Secondo il nuovo Rap-
porto annuale del-
l’UNHCR Global Trends, alla fine
del 2014 erano 59,5 milioni le per-
sone costrette ad
emigrare dai luo-
ghi di origine, a
causa di conflitti
armati, persecu-
zioni, violenze
generalizzate e
violazioni dei
diritti umani. Un
numero impres-
sionante, che
esprime chiara-
mente il dramma
della realtà
migratoria: in
media ogni 4 secondi, nel mondo,
una persona è costretta a fuggire
dalla propria casa. Va considerato,
peraltro, che le statistiche fornite
dalle Nazioni Unite considerano
soltanto alcune categorie di migran-
ti: coloro che sono riconosciuti
come rifugiati secondo la Conven-
zione di Ginevra del 1951, i richie-
denti asilo, coloro che sono stati
costretti alla fuga dal luogo di origi-
ne ma non hanno oltrepassato i con-
fini del loro Paese (Internally Dis-
placed Peoples), gli apolidi e coloro
che hanno fatto ritorno al Paese di
origine, ma non sono ancora stati
reintegrati (Returnees). In sintesi, i
dati citati fanno riferimento alle
migrazioni “forzate” e non tengono
conto degli ulteriori milioni di indi-
vidui che si mettono in cammino per
“motivi economici”, spinti non da
guerre e persecuzioni ma dalla fame
e dalla povertà estrema, o dal legitti-
mo desiderio di costruirsi un futuro
migliore al di fuori del proprio Pae-
se, e dei “profughi ambientali”,
costretti a migrare a causa di cata-
strofi ambientali.
A livello globale, dunque, il feno-
meno migratorio costituisce una
questione di primaria importanza,
che riguarda tutte le latitudini del
pianeta e coinvolge inevitabilmente
tutte le popolazioni.
Si tratta peraltro di un fenomeno in
crescita, che vede aumentare ogni
anno il numero di persone in movi-
mento o in fuga. Per quanto una cer-
ta retorica
sostenga che la
crescita eco-
nomica globa-
le dovrebbe
garantire una
maggiore sta-
bilità interna-
zionale e una
pace diffusa,
la verità è che
il numero dei
conflitti armati
è in costante
crescita. A
quanto affer-
ma l’Istituto
Internazionale di Ricerca sui Confit-
ti di Heidelberg, in Germania, il
2013 è stato caratterizzato dal più
alto numero di scontri armati dopo
la Seconda Guerra Mondiale: 414
conflitti nel mondo. Come afferma
Antonio Guterres, Alto Commissa-
rio per i Rifugiati delle Nazioni Uni-
te, viviamo in «un’epoca in cui il
numero di persone in fuga dalle
guerre ha raggiunto livelli record».
Secondo le stime delle autorità
A PAGINA 3
GENETICA.I MECCANISMI
DELL'EVOLUZIONE
Catania - anno XXXI - n. 25 - 28 giugno 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
settimanale regionale di attualità
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
A “L’Istrioneˮ“L’EREDITÀDELLO ZIOCANONICO”
a pagina 11(segue a pagina 2)
Un’ecologia integrale richiede di
dedicare un pò di tempo a una rifles-
sione sul nostro stile di vita e i nostri
ideali.
Con questo twitter Papa
Francesco lancia un mes-
saggio di attenzione alla
“casa comune”, bene da
custodire e proteggere.
L’etimologia del termine “ecologia”
dal greco: (oikos) “casa” o anche
“ambiente”; e (logos) “discorso”
o “studio” dà ragione all’operazione
culturale e sociale che l’enciclica
verde di Papa Francesco: “Laudato
Si” ha avviato, facendo risuonare un
campanello di allarme per “salvare il
pianeta” e garantire ai giovani un
futuro di vivibilità nella Terra, dono
di Dio.
La lezione di “ecologia umana” che
il Vescovo di Roma ha dettato inve-
ste tutti gli uomini anche di religioni
e credi diversi, perché tratta il tema
della vita umana, della sopravviven-
za, denunciando la disparità tra Pae-
si ricchi del Nord e Paesi poveri nel
Sud del mondo.
L’insegnamento di Papa Francesco è
la conferma della validità di un
impegno: Il richiamo, forte, alla
responsabilità che si inscrive nell’in-
segnamento evangelico, nella tradi-
zione cristiana, nella dottrina sociale
della Chiesa e nei valori etici univer-
sali.
L’enciclica richiama la responsabili-
tà di tutte le istituzioni - internazio-
nali, nazionali, locali - per la salva-
guardia dell’ambiente naturale e per
quello umano, entrambi aspetti del-
l’unica realtà che è il Creato.
«Molte cose devono riorientare la
propria rotta», afferma Francesco
nell’ultimo capitolo della sua enci-
clica. «Ma prima di tutto è l’umanità
che ha bisogno di cambiare». Come?
Educandosi alla coscienza di un’ori-
gine comune, di un’apparenza alla
comune famiglia e di un futuro con-
diviso. E questo è possibile facendo
proprie le motivazioni profonde e la
consapevolezza che può permettere
lo sviluppo di nuove convinzioni,
nuovi atteggiamenti e stili di vita.
Papa Francesco elenca i piccoli gesti
ordinari che possono essere compiu-
ti da tutti: «Evitare l’uso di materiale
plastico o di carta, ridurre il consu-
mo di acqua, differenziare i rifiuti,
cucinare solo quanto ragionevolmen-
te si potrà mangiare, trattare con cura
(segue a pag. 2)
Giuseppe Adernò
Parole per rinverdire la speranzaLa nuova enciclica di Papa Francesco: LAUDATO SI’ PRESENTATO
IL LIBRO di Mons.
A. LEGNAME
a pagina 7
Verso il SINODO
ORDINARIO
sulla FAMIGLIA
a pagina 7
60 milioni le persone in fuga nel mondo: una ogni 4 secondi
La mobilità umana fenomeno globale
Foto AFP/SIR
Prospettive - 28 giugno 20152
PRIMO PIANOA Maletto un museodedicato a Salvo Nibali _____3
Indietro nel tempointervistando Prisulianae il castello piangente ______5
La Casa dei Giovanigestisce beni confiscatialla mafia________________5
Giornalisti e garibaldininella grande guerraricordo di 150 eroi_________5
INFORMADIOCESINotizie in breve___________9
Iniziative della Caritas______9
DIOCESIRicordate le due guerremondiali al collegioSacro Cuore di Gesù _______9
I militari della GuardiaCostiera di Cataniadonano li sangue __________9
Happening all’IstitutoAlberghiero “Karol Wojtyla”di Catania ______________11
La IX sinfonia di Beethovenal “Bellini” _____________12
sommario al n. 25
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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 24 giugno 2015
gli altri esseri viventi, utilizzare il
trasporto pubblico o condividere un
medesimo veicolo tra varie persone,
piantare alberi, spegnere le luci inuti-
li, e così via».
PLASTICA. La plastica grande sco-
perta che ha migliorato la qualità del-
la vita, costituisce una delle prime
cause di inquinamento del pianeta,
un numero consistente di tartarughe e
un milione di uccelli marini rimango-
no uccisi ogni anno dalla plastica, per
ingestione o intrappolamento. Una
corretta prassi di smaltimento diven-
ta la proposta per contrastare il feno-
meno.
CARTA. Risparmiare sulla carta è un
piccolo gesto che può produrre enor-
mi benefici. Per ottenere una tonnel-
lata di carta nuova servono infatti 15
alberi, 440mila litri d’acqua e 7.600
Kwh di energia elettrica.
Un processo che comporta innanzi-
tutto il disboscamento delle grandi
foreste e quindi l’aumento delle
emissioni inquinanti che queste sono
capaci di assorbire. La produzione di
carta riciclata invece, riduce l’inqui-
namento atmosferico.
ACQUA. L’acqua, ha sottolineato il
Papa nell’enciclica, è un bene prezio-
so ma limitato e sempre più persone
rischiano di non averne a sufficienza.
Negli ultimi decenni i consumi mon-
diali di acqua sono aumentati di qua-
si dieci volte.
Nell’utilizzo di lavatrici e lavastovi-
glie basterebbe prediligere il ciclo
ecologico o quello breve, ma sempre
a pieno carico, oltre a comprare
modelli che necessitano di meno
acqua: per le lavabiancheria si posso-
no risparmiare anche 100 litri. Quan-
do si lava l’auto meglio usare un sec-
chio pieno invece di acqua corrente:
risparmieremo circa 130 litri di acqua
potabile ogni volta. Per lavare frutta e
verdure si può riempire una ciotola
con dell’acqua e un po’ di bicarbona-
to. Mentre fare la doccia invece del
bagno significa un altro risparmio di
50 litri a volta.
RIFIUTI. Una volta si buttava tutto
insieme, senza pensarci troppo. Oggi
fare raccolta differenziata è un com-
portamento virtuoso, a livello indivi-
duale e collettivo, e anche economi-
camente rilevante. Differenziare umi-
do, carta e cartone, plastica, allumi-
nio, vetro, metalli ferrosi, significa
prima di tutto diminuire il consumo
di materie prime.
CIBO. Cucinare solo quanto ragio-
nevolmente si potrà mangiare, non è
solo un modo per rispettare chi ha
meno, ma per creare le condizioni
perché gli alimenti possano entrare in
un circolo di ridistribuzione. C’è
dunque molto che possiamo fare per
limitare questo spreco.
L’invito non è solo a sprecare meno,
ma a fare il possibile per rimettere in
circolo le eccedenze e ridistribuirle,
come ad esempio fanno la Caritas o le
organizzazioni tipo Banco alimentare.
ANIMALI. Trattare con cura gli altri
esseri viventi, si legge nella Laudato
si’. Gli allevamenti intensivi, fabbri-
che di carne dove gli animali sono
tenuti in condizioni innaturali, sotto-
posti a privazioni e sofferenze, sono
tra le attività che più contribuiscono
al degrado del pianeta.
TRASPORTI. La maggioranza delle
persone che si muove in auto lo fa per
necessità. Partendo da questo biso-
gno si sono sviluppate nuove forme
di mobilità basate sull’automobile:
l’auto di gruppo e l’auto in condivi-
sione. Meglio conosciute coi nomi
internazionali di car pooling si indica
l’utilizzo di una vettura tra un gruppo
di persone allo scopo di ridurre i
costi.
Mentre Il car sharing, suggerisce un
sistema di noleggio a brevissima
durata: limitato al singolo sposta-
mento. Avviato per ora solo in grandi
città, prevede la presenza diffusa sul
territorio di auto (di società private)
che vengono utilizzate per brevi tra-
gitti.
ALBERI. Piantare un albero è un
gesto fondamentale per esprimere la
volontà di prendersi cura del nostro
pianeta. Molte aziende impegnate
nella sostenibilità, in particolare
quelle industriali, decidono di pianta-
re alberi per compensare le emissioni
legate alla loro attività. L’albero,
inoltre, che in città aiuta ad abbattere
le temperature, è un potente fattore di
ri-naturalizzazione del territorio, che
permette di combattere e prevenire il
consumo di suolo. Piantare un albero
è poi un gesto simbolico: significa
avere fiducia nel futuro. E impegnar-
si perché sia migliore.
LUCI. Quante luci utilizziamoquando siamo a casa? È una delledomande che Papa Francesco invi-ta a porsi. Il tema è quello delrisparmio energetico. Utilizzaresolo la luce di cui abbiamo bisogno,e non sprecarla, significa infatti
dover produrre meno energia, impie-
gare meno risorse energetiche.
Non si tratta solo di spegnere lampa-
de e lampadari quando si esce, ma di
prendere quei piccoli accorgimenti
che possono fare grandi differenze:
l’utilizzo di lampadine a Led, che
abbattono fino al 90% il consumo di
energia; o le ciabatte
con interruttore, che
possono spegnere
contemporaneamen-
te molti dispositivi
che utilizzano cor-
rente elettrica (televi-
sore, impianto stereo,
computer).
CONDIZIONATO-RI. Un passaggio
della Laudato si’,
paragrafo 55, cita il
crescente uso dei
condizionatori d’aria
come esempio di
«abitudini nocive di
consumo». Più che
una condanna del-
l’oggetto è un esem-
pio di come, nella
ricerca di un «profit-
to immediato», i
mercati stimolano la
domanda di oggetti il
cui abuso può far
danni. Nessuna con-
danna ai condiziona-
tori, ma la modera-
zione in certi casi è
necessaria.
I guasti all’ambiente
naturale ed umano,
prodotti da una tec-
nologia asservita ad
un’economia finan-
ziaria, consumistica,
selvaggia, sono esa-
minati dal Papa con
profonda attenzione:
dai cambiamenti cli-
matici alla scompar-
sa di biodiversità allo
sfruttamento della
Terra - di Sorella
Terra, allo spreco, ai
rifiuti abbandonati a
se stessi, a milioni di
esseri umani depri-
vati di cibo ed acqua.
