L’ARTE E LA PERCEZIONE VISIVA
Di Martina Benoni
CHE COS’ È LA PERCEZIONE?
• La percezione è il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo.
• Il nostro cervello esplora il mondo attraverso i cinque sensi: gusto, tatto, olfatto, udito e vista.
• I sensi comunicano al cervello una serie di informazioni: comunicano il sapore, la consistenza, l’odore, il suono, la forma e il colore delle cose.
• Il cervello esamina i dati, cerca negli archivi della
memoria, li cataloga, li collega con altre
informazioni.
• L’esperienza sensoriale coinvolge
contemporaneamente tutti i sensi.
• L’intero processo, che ha un tempo rapidissimo,
intensamente ricco di esperienze, si chiama
PERCEZIONE.
COME FUNZIONA
LA PERCEZIONE VISIVA
• L’uomo non è un osservatore oggettivo e neutrale
che fotografa il mondo così com’è: al contrario, il
cervello dell’uomo vede il mondo come desidera
vederlo e arricchisce continuamente le percezioni
di significati del tutto soggettivi.
• I cinque sensi: vista, tatto, gusto, udito e odorato,
sono indispensabili per capire il mondo che ci
circonda, ma la percezione non consiste soltanto
nell’uso dei sensi.
• La percezione è
un processo
mentale attivo nel
quale le
sensazioni
vengono integrate
con idee, ricordi
ed emozioni che
fanno parte della
storia personale di
colui che
‘percepisce’.
L’ORGANIZZAZIONE PSICOLOGICA DELLE
INFORMAZIONI SENSORIALI
• Quando guardiamo una rosa, di solito non ci limitiamo a
vederne la forma e il colore. Questo, anche una
semplice macchina fotografica può farlo.
• A noi invece viene subito in mente l’odore del fiore
anche se non lo sentiamo direttamente; possiamo
notare il luogo in cui la rosa è collocata (per esempio, il
roseto) e paragonarla ad altri fiori simili che abbiamo
già visto, pensiamo a essa come un simbolo di bellezza
(o di superbia!) e ci commuoviamo al ricordo di una
persona cara. Al contrario, qualcuno che per caso fosse
allergico al profumo di rosa, guarderebbe il fiore con
paura e se ne allontanerebbe di corsa.
• La percezione è dunque un fenomeno soggettivo, è
diversa per ogni individuo, è legata alla propria
esperienza e al proprio bagaglio culturale.
• Ogni volta che osserviamo un oggetto
dunque, senza rendercene conto,
selezioniamo mentalmente ciò che già
sappiamo e rapidamente operiamo dei
confronti, fino alla completa identificazione
dell’oggetto stesso.
• Altrettanto rapidamente associamo
l’oggetto ad un significato, un eventuale
ricordo, sensazioni che abbiamo provato
annusandolo o toccandolo…
…PER ESEMPIO…
Una crepe alla nutella ci fa venire l’acquolina
in bocca ancora prima di assaporarla…
Un’immagine del mare risveglia in noi l’idea della
sua freschezza sulla pelle, e il desiderio di tuffarci…
Molto spesso nella pubblicità, proprio per attirare l’attenzione
dell’acquirente su uno specifico aspetto del prodotto, si
scelgono immagini che evocano sensazioni che sono proprie di altri sensi, oltre a quello della vista, come olfatto e gusto.
LA TEORIA DELLA GESTALT CERCA DI COMPRENDERE LE LEGGI CON CUI STRUTTURIAMO LE NOSTRE PERCEZIONI
• Alcuni psicologi tedeschi, tra gli anni Venti e Trenta
del 1900, hanno studiato secondo quali regole la
mente organizza gli stimoli che provengono dai
nostri sensi.
• Gli esponenti della cosiddetta psicologia della
Gestalt (Gestalt in tedesco significa «forma» o
«figura»), sostenevano che la nostra mente, in base
a determinate “leggi”, seleziona tra le varie
sensazioni quelle che, in una data situazione, sono
per noi importanti, organizzandole quindi in un
insieme ordinato e comprensibile.
• Come è possibile che il nostro cervello riesca a vedere in
uno stesso disegno ben due immagini dotate di significato?
• Oppure come si fa, per esempio durante una festa di amici,
a seguire la conversazione con un amico speciale, quando
intorno c’è la musica ad alto volume e decine di altre
persone che parlano?
