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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scrittisenza alterarne il pensiero. Gli articoli im-pegnano la responsabilità dei singoli autorie non vincolano in alcun modo la linea edi-toriale di questo periodico.Finito di stampare il 26/01/2012
«Mezzo pieno o mezzo vuoto, questo è il solo
ed unico bicchiere che abbiamo. Se si stava
meglio quando si stava peggio non lo so, però
io vivo adesso» - canta Max Pezzali allu-dendo alla metafora del bicchiere mez-zo pieno o mezzo vuoto. Bicchiere chequalcosa racconterà anche a noi chel’abbiamo scelto per la copertina. Perfotografare Giovinazzo, la sua gente, isuoi candidati sindaco. Non prendete-mi troppo sul serio. Mi hanno detto digiocare sulle candidature perché è an-cora prematuro fare nomi certi, quindiio gioco. Tra tutte quelle bollicine nelbicchiere spunterà ancora qualche al-tro pallone gonfiato, oppure sette can-didati possono bastare?
Mezzo pieno o mezzo vuoto, questo è il solo
ed unico bicchiere che abbiamo. I candidati sprigionano entusiasmo datutti i pori, avranno tutti stappato 10-100-1000 One o one. Sono tutti ottimi-sti e tutti si vogliono auto-convincereche 100 bollicine fanno una stella. Finoa questo momento abbiamo sette stel-le cadenti per esprimere il desideriodella «città che sogniamo». Anche per-ché della «città che vogliamo» hannogià detto tutto il male possibile. Gli elet-tori giovinazzesi hanno a disposizioneun’offerta politica effervescente. Tuttihanno promesso che non la daranno abere a nessuno. Nessuno berrà l’amarocalice della politica locale fatta dicondizionamenti amicali e parentali.Tutti super partes, tutti a lavorare “peril bene della città”.
di Giovinazzo
edito
Mezzo pieno o mezzo vuoto, questo è il solo ed
unico bicchiere che abbiamo.
Se nella vita non avete neppure affrontatoun casting, magari quello per partecipareal Grande Fratello o a X Factor, per ragio-ni di visibilità e successo, allora non pro-vate a fare i palloni gonfiati dentro questobicchiere. Qui occorrono grandi doti, ta-lento innato e faccia tosta per negare leevidenze. Se non vi interessa la città chesogniamo, il prestigio, il potere, se non vi
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oriale
tura, Amore. Tranquilli! Se non ce l’ab-biamo messa nel bicchiere un motivoc’è: si candiderà alla poltrona di sinda-co a Monza. In fondo in fondo, moltila preferiscono in barba alla politicaattuale. Oggi Cicciolina si sente lamonaca di Monza, la santarellina delBelpaese. Di lei si potrà dire che è sta-ta denunciata per atti osceni in luogopubblico, ma non si potrà mai dire cheha preso i soldi per gli appalti. Beati ipoveri in spirito di Monza perché sa-ranno consolati al Palazzo di città.
Mezzo pieno o mezzo vuoto? In questo unico
bicchiere che abbiamo non ci abbiamo messo
gli zombie. Non lo canta Max Pezzali,lo pensiamo noi. In paese di zombie cene sono a bizzeffe. Qualcuno li ha vi-sti salire sul Palazzo di Città, qualchealtro li ha visti sbucare dai vicoli delcentro storico, anche dai tombini perchiederti l’ultima buona bottiglia disangue. Nell’Hit parade dell’horror –fantasy c’è chi sale e c’è chi scende.Scendono i dracula democristiani, avan-zano avvocati, santi, architetti di Dio.
Con tutte quelle tutte quelle bollicine, can-tava Vasco Rossi più di 20 anni fa. Noicon le bollicine ci abbiamo fatto la co-pertina. Qualche pallone gonfiato scop-pierà, qualche altro si ritirerà, solo unoin cielo arriverà. Chi sarà? Aigiovinazzesi il diritto/dovere di formu-lare sentenza con la croce in cabinaelettorale.
SERGIO PISANI
interessa avere sempre ragione, allorafate la professione per la quale avetestudiando seriamente.
Mezzo pieno o mezzo vuoto, questo è il solo
ed unico bicchiere che abbiamo.
Se si stava meglio quando si stava peg-gio non lo so, però io vivo adesso. An-che Ilona Staller, in arte Cicciolina, haannunciato il suo ritorno in politicacon la «Lista Dna», Democrazia, Na-
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IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere
IN ITALIA. L’immagine di quella gran-
de nave da crociera adagiata su un fianco
e, mentre scrivo, ancora custode di esseri
umani mi auguro ancora vivi non può far
correre la memoria alla tragedia del Titanic.
Più o meno nelle stesse ore è arrivata la
notizia del taglio del rating all’Italia ad
BBB+. Insomma l’anno comincia male. C’è
una sorta di parallelismo fra la tragedia della
Costa Concordia e la situazione della no-
stra Nazione. Una gigante dei mari con oltre
4.000 persone fra passeggeri ed equipag-
gio, poteva essere una tragedia come lo fu
quella del Titanic. Mentre scrivo si parla di
trenta persone fra decedute e disperse. Un
bilancio comunque grave e doloroso. Ci
sono sempre storie lacerate, famiglie spro-
fondate nel dolore, vite annientate dietro
ogni persona scomparsa. Poteva, però, es-
sere una strage ed invece quasi tutti si sono
salvati anche per il lavoro di Guardia Co-
stiera, Vigili del Fuoco e delle altre Forze
dell’ordine impegnate sul luogo del nau-
fragio. Episodi di codardia, di fuga di fron-
te alle responsabilità, di menefreghismo, di
pressappochismo e tante altre storie di
coraggio, dedizione, di coscienza del ruo-
lo e delle responsabilità, anche di eroismo.
La vita, insomma, la vita di questa nostra
grande Nazione. Quella nave inclinata ma
non affondata sembra la nostra Patria. Col-
QUELLA POLTRONA DI SINDACO...pita al cuore, anche per la leggerezza di
molti, se non di uno solo, sembra affonda-
re ma, intanto, dal suo ventre si salvano in
tantissimi, quasi tutti toccano la terra ferma
e non inabissandosi, è sull’orlo di uno stra-
piombo profondissimo, permette anche di
iniziare il lavoro difficile e necessario di
recupero del carburante ancora presente
nelle stive. Ce la faremo, forse ce la faremo
anche questa volta a dispetto di tanti fuori
e dentro i confini che hanno fatto e fanno
di tutto per mandare l’Italia a fondo.
A GIOVINAZZO. Di fronte a queste
vicende gli avvenimenti della nostra picco-
la Giovinazzo sembrano poca cosa ed in-
vece non è così. Ci apprestiamo a votare il
nuovo Consiglio Comunale e, soprattutto,
il nuovo Sindaco. La nuova compagine am-
ministrativa che dovrà governare per i
prossimi anni. Fioriscono le candidature ed
i simboli. Il disfacimento della Politica è
sotto gli occhi, innegabile e travolgente. Ma
ecco che si materializzano da una parte
coloro che non vogliono capire la fine di
una stagione, e gli altri che ritengono, per il
solo fatto di essere stati distanti dalla politi-
ca , di essere pronti a questa esperienza al
servizio della città. Leggo dichiarazioni im-
barazzanti. Ci avete fatto caso? Tutti vo-
gliono superare gli steccati, abbattere le bar-
riere ideologiche, vogliono «lavorare» per il
bene della comunità. I vecchi ed i nuovi, o
quelli che si fanno chiamare nuovi. Prigio-
nieri delle logiche di sempre. Ecco che si
palesano. Un candidato che è stato consi-
gliere comunale di AN, poi di Forza Italia,
poi bocciato dall’elettorato ed oggi espres-
sione di un raggruppamento con Terzo Polo
(Fli, UDC, Api) e Lista Emiliano. Ma
Emiliano è ancora componente del direttivo
regionale del Pd? E come si colloca la sua
posizione giovinazzese all’interno del suo
partito? Certo nella Lista Emiliano vi sono
limpide, fulgide espressioni di esperienza po-
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litica, se non di coerenza, che avranno consigliato e guidato il
Sindaco di Bari nelle scelte giovinazzesi. E che dire del candida-
to di una delle liste civiche, Giovinazzo per qualcosa, già consigliere
comunale di AN e poi folgorato sulla strada del socialismo in
salsa PD che aveva il suo campione pugliese nell’assessore Al-
berto Tedesco, oggi senatore del Partito Democratico, travolto
dallo scandalo sanità e tardivamente dimissionato dal Presiden-
te Vendola. E poi il candidato sindaco di tutte le stagioni del
movimento meridionalista Io Sud che elenca gli obiettivi - mi
pare 15 - e dichiara che se verrà eletto e non realizzerà almeno
13, credo, di questi obiettivi non si ricandiderà. Che sia l’unica
vera ragione per votarlo? C’è il candidato civico del
movimentismo puro a tutto campo sostenuto oltre che agli
integerrimi dipietristi e dai moderati pugliesi, un po’ di mode-
razione è sempre utile, soprattutto dalla Città del Sole. E’ parti-
to a tutto gas, forse ha dato troppa manetta ed ora con il costo
della benzina si trova senza carburante. Che non si trasformi in
Città al Tramonto? A sinistra, quindi, mancherebbero all’appello
la Lista Emiliano e l’IDV. Il PD si affida ad un candidato giova-
ne e nuovo. Tanto nuovo da essere pressoché sconosciuto. «E
chi sarà mai?» - si domandano preoccupati anche i supporter
più inossidabili del PD. I sostenitori del poeta-Presidente, gli
estensori del codice etico, i militanti di SEL per adesso non ci
stanno. Per adesso. Sono troppo impegnati a leggere le dichia-
razioni dei redditi degli aspiranti candidati. Ma la richiesta è fat-
ta per moralizzare o per verificare se possono pagarsi la cam-
pagna elettorale che il poeta-presidente vuole sì sobria ma intel-
ligente e colta? Finiranno insieme, PD e SEL, se non al primo
turno almeno al secondo turno. «Per il PDL non sono state
sciolte le riserve». Così dichiara il consigliere comunale
plenipotenziario giovinazzese del senatore. Appunto le riserve.
Ma con le riserve si può vincere una partita, non il campionato.
Di riserve, da troppi anni, si fa un gran uso nel centro destra
con i risultati sotto gli occhi di tutti. Insomma al momento di
scrivere siamo a quota sei candidati. Magari non tutti saranno in
corsa ufficialmente per la carica di sindaco. Questo è il tempo
dei generali, dei commissari cittadini, dei segretari titolari solo
di simboli, poi sarà il tempo della truppa ed allora vedremo chi
riuscirà a formare le liste realmente. E così vedremo i bluff
camuffati da atti di responsabilità, ovviamente, nei confronti
della città e dei cittadini. Tutti, o quasi, infatti hanno già dichia-
rato che la propria candidatura è al di là delle ideologie, degli
steccati, delle divisioni. Per ora invece abbiamo assistito a ben
altri salti. L’impossibilità della ricandidatura di Natalicchio ha
provocato questa fioritura di candidati. Il nostro sindaco, però,
non ci abbandonerà. Tranquilli! Si dovrebbe candidare come
consigliere però non potrà regalarci la letterina di Natale. La
sua ultima epistola da primo cittadino ci ha consegnato le sue
consuete parole gentili sul centro destra, su chi non la pensa
come lui, su chi non milita nella sua parte politica con la sua
penna intinta nel disprezzo. Ma la convivenza pacifica, l’acco-
glienza, la pace, la pace simboleggiata da quel drappo appeso
al balcone del Comune, a chi sono rivolte? Va beh. Ci siamo
goduti la festa di Sant’Antonio che, al momento di scrivere,
non so com’è andata. Sarà andata benissimo visti i 18mila euro
costati alla Comunità (ci si lamentava delle spesse folle dell’al-
lora assessorato al Turismo Dagostino-Magarelli, ma la sostan-
za non cambia!). Speriamo che almeno a tutti siano state garan-
tite le fave della serata. Buona corsa a tutti i candidati.
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l’inchiestaDI GABRIELLA MARCANDREA
Ci aspetta un anno di lacrime e sangue.Pagheremo l’IMU dal primo gennaio2012. Viene ripristinata dunque l’impo-sta sull’abitazione principale, l’Ici, cheviene però rivisitata. La misura dell’im-posta è fissata allo 0,76%, anche se siprevede una modifica della stessa daparte dei comuni, fino a 0,3 punti per-centuali, sia in aumento che in diminu-zione. Nulla ancora è stato però decisoin merito in sede di giunta comunale.Certo è che il sindaco Natalicchio nel-l’intervento pubblicato nella pagina suc-cessiva ha garantito l’impegno a non au-mentare del tutto le aliquote. «Ci sarà chi
non pagherà nemmeno un euro di IMU» - hariferitoper i nostri taccuini. Proprio perquesto resta ancora approssimata la si-mulazione che vi offriamo per il calcolodell’Imu per prima e seconda casa.Il fulcro del calcolo è la rendita catastale.Calcolatrice alla mano facciamo alcuniesempi in alcune zone del paese.A Giovinazzo, per un’abitazione princi-pale sita in Piazza Vittorio Emanuele, èprevista una rendita catastale di Euro723,00. Di talché l’importo basedell’IMU ammonterebbe ad Euro347,00, che salgono invece a 668,00nell’ipotesi di abitazione secondaria. Lavecchia imposta I.C.I. invece, prevede-va un ammontare di Euro 142,00 per laprima casa e di Euro 418,00 per la se-conda casa. Una bella differenza, consi-derando che per entrambe le imposteesiste la detrazione di Euro 200,00.Non è tanto diversa la situazione se sicambia zona.
In Via Tenente Devenuto, per esempio,occorre pagare un’imposta pari ad Euro307,00 per l’abitazione principale con-tro i 117 Euro della vecchia I.C.I., men-
tre per l’abitazione secondaria l’im-porto sale ad Euro 620,00 contro i 388precedenti. La rendita catastale stima-ta ammonta ad Euro 671,00.L’ultima zona sottoposta alla nostraattenzione è quella di Via Bari,laddove si deve pagare un importo diEuro 151,00 contro i 19,00 Euro dellavecchia imposta per un’abitazioneprincipale, mentre per l’abitazione se-condaria si devono pagare 429,00Euro contro i 268,00 precedenti. Larendita catastale in questo caso è diEuro 464,00 e si ha sempre diritto alladetrazione di Euro 200,00 per l’abi-tazione principale.
