo-

delli, il concreto esercizio della vita cristiana, la dimensione esperienziale, il ruolo

insostituibile di accompagnamento dei catechisti, dei genitori e dei padrini e ma-

drine.

7. La catechesi di IC deve svolgersi secondo le linee del rinnovamento della catechesi

nella Chiesa italiana, e quindi secondo il progetto catechistico dei Vescovi italiani,

espresso nei catechismi della CEI. Prima di dire che il progetto non è adeguato, bi-

sognerebbe almeno conoscerlo. Prima che il personale estro, va servita la volontà

della Chiesa. Tuttavia è bene ricordare che «la catechesi non esaurisce l’iniziazione

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cristiana, anche se ne costituisce il momento centrale e fondamentale di cui ogni

itinerario di iniziazione non può fare a meno»16.

Note di missionarietà

È bene offrire, a questo punto, alcuni orientamenti operativi su cui le famiglie, i catechisti e

le comunità riflettano e si verifichino. Innanzitutto tre grandi priorità.

1. La necessità di un preciso e completo progetto pastorale diocesano per l’IC dei

fanciulli e dei ragazzi, che poi possa essere recepito dalle singole comunità parroc-

chiali, e ad esse adattato. A questo progetto devono adeguarsi tutte quelle realtà,

che a vario titolo e in diversi modi si interessano dell’educazione cristiana dei fan-

ciulli e dei ragazzi (gruppi, associazioni e movimenti, insegnanti di religione cattoli-

ca, gruppi del tempo libero...). Infatti, «compete alla Chiesa particolare elaborare

un piano pastorale organico di iniziazione cristiana: individuare finalità, componen-

ti fondamentali, criteri organizzativi, responsabilità, strumenti. Fedele alle scelte

della propria Chiesa e attenta alle situazioni diversificate dei fanciulli e dei ragazzi,

ogni comunità parrocchiale dovrà individuare un progetto concreto e operativo di

iniziazione cristiana delle nuove generazioni»17.

2. Una dinamica catechistica che segua l’anno liturgico e sia centrata sulla celebra-

zione del Giorno del Signore, come giorno dell’assemblea liturgica, del riposo,

16 Nota dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, Roma 15 giugno 1991, n.8.

17 Ibidem, n.19.

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L’Iniziazione Cristiana 14

dell’accoglienza e della carità, dell’anticipazione festosa dei doni del Regno, per cui

la mensa eucaristica festiva parrocchiale diventa il punto di raccordo, la comunio-

ne visibile, e quindi la fonte e il culmine di ogni iniziativa, attività, desiderio.

3. Una opportuna collocazione delle tappe sacramentali, con particolare attenzione

al momento preparatorio e successivamente a quello mistagogico, tenendo pre-

sente come modello di riferimento il progetto catechistico italiano, di cui i catechi-

smi sono la più autorevole espressione.

Inoltre devono essere presi in considerazione ulteriori aspetti:

1. La programmazione catechistica: i criteri e le linee della programmazione dovran-

no essere attentamente discussi e stabiliti insieme ai catechisti, e periodicamente

verificati. Tuttavia «durante questo lavoro di programmazione e di concreta attua-

zione, è importante lasciare la porta aperta al dono che viene dall’alto, alla novità

dello Spirito e a quanto egli suggerisce, oltre che alla stessa necessaria creatività

del catechista e della sua abilità di fare della catechesi un atto vivo, sempre inte-

ressante e nuovo»18. Ogni tecnica è preceduta e accompagnata dalla preghiera e

dalla vita di grazia.

2. Gli itinerari differenziati: è soprattutto questione di mentalità aperta, poiché non

sempre è possibile rendere omogenei i criteri per la formazione dei gruppi, il pro-

18 Nota dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, Roma 15 giugno 1991, n.24.

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L’Iniziazione Cristiana 15

gramma, le tappe e le iniziative che lo accompagnano, la stessa celebrazione dei

sacramenti. A tale scopo dovrà essere esercitato accuratamente il discernimento

comunitario, per rimanere fedeli a Dio e all’uomo.

