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La nuova enciclica di Papa Francesco:LAUDATO SI’ Parole ... · La nuova enciclica di Papa...

Date post: 15-Feb-2019
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12
S econdo il nuovo Rap- porto annuale del- l’UNHCR Global Trends, alla fine del 2014 erano 59,5 milioni le per- sone costrette ad emigrare dai luo- ghi di origine, a causa di conflitti armati, persecu- zioni, violenze generalizzate e violazioni dei diritti umani. Un numero impres- sionante, che esprime chiara- mente il dramma della realtà migratoria: in media ogni 4 secondi, nel mondo, una persona è costretta a fuggire dalla propria casa. Va considerato, peraltro, che le statistiche fornite dalle Nazioni Unite considerano soltanto alcune categorie di migran- ti: coloro che sono riconosciuti come rifugiati secondo la Conven- zione di Ginevra del 1951, i richie- denti asilo, coloro che sono stati costretti alla fuga dal luogo di origi- ne ma non hanno oltrepassato i con- fini del loro Paese (Internally Dis- placed Peoples), gli apolidi e coloro che hanno fatto ritorno al Paese di origine, ma non sono ancora stati reintegrati (Returnees). In sintesi, i dati citati fanno riferimento alle migrazioni “forzate” e non tengono conto degli ulteriori milioni di indi- vidui che si mettono in cammino per “motivi economici”, spinti non da guerre e persecuzioni ma dalla fame e dalla povertà estrema, o dal legitti- mo desiderio di costruirsi un futuro migliore al di fuori del proprio Pae- se, e dei “profughi ambientali”, costretti a migrare a causa di cata- strofi ambientali. A livello globale, dunque, il feno- meno migratorio costituisce una questione di primaria importanza, che riguarda tutte le latitudini del pianeta e coinvolge inevitabilmente tutte le popolazioni. Si tratta peraltro di un fenomeno in crescita, che vede aumentare ogni anno il numero di persone in movi- mento o in fuga. Per quanto una cer- ta retorica sostenga che la crescita eco- nomica globa- le dovrebbe garantire una maggiore sta- bilità interna- zionale e una pace diffusa, la verità è che il numero dei conflitti armati è in costante crescita. A quanto affer- ma l’Istituto Internazionale di Ricerca sui Confit- ti di Heidelberg, in Germania, il 2013 è stato caratterizzato dal più alto numero di scontri armati dopo la Seconda Guerra Mondiale: 414 conflitti nel mondo. Come afferma Antonio Guterres, Alto Commissa- rio per i Rifugiati delle Nazioni Uni- te, viviamo in «un’epoca in cui il numero di persone in fuga dalle guerre ha raggiunto livelli record». Secondo le stime delle autorità A PAGINA 3 GENETICA. I MECCANISMI DELL'EVOLUZIONE Catania - anno XXXI - n. 25 - 28 giugno 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” A “L’Istrioneˮ “L’EREDITÀ DELLO ZIO CANONICO” a pagina 11 (segue a pagina 2) Un’ecologia integrale richiede di dedicare un pò di tempo a una rifles- sione sul nostro stile di vita e i nostri ideali. C on questo twitter Papa Francesco lancia un mes- saggio di attenzione alla “casa comune”, bene da custodire e proteggere. L’etimologia del termine “ecologia” dal greco: (oikos) “casa” o anche “ambiente”; e (logos) “discorso” o “studio” dà ragione all’operazione culturale e sociale che l’enciclica verde di Papa Francesco: “Laudato Si” ha avviato, facendo risuonare un campanello di allarme per “salvare il pianeta” e garantire ai giovani un futuro di vivibilità nella Terra, dono di Dio. La lezione di “ecologia umana” che il Vescovo di Roma ha dettato inve- ste tutti gli uomini anche di religioni e credi diversi, perché tratta il tema della vita umana, della sopravviven- za, denunciando la disparità tra Pae- si ricchi del Nord e Paesi poveri nel Sud del mondo. L’insegnamento di Papa Francesco è la conferma della validità di un impegno: Il richiamo, forte, alla responsabilità che si inscrive nell’in- segnamento evangelico, nella tradi- zione cristiana, nella dottrina sociale della Chiesa e nei valori etici univer- sali. L’enciclica richiama la responsabili- tà di tutte le istituzioni - internazio- nali, nazionali, locali - per la salva- guardia dell’ambiente naturale e per quello umano, entrambi aspetti del- l’unica realtà che è il Creato. «Molte cose devono riorientare la propria rotta», afferma Francesco nell’ultimo capitolo della sua enci- clica. «Ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare». Come? Educandosi alla coscienza di un’ori- gine comune, di un’apparenza alla comune famiglia e di un futuro con- diviso. E questo è possibile facendo proprie le motivazioni profonde e la consapevolezza che può permettere lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Papa Francesco elenca i piccoli gesti ordinari che possono essere compiu- ti da tutti: «Evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consu- mo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmen- te si potrà mangiare, trattare con cura (segue a pag. 2) Giuseppe Adernò Parole per rinverdire la speranza La nuova enciclica di Papa Francesco: LAUDATO SI’ PRESENTATO IL LIBRO di Mons. A. LEGNAME a pagina 7 Verso il SINODO ORDINARIO sulla FAMIGLIA a pagina 7 60 milioni le persone in fuga nel mondo: una ogni 4 secondi La mobilità umana fenomeno globale Foto AFP/SIR
Transcript

Secondo il nuovo Rap-

porto annuale del-

l’UNHCR Global Trends, alla fine

del 2014 erano 59,5 milioni le per-

sone costrette ad

emigrare dai luo-

ghi di origine, a

causa di conflitti

armati, persecu-

zioni, violenze

generalizzate e

violazioni dei

diritti umani. Un

numero impres-

sionante, che

esprime chiara-

mente il dramma

della realtà

migratoria: in

media ogni 4 secondi, nel mondo,

una persona è costretta a fuggire

dalla propria casa. Va considerato,

peraltro, che le statistiche fornite

dalle Nazioni Unite considerano

soltanto alcune categorie di migran-

ti: coloro che sono riconosciuti

come rifugiati secondo la Conven-

zione di Ginevra del 1951, i richie-

denti asilo, coloro che sono stati

costretti alla fuga dal luogo di origi-

ne ma non hanno oltrepassato i con-

fini del loro Paese (Internally Dis-

placed Peoples), gli apolidi e coloro

che hanno fatto ritorno al Paese di

origine, ma non sono ancora stati

reintegrati (Returnees). In sintesi, i

dati citati fanno riferimento alle

migrazioni “forzate” e non tengono

conto degli ulteriori milioni di indi-

vidui che si mettono in cammino per

“motivi economici”, spinti non da

guerre e persecuzioni ma dalla fame

e dalla povertà estrema, o dal legitti-

mo desiderio di costruirsi un futuro

migliore al di fuori del proprio Pae-

se, e dei “profughi ambientali”,

costretti a migrare a causa di cata-

strofi ambientali.

A livello globale, dunque, il feno-

meno migratorio costituisce una

questione di primaria importanza,

che riguarda tutte le latitudini del

pianeta e coinvolge inevitabilmente

tutte le popolazioni.

Si tratta peraltro di un fenomeno in

crescita, che vede aumentare ogni

anno il numero di persone in movi-

mento o in fuga. Per quanto una cer-

ta retorica

sostenga che la

crescita eco-

nomica globa-

le dovrebbe

garantire una

maggiore sta-

bilità interna-

zionale e una

pace diffusa,

la verità è che

il numero dei

conflitti armati

è in costante

crescita. A

quanto affer-

ma l’Istituto

Internazionale di Ricerca sui Confit-

ti di Heidelberg, in Germania, il

2013 è stato caratterizzato dal più

alto numero di scontri armati dopo

la Seconda Guerra Mondiale: 414

conflitti nel mondo. Come afferma

Antonio Guterres, Alto Commissa-

rio per i Rifugiati delle Nazioni Uni-

te, viviamo in «un’epoca in cui il

numero di persone in fuga dalle

guerre ha raggiunto livelli record».

Secondo le stime delle autorità

A PAGINA 3

GENETICA.I MECCANISMI

DELL'EVOLUZIONE

Catania - anno XXXI - n. 25 - 28 giugno 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

A “L’Istrioneˮ“L’EREDITÀDELLO ZIOCANONICO”

a pagina 11(segue a pagina 2)

Un’ecologia integrale richiede di

dedicare un pò di tempo a una rifles-

sione sul nostro stile di vita e i nostri

ideali.

Con questo twitter Papa

Francesco lancia un mes-

saggio di attenzione alla

“casa comune”, bene da

custodire e proteggere.

L’etimologia del termine “ecologia”

dal greco: (oikos) “casa” o anche

“ambiente”; e (logos) “discorso”

o “studio” dà ragione all’operazione

culturale e sociale che l’enciclica

verde di Papa Francesco: “Laudato

Si” ha avviato, facendo risuonare un

campanello di allarme per “salvare il

pianeta” e garantire ai giovani un

futuro di vivibilità nella Terra, dono

di Dio.

La lezione di “ecologia umana” che

il Vescovo di Roma ha dettato inve-

ste tutti gli uomini anche di religioni

e credi diversi, perché tratta il tema

della vita umana, della sopravviven-

za, denunciando la disparità tra Pae-

si ricchi del Nord e Paesi poveri nel

Sud del mondo.

L’insegnamento di Papa Francesco è

la conferma della validità di un

impegno: Il richiamo, forte, alla

responsabilità che si inscrive nell’in-

segnamento evangelico, nella tradi-

zione cristiana, nella dottrina sociale

della Chiesa e nei valori etici univer-

sali.

L’enciclica richiama la responsabili-

tà di tutte le istituzioni - internazio-

nali, nazionali, locali - per la salva-

guardia dell’ambiente naturale e per

quello umano, entrambi aspetti del-

l’unica realtà che è il Creato.

«Molte cose devono riorientare la

propria rotta», afferma Francesco

nell’ultimo capitolo della sua enci-

clica. «Ma prima di tutto è l’umanità

che ha bisogno di cambiare». Come?

Educandosi alla coscienza di un’ori-

gine comune, di un’apparenza alla

comune famiglia e di un futuro con-

diviso. E questo è possibile facendo

proprie le motivazioni profonde e la

consapevolezza che può permettere

lo sviluppo di nuove convinzioni,

nuovi atteggiamenti e stili di vita.

Papa Francesco elenca i piccoli gesti

ordinari che possono essere compiu-

ti da tutti: «Evitare l’uso di materiale

plastico o di carta, ridurre il consu-

mo di acqua, differenziare i rifiuti,

cucinare solo quanto ragionevolmen-

te si potrà mangiare, trattare con cura

(segue a pag. 2)

Giuseppe Adernò

Parole per rinverdire la speranzaLa nuova enciclica di Papa Francesco: LAUDATO SI’ PRESENTATO

IL LIBRO di Mons.

A. LEGNAME

a pagina 7

Verso il SINODO

ORDINARIO

sulla FAMIGLIA

a pagina 7

60 milioni le persone in fuga nel mondo: una ogni 4 secondi

La mobilità umana fenomeno globale

Foto AFP/SIR

Prospettive - 28 giugno 20152

PRIMO PIANOA Maletto un museodedicato a Salvo Nibali _____3

Indietro nel tempointervistando Prisulianae il castello piangente ______5

La Casa dei Giovanigestisce beni confiscatialla mafia________________5

Giornalisti e garibaldininella grande guerraricordo di 150 eroi_________5

INFORMADIOCESINotizie in breve___________9

Iniziative della Caritas______9

DIOCESIRicordate le due guerremondiali al collegioSacro Cuore di Gesù _______9

I militari della GuardiaCostiera di Cataniadonano li sangue __________9

Happening all’IstitutoAlberghiero “Karol Wojtyla”di Catania ______________11

La IX sinfonia di Beethovenal “Bellini” _____________12

sommario al n. 25

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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)

Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 24 giugno 2015

gli altri esseri viventi, utilizzare il

trasporto pubblico o condividere un

medesimo veicolo tra varie persone,

piantare alberi, spegnere le luci inuti-

li, e così via».

PLASTICA. La plastica grande sco-

perta che ha migliorato la qualità del-

la vita, costituisce una delle prime

cause di inquinamento del pianeta,

un numero consistente di tartarughe e

un milione di uccelli marini rimango-

no uccisi ogni anno dalla plastica, per

ingestione o intrappolamento. Una

corretta prassi di smaltimento diven-

ta la proposta per contrastare il feno-

meno.

CARTA. Risparmiare sulla carta è un

piccolo gesto che può produrre enor-

mi benefici. Per ottenere una tonnel-

lata di carta nuova servono infatti 15

alberi, 440mila litri d’acqua e 7.600

Kwh di energia elettrica.

Un processo che comporta innanzi-

tutto il disboscamento delle grandi

foreste e quindi l’aumento delle

emissioni inquinanti che queste sono

capaci di assorbire. La produzione di

carta riciclata invece, riduce l’inqui-

namento atmosferico.

ACQUA. L’acqua, ha sottolineato il

Papa nell’enciclica, è un bene prezio-

so ma limitato e sempre più persone

rischiano di non averne a sufficienza.

Negli ultimi decenni i consumi mon-

diali di acqua sono aumentati di qua-

si dieci volte.

Nell’utilizzo di lavatrici e lavastovi-

glie basterebbe prediligere il ciclo

ecologico o quello breve, ma sempre

a pieno carico, oltre a comprare

modelli che necessitano di meno

acqua: per le lavabiancheria si posso-

no risparmiare anche 100 litri. Quan-

do si lava l’auto meglio usare un sec-

chio pieno invece di acqua corrente:

risparmieremo circa 130 litri di acqua

potabile ogni volta. Per lavare frutta e

verdure si può riempire una ciotola

con dell’acqua e un po’ di bicarbona-

to. Mentre fare la doccia invece del

bagno significa un altro risparmio di

50 litri a volta.