In definitiva chi ha solo una prima casadi modeste dimensioni e magari anchefigli a carico, pagherà poco se non nul-la. Chi ha una casa grande dovrà farequalche sacrificio, ma i proprietari diseconde e terze case dovranno inizia-re seriamente a valutare la convenien-za di tenerle o disfarsene. Infatti, an-che per le case locate, ad esempio,scompare la differenza ai fini del cal-colo dell’imposta, tra i vari tipi di ca-none, calmierato o a libero mercato.Non sono poi previsti sconti per ilcomodato d’uso gratuito: ai fini del-l’imposta avranno lo stesso trattamen-to delle seconde case.
Simulazione IMU. Ecco quanto
pagheranno i giovinazzesi
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Dalle tabelle si evince chiaramente che l’Imu, su i proprietari, si sta abbatten-do in maniera davvero pesante. Il tutto ovviamente in nome della famosa equità,un termine preso in prestito dal diritto e che in soldoni, vuol dire «togliamo airicchi per salvare i più poveri».Si potrà comunque affermare che anche la classe medio-alta perderà una partedel suo reddito, per il sol fatto, ad esempio di possedere la seconda abitazionecda destinare magari in un prossimo futuroad un proprio figlio.
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parla il sindaco
Tra le novità più importanti della
manovra Monti, spicca la nuova
ICI che si chiamerà IMU, una del-
le imposte più temute dai cittadi-
ni italiani, ovvero, la tassazione
sulla prima casa o abitazione prin-
cipale. Ci spiega come si confor-
ma l’IMU?
L’Imposta Municipale Unica è la nuova
tassa sulla casa che sostituisce l’Imposta
Comunale sugli Immobili dal 1° gennaio
2012. L’aliquota viene fissata dalla legge
a partire dalla corrente rendita catastale del-
l’immobile o del terreno agricolo rivalutata
secondo coefficienti diversi per ciascuna ca-
tegoria o gruppo catastali (per le abitazioni
quella prevalente è del 60%). Per la prima
casa l’aliquota è dello 0,4% e i Comuni
possono aumentarla o diminuirla dello
0,2% . Per le altre abitazioni l’aliquota è
dello 0,76% e i Comuni potranno aumen-
tarla o diminuirla dello 0,3%. Lo 0,38%
delle somme pagate per gli immobili diversi
dalla prima casa sarà versato poi dai Co-
muni allo Stato.
Sulla prima casa è prevista una detrazione
di 200 euro. Per il 2012 e il 2013 ad essa
si aggiungerà un bonus di 50 euro per ogni
figlio convivente sotto i 26 anni, fino ad otto
figli (la detrazione massima sarà di 600
euro).
Ci sono altre novità sul versante del-
le imposte comunali?
A partire dal 1 gennaio 2013, entra in vigo-
re il tributo comunale sui Rifiuti e sui Servi-
zi (RES). La pagherà chiunque possieda,
occupi o detenga, a qualsiasi titolo, locali o
aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti
urbani, indipendentemente dalla loro desti-
nazione d’uso. La Res sostituirà completa-
mente la TARSU, tassa per lo smaltimento
dei rifiuti solidi urbani.
L’importo del tributo sarà composto da due
parti: una fissa e una variabile. La parte
fissa sarà determinata in relazione alle com-
ponenti essenziali del costo del servizio di
gestione dei rifiuti, riferite in particolare agli
investimenti per le opere ed ai relativi am-
mortamenti. La parte variabile si pagherà
in proporzione alle quantità e qualità medie
di rifiuti prodotti per unità di superficie, in
base alla destinazione d’uso dell’immobile.
Saranno escluse dalla tassazione le aree sco-
perte “pertinenziali” o accessorie alle abita-
zioni private e le aree comuni condominiali
che non siano detenute o occupate in via esclu-
siva.
La superficie da considerare per il calcolo
del tributo sarà pari all’80 per cento della
superficie catastale.
Sarà prevista una riduzione per la raccolta
differenziata, solo per i rifiuti domestici, in
proporzione alla quota di rifiuti effettiva-
mente smaltiti in modo differenziato.
Il sistema delle riduzioni resterà lo stesso in
vigore per la TARSU.
Nelle zone in cui non viene effettuata la rac-
colta dei rifiuti, il tributo sarà dovuto in mi-
sura non superiore al quaranta per cento della
tariffa base, in relazione alla distanza dal
più vicino cassonetto o altro punto di raccol-
ta.
Quanto pagheranno i
Giovinazzesi?
Prima di decidere sulle aliquote a
Giovinazzo, dovremo fare delle proiezioni.
Il tentativo sarà quello di limitare gli au-
NATALICCHIO SULL’IMU:«Ci saranno senz’altro fami-
glie che non pagheranno»
11 FEBBRAIO 2012
menti.
Con detrazioni e sconti è probabi-
le che il Comune di Giovinazzo
adotti un tetto minimo per chi ri-
schia di non pagare un euro di
IMU?
Ci saranno senz’altro famiglie che, con l’ap-
plicazione delle detrazioni, non pagheranno
l’IMU.
A chi deve rivolgersi un cittadino
per il calcolo della propria IMU
senza affollare gli uffici del dirigen-
te al settore?
Bisogna attendere che il Consiglio Comuna-
le si esprima sulle aliquote. Ma fin d’ora su
Internet sono disponibili programmi per il
calcolo dell’IMU. In alternativa, basterà ri-
volgersi a un patronato.
Abbassare l’aliquota IMU ai pro-
pri cittadini comporterebbe la
corresponsione della differenza
delle somme allo Stato. Insomma
si chiama IMU ma avrebbero fat-
to prima a chiamarla ISU, perché
alla fine sembra che l’Ente Comu-
ne sia l’esattore dello Stato?
Si tratta di una cosa abbastanza fastidio-
sa. Come ho detto, il Comune verserà allo
Stato lo 0,38% della rendita catastale ri-
valutata degli immobili diversi dall’abita-
zione principale. Sarebbe stato meglio te-
nere separate le tasse del Comune da quelle
dello Stato, in modo da rendere immedia-
tamente comprensibili ai cittadini le respon-
sabilità della buona o della cattiva gestio-
ne.
Quanto sarà la quota IMU da de-
stinare all’amministrazione per far
pareggiare i bilanci comunali?
Stiamo effettuando delle proiezioni sul
gettito della nuova imposta alla luce della
rivalutazione delle rendite catastali. Potre-
mo rispondere quando avremo i dati.
L’IMU porterà davvero maggiori
entrate ai Comuni o servirà per
mantenere i servizi senza poterli
migliorare?
A meno di non voler utilizzare per intero
la forbice di aumenti prevista dalla legge,
non penso che l’IMU porterà ai Comuni
risorse assai maggiori da quelle attualmen-
te a loro disposizione.
Per concludere, con i tagli ai Co-
muni, sommati al rispetto del pat-
to di stabilità, all’azzeramento del
fondo nazionale per la non-
autosufficienza, alla riduzione del
fondo per le politiche sociali, per-
ché il desiderio di molti cittadini
è di voler fare il sindaco nel 2012
anziché rimanere nel tepore della
propria casa evitando sui palchi la
gogna cittadina?
Mi piace pensare che, nei momenti di diffi-
coltà, ciascun individuo senta ancor più forte
l’esigenza di impegnarsi per il bene comu-
ne.
SERGIO
PISANI
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Nel consueto derby natalizio che vedescontrarsi due grandi tradizioni, albe-ro e presepe, non vi è dubbio: igiovinazzesi sembrano ormai privile-giare la tradizionale e paziente ricostru-zione della Natalità di Betlemme.Come potrebbe del resto rinunciare unPaese, ancora (fortunatamente) legatoalle tradizioni cristiane, alla grotta doveaggiungere il bambinello allo scoccaredella mezzanotte e dove poi far giun-gere i Re Magi il 6 gennaio, e cioè pocoprima che l’Epifania tutte le feste siporti via? Impossibile. Ma il presepe aGiovinazzo più che una tradizione daonorare è diventata una vera e propriaarte che ogni anno raggiunge esiti sor-prendenti, raccogliendo espositori e vi-sitatori da un po’ tutta la provincia eoltre. Dal mini-presepe realizzato inuna campana ai grandi lavori in cui ven-gono impiegati i materiali più dispara-ti fino ad arrivare allo spettacolare pre-sepe vivente, è dunque un appunta-mento annuale da non perdere quelloche Giovinazzo offre con le sue mo-
stre ed iniziative sul tema. Ma vedia-mo nel dettaglio le proposte che se nonaltro hanno dato l’impressione che sisia pur fatto qualcosa questo Natale peranimare almeno un poco il nostro cen-tro cittadino. Ci scusiamo pertanto conprivati, chiese ed associazioni se permotivi di spazio non li abbiamo potuticitare, ed in particolar modo con il cen-tro sociale Anthropos, fiore all’occhiel-lo della Città e realtà che gli altri ci in-vidiano.
IL PRESEPE VIVENTE
Organizzato dall’Ordine FrancescanoSecolare negli ampi spazi esterni del
convento dei frati cappuccini, anchequest’anno a Giovinazzo è stato rea-lizzato il presepe vivente. Giunto allasua terza edizione, è ormai diventatoun appuntamento irrinunciabile dellefeste natalizie anche perché con le suerievocazioni di personaggi usi e costu-mi dell’ antica Giudea romana non solostimola la curiosità dei giovinazzesi marichiama pure turisti dalle realtà vicineraccogliendo così cifre record di visita-tori. Un piccolo viaggio nel tempo chesi apre con due centurioni romani cheportano subito i visitatori alla presenzadel censore romano il quale si attiva im-mediatamente per la registrazione diquesti nuovi ‘cittadini’ di una Giudearicostruita in modo scenograficamenteefficace e abbastanza verosimile. Ac-compagnati da preparate guide che spie-gano storicamente i vari momenti delpercorso, ecco aprirsi una carrellata dibotteghe, lavatoi, recinti di bestiame…che ripropongono i mestieri del tempo(fabbri, falegnami, mercanti…) ma an-che attività quotidiane della vita delle
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Giovinazzo
donne come il bucato, la tessitura, la sti-ratura… Dopo una breve sosta alla “ta-verna”, dove vengono offerti vino etarallini locali, si raggiunge la grotta equindi la “Sacra Famiglia”. Rinviato peril maltempo a domenica 8 il suggestivoarrivo dei tre Re Magi, momento clou efinale dell’intera rappresentazione che sisarebbe dovuta invece concludere la seradel 6 gennaio, si può comunque trarre unbilancio più che positivo da questa ini-ziativa che, ogni anno più ricca di figu-ranti e scene, si sta affermando come unadelle rappresentazioni viventi più inte-ressanti della regione.
I PRESEPI DELLA MOSTRA
ORGANIZZATA DALLA CHIE-
SA S. DOMENICO
Accanto allo spettacolare diorama rea-lizzato con collaborazioni importantidagli appartenenti alla locale sede del-l’Associazione Nazionale Amici del Pre-sepio (una realtà che si sta facendo unnome anche oltre i confini regionali) era-no ben 32 i presepi esposti quest’anno.Le opere (di artisti giovinazzesi e non)disposte lungo un’intera navata dellacentralissima e settecentesca Chiesa di
San Domenico hanno dato vita ad unventaglio di rappresentazioni diversetra loro per creatività, materiali edambientazioni. Ecco così, attraversoun felice connubio tra tradizio-ne e fantasia, una tenerissimaricostruzione ‘panno lenci’, unpresepe “del mondo” ( un piattorotante con la grotta in unpueblo e nei 4 punti cardinali unigloo, tende indiane, capanneafricane ed una pagoda ) e ad-dirittura una natività totalmen-te western (la grotta un teepe e unSan Giuseppe glabro e con ilcalumet al posto del bastone)…Tornando più sul tradizionale etra le tante declinazioni in mo-stra, la facciata e la chiesa riprodotti
tridimensionalmente e una “vec-chia” lanterna riproposte a mo’di grotta, un ramo d’albero lavo-rato dal mare a raccogliere tra lesue braccia la sacra famiglia…Dulcis in fundo, e sarebbe davve-ro il caso di dire che «dove c’ègusto non c’è perdenza», persi-no un presepio letteralmente tut-to da mangiare realizzato da unnoto pasticciere locale. Merita-to diploma di partecipazione pertutti, primus inter pares è statoeletto il più giovane tra i parte-
cipanti alla rassegna, PierantonioPiscitelli, un concittadino di soli 17anni e a cui il presidente dell’A.N.A.P.di Giovinazzo, Angelo Sterlacci, haconsegnato una targa offerta dal Co-mune. Per premiarne il talento, maanche incoraggiarlo a continuare acoltivare una passione che oltre a daresoddisfazioni personali e lustro allacittà, potrebbe pure diventare una con-
creta attività per il futuro.
IL PRESEPE DELLA MA-
DONNA DEL CARMINE
Attraversata la grande Piazza centra-le e superate le vetrine della Pro Loco,piene di presepi e locandine delle va-rie iniziative cittadine, s’imbocca viaCattedrale in cui, a poche decine dimetri da piazza Duomo, si trova laChiesa della Madonna del Carminegià di Santa Maria degli Angioli. Veroe proprio scrigno del X-XVII sec., ric-co di antiche tele di maestri quali Car-lo Rosa, Alonso de Corduba e dei fra-telli Giuseppe e Saverio De Musso, siè giustamente optato qui per un sologrande presepio, viste le dimensioniridotte della chiesa. E il compito èstato affidato a Saverio Amorisco, ungiovane artista di sicuro talento e dicui avevamo già ammirato lospettacolare diorama tridimensionale(nella foto di apertura all’articolo) dalui realizzato insieme ad altri nel 2008nella chiesa di S.Agostino. Evidentiinflussi di scuola napoletana in salsamurgiana, anche quest’anno le attesenon sono state tradite. Anzi. Partico-
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lare ed originalissima l’aggiunta (il giorno 26) di un perso-naggio mai visto prima in un presepio: S.Stefania ovverola giovane che,secondo la leggenda, essendole stata nega-ta la possibilità di vedere Gesù nella grotta il giorno 25(era assolutamente vietato allora alle vergini visitare lepuerpere) e recatasi il giorno dopo con un fantoccio a ren-dere omaggio al Salvatore, vede con sua somma sorpresatrasformarsi il sasso avvolto nei panni che portava tra lebraccia in un bambino vispo e bellissimo: Santo Stefano,per l’appunto.