Il Papa vede nell’im-
pegno solidale, nel-
l’economia solidale,
in un’educazione che recuperi i valo-
ri di amore per il Creato, che è natu-
ra ed umanità, la via da perseguire
con urgenza per evitare catastrofi.
Certamente il documento del Papa,
esige analisi approfondite ed ampie,
e al di là dei commenti di effetto che
accompagnano l’evento della pubbli-
cazione, occorre uno studio diligente
e accurato e l’eccezionalità delle
modalità di presentazione: il Papa,
con a fianco un grande teologo cri-
stiano ortodosso e due scienziati,
diventa metafora interpretativa di
un’Umanità capace di Custodire il
Creato!
®
(continua da pag. 1)
PAROLE...
costiere e le informazioni confer-
mate da altre attività di monitorag-
gio, nel 2014 almeno 348 mila per-
sone nel mondo hanno tentato que-
ste traversate per via mare. L’Euro-
pa, che confina con importanti con-
flitti a Sud (Libia) e Sud-est
(Siria/Iraq), è stata destinataria del
numero più elevato di arrivi via
mare. Sono più di 200 mila le per-
sone che hanno attraversato il
Mediterraneo nel corso del 2014,
quasi tre volte in più rispetto al pre-
cedente picco di circa 70 mila per-
sone nel 2011, quando la guerra
civile libica era in pieno svolgimen-
to. «Nel 2014, i richiedenti asilo
rappresentano la componente mag-
gioritaria di questo tragico flusso. Il
50% circa degli arrivi è composto
infatti da persone provenienti da
Paesi di origine dei rifugiati (princi-
palmente Siria ed Eritrea). Oltre al
Mediterraneo, ci sono attualmente
almeno altre tre rotte marittime uti-
lizzate in via prioritaria sia dai
migranti che dalle persone in fuga da
conflitti o persecuzioni.
Dal 1° gennaio alla fine di novembre
2014, nella regione del Corno d’A-
frica 82.680 persone hanno attraver-
sato il Golfo di Aden e il Mar Rosso
nella rotta che dall’Etiopia e dalla
Somalia permette di raggiungere lo
Yemen o successivamente l’Arabia
Saudita e i Paesi del Golfo Persico.
Nel sud-est asiatico, si stima che sia-
no 54 mila le persone che hanno
intrapreso queste traversate via mare
nel 2014. In molti casi si tratta di
persone in fuga dal Bangladesh e dal
Myanmar e intenzionate a raggiun-
gere la Thailandia, la Malesia o l’In-
donesia.
Nei Caraibi, inoltre, sono circa
4.475 le persone che hanno preso la
via del mare dal 1 gennaio al 1
dicembre. Oltre alle traversate via
mare, continuano le migrazioni
attraverso i deserti (in Africa e in
America), le steppe dell’Asia centra-
le, i corsi d’acqua, le montagne e i
grandi valichi che la natura ha posto
come ostacoli al movimento umano.
(Fonte: Dossier Caritas Giornata
Mondiale Rifugiato 2015)
®
(continua da pag. 1)
MOBILITÀ...
Prospettive - 28 giugno 2015 3
Nell’ottobre scorso,“NATURE” pubblicò
un articolo dal titolo: La teoria del-
l’evoluzione ha bisogno di un ripen-
samento? I suoi autori sono i piùeminenti Etologi ed Evoluzionisticontemporanei che studiano i pro-cessi evolutivi.I progressi nella comprensione deimeccanismi evolutivi di questi ultimianni dipendono soprattutto dallacomposizione dei genomi di moltiorganismi e dell’uomo, dalla cono-scenza dell’espressione dei geni checompongono un genoma e delle loromutazioni. Oggi, la biologia evoluti-va dello sviluppo verifica in chiaveevolutiva la struttura e le funzioni delgenoma, analizzando il rapporto tralo sviluppo embrionale e fetale di unorganismo e l’evoluzione dellapopolazione cui tale organismoappartiene.Un apporto è stato dato dall’evolu-zione molecolare cioè dalle modifi-cazioni del DNA e delle proteinesubìte nel corso dei millenni, le qua-li hanno modificato la regolazionedello sviluppo, subendo forti pres-sioni selettive per evolvere rapida-mente nei diversi individui di unapopolazione, i quali hanno evolutoadattamenti differenti soprattutto persfruttare ogni fonte di cibo del loroambiente, per la loro sopravvivenza,per riprodursi. Questo è quello cheha notato, ad es., Darwin nel 1832,studiando le moltissime diversifica-zioni dei fringuelli e il loro adatta-mento in lunghi archi di tempo evo-lutivo.L’enorme aumento dei dati moleco-lari disponibili e le loro analisi han-no permesso di affrontare molti pun-ti irrisolti della ramificazione dell’al-bero evolutivo. Nuove morfologiepossono emergere da nuove combi-nazioni di espressione genica e dal-l’enorme variabilità genetica sia nor-male che patologica. A ciò si aggiun-gono l’aumentata disponibilità direperti paleontologici e la ricostru-
zione delle condizioni climatiche edecologiche in cui l’intero processo siè svolto.Quando si parla di genoma si inten-de l’insieme dei geni di un organi-smo vivente ovvero del patrimoniogenetico, contenuto nel DNA, il qua-le è presente in tutte le cellule cheformano gli organismi viventi. Ècomposto da una successione linearedi migliaia o milioni di 4 lettere,A,G,C, T, le quali rappresentano icaratteri alfabetici dell’informazionegenetica. Una sequenza di tali carat-teri, necessaria a formare almenouna proteina, costituisce un gene. E i
geni, tramite l’RNA, in cui viene tra-scritta l’informazione genetica, for-niscono alle cellule le istruzioni percostruire le proteine - che sono icostituenti fondamentali degli orga-nismi viventi e sono ciò di cui è fat-ta la vita. Questo è il motivo per cuisi dice che nel DNA sono racchiusetutte le informazioni necessarie allavita di ogni essere vivente. Questaorganizzazione è comune a ogniessere vivente: dagli animali allepiante, dai batteri all’uomo. Ed è l’u-nica forma di vita che vi è sulla terra.Gli studi di genomica hanno dimo-strato che i genomi sono ridondanti,modulari e soggetti a rimaneggia-mento e rimodellamento. Questa pla-sticità è assicurata da fenomeni
intragenomici, quali: le mutazionigeniche, la trasposizione, la conver-sione genica, laricombinazione ine-guale tra sequenze difilamenti di DNA nonfratelli, e da stimoliambientali, i qualiinteragendo col geno-ma ne modificano larisposta attraverso imeccanismi epigene-
tici. Tali meccanismimolecolari sono statinotati, ad es., nelsequenziamento deigenomi dei pesci
cicladi, e pare sianocoinvolti nei processievolutivi di questipesci e sulla loro stra-biliante diversificazione nelle oltre2500 specie esistenti.La genomica comparata ha dimo-strato che esiste anche una grandeconservazione di intere famiglie digeni, anche se si prendono in consi-derazione specie diversissime traloro. Se ne deduce chiaramente chela diversità tra gli organismi è rego-lata dalla diversa espressione deiloro geni, piuttosto che dalla presen-za di geni diversi. In questo secolo,ad es., sono stati completati ilsequenziamento del genoma dell’uo-mo, del topo, del ratto e dello scim-panzè. Tutti e quattro questi mammi-feri possiedono all’incirca lo stessonumero di geni. La loro sequenzarivela che il 99% circa di DNA ditopo e del ratto ha una contropartediretta nell’uomo, inclusi i geni asso-ciati alle malattie. Eppure, esiste unagrande differenza biologica tra que-sti esseri viventi. Solo l’1% dei genidi uomo, topo e scimpanzè è specifi-catamente presente in una delle trespecie. Inoltre, è stata scoperta neigenomi degli esseri viventi la funzio-ne importantissima dei microRNAnon codificanti, i quali agiscono dainterruttori o accensori dei geni in
specifici tessuti e organi. Molti diquesti micro RNA ed es., sono pre-
senti nell’Uomo ma non nello scim-panzè. Tali dati indicano che l’Evo-
luzione si sia basata sulla variazione
più che sulla trasformazione dovutenon alla trasformazione del singoloda una condizione ad un’altra bensìalla modifica della composizione delgruppo, del loro pool genetico attra-verso le generazioni, del differenzia-mento biologico dovuto alla riprodu-zione all’interno di specie o popola-zioni in assenza di selezione natura-le. È stato evidenziato che tutti gliindividui in uno stesso ambientesono esposti a pressione selettiva eha successo chi riesce a riprodursi.Non sopravvive il più adatto ma ven-gono eliminate le forme inadatte.Ciò è la sintesi delle mirabili intui-zioni di Darwin che non conosceva imeccanismi di trasmissione geneti-ca.Per quanto riguarda la riproduzione,un individuo appartiene necessaria-mente a un gruppo riproduttivo, ilquale gli offre la possibilità di con-tribuire alla generazione successiva.L’appartenenza a tale gruppo dipen-de, tra l’altro, dalla scelta dell’abitat,dal riconoscimento del partner ripro-duttivo, dalla compatibilità gameti-
ca, dalla possibilità di ricostituire uncorredo cromosomico che consenta
una corretta segrega-zione meiotica. E, inaccordo col concettobiologico di specie,l’insieme dei genomidi questi individuiinterfecondi costitui-sce un pool genetico.
In tali pool esiste unavariabilità geneticadeterminata dalla pre-senza di diverse formealleliche e di piccolevariazioni strutturalinei genomi degli indi-vidui della stessa spe-cie. Ed è tale variabili-tà allelica che deter-mina caratteristiche
fisiche di maggiore successo nellasopravvivenza e nella riproduzionerispetto ad altre, determinando unvantaggio selettivo; inoltre, la com-posizione del pool genetico nellagenerazione successiva dipende dal-la composizione dell’insieme deigenomi degli individui che si sonoriprodotti in virtù del loro maggiorevantaggio selettivo. In questo sta laselezione naturale di Darwin, il qua-le, però, non conosceva l’esistenzadei geni.La conclusione che si può trarre dal-l’articolo e dalle note soprascritte èche negli ultimi 20 anni si sono accu-mulate scoperte non più confutabiliche mostrano come non tutto il gio-co evolutivo sia di tipo genetico eselettivo. In particolare, lo sviluppo ele morfologie di una popolazione diindividui, dai batteri all’uomo,dipendono in gran parte dal rapportotra plasticità fenotipica, cioè, tra lesvariate condizioni fisiche che unindividuo può produrre se esposto adiverse condizioni ambientali ed epi-
genoma, che consiste in quei mecca-nismi cellulari che, in base allemodificazioni ambientali, sono ingrado di accendere o spegnere l’a-zione dei geni, senza modificare laloro composizione; tale rapportopuò causare anche la diversifica-zione delle specie. Alcune di que-ste variazioni nell’espressione enella regolazione dei geni vengonoin seguito stabilizzate dalla sele-zione e sono in grado di trasmet-tersi per più generazioni. Il puntodella discussione sul futuro dellateoria dell’evoluzione, che spaziadalle molecole ai fossili, mira acomprendere da dove veniamo ecome si è evoluta la vita sulla Ter-ra.Comunque, con l’Uomo l’evolu-zione biologica si è fermata, è sub-entrata l’evoluzione culturale, cioèla sua capacità, unica tra tutti glianimali, di utilizzare le esperienzepassate e costruire modelli scienti-fici sempre più nuovi. Così, si èpassati dalla scoperta della ruota aidispositivi informatici elettronici,alla computazione quantistica, allaconquista dello spazio.
Filippo Uccellatore
Lo sviluppo regolato da piccole differenze
Genetica. I meccanismi dell’evoluzione
La mattina del 29 maggio ha avutoluogo nella base aeromobili della
Guardia Costiera di Fontanarossa la cerimoniadel passaggio delle consegne tra Direttori Marit-timi, presieduta dal comandante generale delCorpo delle Capitanerie di Porto-GuardiaCostiera, Ammiraglio ispettore capo FelicioAngrisano. A cedere il comando, dopo quasi 7anni di prestigioso e apprezzato servizio, è statol’Ammiraglio ispettore dott. Domenico DeMichele originario di Messina, promosso diret-tore marittimo della Puglia e capo del comparti-mento marittimo e comandante del porto diBari. Ad assumere il comando della Direzionemarittima della Sicilia orientale e del Comparti-mento Marittimo e del porto di Catania il Con-trammiraglio Nunzio Martello, messinese di 56anni, laureato in Giurisprudenza e abilitato allaprofessione di avvocato. Nel suo brillante curri-
culum professionale spiccano gli incarichi diattività di protezione civile avuti durante il servi-zio svolto presso la Presidenza del Consiglio deiMinistri quale capo del Centro Operativo Emer-genze e Mare: organizzazione del ponte aereocon le zone del sud-est asiatico colpite dallo tsu-mani al fine di garantire il rientro dei connazio-nali e degli altri cittadini stranieri present inzona, nonché per l’invio di primi aiuti alle popo-lazioni della Thailandia, dello Sri Lanka e delleMaldive.È insignito di tante onorificenze e decorazioni,tra cui il cavalierato negli Ordini di Malta e delSanto Sepolcro riconosciuti dalla Santa Sede.L’ammiraglio martello è sposato con la signoraMaria Rosa Falcone e ha due figli: Elisa di 28anni e Francesco di 25.