3. I gruppi dei fanciulli e ragazzi e la catechesi in associazione. La scelta del gruppo

come strumento educativo non deve spingere a trasferire in esso le medesime di-

namiche scolastiche, ma a renderlo luogo in cui vivere la prima esperienza di co-

munità ecclesiale. A tale proposito voglio citare la nota dell’UCN per l’accoglienza

dei catechismi dell’IC:

Le associazioni, i gruppi ecclesiali e i movimenti costituiscono particolarmente nell’ambito della formazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi una realtà ricca di presenza e di valore ecclesiale, pastorale e pedagogico. L’Azione cattolica dei ragazzi in particolare con la sua presenza capillare e il suo progetto formativo, insieme all’AGESCI e ad altre associazioni, movimenti e gruppi che operano nel campo della pastorale dei fanciulli e dei ragazzi, presenti nelle comunità, offro-no un servizio ecclesiale che permette una molteplicità di proposte educative so-stenute da interessanti mediazioni pedagogiche e didattiche.19

Un particolare apprezzamento viene attribuito alle scelte dell’Azione cattolica riguardo l’IC

dei fanciulli e dei ragazzi (lo dico, facendo riferimento al n.26 della nota dell’Ufficio catechistico

Nazionale che ho citato).

In riferimento a quest’ultimo punto è necessario che le associazioni e i movimenti e tutte

le aggregazioni laicali interessate verifichino la corrispondenza dei loro itinerari ai criteri indica-

ti dai Vescovi italiani riguardo l’IC. Ma voglio anche sollecitare una sorta di “conversione pasto-

19 Nota dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, Roma 15 giugno 1991, n. 26.

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L’Iniziazione Cristiana 16

rale”. Credo che sia maturo il tempo in cui deve cessare il sospetto a priori, e in alcuni casi

l’ostracismo incondizionato, nei confronti di associazioni, movimenti e aggregazioni laicali rico-

nosciute dalla Chiesa; ma è anche ora che da parte di alcune di esse ci sia una reale partecipa-

zione alla vita delle comunità, attraverso la condivisione della Parola e dell’Eucaristia domeni-

cale, attraverso la stima e il servizio vicendevoli. Va vissuta un’obbedienza “intelligente” al

Papa, certamente al Vescovo, ma anche a chi in diocesi lo rappresenta (parroco, uffici pastora-

li, ecc.). Poiché come è facile amare il lontano che non vedo e non sento, è anche facile obbe-

dire a chi non entra direttamente nel merito dei miei desideri e delle mie decisioni. Insomma

l’autorità a cui obbedire non va scelta, poiché è data!20

4. La catechesi dei fanciulli e ragazzi portatori di handicap. Scriveva Paolo VI: «Il mi-

stero degli handicappati, segno di una presenza divina ferita, trascende le ricchez-

ze, le tecniche, le esperienze pur tanto lodevoli. Questo mistero esige un rispetto

assoluto non meno che una delicatezza estrema nell’arte del comunicare con loro

per mezzo della semplice presenza, lo sguardo, il silenzio o il linguaggio appropria-

20 Cfr. DGC, n. 262: «a) Occorre rispettare la «natura propria» della catechesi, sviluppando tutta la

ricchezza del suo concetto, mediante la triplice dimensione della parola, della memoria e della testimo-nianza (la dottrina, la celebrazione e l'impegno nella vita). La catechesi, qualunque sia il «luogo» dove si compie, è prima di tutto una formazione organica e basilare della fede. Deve includere, pertanto, «uno studio serio della dottrina cristiana» e deve costituire una seria formazione religiosa «aperta a tutte le componenti della vita cristiana». b) Questo non è un impedimento affinché la finalità propria delle associazioni e dei movimenti — con i loro propri carismi — possano esprimere, con determinati accen-ti, una catechesi che, comunque, dovrà sempre restare fedele al suo carattere proprio. L'educazione attraverso la proposta della spiritualità propria di un'associazione o movimento — che è pur sempre di una grande ricchezza per la Chiesa — sarà tipica di un tempo successivo a quello della formazione basica cristiana, che è comune a ogni cristiano. Prima bisogna educare a ciò che è comune a tutti i membri della Chiesa, piuttosto che a ciò che è peculiare o diversificante. c) Parimenti, bisogna affermare che i movimenti e le associazioni, in ordine alla catechesi, non sono una alternativa ordinaria alla Parroc-

chia, in quanto questa è comunità educativa di riferimento propriamente tale».

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to. I cristiani a servizio dei fanciulli handicappati sono chiamati a una continua o-

blazione di se stessi, che li conduce alla contemplazione del volto sofferente di Dio

nei poveri». Riguardo a ciò, forse, non manca tanto l’attenzione quanto la prepara-

zione ad accompagnare nella fede questi nostri fratelli e sorelle. Particolare contri-

buto potrebbe essere offerto alle comunità dall’esperienza dell’UNITALSI diocesa-

na.