RIFIUTI. Una volta si buttava tutto

insieme, senza pensarci troppo. Oggi

fare raccolta differenziata è un com-

portamento virtuoso, a livello indivi-

duale e collettivo, e anche economi-

camente rilevante. Differenziare umi-

do, carta e cartone, plastica, allumi-

nio, vetro, metalli ferrosi, significa

prima di tutto diminuire il consumo

di materie prime.

CIBO. Cucinare solo quanto ragio-

nevolmente si potrà mangiare, non è

solo un modo per rispettare chi ha

meno, ma per creare le condizioni

perché gli alimenti possano entrare in

un circolo di ridistribuzione. C’è

dunque molto che possiamo fare per

limitare questo spreco.

L’invito non è solo a sprecare meno,

ma a fare il possibile per rimettere in

circolo le eccedenze e ridistribuirle,

come ad esempio fanno la Caritas o le

organizzazioni tipo Banco alimentare.

ANIMALI. Trattare con cura gli altri

esseri viventi, si legge nella Laudato

si’. Gli allevamenti intensivi, fabbri-

che di carne dove gli animali sono

tenuti in condizioni innaturali, sotto-

posti a privazioni e sofferenze, sono

tra le attività che più contribuiscono

al degrado del pianeta.

TRASPORTI. La maggioranza delle

persone che si muove in auto lo fa per

necessità. Partendo da questo biso-

gno si sono sviluppate nuove forme

di mobilità basate sull’automobile:

l’auto di gruppo e l’auto in condivi-

sione. Meglio conosciute coi nomi

internazionali di car pooling si indica

l’utilizzo di una vettura tra un gruppo

di persone allo scopo di ridurre i

costi.

Mentre Il car sharing, suggerisce un

sistema di noleggio a brevissima

durata: limitato al singolo sposta-

mento. Avviato per ora solo in grandi

città, prevede la presenza diffusa sul

territorio di auto (di società private)

che vengono utilizzate per brevi tra-

gitti.

ALBERI. Piantare un albero è un

gesto fondamentale per esprimere la

volontà di prendersi cura del nostro

pianeta. Molte aziende impegnate

nella sostenibilità, in particolare

quelle industriali, decidono di pianta-

re alberi per compensare le emissioni

legate alla loro attività. L’albero,

inoltre, che in città aiuta ad abbattere

le temperature, è un potente fattore di

ri-naturalizzazione del territorio, che

permette di combattere e prevenire il

consumo di suolo. Piantare un albero

è poi un gesto simbolico: significa

avere fiducia nel futuro. E impegnar-

si perché sia migliore.

LUCI. Quante luci utilizziamoquando siamo a casa? È una delledomande che Papa Francesco invi-ta a porsi. Il tema è quello delrisparmio energetico. Utilizzaresolo la luce di cui abbiamo bisogno,e non sprecarla, significa infatti

dover produrre meno energia, impie-

gare meno risorse energetiche.

Non si tratta solo di spegnere lampa-

de e lampadari quando si esce, ma di

prendere quei piccoli accorgimenti

che possono fare grandi differenze:

l’utilizzo di lampadine a Led, che

abbattono fino al 90% il consumo di

energia; o le ciabatte

con interruttore, che

possono spegnere

contemporaneamen-

te molti dispositivi

che utilizzano cor-

rente elettrica (televi-

sore, impianto stereo,

computer).

CONDIZIONATO-RI. Un passaggio

della Laudato si’,

paragrafo 55, cita il

crescente uso dei

condizionatori d’aria

come esempio di

«abitudini nocive di

consumo». Più che

una condanna del-

l’oggetto è un esem-

pio di come, nella

ricerca di un «profit-

to immediato», i

mercati stimolano la

domanda di oggetti il

cui abuso può far

danni. Nessuna con-

danna ai condiziona-

tori, ma la modera-

zione in certi casi è

necessaria.

I guasti all’ambiente

naturale ed umano,

prodotti da una tec-

nologia asservita ad

un’economia finan-

ziaria, consumistica,

selvaggia, sono esa-

minati dal Papa con

profonda attenzione:

dai cambiamenti cli-

matici alla scompar-

sa di biodiversità allo

sfruttamento della

Terra - di Sorella

Terra, allo spreco, ai

rifiuti abbandonati a

se stessi, a milioni di

esseri umani depri-

vati di cibo ed acqua.

Il Papa vede nell’im-

pegno solidale, nel-

l’economia solidale,

in un’educazione che recuperi i valo-

ri di amore per il Creato, che è natu-

ra ed umanità, la via da perseguire

con urgenza per evitare catastrofi.

Certamente il documento del Papa,

esige analisi approfondite ed ampie,

e al di là dei commenti di effetto che

accompagnano l’evento della pubbli-

cazione, occorre uno studio diligente

e accurato e l’eccezionalità delle

modalità di presentazione: il Papa,

con a fianco un grande teologo cri-

stiano ortodosso e due scienziati,

diventa metafora interpretativa di

un’Umanità capace di Custodire il

Creato!

®

(continua da pag. 1)

PAROLE...

costiere e le informazioni confer-

mate da altre attività di monitorag-

gio, nel 2014 almeno 348 mila per-

sone nel mondo hanno tentato que-

ste traversate per via mare. L’Euro-

pa, che confina con importanti con-

flitti a Sud (Libia) e Sud-est

(Siria/Iraq), è stata destinataria del

numero più elevato di arrivi via

mare. Sono più di 200 mila le per-

sone che hanno attraversato il

Mediterraneo nel corso del 2014,

quasi tre volte in più rispetto al pre-

cedente picco di circa 70 mila per-

sone nel 2011, quando la guerra

civile libica era in pieno svolgimen-

to. «Nel 2014, i richiedenti asilo

rappresentano la componente mag-

gioritaria di questo tragico flusso. Il

50% circa degli arrivi è composto

infatti da persone provenienti da

Paesi di origine dei rifugiati (princi-

palmente Siria ed Eritrea). Oltre al

Mediterraneo, ci sono attualmente

almeno altre tre rotte marittime uti-

lizzate in via prioritaria sia dai

migranti che dalle persone in fuga da

conflitti o persecuzioni.

Dal 1° gennaio alla fine di novembre

2014, nella regione del Corno d’A-

frica 82.680 persone hanno attraver-

sato il Golfo di Aden e il Mar Rosso

nella rotta che dall’Etiopia e dalla

Somalia permette di raggiungere lo

Yemen o successivamente l’Arabia

Saudita e i Paesi del Golfo Persico.

Nel sud-est asiatico, si stima che sia-

no 54 mila le persone che hanno

intrapreso queste traversate via mare

nel 2014. In molti casi si tratta di

persone in fuga dal Bangladesh e dal

Myanmar e intenzionate a raggiun-

gere la Thailandia, la Malesia o l’In-

donesia.

Nei Caraibi, inoltre, sono circa

4.475 le persone che hanno preso la

via del mare dal 1 gennaio al 1

dicembre. Oltre alle traversate via

mare, continuano le migrazioni

attraverso i deserti (in Africa e in

America), le steppe dell’Asia centra-

le, i corsi d’acqua, le montagne e i

grandi valichi che la natura ha posto

come ostacoli al movimento umano.

(Fonte: Dossier Caritas Giornata

Mondiale Rifugiato 2015)

®

(continua da pag. 1)

MOBILITÀ...

Prospettive - 28 giugno 2015 3

Nell’ottobre scorso,“NATURE” pubblicò

un articolo dal titolo: La teoria del-

l’evoluzione ha bisogno di un ripen-

samento? I suoi autori sono i piùeminenti Etologi ed Evoluzionisticontemporanei che studiano i pro-cessi evolutivi.I progressi nella comprensione deimeccanismi evolutivi di questi ultimianni dipendono soprattutto dallacomposizione dei genomi di moltiorganismi e dell’uomo, dalla cono-scenza dell’espressione dei geni checompongono un genoma e delle loromutazioni. Oggi, la biologia evoluti-va dello sviluppo verifica in chiaveevolutiva la struttura e le funzioni delgenoma, analizzando il rapporto tralo sviluppo embrionale e fetale di unorganismo e l’evoluzione dellapopolazione cui tale organismoappartiene.Un apporto è stato dato dall’evolu-zione molecolare cioè dalle modifi-cazioni del DNA e delle proteinesubìte nel corso dei millenni, le qua-li hanno modificato la regolazionedello sviluppo, subendo forti pres-sioni selettive per evolvere rapida-mente nei diversi individui di unapopolazione, i quali hanno evolutoadattamenti differenti soprattutto persfruttare ogni fonte di cibo del loroambiente, per la loro sopravvivenza,per riprodursi. Questo è quello cheha notato, ad es., Darwin nel 1832,studiando le moltissime diversifica-zioni dei fringuelli e il loro adatta-mento in lunghi archi di tempo evo-lutivo.L’enorme aumento dei dati moleco-lari disponibili e le loro analisi han-no permesso di affrontare molti pun-ti irrisolti della ramificazione dell’al-bero evolutivo. Nuove morfologiepossono emergere da nuove combi-nazioni di espressione genica e dal-l’enorme variabilità genetica sia nor-male che patologica. A ciò si aggiun-gono l’aumentata disponibilità direperti paleontologici e la ricostru-

zione delle condizioni climatiche edecologiche in cui l’intero processo siè svolto.Quando si parla di genoma si inten-de l’insieme dei geni di un organi-smo vivente ovvero del patrimoniogenetico, contenuto nel DNA, il qua-le è presente in tutte le cellule cheformano gli organismi viventi. Ècomposto da una successione linearedi migliaia o milioni di 4 lettere,A,G,C, T, le quali rappresentano icaratteri alfabetici dell’informazionegenetica. Una sequenza di tali carat-teri, necessaria a formare almenouna proteina, costituisce un gene. E i

geni, tramite l’RNA, in cui viene tra-scritta l’informazione genetica, for-niscono alle cellule le istruzioni percostruire le proteine - che sono icostituenti fondamentali degli orga-nismi viventi e sono ciò di cui è fat-ta la vita. Questo è il motivo per cuisi dice che nel DNA sono racchiusetutte le informazioni necessarie allavita di ogni essere vivente. Questaorganizzazione è comune a ogniessere vivente: dagli animali allepiante, dai batteri all’uomo. Ed è l’u-nica forma di vita che vi è sulla terra.Gli studi di genomica hanno dimo-strato che i genomi sono ridondanti,modulari e soggetti a rimaneggia-mento e rimodellamento. Questa pla-sticità è assicurata da fenomeni

intragenomici, quali: le mutazionigeniche, la trasposizione, la conver-sione genica, laricombinazione ine-guale tra sequenze difilamenti di DNA nonfratelli, e da stimoliambientali, i qualiinteragendo col geno-ma ne modificano larisposta attraverso imeccanismi epigene-

tici. Tali meccanismimolecolari sono statinotati, ad es., nelsequenziamento deigenomi dei pesci

cicladi, e pare sianocoinvolti nei processievolutivi di questipesci e sulla loro stra-biliante diversificazione nelle oltre2500 specie esistenti.La genomica comparata ha dimo-strato che esiste anche una grandeconservazione di intere famiglie digeni, anche se si prendono in consi-derazione specie diversissime traloro. Se ne deduce chiaramente chela diversità tra gli organismi è rego-lata dalla diversa espressione deiloro geni, piuttosto che dalla presen-za di geni diversi. In questo secolo,ad es., sono stati completati ilsequenziamento del genoma dell’uo-mo, del topo, del ratto e dello scim-panzè. Tutti e quattro questi mammi-feri possiedono all’incirca lo stessonumero di geni. La loro sequenzarivela che il 99% circa di DNA ditopo e del ratto ha una contropartediretta nell’uomo, inclusi i geni asso-ciati alle malattie. Eppure, esiste unagrande differenza biologica tra que-sti esseri viventi. Solo l’1% dei genidi uomo, topo e scimpanzè è specifi-catamente presente in una delle trespecie. Inoltre, è stata scoperta neigenomi degli esseri viventi la funzio-ne importantissima dei microRNAnon codificanti, i quali agiscono dainterruttori o accensori dei geni in

specifici tessuti e organi. Molti diquesti micro RNA ed es., sono pre-

senti nell’Uomo ma non nello scim-panzè. Tali dati indicano che l’Evo-

luzione si sia basata sulla variazione

più che sulla trasformazione dovutenon alla trasformazione del singoloda una condizione ad un’altra bensìalla modifica della composizione delgruppo, del loro pool genetico attra-verso le generazioni, del differenzia-mento biologico dovuto alla riprodu-zione all’interno di specie o popola-zioni in assenza di selezione natura-le. È stato evidenziato che tutti gliindividui in uno stesso ambientesono esposti a pressione selettiva eha successo chi riesce a riprodursi.Non sopravvive il più adatto ma ven-gono eliminate le forme inadatte.Ciò è la sintesi delle mirabili intui-zioni di Darwin che non conosceva imeccanismi di trasmissione geneti-ca.Per quanto riguarda la riproduzione,un individuo appartiene necessaria-mente a un gruppo riproduttivo, ilquale gli offre la possibilità di con-tribuire alla generazione successiva.L’appartenenza a tale gruppo dipen-de, tra l’altro, dalla scelta dell’abitat,dal riconoscimento del partner ripro-duttivo, dalla compatibilità gameti-

ca, dalla possibilità di ricostituire uncorredo cromosomico che consenta

una corretta segrega-zione meiotica. E, inaccordo col concettobiologico di specie,l’insieme dei genomidi questi individuiinterfecondi costitui-sce un pool genetico.