A.B.
Insediato a Catania il nuovo
Direttore Marittimo Sicilia Orientale
La diversità
tra gli organismi
è regolata dalla
diversa espressione
dei loro geni,
piuttosto che dalla
presenza
di geni diversi
Prospettive - 28 giugno 20154
PRIMOPIANO
Per onorare e tenere
vivo il ricordo del
giornalista (fu caposervizio del set-
timanale “Prospettive”) e scrittore
Salvo Nibali, nato a Maletto nel
1955 e scomparso prematuramente
nel 2005 a Catania, l’amministra-
zione comunale malettese ha voluto
dedicare a lui il museo civico che,
riqualificato grazie al progetto “I
musei dell’Identità storica etnea”
del Distretto Taormina-Etna cofi-
nanziato dall’Unione europea, è sta-
to inaugurato il 30 maggio - nella
ristrutturata sede di via Umberto,
409 - alla presenza delle autorità
cittadine (con a capo il sindaco Sal-
vatore Barbagiovanni), di Nino Bor-
zi (presidente del Distretto Taormi-
na Etna), dell’archeologa Maria
Turco (intervenuta per conto della
Soprintendenza ai Beni culturali e
ambientali di Catania), della profes-
soressa Simona Modeo (presidente
regionale di SiciliAntica) e di un
folto pubblico. Per l’occasione è
stato promosso - curato e coordina-
to dalla sezione di Bronte-Maletto
dell’Associazione SiciliAntica - un
convegno di presentazione dal titolo
“Il museo Civico Salvo Nibali di
Maletto. Testimonianze dell’antica
presenza umana, per la conoscenza,
tutela e valorizzazione del com-
prensorio nord-ovest dell’Etna”.
Dopo i saluti di rito e i ringrazia-
menti a quanti si sono prodigati nel-
l’attuare il progetto, il sindaco Sal-
vatore Barbagiovanni ha ribadito -
dopo aver evidenziato che quanto
rinvenuto a Maletto costituisce un
patrimonio di eccezionale impor-
tanza e ricchezza - che «la sede,
perfettamente restaurata e adeguata
alle nuove funzioni, accoglie - dopo
una lunga attesa e una forte aspetta-
tiva da parte della comunità locale e
degli addetti ai lavori - le testimo-
nianze della plurisecolare frequen-
tazione del territorio malettese» e
ha poi affermato che occorre «soste-
nere la sinergia fra pubblico e priva-
to, permettendo uno sviluppo cultu-
rale - grazie soprattutto alla tutela e
la valorizzazione del patrimonio
storico-archeologico - che sostenga
l’economia locale e che dia seguito
agli sforzi di quanti si sono adope-
rati per preservare la memoria della
comunità malettese». Il presidente
del Distretto Taormina-Etna, Nino
Borzì, ha invece sottolineato - dopo
aver evidenziato come la destina-
zione a sede museale dell’ex macel-
lo ne ha favorito il completo recu-
pero dal punto di vista strutturale-
conservativo favorendo così la pub-
blica fruizione definitiva dei reperti
archeologi - che «il compito del
Distretto Taormina-Etna è stato
quello di sviluppare una rete di
musei d’eccellenza, e in quest’otti-
ca si continuerà a utilizzare l’Ente
come strumento di accesso alle
risorse comunitarie che mirano alla
valorizzazione del territorio» e che
tra gli scopi precipui vi è «quella di
puntare sulle aree vaste che hanno
come attrattori i beni patrimoni del-
l’umanità, nei quali rientriamo per-
fettamente, e su questa linea faremo
sistema, unendo le forze tra istitu-
zioni e imprese».
Realizzato nell’ex Macello comu-
nale costruito nel 1952, il museo
dedicato a Nibali, che fu anche cul-
tore di archeologia e storia patria,
accoglie - collocati in vetrine espo-
sitive di media e grande dimensione
- reperti archeologici rinvenuti nel
territorio malettese risalenti perlo-
più a un arco cronologico che va dal
Neolitico (tarda età del Rame e del
Bronzo antico) al tardo Medioevo.
Oltre a manufatti provenienti dagli
scavi archeologici compiuti dal
1987 in poi dalla Soprintendenza
BB.CC.AA. di Catania, nel museo -
che comprende anche una sezione
demo-etno-antropologica costituita
perlopiù da oggetti, manufatti e
costumi della vita e della cultura
contadina etnea che sono un formi-
dabile strumento di conoscenza
diretta delle usanze e tradizioni del
passato nei paesi del versante occi-
dentale dell’Etna - sono esposti
reperti recuperati grazie a ricogni-
zioni di superficie effettuate, nel-
l’ambito di una fattiva collaborazio-
ne col Comune e con la stessa
Soprintendenza, dalla Durham Uni-
versity. Si tratta di reperti rinvenuti,
tra l’altro, in contrada Balze Sotta-
ne, in diverse grotte di scorrimento
lavico e nelle contrade Cavallaro-
Galatesa.
Fortunato Orazio Signorello
Èil Signore, il buon Gesù
che ancora una volta con
la sua rete fitta vuole catturare la nostra
attenzione; egli che insistentemente la
getta in mare perché ha speranza di rac-
coglierci e perché desidera che noi non
cadiamo nel trabocchetto doloroso
dell’amo.
Iniziamo da una scena, la prima:
“Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli
disse: «Una cosa sola ti manca: va’,
vendi quello che hai, dallo ai poveri
e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi». Ma egli, rattristatosi per
quelle parole, se ne andò afflitto,
poiché aveva molti beni” (Mc 10,
21).
L’evangelista Marco descrivendo
tutta la scena mostra un Gesù che
come un bravo regista orienta l’o-
biettivo verso “un tale” stringendo la
scena e fissandolo negli occhi per
poi, nuovamente, allargare la scena
e dare una panoramica d’insieme
mostrando l’uditorio presente.
1. “Fissatolo”. Non certamente uno
sguardo vago ma uno sguardo profondo
e attento ai nostri bisogni; lo fissa negli
occhi non per incutere timore ma per
aprire un dialogo che da lì a poco si
mostrerà ricco di contenuti; egli, il
Signore fissa perché non sfugge, non si
agita ma vuole penetrare discretamente
dentro ciascuno di noi per stravolgere la
nostra vita. Viviamo di tanti sguardi, for-
se troppo maliziosi ed evasivi, rivolti
verso il vuoto; vediamo sguardi persi,
disperati, tristi e malinconici. Così non
siamo più in grado di fissare negli occhi
per paura di essere scoperti, spogliati di
mille corazze che indossiamo. L’incro-
cio dei nostri sguardi è come un fulmine,
un attimo che ci sfiora nel silenzio delle
nostre metropoli. Quante persone vor-
rebbero sentirsi guardate dentro e non
solo esteriormente? Quante persone per
il modo di apparire vogliono attirare l’at-
tenzione su di loro perché mai nessuno
ha avuto il coraggio di guardarle dentro?
C’è chi vorrebbe essere fissato negli
occhi perché desidera essere ascoltato,
perché desidera condividere le proprie
ferite; eppure questo sfogo viene
represso perché manca lo sguardo di chi
apre la strada al dialogo.
E in tutto questo c’è un dramma: un
mancato incrocio di sguardi dialoganti.
Ed è il Signore che fissa negli occhi con
un desiderio ben preciso: vorrebbe che
l’uomo, che io, guardasse fisso negli
occhi di chi è perduto! Un insegnamen-
to forte. Imparare a vedere gli occhi del-
l’anima, imparare a saper aprire gli
occhi di chi è ancora nelle tenebre: solo
con uno sguardo.
2. “lo amò”! Solo dopo aver ottenuto la
complicità degli sguardi che apre al dia-
logo, il Signore ama di un amore incom-
mensurabile, ma se questo amore non è
corrisposto allora la
parola è repressa.
Solo quando il
Signore Gesù trova
un cuore disponibile
dona se stesso in
maniera incondizio-
nata tale da infiam-
mare chi ne è colpito.
E solo così valgono
le parole di Gesù:
«Mentre usciva per
mettersi in viaggio,
un tale gli corse
incontro e, gettan-
dosi in ginocchio
davanti a lui, gli
domandò: «Maestro buono, che cosa
devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami
buono? Nessuno è buono, se non Dio
solo. Tu conosci i comandamenti: Non
uccidere, non commettere adulterio,
non rubare, non dire falsa testimonianza,
non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte
queste cose le ho osservate fin dalla mia
giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo
amò e gli disse: «Una cosa sola ti man-
ca: và, vendi quello che hai e dallo ai
poveri e avrai un tesoro in cielo; poi
vieni e seguimi» (Mc 10, 17-27).
Sac. Fausto Grimaldi
Lo sguardo amorevole della ChiesaRiflessioni sulla disposizione d’animo di chi calca le orme di Cristo
I reperti dell’Identità storica etneaA Maletto un museo dedicato a Salvo Nibali
Gli studenti della scuola
secondaria di 1° grado
dell’istituto paritario “Maria Ausilia-
trice” al Borgo hanno vissuto, a con-
clusione dell’anno scolastico, un
indimenticabile momento di gioa e di
festa: i giovanissimi allievi si sono
impegnati con entusiasmo per pre-
sentare ai familiari i prodotti delle
diverse attività elaborate durante i
lunghi mesi di lezione: laboratori di
chitarra, latino, scrittura creativa,
giornalismo, poesia, arte, danza e
recitazione.
Il momento più atteso è stata l’origi-
nale interpretazione teatrale di “Peter
Pan”, curata dalla maestra Rosaria
Fallico: gli alunni si sono cimentati
in ruoli di attori per dar vita al pitto-
resco mondo di sirene, fate, indiani e
pirati in cui vive Peter Pan, il bambi-
no che non vuole mai crescere.
Accanto a lui Wendy e i suoi fratelli
vivono una coinvolgente avventura
nell’isola che non c’è; insieme a
Peter i ragazzi decidono di crescere
per diventare grandi...ma prima si
divertono davvero tanto a danno dei
pirati. La direttrice, sr Maria Trigila,
e la preside, sr Margherita Di Rosa,
hanno ringraziato i genitori interve-
nuti e hanno elogiato i ragazzi per
l’impegno e la bravura dimostrati. Un
grazie particolare è stato rivolto
anche ai docenti Gaetano Cavallaro,
Daniela Cirino, Angela Fichera, Lau-
ra Seminara, Elena Tarascio, Mario
Condorelli, sr M. Lucia Mazzaglia e
sr Angela Di Grazia per la dedizione
dimostrata nell’azione educativa
degli allievi e ai genitori rappresen-
tanti delle classi per la collaborazione
e la disponibilità dimostrate.
Memorex
Scuola Maria Ausiliatrice Festa fine anno
Avete mai udito il lamen-to di un castello? Non
mi riferisco a storie di fantasmi chepopolano turrite dimore svettanti susolitari promontori come atavicisignori dominanti un borgo remoto ouna campagna selvaggia e incolta.Questa che sto per riferirvi è una sto-ria al confine tra leggenda e realtàconosciuta anche dai naviganti chesogliono veleggiare nelle notti silen-ziose lungo la costa dove si erge ilmaniero di Scilla.E così animata dalla curiosità di sonda-re la veridicità di questo fenomeno eapprofittando di una giornata esente daimpegni lavorativi, mi reco nella città diMessina. Qui mi accoglie il vento,brezza marina che piace e che ristoradalla canicola. È il respiro dello Strettoche dondola le foglie d’ulivo come unacarezza materna al sole. È l’alito di unaterra sempre viva che schiuma il mare elo alza contro i monti, scuote la zagarae gioca con le nuvole. Sono lì nelBosforo di Sicilia e vado alla ricerca divestigia antiche, ataviche pietre in gra-do di raccontare fatti del passato. Qua-le passato? Cerco la Messina distruttada un terremoto disastroso, non quellodel 1908, ma un altro ben catastrofico,ancora indietro nel tempo. Era l’anno1783.Vado alla foce dello Stretto, lì dove laterra assume la forma della falce, carat-teristica che in epoca sicana fece attri-buire il nome alla città di zankle e in lon-tananza scorgo un promontorio austeroe da cui severo si erge un turrito manie-ro. Il sole sta tramontando e mostraall’osservatore il suo disco rosso chepian piano viene inghiottito dall’oriz-zonte. Il mare assume il color del vino,come nelle descrizioni omeriche. E lìfeci un incontro insolito, straordinario.Mi venne incontro una fanciulla, la cuiinnocenza si leggeva nel suo volto soa-ve. Pareva creatura più divina che ter-rena, un’anima che ben si sposava con
quel paesaggio che andava assumendocontorni irreali e così parlò: <<Il mio
nome è Prisuliana nata dal vicerè di
Sicilia. Mio padre irruento e impe-
rioso mi volle rinchiudere in questo
castello>>.