5. I sussidi di mediazione dei catechismi: oggi esiste una molteplice varietà di prodotti

editoriali, per la formazione dei catechisti o come strumenti per la catechesi. Essi

non sostituiscono l’esperienza, la testimonianza, la creatività, la passione, il sacrifi-

cio e la fede dei catechisti e delle comunità a cui appartengono. Costituiscono degli

aiuti validi (sussidi appunto), ma non costituiscono, e tanto meno garantiscono, il

processo della trasmissione della fede. Inoltre, il Catechismo della CEI andrebbe

consegnato direttamente ad ogni fanciullo e ragazzo delle nostre comunità. «Nes-

sun sussidio dunque, per quanto utile ed efficace, deve sostituirsi al catechismo»21.

21 Nota dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, Roma 15 giugno 1991, n.28.

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L’Iniziazione Cristiana degli adulti

Molto più breve sarà la trattazione dell’Iniziazione cristiana degli adulti, poiché alcuni temi

sono comuni a quanto fin qui esposto, inoltre ci si trova a percorrere sentieri ancora poco e-

splorati.

Note di comunione

Talvolta inerzia, ingiustificate riserve o scarsa convinzione frenano l’attuazione del catecumenato. Spesso le comunità cristiane rimangono ripiegate su se stesse. Prese dalla loro azione pastorale interna, non riescono ad immaginare che altri possano desiderare di aderire al Vangelo, se fosse loro data l’occasione. Di fatto raramente nelle nostre comunità ecclesiali esiste un serio processo di iniziazione cristiana con-forme al RICA e adeguatamente programmato per suscitare, accogliere e accompa-gnare i nuovi credenti.22

Il Vescovo, nella sua funzione di maestro, sacerdote e pastore della Chiesa particolare affidata

alla sua cura,23 stabilisce la durata del catecumenato e ne regola la disciplina, approva il pro-

gramma catechistico e formativo, opera i necessari adattamenti alle specifiche situazioni, e di

solito presiede al rito dell’elezione.

Tuttavia, alla responsabilità primaria del Vescovo si aggiunge quella della comunità eccle-

siale locale, attraverso diversi operatori, quali garanti e padrini, famiglie cristiane e gruppi ec-

22 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecume-

nato degli adulti, Roma, 30 marzo 1997, n.40. 23 Ibidem, n.44.

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clesiali, religiosi e religiose, i catechisti e i diaconi, infine la cura vigilante soprattutto del parro-

co.24

Infatti il luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità cristiana è la parroc-

chia. «Qui più che altrove l’evangelizzazione può diventare insegnamento, educazione ed espe-

rienza di vita. È nella parrocchia in particolare che l’esperienza di tipo catecumenale, soprattut-

to in vista della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione, trova la sua attuazione ordina-

ria»25.

La parrocchia ha la responsabilità di far giungere il Vangelo a tutti coloro che abitano nel suo

territorio, di offrire una testimonianza cristiana credibile ed eloquente, di conoscere in modo

accurato la realtà locale dei non cristiani e dei non credenti, di accogliere con amabilità e di-

sponibilità quanti chiedono di diventare cristiani, di proporre a coloro che sono accolti tra i

catecumeni un serio cammino di crescita spirituale, di introdurre i catecumeni ai sacramenti ,

incoraggiarli nel cammino, accompagnarli ed inserirli nella vita della comunità.26

Tutti i battezzati della comunità sono chiamati ad accompagnare spiritualmente il cammino di

fede dei nuovi credenti, secondo le possibilità di ciascuno: innanzitutto con la testimonianza

del vangelo, poi con la disponibilità al consiglio, l’accoglienza, l’incoraggiamento; maggiormen-

te col la realizzazione della comunione all’interno della comunità.

24 Ibidem, n. 45. 25 Ibidem, n. 45. 26 Ibidem, n. 46.

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Grande apporto può essere offerto dalle famiglie cristiane, dai gruppi ecclesiali, ma particolare

responsabilità spetta ai presbiteri, e soprattutto al parroco.

«Il ripristino del catecumenato costituisce per la parrocchia una singolare opportu-nità per ravvivare la comunità e per ripensare la propria pastorale. Di fatto sollecita la comunità ad un nuovo impegno missionario ed aiuta tutti i battezzati ad appro-fondire la loro vocazione di testimoni e annunciatori del Vangelo. È stimolo per ri-scoprire una ricca ministerialità. Favorisce la scoperta e l’attuazione del ruolo ma-terno della Chiesa che, attraverso la comunità e i singoli fedeli, accoglie i nuovi cre-denti, si interessa alla loro formazione, li accompagna spiritualmente, per poi gene-rarli a vita nuova con il Battesimo».27

Note di credibilità

Da quanto detto, emerge la necessità urgente del Servizio diocesano al catecumenato, un

organismo formato da sacerdoti, religiosi e laici, con la finalità di promuovere e coordinare in

tutta la diocesi idonei itinerari di iniziazione cristiana, in stretta collaborazione con l’Ufficio

catechistico e l’Ufficio liturgico e, quando occorra, d’intesa con altri Uffici pastorali.

