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La perla nell'esegesi e nei reliquiari medievali

Date post: 21-Jan-2017
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Institute for Classical Studies, part of the Institute for Philosophy, Czech Academy of Sciences in Prague La perla nell'esegesi e nei reliquiari medievali Author(s): HANA ŠEDINOVÁ Source: Listy filologické / Folia philologica, Vol. 127, No. 1/2 (2004), pp. 37-53 Published by: Institute for Classical Studies, part of the Institute for Philosophy, Czech Academy of Sciences in Prague Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23468308 . Accessed: 16/06/2014 02:33 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Institute for Classical Studies, part of the Institute for Philosophy, Czech Academy of Sciences in Prague is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Listy filologické / Folia philologica. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.73.177 on Mon, 16 Jun 2014 02:33:24 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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Page 1: La perla nell'esegesi e nei reliquiari medievali

Institute for Classical Studies, part of the Institute for Philosophy, Czech Academyof Sciences in Prague

La perla nell'esegesi e nei reliquiari medievaliAuthor(s): HANA ŠEDINOVÁSource: Listy filologické / Folia philologica, Vol. 127, No. 1/2 (2004), pp. 37-53Published by: Institute for Classical Studies, part of the Institute for Philosophy, Czech Academy ofSciences in PragueStable URL: http://www.jstor.org/stable/23468308 .

Accessed: 16/06/2014 02:33

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Listy filologické CXXVII, 2004, 1-2, pp. 37-53

La perla neiTesegesi e nei

reliquiari medievali

HANA ŠEDINOVÁ (Praha)

In honorem Bohumila Mouchová

Di tutte le menzioni presenti nelle Scritture sulla perla, durante il me dioevo ne furono commentate soprattutto due: la prima si trova nella pa rabola tratta dal Vangelo secondo Matteo (13, 45-46), in cui si racconta di un uomo che comprava perle, il quale ha venduto tutti i suoi beni dopo aver trovato quell'unica perla di eccezionale valore; la seconda compare nell'

Apocalisse di San Giovanni (21, 21), secondo la quale ognuna delle dodici

porte della Gerusalemme celeste era formata da un'unica perla. Come per le altre pietre preziose, anche per la perla ě possibile accertare

una ben precisa gerarchia in ogni singola interpretazione da parte dei teologi. Come prima cosa, in entrambi i passaggi biblici, attraverso la perla viene riconosciuto Cristo: egli ě la porta per la Cittá celeste, per il regno di Dio, egli ě quelFunica perla, perla di tutte le perle (margarita margaritarum), cosi come egli ě il fondamento di tutto (fiindamentum fundamentorum)·, Cristo ě la perla per cui 1'uomo della parabola del Vangelo secondo Matteo abban dona tutte le pietre preziose della terra.2

Questa unica perla, pero, non rappresenta esclusivamente Cristo, ma

anche il vangelo, speranza della vita nel regno di Dio, amore e soavitá della vita nei cieli. Chiunque sperimenti la dolcezza di questa nuova vita, rigetta

1 Questo studio sulla perla ě tratto dalla monografia Středověká symbolika dra

hokamů a její role v ikonografii Svatováclavské kaple [II simbolismo medievale delle

pietre preziose e il suo ruolo nell'iconografia della cappella di San Venceslao], Praha

2004 (in corso di stampa). 2 Cf. Massimo da Torino, Homil. 117, PL 57, 528C: „Margarita enim Christus est

Dominus, quam negotiator ille... venditis omnibus rébus suis emere festinavit et maluit

omneš, quas habebat, saeculi gemmas amittere, tantum ut unam Christi emeret mar

garitam"; Primasio, Comm. Apoc. V, 21, CCL 92, 296; Haimo da Auxerre, Expos. Apoc.

VII, 21, PL 117, 1208AB: „Una porta, vel margarita, singulariter Dominus intelligitur Iesus Christus, qui sicut dicitur fundamentum fundamentorum, sic etiam potest dici

margarita margaritarum. Istud est margaritum, quod negotiator venditis omnibus emit."

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da sé volentieri tutto cio che amava sulla terra, e quindi ogni ricchezza e ogni brama terrena.3 Tutto cio che gli piaceva sulla terra, ora lo disgusta e per questo motivo abbandona oppure distribuisce le ricchezze che aveva ac cumulato fino ad allora e che da quel momento in poi per lui hanno perso valóre nél confronto con la vita eterna, e la sua mente ě infiammata esclu sivamente daH'amore, rappresentato da quella perla di eccezionale valore.4 Ε quindi dichiara questo amore a dispetto di ogni persecuzione: „E cosi come i mercanti terreni quando commerciano non si fanno scoraggiare dai pericoli che subiscono mentre navigano sul таге, e nemmeno li intimoriscono le insidie che i ladri preparono loro, e la loro attivitá non ě impedita dagli incidenti che li possono colpire in un viaggio non facile, e non li trattengono di inverno il gelo e ďestate il caldo, solo per riuscire a ottenere un guadagno in questo mondo, cosi anche per noi, che siamo mercanti in un senso spi rituále, nessuna seduzione del mondo ci trattenga dali'amore verso la patria celeste, non ci intimorisca alcuna contrarieta, поп ci dissuada nessuna sof

ferenza, affinché noi, amando quella perla di gran valore, possiamo dire assieme all'apostolo: ,Chi ci separerá dall'amore di Cristo? Saranno forse il dolore o 1'angoscia? Le persecuzioni o la fame o la miseria? I pericoli o la mořte violenta?... Io sono certo che né mořte né vita, né angeli, né altre autoritá o potenze, né il presente né il futura, né forze del cielo né forze della

terra, niente e nessuno ci potrá strappare da queH'amore che Dio ci ha rive lato in Cristo Gesů, nostro Signore'" (Rm 8, 35.38-39).5

Ma cosa significano quelle perle che il mercante ricercava e che com

prava prima di trovare quell'unica perla di gran valore? Sono le persone oneste e leali, in mezzo alle quali desiderava vivere e, cercandole, ha trovato l'uomo senza peccato, il Mediatore tra Dio e gli uomini. Questi sono anche i principi che quell'uomo voleva rispettare e vivere di conseguenza una vita onesta in mezzo alla gente. Durante la loro ricerca, ha trovato 1'amore verso

3 Cf. Rabano Mauro, De univ. XVII, 8, PL 111, 472B: „Margaritum mystice signi ficat evangelicam doctrinam sive spera regni coelorum, vel charitatem et dulcedinem

coelestis vitae"; Paolo Diacono, Homil. 93, PL 95, 1562CD: „lile pretiosam margaritam unam, id est coelestem patriam, datis omnibus emit, qui non solum terrenis facultatibus, sed etiam propriis renuntiat voluntatibus."