Sono sorpresa, perché sento parlare divicerè e noto che la fanciulla veste abi-ti di foggia settecentesca.L’incontro però m’incuriosisce e per-tanto stimolo quella misteriosa e soaveinterlocutrice a parlare.Costei rivolge il suo sguardo blu versoil mare, i suoi fluenti capelli si muovo-no dolcemente al vento e con tono dimestizia soddisfa la mia richiesta:<<Al secolo, respinsi la proposta di
matrimonio di uno dei prepotenti
signorotti vestiti d’armatura e
fasciati d’ingiustizia e la mia puni-
zione fu questa prigione dorata in
compagnia dei gabbiani e delle stelle,
qui tra cielo e mare. E questa dimora
sede di agguati e di violenze, pare fos-
se diventato nido di pensosa e ama-
bile tristezza, compagno della mia
sventura, queste pietre riuscivano
quasi a comprendere il mio dolore, la
mia solitudine>>.
Mi scusi, ma la gente del posto parla di
castello piangente? C’è un motivo par-ticolare che motiva questa affermazio-ne o trattasi di leggenda?<<Correva l’anno 1783 quando la
città di Messina e il territorio limi-
trofo venne piagato dal terribile ter-
remoto che sconquassò i centri abi-
tati. Quei superstiti
alla sciagura vennero
soccorsi dalle mie
mani, medicai le loro
ferite, portai del pane
agli affamati, vestii le
loro nudità. Al calar
delle ombre della sera,
eludevo la vigilanza
delle sentinelle e mi calavo dalla fine-
stra della mia camera grazie a una
lunga corda che ero riuscita a rica-
vare intrecciando le mie lenzuola e
così mi consacravo a questo sacerdo-
zio d’amore.
Quegli sventurati mi consideravano
un angelo sceso dal cielo a consolare
le loro lacrime, a lenire i loro dolori.
Una notte la corda si ruppe e annegai
nel profondo pelago di questa città. I
gabbiani volavano basso, il vento
soffiava e quello che si sentì fu un ton-
fo. E allora quel castello emise un
gemito, un lamento, sì quella severa
prigione mi chiamava con dolore, si
perché quelle austere mura si erano
affezionate alla mia persona. A
distanza di due secoli e mezzo, anco-
ra oggi sul far del vespro, il maniero
piange, singhiozza il mio nome>>.
Detto questo lentamente scomparve,lasciando una sensazione di mestizia edi speranza. L’ospite buona di quellaturrita dimora era svanita tra i flutti. Ilvento increspava le onde….
Stefania Bonifacio
I prodotti dei terreni confi-scati alla mafia di Castelve-trano, gestiti dalla Casa deigiovani, in vendita a Torinoe a Londra, grazie alla col-laborazione di una delle piùantiche enoteche d’Italia.L’iniziativa nasce a seguitodi una visita dell’imprendi-tore Francesco Rabbezza-na, titolare dell’enotecastorica piemontese, attivadal 1911 che nei mesi scor-si si era recato presso la“Casa dei giovani”, fondatae diretta da padre Salvatore
Lo Bue per constatare davicino il ciclo produttivo.L’imprenditore, appresoche la comunità terapeuti-ca per il recupero dei tos-sicodipendenti, produceprodotti biologici comeolio, vino, olive in barat-tolo e anche conserve haproposto al direttore donSalvatore Lo Bue diesporli a Torino. E neigiorni scorsi presso l’eno-teca di Torino si è svoltauna degustazione guidataed esclusiva di vini e pro-dotti bio - nati dai terreni
confiscati ai capi della mafia sicilia-na, accompagnati da pane nero diCastelvetrano, presidio Slow fooddella “Casa dei giovani” che utilizzai fondi confiscati per un progetto diagricoltura sociale. Nel corso dellamanifestazione è stato stretto unaccordo in base al quale i prodotticoltivati nelle terre confiscate allamafia saranno commercializzati. “Lamia attività principale è quella diproduttore di vini tipici piemontesi –afferma Francesco Rabbezzana – enon solo in Italia, ma anche a Lon-dra, dove ho rilevato un’azienda epenso sia interessante allineareanche i vini siciliani. Per questomotivo stiamo redigendo un progettodi sviluppo e innovazione a livellonazionale e internazionale con cuiintendiamo coinvolgere in una colla-borazione commerciale la “Casa deigiovani” che produce prodotti biolo-gici”. Alla manifestazione torineseera presente lo stesso don SalvatoreLo Bue, il vice direttore BiagioSciortino, il sindaco di CastelvetranoFelice Errante ed altri operatori. Rin-graziamo Francesco Rabbezzana chesi è offerto di darci una mano –dichiara don Salvatore Lo Bue – chequando è venuto in Sicilia si è resoconto che non siamo imprenditori. Ilsuo aiuto si concretizza nella venditadel nostro vino speriamo di fare gra-zie a lui progetti europei”.
Pino Grasso
I prodotti della conversione
AReggio Emilia, in occa-sione del centenario del-
la prima guerra mondiale si è tenuto unseminario di formazione per giornalistidal tema “Giornalisti e garibaldini nel-la Grande Guerra” con relazioni diClaudio Santini, giornalista e docente dideontologia al master di giornalismoUniversità di Bologna, su “La guerra trainformazione e propaganda”, RoeslerFranz, storico del giornalismo, su“Anche i giornalisti muoiono in guerra.150 eroi”, Anita Garibaldi, pronipotedell’Eroe dei due mondi su “I 6 fratelli
Garibaldi e le legioni garibaldine nellaGrande Guerra”.Furono tanti i giornalisti italiani che siarruolarono come volontari; il primo diloro a cadere in combattimento, peròsul fronte dell’Argonne nella trincea diFour-de-Paris il 15 gennaio 1915, ful’anconetano Lamberto Duranti, esem-pio di grande passione professionale euno dei più noti rappresentanti del gari-baldinismo post-risorgimentale. Erastato redattore della “Ragione” diRoma e collaboratore di testate come“La Luce Repubblicana”, “Il Popolo”,“La Provincia Romana”, “La Libertà”.Il suo infaticabile lavoro di cronista loportò a fare il corrispondente nellezone più a rischio: a Messina dopo ilcatastrofico terremoto del 28 dicembre1908, volontario in Albania nel 1911,durante la guerra greco-turca del 1912.Le ricerche effettuate da PierluigiFranz, dirigente dell’Istituto nazionaleprevidenza giornalisti italiani (INPGI),in seguito al casuale ritrovamento negliscantinati del palazzo INPGI a Roma,di un lapide marmorea con incisi inomi di 83 giornalisti caduti arruolati
nell’esercito italiano, hanno appuratoche sono stati 150 i giornalisti morti inguerra e i rappresentanti tutte le regionid’Italia e numerose testate ancora atti-ve: figurano direttori, vice direttori,redattori, corrispondenti ed inviati.Tante le onorificenze loro assegnate perle gesta eroiche compiute in primalinea, al fronte: 9 medaglie d’oro, 63d’argento, 29 di bronzo, 4 croci diguerra, 5 promozioni al merito di guer-ra, una menzione dell’Ordine militarefrancese, una Croce britannica. Molti diloro, paradossalmente non sono statiscritti nell’Albo d’Oro dei Caduti dellaGrande Guerra. Lo storico LucianoZani, con un gruppo di colleghi delDipartimento di Scienze Sociali edEconomiche de “La Sapienza”, si staoccupando di completare il lavoro diricostruzione biografica per riprodurreuna nuova lapide aggiornata con i nomidei 150 giornalisti.Il seminario ha costituito anche un pre-zioso contributo sul silenzioso e spessoanonimo lavoro svolto dai tanti giorna-listi inviati nelle zone di operazioni dailoro giornali per raccontare senza reto-rica e da vicino la cronaca nuda e crudadell’immane tragedia vissuta dall’u-manità nei 4 anni di guerra, feroce e fra-tricida, che insanguinò follemente
l’Europa e il mondo. Tra i caduti, per-sonaggi di primo piano: patrioti, nazio-nalisti, interventisti, neutralisti, politici,sindacalisti, massoni, radicali, sociali-sti, democratici, repubblicani, liberali,mazziniani, irredenti, garibaldini, poe-ti, scrittori, letterati, umoristi, vignetti-sti, disegnatori satirici, musicisti, regi-sti del cinema muto, pittori anche futu-risti, un consigliere comunale e segre-tario del partito radicale di Torino.Sono stati identificati il fratello dell’in-ventore del fotogiornalismo in Italia(Porry Pastore), l’autore di “Addio gio-vinezza” (Oxilia), il figlio dell’autoredell’inno della Federazione nazionaledella Stampa Italiana (Vizzotto), non-ché un colonnello dell’ufficio stampadel Ministero della Guerra (GiulioBechi), ecc.. L’elenco dei giornalisticaduti comprende cattolici, non cre-denti convertiti al fronte, ebrei, un cap-pellano militare dell’Ordine di Malta,aristocratici, ecc.. Alcuni di loro eranonati all’estero, come il brasiliano Ame-rigo Rotellini, gli argentini AlfredoCasoli e Felice Suigo, redattori delCorriere della Sera e residenti in Italia,Vezio Lucchesi pilota di guerra e corri-spondente dall’Egitto del Corsera.
Antonino Blandini
Prospettive - 28 giugno 2015 5
PRIMOPIANO
5555
Indietro nel tempo intervistando Prisuliana e il castello piangente
Nella foto Lamberto Duranti
Messina, precedente alterremoto del 1783
l’intervista
Per passione e non per professione
Giornalisti e garibaldini nella grande guerra ricordo di 150 eroi
Tra realtà e leggenda
BAGHERIA. La Casa dei Giovani gestisce beni confiscati alla mafia
“Non abbiate paura
della tenerezza.”
Con queste parole don Carlo Roc-
chetta, teologo, già docente di
Sacramentaria presso la Pontificia
Università Gregoriana di Roma e
fondatore del Centro Familiare
“Casa della Tenerezza” di Perugia,
ha accolto al Centro Congressi di
Nicolosi, lo scorso 21 giugno, le
famiglie della Diocesi di Catania
intervenute al Convegno in prepara-
zione al Sinodo ordinario sulla
Famiglia e al Giubileo straordinario
della Misericordia. L’incontro è sta-
to organizzato dall’Ufficio per la
Pastorale della Famiglia di Catania,
dal Direttore Padre Salvatore Buco-
lo con la coppia responsabile Gior-
gio e Rosetta Amantia, in collabora-
zione con Padre Antonino Nicoloso
e le famiglie della parrocchia “Spiri-
to Santo” – Chiesa Madre di Nicolo-
si. Il relatore ha esordito ribadendo
la necessità che il terzo millennio
diventi tempo della tenerezza e della
misericordia e l’audacia di Papa
Francesco che, con la “Evangelii
Gaudium”, ha inaugurato la “rivolu-
zione della tenerezza”, evidenziando
il modo in cui l’uomo contempora-
neo mendica apertamente il deside-
rio e la gioia di amare e di essere
amato e come la tenerezza non sia
una virtù del debole, ma un aspetto
fondamentale del “volto materno di
Dio e della Chiesa.” L’attenzione
che la Chiesa nutre verso la tenerez-
za ha origine dalla Sacra Scrittura,
dal termine raham, indicante il sen-
timento localizzato nella parte più
profonda della persona, nelle sue
viscere, e dal verbo “tendere”, cioè
accoglienza dell’altro da sé, capaci-
tà di fare vuoto per diventare spazio
ospitale per l’altro. Ecco quindi
come la tenerezza sia intesa come
“grembo di Dio Amore”, che non si
stanca mai di perdonare. Da S. Mar-
gherita Maria Alacoque fino a S.
