+ All Categories
Home > Documents > LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione...

LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione...

Date post: 15-Feb-2019
Category:
Upload: dangtuong
View: 255 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
24
PAOLO ROMANO * LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA DINAMICA CONTEMPORANEA: UNA DISAMINA CRITICA ** RIASSUNTO L’articolo prende in considerazione il lascito dell’opera di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica e della sua pratica terapeutica sottolineando le sue implicazioni per lo studio della storia della psichiatria contemporanea e dei fattori del processo psicoterapeutico. In particolare viene ricordata l’esperienza psichiatrica di Jung dell’inizio del secolo scorso contrassegnata dalla rivoluzionaria rottura del paradigma dell’incomprensibilità psicologica delle psicosi, dalla fondazione interpersonale del rapporto col malato mentale grave e dalla denunzia della matrice sociale e istituzionale della malattia mentale . Per quanto riguarda il contributo più strettamente psicoterapeutico di Jung vengono ricordate le tante idee da lui anticipate e successivamente assimilate dal movimento psicoanalitico e dalla psicoterapia dinamica nelle modalità con cui viene oggi praticata e le sue singolari affinità con lo stesso approccio psicoterapeutico junghiano. Le tesi avanzate vengono integrate da una antologia di brani particolarmente significativi dello psichiatra svizzero e da un contributo clinico dell’Autore relativo alla formazione di un sogno e di un sistema delirante interpretati alla luce della controversa ipotesi junghiana del fondamento archetipico della psiche (Parole chiave: Jung, psichiatria dinamica, psicoterapia). SUMMARY The present article summarizes Jung’s contribution to dynamic psychiatry and its therapeutical practice and points out its implications in respect to both the history of contemporaneous psychiatry and the factors underlying psychotherapeutic process. In particular the Author presents Jung’s psychiatric experience at the start of last century * Psichiatra e psicoterapeuta già responsabile del Centro di Salute Mentale dell’ASL 9 di Treviso. [email protected] ** L’articolo riprende e sviluppa ulteriormente con l’aggiunta di materiale inedito alcune parti contenute in un mio precedente lavoro (Romano, 2011). 23
Transcript
Page 1: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

PAOLO ROMANO*

LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA DINAMICA CONTEMPORANEA: UNA DISAMINA CRITICA**

RIASSUNTO

L’articolo prende in considerazione il lascito dell’opera di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica e della sua pratica terapeutica sottolineando le sue implicazioni per lo studio della storia della psichiatria contemporanea e dei fattori del processo psicoterapeutico. In particolare viene ricordata l’esperienza psichiatrica di Jung dell’inizio del secolo scorso contrassegnata dalla rivoluzionaria rottura del paradigma dell’incomprensibilità psicologica delle psicosi, dalla fondazione interpersonale del rapporto col malato mentale grave e dalla denunzia della matrice sociale e istituzionale della malattia mentale . Per quanto riguarda il contributo più strettamente psicoterapeutico di Jung vengono ricordate le tante idee da lui anticipate e successivamente assimilate dal movimento psicoanalitico e dalla psicoterapia dinamica nelle modalità con cui viene oggi praticata e le sue singolari affinità con lo stesso approccio psicoterapeutico junghiano. Le tesi avanzate vengono integrate da una antologia di brani particolarmente significativi dello psichiatra svizzero e da un contributo clinico dell’Autore relativo alla formazione di un sogno e di un sistema delirante interpretati alla luce della controversa ipotesi junghiana del fondamento archetipico della psiche (Parole chiave: Jung, psichiatria dinamica, psicoterapia).

SUMMARY

The present article summarizes Jung’s contribution to dynamic psychiatry and its therapeutical practice and points out its implications in respect to both the history of contemporaneous psychiatry and the factors underlying psychotherapeutic process. In particular the Author presents Jung’s psychiatric experience at the start of last century

*Psichiatra e psicoterapeuta già responsabile del Centro di Salute Mentale dell’ASL 9 di Treviso. [email protected]**L’articolo riprende e sviluppa ulteriormente con l’aggiunta di materiale inedito alcune parti contenute in un mio precedente lavoro (Romano, 2011).