Negli Orientamenti per il catecumenato degli adulti, al n. 54 si elencano i compiti di tale Servi-

zio diocesano:

- sensibilizzare i sacerdoti e gli operatori pastorali sul valore della scelta del catecumenato,

promuovendo soprattutto l’approfondi-mento del RICA e la conoscenza delle linee pastorali

della diocesi per il catecumenato;

27 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecume-nato degli adulti, Roma, 30 marzo 1997, n.52.

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offrire adeguata formazione e sostegno agli operatori dell’iniziazione cristiana: sacer-

doti, diaconi, catechisti, padrini, animatori dei gruppi di accompagnamento dei cate-

cumeni;

animare e sostenere la loro azione, ma anche fare scoprire e apprezzare il valore e il

significato del catecumenato;

elaborare proposte operative di itinerari di iniziazione cristiana, secondo il RICA e fede-

li alle direttive del Vescovo, per giovani-adulti e per fanciulli-ragazzi ed operare affin-

ché la scelta del catecumenato trovi concreta attuazione nelle parrocchie;

determinare, secondo le disposizioni del Vescovo, la durata del catecumenato, offrire

direttive per i tempi delle celebrazioni dei riti di passaggio, delle consegne e degli scru-

tini;

proporre criteri per discernere e valutare la preparazione dei candidati e la loro am-

missione prima tra i catecumeni, successivamente fra gli eletti;

precisare i contenuti del primo annuncio e della catechesi, tenendo presente la cultura

di appartenenza dei catecumeni e la loro religione di provenienza. Allo scopo sarà utile

avere a disposizione sussidi biblici, catechistici e liturgici usati nelle Chiese di origine

dei catecumeni;

offrire suggerimenti e proposte per concrete esperienze caritative e ascetico-

penitenziali;

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offrire alle parrocchie il proprio aiuto, per fare conoscere esperienze, rendere disponi-

bili sussidi e strumenti utili ad una fruttuosa opera di formazione e di accompagna-

mento dei nuovi credenti verso il Battesimo;

valorizzare il posto e il cammino dei catecumeni in seno alle comunità cristiane.

Note di missione

La formazione degli accompagnatori: «La scelta di validi operatori dell’iniziazione cristiana

e la loro formazione rivestono una rilevanza fondamentale. Una seria sensibilizzazione e prepa-

razione di base degli accompagnatori dovrebbe essere assicurata dal Servizio diocesano al ca-

tecumenato, mentre la loro formazione permanente dovrebbe avvenire nelle comunità loca-

li»28. Non so perché si faccia fatica a trovare persone degne, affidabili e competenti per ammi-

nistrare il patrimonio ecclesiastico, mentre si affidi a chiunque la cura di chi chiede il dono del-

la fede.

Il coinvolgimento della comunità : in via ordinaria il cammino d’iniziazione cristiana do-

vrebbe svolgersi nella comunità parrocchiale, ma deve sempre assicurare un’apertura diocesa-

na. Accompagnare un adulto alla fede è un grande dono e un segno di efficace testimonianza

per l’intera comunità cristiana.29 Non ripeto quanto detto sul ruolo delle associazioni, gruppi e

movimenti.

28 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecume-nato degli adulti, Roma, 30 marzo 1997, n.84.

29 Ibidem, n.85.

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Evitare sempre la fretta e la banalizzazione: un tipico caso è costituito dalla necessità di

ricevere o completare l’IC in prossimità del matrimonio. Anche se questo desiderio va soste-

nuto, tuttavia non si possono bruciare i tempi e le tappe. C’è il rischio di creare nuovi problemi

per la fede dei coniugi e per la stessa crescita cristiana dei futuri figli.30 Appare evidente che

una regolamentazione specifica e orientativa da attuarsi in tutte le comunità (considerando

tutte le possibili eccezioni!) è urgente e necessaria.

Conclusione

Concludendo questo mio intervento voglio invitare tutti a non cadere mai nella rassegnazione

e nello scoraggiamento, a vivere la gratitudine per i doni immeritatamente ricevuti, e ad aprire

il cuore alla gioia, che è garantita dalla presenza del Signore Gesù nella nostra vita. Egli è

l’Emmanuele. Amen.

30 Ibidem, n.87.


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