Faustina Kowalska e alla Beata
Madre Speranza, vi è stato uno svi-
luppo continuo della comprensione
della misericordia di Dio, da cui ha
avuto origine la riflessione teologica
e pastorale della Chiesa, contenuta
nel Magistero, sulla reciprocità fra
la misericordia, intesa come com-
prensione verso gli ultimi, capacità
di amare col cuore, attenzione ai
bisogni dell’altro, e la tenerezza,
sublime manifestazione del “pathos
della sensibilità affettiva.” Dinanzi
alla violenza che invade prepotente-
mente la nostra quotidianità, al lin-
guaggio aspro e negativo che conno-
ta molte volte le relazioni sociali e
familiari, all’egoismo e al clima
pesante che generano senso di vuo-
to, depressione e paura, all’“analfa-
betismo affettivo” dirompente e dis-
sacratorio, la Chiesa si fa portavoce
del progetto di Dio per l’umanità
attraverso la famiglia, sogno del
Creatore nella storia, e gli sposi,
nuclei di felicità, icona perfetta del
Suo amore per l’uomo. Dunque,
quale relazione tra gli sposi, la fami-
glia e la tenerezza? Come la relazio-
ne all’interno della Trinità può esse-
re concretizzata dai verbi “accoglie-
re, donare e condividere”, così
all’interno della coppia e della fami-
glia la relazione è condivisione fatta
carne attraverso il dono gratuito e
incondizionato di sé e accoglienza
senza riserve dell’altro da sé. Il lega-
me che unisce e rafforza tale dina-
mica è il “linguaggio polifonico del-
le carezze nuziali”, carezze verbali,
gestuali, comportamentali e simbo-
liche. “Questo linguaggio”, afferma
don Carlo Rocchetta, “ha un valore
sacramentale, perché gli sposi, uniti
nel sacramento del matrimonio, lo
celebrano e lo rendono visibile attra-
verso la tenerezza. Più gli sposi si
amano e si perdonano, più Dio è
presente ed essi stessi diventano
segno della presenza di Dio nella
loro vita. L’azione dello Spirito San-
to, soffio amante di Dio per la tene-
rezza degli sposi, è il testimone del-
l’amorevolezza del Padre e del
Figlio e si effonde sugli sposi, affin-
ché siano in grado di ri-innamorarsi
ogni giorno”. Don Carlo Rocchetta
ha concluso la sua relazione regalan-
do alle famiglie intervenute preziosi
consigli per coltivare quotidianamen-
te la “spiritualità della tenerezza”
attraverso l’ascolto, la positività, la
sapienza e l’amore, la ricerca di
“tempi forti” per la coppia e per la
preghiera, la vicinanza ai sacramenti
della Riconciliazione e dell’Eucare-
stia, culmine e centro della famiglia.
L’intervento è stato seguito da un
dibattito che ha focalizzato l’atten-
zione sui “vissuti concreti” degli spo-
si e della famiglia, che devono rifug-
gire dal “tenerume”, cioè dalle sdol-
cinatezze superficiali ed immature
che tendono a soddisfare le proprie
esigenze attraverso l’appropriazione
dell’altro per sé, per giungere alla
tenerezza, dono completo di sé per la
felicità dell’altro. Durante l’incontro
Padre Salvatore Bucolo ha presentato
il nuovo sito della Pastorale per la
Famiglia della diocesi di Catania
(www.diocesi.catania.it/famiglia),
inteso come “luogo di comunione”,
dove “tutti si mettono al servizio di
tutti” per far conoscere le iniziative
della diocesi, perché la famiglia pos-
sa essere al centro dell’azione pasto-
rale delle parrocchie e degli interven-
ti di associazioni e organismi che si
adoperano per il bene della famiglia e
della società.
Infine Mons. Genchi, Vicario Gene-
rale, ha celebrato l’Eucarestia fra
canti di gioia e preghiere di gratitudi-
ne delle famiglie che hanno vissuto
un momento forte di riscoperta della
tenerezza e dell’amore fedele di Dio
Amore per l’umanità.
Giuseppe e Mariella Magrì
La presentazione del
volume “Salviamo la
famiglia, tesoro e patrimonio del-
l’umanità. Dialogando con Papa
Francesco sull’ecologia umana
della famiglia” di mons. Antonio
Legname ha raccolto, dopo la mes-
sa domenicale, nel cortile della
parrocchia Cuore Immacolato di
Maria al Viale Vittorio Veneto un
numeroso pubblico di fedeli, amici
e numerose coppie di fidanzati a
conclusione del corso di
preparazione al matrimonio.
La presenza dell’Arcivescovo
Mons. Salvatore Gristina, che ha
scritto anche la presentazione del
volume, ha dato solennità all’even-
to. Dopo l’intervento del preside
Giuseppe Adernò, tendente ad
illustrare il contenuto del volume,
la giornalista Adelaide Barbagallo
ha guidato una speciale intervista
all’autore, il quale ha risposto
chiarendo il messaggio che la pub-
blicazione intende offrire all’atten-
zione dei lettori.
L’atteggiamento di attenzione ver-
so le famiglie “ferite”, la cultura
dell’accoglienza e della misericor-
dia che caratterizzano le linee gui-
da del documento di preparazione
al Sinodo di ottobre costituisce il
file rouge del volume di mons Leg-
name, quasi in continuità con la
precedente pubblicazione “Fran-
cesco il traghettatore di Dio e per-
corre il magistero di Papa France-
sco, attraverso l’originale dialogo-
intervista immaginario tra il gio-
vane Thomas e il Santo Padre.
Il volume, edito da “Le nove
muse” e dedicato ai Genitori
Maria e Salvatore nel 57° anniver-
sario di matrimonio, è strutturato
in quattro parti, ponendo al centro
la bellezza del matrimonio cristia-
no, il tema della comunione ai
divorziati, l’atteggiamento di mise-
ricordia della Chiesa che diventa
“zattera” di salvataggio e PGS per
il cammino delle coppie ed infine
la pastorale della giustizia con
espliciti riferimenti ai problemi
delle nullità matrimoniali.
In appendice, dopo un ampio capi-
tolo di conclusioni, si affronta
anche il tema dell’accompagna-
mento pastorale delle persone
omosessuali e la teoria del gender
che minaccia la famiglia.
L’S.O.S. che richiama l’attenzione
e sollecita un impegno a “salvare,
difendere, proteggere la famiglia e
prendersi cura dei figli, in risposta
all’emergenza educativa, accende i
riflettori sulla famiglia, soggetto di
Prospettive - 28 giugno 2015 77
Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia
LA FAMIGLIA àncora di salvezza della società
Presentato nei locali della parrocchia Cuore Immacolato di Maria l’ultimo libro di mons. Antonio Legname
(segue a pagina 8)
LA RIVOLUZIONE
della Tenerezza
La sera di venerdì 29 maggio, nella
ricorrenza del centenario dell’entrata
in guerra dell’Italia, maggio 1915,
nel salone del Collegio Sacro Cuore
di Gesù di via Milano, per iniziativa
dell’associazione delle ex allieve
della scuola curata dalle suore
domenicane, è stata ricordata l’im-
mane tragedia dei due conflitti mon-
diali che, nella prima metà del seco-
lo XX, causarono decine di milioni
di morti, con la presentazione del
volume dell’Editore Agorà dal titolo
“Quegli anni del Novecento. Guerre
ed amori nel turbine del ‘Secolo bre-
ve’”, di cui è autore lo storico, filo-
sofo e regista Giuseppe Paradiso
che, con tale impegnativo lavoro, ha
completato la trilogia di romanzi
storici riguardanti vicende ed eventi
svoltisi tra Ottocento e Novecento.
La prof. Santuzza Quattrocchi, atti-
vissima presidente del benemerito
sodalizio, ha presentato l’autore che
ha esposto le finalità socio-culturali
del suo nuovo romanzo e il giornali-
sta Antonino Blandini, intervenuto
per focalizzare i principali episodi di
storie di lacrime, di amori e di spe-
ranze narrati nel libro, tra le pieghe
della follia militaresca e liberticida
dei regimi autoritari e polizieschi.
Fatti esposti nel contesto rigorosa-
mente storico dei dolorosi ed epoca-
li eventi, dall’attentato di Sarajevo,
che diede l’avvio all “inutile strage
tra i popoli belligeranti (alla quale
per quasi un anno l’Italia cercò di
sottrarsi con la neutralità escogitata
da quel grande statista che è stato
Antonino di San Giuliano), alla ces-
sazione del mostruoso mattatoio del-
la seconda guerra mondiale, all’ini-
zio del maggio 1945. Le tragiche
vicende che hanno insanguinato
l’Europa e il mondo, ha precisato il
prof. Paradiso, furono causate dai
comportamenti schizofrenici di per-
sonaggi storici senza scrupoli, giunti
al potere, i quali durante il loro
governo tirannico cancellarono ogni
regola e forma di umanità e calpesta-
rono il valore immutabile dei princi-
pi universali del diritto naturale del-
le genti.
Le vicissitudini personali e familiari
dei protagonisti del romanzo (che
fanno riferimento anche a personag-
gi siciliani come l’ambasciatore
Filippo Anfuso, la contessa Maria
Gravina Cruyllas, amante di D’An-
nunzio, ecc.) ripercorrono “l’infau-
sto tragitto che condusse l’umanità
verso una catastrofe di proporzioni
storiche inaudite per crudeltà e fero-
cia”. Il libro narra episodi reali e
verosimili relativi ai bui anni del
“Secolo lupo” e ha come trama gli
accadimenti che incendiarono il vec-
chio mondo della Belle Epoque, fino
al crollo del nazifascismo. Infauste
vicende causate dalla paranoia di
arbitri sciagurati ed irresponsabili
del governo di popoli di antica cultu-
ra che imposero alle popolazioni
obbedienza cieca e ignobili regimi
che spensero il lume dell’intelletto
ed imbarbarirono ogni possibilità di
civile convivenza, in un travolgente
furore infernale di morte e di violen-
za criminale. L’autore, che ha proiet-
tato un interessantissimo video-
documentario sugli avvenimenti rie-
vocati nel libro, con imparziale crite-
rio di giudizio, ha focalizzato le
dolorose e pietose vicissitudini dei
personaggi, con l’intento educativo
di perpetuare il ricordo di quell’aber-
rante periodo che insanguinò il mon-
do, affinché “non si perda la memo-
ria di ciò che accadde in quei folli
decenni e per dare soprattutto ai gio-
vani la consapevolezza di quanto
possa essere perverso il potere”, nel-
la consapevolezza che, come ammo-
nisce Primo Levi, “la memoria è un
dovere per tutti gli uomini in quanto
tali. Sarebbe mancare a un dovere il
non trasmettere memoria di ciò che è
accaduto”.
Blanc
Ricordate le due guerre mondiali al collegio Sacro Cuore di Gesù
Prospettive - 28 giugno 20158
DIOCESI
8
salvezza, tesoro e patrimonio del-
l’umanità, garanzia di futuro e di
salvezza.
La moda e la prassi dell’ordinaria
strumentalizzazione dei valori con-
nessi alla famiglia: fedeltà, amore,
armonia, condivisione, non potrà
andare contro l’istituto naturale
della famiglia che unisce in un vin-
colo di amore un uomo e una don-
na e li rende genitori e artefici di
nuove vite.
“Il libro è una lunga intervistavirtuale a Papa Francesco sultema della famiglia. Perché hascelto questo genere letterario?Questo libro nasce dal desiderio di
dialogare con Papa Francesco su
alcune tematiche di attualità che
riguardano le sfide pastorali sulla
famiglia. Non potendo colloquiare
realmente con il Papa ho voluto
immaginare questo dialogo come
se fosse una lunga intervista vir-
tuale del giovane Thomas, perso-
naggio immaginario, al Vescovo di
Roma. Ovviamente, quasi tutte le
risposte alle domande di Thomas
sono tratte dagli insegnamenti di
Papa Francesco.
Chi è Thomas? Thomas è figlio di
genitori divorziati risposati, il qua-
le ricorda che quando era adole-
scente, tutte le volte che partecipa-
va alla Messa si rattristava nel
vedere sua madre rimanere al suo
posto senza poter fare la Comunio-
ne. «Mamma, perché non puoi fare
la Comunione?» – le domandava -
«Chiedilo al Papa» – gli risponde-
va puntualmente con tono amareg-
giato - «Lui riuscirà a trovare le
parole giuste per spiegartelo».
Questo è un dialogo immaginarioin riferimento agli interlocutori,ma reale in quanto alla problema-tica trattata! Con questo lavoro
letterario, mi sono voluto mettere
«Nei panni di Pietro», per usare il
titolo dell’omonimo romanzo di
Morris West. Nel dialogo si alter-
nano questioni elementari e que-
stioni più complesse sul matrimo-
nio e sulla famiglia, che seguono
l’evoluzione culturale e linguistica
di Thomas, dall’adolescenza alla
maturità.
In questo libro-dialogo, Thomaschi rappresenta? Thomas è il por-
tavoce della gente comune che,
attraverso il linguaggio semplice e
colloquiale, si pone tante doman-
de, anche inquietanti e provocato-
rie, che avrebbe voluto rivolgere
direttamente a Papa Francesco,
qualora ne avesse avuto la possibi-
lità.
Ma sul tema della famiglia eanche sui divorziati risposati c’èun’abbondante letteratura. Qual èla novità del suo libro? Come ha
scritto l’Arcivescovo di Catania,
Mons. Salvatore Gristina, nella
presentazione al libro, la peculiari-
tà di questo libro è quella di tratta-
re il tema del matrimonio e della
famiglia sullo sfondo degli inse-
gnamenti di Papa Francesco. Il
libro è un compendio dell’insegna-
mento di Papa Bergoglio sulla
famiglia.
«Salviamo la famiglia», dice iltitolo del libro. Da cosa bisognasalvare la famiglia d’oggi? Salvia-
mo la famiglia dagli attacchi e
dagli equivoci che la insidiano da
ogni parte! Salviamo la famiglia da
tutti i virus che la distruggono:
divorzio, infedeltà, mentalità edo-
nista, individualismo postmoderno
e globalizzato. Salviamo la fami-
glia formando i giovani all’amore
vero e responsabile. Salviamo la
famiglia anche dai facili matrimo-
ni, fatti in maniera superficiale,
senza convinzione, senza fede e a
volte solo per tradizione o per
coreografia. Salviamo la famiglia
dalle «nuove colonizzazioni ideo-
logiche».