23

Page 2: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

marked by revolutionary break of the paradigm of psychological incomprehensibility of psychosis, by interpersonal foundation of psychiatric approach and by condemnation of social and institutional matrix of the psychiatry. In respect to Jung’s specific psychotherapeutic contribution this article summarizes Jung’s innovative thinking, successively incorporated into the psychoanalytical movement and into dynamic psychotherapy as it is practiced nowdays, together with its singular analogies with the Jungian approach. The proposed thesis are integrated by particularly significant writings of the Swiss psychiatrist and by an Author’s clinical contribution related to the formation of a dream and a delirious system interpreted in the light of the debated Jungian hypothesis of the archetipic foundation of psyche ( Key words: Jung, dynamic psychiatry, psychotherapy).

Queste mie considerazioni nascono dalla ripetuta constatazione che a fronte del rilevante lascito che Jung ha consegnato alla corrente dinamica della psichiatria esso venga generalmente trascurato o del tutto ignorato anche in pregevoli manuali di psichiatria e psicoterapia dinamica di recente pubblicazione1. Il fenomeno nella sua palese contraddittorietà appare meritevole di attenzione almeno per due ordini di motivi: per le importanti implicazioni che la sua disamina può avere dal punto di vista della ricostruzione storica della psichiatria del XX secolo da un lato e per lo studio dei fattori dinamici sottesi allo svolgimento del processo psicoterapeutico dall’altro. Cercherò pertanto di mostrare come la rottura del paradigma dell’incomprensibilità psicologica delle psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della matrice sociale nella determinazione e nella gestione della follia siano tutti temi che non possono prescindere dall’intensa stagione professionale vissuta da Jung all’inizio del secolo scorso presso l’Ospedale Psichiatrico Burgholzli di Zurigo. In campo più specificamente psicoterapeutico mostrerò come nonostante l’alone mistico che ancora circonda la sua opera, essa in realtà abbia anticipato parecchie idee successivamente assimilate dal movimento psicoanalitico e dalla pratica psicoterapeutica che ad esso si ispira. Una selezione di brani particolarmente significativi servirà a documentare le tesi da me sostenute ed a introdurre il lettore interessato ad una conoscenza diretta dell’opera di Jung. L’interpretazione di un sogno e di un sistema delirante illustrerà infine la controversa ipotesi junghiana del fondamento

1Mi riferisco, ad esempio, al testo di Psichiatria Psicodinamica di Gabbard (2006) al volume collettaneo da lui curato Le psicoterapie (2009) ed al testo di Safran (2012) sulle Terapie psicodinamiche.

24

Page 3: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

archetipico della psiche mostrando il valore euristico della sua applicazione clinica.

L’attività psichiatrica

Come è noto Jung iniziò a svolgere la sua attività medica nell’Ospedale Psichiatrico e Clinica universitaria di Zurigo nel 1900 in un’epoca in cui la concezione della malattia mentale riposava sul dogma imperante nella psichiatria dell’800 secondo cui le malattie mentali erano malattie del cervello causate da un ipotetico processo degenerativo di natura ereditaria. Solo da poco Freud (1899) aveva pubblicato L'interpretazione dei sogni e si stava accingendo a rivoluzionare l’approccio al paziente nevrotico investigando col suo metodo le cause psichiche di questo tipo di disturbi. Si può ben dire perciò che con le sue ricerche psicologiche sul mondo della follia (La psicologia della dementia praecox ed Il contenuto delle psicosi, accolti entusiasticamente dallo stesso Freud2, sono rispettivamente del 1907 e 1908), Jung fu il primo psichiatra ad analizzare e documentare il significato psicologico dei sintomi psicotici ed a sostenere l’importanza del fattore affettivo nell’etiologia delle psicosi e dell’approccio psicoterapeutico a questo tipo di malattie. E’ noto anche che per quelli che gli apparivano i casi più gravi di schizofrenia Jung ipotizzò l’effetto combinato di una debolezza del complesso dell’Io e di una tossina cerebrale liberata per via psicogena dall’intensità del processo dissociativo. Ipotesi non molto dissimile per la verità dalla concezione oggi prevalente se sostituiamo la supposta debolezza del complesso dell’Io con la nozione di vulnerabilità e se in luogo dell’azione della ipotetica tossina sul cervello poniamo quella di una disfunzione dell’attività neurotrasmettitoriale sui recettori delle sinapsi cerebrali. La stessa reciproca interdipendenza oggi ammessa dalle neuroscienze nello studio dei disturbi psichiatrici fra la struttura biologica del cervello e l’esperienza interpersonale e affettiva (Kandel, 2005) si muove tutto sommato nella direzione indicata da Jung. "In presenza della disposizione cerebrale caratteristica della dementia praecox – scriveva Jung nel 1908 differenziandosi da Bleuler – l’intero processo morboso, sia fisico che psichico, può svilupparsi a partire da un complesso affettivo" (Bleuler & Jung,1908, pp.112-113). Ma il