In tali pool esiste unavariabilità geneticadeterminata dalla pre-senza di diverse formealleliche e di piccolevariazioni strutturalinei genomi degli indi-vidui della stessa spe-cie. Ed è tale variabili-tà allelica che deter-mina caratteristiche

fisiche di maggiore successo nellasopravvivenza e nella riproduzionerispetto ad altre, determinando unvantaggio selettivo; inoltre, la com-posizione del pool genetico nellagenerazione successiva dipende dal-la composizione dell’insieme deigenomi degli individui che si sonoriprodotti in virtù del loro maggiorevantaggio selettivo. In questo sta laselezione naturale di Darwin, il qua-le, però, non conosceva l’esistenzadei geni.La conclusione che si può trarre dal-l’articolo e dalle note soprascritte èche negli ultimi 20 anni si sono accu-mulate scoperte non più confutabiliche mostrano come non tutto il gio-co evolutivo sia di tipo genetico eselettivo. In particolare, lo sviluppo ele morfologie di una popolazione diindividui, dai batteri all’uomo,dipendono in gran parte dal rapportotra plasticità fenotipica, cioè, tra lesvariate condizioni fisiche che unindividuo può produrre se esposto adiverse condizioni ambientali ed epi-

genoma, che consiste in quei mecca-nismi cellulari che, in base allemodificazioni ambientali, sono ingrado di accendere o spegnere l’a-zione dei geni, senza modificare laloro composizione; tale rapportopuò causare anche la diversifica-zione delle specie. Alcune di que-ste variazioni nell’espressione enella regolazione dei geni vengonoin seguito stabilizzate dalla sele-zione e sono in grado di trasmet-tersi per più generazioni. Il puntodella discussione sul futuro dellateoria dell’evoluzione, che spaziadalle molecole ai fossili, mira acomprendere da dove veniamo ecome si è evoluta la vita sulla Ter-ra.Comunque, con l’Uomo l’evolu-zione biologica si è fermata, è sub-entrata l’evoluzione culturale, cioèla sua capacità, unica tra tutti glianimali, di utilizzare le esperienzepassate e costruire modelli scienti-fici sempre più nuovi. Così, si èpassati dalla scoperta della ruota aidispositivi informatici elettronici,alla computazione quantistica, allaconquista dello spazio.

Filippo Uccellatore

Lo sviluppo regolato da piccole differenze

Genetica. I meccanismi dell’evoluzione

La mattina del 29 maggio ha avutoluogo nella base aeromobili della

Guardia Costiera di Fontanarossa la cerimoniadel passaggio delle consegne tra Direttori Marit-timi, presieduta dal comandante generale delCorpo delle Capitanerie di Porto-GuardiaCostiera, Ammiraglio ispettore capo FelicioAngrisano. A cedere il comando, dopo quasi 7anni di prestigioso e apprezzato servizio, è statol’Ammiraglio ispettore dott. Domenico DeMichele originario di Messina, promosso diret-tore marittimo della Puglia e capo del comparti-mento marittimo e comandante del porto diBari. Ad assumere il comando della Direzionemarittima della Sicilia orientale e del Comparti-mento Marittimo e del porto di Catania il Con-trammiraglio Nunzio Martello, messinese di 56anni, laureato in Giurisprudenza e abilitato allaprofessione di avvocato. Nel suo brillante curri-

culum professionale spiccano gli incarichi diattività di protezione civile avuti durante il servi-zio svolto presso la Presidenza del Consiglio deiMinistri quale capo del Centro Operativo Emer-genze e Mare: organizzazione del ponte aereocon le zone del sud-est asiatico colpite dallo tsu-mani al fine di garantire il rientro dei connazio-nali e degli altri cittadini stranieri present inzona, nonché per l’invio di primi aiuti alle popo-lazioni della Thailandia, dello Sri Lanka e delleMaldive.È insignito di tante onorificenze e decorazioni,tra cui il cavalierato negli Ordini di Malta e delSanto Sepolcro riconosciuti dalla Santa Sede.L’ammiraglio martello è sposato con la signoraMaria Rosa Falcone e ha due figli: Elisa di 28anni e Francesco di 25.

A.B.

Insediato a Catania il nuovo

Direttore Marittimo Sicilia Orientale

La diversità

tra gli organismi

è regolata dalla

diversa espressione

dei loro geni,

piuttosto che dalla

presenza

di geni diversi

Prospettive - 28 giugno 20154

PRIMOPIANO

Per onorare e tenere

vivo il ricordo del

giornalista (fu caposervizio del set-

timanale “Prospettive”) e scrittore

Salvo Nibali, nato a Maletto nel

1955 e scomparso prematuramente

nel 2005 a Catania, l’amministra-

zione comunale malettese ha voluto

dedicare a lui il museo civico che,

riqualificato grazie al progetto “I

musei dell’Identità storica etnea”

del Distretto Taormina-Etna cofi-

nanziato dall’Unione europea, è sta-

to inaugurato il 30 maggio - nella

ristrutturata sede di via Umberto,

409 - alla presenza delle autorità

cittadine (con a capo il sindaco Sal-

vatore Barbagiovanni), di Nino Bor-

zi (presidente del Distretto Taormi-

na Etna), dell’archeologa Maria

Turco (intervenuta per conto della

Soprintendenza ai Beni culturali e

ambientali di Catania), della profes-

soressa Simona Modeo (presidente

regionale di SiciliAntica) e di un

folto pubblico. Per l’occasione è

stato promosso - curato e coordina-

to dalla sezione di Bronte-Maletto

dell’Associazione SiciliAntica - un

convegno di presentazione dal titolo

“Il museo Civico Salvo Nibali di

Maletto. Testimonianze dell’antica

presenza umana, per la conoscenza,

tutela e valorizzazione del com-

prensorio nord-ovest dell’Etna”.

Dopo i saluti di rito e i ringrazia-

menti a quanti si sono prodigati nel-

l’attuare il progetto, il sindaco Sal-

vatore Barbagiovanni ha ribadito -

dopo aver evidenziato che quanto

rinvenuto a Maletto costituisce un

patrimonio di eccezionale impor-

tanza e ricchezza - che «la sede,

perfettamente restaurata e adeguata

alle nuove funzioni, accoglie - dopo

una lunga attesa e una forte aspetta-

tiva da parte della comunità locale e

degli addetti ai lavori - le testimo-

nianze della plurisecolare frequen-

tazione del territorio malettese» e

ha poi affermato che occorre «soste-

nere la sinergia fra pubblico e priva-

to, permettendo uno sviluppo cultu-

rale - grazie soprattutto alla tutela e

la valorizzazione del patrimonio

storico-archeologico - che sostenga

l’economia locale e che dia seguito

agli sforzi di quanti si sono adope-

rati per preservare la memoria della

comunità malettese». Il presidente

del Distretto Taormina-Etna, Nino

Borzì, ha invece sottolineato - dopo

aver evidenziato come la destina-

zione a sede museale dell’ex macel-

lo ne ha favorito il completo recu-

pero dal punto di vista strutturale-

conservativo favorendo così la pub-

blica fruizione definitiva dei reperti

archeologi - che «il compito del

Distretto Taormina-Etna è stato

quello di sviluppare una rete di

musei d’eccellenza, e in quest’otti-

ca si continuerà a utilizzare l’Ente

come strumento di accesso alle

risorse comunitarie che mirano alla

valorizzazione del territorio» e che

tra gli scopi precipui vi è «quella di

puntare sulle aree vaste che hanno

come attrattori i beni patrimoni del-

l’umanità, nei quali rientriamo per-

fettamente, e su questa linea faremo

sistema, unendo le forze tra istitu-

zioni e imprese».

Realizzato nell’ex Macello comu-

nale costruito nel 1952, il museo

dedicato a Nibali, che fu anche cul-

tore di archeologia e storia patria,

accoglie - collocati in vetrine espo-

sitive di media e grande dimensione

- reperti archeologici rinvenuti nel

territorio malettese risalenti perlo-

più a un arco cronologico che va dal

Neolitico (tarda età del Rame e del

Bronzo antico) al tardo Medioevo.

Oltre a manufatti provenienti dagli

scavi archeologici compiuti dal

1987 in poi dalla Soprintendenza

BB.CC.AA. di Catania, nel museo -

che comprende anche una sezione

demo-etno-antropologica costituita

perlopiù da oggetti, manufatti e

costumi della vita e della cultura

contadina etnea che sono un formi-

dabile strumento di conoscenza

diretta delle usanze e tradizioni del

passato nei paesi del versante occi-

dentale dell’Etna - sono esposti

reperti recuperati grazie a ricogni-

zioni di superficie effettuate, nel-

l’ambito di una fattiva collaborazio-

ne col Comune e con la stessa

Soprintendenza, dalla Durham Uni-

versity. Si tratta di reperti rinvenuti,

tra l’altro, in contrada Balze Sotta-

ne, in diverse grotte di scorrimento

lavico e nelle contrade Cavallaro-

Galatesa.

Fortunato Orazio Signorello

Èil Signore, il buon Gesù

che ancora una volta con

la sua rete fitta vuole catturare la nostra

attenzione; egli che insistentemente la

getta in mare perché ha speranza di rac-

coglierci e perché desidera che noi non

cadiamo nel trabocchetto doloroso

dell’amo.

Iniziamo da una scena, la prima:

“Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli

disse: «Una cosa sola ti manca: va’,

vendi quello che hai, dallo ai poveri

e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e

seguimi». Ma egli, rattristatosi per

quelle parole, se ne andò afflitto,

poiché aveva molti beni” (Mc 10,

21).

L’evangelista Marco descrivendo

tutta la scena mostra un Gesù che

come un bravo regista orienta l’o-

biettivo verso “un tale” stringendo la

scena e fissandolo negli occhi per

poi, nuovamente, allargare la scena

e dare una panoramica d’insieme

mostrando l’uditorio presente.

1. “Fissatolo”. Non certamente uno

sguardo vago ma uno sguardo profondo

e attento ai nostri bisogni; lo fissa negli

occhi non per incutere timore ma per

aprire un dialogo che da lì a poco si

mostrerà ricco di contenuti; egli, il

Signore fissa perché non sfugge, non si

agita ma vuole penetrare discretamente

dentro ciascuno di noi per stravolgere la

nostra vita. Viviamo di tanti sguardi, for-

se troppo maliziosi ed evasivi, rivolti

verso il vuoto; vediamo sguardi persi,

disperati, tristi e malinconici. Così non

siamo più in grado di fissare negli occhi

per paura di essere scoperti, spogliati di

mille corazze che indossiamo. L’incro-

cio dei nostri sguardi è come un fulmine,

un attimo che ci sfiora nel silenzio delle

nostre metropoli. Quante persone vor-

rebbero sentirsi guardate dentro e non

solo esteriormente? Quante persone per

il modo di apparire vogliono attirare l’at-

tenzione su di loro perché mai nessuno

ha avuto il coraggio di guardarle dentro?

C’è chi vorrebbe essere fissato negli

occhi perché desidera essere ascoltato,

perché desidera condividere le proprie

ferite; eppure questo sfogo viene

represso perché manca lo sguardo di chi

apre la strada al dialogo.

E in tutto questo c’è un dramma: un

mancato incrocio di sguardi dialoganti.

Ed è il Signore che fissa negli occhi con

un desiderio ben preciso: vorrebbe che

l’uomo, che io, guardasse fisso negli

occhi di chi è perduto! Un insegnamen-

to forte. Imparare a vedere gli occhi del-

l’anima, imparare a saper aprire gli

occhi di chi è ancora nelle tenebre: solo

con uno sguardo.

2. “lo amò”! Solo dopo aver ottenuto la

complicità degli sguardi che apre al dia-

logo, il Signore ama di un amore incom-

mensurabile, ma se questo amore non è

corrisposto allora la

parola è repressa.

Solo quando il

Signore Gesù trova

un cuore disponibile

dona se stesso in

maniera incondizio-

nata tale da infiam-

mare chi ne è colpito.

E solo così valgono

le parole di Gesù:

«Mentre usciva per

mettersi in viaggio,

un tale gli corse

incontro e, gettan-

dosi in ginocchio

davanti a lui, gli

domandò: «Maestro buono, che cosa

devo fare per avere la vita eterna?».

Gesù gli disse: «Perché mi chiami

buono? Nessuno è buono, se non Dio

solo. Tu conosci i comandamenti: Non

uccidere, non commettere adulterio,

non rubare, non dire falsa testimonianza,

non frodare, onora il padre e la madre».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte

queste cose le ho osservate fin dalla mia

giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo

amò e gli disse: «Una cosa sola ti man-

ca: và, vendi quello che hai e dallo ai

poveri e avrai un tesoro in cielo; poi

vieni e seguimi» (Mc 10, 17-27).

Sac. Fausto Grimaldi

Lo sguardo amorevole della ChiesaRiflessioni sulla disposizione d’animo di chi calca le orme di Cristo

I reperti dell’Identità storica etneaA Maletto un museo dedicato a Salvo Nibali

Gli studenti della scuola

secondaria di 1° grado

dell’istituto paritario “Maria Ausilia-

trice” al Borgo hanno vissuto, a con-

clusione dell’anno scolastico, un

indimenticabile momento di gioa e di

festa: i giovanissimi allievi si sono

impegnati con entusiasmo per pre-

sentare ai familiari i prodotti delle

diverse attività elaborate durante i

lunghi mesi di lezione: laboratori di

chitarra, latino, scrittura creativa,

giornalismo, poesia, arte, danza e

recitazione.