Cosa si deve intendere per «colo-nizzazioni ideologiche»?. Per
esempio, la «teoria del gender»,
della quale tratto nell’Appendice
del libro, è una reale e pericolosa
minaccia culturale e antropologica,
capace di distruggere la famiglia
nelle sue fondamenta. Il Papa ne ha
accennato in diverse occasioni. Il
rischio dell’uomo d’oggi è quello
di sentirsi il “padrone del mondo”
fino al punto da voler ribaltare il
piano della creazione.
Qual è lo scopo del libro? Con
questo libro voglio offrire una
riflessione teologica, giuridica e
soprattutto pastorale per riproporre
la bellezza del sacramento del
matrimonio e la gioia del Vangelo
della famiglia specialmente a colo-
ro che sono sfiduciati e a quanti
preferiscono la semplice conviven-
za o il matrimonio solo civile.
È un dato di fatto che molte fami-glie cristiane siano ammalate eche è compito della Chiesa curar-le. Ma come? Non ci sono ricette
preconfezionate! Il Sinodo sulla
famiglia ci sta aiutando a fare una
buona diagnosi della malattia di
cui soffre la famiglia oggi. Si trat-
ta di una vera epidemia a livello
mondiale. Non c’è dubbio che una
delle cause della malattia della
famiglia cristiana sia la crisi di
fede. Non si deve neppure sottova-
lutare il virus dell’individualismo
eccessivo che indebolisce i legami
familiari e che trasforma ogni
componente della famiglia in una
monade di egoismo. La cultura del
provvisorio e dell’usa e getta raf-
fredda i sentimenti e rende tutto
intercambiabile, non solo gli
oggetti ma purtroppo anche le per-
sone e le famiglie.
Oggi c’è la tendenza a svalutare ilsacramento del matrimonio e aridurlo a un semplice rito conappannaggi coreografici e risvoltisociali! Bisogna ammettere che
oggi c’è un forte divario, almeno
nella prassi, tra l’insegnamento
della Chiesa sul matrimonio e la
famiglia e il modo di pensare e di
vivere il matrimonio di tanti cri-
stiani. Lo so che sembra impossibi-
le fare scelte per tutta la vita, dato
che oggi tutto cambia rapidamente
e niente dura a lungo. Come dice
Papa Francesco: “questa mentalità
porta tanti che si preparano al
matrimonio a dire: «stiamo insie-
me finché dura l’amore», e poi?
Tanti saluti e ci vediamo. E finisce
così il matrimonio”. Ma è bene
dire che “il «per sempre» non è
solo una questione di durata! Un
matrimonio non è riuscito solo se
dura, ma è importante la sua quali-
tà”.
La Chiesa deve fare i conti con itanti fallimenti matrimoniali. Èuna vera sfida pastorale! Purtrop-
po! Un matrimonio naufragato è
una profonda ferita nel corpo
ecclesiale e sociale. In un certo
senso è come una «bancarotta
dolorosa» di tutto un capitale di
propositi, impegni, sentimenti e
sogni. E a questo va aggiunto il
dramma dei figli che sono le vitti-
me più colpite e più penalizzate
dalla separazione e dal divorzio dei
loro genitori.
Lei ha scritto che la crisi dellafamiglia è anche una crisi di eco-logia umana, in che senso? Oggi
sono a rischio non solo gli ambien-
ti naturali, ma anche gli ambienti
sociali e tra questi l’ambiente
familiare. Per questo occorre pro-
muovere una nuova e sana ecologia
degli ambienti umani per creare
spazi idonei allo sviluppo e alla
crescita delle nuove generazioni,
che hanno il diritto di maturare in
una famiglia con un papà e una
mamma. Spero che non si arrivi
mai a dire: “C’era una volta mam-
ma e papà…”. In alcuni Paesi euro-
pei, per esempio in Francia, ma
anche in qualche scuola materna e
primaria in Italia, è stata abolita la
festa della mamma e la festa del
papà.
Non è forse vero che il matrimo-nio e la famiglia stanno rischian-do la devastazione a livello spiri-tuale ma anche a livello materia-le? Questo è un dato di fatto! Papa
Francesco ha ricordato che in que-
sto tempo di profonda crisi della
famiglia appare sempre più eviden-
te che il declino della cultura del
matrimonio è associato a un
aumento di povertà e a una serie di
numerosi altri problemi sociali che
colpiscono in misura sproporzio-
nata le donne, i bambini e gli
anziani.
La famiglia tradizionale è desti-nata a scomparire di fronte allemolteplici nuove forme di famigliericonosciute recentemente anchedal Parlamento Europeo di Stra-
sburgo? La famiglia non è retaggio
di un passato che non ritorna, ma è
un bene da valorizzare, da cus-
todire e da difendere contro gli
attacchi della “società liquida”,
nella quale il pensiero debole, i
sentimenti e i legami familiari man-
cano di solidità.
Uno dei fenomeni sociali piùpreoccupanti che stiamo speri-mentando nel nostro tempo è ilcontinuo aumento delle separazio-ni e dei divorzi anche tra i cattoli-ci praticanti. E tanti giovani nep-pure si sposano e preferisconoconvivere. Non si possono chiudere
gli occhi di fronte ai drammi fami-
liari, alla distruzione delle fami-
glie, ai bambini che soffrono per i
conflitti, la separazione e il divor-
zio dei genitori; anche il crescente
numero delle convivenze e dei
matrimoni solo civili sono nuove
forme limitative della grandezza
del matrimonio. Ma per fortuna ci
sono tantissimi matrimoni riusciti e
in buona salute e su questi la
Chiesa deve puntare con tutti i suoi
mezzi pastorali. D’altra parte è
responsabilità dello Stato creare le
condizioni legislative e di lavoro
per garantire l’avvenire dei giovani
e aiutarli a realizzare il loro proget-
to di fondare una famiglia.
Il libro è volutamente provocato-rio sulle tematiche più dibattuteche riguardano la pastorale fami-liare nelle situazioni più difficili,come per esempio i conviventisenza matrimonio, i divorziatirisposati, le unioni civili tra per-sone dello stesso sesso, ecc. Alcu-
ne problematiche sulla famiglia
interpellano la Chiesa con urgenza.
Non possiamo verniciare le que-
stioni più spinose. Come dice Papa
Francesco, ci vuole più audacia e
coraggio apostolico. I tempi lo
richiedono! Sono convinto che il
futuro della società passi attraverso
la famiglia, “capolavoro di Dio”;
se vogliamo salvare la nostra civil-
tà dobbiamo fare di tutto per salva-
re la famiglia, «tesoro e patrimonio
dell’umanità».
Adelaide Barbagallo
(continua da pag. 7)
LA FAMIGLIA...
Dalla memoria un monito per il futuro
Imilitari e il personale
della Base Aeromobili e
2° Nucleo Aereo della Guardia
Costiera di Catania, in linea con il
principio che contraddistingue la
loro professione, ovvero “la salva-
guardia della vita umana in mare”, si
sono resi disponibili alla donazione
del sangue e rinnovato anche que-
st’anno il gesto di solidarietà inizia-
to nel giugno del 2012 e da allora,
per due tre volte l’anno, oltre 40
militari e personale della Base dona-
no il sangue permettendo la raccolta
di circa 12 unità di sangue per gior-
nata di raccolta. Quest’anno l’ottava
giornata è stata realizzata il 16 giu-
gno. Grazie all’autoemote-
ca, Vincenzo Caruso, diret-
tore UOD Talassemia del-
l’Arnas Garibaldi e diretto-
re sanitario donatori di san-
gue Advs – Fidas, con i
suoi collaboratori ha ese-
guito le donazioni e i con-
trolli sanitari previsti dalle
vigenti norme. Il Coman-
dante della Base Aeromo-
bili GC, Alfio Distefano ha
incoraggiato l’iniziativa, in
quanto “rappresenta un’oc-
casione per essere vicini
alle persone che hanno
bisogno. Le Istituzioni
devono essere esempio a sostenere i
più deboli”. Vincenzo Caruso ha
spiegato che “in Sicilia abbiamo
quasi un’autosufficienza, non impor-
tiamo più sangue da altre regioni,
anche se occorre ridistribuire le dis-
ponibilità in quanto Catania e Messi-
na sono carenti, mentre Ragusa e
Palermo sono più autosufficienti.
Donare è importante ma ancora oggi
s’incontrano resistenze culturali,
paure, timore del mercato nero del
sangue ormai di un passato lontano.
Per dare maggiore incoraggiamento
a donare, la Regione Sicilia in questi
giorni d’estate, ha messo su una
campagna di promozione per la
donazione del sangue. La consape-
volezza è importante: non costa nul-
la donare, necessario è essere in buo-
na salute, avere un’età compresa tra i
18 anni e i 65 anni. Si
può donare tre o quattro
volte l’anno, con caden-
za trimestrale. Non biso-
gna avere timore di
donare, perché per ren-
dere omogenea la rac-
colta di sangue, i centri
sono accreditati dalla
Regione e seguono le
disposizioni legislative,
in allineamento con le
raccomandazioni euro-
pee, che definiscono i
protocolli per l’accerta-
mento dell’idoneità del
donatore. Questo per-
mette di creare parametri di sicurez-
za per chi riceve”. In base alle carat-
teristiche fisiche ed ematologiche
del soggetto, il candidato donatore
può anche essere indirizzato alla
donazione “multicomponent”, cioè
due o più emocomponenti (plasma,
piastrine, globuli rossi e piastrine). I
dati della talassemia in Sicilia conti-
nuano a essere molto alti. “Al Gari-
baldi – aggiunge Caruso - sono circa
250 i pazienti talassemici in cura. Lo
scorso anno hanno consumato oltre
6000 unità di sangue se consideria-
mo che il fabbisogno di un paziente
è di 1-3 unità di sangue ogni 15-20
giorni”. “I gruppi sanguigni più
carenti sono quelli negativi. La col-
laborazione di più donatori ci per-
mette di soddisfare le esigenze
soprattutto in emergenza”.
Donare il sangue fa anche bene al
donatore, un gesto che gli consente
di controllare anche il suo stato di
salute.
Margherita Montalto
Prospettive - 28 giugno 2015 9
DIOCESI
9
Una goccia nel mare del bisognoI militari della Guardia Costiera di Catania disponibili alla donazione di sangue
Lunedì 29
•• Ore 18.30 Gravina di Catania, parrocchia S. Paolo:
celebra la S. Messa.
Martedì 30
•• Ore 13.00 Catania, Ristorante Mangia: prende parte
ad un momento di fraternità organizzato dal Circolo
Femminile S. Agata.
Mercoledì 1
•• Ore 12.00 Catania, Arcivescovado: incontra i sacer-
doti che celebrano il X Anniversario di ordinazione
e celebra la S. Messa.
•• Ore 18.30 Troina, OASI: concelebra per il 70° anni-
versario di ordinazione del Fondatore, P. Luigi Fer-
lauto.
Giovedì 2
•• Ore 9.30 Catania, Seminario: incontra i professori
del S. Paolo.
•• Ore 17.30 Catania, parrocchia Risurrezione del
Signore: saluta i ragazzi del Grest parrocchiale.
•• Ore 19.00 S. Pietro Clarenza, Chiesa Madre: celebra
la S. Messa.
Venerdì 3
•• Ore 9.30 Arcivescovado: presiede l’incontro della
Commissione per la Formazione permanente del
Clero.
Sabato 4
•• Ore 19.00 Sarro, parrocchia S. Vincenzo Ferreri:
celebra la S. Messa.
Domenica 5
•• Ore 18.30 Valcorrente, parrocchia S. Maria delle
Grazie: celebra la S. Messa.
•• Ore 20.30 Catania, parrocchia S. Croce: saluta i par-
tecipanti alla conclusione dei giochi senza frontiera
organizzati dalla parrocchia.
®
Dall’Agenda dell’ArcivescovoFondo di Solidarietà Antiusura
Via Porticello 10
95131 Catania (CT)
Tel. Segreteria
095 7169067
Tel. Primo Ascolto
345 2995483
Fondaz. BeatoCard. Dusmet
“La Caritas di Cata-
nia come uno degli
esempi virtuosi da seguire nel cam-
po dell’accoglienza ai migranti in
Europa”. Questo è quanto emerso
dalla visita dell’On. Isabel Santos,
Presidente della Commissione
Democrazia, Diritti Umani e Que-
stioni Umanitarie dell’Assemblea
Parlamentare dell’OSCE (Orga-
nizzazione per la sicurezza e la coo-
perazione in Europa) che si è recata
all’Help Center, sabato 20 giugno, in
occasione della Giornata Mondiale
del Rifugiato. La visita istituzionale
si è inserita in un fitto calendario di
incontri tra Roma, Catania, Lampe-
dusa e Mineo ed ha coinvolto nume-
rose ONG impegnate ad alleviare la
crisi umanitaria nel Mediterraneo.