4 Cf. Rabano Mauro, Comm. Matth. IV, 13, PL 107, 953BC: „Quod qui coelestis vi tae dulcedinem, in quantum possibilitas admittit, perfecte cognoverit, ea, quae in terris

amaverat, libenter cuncta derelinquit. In comparatione ei vilescunt omnia, deserit habita,

congregata dispergit, inardescit in coelestibus animus. Nil in terrenis libet, deforme

conspicitur, quidquid de terrena placebat specie, quod sola pretiosae margaritae charitas

fulget in mente." 5 Paolo Diacono, Homil. 93, PL 95, 1562D-1563A.

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il prossimo suo, in cui tutti gli altri comandamenti sono contenuti.6 Le perle che il mercante comprava rappresentano anche i patriarchi e i profeti, che sono la prefigurazione della futura Chiesa di Cristo; nessuno di loro, pero, ё stato scelto per redimere il genere umano, e per questo motivo, quindi, nessuno di loro puo essere quella pietra di eccezionale valore (lapis pre tiosus) in cui consiste tutta la saggezza, la conoscenza e il prezzo (pretium) pagato per la salvezza dell'uomo e a causa del quale il mercante ha venduto tutto cio che aveva a che fare con la vita sulla terra.7 Come le perle sono simbolo dei profeti e della conoscenza dell'Antico Testamento, cosi anche

quell'unica preziosa perla rappresenta la sapienza del Salvatore8 e il sacro mistero della sua passione e risurrezione. Dopo aver scoperto questo segreto, il mercante, nella cui immagine ě possibile riconoscere ad esempio 1'apo stolo Paolo, non si ě piú curato dei misteři della legge e dei profeti, nemmeno delle regole precedenti, secondo le quali viveva onestamente, e le ha rigettate come semplice spazzatura solo per ottenere Cristo. Nonostante tutto, il rinve nimento di quell'unica perla, ovvero la dottrina di Cristo, non vuol dire il rifíuto delle perle rimanenti, cioě la conoscenza della legge e delle profezie. Con l'acquisto della perla piupreziosa, quelle rimanenti diventano solamente di valore minore.9

6 Cf. Rabano Mauro, Comm. Matth. IV, 13, PL 107, 953C: „Quaestio est itaque, eur

a numero plurali ad singulárem transierit, ut cum quaerat homo margaritas bonas, unam

inveniat pretiosam, quam, venditis omnibus, quae habet, emat. Aut ergo iste bonos ho

mines quaerens, cum quibus utiliter vivat, unum prae omnibus invenit sine peccato Me

diatorem Dei et hominum, hominem Christum lesům; aut praecepta quaerens, quibus servatis cum hominibus recte conversetur, invenit dilectionem proximi..."; cf. anche

Rm 13, 8-9: „Perché chi ama il prossimo, ha ubbidito a tutta la legge di Dio. Giacché

i comandamenti ,ηοη commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare'

e qualsiasi altro sono riassunti in queste parole: ,Ama il prossimo tuo come te stesso'." 7 Cf. Pascasio Radberto, Expos. Matth. VII, 13, PL 120, 505C. 8 Cf. Origene, Comm. Matth. X, 8, SC 162, 168-170. 9 Cf. Girolamo, Comm. Matth. II, CCL 77, 114; Rabano Mauro, Comm. Matth. IV,

13, PL 107, 954B: „Bonae margaritae, quas quaerit institor, lex et prophetae sunt lex et

prophetae et notitia Veteris Instrumenti. Una autem est pretiosa margarita scientia Salva

toris et sacramentum passionis illius et resurrectionis arcanum; quem cum invenerit homo

negotiator similis Pauli apostoli, omnia legis prophetarumque mystéria, et observationes

pristinas, in quibus inculpate vixerat, quasi purgamenta contemnit et quasi quisquilias, ut

Christum lucrifaciat. Non quo inventio unius novae margaritae condemnatio sit veterum, sed quo comparatione eius omnis alia gemma sit vilior." Allo stesso modo Smaragadio

di Saint-Mihiel, Collect. evang., PL 102, 547CD; Pascasio Radberto, Expos. Matth. VII,

13, PL 120, 505B.

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Cristo ě di conseguenza la perla e la porta per la Cittá celeste. Secondo la descrizione di Giovanni, nelle mura della Gerusalemme celeste, costruita in forma quadrata, ci sono dodici porte, tre per ogni punto cardinale. Queste porte rappresentano i profeti e gli apostoli, i quali conducono il genere umano verso la fede nella santa Trinitá dalle quattro parti del mondo10 e gli clischiudono le porte verso la Cittá celeste.11 Cosi come la porta ě simbolo di Cristo, altrettanto έ simbolo dei profeti e degli apostoli, poiché grazie a loro 1'uomo puo apprendere il messaggio di Cristo e ricevere la fede.12 Tre porte conducono a oriente, tre a settentrione, tre a meridione e tre a occidente (cf. Ap. 21, 13); tutti e quattro i punti cardinali indicano il fatto che a Dio non

přeme solo il popolo ebraico, il quale ě rappresentato da uno di questi punti, ma che manda via dalle porte della cittá nessuno che giunga fino a li.

Secondo alcuni esegeti medievali, i quattro punti cardinali sono la raffi

gurazione delle tappe della vita umana, in cui 1'uomo riceve la fede cristiana: coloro che sono stati battezzati subito dopo la nascita giungono dall'oriente; coloro che hanno cominciato a credere in gioventu entrano nella cittá dal settentrione, poiché proprio nella stessa etá il Diavolo, che una volta sáli sulla montagna nel nord piu lontano (cf. Is. 14, 13), pone all'uomo il maggior numero di insidie e tenta di sviarlo dal giusto cammino; le porte meridionali sono destinate a coloro che sono stati infiammati dalla fede e daH'amore

solerte nell'etá adulta, poiché questa ё Γ etá piu salda per l'uomo e a questa etá anche il Signore sconfisse il suo nemico; e infine, a occidente le porte sono aperte per coloro che cominciano a servire Cristo nella loro vecchiaia.