I PRESEPI DELLA IV MOSTRA - CON-
CORSO DI ARTE SACRA
Organizzata dall’Associazione S. Maria de lo Muro (unaOnlus sorta con il nobile fine di raccogliere fondi per ilrestauro della trecentesca chiesa di S. Maria degli Angeli)nella cripta della nostra (con)Cattedrale, ha superato sestessa questa mostra- concorso in pieno centro storico.Anche qui nulla di scontato, anzi grandi idee innovativeche hanno portato alla creazione di una Sacra Famiglia sutela, dalle linee morbide e dai toni nuovi, per la quale l’au-trice Filomena Lanzillotta si è aggiudicata il primo postodalla giuria tecnica ed il secondo da quella dei visitatori.Abbandonando l’idea della tradizionale grotta ed immagi-nando una cometa posatasi sulla Cattedrale di Giovinazzo,perfettamente realizzata in un plastico tridimensionale, ilgiovinazzese Pasquale Mastandrea, secondo classificatoper la giuria tecnica, è invece risultato con ampio margineil primo classificato per quella dei visitatori. E’ invece conun paesaggio pastorale, agreste, ricchissimo di particolari
e capace dievocare effica-cemente atmo-sfere rurali per-dute che Ange-lo Raco si èg u a d a g n a t auna terza meri-tata posizione.Assolutamenteda rimarcare lapresenza diopere fuoriconcorso delfecondo artistaG i u s e p p eP o t e n z i e r iPace che, tra-s f o r m a n d ovecchi e comu-ni utensili diferro fuori uso, è riuscito a creare suggestive riproposizionidella natività assolutamente originali per stile e realizza-zione. Successo di presenze ed organizzazione, sicuramenteben oltre 2000 i visitatori di quest’anno (solo i votanti cer-tificati sono stati 1612) ma, e soprattutto, sono stati moltii forestieri che hanno visto per la prima volta la nostrasplendida cripta del millecento, ancora intatta e sconosciutaai più come le altre tante bellezze nascoste e non diGiovinazzo. ALESSANDRA
TOMARCHIO
17 FEBBRAIO 2012
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Nome: MarinellaCognome: FalcaSoprannome (tuo o della tua famiglia): Il mio cognomenon si presta a facili soprannomiMarinella è libera e bella?
Libera è il mio status civile. Bella lo dici tu?Che cosa fa oggi l’argento della ginnastica ritmica di
Atene 2004?Sono dipendente dell’aeronautica militare, lavoro nel cen-tro sportivo di RomaUna storia di sacrifici, rinunce e tanto allenamento.
Ma le soddisfazioni ti aiutano a vivere meglio?
Se alludi ai soldi, ti rispondo che la cifra della mia culturanon sono quelli, anche se ti aiutano a vivere meglio. Perme vale la stima e l’affetto di tutti gli italiani che spingonoavanti il mio cuore!
Cosa pensi dei calciatori belli, ricchi e famosi?
Guadagnano troppo. C’è troppa sperequazione tra il cal-
CHE COSA FA OGGI
L’ELEGANTE FARFALLA CHE
COLORÒ D’ARGENTO L’ESTATE
GIOVINAZZESE 2004?
l’intervistal’intervistaSERGIO PISANI
MARINELLA,LIBERA
E BELLA
MARINELLA,LIBERA
E BELLA
19 FEBBRAIO 2012
cio e le altre discipline sportive. C’èbisogno di più equilibrio.Perché Marinella è bella, famosama non ricca?
Non c’è molto da capire: la ginnasti-ca ritmica è uno sport meravigliosoche non dà pane ma immense soddi-sfazioni!Sognavi di fare la ballerina. Il fa-scino e il successo ce l’avevi. Il fi-
sico pure. E’il caso di dire che nel-l’esercizio ritmico hai perso pal-
la?Non ho perso palla. Ho preferitol’Aeronautica militare. Ma la ginna-stica resta dentro di me: il tempo li-bero lo impegno educando le bambi-ne alla ginnastica ritmica, sport po-vero ma bello. Collaboro con alcunesocietà sportive!
Cosa pensi del concorso di Miss
Italia?Miss Italia esalta la bellezza. Ben ven-ga. La bellezza è un dono di Dio. Ba-sta tirarla fuori. Però nella vita ci vuo-le anche tanto cervello!Parteciperai ad un concorso di
bellezza?No grazie. Preferivo le gare di ritmi-ca in concorso.
Quanto paga il Coni una medagliad’argento alle Olimpiadi?
Per le Olimpiadi di Londra non sonoinformata. Settantamila euro lordi, sealludi alla mia medaglia. Al netto fan-no 45mila euro!Quanto paga il Coni il titolo dicampionato del mondo di ritmica
a squadre?Niente. Non ci crederai ma è vero:
zero euro!Percepisci un vitalizio dal Coni
per meriti sportivi?Adesso no! L’ho percepito dalleOlimpiadi di Atene a quelle di Pe-chino. Ogni anno il Coni ci inviavaun contributo a noi nazioni di gin-nastica ritmica. Serviva per i biso-gni quotidiani. Mensilmente non fa-ceva neanche lo stipendio di unmetalmeccanico.Cosa pensi dei benefit d’oro della
casta dei politici?Sono lavoratori come noi. Guada-gnano troppo!
Non è solo il calcio ad essere truc-cato ma tutto lo sport. Tu ne sai
qualcosa?Ti parlo della ginnastica ritmica. C’èla giuria che ti può giudicare con ilpollice verso anche se il tuo eserci-zio riscuote il consenso della platea,del pubblico della gente da casa.Quanti pianti ti sei fatta per quelbronzo scippato dai cinesi alle
Olimpiadi di Pechino da una giu-ria troppo casalinga?
Rivedendo il film degli esercizi e af-fidandomi al giudizio dei tecnici, senon era oro ci stava un argento vivo.Invece la giuria ha bruciato 4 annidi lavoro. 4 anni della nostra vita!
Ti hanno mai proposto un ruoloin tv, in un film?
Ci speravo ma nessuno si è fattoavanti!Hai mai ricevuto proposte inde-centi?
Macchè. Tutti sanno bene chi sonoe come la penso. Resto una lavora-
CHI È
MARINELLA
FALCAGiovinazzese, nata aTerlizzi, 1º maggio 1986è una ginnasta italiana.Ha iniziato a fare ginna-stica a nove anni. Nel2001 è entrata nel girodella nazionale azzurra,esordendo nello stessoanno ai Campionati Eu-ropei.Insieme alle compagneElisa Blanchi, FabriziaD’Ottavio, Daniela Masseroni, Elisa Santoni è alle-nata da Emanuela Maccarani.
Ha vinto la medaglia d’argento nel concorso a squa-dre alle Olimpiadi di Atene nel 2004, oltre al bron-zo ai Mondiali di Budapest nel 2003 che le ha per-messo la qualificazione olimpica. Nel 2005 vince lamedaglia d’oro a squadre nella specialità 3 cerchi/4clavette ai Campionati Mondiali di ginnastica ritmi-ca di Baku (Azerbaijan), oltre a due medaglie d’ar-gento rispettivamente nel concorso generale e nellaspecialità 5 nastri. Nel 2006 partecipa ai CampionatiEuropei di Mosca vincendo due medaglie d’argento,nel concorso generale e nella specialità 3 cerchi/4clavette, e una di bronzo nella specialità 5 nastri.Nello stesso anno, nella finale di Coppa del Mondodi Mie (Giappone), vince il bronzo. Nel 2007 aiCampionati Mondiali di Patrasso (Grecia) conquistatre medaglie d’argento e la qualificazione olimpica.Nel 2008, ai Campionati Europei di Torino, ottieneil titolo di Campionessa Europea vincendo l’oro nel-la specialità 5 funi conquistando altre due medaglie,d’argento nel 3+2 e di bronzo nel concorso genera-le.
Fa parte dell’Aeronautica Militare con sede a Vignadi Valle (RM).
Nel 2008, dopo le Olimpiadi di Pechino,dove si èclassificata 4a, ha annunciato, insieme alla compagnadi squadra Fabrizia D’Ottavio, il suo ritiro dall’atti-vità della Nazionale.
Nel 2009 diventa Assistente Tecnica dell’allenatriceEmanuela Maccarani, entrando così a far parte dellostaff tecnico della Nazionale.
ONORIFICENZE: il 27 settembre 2004 a Romadi iniziativa del Presidente della Repubblica vieneinsignita Ufficiale Ordine al merito della RepubblicaItaliana
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... Cose buone sulla tua tavola!PANIFICIO
P.zza Garibaldi 66 Giovinazzo (BA) Tel. 080/394.79.77
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trice fiera come tante. Forse non annaspo più nellaquotidianità. Devo tutto alla ginnastica ritmica che hacambiato la mia vita!Delle atlete italiane, chi ha per te più sex-appeal?
Sono sotto gli occhi di tutti. Non mi piace fare nomi. Latelevisione e i magazine entrano nelle vostre case. E an-che le facce delle atlete che si prestano per la pubblicitàai grandi gruppi.Sei la principessa di facebook, la number one in pa-ese in fatto di amicizie. 4400 friends… tutti innamo-
rati di quel visino acqua e sapone?Non sono solo giovinazzesi ma appassionati della ginna-stica ritmica di tutto il Belpaese. Molti sono i friends chenon conosco ma ti aiutano a capire che ho dato un sensoalla mia vita.
Marinella ha portato Giovinazzo fin sull’Olimpo. Alcontrario Giovinazzo non ha investito su Marinella.
Potevi essere testimonial di tante campagne turisti-che promozionali. Invece?
Io ho aspettato invano. Solo l’Avis di Molfetta mi ha sceltoper una campagna promozionale benefica.Il successo è effimero, la gratitudine è un’altra cosa?La gratitudine c’è e si vede. Per strada, nei palasport, sufacebook. Ovunque. La gratitudine più vera provienedalla gente qualunque!
Un suggerimento a chi si cimenta da bambina con
cerchi e clavette?
Scuola, lavoro, esercizi e tanta passione. Sono gli ingre-dienti giusti per solcare la strada giusta nello sport e nellavita.Nascerà un’altra Marinella a Giovinazzo?Me lo auguro. La sto aspettando anch’io da tredici anni!Ogni favola è un gioco che si fa con il tempo ed èvera soltanto a metà. C’è un’altra metà della favola
di Marinella?L’altra metà non è una favola ma un sogno. Costruirsiuna famiglia è il sogno di tutte le ragazze!
SERGIO PISANI
21 FEBBRAIO 2012
SERGIO PISANI
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3-9 GENNAIO
ROGHI D’AUTO DI
INIZIO ANNO
Ormai sembra quasi una moda.Autovetture che bruciano senza nes-sun apparente motivo e tutte rigoro-samente usate. Certo è che aGiovinazzo non sono stati registratiepisodi di estorsione che possano ri-condurre a fenomeni organizzati delracket. È certa la natura dolosa degliepisodi. Il 3 gennaio in un cortile diVia Bari è stato appiccato il fuoco aben nove auto (due Skoda Fabia, unaFiat Panda, una Toyota Yaris, unaFord C-Max, una Ford Fiesta e unRenault Master) completamente in-cenerite dalle fiamme. Inutili gli in-terventi di tre squadre dei Vigili delFuoco di Molfetta e Bari per sedarel’incendio.Il 9 gennaio, invece, è toccata ad unaFiat Brava parcheggiata in ViaImbriani. Resta da definire il moven-te. Forse l’ego malato del solito piro-mane o forse troppe animose dispu-te condominiali o beghe personali.Intanto le forze dell’ordine hanno raf-forzato sorveglianza e controlli. Inparticolare, il servizio straordinario,da mezzanotte all’alba, vede coinvolti
oltre ai Carabinieri di Giovinazzo conla loro pattuglia, anche i Carabinieridella Compagnia di Molfetta e i Cara-binieri delle Compagnie di InterventoOperative di Bari.
9 E 13 GENNAIO
RAPINE DI INIZIO
ANNO
Il 13 gennaio è stato preso di mira ilsupermercato Anna di Via Fiume.Questa volta i ladri non hanno fattoirruzione durante le ore di apertura delsupermercato. Intorno alle 13,45, sisono appostati in prossimità della por-ta di servizio da dove sono usciti i pro-prietari per tornare a casa. In tre, tra-visati e muniti di pistola e coltello, lihanno costretti a rientrare e a conse-gnare tutto il danaro.Il triste episodio tra l’altro non ha avu-to un buon epilogo in quanto i malvi-venti erano alla ricerca disperata dellacassaforte, ragion per cui, alla manca-ta indicazione del titolare, lo hannocolpito due volte alla testa con il cal-cio della pistola, procurandogli unabrutta ferita. Il giovane è stato con-dotto al Policlinico di Bari e tenutosotto osservazione. I ladri, intanto,dopo aver asportato il danaro contan-
te, fuggivano a piedi. I Carabinieri diGiovinazzo stanno battendo la pista deiquartieri baresi.Il 9 gennaio un’altra rapina ha colpitola Tabaccheria di Via Toselli. I due mal-viventi, molto giovani, travisati e conl’accento barese, in possesso di una pi-stola presumibilmente vera, sono entra-ti improvvisamente mentre un compli-ce era fuori ad attendere. Hanno prele-vato danaro contante dal cassetto sen-za omettere di puntare la pistola verso iproprietari.Sono poi fuggiti a bordo dell’autovet-tura. Secondo i Carabinieri della localestazione i criminali appartengano a veree proprie bande specializzate nelle ra-pine a mano armata. A supporto alleindagini, i filmati della video sorveglian-za interna ed esterna della tabaccheria,utili per ricostruire nei dettagli l’acca-duto.