Il momento più atteso è stata l’origi-

nale interpretazione teatrale di “Peter

Pan”, curata dalla maestra Rosaria

Fallico: gli alunni si sono cimentati

in ruoli di attori per dar vita al pitto-

resco mondo di sirene, fate, indiani e

pirati in cui vive Peter Pan, il bambi-

no che non vuole mai crescere.

Accanto a lui Wendy e i suoi fratelli

vivono una coinvolgente avventura

nell’isola che non c’è; insieme a

Peter i ragazzi decidono di crescere

per diventare grandi...ma prima si

divertono davvero tanto a danno dei

pirati. La direttrice, sr Maria Trigila,

e la preside, sr Margherita Di Rosa,

hanno ringraziato i genitori interve-

nuti e hanno elogiato i ragazzi per

l’impegno e la bravura dimostrati. Un

grazie particolare è stato rivolto

anche ai docenti Gaetano Cavallaro,

Daniela Cirino, Angela Fichera, Lau-

ra Seminara, Elena Tarascio, Mario

Condorelli, sr M. Lucia Mazzaglia e

sr Angela Di Grazia per la dedizione

dimostrata nell’azione educativa

degli allievi e ai genitori rappresen-

tanti delle classi per la collaborazione

e la disponibilità dimostrate.

Memorex

Scuola Maria Ausiliatrice Festa fine anno

Avete mai udito il lamen-to di un castello? Non

mi riferisco a storie di fantasmi chepopolano turrite dimore svettanti susolitari promontori come atavicisignori dominanti un borgo remoto ouna campagna selvaggia e incolta.Questa che sto per riferirvi è una sto-ria al confine tra leggenda e realtàconosciuta anche dai naviganti chesogliono veleggiare nelle notti silen-ziose lungo la costa dove si erge ilmaniero di Scilla.E così animata dalla curiosità di sonda-re la veridicità di questo fenomeno eapprofittando di una giornata esente daimpegni lavorativi, mi reco nella città diMessina. Qui mi accoglie il vento,brezza marina che piace e che ristoradalla canicola. È il respiro dello Strettoche dondola le foglie d’ulivo come unacarezza materna al sole. È l’alito di unaterra sempre viva che schiuma il mare elo alza contro i monti, scuote la zagarae gioca con le nuvole. Sono lì nelBosforo di Sicilia e vado alla ricerca divestigia antiche, ataviche pietre in gra-do di raccontare fatti del passato. Qua-le passato? Cerco la Messina distruttada un terremoto disastroso, non quellodel 1908, ma un altro ben catastrofico,ancora indietro nel tempo. Era l’anno1783.Vado alla foce dello Stretto, lì dove laterra assume la forma della falce, carat-teristica che in epoca sicana fece attri-buire il nome alla città di zankle e in lon-tananza scorgo un promontorio austeroe da cui severo si erge un turrito manie-ro. Il sole sta tramontando e mostraall’osservatore il suo disco rosso chepian piano viene inghiottito dall’oriz-zonte. Il mare assume il color del vino,come nelle descrizioni omeriche. E lìfeci un incontro insolito, straordinario.Mi venne incontro una fanciulla, la cuiinnocenza si leggeva nel suo volto soa-ve. Pareva creatura più divina che ter-rena, un’anima che ben si sposava con

quel paesaggio che andava assumendocontorni irreali e così parlò: <<Il mio

nome è Prisuliana nata dal vicerè di

Sicilia. Mio padre irruento e impe-

rioso mi volle rinchiudere in questo

castello>>.

Sono sorpresa, perché sento parlare divicerè e noto che la fanciulla veste abi-ti di foggia settecentesca.L’incontro però m’incuriosisce e per-tanto stimolo quella misteriosa e soaveinterlocutrice a parlare.Costei rivolge il suo sguardo blu versoil mare, i suoi fluenti capelli si muovo-no dolcemente al vento e con tono dimestizia soddisfa la mia richiesta:<<Al secolo, respinsi la proposta di

matrimonio di uno dei prepotenti

signorotti vestiti d’armatura e

fasciati d’ingiustizia e la mia puni-

zione fu questa prigione dorata in

compagnia dei gabbiani e delle stelle,

qui tra cielo e mare. E questa dimora

sede di agguati e di violenze, pare fos-

se diventato nido di pensosa e ama-

bile tristezza, compagno della mia

sventura, queste pietre riuscivano

quasi a comprendere il mio dolore, la

mia solitudine>>.

Mi scusi, ma la gente del posto parla di

castello piangente? C’è un motivo par-ticolare che motiva questa affermazio-ne o trattasi di leggenda?<<Correva l’anno 1783 quando la

città di Messina e il territorio limi-

trofo venne piagato dal terribile ter-

remoto che sconquassò i centri abi-

tati. Quei superstiti

alla sciagura vennero

soccorsi dalle mie

mani, medicai le loro

ferite, portai del pane

agli affamati, vestii le

loro nudità. Al calar

delle ombre della sera,

eludevo la vigilanza

delle sentinelle e mi calavo dalla fine-

stra della mia camera grazie a una

lunga corda che ero riuscita a rica-

vare intrecciando le mie lenzuola e

così mi consacravo a questo sacerdo-

zio d’amore.

Quegli sventurati mi consideravano

un angelo sceso dal cielo a consolare

le loro lacrime, a lenire i loro dolori.

Una notte la corda si ruppe e annegai

nel profondo pelago di questa città. I

gabbiani volavano basso, il vento

soffiava e quello che si sentì fu un ton-

fo. E allora quel castello emise un

gemito, un lamento, sì quella severa

prigione mi chiamava con dolore, si

perché quelle austere mura si erano

affezionate alla mia persona. A

distanza di due secoli e mezzo, anco-

ra oggi sul far del vespro, il maniero

piange, singhiozza il mio nome>>.

Detto questo lentamente scomparve,lasciando una sensazione di mestizia edi speranza. L’ospite buona di quellaturrita dimora era svanita tra i flutti. Ilvento increspava le onde….

Stefania Bonifacio

I prodotti dei terreni confi-scati alla mafia di Castelve-trano, gestiti dalla Casa deigiovani, in vendita a Torinoe a Londra, grazie alla col-laborazione di una delle piùantiche enoteche d’Italia.L’iniziativa nasce a seguitodi una visita dell’imprendi-tore Francesco Rabbezza-na, titolare dell’enotecastorica piemontese, attivadal 1911 che nei mesi scor-si si era recato presso la“Casa dei giovani”, fondatae diretta da padre Salvatore

Lo Bue per constatare davicino il ciclo produttivo.L’imprenditore, appresoche la comunità terapeuti-ca per il recupero dei tos-sicodipendenti, produceprodotti biologici comeolio, vino, olive in barat-tolo e anche conserve haproposto al direttore donSalvatore Lo Bue diesporli a Torino. E neigiorni scorsi presso l’eno-teca di Torino si è svoltauna degustazione guidataed esclusiva di vini e pro-dotti bio - nati dai terreni

confiscati ai capi della mafia sicilia-na, accompagnati da pane nero diCastelvetrano, presidio Slow fooddella “Casa dei giovani” che utilizzai fondi confiscati per un progetto diagricoltura sociale. Nel corso dellamanifestazione è stato stretto unaccordo in base al quale i prodotticoltivati nelle terre confiscate allamafia saranno commercializzati. “Lamia attività principale è quella diproduttore di vini tipici piemontesi –afferma Francesco Rabbezzana – enon solo in Italia, ma anche a Lon-dra, dove ho rilevato un’azienda epenso sia interessante allineareanche i vini siciliani. Per questomotivo stiamo redigendo un progettodi sviluppo e innovazione a livellonazionale e internazionale con cuiintendiamo coinvolgere in una colla-borazione commerciale la “Casa deigiovani” che produce prodotti biolo-gici”. Alla manifestazione torineseera presente lo stesso don SalvatoreLo Bue, il vice direttore BiagioSciortino, il sindaco di CastelvetranoFelice Errante ed altri operatori. Rin-graziamo Francesco Rabbezzana chesi è offerto di darci una mano –dichiara don Salvatore Lo Bue – chequando è venuto in Sicilia si è resoconto che non siamo imprenditori. Ilsuo aiuto si concretizza nella venditadel nostro vino speriamo di fare gra-zie a lui progetti europei”.

Pino Grasso

I prodotti della conversione

AReggio Emilia, in occa-sione del centenario del-

la prima guerra mondiale si è tenuto unseminario di formazione per giornalistidal tema “Giornalisti e garibaldini nel-la Grande Guerra” con relazioni diClaudio Santini, giornalista e docente dideontologia al master di giornalismoUniversità di Bologna, su “La guerra trainformazione e propaganda”, RoeslerFranz, storico del giornalismo, su“Anche i giornalisti muoiono in guerra.150 eroi”, Anita Garibaldi, pronipotedell’Eroe dei due mondi su “I 6 fratelli

Garibaldi e le legioni garibaldine nellaGrande Guerra”.Furono tanti i giornalisti italiani che siarruolarono come volontari; il primo diloro a cadere in combattimento, peròsul fronte dell’Argonne nella trincea diFour-de-Paris il 15 gennaio 1915, ful’anconetano Lamberto Duranti, esem-pio di grande passione professionale euno dei più noti rappresentanti del gari-baldinismo post-risorgimentale. Erastato redattore della “Ragione” diRoma e collaboratore di testate come“La Luce Repubblicana”, “Il Popolo”,“La Provincia Romana”, “La Libertà”.Il suo infaticabile lavoro di cronista loportò a fare il corrispondente nellezone più a rischio: a Messina dopo ilcatastrofico terremoto del 28 dicembre1908, volontario in Albania nel 1911,durante la guerra greco-turca del 1912.Le ricerche effettuate da PierluigiFranz, dirigente dell’Istituto nazionaleprevidenza giornalisti italiani (INPGI),in seguito al casuale ritrovamento negliscantinati del palazzo INPGI a Roma,di un lapide marmorea con incisi inomi di 83 giornalisti caduti arruolati

nell’esercito italiano, hanno appuratoche sono stati 150 i giornalisti morti inguerra e i rappresentanti tutte le regionid’Italia e numerose testate ancora atti-ve: figurano direttori, vice direttori,redattori, corrispondenti ed inviati.Tante le onorificenze loro assegnate perle gesta eroiche compiute in primalinea, al fronte: 9 medaglie d’oro, 63d’argento, 29 di bronzo, 4 croci diguerra, 5 promozioni al merito di guer-ra, una menzione dell’Ordine militarefrancese, una Croce britannica. Molti diloro, paradossalmente non sono statiscritti nell’Albo d’Oro dei Caduti dellaGrande Guerra. Lo storico LucianoZani, con un gruppo di colleghi delDipartimento di Scienze Sociali edEconomiche de “La Sapienza”, si staoccupando di completare il lavoro diricostruzione biografica per riprodurreuna nuova lapide aggiornata con i nomidei 150 giornalisti.Il seminario ha costituito anche un pre-zioso contributo sul silenzioso e spessoanonimo lavoro svolto dai tanti giorna-listi inviati nelle zone di operazioni dailoro giornali per raccontare senza reto-rica e da vicino la cronaca nuda e crudadell’immane tragedia vissuta dall’u-manità nei 4 anni di guerra, feroce e fra-tricida, che insanguinò follemente

l’Europa e il mondo. Tra i caduti, per-sonaggi di primo piano: patrioti, nazio-nalisti, interventisti, neutralisti, politici,sindacalisti, massoni, radicali, sociali-sti, democratici, repubblicani, liberali,mazziniani, irredenti, garibaldini, poe-ti, scrittori, letterati, umoristi, vignetti-sti, disegnatori satirici, musicisti, regi-sti del cinema muto, pittori anche futu-risti, un consigliere comunale e segre-tario del partito radicale di Torino.Sono stati identificati il fratello dell’in-ventore del fotogiornalismo in Italia(Porry Pastore), l’autore di “Addio gio-vinezza” (Oxilia), il figlio dell’autoredell’inno della Federazione nazionaledella Stampa Italiana (Vizzotto), non-ché un colonnello dell’ufficio stampadel Ministero della Guerra (GiulioBechi), ecc.. L’elenco dei giornalisticaduti comprende cattolici, non cre-denti convertiti al fronte, ebrei, un cap-pellano militare dell’Ordine di Malta,aristocratici, ecc.. Alcuni di loro eranonati all’estero, come il brasiliano Ame-rigo Rotellini, gli argentini AlfredoCasoli e Felice Suigo, redattori delCorriere della Sera e residenti in Italia,Vezio Lucchesi pilota di guerra e corri-spondente dall’Egitto del Corsera.

Antonino Blandini

Prospettive - 28 giugno 2015 5

PRIMOPIANO

5555

Indietro nel tempo intervistando Prisuliana e il castello piangente

Nella foto Lamberto Duranti

Messina, precedente alterremoto del 1783

l’intervista

Per passione e non per professione

Giornalisti e garibaldini nella grande guerra ricordo di 150 eroi

Tra realtà e leggenda

BAGHERIA. La Casa dei Giovani gestisce beni confiscati alla mafia

Prospettive - 28 giugno 201566666

“Non abbiate paura

della tenerezza.”