I quattri punti cardinali possono pero simboleggiare anche le quattro etá: attraverso la porta orientale sono entrati coloro che vivevano e credevano nel Signore dall'inizio del mondo fino al periodo della cattivitá babilonese; dal settentrione sono entrati attraverso le porte tutti i fedeli che vivevano dai tempi di Nabucodonosor fino alla venuta di Cristo; dalla venuta di Cristo, di cui si dice: „II Signore arriverá dal sud" (,Ab 3, 3) fino aH'arrivo dell'An

10 Troviamo una simile interpretazione, ad esempio, nell' opera di Beda il Venerabile, De templo Π, CCL 119A, 210, a proposito del шаге di bronzo di Salomone (cf. 1 Re 7, 23-26; 2 Cr 4,2-6) poggiante su dodici tori rivolti a gruppi di tře per ogni punto cardinale. Per la simbologia dei numeri 3 e 4 cf. Heinz Meyer - Rudolf Suntrup, Lexikon der mittelalterlichen Zahlenbedeutungen, Miinchen 1987, col. 214-331 e 332-402.

11 Cf. Beda il Venerabile, Explan. Apoc. Ш, 21, PL 93, 196A: „Hae portae apostoli sunt, qui suo vel scripto vel opere cunctis primordialiter gentibus Ecclesiae pandebant introitum." Haimo da Auxerre, Expos. Apoc. VII, 21, PL 117, 1200B; ibidem, 1208B:„In duodecim autem portis intelliguntur sancti apostoli et caeteri praedicatores, qui nobis ianuam Ecclesiae aperiunt."

12 Cf. Andrea di Cesarea, Comm. Apoc. 21, PG 106, 437D.

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LA PERLA NELL'ESEGESI...

ticristo sono aperte le porte meridionali; e dopo 1'amvo dell'Anticristo fino alla fine del mondo saranno aperte le porte occidentali.13 Secondo un'altra

variante, 1'oriente rappresenta tutti i giusti che vivevano all'inizio del mondo, il settentrione i pagani, i quali nonostante originariamente fossero freddi nei confronti della fede, furono convertiti attraverso 1'azione dei buoni cristiani, il meridione gli ebrei giusti del periodo dell'Antico Testamente, i quali giá erano infiammati dalla fede in un Salvatore futuro, 1'occidente infine coloro che saranno convertiti alla fine del mondo.14

Alcuni autoři medievali sottolineano in queste interpretazioni il numero delle porte, che sta a simboleggiare la santa Trinitá. L'oriente ё per loro il simbolo del popolo ebraico, da cui sorse il sole della giustizia (Cristo) che irradia il cuore di tutti i credenti, e verso cui sono rivolte tre porte, perché agli ebrei per primi attraverso i profeti e gli apostoli fu annunciata la fede in un Dio uno e trino.15 II settentrione rappresenta i popoli pagani, che rice vettero la fede dagli ebrei; anche qui vi si trovano tre porte, perché anche i pagani cominciarono a credere grazie all'insegnamento degli apostoli e

degli altri predicatori nella santissima Trinitá: „La cittá possiede poi tre porte rivolte a settentrione, perché i predicatori della santa Chiesa condussero verso la conoscenza della santa Trinitá non solo il popolo ebraico, ma anche i popoli pagani. II settentrione solitamente rappresenta i pagani, che per un

13 Cf. Bruno da Segni, Expos. Apoc. VII, 21, PL 165, 722BC: „Venerunt autem illi ab

oriente, qui a prima mundi aetate usque ad Babyloniorum tempora crediderunt. A tem

pore vero Nabuchodonosor usque ad Christum omneš fideles per portas aquilonis Dei

civitatem ingressi sunt. Lege historias, et quantas in hoc spatio temporis calamitates

sancti viri sustinuerint, reperire poteris. A Christi vero tempore, de quo dicitur ,Deus ab

austro venieť usque ad Antichristum australes portae apertae sunt, Inde autem usque ad

finem occasus portae aperientur, per quas quidem non modica multitudo Dei civitatem

ingredietur. Possumus autem ex hoc dicere, quod orientis et austri portae in prosperis,

aquilonis vero et occasus in adversis aperiantur." 14 Cf. Riccardo da S an Vittore, In Apoc. VII, 4, PL 196, 866C: „Per orientem iustos,

qui fuerunt in principio mundi, per aquilonem eos, qui ex gentilitate a bonis quondam

frigidi sunt conversi, convenienter accipere possumus. Per austrum vero antiquos iustos

Iudaeos futuri Salvatoris fide calentes. Per occasum illos, qui in fine saeculi convertentur

intelligimus." 15 Cf. Ambrogio Autperto, Expos. Apoc. X, 21, 13, CCM 27A, 802: „Habet enim

electorum civitas ab oriente portas tres, sive scilicet in Patriarchis ac Prophetis, qui

gloriam Trinitatis hebraico populo nunc аре rte, nunc per enigmata praedicaverunt, seu in

Apostolis, qui ad eandem Trinitatis confessionem primitias Iudaeorum perduxerunt. Iure

enim ille populus Oriens vocatus est, de cuius carne ille natus est, qui sol iustitiae

a Propheta vocatus est." Allo stesso modo il Pseudo-Valafrido Strabone, Apoc. 21, 12, PL 114, 747A; Haimo da Auxerre, Expos. Apoc. VII, 21, PL 117, 1199CD.