Il Direttore della Caritas, don Pie-
ro Galvano, durante l’incontro ha
presentato i vari servizi che vengono
svolti all’Help Center per i cittadini
catanesi in difficoltà, i migranti e i
senzatetto della città. Soprattutto ha
esposto problematiche e probabili
soluzioni per risolvere le numerose
emergenze umanitarie in atto. In par-
ticolare al dramma dei minori stra-
nieri non accompagnati che una vol-
ta sbarcati in Sicilia possono finire
preda della criminalità organizzata.
Al termine il Direttore Caritas ha
auspicato come la visita istituzionale
dell’On. Santos possa servire a sve-
gliare le coscienze dell’Europa e
spingere i governi a trovare adeguate
soluzioni per risolvere l’emergenza
migranti.
All’incontro erano presenti anche la
senatrice italiana, Cristina De Pie-
tro, membro dell’Assemblea Parla-
mentare Osce, Antonella Usiello,
Ufficio dei Rapporti con le Istituzio-
ni dell’Unione Europea, Angelo Vil-
lari, Assessore al Welfare del Comu-
ne di Catania e Giulio Ciccia, com-
ponente della Commissione territo-
riale per i richiedenti asilo.
®
Giornata Mondiale del Rifugiato
Presidente Commissione Diritti Umani AssembleaParlamentare Osce in visita all’Help Center
In occasione del Rama-
dan si rinsalda la colla-
borazione tra la Caritas Diocesana
e la Comunità Islamica di Catania.
Alla vigilia del mese sacro dei
musulmani, dedicato alla preghiera e
al digiuno da mattino a sera, sono
stati donati alimenti di prima neces-
sità per la Moschea di piazza Cutelli
n° 6. Cosi, grazie alla donazione
effettuata, nei locali adiacenti alla
moschea, anche i fratelli musulmani
che non potranno recarsi alla mensa
dell’Help Center, riceveranno un
pasto caldo. Una scelta dettata dal
fatto che la mensa chiude alle 20:00,
orario che non si concilia con il tem-
po dell’ultima preghiera giornaliera.
Un gesto che rinsalda il dialogo reli-
gioso con la Comunità Islamica di
Catania ribadendo l’impegno della
Caritas a costruire un ponte tra due cul-
ture per la promozione di valori come
pace e solidarietà. “Ma soprattutto – ha
sottolineato il Direttore Caritas, don
Piero Galvano - è l’inizio di una colla-
borazione a livello ‘culturale’ a benefi-
cio di tanti immigrati che vivono nella
nostra città. Dio è Misericordioso e
Provvidenza. Siamo tutti figli dell’uni-
co Dio: come noi abbiamo ricevuto cosi
doniamo ai fratelli musulmani”.
Sentito ringraziamento è stato espresso
da Ismail Bouchnafa, Direttore della
Moschea di Catania e Vice Presidente
della Comunità Islamica di Sicilia: “La
Caritas in questi anni ha sempre offer-
to ospitalità ai fratelli musulmani in dif-
ficoltà, ringraziamo per la donazione
fatta in occasione del Ramadan, testi-
monianza di un’integrazione positiva
tra cristiani e musulmani”.
®
Ramadan, dalla Caritas alimentiPER LA MOSCHEA DI CATANIA
AVVISO AI SACERDOTINon esiste alcuna convenzione ne accordo da parte della
diocesi che accrediti rivenditori di protesi acustiche.
IL VICARIO GENERALE
Notizie in breve dal 29 giugno al luglio
Fede
Gesù cammina verso la casa doveuna bambina è morta. Cammina ed è Giairo, il padre, adettare il ritmo; Gesù gli camminavicino, offre un cuore perché possaappoggiarvi il suo dolore: «Non
temere, soltanto continua ad aver
fede». Ritorniamo alla Parola di Dio.Dallo sguardo alla realtà come ope-ra della santissima Trinità, mediantela Parola di Dio, possiamo compren-dere le parole dell’autore della Let-tera agli Ebrei: «Dio, che molte vol-te e in diversi modi nei tempi antichiaveva parlato ai padri per mezzo deiprofeti, ultimamente, in questi gior-ni, ha parlato a noi per mezzo delFiglio, che ha stabilito erede di tuttele cose e mediante il quale ha fattoanche il mondo» . È molto bello osservare come giàtutto l’Antico Testamento si presen-ti a noi come storia nella quale Diocomunica la sua Parola: infatti,«mediante l’alleanza stretta conAbramo e per mezzo di Mosè colpopolo d’Israele , egli si rivelò, inparole e in atti, al popolo che cosìs’era acquistato, come l’unico Diovivo e vero, in modo tale che Israelesperimentasse quale fosse il piano diDio con gli uomini e, parlando Diostesso per bocca dei profeti, lo com-prendesse con sempre maggioreprofondità e chiarezza e lo facesseconoscere con maggiore ampiezzaalle genti .
Nato da donna
Questa condiscendenza di Dio si
compie in modo insuperabile nel-l’incarnazione del Verbo. La Parolaeterna che si esprime nella creazionee che si comunica nella storia dellasalvezza è diventata in Cristo unuomo, «nato da donna» . La Parolaqui non si esprime innanzitutto in undiscorso, in concetti o regole. Quisiamo posti di fronte alla personastessa di Gesù. La sua storia unica esingolare è la Parola definitiva cheDio dice all’umanità. Da qui si capisce perché all’iniziodell’essere cristiano non c’è unadecisione etica o una grande idea,bensì l’incontro con un avvenimen-to, con una Persona, che dà alla vitaun nuovo orizzonte e con ciò la dire-zione decisiva. Il rinnovarsi di questo incontro e diquesta consapevolezza genera nelcuore dei credenti lo stupore per l’i-niziativa divina che l’uomo con leproprie capacità razionali e la pro-pria immaginazione non avrebbemai potuto escogitare. Si tratta di una novità inaudita eumanamente inconcepibile: «il Ver-bo si fece carne e venne ad abitare inmezzo a noi». Queste espressioninon indicano una figura retorica, maun’esperienza vissuta! A riferirla èsan Giovanni, testimone oculare:«noi abbiamo contemplato la suagloria, gloria come del Figlio unige-nito che viene dal Padre, pieno digrazia e di verità». La fede apostoli-ca testimonia che la Parola eterna siè fatta Uno di noi. La Parola divinasi esprime davvero in parole umane. La tradizione patristica e medievale,nel contemplare questa «Cristologia
della Parola», ha utilizzato un’e-spressione suggestiva: il Verbo si èabbreviato. I Padri della Chiesa, nella loro tra-duzione greca dell’Antico Testa-mento, trovavano una parola delprofeta Isaia, che anche san Paolocita per mostrare come le vie nuovedi Dio fossero già preannunciatenell’Antico Testamento. Lì si leggeva: “Dio ha reso breve lasua Parola, l’ha abbreviata”. IlFiglio stesso è laParola, è il Logos:la Parola eterna siè fatta piccola –così piccola daentrare in unamangiatoia. Si èfatta bambino,affinché la Paroladiventi per noiafferrabile. Adesso, la Parolanon solo è udibile,non solo possiedeuna voce, ora laParola ha un volto,che dunque pos-siamo vedere:Gesù di Nazareth.Seguendo il rac-conto dei Vangeli,notiamo come lastessa umanità diGesù si mostri intutta la sua singo-larità proprio inriferimento allaParola di Dio.Egli, infatti, realiz-za nella sua perfet-
ta umanità la volontà del Padreistante per istante; Gesù ascolta lasua voce e vi obbedisce con tutto sestesso; egli conosce il Padre e osser-va la sua parola ; racconta a noi lecose del Padre ; «le parole che haidato a me io le ho date a loro» . Per-tanto Gesù mostra di essere vera-mente la Parola di Dio che si dona anoi, ma anche il nuovo Adamo, l’uo-mo vero, colui che compie in ogniistante non la propria volontà ma
quella del Padre. Egli «cresceva insapienza, età e grazia davanti a Dioe agli uomini» . In modo perfetto,ascolta, realizza in sé e comunica anoi la Parola divina. La missione di Gesù trova infine ilsuo compimento nel Mistero Pas-quale: qui siamo posti di fronte alla«Parola della croce» . Il Verboammutolisce, diviene silenzio mor-tale, poiché si è «detto» fino a tace-re, non trattenendo nulla di ciò che
ci doveva comunicare.Suggestivamente i Padridella Chiesa, contem-plando questo mistero,mettono sulle labbradella Madre di Dio que-sta espressione: «È sen-za parola la Parola delPadre, che ha fatto ognicreatura che parla; senzavita sono gli occhi spen-ti di colui alla cui parolae al cui cenno si muovetutto ciò che ha vita».Qui ci è davvero comu-nicato l’amore «piùgrande», quello che dàla vita per i propri amici. In questo grande miste-ro Gesù si manifestacome la Parola dellaNuova ed Eterna Allean-za: la libertà di Dio e lalibertà dell’uomo sisono incontrate nellasua carne crocifissa, inun patto indissolubile.
P. Angelico Savarino
Prospettive - 28 giugno 201510
Riflessioni sul Vangelo
In pochi versetti Paolo sintetizza la vitacristiana. Alla base degli insegnamentiprecedenti c’è un fondamento: È appar-sa la grazia di Dio, che porta la salvezzaa tutti gli uomini. Questo è il fondamen-to della nostra fede. In conseguenza diciò i comportamenti devono essere: rin-negare l’empietà e i desideri mondani,vivere in questo mondo con sobrietà,con giustizia e con pietà. Il tutto nell’at-tesa della bella speranza e della manife-
stazione della gloria del nostro grandeDio e salvatore Gesù Cristo. Segue l’an-nuncio: Egli ha dato se stesso per noi,per riscattarci da ogni iniquità e forma-re per sé un popolo puro che gli appar-tenga, pieno di zelo per le opere buone.“Questo devi insegnare, raccomandare erimproverare con tutta autorità. Nessu-no ti disprezzi”.
L.C.
San Paolo in briciole
DIO AMA L’UOMO
Il fondamento Tt 2,11-15
Il Signore che porta salvezza
Secondo la Sapienza Dio non ha creato lamorte e non gode per la rovina dei viven-ti: Egli infatti ha creato tutte le cose per-ché esistano, non solo ma le cose createsono portatrici di salvezza, in esse non c’èveleno di morte, né il regno dei morti èsulla terra. La giustizia è immortale.Come se queste dichiarazioni non bastas-sero, afferma ancora che Dio ha creato
l’uomo per l’incorruttibilità e lo ha fattoimmagine della propria natura. Da partedi Dio c’è tutta la buona volontà di bene,l’uomo addirittura è immagine della natu-ra di Dio.L’invidia del demonio ha introdotto nelmondo la morte e ne fanno esperienzacoloro che le appartengono. Se la creazio-ne è avvenuta secondo quanto il libro del-la Sapienza descrive, le differenze sonodovute alle opere del diavolo. Paolo mettein questione il comportamento dei cristia-ni. Scrive ai Corinti che sono stati ricchiin ogni cosa nella fede, nella parola, nella
conoscenza in ogni zelo e nella carità cosìcome egli ha insegnato. Debbono esserelarghi anche in quest’opera generosa: lacolletta per i poveri di Gerusalemme.Come Cristo, da ricco che era, si è fattopovero per loro perché diventassero ric-chi, anche loro devono fare altrettantoperché vi sia uguaglianza.Per il momento la loro abbondanza sup-plisca alla loro indigenza come sta scritto:“Colui che raccolse molto non abbondò ecolui che raccolse poco non ebbe dimeno”. Questa reciprocità è stupenda.Gesù nel vangelo dimostra a Giairo e ai
presenti che l’umiltà porta la salvezza:“La mia figlioletta sta morendo: vieni aimporre le mani perché sia salvata eviva”. Anche l’umiltà della donna soffe-rente delle perdite di sangue dimostra checon l’umiltà si può avere la salvezza: “Seriuscirò anche solo a toccare le sue vesti,sarò salvata”.Il dare ed il chiedere con umiltà e la reci-procità fanno parte della logica di Dio edel suo amore, che noi dobbiamo realizza-re sulla terra.