Con queste parole don Carlo Roc-

chetta, teologo, già docente di

Sacramentaria presso la Pontificia

Università Gregoriana di Roma e

fondatore del Centro Familiare

“Casa della Tenerezza” di Perugia,

ha accolto al Centro Congressi di

Nicolosi, lo scorso 21 giugno, le

famiglie della Diocesi di Catania

intervenute al Convegno in prepara-

zione al Sinodo ordinario sulla

Famiglia e al Giubileo straordinario

della Misericordia. L’incontro è sta-

to organizzato dall’Ufficio per la

Pastorale della Famiglia di Catania,

dal Direttore Padre Salvatore Buco-

lo con la coppia responsabile Gior-

gio e Rosetta Amantia, in collabora-

zione con Padre Antonino Nicoloso

e le famiglie della parrocchia “Spiri-

to Santo” – Chiesa Madre di Nicolo-

si. Il relatore ha esordito ribadendo

la necessità che il terzo millennio

diventi tempo della tenerezza e della

misericordia e l’audacia di Papa

Francesco che, con la “Evangelii

Gaudium”, ha inaugurato la “rivolu-

zione della tenerezza”, evidenziando

il modo in cui l’uomo contempora-

neo mendica apertamente il deside-

rio e la gioia di amare e di essere

amato e come la tenerezza non sia

una virtù del debole, ma un aspetto

fondamentale del “volto materno di

Dio e della Chiesa.” L’attenzione

che la Chiesa nutre verso la tenerez-

za ha origine dalla Sacra Scrittura,

dal termine raham, indicante il sen-

timento localizzato nella parte più

profonda della persona, nelle sue

viscere, e dal verbo “tendere”, cioè

accoglienza dell’altro da sé, capaci-

tà di fare vuoto per diventare spazio

ospitale per l’altro. Ecco quindi

come la tenerezza sia intesa come

“grembo di Dio Amore”, che non si

stanca mai di perdonare. Da S. Mar-

gherita Maria Alacoque fino a S.

Faustina Kowalska e alla Beata

Madre Speranza, vi è stato uno svi-

luppo continuo della comprensione

della misericordia di Dio, da cui ha

avuto origine la riflessione teologica

e pastorale della Chiesa, contenuta

nel Magistero, sulla reciprocità fra

la misericordia, intesa come com-

prensione verso gli ultimi, capacità

di amare col cuore, attenzione ai

bisogni dell’altro, e la tenerezza,

sublime manifestazione del “pathos

della sensibilità affettiva.” Dinanzi

alla violenza che invade prepotente-

mente la nostra quotidianità, al lin-

guaggio aspro e negativo che conno-

ta molte volte le relazioni sociali e

familiari, all’egoismo e al clima

pesante che generano senso di vuo-

to, depressione e paura, all’“analfa-

betismo affettivo” dirompente e dis-

sacratorio, la Chiesa si fa portavoce

del progetto di Dio per l’umanità

attraverso la famiglia, sogno del

Creatore nella storia, e gli sposi,

nuclei di felicità, icona perfetta del

Suo amore per l’uomo. Dunque,

quale relazione tra gli sposi, la fami-

glia e la tenerezza? Come la relazio-

ne all’interno della Trinità può esse-

re concretizzata dai verbi “accoglie-

re, donare e condividere”, così

all’interno della coppia e della fami-

glia la relazione è condivisione fatta

carne attraverso il dono gratuito e

incondizionato di sé e accoglienza

senza riserve dell’altro da sé. Il lega-

me che unisce e rafforza tale dina-

mica è il “linguaggio polifonico del-

le carezze nuziali”, carezze verbali,

gestuali, comportamentali e simbo-

liche. “Questo linguaggio”, afferma

don Carlo Rocchetta, “ha un valore

sacramentale, perché gli sposi, uniti

nel sacramento del matrimonio, lo

celebrano e lo rendono visibile attra-

verso la tenerezza. Più gli sposi si

amano e si perdonano, più Dio è

presente ed essi stessi diventano

segno della presenza di Dio nella

loro vita. L’azione dello Spirito San-

to, soffio amante di Dio per la tene-

rezza degli sposi, è il testimone del-

l’amorevolezza del Padre e del

Figlio e si effonde sugli sposi, affin-

ché siano in grado di ri-innamorarsi

ogni giorno”. Don Carlo Rocchetta

ha concluso la sua relazione regalan-

do alle famiglie intervenute preziosi

consigli per coltivare quotidianamen-

te la “spiritualità della tenerezza”

attraverso l’ascolto, la positività, la

sapienza e l’amore, la ricerca di

“tempi forti” per la coppia e per la

preghiera, la vicinanza ai sacramenti

della Riconciliazione e dell’Eucare-

stia, culmine e centro della famiglia.

L’intervento è stato seguito da un

dibattito che ha focalizzato l’atten-

zione sui “vissuti concreti” degli spo-

si e della famiglia, che devono rifug-

gire dal “tenerume”, cioè dalle sdol-

cinatezze superficiali ed immature

che tendono a soddisfare le proprie

esigenze attraverso l’appropriazione

dell’altro per sé, per giungere alla

tenerezza, dono completo di sé per la

felicità dell’altro. Durante l’incontro

Padre Salvatore Bucolo ha presentato

il nuovo sito della Pastorale per la

Famiglia della diocesi di Catania

(www.diocesi.catania.it/famiglia),

inteso come “luogo di comunione”,

dove “tutti si mettono al servizio di

tutti” per far conoscere le iniziative

della diocesi, perché la famiglia pos-

sa essere al centro dell’azione pasto-

rale delle parrocchie e degli interven-

ti di associazioni e organismi che si

adoperano per il bene della famiglia e

della società.

Infine Mons. Genchi, Vicario Gene-

rale, ha celebrato l’Eucarestia fra

canti di gioia e preghiere di gratitudi-

ne delle famiglie che hanno vissuto

un momento forte di riscoperta della

tenerezza e dell’amore fedele di Dio

Amore per l’umanità.

Giuseppe e Mariella Magrì

La presentazione del

volume “Salviamo la

famiglia, tesoro e patrimonio del-

l’umanità. Dialogando con Papa

Francesco sull’ecologia umana

della famiglia” di mons. Antonio

Legname ha raccolto, dopo la mes-

sa domenicale, nel cortile della

parrocchia Cuore Immacolato di

Maria al Viale Vittorio Veneto un

numeroso pubblico di fedeli, amici

e numerose coppie di fidanzati a

conclusione del corso di

preparazione al matrimonio.

La presenza dell’Arcivescovo

Mons. Salvatore Gristina, che ha

scritto anche la presentazione del

volume, ha dato solennità all’even-

to. Dopo l’intervento del preside

Giuseppe Adernò, tendente ad

illustrare il contenuto del volume,

la giornalista Adelaide Barbagallo

ha guidato una speciale intervista

all’autore, il quale ha risposto

chiarendo il messaggio che la pub-

blicazione intende offrire all’atten-

zione dei lettori.

L’atteggiamento di attenzione ver-

so le famiglie “ferite”, la cultura

dell’accoglienza e della misericor-

dia che caratterizzano le linee gui-

da del documento di preparazione

al Sinodo di ottobre costituisce il

file rouge del volume di mons Leg-

name, quasi in continuità con la

precedente pubblicazione “Fran-

cesco il traghettatore di Dio e per-

corre il magistero di Papa France-

sco, attraverso l’originale dialogo-

intervista immaginario tra il gio-

vane Thomas e il Santo Padre.

Il volume, edito da “Le nove

muse” e dedicato ai Genitori

Maria e Salvatore nel 57° anniver-

sario di matrimonio, è strutturato

in quattro parti, ponendo al centro

la bellezza del matrimonio cristia-

no, il tema della comunione ai

divorziati, l’atteggiamento di mise-

ricordia della Chiesa che diventa

“zattera” di salvataggio e PGS per

il cammino delle coppie ed infine

la pastorale della giustizia con

espliciti riferimenti ai problemi

delle nullità matrimoniali.

In appendice, dopo un ampio capi-

tolo di conclusioni, si affronta

anche il tema dell’accompagna-

mento pastorale delle persone

omosessuali e la teoria del gender

che minaccia la famiglia.

L’S.O.S. che richiama l’attenzione

e sollecita un impegno a “salvare,

difendere, proteggere la famiglia e

prendersi cura dei figli, in risposta

all’emergenza educativa, accende i

riflettori sulla famiglia, soggetto di

Prospettive - 28 giugno 2015 77

Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia

LA FAMIGLIA àncora di salvezza della società

Presentato nei locali della parrocchia Cuore Immacolato di Maria l’ultimo libro di mons. Antonio Legname

(segue a pagina 8)

LA RIVOLUZIONE

della Tenerezza

La sera di venerdì 29 maggio, nella

ricorrenza del centenario dell’entrata

in guerra dell’Italia, maggio 1915,

nel salone del Collegio Sacro Cuore

di Gesù di via Milano, per iniziativa

dell’associazione delle ex allieve

della scuola curata dalle suore

domenicane, è stata ricordata l’im-

mane tragedia dei due conflitti mon-

diali che, nella prima metà del seco-

lo XX, causarono decine di milioni

di morti, con la presentazione del

volume dell’Editore Agorà dal titolo

“Quegli anni del Novecento. Guerre

ed amori nel turbine del ‘Secolo bre-

ve’”, di cui è autore lo storico, filo-

sofo e regista Giuseppe Paradiso

che, con tale impegnativo lavoro, ha

completato la trilogia di romanzi

storici riguardanti vicende ed eventi

svoltisi tra Ottocento e Novecento.

La prof. Santuzza Quattrocchi, atti-

vissima presidente del benemerito

sodalizio, ha presentato l’autore che

ha esposto le finalità socio-culturali

del suo nuovo romanzo e il giornali-

sta Antonino Blandini, intervenuto

per focalizzare i principali episodi di

storie di lacrime, di amori e di spe-

ranze narrati nel libro, tra le pieghe

della follia militaresca e liberticida

dei regimi autoritari e polizieschi.

Fatti esposti nel contesto rigorosa-

mente storico dei dolorosi ed epoca-

li eventi, dall’attentato di Sarajevo,

che diede l’avvio all “inutile strage

tra i popoli belligeranti (alla quale

per quasi un anno l’Italia cercò di

sottrarsi con la neutralità escogitata

da quel grande statista che è stato

Antonino di San Giuliano), alla ces-

sazione del mostruoso mattatoio del-

la seconda guerra mondiale, all’ini-

zio del maggio 1945. Le tragiche

vicende che hanno insanguinato

l’Europa e il mondo, ha precisato il

prof. Paradiso, furono causate dai

comportamenti schizofrenici di per-

sonaggi storici senza scrupoli, giunti

al potere, i quali durante il loro

governo tirannico cancellarono ogni

regola e forma di umanità e calpesta-

rono il valore immutabile dei princi-

pi universali del diritto naturale del-

le genti.

Le vicissitudini personali e familiari

dei protagonisti del romanzo (che

fanno riferimento anche a personag-

gi siciliani come l’ambasciatore

Filippo Anfuso, la contessa Maria

Gravina Cruyllas, amante di D’An-

nunzio, ecc.) ripercorrono “l’infau-

sto tragitto che condusse l’umanità

verso una catastrofe di proporzioni

storiche inaudite per crudeltà e fero-

cia”. Il libro narra episodi reali e

verosimili relativi ai bui anni del

“Secolo lupo” e ha come trama gli

accadimenti che incendiarono il vec-

chio mondo della Belle Epoque, fino

al crollo del nazifascismo. Infauste

vicende causate dalla paranoia di

arbitri sciagurati ed irresponsabili

del governo di popoli di antica cultu-

ra che imposero alle popolazioni

obbedienza cieca e ignobili regimi

che spensero il lume dell’intelletto

ed imbarbarirono ogni possibilità di

civile convivenza, in un travolgente

furore infernale di morte e di violen-

za criminale. L’autore, che ha proiet-

tato un interessantissimo video-

documentario sugli avvenimenti rie-

vocati nel libro, con imparziale crite-

rio di giudizio, ha focalizzato le

dolorose e pietose vicissitudini dei

personaggi, con l’intento educativo

di perpetuare il ricordo di quell’aber-

rante periodo che insanguinò il mon-

do, affinché “non si perda la memo-

ria di ciò che accadde in quei folli

decenni e per dare soprattutto ai gio-

vani la consapevolezza di quanto

possa essere perverso il potere”, nel-

la consapevolezza che, come ammo-

nisce Primo Levi, “la memoria è un

dovere per tutti gli uomini in quanto

tali. Sarebbe mancare a un dovere il

non trasmettere memoria di ciò che è

accaduto”.

Blanc

Ricordate le due guerre mondiali al collegio Sacro Cuore di Gesù

Prospettive - 28 giugno 20158

DIOCESI

8

salvezza, tesoro e patrimonio del-

l’umanità, garanzia di futuro e di

salvezza.

La moda e la prassi dell’ordinaria

strumentalizzazione dei valori con-

nessi alla famiglia: fedeltà, amore,

armonia, condivisione, non potrà

andare contro l’istituto naturale

della famiglia che unisce in un vin-

colo di amore un uomo e una don-

na e li rende genitori e artefici di

nuove vite.

“Il libro è una lunga intervistavirtuale a Papa Francesco sultema della famiglia. Perché hascelto questo genere letterario?Questo libro nasce dal desiderio di

dialogare con Papa Francesco su

alcune tematiche di attualità che

riguardano le sfide pastorali sulla

famiglia. Non potendo colloquiare

realmente con il Papa ho voluto

immaginare questo dialogo come

se fosse una lunga intervista vir-

tuale del giovane Thomas, perso-

naggio immaginario, al Vescovo di

Roma. Ovviamente, quasi tutte le

risposte alle domande di Thomas

sono tratte dagli insegnamenti di

Papa Francesco.