2Freud nella sua corrispondenza con Jung parla del primo scritto come del"contributo più notevole e più ricco al mio lavoro che mai mi sia toccato in sorte" (Lettera di Freud a Jung del 1\1\ 1907)e del secondo come"una delizia per la sua decisione e chiarezza (…) avvolto nella forma di un discorso pieno di calore e di una bellezza incantevole" apprezzando soprattutto "il coraggio" con cui lo psichiatra svizzero "si dichiara a favore dell’etiologia psichica delle malattie psichiche" superando a riguardo "i pregiudizi medici e il fraintendimento dei colleghi" (Lettera di Freud a Jung del 14\4\1908).

25

Page 4: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

contributo principale con cui lo psichiatra svizzero ha rivoluzionato l’approccio alla malattia mentale va a mio avviso rintracciato nella sua concezione della psiche come sistema che si auto-regola al servizio del processo di individuazione. Si pensi in particolare a quegli aspetti inconsci del Sé che per non essere stati sufficientemente riconosciuti ed umanizzati nella storia del malato, sono rimasti fissati ad una stato arcaico di sviluppo dissociandosi in modo patologico dall’Io.

La frequente presenza nella schizofrenia e in certe psicosi deliranti di motivi archetipici relativi alla lotta tra il bene e il male, alla morte, alla fine del mondo, alla rinascita ed all’avvento di un nuovo ordine cosmico, potrebbero infatti indicare simbolicamente, insieme al crollo del mondo fino ad allora costituito dal soggetto, il tentativo di una sua profonda riorganizzazione proprio a partire dalla sua struttura archetipica centrale o Sé. Si capisce come osservata da questa angolazione anche la malattia mentale più grave non è più una entità morbosa da trattare riducendo al silenzio l’abnormità dei suoi sintomi. Essa, nelle circostanze più favorevoli, può diventare per chi la patisce una occasione per riparare profonde lacune interiori e recuperare frammenti psichici preziosi per la ricostruzione di una identità più vicina al suo vero Sé. Alla luce di questa concezione ogni forma di psicopatologia insieme alla fissazione a modalità regressive e primitive di rapporto, tradirebbe sempre, anche se in modo confuso, il bisogno del soggetto di differenziarsi secondo linee di sviluppo più congeniali alla sua vera natura. Per questo motivo l’assenza di un ascolto attento e rispettoso della peculiare alterità del malato mentale configura per Jung un vero e proprio “assassinio psichico”. E’ degno di interesse ricordare che questo stesso punto di vista gli consentì di fondare con largo anticipo sulla psichiatria del suo tempo la possibilità di un approccio psicoterapeutico al paziente schizofrenico negata dallo stesso Freud3 e da autorevoli pionieri del movimento psicoanalitico4. Karl Abraham (1908) ad es. che pure per alcuni anni lavorò con Jung nello stesso Ospedale Psichiatrico riteneva che "Il regresso all’autoerotismo e l’incapacità di traslazione sessuale" (p.232) fossero