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HANA ŠEDINOVÁ

lungo periodo furono paralizzati dal freddo della loro mancanza di fede."16 La parte meridionale del mondo, dove maggiormente il sole splende e riscal da, ě una raffigurazione dei martiri, che piu ardentemente sono infiammati dalla fede,17 ma rappresenta anche lo splendore della stessa fede cristiana: „II meridione per noi significa lo splendore della fede che si riversa per tutto il mondo; perché quando il sole si trova a meridione, ovvero al centro stesso del cielo, rischiara tutto il mondo e in questo modo rappresenta Cristo, che con la chiara luce della sua fede illumina tutta la Chiesa. Per questo motivo ci sono tre porte a meridione, perché la divina Trinitá fomisce splendore alla fede della santa Chiesa."18 Ε infíne il lato occidentale sta a significare coloro che devono ancora credere,19 eventualmente anche coloro che nell'etá con

temporanea ancora predicano la dottrina della santa Trinitá agli ebrei e ai cristiani smarriti, e cosi li conducono verso la vita eterna.20

Non solo le porte, ma anche le perle da cui sono formáte le porte, sono

un'immagine di quelli piů prossimi a Cristo, cioě i suoi discepoli, che attra

16 Ambrogio Autperto, Expos. Apoc. X, 21, 13, CCM 27A, 803. Cf. anche Pseudo

Valafrido Strabone, Apoc. 21, 14, PL 114, 747B; Haimo da Auxerre, Expos. Apoc. VII, 21, PL 117, 1199D-1200A: „Per aquilonem intelliguntur gentiles in figura infidelitatis et

ignorantiae positi, sicut fuerunt patres nostri. Ibi quoque sunt portae tres, quia et gentiles

per doctrinam apostolorum caeterorumque praedicatorum edocti fidem sanctae Trinitatis

perceperunt. Et bene quidem primům ab oriente portae tres, deinde ab aquilone com

memorantur, quia prius Iudaei crediderunt, deinde gentiles, qui ante erant in aquilone,

qui est frigidissimus et durissimus ventus, habentes diabolum, qui dicit: Ponam sedem meam ad aquilonem."

17 Cf. Anselmo da Laon, Enarr. Apoc. 21, PL 162, 1577D: „Austrum ardentes (sig nificat), ut sancti martyres."

18 Haimo da Auxerre, Expos. Apoc. VII, 21, PL 117,1200A: „Per austrum claritatem

fidei intelligimus, quae in toto orbe terrarum lucet; quia dum sol in austro, id est in medio

centro coeli figitur, totum mundum illuminat, significans Christum, qui luce fidei cla

ritatis suae illuminat universam Ecclesiam. In austro itaque portae tres sunt, quia fides sanctae Ecclesiae splendore sanctae Trinitatis illuminatur, baptizata in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti."

19 Cf. Anselmo da Laon, Enarr. Apoc. 21, PL 162, 1577D: „Occasus significat illos..., qui in novissimis temporibus credituri sunt in praedicatione Heliae et Enoch." Cf. anche Haimo da Auxerre, Expos. Apoc. VII, 21, PL 117, 1200B: „Per occasum novis simam mundi aetatem accipiamus, in qua per Eliam et Enoch caeterosque praedicatores eadem fides sanctae Trinitatis per quadripartitum orbem diffundetur Iudaeos atque gen tiles pariter complectens."

20 Cf. Ambrogio Autperto, Expos. Apoc. X, 21, 13, CCM 27A, 804: „... ab occasu

portas tres habere memoratur, sanctos videlicet praedicatores, qui dum iudaicam etiam

perfidiam atque errorem gentilium novissima praedicatione ad Trinitatis notitiam re

ducunt, quasi tres portae eis flunt, quibus ad vitam aetemam introeant."

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LA PERLA NELL'ESEGESI...

verso il loro esempio e le loro virtú mostrano la via verso il regno dei cieli: „Dice [Giovanni] che per ognuno dei quattro punti cardinali ci sono tre porte, ognuna formata da una perla; penso che i quattro lati rappresentino le quattro virtú, cioě prudenza, fortezza, giustizia e temperanza, che si compenetrano reciprocamente e creano in questo modo il numero dodici. Le dodici porte significano... il numero degli apostoli, che risplendono per queste quattro virtů come le perle, mostrano la via - ovvero la luce del loro insegnamento -

ai santi e rendono loro possibile entrare in questo modo nella Cittá santa."21 Ě vero che le dodici porte della Gerusalemme celeste sono formáte da

dodici perle, ma secondo gli esegeti medievali ognuna di esse ě allo stesso

tempo ornata da altre dodici perle, di conseguenza nella Cittá celeste ci sono

complessivamente centoquarantaquattro perle, ovvero lo stesso numero che

e stato giá citato a proposito della lunghezza della cinta muraria: „E le dodici

porte sono formáte da dodici perle, ognuna da una singola perla. Giá prima ě stato detto che la cinta muraria della cittá misurava centoquarantaquattro braccia. Questa cifra, ottenuta dalla moltiplicazione del dodici per se stesso, rappresenta il numero di tutti i prescelti, il quale ě formato dai dotti e dai

discepoli."22 Le porte rivolte a gruppi di tre verso i quattro punti cardinali sono quindi non solo il simbolo degli apostoli e delle loro virtú, soprattutto la fermezza nella fede e nella giustizia che si irradia in ogni dove, ma rappre sentano anche gli altri predicatori, che ricevettero la fede e l'insegnamento degli apostoli e ne continuarono Γ opera. Non solo per tutta la loro esistenza diffusero Гатоге per Cristo, та con la loro vita piena di virtú furono da

esempio per tutti; per questo motivo sono rappresentati dalle perle lumi

nosamente bianche nella Cittá celeste.23

Le perle della Cittá celeste non sono solo immagine di Cristo e degli annunciatori della fede, та il loro colore candido fa notáre anche di quali

21 Vittorino di Pettau, Apoc. 21, CSEL 49, 151: „Ex quattuor partibus portas dicit

ternas esse, positas ex singulis margaritas. Quattuor arbitror esse virtutes - prudentiam, ťortitudinem, iustitiam, temperantiam

- quae invicem sibi haerent et dum mutuo mis

centur, duodenarium efficiunt numerum"; Beato di Liebana, Comm. Apoc., pag. 636. Cf.

anche Cesario di Arles, In apoc. 19, PL 35, 2451. 22 Ambrogio Autperto, Expos. Apoc. X, 21, 21a, CCM 27A, 824. Similmente Haimo

da Auxerre, Expos. Apoc. VII, 21, PL 117, 1208B. 23 Cf. Berengaudio, Expos. Apoc. VII, 21,21, PL 17, 957D: „Duodecim... margaritae

sunt, ex quibus singulae portae esse dicuntur, id est centům quadraginta quatuor, per quas

apostolorum successores doctores Ecclesiae designantur, qui fidem doctrinamque apo stolorum sunt secuti et actus imitati; qui propter vitae munditiam et sanctitatem prae

cipuam per candorem margaritarum significantur"; Anselmo da Laon, Enarr. Apoc. 21, PL 162, 1582B; Garnerio, Gregor. 13, 11, PL 193, 402C; Riccardo da San Vittore, In

Apoc. VII, 6, PL 196, 872D; Martino da Léon, Expos. Apoc. 21, 21, PL 209, 411BC.