15 GENNAIO
FURTI IN
APPARTAMENTO
Anche se in calo, i topi di appartamen-to colpiscono ancora nella nostra citta-dina. Il 15 gennaio in Via Bovio, neipressi della Chiesa Sant’Agostino, treabitazioni sono state visitate dai malvi-
la cronaca nera
INTANTO I CARABINIERI CHIUDONO
UNA CASA DI APPUNTAMENTO
RAPINE E ROGHI D’AUTO: COSÌCOMINCIA IL 2012!
23 FEBBRAIO 2012
venti che psono riusciti ad asportare gioielli e danaro contante.Inutile dire che ormai, oltre al rafforzamento in città della sorveglianzada parte delle Forze dell’Ordine, si rende del tutto necessario adottaremisure che possano scoraggiare i ladri. L’utilizzo di porte blindate eimpianti antifurto e la presenza di casseforti molto spesso rendono piùcomplessa l’azione dei malviventi.
17 GENNAIO
RAPINA D’AUTO
Due ragazzi che tranquillamente si erano intrattenuti in auto a parlare,in via S. Piscitelli, sono stati rapinati in auto. I due malviventi, travisati,con pistola e coltello hanno intimato agli occupanti di consegnare lorochiavi ed auto. Questi impauriti sono subito scesi e così l’Alfa Romeo,un’autovettura usata di valore esiguo, è stata portata via. La denunciaha condotto però i Carabinieri della locale stazione ad individuare im-mediatamente i malviventi. Un giovinazzese è quindi stato denunciatoalla Procura di Bari ed è stata avanzata richiesta di custodia cautelare incarcere.16 GENNAIO
CASA CHIUSA
A GIOVINAZZO
Il 16 gennaio è stata sgomberata un’abitazione regolarmente locata adue brasiliani, un uomo e una donna che svolgevano però attività diprostituzione. Il proprietario aveva provveduto a denunciare gli occu-panti, in quanto lo scopo della locazione era illecito e i due, inoltre,avevano ben segnalato il loro centro su Internet con annessa mappa erecapito telefonico.
LA PIAZZA
Caro giovinazzese nel mondo,
La Piazza fa appello alla tua sensi-
bilità e alla tua fiducia nel sottoscri-
vere l’abbonamento. Corre l’obbli-
go di informarti che il tuo periodico
è l’unico canale di sostegno ad
una voce libera ed indipenden-
te. Se hai piacere di continuare a
ricevere la nostra rivista che infor-
ma su Giovinazzo tutti gli emigranti
all’estero, inviaci un vaglia postale
o assegno bancario intestato a:
LA PIAZZA DI GIOVINAZZO
2^ TRAV. Marconi, 42
70054 Giovinazzo (BA) ITALY
Ringraziando anticipatamente il tuo
gesto.
Il comitato di redazione
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25 FEBBRAIO 2012
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la pagina dell’emigranteDI AGOSTINO PICICCO
EMIGRAZIONE GIOVANILE GIOVINAZZESE
IMPOVERIMENTO O RISORSA?Pubblichiamo stralci della confe-renza, organizzata dalla Pro Locoil 7 gennaio presso la sala San Feli-ce col patrocino comunale e svoltadal nostro collaboratore AgostinoPicicco in qualità di responsabileculturale dell’Associazione Regio-nale Pugliesi di Milano
Il tema oggetto della nostra conversazioneè molto delicato. Negli ultimi tempi si par-la di emigrazione in relazione alla presenzadi extracomunitari. Per l’emigrazione dainostri paesi, invece, oggi si preferisconotermini più neutri quali «mobilità» o «fuorisede» quasi ad esorcizzare l’immagine diquelle valigie di cartone che ormai sono unosbiadito ricordo del passato, incompatibilecon l’era del computer, di internet e difacebook.E’ un dato di fatto: oggi ci si sposta age-volmente e non è assolutamenteproponibile la concezione di quel perso-naggio di Guareschi per il quale il ponticellovicino la sua abitazione costituiva le colon-ne d’Ercole, oltre il quale si estendeval’ignoto e, quindi, l’invalicabile.Proprio qualche giorno fa il Quotidiano diTaranto pubblicava un servizio secondo ilquale ogni anno dalla Puglia fuoriesconocirca 54.000 giovani per frequentare l’uni-versità in altre regioni, e tale numero è incostante aumento. Giovinazzo non fa ec-cezione: partire non è un’anomalia o un di-sagio ma una normalità. Si parte per i mo-tivi più vari: per studio, per lavoro, per scelta,per necessità, per moda, per sfuggire daun certo provincialismo del «piccolo mon-do antico», o per ricercare l’indipendenza eper definire la propria esistenza.Queste motivazioni si intrecciano con temipiù ampi quali quelli della disoccupazione,della formazione, dell’assenza di un terzia-rio avanzato. Allora possiamo chiederci: siverifica anche a Giovinazzo una fuga deitalenti? Esiste anche da noi quella che glistudiosi chiamano la «sindrome della teladi Penelope dei cervelli», che di giorno siformano e di notte fuggono a causa di scar-sità di progetti e di mancanza di strette re-lazioni tra formazione, ricerca e mondo dellavoro? Accade anche a noi di importarecalciatori e veline e di esportare cervelli ericercatori? E’ questo un impoverimento ouna risorsa?
E’ un impoverimento se rimangono sologli anziani, se le attività commerciali chiu-dono, se le attività culturali languono, se av-viene uno sradicamento dalle famiglie e dalproprio mondo. Ma può essere una risor-sa, a certe condizioni e alla luce delle consi-derazione sull’attuale contesto sociale, cheillustrerò alla luce della mia esperienza. (…)Terminato il mito del «posto fisso», le pa-role d’ordine oggi sono formazione e fles-sibilità.Nella formazione occorre rispettare le at-tese dei giovani con profili tecnico-profes-sionali di attività legate al territorio. In prati-ca occorre potenziare un sistema di orien-tamento professionale efficace, l’assistenzanel passaggio tra scuola e lavoro, lo svilup-po di stage, tirocinio, apprendistato, forma-zione tecnologica d’eccellenza, utilizzo delleborse di studio, soprattutto curare gli abitimentali per le esigenze di un lavoro flessibi-le. Infatti, ai giovani che hanno voglia diimpegnarsi si prospettano opportunità piùampie che in passato tenendo conto di unnuovo modello di sviluppo inedito che sista delineando e che esige competenze, saperidi alto profilo e tanta fantasia.Bisogna vivere appieno le agevolazioni delmondo globalizzato: i collegamenti e la co-municazione in tempo reale ed efficace. Ilcomputer è ormai una sorta di protesi sen-za la quale non ci si muove più. Bisognavivere appieno le opportunità che vengonoofferte: teatro, musica, sport, tempo libero,cultura. Mi pare di rilievo anche considera-re gli ambiti di volontariato, di tempo libe-ro e di impegno sociale (associazioni cultu-rali, parrocchie, pro loco, ecc.) - come l’As-sociazione Regionale Pugliesi a Milano - che
offrono grandi occasioni di crescita, dimaturazione di qualificazione di umanità edi senso per una risposta anche alla doman-da di felicità che è nel cuore dell’uomo.Occorre approfittare degli anni fuori sedeper crescere, fare esperienze, maturare slanciideali. Essere, insomma, forze vitali dellasocietà e non pesi morti. (…)Allontanarsi dal proprio paese, allora, è uti-le e importante per aumentare conoscenzeed esperienze. Non si tratta, quindi, di fugama di circolazione dei cervelli. E’ questo unfenomeno positivo e di arricchimento. Ilproblema si pone quando chi se ne è anda-to non intende più tornare in quanto le con-dizioni esterne sono più favorevoli (a que-sto proposito nei mesi scorsi è stata pro-mulgata una legge detta del «controesodo»al fine di offrire incentivi fiscali per chi in-tende rientrare in Italia).Con una precisazione rilevante, però: esse-re lontano non vuol dire depauperare lapropria terra o non occuparsene. Utilizzan-do impegno, partecipazione e nuove tec-nologie si può essere più utili e protagonistida lontano, e sentirsi tuttavia parte attiva nelprocesso di crescita economica, sociale cul-turale della propria città di origine. Ma an-che la città deve considerare i fuori sede unpatrimonio da coinvolgere e valorizzare percapacità e competenze. Deve, cioè, attrarrei saperi, grazie anche alla capacità degli am-ministratori di stabilire contatti e relazioni,insomma di costruire ponti culturali. (…)In tal senso il nostro Sud potrà essere labo-ratorio di coinvolgimento e divalorizzazione per tanti giovani che avran-no la possibilità non solo di cavarsela maanche di farcela.
PH.VINCENZO MOTTOLA
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Il pensiero di chi ci legge è un inputa far meglio. La Piazza offre ai let-tori uno spazio privilegiato dovecommentare i fatti del mese, espri-mere le proprie sensazioni suGiovinazzo e dintorni.
«L’immagine di un manifestante in Cina davanti
un carro armato o di un bambino fotografato con le
mani alzate nel ghetto di Varsavia comunica so-
prattutto il fatto». E’ il Decicco - pensiero, ma
sarebbe il pensiero soprattutto di chi lavora
con la comunicazione - video. Per loro vale
la regola secondo la quale «gli articoli si guar-
dano, le fotografie si leggono». «Non è defor-
mazione professionale - spiega Michele Decicco
- perché l’informazione viaggia con le immagini e le
parole. Ma le immagini arrivano prima alla perce-
zione del lettore». E non lesina apprezzamenti
per alcune nostre copertine che anticipano i
contenuti del giornale. «L’ultimo Natal…icchio
è un’immagine indovinata. Anticipa ad esempio l’ul-
timo messaggio del sindaco dopo 10 anni di
sindacatura. Ma io sono affezionato ad una vecchia
copertina dal titolo ‘13 novembre 1997: per non
dimenticare’. E’ l’immagine della forza devastatrice
della natura all’indomani dell’inondazioni di 14 anni
fa. La foto parla da sé. La forza dell’acqua, della
Natura che si ribella alle offese ricevute e ricorda a
tutti noi la nostra fallibilità».
Michele Decicco divora tutto ciò che è in-
formazione senza disturbarsi molto come
fanno alcuni lettori superiori in preda ad al-
lergie e conati di vomito, disturbati dalla pre-
senza in edicola di alcune copertine colora-
te. Anzi, apprezza l’idea degli edicolanti di
paese che mettono i periodici locali nella ve-
trina privilegiata dei giornali. «I giornali locali
vanno sostenuti perché entrano dentro la notizia, ti
danno la percezione di quello che succede in paese
attraverso gli approfondimenti che le colonne di un
quotidiano non possono sempre ospitare. Bisogna però
dar voce a chi voce non ha, anche all’uomo qualun-
que, all’uomo della strada. Lui è un termometro
perché vive istante per istante la vita di paese».
Il tempo corre sul filo dei ricordi, Michele
illustra a modo suo il flashback dei giornali
che hanno fotografa-
to la storia della città
per arrivare a La Piaz-
za, al nostro mensile.
«Apprezzavo U
Tamurrre edito dalla lo-
cale pro loco. Poi arrivò il
Nuovo Tocco del Bombaun di Franco Andriano
che rievocava il Bombaun anni 60 fondato da
Depergola e il Messaggio di stampo democristiano.
Ma c’erano anche le radio libere a fare informazio-
ne. Poi l’avvento della quadricromia e le prime donne-
copertina, il contrappunto dell’alfiere (non
ho capito ancora chi è!), l’intervista irrive-rente al politico di turno, la satira di BrunoLando, la pagina di storia nostra di Deceglia,
l’amarcord di Depalma, la pagina dell’emigrante
di Picicco: un vero ascensore per un giornale lo-
cale che si ferma a tutti i piani e che ti fa capire che
a volte il giornale di paese non è sempre robetta da
dilettantismo puro quando in edicola esiste da 17
anni, quando a tenerlo in vita non c’è il politico o la
parrocchia ma la passione di un ragazzo qualun-
que. Non nascondo che La Piazza mi aiuta anche
a scandire il tempo cittadino, ad anticipare già gli
scenari sul futuro della città. Mi aiuta a respirare
l’aria delle elezioni comunali. Anche un anno pri-
ma». E a proposito di amministrative a
Michele non interessa il variegato ventaglio
di uomini e donne candidate alla poltrona
di sindaco: «L’importante che sia un volto nuovo
libero da qualsiasi condizionamento». E non ri-
sparmia le sue saette anche per i tanti cir-
coli e movimenti politici che spuntano come
funghi qualche mese prima delle elezioni
per poi chiudere quando i giochi sono fat-
ti. «Ormai i partiti non svolgono più la funzione di
amalgamare le idee, le anime dei suoi componenti.
In città ci sono troppi dissidenti in cerca di autore e
fortuna».
Sfogliando l’edicola dell’ultimo anno de La
Piazza, Michele si abbandona a commenti
troppo campanilistici, tipici di chi è inna-
morato del suo paese. «L’ultimo Natalicchio
ha occupato 5 pagine di giornale. Ci può anche
stare per illustrare una mappatura parziale di 10
anni di lavoro. All’opposizione bastano invece due
l’ANGOLO DEL LETTORE
pagine, non più di due, per elencare quello che
Natalicchio non ha potuto realizzare».
ANCORA LA LENTE SULLA CIT-
TÀ: «La crisi economica aumenta i reati, ma il
tessuto sociale giovinazzese resta ancora sano. Nes-
sun evento delittuoso da anni ha segnato la vita
cittadina». IL PIROMANE? «Più ne parlia-
mo e più solletichiamo il suo ego malato. Bisogna
aumentare la video-sorveglianza nei punti nevralgi-
ci della città. Prendi Bari: in centro i reati sono
vistosamente diminuiti».
IL LUNGOMARE INGABBIATO?