• Il fatto è che di tutti gli stimoli fisici che colpiscono i nostri
sensi – e sono tantissimi – il cervello può elaborarne compiutamente soltanto una parte perché altrimenti
rimarremmo bloccati davanti a ogni scena che osserviamo,
nel tentativo di analizzarne tutti i dettagli.
• Perciò, di tutte le forme e i colori che ricadono nel nostro
campo visivo, o di tutti i suoni che stimolano le nostre
orecchie, possiamo e dobbiamo sceglierne soltanto alcuni:
facciamo cioè un esercizio di attenzione selettiva.
LE LEGGI DELLA PERCEZIONE VISIVA
1. LEGGE DELLA VICINANZA:
• All’interno di un’immagine, gli elementi tra loro vicini
vengono percepiti come un elemento unitario.
A sinistra tutte le palline sono alla stessa distanza, si percepisce quindi la forma
di un quadrato, mentre a destra non si percepiscono le singole palline o le due
colonne larghe al centro, ma piuttosto le tre colonne formate da quelle palline
che sono rimaste più vicine tra loro.
Nell’esempio qui sotto, una serie di linee verticali, poste alla giusta
distanza, viene percepita come un’unica figura: un cervo. Il logo di
Unilever è un altro esempio: poiché disposte a distanza ravvicinata, le
oltre 50 icone vengono percepite come un insieme con un nuovo
significato (la lettera U).
La grafica pubblicitaria utilizza
spessissimo le leggi della
percezione scoperte dalla
psicologia della Gestalt, per
attirare e incuriosire l’osservatore.
Altre immagini grafiche la cui realizzazione e percezione è basata
sulla legge della vicinanza:
• Tutti noi facciamo nostro il principio di vicinanza, o di prossimità. Questo accade tutti i giorni in maniera inconsapevole, ad esempio quando leggiamo!!
• È infatti il principio alla base dell’organizzazione del testo: le lettere più vicine non vengono percepite come singoli elementi, ma come un’unica parola.
PER ESEMPIO…
• SOLITAMENTECHIARA
• SOLITAMENTE CHIARA
• SOLITA MENTE CHIARA
• SOLITAMENTE CHI ARA
• Grazie alla legge della vicinanza, noi percepiamo
le cose vicine tra loro in modo uniforme, come se
appartenessero ad un unico gruppo, ad un’unica
forma; molti fotografi hanno sfruttato questo
principio per «ingannare» il cervello dello
spettatore, creando delle illusioni ottiche.
In questa fotografia di James Cordiero,
quello che noi percepiamo, quello che
vediamo, è un uomo che sta giocando
con delle macchinine.
La realtà dei fatti è che l’uomo si sta
sporgendo da una finestra di un palazzo
di più piani, e molto più in basso, nel
cortile, sono parcheggiate delle
macchine. Ma i sensi hanno la meglio
sulla ragione, sull’idea di distanza e di
prospettiva, che viene per un momento
messa da parte.
Lo stesso processo avviene nella percezione delle fotografie che seguono:
Giocando con la luna….
2. LEGGE DELLA SOMIGLIANZA:
• All’interno di un immagine, gli elementi tra loro simili
per forma, colore, dimensione, orientamento,
chiarezza o spessore vengono percepiti come un
elemento unitario.
La legge della somiglianza permette di percepire
in modo immediato le anomalie, e può rendere
così un’illustrazione curiosa ed interessante.
Illustrazione di Charlie Harper
3. LEGGE DEL COMPLETAMENTO e DELLA CHIUSURA:
• In un’immagine, linee e forme familiari vengono
percepite come chiuse e complete, anche se
graficamente non lo sono.
• Questa legge indica due diverse tipologie di combinazioni di
forme: nell’immagine sottostante vengono mostrate la legge della chiusura, grazie a cui viene percepita la forma
completa anziché semplicemente delle linee spezzate, e la
legge del completamento, spesso applicata ai testi: in questo
caso la scritta “grafica” viene percepita anche se non è
presente la totalità delle linee necessarie.
• Queste due leggi sono accomunate dal fatto che
sono quelle in cui la percezione supera fortemente
quella che è la realtà.
• Gli esempi di come questi principi vengano
applicati sono innumerevoli ma sicuramente i più
interessanti sono le illusioni ottiche, come il Triangolo
di Kanizsa.