Chi è Thomas? Thomas è figlio di

genitori divorziati risposati, il qua-

le ricorda che quando era adole-

scente, tutte le volte che partecipa-

va alla Messa si rattristava nel

vedere sua madre rimanere al suo

posto senza poter fare la Comunio-

ne. «Mamma, perché non puoi fare

la Comunione?» – le domandava -

«Chiedilo al Papa» – gli risponde-

va puntualmente con tono amareg-

giato - «Lui riuscirà a trovare le

parole giuste per spiegartelo».

Questo è un dialogo immaginarioin riferimento agli interlocutori,ma reale in quanto alla problema-tica trattata! Con questo lavoro

letterario, mi sono voluto mettere

«Nei panni di Pietro», per usare il

titolo dell’omonimo romanzo di

Morris West. Nel dialogo si alter-

nano questioni elementari e que-

stioni più complesse sul matrimo-

nio e sulla famiglia, che seguono

l’evoluzione culturale e linguistica

di Thomas, dall’adolescenza alla

maturità.

In questo libro-dialogo, Thomaschi rappresenta? Thomas è il por-

tavoce della gente comune che,

attraverso il linguaggio semplice e

colloquiale, si pone tante doman-

de, anche inquietanti e provocato-

rie, che avrebbe voluto rivolgere

direttamente a Papa Francesco,

qualora ne avesse avuto la possibi-

lità.

Ma sul tema della famiglia eanche sui divorziati risposati c’èun’abbondante letteratura. Qual èla novità del suo libro? Come ha

scritto l’Arcivescovo di Catania,

Mons. Salvatore Gristina, nella

presentazione al libro, la peculiari-

tà di questo libro è quella di tratta-

re il tema del matrimonio e della

famiglia sullo sfondo degli inse-

gnamenti di Papa Francesco. Il

libro è un compendio dell’insegna-

mento di Papa Bergoglio sulla

famiglia.

«Salviamo la famiglia», dice iltitolo del libro. Da cosa bisognasalvare la famiglia d’oggi? Salvia-

mo la famiglia dagli attacchi e

dagli equivoci che la insidiano da

ogni parte! Salviamo la famiglia da

tutti i virus che la distruggono:

divorzio, infedeltà, mentalità edo-

nista, individualismo postmoderno

e globalizzato. Salviamo la fami-

glia formando i giovani all’amore

vero e responsabile. Salviamo la

famiglia anche dai facili matrimo-

ni, fatti in maniera superficiale,

senza convinzione, senza fede e a

volte solo per tradizione o per

coreografia. Salviamo la famiglia

dalle «nuove colonizzazioni ideo-

logiche».

Cosa si deve intendere per «colo-nizzazioni ideologiche»?. Per

esempio, la «teoria del gender»,

della quale tratto nell’Appendice

del libro, è una reale e pericolosa

minaccia culturale e antropologica,

capace di distruggere la famiglia

nelle sue fondamenta. Il Papa ne ha

accennato in diverse occasioni. Il

rischio dell’uomo d’oggi è quello

di sentirsi il “padrone del mondo”

fino al punto da voler ribaltare il

piano della creazione.

Qual è lo scopo del libro? Con

questo libro voglio offrire una

riflessione teologica, giuridica e

soprattutto pastorale per riproporre

la bellezza del sacramento del

matrimonio e la gioia del Vangelo

della famiglia specialmente a colo-

ro che sono sfiduciati e a quanti

preferiscono la semplice conviven-

za o il matrimonio solo civile.

È un dato di fatto che molte fami-glie cristiane siano ammalate eche è compito della Chiesa curar-le. Ma come? Non ci sono ricette

preconfezionate! Il Sinodo sulla

famiglia ci sta aiutando a fare una

buona diagnosi della malattia di

cui soffre la famiglia oggi. Si trat-

ta di una vera epidemia a livello

mondiale. Non c’è dubbio che una

delle cause della malattia della

famiglia cristiana sia la crisi di

fede. Non si deve neppure sottova-

lutare il virus dell’individualismo

eccessivo che indebolisce i legami

familiari e che trasforma ogni

componente della famiglia in una

monade di egoismo. La cultura del

provvisorio e dell’usa e getta raf-

fredda i sentimenti e rende tutto

intercambiabile, non solo gli

oggetti ma purtroppo anche le per-

sone e le famiglie.

Oggi c’è la tendenza a svalutare ilsacramento del matrimonio e aridurlo a un semplice rito conappannaggi coreografici e risvoltisociali! Bisogna ammettere che

oggi c’è un forte divario, almeno

nella prassi, tra l’insegnamento

della Chiesa sul matrimonio e la

famiglia e il modo di pensare e di

vivere il matrimonio di tanti cri-

stiani. Lo so che sembra impossibi-

le fare scelte per tutta la vita, dato

che oggi tutto cambia rapidamente

e niente dura a lungo. Come dice

Papa Francesco: “questa mentalità

porta tanti che si preparano al

matrimonio a dire: «stiamo insie-

me finché dura l’amore», e poi?

Tanti saluti e ci vediamo. E finisce

così il matrimonio”. Ma è bene

dire che “il «per sempre» non è

solo una questione di durata! Un

matrimonio non è riuscito solo se

dura, ma è importante la sua quali-

tà”.

La Chiesa deve fare i conti con itanti fallimenti matrimoniali. Èuna vera sfida pastorale! Purtrop-

po! Un matrimonio naufragato è

una profonda ferita nel corpo

ecclesiale e sociale. In un certo

senso è come una «bancarotta

dolorosa» di tutto un capitale di

propositi, impegni, sentimenti e

sogni. E a questo va aggiunto il

dramma dei figli che sono le vitti-

me più colpite e più penalizzate

dalla separazione e dal divorzio dei

loro genitori.

Lei ha scritto che la crisi dellafamiglia è anche una crisi di eco-logia umana, in che senso? Oggi

sono a rischio non solo gli ambien-

ti naturali, ma anche gli ambienti

sociali e tra questi l’ambiente

familiare. Per questo occorre pro-

muovere una nuova e sana ecologia

degli ambienti umani per creare

spazi idonei allo sviluppo e alla

crescita delle nuove generazioni,

che hanno il diritto di maturare in

una famiglia con un papà e una

mamma. Spero che non si arrivi

mai a dire: “C’era una volta mam-

ma e papà…”. In alcuni Paesi euro-

pei, per esempio in Francia, ma

anche in qualche scuola materna e

primaria in Italia, è stata abolita la

festa della mamma e la festa del

papà.

Non è forse vero che il matrimo-nio e la famiglia stanno rischian-do la devastazione a livello spiri-tuale ma anche a livello materia-le? Questo è un dato di fatto! Papa

Francesco ha ricordato che in que-

sto tempo di profonda crisi della

famiglia appare sempre più eviden-

te che il declino della cultura del

matrimonio è associato a un

aumento di povertà e a una serie di

numerosi altri problemi sociali che

colpiscono in misura sproporzio-

nata le donne, i bambini e gli

anziani.

La famiglia tradizionale è desti-nata a scomparire di fronte allemolteplici nuove forme di famigliericonosciute recentemente anchedal Parlamento Europeo di Stra-

sburgo? La famiglia non è retaggio

di un passato che non ritorna, ma è

un bene da valorizzare, da cus-

todire e da difendere contro gli

attacchi della “società liquida”,

nella quale il pensiero debole, i

sentimenti e i legami familiari man-

cano di solidità.

Uno dei fenomeni sociali piùpreoccupanti che stiamo speri-mentando nel nostro tempo è ilcontinuo aumento delle separazio-ni e dei divorzi anche tra i cattoli-ci praticanti. E tanti giovani nep-pure si sposano e preferisconoconvivere. Non si possono chiudere

gli occhi di fronte ai drammi fami-

liari, alla distruzione delle fami-

glie, ai bambini che soffrono per i

conflitti, la separazione e il divor-

zio dei genitori; anche il crescente

numero delle convivenze e dei

matrimoni solo civili sono nuove

forme limitative della grandezza

del matrimonio. Ma per fortuna ci

sono tantissimi matrimoni riusciti e

in buona salute e su questi la

Chiesa deve puntare con tutti i suoi

mezzi pastorali. D’altra parte è

responsabilità dello Stato creare le

condizioni legislative e di lavoro

per garantire l’avvenire dei giovani

e aiutarli a realizzare il loro proget-

to di fondare una famiglia.

Il libro è volutamente provocato-rio sulle tematiche più dibattuteche riguardano la pastorale fami-liare nelle situazioni più difficili,come per esempio i conviventisenza matrimonio, i divorziatirisposati, le unioni civili tra per-sone dello stesso sesso, ecc. Alcu-

ne problematiche sulla famiglia

interpellano la Chiesa con urgenza.

Non possiamo verniciare le que-

stioni più spinose. Come dice Papa

Francesco, ci vuole più audacia e

coraggio apostolico. I tempi lo

richiedono! Sono convinto che il

futuro della società passi attraverso

la famiglia, “capolavoro di Dio”;

se vogliamo salvare la nostra civil-

tà dobbiamo fare di tutto per salva-

re la famiglia, «tesoro e patrimonio

dell’umanità».

Adelaide Barbagallo

(continua da pag. 7)

LA FAMIGLIA...

Dalla memoria un monito per il futuro

Imilitari e il personale

della Base Aeromobili e

2° Nucleo Aereo della Guardia

Costiera di Catania, in linea con il

principio che contraddistingue la

loro professione, ovvero “la salva-

guardia della vita umana in mare”, si

sono resi disponibili alla donazione

del sangue e rinnovato anche que-

st’anno il gesto di solidarietà inizia-

to nel giugno del 2012 e da allora,

per due tre volte l’anno, oltre 40

militari e personale della Base dona-

no il sangue permettendo la raccolta

di circa 12 unità di sangue per gior-

nata di raccolta. Quest’anno l’ottava

giornata è stata realizzata il 16 giu-

gno. Grazie all’autoemote-

ca, Vincenzo Caruso, diret-

tore UOD Talassemia del-

l’Arnas Garibaldi e diretto-

re sanitario donatori di san-

gue Advs – Fidas, con i

suoi collaboratori ha ese-

guito le donazioni e i con-

trolli sanitari previsti dalle

vigenti norme. Il Coman-

dante della Base Aeromo-

bili GC, Alfio Distefano ha

incoraggiato l’iniziativa, in

quanto “rappresenta un’oc-

casione per essere vicini

alle persone che hanno

bisogno. Le Istituzioni

devono essere esempio a sostenere i

più deboli”. Vincenzo Caruso ha

spiegato che “in Sicilia abbiamo

quasi un’autosufficienza, non impor-

tiamo più sangue da altre regioni,

anche se occorre ridistribuire le dis-

ponibilità in quanto Catania e Messi-

na sono carenti, mentre Ragusa e

Palermo sono più autosufficienti.

Donare è importante ma ancora oggi

s’incontrano resistenze culturali,

paure, timore del mercato nero del

sangue ormai di un passato lontano.

Per dare maggiore incoraggiamento

a donare, la Regione Sicilia in questi

giorni d’estate, ha messo su una

campagna di promozione per la

donazione del sangue. La consape-

volezza è importante: non costa nul-

la donare, necessario è essere in buo-

na salute, avere un’età compresa tra i

18 anni e i 65 anni. Si

può donare tre o quattro

volte l’anno, con caden-

za trimestrale. Non biso-

gna avere timore di

donare, perché per ren-

dere omogenea la rac-

colta di sangue, i centri

sono accreditati dalla

Regione e seguono le

disposizioni legislative,

in allineamento con le

raccomandazioni euro-

pee, che definiscono i

protocolli per l’accerta-

mento dell’idoneità del

donatore. Questo per-

mette di creare parametri di sicurez-

za per chi riceve”. In base alle carat-

teristiche fisiche ed ematologiche

del soggetto, il candidato donatore

può anche essere indirizzato alla

donazione “multicomponent”, cioè

due o più emocomponenti (plasma,

piastrine, globuli rossi e piastrine). I

dati della talassemia in Sicilia conti-

nuano a essere molto alti. “Al Gari-

baldi – aggiunge Caruso - sono circa

250 i pazienti talassemici in cura. Lo

scorso anno hanno consumato oltre

6000 unità di sangue se consideria-

mo che il fabbisogno di un paziente

è di 1-3 unità di sangue ogni 15-20

giorni”. “I gruppi sanguigni più

carenti sono quelli negativi. La col-

laborazione di più donatori ci per-

mette di soddisfare le esigenze

soprattutto in emergenza”.

Donare il sangue fa anche bene al

donatore, un gesto che gli consente

di controllare anche il suo stato di

salute.

Margherita Montalto

Prospettive - 28 giugno 2015 9

DIOCESI

9

Una goccia nel mare del bisognoI militari della Guardia Costiera di Catania disponibili alla donazione di sangue

Lunedì 29

•• Ore 18.30 Gravina di Catania, parrocchia S. Paolo:

celebra la S. Messa.

Martedì 30

•• Ore 13.00 Catania, Ristorante Mangia: prende parte

ad un momento di fraternità organizzato dal Circolo

Femminile S. Agata.

Mercoledì 1

•• Ore 12.00 Catania, Arcivescovado: incontra i sacer-

doti che celebrano il X Anniversario di ordinazione

e celebra la S. Messa.

•• Ore 18.30 Troina, OASI: concelebra per il 70° anni-

versario di ordinazione del Fondatore, P. Luigi Fer-

lauto.

Giovedì 2

•• Ore 9.30 Catania, Seminario: incontra i professori

del S. Paolo.

•• Ore 17.30 Catania, parrocchia Risurrezione del

Signore: saluta i ragazzi del Grest parrocchiale.

•• Ore 19.00 S. Pietro Clarenza, Chiesa Madre: celebra

la S. Messa.

Venerdì 3

•• Ore 9.30 Arcivescovado: presiede l’incontro della

Commissione per la Formazione permanente del

Clero.