«Bisogna far presto. Siamo un paese a vocazione
turistica. Ci invidiano tutti per il nostro mare e il
nostro centro storico».LE ECCELLENZE GIOVINAZZESI
NEL BELPAESE? «Il fisico SaverioAltieri per la ricerca, Antonella Bavaro per
il cinema e il teatro, i soprani Maria PiaPiscitellie e Grazia Barile per il
belcanto,Vincenzo Camporeale pianista vir-
tuoso, l’AFP per lo sport potrebbe anche contribu-
ire a far crescere il PIL cittadino. E perché no,
anche la pastorale, la lirica, le poesie e la lotta
antimafia di don Paolo Turturro». A pro-
posito del prete antimafia e della sua con-
ferma in appello a 6 anni di carcere, Miche-
le Decicco si sbilancia: «E’ un complotto ordito
dalla mafia. A Palermo la gente ha organizzato
fiaccolate, è dalla sua parte. Tutti conoscono l’As-
sociazione «Dipingi la Pace» che ha costruito spe-
ranze per i tanti ragazzi di periferia. Una sconfit-
ta per la mafia che si è subito vendicata».
Ma l’eccellenze sono anche le piccole im-
prese che fronteggiano la crisi e la mancan-
za di una vera e propria zona artigianale di
produzione. E’ forte il rammarico per le
aziende in fuga: «Una su tutte: Lavanderia
magica, una realtà che è fuggita da Giovinazzo ma
che mi auguro ben presto faccia ritorno a casa».
SERGIO PISANI
MICHELE DECICCO:
«Il sindaco? Un
volto nuovo»
MICHELE DECICCO:
«Il sindaco? Un
volto nuovo»
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Lungi da noi l’intenzione di condannare il potere, lo facciamosolo quando chi lo gestisce non ne fa buon uso ma ne “abusa”,e ciò accade quando i potenti solo perché godono di privilegi, sisentono in diritto di poter sopraffare i più deboli, appartenentiguarda caso alle classi meno abbienti. Anche in passato la forzadei “potenti” non era tanto nel denaro di cui disponevano, quan-to nello status o ruolo che ricoprivano, in nome del quale ritene-vano di poter far diventare lecite e normali anche quelle loroazioni e comportamenti che non lo erano affatto. In alcuni attirogati nel XVIII secolo dai notai Riccio e Cianciola possiamoriconoscere l’abuso che il governatore della città fece del suopotere in Giovinazzo, nei confronti del Mastro di posta.
IL SERVIZIO POSTALE NEI SECOLI
Alla fine del ‘400 il servizio di trasporto e recapito delle corri-spondenze venne predisposto secondo modalità precise e nonera più affidato all’improvvisazione. Il servizio era appaltato nor-malmente a privati,Nel Regno di Napoli, sul finire del XV secolo, si costituì la Com-pagnia dei cavallari, di nomina regia che erano ordinari, se destinatia un impiego fisso, e straordinari, se di loro ci si serviva solo incaso di necessità. Dopo il 1530 i cavallari cambiarono nome inmastri di posta che in genere erano anche titolari della stazionedi posta, ovvero del luogo in cui si fermavano le diligenze e icorrieri per il cambio dei cavalli e del postiglione. Quest’ultimoera il garzone che consegnava la corrispondenza a cavallo, e tal-volta persino a piedi. Segni distintivi del servizio erano lo stem-ma reale e il corno o la trombetta. Nel Regno di Napoli, dal‘700, il postiglione era chi guidava i cavalli delle vetture postali,normalmente non a cassetta ma sul primo cavallo a sinistra.Col passare del tempo in alcune località mastri di posta lascian-do ai postiglioni il compito del trasporto della corrispondenza,si trasformarono in locandieri, ciò perché le stazioni di postacomprendevano oltre all’alloggio del mastro di posta e delpostiglione, un locale di ristoro e in qualche caso anche di riposoper i viaggiatori, oltre che la stalla per carrozze e cavalli del mastrodi posta.
IL NOSTRO ANTICO POSTINO
Da alcuni atti rogati in Giovinazzo, è possibile dedurre che sicu-ramente dal 1717 al 1725 a Giovinazzo il mastro di posta eraFrancesco de Cordolis, (in alcuni atti de Cordova) che aveva la suastazione di posta oltre la piazza della città; non aveva diligenzacon cavalli né postiglioni al suo servizio, ma un calesse condottoda mule che comunque richiedeva un certo impegno economi-co; ed inoltre i privilegi che accampavano i “potenti” non
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storia DI DIEGO DE
giovavano alle sue entrate.Per un sopruso subito, e per cautelarsi da possibili denunceinfondate, il 5 maggio di del 1717 il de Cordolis ritenne op-portuno chiedere a Domenico Magno di Santo Severino, esat-tore della gabella della farina, e ad un tale Paolo Amoia fale-gname di comparire davanti al notaio Vito Carlo Riccio al qua-le i due resero la seguente deposizione relativamente ad un epi-sodio di cui furono testimoni oculari il 15 aprile: «come standoesso Domenico Magno per guardiano della gabella della farinanella porta di questa città dove anche stava esso Paolo Amoia afatigare nella sua apotega de fa’ legnami, e fu sotto li 15 delmese passato di aprile del corrente anno, venne [un messomandato dal] regio governatore di Giovenazzo a chiamare essiDomenico e Paolo in nome del detto governatore nel luogodove detto mastro di posta sta continuamente, fuori il largo diquesta città, dove arrivati e trovati il suddetto regio Governa-tore, ordinò, secondo dissero con giuramento, che avesseroarrestato il sudetto mastro di posta, acciò non fusse andato asuperiori a querelare esso sig. Governatore». Quindi il gover-natore voleva che i due fossero testimoni, inconsapevolmentemendaci, ed esecutori materiali dei suoi soprusi, ma di contro«detto mastro di posta Francesco de Cordolis si lamentavacon dire, che intanto lui l’havea negato il suo calesso, che tenevaper servitio della posta e che più volte esso sig. Governatore sen’havea servito e che poi non ce l’havea pagato» non consen-tendogli di rifarsi di quelle spese che come postino «lui ne por-ta, cossì il peso della compra, cossì del calesso, come delle mule,mantenimento d’essi, ed infinite altre spese, che senza utile nonpuò caminare ne servirlo». Domenico Magno però dovevaessere persona onesta e coscienziosa e non si voleva far mano-
IL POSTINO NEL ‘70
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31 FEBBRAIO 2012
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vrare a nessun prezzo come appare chiaramente dalla sua dichia-razione: «io predetto Domenico Magno repugnai e non vollidare essecutione al sudetto ordine di detto Governatore, a ri-guardo che il detto mastro di posta Francesco de Cordolis erapersona che stava al servitio Reale e che in coscienza ci parea chehavea ragione» e non volendo trattenere il detto mastro di posta,insieme a Paolo Amoia fece ritorno in città (ASBa, pz.a diGiovinazzo, Sk. 17, vol. 295/I, ff. 60-61).
IL POTERE DEI POTENTIMa, come dice un aforisma, quanto più grande è il potere, tantopiù pericoloso è l’abuso; e infatti chissà con quali argomentazioniil governatore riuscì a convincere i due testimoni perché inte-grassero la deposizione con alcune precisazioni della cui veridici-tà si potrebbe anche dubitare. Il giorno dopo, 6 maggio, infatti idue si costituirono di nuovo davanti al notaio Riccio dove furo-no interrogati addirittura dal Governatore della città Domenicode Cesare. Riportiamo integralmente la deposizione, anche semolto simile all’atto precedente, al fine di cogliere le rettifiche eprecisazioni, piccoli incisi che però modificheranno tutto il qua-dro della situazione.«Sponte et cum iuramento asseruerunt et attestaverunt in italicosermone: Come esso Domenico stando per guardiano della fa-rina nella porta di questa città, sotto li 15 d’aprile passato fuchiamato dal serviente di questa corte per ordine di questo regiogovernatore, che fussimo andati assieme con mastro Paolo Amoiaa trovare esso sig. governatore, che stava fuor il largo di questacittà e proprie dove Francesco di Cordola mastro di Posta tene-va li animali e calesso per servitio di detta posta, ed ivi gionti
detto sig. governatore disse ad esso Domenico che havesse trat-tenuto detto mastro di posta, come disubediente». Fin qui nullapare invariato «mentre havendo esso sig. governatore detto cheteneva ordine dall’ill.mo sig. Presidente, o sia marchese GarofaloPreside, ordine che li dovesse portare esso sig. governatore indetta città di Trani per servitio di sua maestà catholica, et havendorichiesto detto Francesco di Cordola maestro di posta per ilcalesso della posta, con offerirli le solite fatighe, e che detto Fran-cesco ce l’havea denegato con dirli non ti conosco». Appareevidente come in questa deposizione il motivo del diniego delmastro di posta non sia più l’insolvenza del governatore al paga-mento di quanto dovuto, per far fronte alle spese che comportail servizio postale comprensive del mantenimento degli animalida trasporto, tanto che è lo stesso governatore che accusa i testi-moni di aver reso versione diversa dell’accaduto nell’atto pub-blico del giorno precedente. La deposizione continua «DomenicoMagno rispose, che non era stato di ciò dimandato, overo chelui fece detto atto publico per timore e pagura del detto France-sco de Cordola, e così detto Domenico con giuramneto disse etattestò in presenza nostra e del detto regio governatore e del rev.canonico don Francesco Incantalupo, Paolo de Musso ed altri».Il falegname Paolo Amoia doveva aver ricevuto identiche pres-sioni infatti anch’egli integrò con nuovi piccoli, ma significativi,particolari la deposizione precedente. «Il detto Paolo Amoia disseche nell’atto pupplico fatto li giorni passati ... si era scordato didire che quando il sig. regio governatore don Domenico deCesare richiese il calesso al detto mastro di posta, disse che havevahavuto il sudetto ordine dal detto ill.mo sig. Preside che si do-vesse portare in Trani per conferirli alcuni servitii di sua maestà,(che Dio guardi), e detto mastro di posta ciò non ostante lodenegò di darcelo e tutto ciò lui non l’haveva detto nel dettoatto publico, perchè non era stato dimandato».Non contento, il governatore, ritenendo forse poco incisive peruna sua discolpa le nuove deposizioni del falegname e del guar-diano della gabella della farina, che aveva anche funzione di guar-diano della porta della città, sempre il 6 maggio del 1722 con-dusse davanti al notaio Riccio un ulteriore testimone tale «sig.Ranieri Barone della città di Bari al presente residente inGiovinazzo» che, «spontaneamente con giuramento» (scrive ilnotaio…!!!) disse: «attestavit et dixit in vulgari eloquio: come versoil 15 del passato mese di aprile, ritrovandosi lui fuori il largodella porta di questa città assieme con lui vi stava ancora France-sco Arianna di Somma suo creato e con esso in sua compagniavi stava il sig. don Domenico de Cesare attuale governatore diquesta città, con lui andarono insieme sulla casa di Francesco di
00
LA CARROZZA POSTALE NEGLI ANNI 30OO
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Cordola mastro di posta, in detto largo e havendo il detto sig.governatore richiesto al detto Francesco il suo galesso, mentre sidoveva portare in Trani per ordine dell’ill.mo sig. marcheseGarofalo preside, il quale doveva communicare alcuni servitii diSua maestà (che Dio guardi), il detto mastro di posta Francescodi Cordola impertinentemente rispose: “Io non ti conosco” ed ilsig. Governatore li replicò che lui non poteva a niuno denegare ladetta posta, tanto maggiormente che si trattava (di) servitio del renostro signore». Quando il mastro di posta replicò di non cono-scerlo, «detto sig. governatore minacciò di volerlo carcerare, emandarlo così carcerato in Trani al suo superiore, ed havendosiper tal’effetto fattisi chiamare Domenico Magno guardiano dellaporta per farlo arrestare, (si verificò) che detto Domenico nonvolle farlo e detto Francesco si pose a cavallo e se ne andò, e tuttociò passò nel sua presenza». Così Domenico Magno, non obbe-dendo d’istinto all’ordine del governatore, forse anche perché nonera sua competenza l’arresto, mostrò di condividere la posizioneassunta dal mastro di posta (ASBa, pz.a di Giovinazzo, Sk. 17,vol. 295/I, ff. 73-74).
GLI STRUMENTI DEL MESTIERE: ANIMALILe bestie da adibire al servizio postale erano proprie del mastrodi posta, che doveva perciò assicurarsi che fossero sempre nelpieno delle loro forze. Ciò emerge chiaramente da un atto rogatoil 21 ottobre del 1722 per mano del notaio Giovanni BattistaCianciola di fronte al quale si presentarono i giovinazzesiDomenico Maldaro, mastro ferraro, e Giovanni di Palo che di-chiararono «come nel prossimo passato mese di settembre delcorrente anno 1722 venne in questa città (di Giovinazzo) Antoniodi Tullo della città di Bari, con un cavallo di pelo murello, qualel’andava vendendo publicamente, per la di cui vendita n’ebbe trat-tato con Domenico Perinelli, procacciolo di questa città, serven-doli detto cavallo per il mestiere delle poste e balici delle lettere».Anche questo tale Domenico Perinelli dunque era portalettere, opostino, o mastro di posta, o procacciolo che dir si voglia, a
Bari, ma l’atto venne rogato a Giovinazzo perché sul nostroterritorio si stava realizzando la trattativa. I due testi così conti-nuano la loro deposizione «al predetto mastro Domenico nonli pareva atto detto cavallo per detto mestiere, mentre dettocavallo li pareva a suo giuditio ch’era assai vecchio, per la qualcausa domandò al detto Antonio, che tempo haveva detto ca-vallo, ed il medesimo Antonio rispose, anco in presenza di det-to Giovanni di Palo, ed esso attestante, che detto cavallo nonhaveva più che sette in ott’anni, e per tanto ce lo promise» (ASBa,p.za di Giovinazzo, sk. 18, vol. 320, f. 232). Se alla fine il posti-no avesse acquistato o meno il cavallo non è dato saperlo.