Nella figura noi vediamo, o crediamo di vedere,
due triangoli equilateri bianchi l'uno sovrapposto
all'altro, uno dei quali possiede il contorno in parte
nero. Ma questa non è altro che un'illusione:
nessuno dei due è effettivamente disegnato!
• Le leggi della percezione, in particolare legge del
completamento, vengono usate moltissimo nel
campo della grafica, per la realizzazione di scritte,
immagini pubblicitarie e loghi:
Qui vediamo il panda
del logo WWF,
disegnato da Peter Scott
nel 1961. L’immagine del
panda non è completa
perché le aree bianche
non sono delimitate da
un tratto visibile.
In questo caso la
collaborazione del
lettore nel completare il
logo rende il design più
interessante.
Giochi Olimpici 2012
4. LEGGE DEL DESTINO COMUNE E DELLA CONTINUITA’ DELLA FORMA:
• Quando guardiamo un’immagine, selezioniamo e raggruppiamo le sue parti applicandola logica della continuità formale: selezioniamo gli elementi con andamento curvo secondo la curva buona (o regolare); e quelli lineari secondo il destino comune.
• All’interno di un’immagine, gli elementi che hanno un movimento simile tra di loro, e differente da quello degli altri elementi, vengono percepiti come forma unitaria: le linee con la stessa direzione od orientamento o movimento, tendono ad unificarsi secondo l’andamento più coerente, a difesa delle forme più semplici e più equilibrate.
• Applicando la logica della continuità della forma, gli elementi con andamento curvo vengono percepiti secondo la «curva buona», o regolare.
Davanti a queste immagini, il nostro cervello individua le forme più
semplici, più «buone», per usare un termine caro alla Gestalt, e
«preferisce» immaginare linee continue che proseguano in una
medesima direzione, anziché forme particolari create da segmenti che
prendano direzioni diverse.
Grazie alla legge del destino comune noi possiamo percepire le
linee che hanno uno stesso orientamento come una forma
definita. Nella prima figura percepiamo la pioggia che si sposta per
lasciar passare l’aereo, nella seconda percepiamo una figura
spiraliforme.
Allo stesso modo percepiamo le linee di sinistra sollevarsi in una curva
e quelle di destra creare due virgolette che sembrano rialzate rispetto
alle linee verticali, che appaiono più in basso.
• 5. LEGGE DELLA PREGNANZA o DELLA BUONA FORMA
• La legge delle pregnanza è la legge più importante ed è alla base di tutte le altre leggi, perché il nostro cervello ricerca sempre la semplicità.
• La nostra mente cerca di organizzare gli elementi di un’immagine in un insieme pregnante, cioè il più semplice e coerente possibile affinché la forma acquisti un senso.
• La forma che si costituisce è buona quanto più le sue caratteristiche sono regolari, simmetriche, coerenti, omogenee, equilibrate, semplici, concise.
• Una buona forma si impone maggiormente alla nostra percezione.
Nel primo esempio qui sotto, i singoli elementi percepiti singolarmente
non hanno alcun significato: eppure, la nostra mente li unifica nel
modo più semplice, leggendo la parola logo.
La legge della
pregnanza, o della
buona forma, fa si che
noi percepiamo
l’immagine di un
bicchiere di vino,
quando in realtà questo
disegno è composto
semplicemente da due
cerchi bianchi, un
cerchio rosso e una linea
dritta. Il cervello cerca
sempre di vedere la cosa
più semplice e più
significativa.
In questi manifesti, singole forme separate vengono percepite nel
modo più semplice: una chitarra sulla sinistra, ed un bicchiere sulla
destra: in questo caso direi che il nostro cervello viene influenzato sia
dalla legge della pregnanza che da quella della vicinanza.
La legge della pregnanza, e la tendenza del nostro cervello a
percepire forme semplici ed immediate, può talvolta trarre in
inganno, anche in questo caso ci mette la legge della somiglianza.
E’ sempre a causa della legge della pregnanza che il nostro
cervello viene ingannato da alcune illusioni ottiche.