Leone Calambrogio
XIII DOM T.O. / B - Sap1,13-15;2,23-24;Sal 29,2.4;5-6;11-20a- 13b;2Cor 8,7.9.13-15;Mc5,21-43
DIOCESI
Il contrario della paura non è il coraggio, da scovare a fatica nel fondo dell’animo, ma è la fede
Prospettive - 28 giugno 2015 11
Al teatro L’Istrione gransuccesso per “L’eredità
dello zio canonico” commedia in treatti con la regia di Valerio Santi eFrancesco Russo.L’eredità Dello Zio Canonico scrittoda Antonino Russo Giusti nel 1923 èuna commedia la cui ironia scaturi-sce dalla drammaticità della vita,una vita d’altri tempi, una vita diver-sa, quella del dopoguerra. Un’operache ha mantenuto nel tempo il suo
valore grazie anche alla maestria diinterpreti del calibro di AngeloMusco che nel 1934 ne interpretòpersino una versione cinematografi-ca con l’ineguagliabile RosinaAnselmi della quale ricorre que-st’anno il 50° anniversario della suascomparsa, e dell’altrettanto inegua-gliabile Turi Ferro che nel 1984restituì al teatro una sua memorabilerivisitazione, o altri come Mangiù lacui edizione è tra le più ricordate daicatanesi.I registi sono riusciti a creare dina-miche teatrali di effetto attraversouna trama narrativa tradizionale, maaggiungendo freschezza tipica delnuovo, trasformandola in un vero eproprio evento teatrale, un’Ereditàassolutamente diversa, come vienesottolineato da Valerio Santi eFrancesco Russo, poiché partendoda ciò che - appunto - “abbiamo ere-ditato dai padri e dalle madri del tea-tro di tradizione, riproponiamo alpubblico una versione totalmentenuova ricca di lazzi e di trovate nonpiù fossilizzati nella memoria esoprattutto ricca di energia, un’ener-gia giovane, quella che serve a risol-levare il nostro teatro dal baratro del-l’indecenza in cui purtroppo – grazieall’abuso di molti – è finito da unpezzo”.L’impianto registico della commediaè un impianto musicale, la cui parti-tura si dipana atto per atto come unanuvola magica un’area di suoni ric-chi di vivace popolarità, creando nel-l’immagine collettiva luoghi come ilFortino, la Civita, accanto allamodernità della confusione tragicadegli ospedali, del mercato e dellestrade. Il pubblico si riconosce nelsuo territorio catanese intrecciato neicomplessi meccanismi della soprav-vivenza, ed ecco il mix di antico emoderno che riporta quelle paginefascinose di Antonino Russo Giusti emagari, come osservano i registi“Giusti riderebbe insieme a noi suciò che lo ha reso così celebre eimmortale”.“Portare in scena, osserva Valerio
Santi che ha curato anche la sceno-grafia, un testo di tradizione popola-re come L’eredità può a primoimpatto sembrare una scelta facile escontata, ma ciò lo è solo ed esclusi-vamente quando lo si ripropone conleggerezza, sottovalutando il valoredrammaturgico e soprattutto quandosi tende a rappresentare la bruttacopia di ciò che i nostri predecessori
ci hanno lasciato”.L’esilarante commedia che oltre amettere in evidenza il talento raffina-to di attori del nostro panorama,sprona il pubblico a riflettere su quelmondo impoverito dal “dio denaro”e così tra gag ed equivoci assumendoa tratti i toni della farsa, la commediaracconta le disgrazie di AntonioFavazza, dopo aver dedicato la vitaallo zio canonico, si ritrova senzauna lira perché l’eredità milionaria è
contesa da due famiglie e, dopo unaserie di peripezie riusciranno a tro-vare un accordo per accaparrarsi gliaveri del defunto. Sul palco con l’i-strionico cavaliere Amore interpreta-to da Valerio Santi, coinvolgente edentusiasmante, un cast brillante di
attori eclettici. Tra egoi-smo, servilismo, maldi-cenza, arroganza ed ipo-crisia lo spettatore sidiverte ma riflette. Unascenografia molto cura-ta: casa Favazza con iparalumi decorati com-prati a credito e poltronedamascate; lo studionotarile in cui si svolgela tragedia del personag-
gio che si scopre pieno di debitiinvece che di possedimenti; di nuovola casa ormai spoglia in cui si consu-ma la miseria ritrovata della fami-glia, ma si realizza il ribaltamentofinale. La vicenda dell’eredità conte-sa dai tre nipoti del ruvido zio prela-
to si intreccia con storie parallele cheaffascinano il pubblico in quell’emi-sfero tragico-comico. La pazienza el’ingenuità del cavaliere Amore sioppongono alla prepotenza dei cugi-ni la straordinaria Maddalena (Rosa-
ria Francese) e Don Santo (Aldo
Mangiù) malandrino di facciata, oalla violenza iperbolica di TuriNasca (Aurelio Rapisarda). In tuttociò si impone la sinergia di intentifra la regia che è riuscita a imposta-re i movimenti scenici e gli abiliattori che hanno sviluppato i perso-naggi interpretandoli in modo effica-ce, rispettando i tempi rigidi dellanecessità del comico.
Artemisia
Una COMMEDIAtra satira e divertimento
Al teatro L’Istrione “L’eredità dello zio canonico” chiude la stagione
Èstato realizzato un hap-pening all’Istituto
Alberghiero “Karol Wojtyla” che harichiamato molti partecipanti riscuo-tendo notevole successo. Un eventoinserito nel progetto “Una scuola perpensarsi: teatro ascolto e comunica-zione” per la creazione di un labora-torio teatrale e all’apertura di unospazio-ascolto per studenti, alle tec-niche di modellamento per insegnaree apprendere. Responsabile dellospazio-ascolto, comunicazione al
servizio della scuola, Dott. Antonio
Pittalà insieme alla prof. Enza
Ciraldo, entrambi garanti del pro-getto. Una giornata dedicata dallascuola ai ragazzi per pensare “got
talent Alberghiero’s”, per esprimerele loro emozioni ma anche per scari-care i loro problemi, le loro difficol-tà in sinergia con il mondo dellafamiglia, degli amici, attraverso ilcanto, la danza, la musica e le poe-sie. È una possibilità offerta dall’I-stituto di incontro e confronto che haavuto la condivisione di tanto pub-blico, con performance alquantocreative e innovative; tutti hannocantato e ballato insieme personale
docente e collaboratori inmodo libero …. È un modoanche per agganciare i giovaniall’esterno attraverso lo spetta-colo, offrendo un servizio terri-toriale. Si sono esibiti nei lorovirtuosismi alla chitarra il prof.Di Stefano Salvatore, docentedi inglese con il figlio Giusep-
pe. Hanno collaborato alla rea-lizzazione dello spettacolofinale: La danzaterapista Stefa-
nia Micale la MusicoterapistaVera Loiacono insieme agliallievi dell’istituto alberghieroe i ragazzi del corso serale:Consoli Agata, Diblanca
Andrea, Faro Ele, Greco
Greta, La Rosa Cristal, Nico-
tra Gaia, Panebianco Marco,Platania Giorgio, Pellegrino Simo-
na, Tosato Costanza; per il corsoserale Astorina Federica, Strazzul-
la Graziella, Cuba Peppe.Il Dirigente scolastico Dott. Daniela
Di Piazza entusiasta per la parteci-pazione e il successo dell’evento hasottolineato “La Scuola rappresentauno spazio indispensabile per la cre-scita sia di studenti che di insegnan-ti. Questo avviene all’interno di uncontesto di relazione in cui “essere”diviene spunto di osservazione percolui che osserva.I cambiamenti sociali a cui assistia-mo richiedono grandi capacità diadattamento sia da parte di chi inse-gna che da parte di chi apprende.Nella scuola si sente sempre più l’e-sigenza di fare esperienza pratica eapprendere strategie per poi potersispendere sia nell’interazione con glialtri che nel mondo del lavoro”, con-tinua soddisfatta “ci sono ragazziche in classe non parlano, qui hannoespresso le loro pulsioni emotive,hanno parlato dando il meglio di sestessi”.Pittalà fa notare con rammarico chec’è stata una richiesta di partecipa-
zione talmente alta, che alla fine nonsi è potuto soddisfare per tempo e siaugura al prossimo incontro di recu-perare. Rimarca con toni incisivi“un’attività altamente formativa chegrazie all’Istituto, offre con lo spaziodi ascolto a tutti gli studenti e nonsolo, il laboratorio di teatro per svi-luppare competenze pratiche in unclima relazionale positivo, voltoall’apprendimento e al benessere;l’esibizione fiale è stata la sintesi
della positività dell’iniziativa per farconoscere competenze sociali eassertive nel rapportarsi con glialtri”. Il progetto durante l’anno haofferto la possibilità di incontro econfronto con i genitori per com-prendere le difficoltà che natural-mente possono sorgere nei rapporticon i figli. È un sostegno alla cresci-ta.
Lella Battiato
La scuola apre all’ascolto e alla comunicazione
Happening all’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania
La partitura pianistica delle sinfo-
nie di Beethoven (strumento col
quale il genio musicale di Bonn appuntava e
componeva) è di sorprendente linearità e sem-
plicità, a differenza di quella delle 32 meravi-
gliose sonate per pianoforte.
Immaginiamo e arguiamo, quindi, che il
Grande Maestro, nel fissare le sue immortali
armonie, sapesse già a quali poderose orche-
strazioni avrebbe dato vita nelle sue mitiche
sinfonie.
Ben altra cifra e spessore troviamo nella tra-
scrizione per due pianoforti di Franz Liszt
“copia d’autore” come chiosa acutamente
Giuseppe Montemagno nel pregevole testo
redatto per il libretto di sala distribuito a sup-
porto dell’operazione immaginata e realizzata
dalla Compagnia Zappalà Danza La Nona
(dal caos, il corpo), quinto appuntamento del-
la stagione di lirica e balletti 2015 del Teatro
Massimo “Bellini” di Catania.
Il terzo step del progetto Transiti Humanitatis
di Nello Calabrò e Roberto Zappalà evolve
ed esula dalle precedenti riflessioni al femmi-
nile (Invenzioni a tre voci e Oratorio per Eva)
verso l’umanità tutta, al cospetto dell’immor-
tale innovativo monumento musicale sinfoni-
co di Ludwig Van Beethoven, culminante nel-
l’Inno alla gioia di Friedrich Schiller, ripreso
e richiamato, con motivazioni e intenti cele-
brativi diversi, nell’inno d’Europa.
Straordinaria e bene a registro l’esecuzione
dei due pianisti, Luca Ballerini e Simona
Cafaro, che nel gioco di canto e controcanto
hanno fatto risuonare nella straordinaria sala
armonie significative ed evocative a sostegno
dell’azione scenica coreutica: la “copia d’au-
tore” è ben altro e di più delle parafrasi e tra-
sposizioni pianistiche che Liszt ha tracciato
per i virtuosi della tastiera; qui il geniale pia-
nista compositore trascrive, un’espressione e
indicazione calligrafica scelta che esprime
significativamente l’ammirazione che il musi-
cista ungherese nutrì nei confronti di Beetho-
ven (da lui, non ancora dodicenne, incontrato
a Vienna nell’aprile del 1823).
Il titolo La Nona (dal caos, il corpo) dice e
suggerisce la chiave di lettura di Nello Cala-
brò (autore dei testi) e Roberto Zappalà
(coreografo, regista, scenografo e light desi-
gner); la loro nuova invenzione, eseguita in
“prima” assoluta al “Bellini” di Catania, evita
di equivocare su corpo e corposità sostituen-
do, con scelta culturale intelligente e raffina-
ta, l’orchestra con i due pianoforti, coro e
solisti con l’incantevole voce del controteno-
re Angelo Strano, studioso e cultore del
repertorio barocco con interessanti incursioni
su testi moderni e contemporanei.
L’approdo nel Massimo teatro di Catania del-
la Compagnia Zappalà Danza, fondata nel
1990 ospitata dal 2002 in Scenario Pubblico
International Choreographic Centre Sicily
(acronimo Scenario Pubbl.i.co) dove pensa,
produce, forma e informa, è un importante
riconoscimento, tra i tanti conseguiti, per
un’attività prestigiosa di livello internaziona-
le che l’ha portata di frequente a calcare le
scene di Europa, Medio Oriente, Centro e Sud
America, Sudafrica.
La Nona di Zappalà e Calabrò è andata in
scena con i danzatori Maud De La Purifica-
tion, Filippo Domini, Alain El Sakhawi,
Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaetano
Montecasino, Gioia Maria Morisco Castel-
li, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Rol-
dan Ferrer, Claudia Rossi Valli, Ariane
Roustan, Valeria Zampardi, che hanno
interpretato e collaborato alla costruzione
coreutica; scene e costumi Debora Privitera,
assistente alle coreografie Ilenia Romano,
direzione tecnica Sammy Torrisi, ingegnere
del suono Gaetano Leonardi, produzione e
management Maria Inguscio, assistente di
produzione Salvo Noto. Un’esecuzione emo-
zionante e coinvolgente per rivivere e riconsi-
derare, con nuova chiave di lettura, rifletten-
do, note immortali accompagnate da movenze
ieratiche e simboliche. La scena, suggestiva,
messi in primo piano i danzatori, è stata
dominata dai due strumenti; sopra tutto una
luminosa croce latina, dietro una menorah
ebraica, al fianco una poltrona liberty.
Carlo Majorana Gravina
RUBRICHE
Un gioco di canto e controcantoper armonie evocative
La IX sinfonia di Beethoven, quinto titolo della stagione di lirica e balletti del “Bellini”
12 Prospettive - 28 giugno 2015