… E CALESSEImportante era per il postino anche la manutenzione del calesse… anzi qui viene da dire che era necessario il calesse. Nel 1725al nostro mastro di posta Francesco de Cordova il calesse fusottratto a fronte di alcuni diritti che egli non aveva pagato.Tant’è che tale Giuseppe Maldaro fu costretto a comparire di-nanzi al notaio Giambattista Cianciola il 30 agosto 1725 per leprecisazioni del caso (ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 18, vol.325, f. 205). «In publico testimonio costituito mastro GiuseppeMaldaro della medesima città di Giovenazzo, il quale ha fattodichiarazione qualmente li giorni passati da Francesco deCordova mastro delle poste di questa predetta città li furonoconsignati e dati alcuni pegni d’oro, et argento di valore di docatitrenta in circa, quali si tengono da esso attestante depositati perdoverli esbire ad’ogni ordine del spettabile regente sig. d.Tomaso Mazzacane delegato de cambii per le lettere esecutorialispedite ad istanza del magnifico Carmine Ciardi». Con l’oro eargento impegnato il nostro mastro di posta doveva riscattareil calesse e altro che su mandato del governatore gli era statosottratto «... contro di esso de Cordova, ... giorni sono questoregio sig. Governatore Michel’Angelo Novi ... prese un calessousato, che tiene detto Francesco mastro delle poste di questacittà per servitio publico di detto officio, una schioppetta e
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33 FEBBRAIO 2012
tomola cinque di grano che appena ascendono al valore didocati sedici». Il valore di quanto sottrattogli era quasi la metàdel valore dei preziosi, per cui il Cordova, forte anche di unprovvedimento che gli esibì il delegato delle poste, si permisedi richiedere al governatore la restituzione «di calesso et altro,che serve per servitio publico, così ordinatoli ancora dal sig.Auditore quale subdelegato di detto officio delle poste, ch’esi-bendoci l’esequtione del valore di docati trenta in circa e perquello stava ordinato in detta lettera excutoriale che si fusserorestituiti». Ma, che “quanto più grande è il potere, tanto più pericoloso èl’abuso”, se ne ha conferma dal fatto che «il detto sig. regioGovernatore disse che volentieri voleva restituire detto calessoe schioppetta, ma non altrimente le tomola 5 di grano qualesolo voleva ritenere per se stesso et per suo regalo». Per fortu-na però Giuseppe Maldaro che deteneva in deposito i preziosidel mastro di posta si oppose a tale sopruso e dichiarò chesolo a restituzione di tutto al de Cordova, egli avrebbe conse-gnato i preziosi «esso declarante dichiara che quante volte lesaranno restituiti la predetta executione per intiero di: calesso,schioppetta e tomola cinque di grano, e si obliga tenere in suopotere l’esecutione consistente in oro et argento lavorati per lasumma di docati 30 in circa».
DIRITTI POSTALI
A carico del destinatario vi erano alcune tasse anche se gover-nanti, nobili e clero godevano di privilegi.E per un malinteso circa la tassazione delle corrispondenza,proprio presso l’ufficio del nostro mastro di posta si ebbe un“fermo di posta” nella nottata del 3 settembre 1725 «tribusluminibus accensis, pulsata hora septima noctis», come si desume daun altro atto rogato quello dal notaio Cianciola su richiesta del«sig. Giro Iacino officiale letterario della città di Bari ... fuori ilborgo di detta città e proprie nella casa di Francesco de Cordovamastro di posta di detta città, dove giunti (il giudice a contratti,notaio e testimoni) habbiamo ritrovato detto sig. Giro Iacino,
assieme con il sig. Nicola Visconti, letterario e procacciolo dellacittà di Bitonto, quale sig. Giro have asserito tener ordine del sig.suo principale di non consegnare le lettere poco prima capitateda Napoli, se prima non tassa le lettere di strada». Le lettere distrada erano quelle che venivano consegnate al postino durante ilsuo percorso da una stazione di posta ad un’altra. Il postinobitontino replicava che le lettere di strada non erano mai statetassate, e che egli non poteva prelevarle ma ricevere solo quelleprovenienti da Napoli. «Alla quale risposta detto sig. Giro rispo-se che non può consegnare quelle di Napoli se prima non siriceve quelle di strada tassate da detto sig. Giro, conforme l’ordi-ne che tiene da detto sig. suo principale». Anche rispetto a questo“principale” è possibile ipotizzare si trattasse di un direttore delleposte che disciplinava il servizio di consegna e tassazione. «Le let-tere di Napoli consistentino in sette mazzi, sigillate con cera diSpagna dal detto sig. Giro ... con l’impresa d’un carrinello e quel-le di strada al numero di sessantacinque contate tra franche esoggette». Il sig. Visconti, più che sicuro che mai fossero statetassate le lettere di strada, non le volle ricevere, e ciò nonostante ilsig. Giro, in presenza del notaio «richiedè al detto Visconti il do-vuto delle lettere tassate di sabato primo del corrente (mese),importanti la summa di carlini 18 e ½, come pure altri carlini 12per le lettere di strada, venute questa notte per la posta». Il sig.Visconti rispose che i diritti delle lettere di quel sabato passato,uniche tassazioni ch’egli riteneva legittime, li avrebbe consegnati ilgiorno seguente «al sig. tenente in Bari, e per quelle tassate venutedalla parte di Napoli, cioè da Barletta a questa parte, ci penserà apagarle chi verrà a pigliarle, mentre esso de Visconti non intendericeverle e le lascia in potere di detto Francesco de Cordovamastro di posta, protestandosi ad in vicem di tutti li danni, speseet interesse non solo in questo ma in ogni altro miglior modo»(ASBa, p.za di Giovinazzo, sk. 18, vol. 325, f. 212r-213r).
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35 FEBBRAIO 2012
DI VINCENZO
DEPALMA
Il mese scoso vi avevo illustratole disastrose condizioni di viag-gio dell’immediato periodobellico e postbellico riservando-mi di parlarVi delle mutate con-dizioni di viaggio da me affron-tate dal 1954 in poi senza adden-trarmi in quelle attuali che conl’elettrificazione delle linee fer-roviarie sono progressivamente ecompletamente mutate.Nel 1954 i carri di bestiame era-no spariti dalla circolazione. Levetture riservate a noi pendolarinon erano lussuose ma almenopiù decenti. I treni erano sempre pochi ela quasi inesistenza delle auto private, inquel periodo, costringeva la gente a viag-giare con i treni. Le vetture arrivavanosempre stracolme di viaggiatori, ma noi,con infinite spinte, riuscivamo sempre atrovare un sia pure limitato spazio perarrivare a destinazione. Le vetture eranoaffollatissime e le banchine della stazio-ne sempre con tantissima gente che so-spirava l’arrivo di un treno.Vetture senza riscaldamento. D’invernoil calore umano faceva appannare tutti ivetri sui quali noi ci divertivamo a scri-vere. Le locomotive erano ancora quellea vapore che arrivavano in stazione tragrandi sbuffi di vapore, acuti fischi,stridio di freni e pennacchio di fumo neroche usciva dalla ciminiera.I ritardi erano immancabili, vi erano duesoli binari con problemi di precedenzaper i treni diretti tanto che questi, perragioni tecniche, alcune volte diventava-no locali per consentire ai viaggiatori diraggiungere Bari sia pure con ritardo.Questi disagi non ci innervosivano piùdi tanto. Da Giovinazzo partivano grup-pi variegati di impiegati e lavoratori chefamiliarizzavano fra loro nei viaggi di an-data e ritorno, data la diversità degli ora-ri dei vari uffici anche perché vi era chipoi rientrava per effettuare ore di lavorostraordinario. Di solito si facevano quat-tro viaggi al giorno. Una gran fatica, mache spasso! I gruppi che si formavano esi fondevano erano dei più diversi. Ilgruppo dei più numerosi era quello dei
postelegrafonici. Tonine Cortese, UgoSalvi, Fonzine Lepre… il timidoAlbrizie e tantissimi altri di cui mi sfug-ge il nome. Vi era poi il gruppo degliimpiegati della Provincia e dei LavoriPubblici: Angioline Barricchidde,Michele Pallambronde, CiccilleAmoie, Giacchinidde, il gruppo degliimpiegati del Comune, AndonieLasorse e Agostino De Palo ed ilgruppo degli universitari: LucianeMitue, Andonie Panzine, NicolettaRiganti e anche un gruppo di profes-sionisti tra i quali spiccava la figura del-l’Avvocato Gino Tedeschi, quello del-l’Ufficio del Lavoro, dell’Intendenza diFinanza e dei bancari: EnricoGuastadisegni ed il simpaticissimoMatteo Maldarelli.Tutti questi personaggi, sia pure con in-teressi diversi, si fondevano in gruppisimpatici, armonici e divertenti. Siaspettava il treno scambiandosi le ulti-missime di cronaca e del gossipgiovinazzese, poi, lungo il viaggio, siparlava di notizie politiche o di quelleintraviste sul giornale che qualcuno sta-va leggendo (a noi mancavano semprei soldi per comprarli) e si finiva insfottò, provocazioni salaci con risposteche rendevano molto allegro e diverten-te il nostro viaggio. Io ero un personag-gio ammirato dell’Avvocato Tedeschiche, per le mie brucianti battute, miaveva soprannominato e mi chiamava:Scettico Blu, paragonandomi ad un caropersonaggio televisivo dell’epoca.
Questi simpatici gruppi si fondevanoanche con quelli molfettesi, biscegliesi,tranesi, barlettani date le conoscenzeed i rapporti di uffici e di viaggi.Credetemi, rimpiango ancora l’allegriae la tutt’altro monotonia di quei viag-gi.Potrei narrare un’infinità di racconti perdare un’idea più consona alla varietàdei nostri viaggi, ma temo di scenderetroppo in particolari che offuschereb-bero il vero scopo dell’articoletto cheè quello di far conoscere le condizioniin cui noi viaggiavamo.Viaggiando abbiamo fatto tante espe-rienze, vissuto mille avventure e vistorealtà diverse ed accumulato un’im-mensità di ritardi. Noi impiegati noneravamo troppo preoccupati. Quandoci presentavamo alla firma di presenzaera sufficiente un: “ha fatte ritarde u trene”e per noi valeva come certificato di giu-stificazione e garanzia. Non vi era unsolo superiore che metteva in dubbiola nostra affermazione e si prendessela briga di telefonare alle Ferrovie del-lo Stato. Ora i gruppi di persone cheviaggiano in treno diventano semprepiù sparuti. Autobus, auto e moto han-no ridotto il gruppo degli assidui a po-che unità.Il calore, la compagnia, l’allegria dei no-stri viaggi è scomparsa con l’avanzaredella tecnologia, della velocità e delprogresso.
VINCENZO
DEPALMA
SCENE DI VITA D’ALTRI TEMPI
U TRENEU TRENE2a PARTE2a PARTE
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37 FEBBRAIO 2012
candidamenteDI BRUNO LANDO
LA CRISI?
COLPA DI
ONOFRIO!
GIOVINAZZO S’È DEST(R)A?
Storie di politica,presepi e personaggi
Il documento è un’informativa segreta di quelle che scottano veramente e carpita diret-tamente dal WikiLeaks di Assange, l’uomo che è riuscito a mettere in mutande persinoi più potenti del mondo. Toccherà a Lei però, Direttore, decidere se pubblicarla omeno, il rischio è tutto suo. Ordunque venendo ai fatti, il primo incontro si sarebbetenuto a casa di Tommaso Depalma ed esattamente il 28 giugno 2010. Presenti ilpadrone di casa, Ruggero Iannone, Sara Achille, Michele Losito e Francesco
Mastro. Scopo dell’incontro: trovare un modo per spezzare i 15 anni di ininterrotto,assoluto governo della sinistra a Giovinazzo. Tra le ipotesi vagliate ebbe la meglioquella di creare un movimento culturale e sociale, da presentare come apartitico percatturare voti anche a sinistra e al centro, e che si infiltrasse in tutte le pieghe della societàcivile. Si aprì subito la caccia al nome: «Giovinazzo che lavora» avanzato da Sara Achillefu però subito scartato forse solo perchè proposto giusto da lei. Anche «Giovinazzoanticomunista», immediatamente lanciato con enfasi da Iannone, fu archiviato all’istan-te in quanto evidentemente troppo antitetico al progetto. Il lampo di genio venne alpadrone di casa, forse suggestionato dalla omonimia ed ammirazione per quel filoso-fo che per lui da Campanella poteva pure trasformarsi in un BomBaun locale che risve-gliasse le coscienze sopite dei giovinazzesi. «Ho trovato: il nostro nuovo movimento sichiamerà Giovinazzo la Città del Sole!» - tuonò ispirato. Alle perplessità di Mastro e Lositoe alle resistenze degli altri due, Tommaso Depalma oppose però argomenti di marketing
inoppugnabili, soprattutto quando ha ricordato che in pubblicità nulla funziona megliodel messaggio subliminale: «Scusate, la parola Sole, oltre che ad indicare la fonte di vita e calore
della Terra, non è forse anche il nome usato da una nota marca di detersivi e candeggianti per i suoi
prodotti? Cosa di meglio dunque che richiamarla per sottolineare il candore e la pulizia morale di un
movimento che nasce per dire no alla corruzione e allo schifo della politica?». Dopo qualche attimodi silenzio stupito, un’esplosione di entusiasmo e il botto di una bottiglia di spumante:era nato il movimento che poteva salvare Giovinazzo! L’ex missino Losito ma oracandidato per il PD (avete letto bene!), Depalma per la Città del Sole, Mastro delTerzo Polo, Iannone del PDL e Sara Achille ora FLI esultarono in coro quandoTommaso, sentenziò solenne «Mo’amma vedaj ce u sindc ca vèn ava jess de snistr». E se lo diceproprio lui che riuscì a moltiplicare i pani e i pesci 3 anni fa con la festa della Madonna,figuriamoci se il prossimo sindaco non sarà di destra!Caro Direttore, per ora è tutto, La richiamerò non appena avrò nuove notizie daAssange, ma se non Le chiedo troppo vorrei pure segnalarLe la storia di Giovanni,uno dei più grandi presepisti che abbiamo qui a Giovinazzo, perché davvero emblematicadel clima che regna in città in questi giorni.