Sabato 4

•• Ore 19.00 Sarro, parrocchia S. Vincenzo Ferreri:

celebra la S. Messa.

Domenica 5

•• Ore 18.30 Valcorrente, parrocchia S. Maria delle

Grazie: celebra la S. Messa.

•• Ore 20.30 Catania, parrocchia S. Croce: saluta i par-

tecipanti alla conclusione dei giochi senza frontiera

organizzati dalla parrocchia.

®

Dall’Agenda dell’ArcivescovoFondo di Solidarietà Antiusura

Via Porticello 10

95131 Catania (CT)

Tel. Segreteria

095 7169067

Tel. Primo Ascolto

345 2995483

Fondaz. BeatoCard. Dusmet

“La Caritas di Cata-

nia come uno degli

esempi virtuosi da seguire nel cam-

po dell’accoglienza ai migranti in

Europa”. Questo è quanto emerso

dalla visita dell’On. Isabel Santos,

Presidente della Commissione

Democrazia, Diritti Umani e Que-

stioni Umanitarie dell’Assemblea

Parlamentare dell’OSCE (Orga-

nizzazione per la sicurezza e la coo-

perazione in Europa) che si è recata

all’Help Center, sabato 20 giugno, in

occasione della Giornata Mondiale

del Rifugiato. La visita istituzionale

si è inserita in un fitto calendario di

incontri tra Roma, Catania, Lampe-

dusa e Mineo ed ha coinvolto nume-

rose ONG impegnate ad alleviare la

crisi umanitaria nel Mediterraneo.

Il Direttore della Caritas, don Pie-

ro Galvano, durante l’incontro ha

presentato i vari servizi che vengono

svolti all’Help Center per i cittadini

catanesi in difficoltà, i migranti e i

senzatetto della città. Soprattutto ha

esposto problematiche e probabili

soluzioni per risolvere le numerose

emergenze umanitarie in atto. In par-

ticolare al dramma dei minori stra-

nieri non accompagnati che una vol-

ta sbarcati in Sicilia possono finire

preda della criminalità organizzata.

Al termine il Direttore Caritas ha

auspicato come la visita istituzionale

dell’On. Santos possa servire a sve-

gliare le coscienze dell’Europa e

spingere i governi a trovare adeguate

soluzioni per risolvere l’emergenza

migranti.

All’incontro erano presenti anche la

senatrice italiana, Cristina De Pie-

tro, membro dell’Assemblea Parla-

mentare Osce, Antonella Usiello,

Ufficio dei Rapporti con le Istituzio-

ni dell’Unione Europea, Angelo Vil-

lari, Assessore al Welfare del Comu-

ne di Catania e Giulio Ciccia, com-

ponente della Commissione territo-

riale per i richiedenti asilo.

®

Giornata Mondiale del Rifugiato

Presidente Commissione Diritti Umani AssembleaParlamentare Osce in visita all’Help Center

In occasione del Rama-

dan si rinsalda la colla-

borazione tra la Caritas Diocesana

e la Comunità Islamica di Catania.

Alla vigilia del mese sacro dei

musulmani, dedicato alla preghiera e

al digiuno da mattino a sera, sono

stati donati alimenti di prima neces-

sità per la Moschea di piazza Cutelli

n° 6. Cosi, grazie alla donazione

effettuata, nei locali adiacenti alla

moschea, anche i fratelli musulmani

che non potranno recarsi alla mensa

dell’Help Center, riceveranno un

pasto caldo. Una scelta dettata dal

fatto che la mensa chiude alle 20:00,

orario che non si concilia con il tem-

po dell’ultima preghiera giornaliera.

Un gesto che rinsalda il dialogo reli-

gioso con la Comunità Islamica di

Catania ribadendo l’impegno della

Caritas a costruire un ponte tra due cul-

ture per la promozione di valori come

pace e solidarietà. “Ma soprattutto – ha

sottolineato il Direttore Caritas, don

Piero Galvano - è l’inizio di una colla-

borazione a livello ‘culturale’ a benefi-

cio di tanti immigrati che vivono nella

nostra città. Dio è Misericordioso e

Provvidenza. Siamo tutti figli dell’uni-

co Dio: come noi abbiamo ricevuto cosi

doniamo ai fratelli musulmani”.

Sentito ringraziamento è stato espresso

da Ismail Bouchnafa, Direttore della

Moschea di Catania e Vice Presidente

della Comunità Islamica di Sicilia: “La

Caritas in questi anni ha sempre offer-

to ospitalità ai fratelli musulmani in dif-

ficoltà, ringraziamo per la donazione

fatta in occasione del Ramadan, testi-

monianza di un’integrazione positiva

tra cristiani e musulmani”.

®

Ramadan, dalla Caritas alimentiPER LA MOSCHEA DI CATANIA

AVVISO AI SACERDOTINon esiste alcuna convenzione ne accordo da parte della

diocesi che accrediti rivenditori di protesi acustiche.

IL VICARIO GENERALE

Notizie in breve dal 29 giugno al luglio

Fede

Gesù cammina verso la casa doveuna bambina è morta. Cammina ed è Giairo, il padre, adettare il ritmo; Gesù gli camminavicino, offre un cuore perché possaappoggiarvi il suo dolore: «Non

temere, soltanto continua ad aver

fede». Ritorniamo alla Parola di Dio.Dallo sguardo alla realtà come ope-ra della santissima Trinità, mediantela Parola di Dio, possiamo compren-dere le parole dell’autore della Let-tera agli Ebrei: «Dio, che molte vol-te e in diversi modi nei tempi antichiaveva parlato ai padri per mezzo deiprofeti, ultimamente, in questi gior-ni, ha parlato a noi per mezzo delFiglio, che ha stabilito erede di tuttele cose e mediante il quale ha fattoanche il mondo» . È molto bello osservare come giàtutto l’Antico Testamento si presen-ti a noi come storia nella quale Diocomunica la sua Parola: infatti,«mediante l’alleanza stretta conAbramo e per mezzo di Mosè colpopolo d’Israele , egli si rivelò, inparole e in atti, al popolo che cosìs’era acquistato, come l’unico Diovivo e vero, in modo tale che Israelesperimentasse quale fosse il piano diDio con gli uomini e, parlando Diostesso per bocca dei profeti, lo com-prendesse con sempre maggioreprofondità e chiarezza e lo facesseconoscere con maggiore ampiezzaalle genti .

Nato da donna

Questa condiscendenza di Dio si

compie in modo insuperabile nel-l’incarnazione del Verbo. La Parolaeterna che si esprime nella creazionee che si comunica nella storia dellasalvezza è diventata in Cristo unuomo, «nato da donna» . La Parolaqui non si esprime innanzitutto in undiscorso, in concetti o regole. Quisiamo posti di fronte alla personastessa di Gesù. La sua storia unica esingolare è la Parola definitiva cheDio dice all’umanità. Da qui si capisce perché all’iniziodell’essere cristiano non c’è unadecisione etica o una grande idea,bensì l’incontro con un avvenimen-to, con una Persona, che dà alla vitaun nuovo orizzonte e con ciò la dire-zione decisiva. Il rinnovarsi di questo incontro e diquesta consapevolezza genera nelcuore dei credenti lo stupore per l’i-niziativa divina che l’uomo con leproprie capacità razionali e la pro-pria immaginazione non avrebbemai potuto escogitare. Si tratta di una novità inaudita eumanamente inconcepibile: «il Ver-bo si fece carne e venne ad abitare inmezzo a noi». Queste espressioninon indicano una figura retorica, maun’esperienza vissuta! A riferirla èsan Giovanni, testimone oculare:«noi abbiamo contemplato la suagloria, gloria come del Figlio unige-nito che viene dal Padre, pieno digrazia e di verità». La fede apostoli-ca testimonia che la Parola eterna siè fatta Uno di noi. La Parola divinasi esprime davvero in parole umane. La tradizione patristica e medievale,nel contemplare questa «Cristologia

della Parola», ha utilizzato un’e-spressione suggestiva: il Verbo si èabbreviato. I Padri della Chiesa, nella loro tra-duzione greca dell’Antico Testa-mento, trovavano una parola delprofeta Isaia, che anche san Paolocita per mostrare come le vie nuovedi Dio fossero già preannunciatenell’Antico Testamento. Lì si leggeva: “Dio ha reso breve lasua Parola, l’ha abbreviata”. IlFiglio stesso è laParola, è il Logos:la Parola eterna siè fatta piccola –così piccola daentrare in unamangiatoia. Si èfatta bambino,affinché la Paroladiventi per noiafferrabile. Adesso, la Parolanon solo è udibile,non solo possiedeuna voce, ora laParola ha un volto,che dunque pos-siamo vedere:Gesù di Nazareth.Seguendo il rac-conto dei Vangeli,notiamo come lastessa umanità diGesù si mostri intutta la sua singo-larità proprio inriferimento allaParola di Dio.Egli, infatti, realiz-za nella sua perfet-

ta umanità la volontà del Padreistante per istante; Gesù ascolta lasua voce e vi obbedisce con tutto sestesso; egli conosce il Padre e osser-va la sua parola ; racconta a noi lecose del Padre ; «le parole che haidato a me io le ho date a loro» . Per-tanto Gesù mostra di essere vera-mente la Parola di Dio che si dona anoi, ma anche il nuovo Adamo, l’uo-mo vero, colui che compie in ogniistante non la propria volontà ma

quella del Padre. Egli «cresceva insapienza, età e grazia davanti a Dioe agli uomini» . In modo perfetto,ascolta, realizza in sé e comunica anoi la Parola divina. La missione di Gesù trova infine ilsuo compimento nel Mistero Pas-quale: qui siamo posti di fronte alla«Parola della croce» . Il Verboammutolisce, diviene silenzio mor-tale, poiché si è «detto» fino a tace-re, non trattenendo nulla di ciò che

ci doveva comunicare.Suggestivamente i Padridella Chiesa, contem-plando questo mistero,mettono sulle labbradella Madre di Dio que-sta espressione: «È sen-za parola la Parola delPadre, che ha fatto ognicreatura che parla; senzavita sono gli occhi spen-ti di colui alla cui parolae al cui cenno si muovetutto ciò che ha vita».Qui ci è davvero comu-nicato l’amore «piùgrande», quello che dàla vita per i propri amici. In questo grande miste-ro Gesù si manifestacome la Parola dellaNuova ed Eterna Allean-za: la libertà di Dio e lalibertà dell’uomo sisono incontrate nellasua carne crocifissa, inun patto indissolubile.

P. Angelico Savarino

Prospettive - 28 giugno 201510

Riflessioni sul Vangelo

In pochi versetti Paolo sintetizza la vitacristiana. Alla base degli insegnamentiprecedenti c’è un fondamento: È appar-sa la grazia di Dio, che porta la salvezzaa tutti gli uomini. Questo è il fondamen-to della nostra fede. In conseguenza diciò i comportamenti devono essere: rin-negare l’empietà e i desideri mondani,vivere in questo mondo con sobrietà,con giustizia e con pietà. Il tutto nell’at-tesa della bella speranza e della manife-

stazione della gloria del nostro grandeDio e salvatore Gesù Cristo. Segue l’an-nuncio: Egli ha dato se stesso per noi,per riscattarci da ogni iniquità e forma-re per sé un popolo puro che gli appar-tenga, pieno di zelo per le opere buone.“Questo devi insegnare, raccomandare erimproverare con tutta autorità. Nessu-no ti disprezzi”.

L.C.

San Paolo in briciole

DIO AMA L’UOMO

Il fondamento Tt 2,11-15

Il Signore che porta salvezza

Secondo la Sapienza Dio non ha creato lamorte e non gode per la rovina dei viven-ti: Egli infatti ha creato tutte le cose per-ché esistano, non solo ma le cose createsono portatrici di salvezza, in esse non c’èveleno di morte, né il regno dei morti èsulla terra. La giustizia è immortale.Come se queste dichiarazioni non bastas-sero, afferma ancora che Dio ha creato

l’uomo per l’incorruttibilità e lo ha fattoimmagine della propria natura. Da partedi Dio c’è tutta la buona volontà di bene,l’uomo addirittura è immagine della natu-ra di Dio.L’invidia del demonio ha introdotto nelmondo la morte e ne fanno esperienzacoloro che le appartengono. Se la creazio-ne è avvenuta secondo quanto il libro del-la Sapienza descrive, le differenze sonodovute alle opere del diavolo. Paolo mettein questione il comportamento dei cristia-ni. Scrive ai Corinti che sono stati ricchiin ogni cosa nella fede, nella parola, nella

conoscenza in ogni zelo e nella carità cosìcome egli ha insegnato. Debbono esserelarghi anche in quest’opera generosa: lacolletta per i poveri di Gerusalemme.Come Cristo, da ricco che era, si è fattopovero per loro perché diventassero ric-chi, anche loro devono fare altrettantoperché vi sia uguaglianza.Per il momento la loro abbondanza sup-plisca alla loro indigenza come sta scritto:“Colui che raccolse molto non abbondò ecolui che raccolse poco non ebbe dimeno”. Questa reciprocità è stupenda.Gesù nel vangelo dimostra a Giairo e ai

presenti che l’umiltà porta la salvezza:“La mia figlioletta sta morendo: vieni aimporre le mani perché sia salvata eviva”. Anche l’umiltà della donna soffe-rente delle perdite di sangue dimostra checon l’umiltà si può avere la salvezza: “Seriuscirò anche solo a toccare le sue vesti,sarò salvata”.Il dare ed il chiedere con umiltà e la reci-procità fanno parte della logica di Dio edel suo amore, che noi dobbiamo realizza-re sulla terra.