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qualitá, di quale purezza devono abbondare tutti i fedeli desiderosi di attra versare le porte di questa cittá. „Se le porte rappresentano gli apostoli e se

queste porte sono formáte dalle perle, quindi anche gli apostoli sono perle. Ma per quale motivo gli apostoli sono definiti come perle, se non perché nel loro splendore e nel loro luminoso candore, piu candido della neve, nelle loro věsti bianche come perle seguono dappertutto 1'Agnello? L'aspetto di queste porte ci fa facilmente capire come devono essere quelli che entrano attra verso loro... Colui che desidera ardentemente attraversare queste porte, deve essere dello stesso loro colore."24 Poiché non attraverserá le porte nessuno

che sia macchiato dal peccato, non entrerá nella Cittá celeste nessuno che bestemmi e dica il falso (cf. Ap. 21, 27).

*

Nel medioevo, la perla era una delle pietre preziose che non mancavano

quasi mai nella decorazione dei gioielli e dei reliquiari preziosi. Perle ador nano pure la corona di San Venceslao e la croce del Regno boemo, cosi come alcune centinaia di perle erano incastonate sulla tomba dello stesso san to. II motivo della croce gemmata23 si ritrova per la prima volta nel periodo dell'

imperatore Costantino I (306-337), il quale secondo la testimonianza di Eusebio ordinó la fabbricazione di due monumentali croci gemmate. La

prima era collocata su una parete di una delle stanze del palazzo di Costan

tinopoli,26 la seconda ě collegata alla leggenda del sogno di Costantino, durante il quale all'imperatore apparve Cristo in cielo con il simbolo della croce che lo invitava a ordinare la fabbricazione di una croce simile e di usarla nella guerra come auspicio di vittoria; 1'imperatore dopo essersi sve

gliato chiamó a sé i migliori artisti e orafi, disegnó loro 1'aspetto della croce che gli apparve durante il sogno e secondo questo modello ne fece fabbricare una (detta labarum) splendente di ого e di pietre preziose, che con la sua luminositá rischiarante e bellezza inesprimibile attirava la vista di tutti i presenti.27 L'imperatore Teodosio II (408-450) ordinó di erigere un'altra

24 Bruno da Segni, Expos. Apoc. VII, 21, PL 165, 728BC. 25 Uno studio completo sulle croci gemmate ě stato scritto da Theo Jíílich,

Gemmenkreuze. Die Farbigkeit ihres Edelsteinbesatzes bis zum 12. Jahrhundert, in:

Aachener Kunstblátter 54/55, 1986/87, pagg. 99-258. 26

Eusebio, Vita Const. ΠΙ, 49, PG 20, 1109A: „II cuore dell'imperatore era in tale misura pervaso daIl'amore per Dio, che nella piů splendida sala del palazzo imperiále fece collocare su un grande pannello, che si stendeva su un rivestimento di legno dorato delle pareti, il simbolo della passione del nostro Salvatore fatto di pietre preziose di vari colori incastonate nell'oro." Cf. anche Theo JOlich, Gemmenkreuze, pag. 120.

27 Cf. Eusebio, Vita Const. I, 29-31, PG 20, 944C-945A.

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LA PERLA NELL'ESEGESI...

croce gemmata sul Golgota in mezzo ai due santuari costruiti da Costantino - la rotonda della Resurrezione (Anastasis) e la basilica della Santa Croce

(Martyrion), dove veniva conservata la piu santa reliquia, 1'autentico legno della croce di Cristo che, secondo la leggenda, fu trovata in questi posti daH'imperatrice Elena.28 Nell'anno 614 il re persiano Cosroe conquistó Gerusalemme e si impossesso sia della reliquia del legno della santa croce, sia di questa splendida crux gemmata, e anche se 1'imperatore Eraclio riusci nell'anno 628 dopo la vittoriosa battaglia sui Persiani ad avere indietro le

reliquie (le fece depositare di nuovo nella basilica della Santa Croce a Ge

rusalemme), la croce ďoro e pietre preziose fu definitivamente persa e 1'im

peratore la sostitui con un'altra pero solo in argento.29 Nonostante nessuna di

queste croci gemmate si sia conservata fino a oggi, si presuppone che siano diventate modello per le croci gemmate bizantine e tardoromaniche (di pro cessione, ďaltare e altre), in particolare pero per le croci a mosaico presenti nelle absidi e negli archi trionfali delle basiliche a Roma e a Ravenna.

Quella del sogno di Costantino apparteneva alle leggende medievali piů conosciute e la croce gemmata che apparve in sogno aH'imperatore, fu presa a modello, in base al quale furono fabbricate le croci ďetá paleocristiana e di

quella immediatamente successiva, ma nonostante tutto i teologi si occu

parono giá dal primo medioevo della questione su quale base si fondasse

questo accostamento tra le pietre preziose e il simbolo della passione e della

gloria di Cristo. L'oro e le pietre preziose giá nell'etá antica erano con siderati tra gli elementi piú rari e di maggior valore che il mondo potesse offrire, e quindi non sorprende che anche per i cristiani siano diventati il

materiale piú adatto per la fabbricazione degli oggetti liturgici utilizzati nel servizio a Dio su questa terra e per la lavorazione e decorazione del piů sacro simbolo della fede cristiana. Oltre alle interpretazioni secondo le quali da una

parte 1'utilizzo di materiali pregiati dimostrava il dovuto rispetto nei con fronti di Dio, dall'altra 1'oro sulla croce rappresentava 1'immagine della sostanza e della sapienza di Dio e le pietre preziose il simbolo delle virtú di Cristo, esisteva sin dagli albori del Cristianesimo anche la concezione mis tica per cui le pietre preziose erano incastonate in quei punti della croce su cui il corpo del Signore si era appoggiato; queste parti del corpo di Cristo, il cui contatto rese sacra la croce, assomigliavano a delle candide perle. Questa

28 Cf. Anatole Frolow, Les Reliquaires de la Vraie Croix. Recherches sur le dé

veloppement ďun culte, Paris 1961, pag. 192. Secondo altri ricercatori, fu giá 1'im

peratore Costantino a far erigere questa croce monumentale, cf. Angelo Lipinski, La

„ Crux gemmata" e il culto della Santa Croce nei monumenti superstiti e nelle raffi

gurazioni monumentali, in: Felix Ravenna 30, 1960, pag. 6. 29 Cf. Angelo Lipinski, La „Crux gemmata", pagg. 8-9.