«Addò s’hann apprsenté l’altr», Giuann stavolta era sicuro, anzi sicurissimo che il primopremio per il presepe più bello ed originale di Giovinazzo, non c’erano dubbi, era giàil suo! Dunque… la grotta nell’ingresso del Municipio perfettamente riprodotto e contanto di stella rossa a forma di cometa sopra, e poi due vecchie statuette della Madon-na e San Giuseppe in contemplazione di un bambinello però fasciato di tricolore e conil viso di Antonello; a vegliarlo un bue (ma con la faccia del toro) ed un asino (simbolodi pazienza e devozione attacc u ciucc a do’ vol u patreun) anch’esso con volto quasi umanotanto da somigliare in modo impressionante al nostro alacre ed onnipresente Pasquale
cittadino. In alto a destra su questa scenetta da“sacra famiglia” un Angelo, praticamente dinome e di fatto, con gli occhiali e un sorrisoaperto che reggeva una pergamena con su scrit-to: «Ultimo Natalicchio, cercasi nuovo Salvato-re per il Natale 2012». Era così felice e fiero ilnostro Giovanni per questa sua realizzazione chetrovava così spiritosa e attuale a così pochi mesidall’appuntamento con le urne! E magari addi-rittura utile perché, rappresentando in modoscherzoso poi anche tutto il resto del panoramapolitico cittadino, avrebbe realizzato un quadro
d’insieme di una Betlemme - Giovinazzo che sa-rebbe stato persino di aiuto ai suoi concittadiniper riflettere meglio su come votare in una con-sultazione elettorale così importante. Bastavasolo mettere i vari personaggi ben disposti sulpresepe, ognuno al posto giusto con la propriafaccia, e il gioco era fatto. Che figata questa idea!Lasciando per ultimi solo i candidati alla pol-trona di sindaco, ecco che ha cominciato a rea-lizzare i primi personaggi con i vari mestierimettendoci anche le facce di persone note, i fa-legnami, i fornai, i mercanti… ma pure i porta-tori d’acqua e poi tanti, tanti pastori con al se-guito tutte le loro brave pecorelle. Tutto perfet-to allora. «Questo personaggio lo mettiamo a destra,
questo a sinistra quest’altro più al centro…», e viadiscorrendo. Ma siccome Giovanni è un perfe-zionista e gli piace fare le cose per bene ha rite-nuto opportuno informarsi un po’ meglio sullasituazione della politica locale, giusto per con-trollare se poi ogni personaggio avesse la suacollocazione esatta. E qui sono cominciati tutti isuoi guai. Scopre così che, senza nemmeno par-lare dei vari schieramenti e liste di sostegno tuttiancora da definire, persino il numero e il nomedei candidati a sindaco era diventato un rebusinestricabile. Altro che Betlemme-Giovinazzo,si trattava di cercare di mettere ordine ad unaBabele! Ed è così che a furia di mettere e toglie-re personaggi e di cambiare continuamente diposto greggi, pastori e pecorelle smarrite a se-conda degli aggiornamenti dell’ultim’ora, Gio-vanni ha alla fine deciso di recarsi di corsa esenza perdere altro tempo all’Anthropos. Manon per portare lì in mostra con gli altri il suopresepe, ma per farsi ricoverare. Abbiamo cosìperso un presepe sicuramente interessante, maquanto meno siamo certi che sarà recuperata lasalute mentale di un concittadino. Non certa-mente l’unico, ci riferiscono, a soffrire in questoperiodo di stati confusionali e dissociazione dellapersonalità. «E per i casi, diciamo così…quelli che
magari possono sembrare un po’ più compromessi?».
Abbiamo azzardato la domanda. Secca,inequivocabile la risposta: «Per carità non scher-
ziamoci neppure su queste cose: se vuol riferirsi a ciò che
ho capito, una cosa è la dissociazione mentale e una cosa
ben diversa è l’opportunismo di chi fa politica. La ma-
lattia è una cosa seria!». BRUNO LANDO
38
glamour
Ancora una volta Giovinazzo in passerel-
la e stavolta in una location sicuramente tra
le più belle di Puglia, anche se non molto
nota ai più: Villa Lamparelli a Sovereto.
Una villa a pochi chilometri da noi, in un
borgo dove ebbero sede i Templari nel
XI sec ma in un sito che era già un
‘omphalos’ (un centro sacro) nel periodo
protostorico, tanto che è stato recentemen-
te definito addirittura come «uno dei luo-
ghi più misteriosi d’Italia». Suggestione o
meno, una percezione a pelle che ti pren-
de sin da subito guardando le antiche strut-
ture che si affacciano sul giardino per poi
non abbandonarti più. Ed è nel bellissi-
mo salone centrale che l’8 gennaio scorso
si è tenuta la «Sfilata di alta moda e pret-à-
porter» che ha visto come protagonista
principale la stilista giovinazzese Michela
Lanzillotta che, grazie ai tessuti prestati
dalla ditta Caprioli di Bisceglie e alla colla-
borazione di una ricamatrice - stilista del
calibro di Debora Conte, ha dato vita ad
una kermesse applauditissima per il livel-
lo assoluto delle proposte. E questo no-
nostante il fatto che quasi tutti gli abiti sia-
no stati confezionati al momento e ‘ap-
prontati’ con spilli e qualche impuntura di
sostegno! Davvero un piccolo miracolo
di capacità che però la dice lunga sulla espe-
rienza e professionalità di questa stilista che,
pur vantando esperienze importanti come
i due anni nell’atelier romano di Gattinoni,
è ancora alla ricerca di un qualsiasi sbocco
lavorativo. Modelle - amiche anch’esse di
Giovinazzo, dal bambino alla signora han-
no sfilato mises davvero per tutte le taglie
ed età che hanno ancora un volta dimo-
strato che non c’è griffe che possa reggere il
confronto, in termini di eleganza, con un
abito sartoriale realizzato su misura per la
committente e, per di più nel taglio, nei tes-
suti e nei colori che meglio facciano risalta-
re quella sua propria bellezza che, come di-
ceva Casanova, «ogni donna ha…basta sa-
perla scoprire». Senza tener poi conto del
fatto che un abito personalizzato non solo
può anche costare meno di uno griffato,
quanto e soprattutto elimina alla radice quel-
l’effetto «Gemelle Kessler» che ogni donna
teme più di ogni altra cosa nelle occasioni
più importanti. Abiti da sposa e da ceri-
monia anche colorati, particolare successo
ed interesse ha riscosso la novità assoluta
dell’abito lungo che in un attimo si trasfor-
ma in abitino, sempre elegante, ma più di-
sinvolto per affrontare in maggiore libertà
quel “secondo tempo” che immancabil-
mente segue il classico taglio della torta o
quant’altro. Una cosa non certo da poco,
questa, considerando le modalità dei nostri
rinfreschi e persino l’affermarsi di nuove
mode come il molto cool matrimonio - ve-
glione. Eleganza in passerella sì, ma non
solo moda, visto che la serata disinvolta-
mente presentata dalla nostra collaboratri-
ce Alessandra Tomarchio è stata un vero
show grazie alla regia del team della «Dolce
Vita Spettacoli» lì con la sua strepitosa
«shaker band», al duo di ballerini di salsa
caraibica Andrea & Emilia e al bravissimo
baritono Mino Gatta. Un grazie particolare
alla gentilissima famiglia di Sovereto che aven-
do trovato una nostra borsa fotografica ca-
duta per strada nei pressi della villa ce l’ha
custodita per potercela poi riconsegnare, per-
mettendo così la realizzazione di questo ser-
vizio. Ah, che bell’aria si respira in questo pic-
colo borgo antico fermo nel tempo e che è
riuscito a conservare ancora così intatti valo-
ri ed atmosfere!
ANCORA GIOVINAZZO IN
PASSERELLA
ANCORA GIOVINAZZO IN
PASSERELLA
FOTO
E
SERVI-
ZIO:
ENRICO
TEDE-
SCHI
39 FEBBRAIO 2012
40
41 FEBBRAIO 2012
Spadavecchia Arturo nasce aGiovinazzo il 30 gennaio 1924. Dilui si dice: «è l’unico fabbro cheGiovinazzo conosce». Sempre dispo-nibile, capace di trovare la soluzioneper qualsiasi esigenza, dal tegame dasaldare alla ringhiera del fabbricato.La sua è una famiglia di fabbri, non-no Michele docet. È lui infatti checrea le basi della prima bottega in ViaAgostino Gioia. Si riscaldava il ferroe si creavano oggetti, cioè letti, vasiper piante, oggettistica. E quellafiamma è tanto piaciuta ad Arturo chel’ha eletta sua compagna nella vita,fino al suo ultimo giorno di lavoro.La sua opera si è svolta sempre inquella bottega, con sei fratelli maschie poi…ognuno ha preso la sua stra-da. Arturo decise di involarsi per il Venezuelae tentare lì la fortuna come fabbro. Grandepassione che lo ha portato ad aprire subitouna bottega con annessa officina e a vivereall’estero per quattro anni. Sempre però conGiovinazzo nel cuore. Da raggiungere fre-quentemente e rigorosamente in aereo perriabbracciare la moglie, la signora Maria e isuoi tre figli. E proprio questa costante no-stalgia negli anni ’60 lo riportò a Giovinazzo,la sua terra che non abbandonerà più. Inde-fesso e instancabile lavoratore, non avevaorari per il suo lavoro ma anche tanto tempoprezioso ha dedicato alla sua famiglia e al sanodivertimento.Il signor Arturo ha potuto osservare l’evolu-zione dell’attività di fabbro, perché l’aziendasi è poi evoluta attraverso suo figlio Claudioche ha ben saputo addentrarsi nelle nuovefrontiere dell’anticorodal e dell’acciaio, pro-ponendosi positivamente sia nel settore edi-le che privato, comunque in tutta Italia. Unbel salto dal fuoco di re Arturo! Che comun-que ha saldato il suo ultimo tegame fino al-
l’età di 88 anni. Tantissima gente lo pian-ge in Puglia e anche fuori regione. Perchégli amici leali, capaci e sinceri non si di-menticano mai. Il sindaco Scivetti lo ave-va insignito del titolo meritatissimo di Ca-valiere del Lavoro.Capace di portare le ringhiere aRoma, così come di saldare tut-to ciò che gli passava sotto ilnaso dalla mattina alla sera. Unpunto di riferimento solido pertutti i giovinazzesi si è spento.A vegliarlo per sempre ci pen-seranno quelle croci da lui rea-lizzate che svettano sulla Chie-sa di S. Domenico, sia sulla cu-pola che sulla facciata. E tutticoloro che lo ricorderanno perla sua costanza, caparbietà e di-sponibilità nella sua amata bot-tega.
DomenicoCamporeale,
u VulzN.27.10.1930
M.11.12.2011
«NESSUNO MUORE SULLA
TERRA FINCHÈ VIVE NEL CUO-
RE DI CHI RESTA».
TUO FIGLIO MICHELE
TRIGESIMO
il ricordo
Arturo, l’unico fabbro
che Giovinazzo conosce...NON C’È PIÙ IL CAVALIERE DEL LAVORO
SPADAVECCHIA. ERA IL PIONIERE
DELL’ANTICORODAL
GABRIELLA
MARCANDREA
42
NEW YORK. Negli anni caldi dell’emigrazione le incognite erano
davvero tante e ognuno di noi si poneva tanti interrogativi. Tra tutte le
preoccupazioni vigeva costante quella di voler incontrare qualcuno
che potesse offrire un aiuto nei momenti più difficili. Si era cioè alla
ricerca dell’angelo custode.
Per quanto mi riguarda, mi trovai in particolare difficoltà nel 1963,
allorquando, dopo il mio malaugurato rientro dall’Argentina, fui as-
sunto nelle officine meccaniche dell’A.F.P.
L’ambiente non mi entusiasmò, mi sembrava di essere entrato a far
parte di un gruppo poco simpatico e pettegolo. Mi sentivo scoraggia-
to e frustrato. Fu così che a tendermi la mano, intervenne un provetto
tornitore meccanico, Antonio Illuzzi, passato poi ad altra vita.
Nella menzionata officina si usavano attrezzi i quali con il tempo era-
no soggetti ad usura: occorreva rivolgersi al magazzino per la sostitu-
zione. Per queste operazioni si doveva entrare nelle grazie del
magazziniere per non rimetterci di tasca propria, perché all’epoca vigeva
una legge emessa da Scianatico: «chi rompe paga e i cocci sono suoi».
Proprio in quel posto conobbi il mio secondo angelo custode, Benito
Dagostino, capo magazziniere che più volte si prodigò per me.
Benito Dagostino, giovinazzese verace, nasce a Giovinazzo il 20 luglio
1935 da Savino e Antonietta. La sua infanzia non fu delle più felici, alla tenera età
di cinque anni perse la mamma e subito dopo la sorella maggiore si assunse la
responsabilità di allevarlo. Riuscì così ad acquisire il diploma di scuola media
inferiore presso l’Istituto Vittorio Emanuele e all’età di 14 anni entrò già nella
grande famiglia A.F.P. A venti anni assolse i suoi obblighi di leva nella Marina
Militare e, prima di partire, con impegno e serietà sposò la sua compagna, la
signora Teresa Ricapito. Non promessa di marinaio, dunque, ma vero e proprio
impegno d’amore suggellato nel 1962.
All’età di 28 anni però, Benito decide di esplorare nuove frontiere e di emigrare
in America. Il fascino del nuovo continente era sempre in auge. Approda nella
nuova terra nel novembre del 1963, un periodo molto difficile per gli americani
a causa dell’assassinio del Presidente John F. Kennedy.
I suoceri, già residenti in America, lo aiutano e lo avviano all’attività di carpentie-
re del legno, un lavoro di attesa per Benito che aspira ad entrare nel mondo della
meccanica.
Dopo un po’ di tempo, con tanta caparbietà e tenacia, riesce a farsi assumere
dalla Officine Meccaniche Monitor Aerospace, dirette da un nostro compianto
concittadino, Gaetano Lepore. Benito, facendo tesoro della ferrea disciplina
ricevuta nelle officine A.F.P., diventa subito oggetto di ammirazione e rispetto
per i titolari della Monitor Aerospace, i quali non esitano a conferirgli l’incarico
di capo reparto, un’attività svolta con massimo zelo per ben 35 anni. Padre
orgoglioso di due figlie ambedue coniugate con prole ed ambedue impegnate
con incarichi di alta responsabilità per enti bancari, oggi Benito si gode la sua
meritata pensione e dedica il suo tempo libero non solo ai suoi hobby preferiti
quali il giardinaggio e i piccoli lavoretti in legno ma si occupa anche della vita
associativa. Grazie alla sua dinamicità, Benito si prodiga per tutte le attività della
società St. Anthony di New York in qualità di socio attivo dal 2000, spinto da un
profondo amore per la cultura e le tradizioni del suo luogo natio oltre che da
una particolare devozione tanto per S. Antonio quanto per la nostra Patrona,
Maria SS. di Corsignano.