Leone Calambrogio

XIII DOM T.O. / B - Sap1,13-15;2,23-24;Sal 29,2.4;5-6;11-20a- 13b;2Cor 8,7.9.13-15;Mc5,21-43

DIOCESI

Il contrario della paura non è il coraggio, da scovare a fatica nel fondo dell’animo, ma è la fede

Prospettive - 28 giugno 2015 11

Al teatro L’Istrione gransuccesso per “L’eredità

dello zio canonico” commedia in treatti con la regia di Valerio Santi eFrancesco Russo.L’eredità Dello Zio Canonico scrittoda Antonino Russo Giusti nel 1923 èuna commedia la cui ironia scaturi-sce dalla drammaticità della vita,una vita d’altri tempi, una vita diver-sa, quella del dopoguerra. Un’operache ha mantenuto nel tempo il suo

valore grazie anche alla maestria diinterpreti del calibro di AngeloMusco che nel 1934 ne interpretòpersino una versione cinematografi-ca con l’ineguagliabile RosinaAnselmi della quale ricorre que-st’anno il 50° anniversario della suascomparsa, e dell’altrettanto inegua-gliabile Turi Ferro che nel 1984restituì al teatro una sua memorabilerivisitazione, o altri come Mangiù lacui edizione è tra le più ricordate daicatanesi.I registi sono riusciti a creare dina-miche teatrali di effetto attraversouna trama narrativa tradizionale, maaggiungendo freschezza tipica delnuovo, trasformandola in un vero eproprio evento teatrale, un’Ereditàassolutamente diversa, come vienesottolineato da Valerio Santi eFrancesco Russo, poiché partendoda ciò che - appunto - “abbiamo ere-ditato dai padri e dalle madri del tea-tro di tradizione, riproponiamo alpubblico una versione totalmentenuova ricca di lazzi e di trovate nonpiù fossilizzati nella memoria esoprattutto ricca di energia, un’ener-gia giovane, quella che serve a risol-levare il nostro teatro dal baratro del-l’indecenza in cui purtroppo – grazieall’abuso di molti – è finito da unpezzo”.L’impianto registico della commediaè un impianto musicale, la cui parti-tura si dipana atto per atto come unanuvola magica un’area di suoni ric-chi di vivace popolarità, creando nel-l’immagine collettiva luoghi come ilFortino, la Civita, accanto allamodernità della confusione tragicadegli ospedali, del mercato e dellestrade. Il pubblico si riconosce nelsuo territorio catanese intrecciato neicomplessi meccanismi della soprav-vivenza, ed ecco il mix di antico emoderno che riporta quelle paginefascinose di Antonino Russo Giusti emagari, come osservano i registi“Giusti riderebbe insieme a noi suciò che lo ha reso così celebre eimmortale”.“Portare in scena, osserva Valerio

Santi che ha curato anche la sceno-grafia, un testo di tradizione popola-re come L’eredità può a primoimpatto sembrare una scelta facile escontata, ma ciò lo è solo ed esclusi-vamente quando lo si ripropone conleggerezza, sottovalutando il valoredrammaturgico e soprattutto quandosi tende a rappresentare la bruttacopia di ciò che i nostri predecessori

ci hanno lasciato”.L’esilarante commedia che oltre amettere in evidenza il talento raffina-to di attori del nostro panorama,sprona il pubblico a riflettere su quelmondo impoverito dal “dio denaro”e così tra gag ed equivoci assumendoa tratti i toni della farsa, la commediaracconta le disgrazie di AntonioFavazza, dopo aver dedicato la vitaallo zio canonico, si ritrova senzauna lira perché l’eredità milionaria è

contesa da due famiglie e, dopo unaserie di peripezie riusciranno a tro-vare un accordo per accaparrarsi gliaveri del defunto. Sul palco con l’i-strionico cavaliere Amore interpreta-to da Valerio Santi, coinvolgente edentusiasmante, un cast brillante di

attori eclettici. Tra egoi-smo, servilismo, maldi-cenza, arroganza ed ipo-crisia lo spettatore sidiverte ma riflette. Unascenografia molto cura-ta: casa Favazza con iparalumi decorati com-prati a credito e poltronedamascate; lo studionotarile in cui si svolgela tragedia del personag-

gio che si scopre pieno di debitiinvece che di possedimenti; di nuovola casa ormai spoglia in cui si consu-ma la miseria ritrovata della fami-glia, ma si realizza il ribaltamentofinale. La vicenda dell’eredità conte-sa dai tre nipoti del ruvido zio prela-

to si intreccia con storie parallele cheaffascinano il pubblico in quell’emi-sfero tragico-comico. La pazienza el’ingenuità del cavaliere Amore sioppongono alla prepotenza dei cugi-ni la straordinaria Maddalena (Rosa-

ria Francese) e Don Santo (Aldo

Mangiù) malandrino di facciata, oalla violenza iperbolica di TuriNasca (Aurelio Rapisarda). In tuttociò si impone la sinergia di intentifra la regia che è riuscita a imposta-re i movimenti scenici e gli abiliattori che hanno sviluppato i perso-naggi interpretandoli in modo effica-ce, rispettando i tempi rigidi dellanecessità del comico.

Artemisia

Una COMMEDIAtra satira e divertimento

Al teatro L’Istrione “L’eredità dello zio canonico” chiude la stagione

Èstato realizzato un hap-pening all’Istituto

Alberghiero “Karol Wojtyla” che harichiamato molti partecipanti riscuo-tendo notevole successo. Un eventoinserito nel progetto “Una scuola perpensarsi: teatro ascolto e comunica-zione” per la creazione di un labora-torio teatrale e all’apertura di unospazio-ascolto per studenti, alle tec-niche di modellamento per insegnaree apprendere. Responsabile dellospazio-ascolto, comunicazione al

servizio della scuola, Dott. Antonio

Pittalà insieme alla prof. Enza

Ciraldo, entrambi garanti del pro-getto. Una giornata dedicata dallascuola ai ragazzi per pensare “got

talent Alberghiero’s”, per esprimerele loro emozioni ma anche per scari-care i loro problemi, le loro difficol-tà in sinergia con il mondo dellafamiglia, degli amici, attraverso ilcanto, la danza, la musica e le poe-sie. È una possibilità offerta dall’I-stituto di incontro e confronto che haavuto la condivisione di tanto pub-blico, con performance alquantocreative e innovative; tutti hannocantato e ballato insieme personale

docente e collaboratori inmodo libero …. È un modoanche per agganciare i giovaniall’esterno attraverso lo spetta-colo, offrendo un servizio terri-toriale. Si sono esibiti nei lorovirtuosismi alla chitarra il prof.Di Stefano Salvatore, docentedi inglese con il figlio Giusep-

pe. Hanno collaborato alla rea-lizzazione dello spettacolofinale: La danzaterapista Stefa-

nia Micale la MusicoterapistaVera Loiacono insieme agliallievi dell’istituto alberghieroe i ragazzi del corso serale:Consoli Agata, Diblanca

Andrea, Faro Ele, Greco

Greta, La Rosa Cristal, Nico-

tra Gaia, Panebianco Marco,Platania Giorgio, Pellegrino Simo-

na, Tosato Costanza; per il corsoserale Astorina Federica, Strazzul-

la Graziella, Cuba Peppe.Il Dirigente scolastico Dott. Daniela

Di Piazza entusiasta per la parteci-pazione e il successo dell’evento hasottolineato “La Scuola rappresentauno spazio indispensabile per la cre-scita sia di studenti che di insegnan-ti. Questo avviene all’interno di uncontesto di relazione in cui “essere”diviene spunto di osservazione percolui che osserva.I cambiamenti sociali a cui assistia-mo richiedono grandi capacità diadattamento sia da parte di chi inse-gna che da parte di chi apprende.Nella scuola si sente sempre più l’e-sigenza di fare esperienza pratica eapprendere strategie per poi potersispendere sia nell’interazione con glialtri che nel mondo del lavoro”, con-tinua soddisfatta “ci sono ragazziche in classe non parlano, qui hannoespresso le loro pulsioni emotive,hanno parlato dando il meglio di sestessi”.Pittalà fa notare con rammarico chec’è stata una richiesta di partecipa-

zione talmente alta, che alla fine nonsi è potuto soddisfare per tempo e siaugura al prossimo incontro di recu-perare. Rimarca con toni incisivi“un’attività altamente formativa chegrazie all’Istituto, offre con lo spaziodi ascolto a tutti gli studenti e nonsolo, il laboratorio di teatro per svi-luppare competenze pratiche in unclima relazionale positivo, voltoall’apprendimento e al benessere;l’esibizione fiale è stata la sintesi

della positività dell’iniziativa per farconoscere competenze sociali eassertive nel rapportarsi con glialtri”. Il progetto durante l’anno haofferto la possibilità di incontro econfronto con i genitori per com-prendere le difficoltà che natural-mente possono sorgere nei rapporticon i figli. È un sostegno alla cresci-ta.

Lella Battiato

La scuola apre all’ascolto e alla comunicazione

Happening all’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania

La partitura pianistica delle sinfo-

nie di Beethoven (strumento col

quale il genio musicale di Bonn appuntava e

componeva) è di sorprendente linearità e sem-

plicità, a differenza di quella delle 32 meravi-

gliose sonate per pianoforte.

Immaginiamo e arguiamo, quindi, che il

Grande Maestro, nel fissare le sue immortali

armonie, sapesse già a quali poderose orche-

strazioni avrebbe dato vita nelle sue mitiche

sinfonie.

Ben altra cifra e spessore troviamo nella tra-

scrizione per due pianoforti di Franz Liszt

“copia d’autore” come chiosa acutamente

Giuseppe Montemagno nel pregevole testo

redatto per il libretto di sala distribuito a sup-

porto dell’operazione immaginata e realizzata

dalla Compagnia Zappalà Danza La Nona

(dal caos, il corpo), quinto appuntamento del-

la stagione di lirica e balletti 2015 del Teatro

Massimo “Bellini” di Catania.

Il terzo step del progetto Transiti Humanitatis

di Nello Calabrò e Roberto Zappalà evolve

ed esula dalle precedenti riflessioni al femmi-

nile (Invenzioni a tre voci e Oratorio per Eva)

verso l’umanità tutta, al cospetto dell’immor-

tale innovativo monumento musicale sinfoni-

co di Ludwig Van Beethoven, culminante nel-

l’Inno alla gioia di Friedrich Schiller, ripreso

e richiamato, con motivazioni e intenti cele-

brativi diversi, nell’inno d’Europa.

Straordinaria e bene a registro l’esecuzione

dei due pianisti, Luca Ballerini e Simona

Cafaro, che nel gioco di canto e controcanto

hanno fatto risuonare nella straordinaria sala

armonie significative ed evocative a sostegno

dell’azione scenica coreutica: la “copia d’au-

tore” è ben altro e di più delle parafrasi e tra-

sposizioni pianistiche che Liszt ha tracciato

per i virtuosi della tastiera; qui il geniale pia-

nista compositore trascrive, un’espressione e

indicazione calligrafica scelta che esprime

significativamente l’ammirazione che il musi-

cista ungherese nutrì nei confronti di Beetho-

ven (da lui, non ancora dodicenne, incontrato

a Vienna nell’aprile del 1823).

Il titolo La Nona (dal caos, il corpo) dice e

suggerisce la chiave di lettura di Nello Cala-

brò (autore dei testi) e Roberto Zappalà

(coreografo, regista, scenografo e light desi-

gner); la loro nuova invenzione, eseguita in

“prima” assoluta al “Bellini” di Catania, evita

di equivocare su corpo e corposità sostituen-

do, con scelta culturale intelligente e raffina-

ta, l’orchestra con i due pianoforti, coro e

solisti con l’incantevole voce del controteno-

re Angelo Strano, studioso e cultore del

repertorio barocco con interessanti incursioni

su testi moderni e contemporanei.

L’approdo nel Massimo teatro di Catania del-

la Compagnia Zappalà Danza, fondata nel

1990 ospitata dal 2002 in Scenario Pubblico

International Choreographic Centre Sicily

(acronimo Scenario Pubbl.i.co) dove pensa,

produce, forma e informa, è un importante

riconoscimento, tra i tanti conseguiti, per

un’attività prestigiosa di livello internaziona-

le che l’ha portata di frequente a calcare le

scene di Europa, Medio Oriente, Centro e Sud

America, Sudafrica.

La Nona di Zappalà e Calabrò è andata in

scena con i danzatori Maud De La Purifica-

tion, Filippo Domini, Alain El Sakhawi,

Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaetano

Montecasino, Gioia Maria Morisco Castel-

li, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Rol-

dan Ferrer, Claudia Rossi Valli, Ariane

Roustan, Valeria Zampardi, che hanno

interpretato e collaborato alla costruzione

coreutica; scene e costumi Debora Privitera,

assistente alle coreografie Ilenia Romano,

direzione tecnica Sammy Torrisi, ingegnere

del suono Gaetano Leonardi, produzione e

management Maria Inguscio, assistente di

produzione Salvo Noto. Un’esecuzione emo-

zionante e coinvolgente per rivivere e riconsi-

derare, con nuova chiave di lettura, rifletten-

do, note immortali accompagnate da movenze

ieratiche e simboliche. La scena, suggestiva,

messi in primo piano i danzatori, è stata

dominata dai due strumenti; sopra tutto una

luminosa croce latina, dietro una menorah

ebraica, al fianco una poltrona liberty.

Carlo Majorana Gravina

RUBRICHE

Un gioco di canto e controcantoper armonie evocative

La IX sinfonia di Beethoven, quinto titolo della stagione di lirica e balletti del “Bellini”

12 Prospettive - 28 giugno 2015


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