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metafora, che deriva dagli atti apocrifi dell'apostolo Andrea,30 fu menzionata dall'abate Suger31 in uno dei suoi scritti ed era conosciuta anche da Carlo IV, come dimostrano le parole contenute nella sua lettera spedita nell'anno 1354 da Norimberga a Praga immediatamente dopo che il sovrano ricevette una

parte del legno della santa croce conservata in una croce contenente delle re

liquie abbellita ďoro e pietre preziose: „La nostra intensa devozione e l'amo re che continuamente serbiamo nei confronti del sacro tempio praghese - la nostra venerabile madre - e nei confronti dei beati martiri e dei nostri glo riosi patroni Vito, Venceslao e Adalberto, sollecita il nostro spirito, ogni qualvolta riceviamo grazie alla generosita dei nostri fedeli nei sacro impero qualche straordinario e pregiato gioiello dal tesoro delle sante reliquie, di ornare con esso della nostra grazia regále questo tempio... Ricevete quindi con la gioia nel cuore e cantando con la giusta devozione questa reliquia e veneratela con una pieta tanto piu grande quanto piu pensate che grazie a lei, adornata un tempo dalle membra del Signore come delle perle (Ulam membris quondam Dominicis tamquam margaritis ornatam), al genere uma no, come tutti noi sappiamo, fu dato il dono della piena salvazione..."32

L'immagine delle pietre preziose, le quali incastonate alle estremitá dei bracci della croce e nel loro punto di incontro sono ricordo delle membra di

Cristo, oppure persino incastonate in file continue seguono la figura del

corpo di Cristo steso sulla croce, in alcuni casi si ě dimostrata anche nel loro utilizzo per la raffigurazione diretta delle reliquie e degli oggetti della Pas sione del Signore o del sangue sgorgante dalle sue ferite: sul famoso его

30 Cf. Passio Andreae, X, in: Acta apostolorum apocrypha, II, 1, (edd.) Ricardus

Adalbertus Lipsius - Maximilianus Bonnet, Leipzig 1898, pag. 24 (cito secondo Ana

tole Frolow, Les Reliquaires de la Vraie Croix, pagg. 199-200, nota 1). 31 Cf. Suger, De administratione, in: Abt Suger von Saint-Denis, Ausgewahlte Schrif

ten, (edd.) Andreas Speer - GOnther Binding - Gabriele Annas - Susanne Linscheid

Burdich - Martin Pickavé, Darmstadt 2000, 201, pag. 334: „Salvě crux, que in corpore Christi dedicata es et ex membris eius tanquam margaritis ornata."

32 Vedi la lettera di Carlo spedita all'arcivescovo Arnošt il 23 settembre 1354 da

Norimberga (documento deH'Archivio del Capitolo Metropolitano presso S. Vito XI 7, těsto latino pubblicato in: AntonIn Podlaha - Eduard Šittler, Chrámový poklad и jv. Víta v Praze, Praha 1903, pag. 36, nota 3: „Zelus devotionis et amoris, quo circa sanctam

Pragensem ecclesiam, venerandam matrem nostram, et beatissimos martyres Vitum, Wencezlaum et Adalbertům, gloriosos patronos nostros, incessanter afficimur, animum

nostrum sollicitat, ut dum de sacrarum reliquiarum thezauris per loca sacri imperii

egregium aliquid et insigne clenodium devotorum nostrorum largitione consequamur, per illud eandem ecclesiam benignitate regia decoremus... Hanc igitur cum iocunditate

spiritus ympnisque et canticis digna studeatis devocione suscipere, susceptamque eo

ampliori reverentia venerari, quo per illam membris quondam Dominicis tamquam mar

garitis ornatam, humanum genus uberiora constat beneficia percepisse salutis."

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LA PERLA NELL'ESEGESI

cifisso di Suger a Saint-Denis il corpo di Cristo era fissato sulla croce con chiodi fatti di zaffiro e la ferita sanguinante nel costato era raffigurata da un

grande spinello rosso con sei piccoli granati vermigli;33 ě possibile che pro prio sotto l'influsso di questo crocifisso di Suger anche Carlo IV avesse fatto ornare con uno zaffiro il frammento del chiodo del Signore conservato nel tesoro della cattedrale di S. Vito.34

Б culto degli oggetti della Passione di Cristo fu fondato nella corte pra ghese dalla figlia del re Přemysl Otakar П, la badessa Kunhuta (1265-1321), la quale stimolo il domenicano Colda (t 1323) a scrivere un breve trattato De strenuo milite,35 in cui 1'autore cerco di fomire la spiegazione mistica del

segreto della Passione di Cristo. Viene qui ricordato il sudore sanguinoso che

gocciolava a terra dalla fronte di Cristo durante la sua preghiera sul Monte

degli Ulivi, le corde con cui fu legato alla colonna „per liberare dalle catene coloro che vi sono legati", le verghe e Ie fruste, con cui fu percosso, „in modo che dalla těsta ai piedi non rimase un punto sano", la corona, con cui Cristo fu condotto „per essere collocato sul trono supremo, ovvero il trono della croce", come anche gli altri oggetti della sua Passione - la lancia, i chiodi, la spugna, la pinza e la scala.36 Carlo IV continua questa tradizione sia nella cappella di San Venceslao che nel castello di Karlštejn come di mostra il passo introduttivo nel těsto del documento fondatore del capitolo di

Karlštejn: „A coloro che sono stati redenti dal preziosissimo sangue del

Signore dalla caduta nelFabisso della disperazione eterna si addice incidere nel cuore in maniera sincera il santissimo segreto della Passione del Signore, come anche i suoi segni sublimi, inchinarsi davanti a loro continuamente

33 Cf. Le trésor de Saint-Denis (Inventaire de 1634), (edd.) Blaise de Montesquiou Fezensac - Danielle Gaborit-Chopin, Paris 1973,1, n. 195-198; Philippe Verdier, La

grande croix de l'abbé Suger a Saint-Denis, in: Cahiers de civilisation médiévale 13/1, 1970, pagg. 1-31; Le trésor de Saint-Denis, (ed.) Danielle Gaborit-Chopin, Paris 1991,

pag. 125. Similmente sul crocifisso di Teodorico originario del monastero di S. Albano a Mainz le braccia di Cristo sono fissate alla croce con chiodi di turchese; cf. Das Reich der

Salier 1024-1124. Katalog zur Ausstellung des Landes Rheinland-Pfalz, Sigmaringen 1992, pag. 395 (immagine a colori a pag. 393).