A prima vista, questo elefante sembra avere quattro zampe…invece…
E ancora, sempre perché influenzato dalla legge della pregnanza, il
nostro cervello ama percepire alcuni insiemi di oggetti organizzati in
un determinato modo come forme familiari e conosciute, e ci fa
intravedere animali nelle nuvole…
…e volti umani negli oggetti comuni…Questa tendenza istintiva
e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in
immagini disordinate viene chiamata pareidolia, l'associazione
si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani…vi
sarà capitato spessissimo…
6. LA LEGGE DELL’ESPERIENZA
la percezione, a parità delle altre condizioni, avviene anche in funzione delle nostre esperienze passate, viene dunque favorita la costituzione di forme e di oggetti con i quali abbiamo più familiarità, che abbiamo già visto, piuttosto che di forme sconosciute o poco familiari.
Il nostro bagaglio di esperienza, quindi, influisce sul nostro modo di vedere ed interpretare i segni e gli elementi grafici.
Grazie alla vostra esperienza, riuscite a riconoscere questi personaggi,
pur vedendone solo dei dettagli?
Grazie alla vostra esperienza, riuscite a riconoscere quali film o quali
racconti ci propongono queste locandine dalla grafica così minimalista?
? ?
?
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? ???
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Sapreste riconoscere questi celebri personaggi?
L’ARTICOLAZIONE FIGURA-SFONDO
• Un’altra importantissima scoperta della psicologia
della Gestalt relativa alla percezione del mondo
che circonda è l'articolazione figura-sfondo,
tendenza del nostro cervello che porta a mettere in
relazione ogni stimolo che percepiamo come
“figura” a uno sfondo corrispondente.
• Più nello specifico, si tratta di una serie di processi
percettivi che applichiamo durante la lettura di
un’immagine o di un’opera d’arte, assegnando
inconsciamente alla figura il ruolo primario e allo
sfondo un’importanza meno rilevante.
IL RAPPORTO FIGURA SFONDO
• Innanzitutto per figura si intende quell’elemento o
insieme di elementi solitamente delimitato da un
contorno che, all’interno di un’immagine, attira la
nostra attenzione.
• Per sfondo si intende la parte dell’immagine che
avvolge la figura, e che ci appare più lontana e
indefinita, per questo il nostro occhio la considera
come parte secondaria dell’insieme.
• Tra le molteplici leggi della percezione troviamo i vari
contrasti e accorgimenti del rapporto figura-sfondo:
• 1. La superficie o le forme più piccole tendono a
essere lette come figure, quelle più grandi come
sfondo. Questo perché le prime sembrano
possedere una densità maggiore rispetto alle
seconde.
Golconda, René Magritte, 1953
• 2. Le forme chiuse, più nitide e definite, vengono
generalmente percepite come figure, mentre
quelle aperte come sfondo. Questo perché le
prime sembrano possedere maggiore densità
rispetto le seconde.
• 3) Percepiamo come figura la superficie più densa
e dotata di trama e come sfondo, o vuoto o
«buco», la superficie bianca.
• 4) Le forme simmetriche, più pregnanti e semplici,
vengono percepite come figure, mentre quelle
asimmetriche e irregolari vengono percepite come
sfondo.
• 5) Le forme convesse tendono a prevalere sulle
forme concave, pertanto vengono lette come
figure; l’occhio e il cervello tendono quindi a
considerare come sfondo o “buco” le forme dai
profili concavi.
• 6) La parte inferiore di un’immagine viene letta
generalmente come figura, mentre la parte
superiore come sfondo, indipendentemente dal
rapporto tra chiaro e scuro delle due parti.
• Questo deriva dal fatto che, inconsciamente,
associamo la parte bassa alla materialità della
terra, e quella alta allo spazio vuoto del cielo.
Giovanni Segantini
Percepiamo come figura gli elementi vicini e raggruppati, mentre
appaiono come sfondo quelli distanziati tra loro. In quest’immagine, Il
Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, la percezione viene
influenzata anche dalla legge della vicinanza, che ci fa percepire
come figura principale le tre persone in primo piano.
L’AMBIGUITÀ
TRA LA FIGURA E LO SFONDO
• Se non l'avete già vista prima, la
figura a fianco non è
immediatamente interpretabile.
Sapete spiegarne il motivo?
Ovviamente si tratta di un cane
dalmata, ma la decodifica non è
immediata in quanto la figura (il
cane) non è distinta dallo sfondo.