ROCCO STELLACCI
BENITO DAGOSTINO,L’ANGELO CUSTODE
DI ROCCO STELLACCIstorie dentrole valige
TERESA E
BENITO
DAGOSTINO
INSIGNITI
DALLA
SOCIETÀ S.
ANTONIO DI
N.Y
E’l’albero di Natale più grande al mondosituato all’incrocio tra la 50esima strada ela 5th Avenue di New York. Il click è diFRANK STERLACCI, un nostro assi-duo lettore
L’albero di Natale al
Rockefeller center
43 FEBBRAIO 2012
FLORIDA..Tutti in giacca e cravatta, tuttilaureati e colti. Così vogliamo ora che deb-bano presentarsi le nuove generazioni. Viaai pantaloni corti e a quelle mani ruvide chetanto facevano bottega e mestiere!Ogni giorno, ciascuno di noi, si scervellavaper cercare un mestiere da imparare, un’at-tività anche non retribuita ma capace difruttare dopo qualche tempo di sacrificioed esperienza. Oggi si vuole tutto e subito:lavoro, stipendio e periodi di vacanza! Imestieri sono stati aboliti dal nostro voca-bolario, appartengono ad un passato re-moto nel quale è ormai difficile tornare.L’apprendimento di un mestiere fu anchel’oggetto principale del mio trasferimentoin America. Fu la promessa che dovetticoncedere a mio padre, che si rese dispo-nibile ad affiancarmi per un anno nel nuo-vo continente, purché imparassi un mestie-re che nulla doveva avere a che fare con lasua dura attività, cioè la manutenzione del-le strade. In effetti mio padre fu contentis-simo quando si accorse che ero entrato inuna bottega di pasticcieri per imparare i ru-dimenti di un’attività che poi mi avrebbeapportato soldi e soddisfazioni; solo cosìpoté far rientro a Giovinazzo.Per me quella americana comunque non fula prima esperienza di bottega. Già aGiovinazzo, in età adolescenziale facevo ilgiro delle botteghe per capire quale potes-se essere il mestiere più consono alle mieaspettative e in grado di assicurarmi un fu-turo. Mio zio Domenico mi faceva da Ci-cerone in questa ricerca e ben presto midestinò ad una barberia che si trovava neipressi della Piazzetta di San Michele, da MestVincenz U zup. La mia mansione consistevanel riempire di acqua il vassoio che servivaper insaponare il cliente e quindi per tutto ilgiorno andavo avanti e indietro dalla fon-tana della piazzetta. Anziché portare un re-cipiente più capiente, questo piccolo vas-soio serviva ad avere l’acqua sempre puli-
DI VITO BAVARO
little italy
ta, mi veniva assicurato da Mest Vincenz.Oltre questa mansione, avevo poi il com-pito di ripulire le giacche dei clienti conl’apposita spazzola al termine delle ope-
razioni di toelettatura e di gridare a granvoce «Il signore è servito!». Questo ceri-moniale di commiato serviva a procurar-mi un soldo che però non potevo trattene-re, ma dovevo imbucare nell’apposita cas-setta sul bancone, sotto lo sguardo vigile diMest Vincenz che controllava tutto con so-lerzia. Il rumore del metallo lo tranquilliz-zava perché per lui significava che il soldonon era finito nelle mie tasche perennemen-te vuote. La mia unica speranza era che allafine della settimana si potesse dividere ametà l’importo accumulato in quella cas-setta ma, nonostante le promesse del datoredi lavoro, ciò puntualmente non accadevamai e quindi io dopo un po’…cambiavobottega! La musica però era sempre la stessae in realtà alcuni, alla fine della settimana,volevano anche essere ringraziati perché, se-condo il loro punto di vista, io rubavo ilmestiere e si aspettavano addirittura ‘qual-cosa di soldi da me’!!!
VITO BAVARO
U VARVÌRU VARVÌR
I mitici anni ’60. Gli anni luminosi della nostra adolescenza e del boom eco-nomico. Un miracolo che toccò solo il Nord e Centro Italia. Il Sud, si sa, èsempre stato afflitto dalla perenne mancanza di lavoro e, tuttora, dopo mezzosecolo la situazione è addirittura peggiorata. L’unico vanto ed orgoglio, inquegli anni, erano le famiglie numerose ed unite: nuclei da sei figli in su ed unagioventù molto fiorente. A Giovinazzo c’era la Ferriera che sfamava numero-se famiglie. Noi ragazzi di allora eravamo sempre spensierati e felici di esiste-re, forse merito di Dallara, Mina, Paul Anka, Elvis Presley e Sergio Endrigoche, con le loro mitiche canzoni, ci aiutavano a credere nei valori veri e adandare avanti. Naturalmente gli anni ’60 furono ricchi di numerosi eventi,belli e non, che cambiarono le sorti del nostro paese. A partire dalle Olimpiadidi Roma con la consacrazione del grande campione del pugilato, Cassius Clay,l’affacciarsi sul mercato della Fiat 600 che rivoluzionò la classe media italia-na, il grande successo de «La dolce vita» di Fellini, la morte accidentale diFred Buscaglione, il lancio del satellite russo Sputnik.
LILLINO DAGOSTINO
Anni ’60
NELLA FOTO DA SINISTRA: VITO DESANTIS, PASQUALE
CASSANO, CARLO COSTANTINO E LILLINO DAGOSTINO
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NEW YORK. Agli inizi di
ogni anno, si sa, è d’obbligo
fare un bilancio di tutto ciò che
è accaduto. E nel 2012 sorge
alquanto spontaneo riportare
indietro la mente a tutti quegli
eventi negativi che hanno ca-
ratterizzato le vicende mon-
diali. Grandi crisi economiche,
disoccupazione in aumento
soprattutto in Europa, il nord
del Giappone devastato da un
terremoto che ha avuto gravi
riflessi nel campo del nucleare
e gravi perdite di vite umane,
tornado e alluvioni per l’America. Se poi vogliamo continuare, non
risparmiamo le cadute libere delle borse nazionali ed internazionali e la
crisi dell’euro. Negli ultimi giorni dell’anno in America è giunto anche il
responso del governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, il quale
ha confermato che le piccole e medie imprese continuano ad annaspare
senza nessun ausilio delle banche, motivo per cui la ripresa economica
sarà lentissima e non si vedranno spiragli prima del 2013.
Insomma, tante vicende di stampo economico, climatico e politico
hanno fatto dell’anno appena trascorso, un anno nero da dimenticare.
Con in più una prospettiva del tutto negativa per il mese appena inizia-
to. Non solo queste vicende comunque hanno sconvolto il panorama
mondiale ma anche tante vicende private che riescono sempre ad atti-
rare l’attenzione di tutti, perché per un attimo ci riportano alla
quotidianità. In America, ad esempio, si è parlato tantissimo della fac-
cenda privata di un italiano, il sig. Antonio, originario di Olbia che ha
avanzato una richiesta di divorzio alla tenera età di 99 anni nei confron-
ti della moglie, una signora di 96 anni di origini napoletane, dopo ben
77 anni vissuti insieme. Il motivo? Aveva scoperto in un cassetto alcune
lettere che la signora si era scambiata circa quarant’anni prima con una
sua fiamma.
La signora non ha mai negato, cercando di conquistarsi così il perdo-
no. Ma non c’è stato nulla da fare e il marito non ha perdonato quel
tradimento. Un caso che in America ha avuto una grande eco anche su
RAI-International, anche perché a nulla è valsa la presenza di cinque
figli e ben dodici nipoti per dissuadere il signor Antonio che, deciso, ha
trascinato la moglie in Tribunale.
Ancora una volta in America si è parlato tanto di Napoli e del meri-
dione d’Italia. Antonio infatti a Napoli faceva il carabiniere e proprio lì
incontrò la signora Rosa. Si è quindi tornati a tratteggiare la figura
dell’uomo del Sud dell’Italia, che, ancora una volta e secondo la più
atavica delle tradizioni, è stato assalito da un’incontrollabile gelosia che,
a distanza di anni, potrebbe apparire del tutto ingiustificata.
In ogni caso i coniugi italiani saranno ricordati per aver raggiunto un
nuovo record: la coppia più anziana di divorziati dopo il primato rag-
giunto nel 2009 dalla coppia formata da Bertie e Jessie Wood, due
persone di 98 anni che si erano accorti che non andavano più d’accor-
do e decisero di divorziare.
Insomma, anche le faccende private, in questi periodi di grandi crisi e
sconvolgimenti economici, hanno il sapore dell’abnorme. Nell’ultimo
Il bilancio di un anno difficile
little italyDI NICK PALMIOTTO
PER I 70 ANNI DI
AGOSTINO BONVINO
CON AFFETTO.
I TUOI FIGLI
grazie papa’
Sydney. ANTONIO DINATALE JUNIOR
il 12 Novembre ha ricevuto la Prima Comunione
GESÙ PER LA
PRIMA VOLTA
È ENTRATO
NEL TUO
CUORE. CU-
STODISCILO
PER SEMPRE
1^ comunione
1^ candelinaGABRIELLA MARINO
il 27 dicembre ha spento la prima candelina
Son passati
365 giorni
di amore e
coccole, 12
mesi di
sorrisi e
pianti, 1
anno di
gioia e
fel ic i tà !
Quante
volte ci
rimprovera-
vi, quanti
consigli ci
hai dato e
noi non
abbiamo
mai ascol-
tato. Quan-
to tempo
hai spreca-
to per noi!
Oggi se
siamo
buoni genitori lo dobbiamo a te.
Grazie papà.
Auguri dai non-ni ANTONIO
e NELLADINATALE
GLI AUGURI DI
ZIO MARCO E ZIA
ANTONELLA
caso della coppia italiana tutti qui in America, abbiamo ca-
pito che per l’uomo dell’Italia del Sud, onore e reputazione
restano sempre al primo posto.
NICK PALMIOTTO
45 FEBBRAIO 2012
46
IL MARE RESTITUISCE
SOLO CADAVERI
DI ONOFRIO ALTOMARE
la pagina del pescatore
È iniziato un altro anno e sinceramenteavrei voluto prendermi una sosta da que-sti scritti, se non altro perché la mia pen-na è in fase calante a causa dei semprepiù pressanti pensieri che invadono lamente. Quali sarebbero questi pensieri?Non è difficile indovinare: bollette dapagare (luce, gas, affitto), manutenzio-ne autovettura da effettuare, medicineda acquistare, spesa quotidiana e tuttociò che ogni giorno mi fa arricciare comeun polpo, giusto per restare in tema. Eproprio come un polpo sbattuto ci si sen-te anche quando si accende il televisoree si ascoltano le notizie dei telegiornalisempre più severe e negative. Per nonparlare poi della situazione del mare,acqua sempre più torbida, fondali chenon permettono la pesca. La benzina simette sempre più con il contagocce e isoldi sembra che diventano ogni giornosempre più sottili ed evanescenti. Altroche concentrarmi nella mia arte delloscrivere per La Piazza! Sul mio quader-no, a casa, volano bollette da pagare egrida di mia moglie che mi esorta a prov-vedere. Che tempi ragazzi! Dal cantomio cerco di immergermi nel mondo deisogni per poter avere qualche combina-zione vincente dai miei cari defunti, mache dire…inutili illusioni! Il tempo inquesto periodo non è di giovamento e lenuvole nere mi impediscono spesso diuscire in mare per poter poi portare un
po’ di pane a casa e pagare anchel’affitto. Che dire poi delle aliciche non si possono più vendereperché avvelenate, i ricci sonoscomparsi, gli altri mitili sono di-strutti dalla cementificazione deiporti e dalle continuetrivellazioni, così come avvienea Molfetta. Il mare ormai non pro-fuma più e non fa altro che restituircitavole, tronchi e ora pure cadaveri! LaCapitaneria di Porto mi perseguita emi invita a chiudere baracca se mivede accampato con la mia bancarel-la come se fossi io a personificare tut-ti i mali dell’economia italiana. Così,nell’economia domestica, ogni giornoche passa sembra che la colpa dellacrisi è solo mia.Anche gli altri lavoratori che ruotanoattorno al settore pesca sono in pro-fonda crisi. Gli stessi sub, i superstitiormai, non trovano più convenientesvolgere quel lavoro, preferiscono se-dersi in un’agenzia di scommesse per-ché hanno capito che non c’è pane pernessuno in giro. I commercianti diGiovinazzo stanno tutti abbassandole saracinesche mentre i nostri politi-ci si apprestano a conquistare i nostrivoti nel nome della crisi galoppante.Siamo ormai alle pezze, non si sa seci sarà una via d’uscita e le notiziequotidiane diventano sempre più pe-
NUOVO SOLE
QUEL RISO ACCESO COME
IL SOLE,
QUEL RAGGIO ACCESO DI
SPERANZA
COME LA LAMPADA DEL
FUTURO
NEGLI ASPRI CAMPI DELLE
MURGE.
RACCHIUDEVA TUTTA LA
SINCERITÀ,
IL MIRAGGIO DI UNA VITA
MIGLIORE.
ONOFRIO ALTOMARE
santi.Personalmente non mi resta che an-dare nel tempo libero e quando il tem-po è buono, a pregare in solitudinesulla Murgia, a parlare con gli uccelli,perché solo per loro sembra che i pro-blemi sono minori. In quel clima mi-stico penso anche ai veri ricchi checontinuano oggi a sfoggiare i loro sim-boli, così come il Papa ad esempio chetra l’altro non ha famiglia da sfamare,mentre la gente povera come me sem-bra che oggi debba addossarsi tutti ipeccati del mondo e vivere nella com-pleta infelicità.
47 FEBBRAIO 2012
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