34 Cf. Inventaria ecclesiae metropolitanae S. Viti, (edd.) Antonín Podlaha - Eduard

Šittler, in: Chrámový poklad и sv. Víta v Praze, Praha 1903, pag. ХШ, 61 (1355); pag. XLIX, 530 (1387): „Pars de clavo Domini in auro, habens zaphirum in pede."

35 Cf. Frater Colda, De strenuo milite, in: Tractatus mystici, edizione latina e tradu

zione in ceco a eura di Dana Martinková, Praha 1997, pagg. 1-47.1 trattati di Colda si

sono conservati nel manoseritto splendidamente miniato della Biblioteca Nazionale di

Praga XIV A 17, fol. 3V-31\ per il quale cf. Emma Urbánková, Pasionál Přemyslovny

Kunhuty, Praha 1975 (un faesimile del manoseritto fa parte della pubblicazione, al fol.

101 si trova la raffigurazione degli oggetti della Passione del Signore). 36 Cf. Frater Colda, De strenuo milite, pagg. 16-25.

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e con lo sforzo piů devoto venerarli senza fine. Poiché quando diventammo

per natura figli della collera a causa del peccato del nostro primo genitore, giungemmo alla grazia della riconciliazione per la misericordia di Dio attra verso il legno della croce, che col fatto di aver portato il corpo di Cristo divento uno strumento vivifícatore... Come veramente beato quelPaltare della croce salvifica, adornata di superbe pietre preziose, che sono sbocciate dal sangue di Cristo, quanto glorioso quel chiodo conficcato nelle sue mem bra degne di rispetto e segnato dalla porpora delle gocce scintillanti del

sangue vermiglio..., come degna di rispetto quella spugna..., quanto gloriosa quella lancia affondata nel costato del Salvatore, che fece zampillare la santitá salvifica della nostra generosa redenzione e rinascita..."37 Nel do cumento si parla anche della fondazione della festa della lancia e dei chiodi di Cristo, che era collegata alle pubbliche esposizioni degli oggetti sacri

imperiali e di altre reliquie.38 A questo proposito, bisogna menzionare anche il těsto di uffici sacri De armis Domini che si trova ηe\YAntifonario di Arnošt da Pardubice, il quale ě introdotto da una miniatura con una lancia, una corona di spině e due chiodi e in cui ancora il sangue di Cristo sulla punta della lancia ě assimilato alle pietre preziose:

Hasta nitet margaritis nimis coruscantibus, mucro gemmis infinitis sanguine vernantibus. Muniamur armis istis caelis exclamantibus ,39

Anche nella corona di San Venceslao si trovano delle perle. Senza dubbio Carlo IV trasse ispirazione in Francia per la decorazione di questa corona con zaffiri, smeraldi, rubini, spinelli e perle, dove con le medesime pietre preziose erano decorate le corone dei sovrani e quelle aventi funzione di reliquiario. A quanto pare, anche 1'idea di collocare la corona di San Ven ceslao sul cranio delle spoglie mortali di questo stesso santo venne osservata

37 Cf. František Fišer, Karlštejn. Vzájemné vztahy tří karlštejnských kaplí, Kostelní

Vydři 1996, pag. 265. Cf. anche Jaromír Homolka, Umělecká výzdoba paláce a menší věie hradu Karlštejna, in: Magister Theodoricus, dvorní malíř císaře Karla IV. Umělec ká výzdoba posvátných prostor hradu Karlštejna, (ed.) Mí Fajt, Praha 1997, pag. 116.

M Cf. FrantiSek Fišer, ibidem, pag. 266. Cf. anche Jaromír Homolka, ibidem, pag. 118. 39 Analecta hymnica medii aevi, vol. 52, (ed.) C. Blume, Leipzig 1908-1909, pag. 7:

„La lancia scintilla con le perle, / che meravigliosamente splendono, / dalla punta luci dano le pietre preziose / che ricordano il sangue. / Cosi dobbiamo attrezzarci, / che i cieli esultíno."

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LA PERLA NELL'ESEGESI...

da Carlo IV in Francia, dove aveva avuto la possibilitá di vedere alla Sainte

Chapelle la corona di Ludovico IX posata sul busto dentro il quale erano custoditi i resti del sovrano trasportati da Saint-Denis dopo la sua cano nizzazione,40 e nell'abbazia di Saint-Denis sicuramente vide la cosiddetta Santa corona con una delle spině della corona del Signore inserita in un

grande rubino, che durante il Venerdi Santo veniva posta sulla těsta di Cristo su un crocifisso di legno.41 La corona di San Venceslao pero occupa tra di loro una posizione alquanto particolare, perché a differenza di queste e di altre corone, che venivano utilizzate sia dai sovrani sia per le cerimonie di incoronazione, oppure come corone reliquiarie, eventualmente come corone consacrate a un precedente sovrano laico che successivamente veniva ca

nonizzato, ricopriva piú funzioni: al primo posto era quella di simbolo dello stato di diritto sui paesi della Corona ceca, al secondo posto poi quella di corona usata per 1'incoronazione, siccome con essa Carlo IV fu incoronato re ceco,42 in piu si trattava di un reliquiario, perché su di essa era collocata una spina della corona del Signore, e contemporaneamente era consacrata e dedicata a un principe, e quindi ad un sovrano laico dei paesi della corona ceca, il martire San Venceslao.

La corona di San Venceslao con tutta la sua decorazione e con tutto il materiale utilizzato per la sua fabbricazione, e anche con la reliquia della

spina della corona di Cristo e con 1'incisione col motivo della Crocifissione fu soprattutto il simbolo del Re dei re e del suo governo nel regno celeste. In

40 Cf. Le tresor de la Sainte-Chapelle, (ed.) Alexandre Vidier, in: Mémoires de la

Société de Vhistoire de Paris et de l'Ile-de-France 34, 1907, inv. G (1349), pag. 232; inv.