• Ormai sappiamo che una delle
leggi della percezione afferma che
tutte le immagini e tutti gli oggetti
sono visti come delle figure che si
staccano da uno sfondo. Quando
questa distinzione per un qualche
motivo non è chiara, il nostro
cervello ha difficoltà ad attribuire un
significato a ciò che i nostri occhi
stanno vedendo.
LE IMMAGINI AMBIGUE
• È Importante inoltre precisare che figura e sfondo non possono essere letti contemporaneamente, poiché il cervello deve necessariamente selezionare i numerosi stimoli che riceve.
• Essi non possono essere osservati insieme con lo stesso grado di attenzione, poiché la visione della prima esclude necessariamente l’altra.
• Vi sono alcune immagini, dette immagini ambigue o reversibili, nelle quali è impossibile distinguere quale sia la figura e quale sia lo sfondo, questo perché entrambi hanno lo stesso tipo di «valore» all’interno della configurazione.
• Nel vaso di Rubin, Lo sfondo può essere la parte
bianca o quella nera a seconda che noi
percepiamo l'immagine come due visi che si
fronteggiano oppure come un calice. In questa
immagine ambigua la figura può diventare sfondo
e viceversa.
IL VASO DI RUBIN
AMBIGUITÀ FIGURA-SFONDO NEL DESIGN E NELL’ARTE
NORMA BAR
NORMA BAR
I GRANDI ARTISTI
E LA TEORIA DELLA GESTALT
M. C. ESCHER UNA VITA PASSATA TRA FIGURA E SFONDO
ARTICOLAZIONE FIGURA-SFONDO E PAREIDOLIA
NELL’ARTE E NELLA FOTOGRAFIA
SALVADOR DALÌ, GENIO DELL’INGANNO
Un grande iniziatore di questo tipo di raffigurazione
ed un maestro assoluto dell’illusione, capace di
manipolare in modo ineguagliabile la legge della
pregnanza e la tendenza del cervello dei suoi
osservatori a percepire immagini familiari, soprattutto
volti umani, fu il pittore Salvador Dalì, appartenente
alla corrente del Surrealismo.
Dalì realizzava complessi dipinti dei quali era
impossibile definire dove finisse la figura e dove
iniziasse lo sfondo.
Salvador Dalí,
Mercado de esclavos con aparición del busto invisible de Voltaire,
1940;
Ne Le Passeggiate di Euclide,
l’ambiguità dell’immagine è
interamente giocata sul rapporto di
continuità tra figura e sfondo.
L’inganno è svelato dal margine
bianco della tela e dalla parte
superiore del cavalletto.
RENÉ MAGRITTE, ILLUSIONISTA DELL’ARTE
Il pittore René Magritte, anch’egli
appartenente al Surrealismo, era un
mago nel creare una gran confusione
percettiva nell’osservatore, grazie alle
innumerevoli ambiguità dei suoi quadri.
Potremmo affermare che fosse una
sorta di illusionista dell’arte.
René Magritte, Le passeggiate di Euclide, 1955
Questo dipinto è giocato
sull’ambiguità di figura e
sfondo e sul principio di
continuità della forma. Il
cavallo e la figura femminile,
pur trovandosi in secondo
piano, sono interrotti da
elementi posti su piani di
profondità più arretrati.
La firma in bianco,
René Magritte
Il Ritorno Il museo del Re
In questi due dipinti il nostro Magritte
decide di dipingere ciò che il nostro
cervello interpreta come figura, nel
modo in cui avrebbe dipinto invece
degli sfondi, con cieli nuvolosi e orizzonti
montani.
Ora prove tu ad interpretare il rapporto figura-sfondo dei
seguenti dipinti di Magritte…cos’è accaduto qui?
E qui?
In questa immagine, si può vedere un viso di donna giovane, oppure il viso di una donna vecchia.
• La guancia arrotondata/mento della “GIOVANE” è il naso della “VECCHIA”.
• La piccola punta che si intravede, (l’occhio destro della “VECCHIA”), è il naso della giovane mentre l’occhio sinistro della “VECCHIA” é l’orecchio sinistro della “GIOVANE”.
• La bocca della vecchia è la collana che segna il collo della “GIOVANE”.
• Il fazzoletto e la pelliccia rimangono indifferenti per entrambi le figure.
LA VECCHIA E LA GIOVANE
L’ANATRA E IL CONIGLIO
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visiva/