I (1363-1377), pag. 247; inv. К (1480), pagg. 323-324: „Quod quidem caput predictum beati Ludovici est de auro, et supra quod est quedam corona auri dives..." ; 35, 1908, inv. Ν (1573-1575), pagg. 256-264. Cf. anche Karel Otavsky, Die Sankt-Wenzelskrone im

Prager Domschatz und die Frage der Kunstauffassung am Hofe Kaiser Karls IV., Bern -

Frankfurt a. M. - New York - Paris - Wien 1992, pagg. 120-122. Carlo IV realizzó la

stessa idea anche ad Aquisgrana, dove fece porre la corona fabbricata in occasione della

sua incoronazione a re dei romani nell'anno 1349 sul busto di Carlo Magno. 41 Cf. Le trésor de Saint-Denis (Inventaire de 1634), I, pag. 205; Blaise de Mon

tesquiou-Fezensac - Danielle Gaborit-Chopin, Le trésor de Saint-Denis, III, pagg. 106

108, tab. 94; Philippe Verdier, La grande croix de Suger, pag. 4. 42 La corona servi per Γ incoronazione del re Carlo due volte: la prima nell'anno 1346

quando Giovanni di Lussemburgo era ancora in vita, la seconda nell'anno 1347 quando Carlo IV assieme alla consorte Bianca di Valois fu incoronato dali'arcivescovo Arnošt da

Pardubice; cf. František Kavka, Karel IV. Historie íivota velkého vladaře, Praha 1998,

pagg. 95-96 e 126-127. Occorre, pero, far notáre che anche la Santa corona conservata

nell'abbazia di Saint-Denis fu utilizzata per scopi „laici", ad esempio durante la consacra

zione a re di Giovanni il Buono; cf. Le trésor de Saint-Denis, (ed.) Danielle Gaborit

Chopin, Paris 1991, pag. 240.

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seguito diventava ornamento e simbolo di un re terreno durante la cerimonia dell'incoronazione e durante le grandi feste religiose. Significava santitá e forza, e il fatto che i vescovi durante la cerimonia la consegnassero nelle mani del sovrano faceva si che anche egli diventasse partecipe degli uffici

spirituali. A differenza dei vescovi, che sono pastoři deH'anima, il sovrano con 1'incoronazione diventava un seguace di Dio e difensore della Chiesa contro tutti i suoi nemici, amministratore e governatore del regno affidatogli da Dio per mezzo della benedizione dei vescovi al posto degli apostoli e dei santi.43 Carlo IV espresse la convinzione che un sovrano laico avesse una

posizione signifícativa non solo nel documento che stabiliva le regole dell'in coronazione, alla cui composizione partecipo anche lui, ma anche nella sua

autobiografia: „Quando poi govemerete voi dopo di me adornati della corona reále, ricordatevi che anch'io ho govemato prima di voi... Sappiate che avete il Padre Eterno e suo Figlio, il nostro Signore Gesů Cristo..., il quale vi vuole rendere partecipi del suo regno a condizione che serbiate i suoi comanda menti...; allora diventerete figli di Dio, cosi come dice Giovanni nel vangelo: ,A questi ha fatto il dono di diventare figli di Dio' (Gv 1,12). Se volete quindi diventare figli di Dio, serbate gli ordini di vostro Padre, che vi ha annunciato

per mezzo di suo Figlio, il nostro Signore Gesú Cristo, re dei cieli, la cui forma e ufficio eseguite qua sulla terra."44

La corona di San Venceslao pero, a differenza delle altre corone di sov rani, doveva per la maggior parte del tempo giacere sulla těsta del pre decessore di Carlo, il principe Venceslao, come il piu bel adornamento del

43 Cf. Carlo IV, Ordo ad coronandum Regem Boemorum, (ed.) Josef Cibulka, in:

Český řád korunovační a jeho původ, Praha 1934, pag. 90: „Accipe coronam regni, que, licet ab indignis, episcoporum tamen manibus capiti tuo imponitur, quamque sanctitatis

gloriam et honorem et opus fortitudinis expresse signare intelligas, et per hanc te par

ticipem ministerii nostri non ignores, ita ut sicut nos in interioribus pastores rectoresque animarum intelligimur, tu quoque in exterioribus verus dei cultor strenuusque contra omneš adversantes ecclesie Christi defensor regnique a deo tibi dati et per officium nostre benediccionis in vice apostolorum omniumque sanctorum tuo regimini commissi utilis executor regnatorque proficuus semper appareas, et inter gloriosos athletas virtutum

gemmis ornatus et premio sempiteme felicitatis coronatus, cum Redemptore et Salvatore

Ihesu Christo, cuius nomen vicemque gestare crederis, sine fine glorieris." 44 Cf. Carlo IV, Vita, (ed.) Josef Emler, in: Fontes rerum Bohemicarum, ΠΙ, Praha

1882, pagg. 337-338. Secondo Carlo IV la sostanza del potere di un sovrano ě so

prattutto costituito dalla ricerca della perla, cioě la legge di Dio, amare il Signore, servirlo come un servitore a un livello privilegiato da Dio, come mediatore degli ordini divini e guida del popolo a lui affidato. Carlo IV si appoggia qui ai concetti di Agostino nella sua opera De civitate Dei·, cf. Zdeněk Kalista, Karel IV. Jeho duchovní tvář, Praha

1971, pagg. 53-54.

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LA PERLA NELL'ESEGESI...

santo e martire, che con la sua vita esemplare e con la sua mořte si meritó il

posto alla destra del Padre. Gli smeraldi lucidamente verdi sulla corona ricordavano la luce della fede, che si emanava da San Venceslao, i rubini e gli spinelli rossi erano simbolo del suo amore per Cristo e per il prossimo e della sua mořte da martire, le perle bianche facevano notáre 1'onorabilitá della sua vita, gli zaffiri azzurri il suo desiderio di cielo, verso cui nelle sue

preghiere fissava la sua mente, e Г oro di cui tutta la corona era formata indicava la sua saggezza e il suo amore. In queste virtú san Venceslao se

guiva Cristo ed erano queste le virtů che i sovrani a cui doveva essere dato di

portare questa corona dovevano sforzarsi di avere.

[Traduzione Eva e Fabio Ripamonti]

Abbreviazioni

CCL Corpus Christianorum, Series Latina, Turnhout 1953 CCM Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, Turnhout 1966 CSEL Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, Wien 1866 PG Patrologia Graeca, (ed.) J.-P. Migne, Paris 1857-1866 PL Patrologia Latina, (ed.) J.-P. Migne, Paris 1841-1864 SC Sources Chrétiennes, Paris 1941

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