3Com’è noto per Freud (1915) la paranoia e la schizofrenia non erano trattabili col suo metodo perché i pazienti a causa del loro ritiro narcisistico erano considerati incapaci di investire sugli oggetti del mondo esterno.4Per questo motivo un autore particolarmente esperto nella terapia psicoanalitica delle psicosi come Benedetti (1973) ha potuto affermare:"Non frequentemente è possibile far risalire lo sviluppo di una scienza a un singolo individuo; ma qui possiamo dire che prima di Jung una psicoterapia della schizofrenia, nel senso moderno e scientifico della parola, non esisteva neppure"(p.413). Ispirato a Jung appare peraltro il concetto di “psicopatologia progressiva” formulato dallo stesso Benedetti (1992) secondo cui anche la patologia mentale più grave si può “positivizzare” per le intenzionalità riparative del “simbolo terapeutico” sotteso ai suoi sintomi.

26

Page 5: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

responsabili dell’inaccessibilità al rapporto e della "insensibilità alla noia" dei malati da lui osservati mostrandosi in tal modo cieco, proprio come la psichiatria dell’epoca, alla storia e alla particolare situazione ambientale in cui si trovavano.

Lo stesso Paul Federn (1943), autore di importanti contributi psicoanalitici alla comprensione delle psicosi, consigliava e praticava a scopo terapeutico la sterilizzazione degli psicotici convinto che "una abbondante attività sessuale avesse una influenza negativa sulla loro malattia"(p.127). La profonda differenza di atteggiamento che sulla base dello stesso oggetto di studio – l’approccio al mondo della follia istituzionalizzata – risulta emergere fra questi autori e Jung mi pare particolarmente significativa. Essa testimonia, a mio avviso, la grave limitazione imposta al metodo psicoanalitico dalla scotomizzazione della natura sociale dell’uomo e degli specifici bisogni ad essa correlati.

In Simboli della trasformazione, l’opera del 1912, che segna a mio avviso molto più che non il distacco da Freud la rottura di Jung con la cultura psichiatrica a lui contemporanea, così scriveva:

“Il vero intento di questo libro è solo quello di elaborare il più a fondo possibile tutti i fattori storici e spiritual che confluiscono nei prodotti involontari di una fantasia individuale (…) La psicologia non può fare a meno del contributo delle scienze morali, in prima linea di quello offertole dalla storia dello spirito umano (…) La psiche non è un dato immutabile, ma è un prodotto della sua evoluzione incessante"(1912\52, pp. 10-11).

Non a caso per spiegare la sua concezione della psiche ed il suo conseguente approccio al paziente psichiatrico Jung ricorse più volte alla metafora del Duomo di Colonia per sostenere che la comprensione della sua costruzione esigeva la conoscenza di ben altro che di un trattato di mineralogia contestando in tal modo non solo il naturalismo della psichiatria organicista dell’epoca ma anche il “causalismo riduttivo” della psicoanalisi5. D’altra parte fu proprio l’attenzione alla dimensione collettiva della psiche e dell’impatto dei suoi specifici bisogni con una realtà storicamente determinata a permettere a Jung di formulare, come vedremo, le prime lucide ipotesi sulla matrice sociale

5Attualmente un approccio psicoterapeutico al malato mentale grave appare possibile all’interno di una impostazione incentrata non tanto sulla ricerca dell’insight e sulla interpretazione ma su un rapporto interpersonale rassicurante ed empatico (Migone, 2012, pp.54-58) in cui una particolare attenzione venga assegnata anche alle esperienze traumatiche del malato nel rapporto col mondo esterno. Approccio che confermerebbe il punto di vista di Jung (1912/52) esposto nella sua teoria genetica della libido secondo cui il ritiro narcisistico dalla realtà dello psicotico comprenderebbe anche quelle quote di libido che nel corso dell’evoluzione si sarebbero specializzate nel sostenere "non solo l’interesse erotico ma l’interesse in senso lato,cioè l’intera gamma di rapporti con la realtà"( p. 137).

27

Page 6: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

della follia cogliendo già all’inizio del secolo scorso il ruolo patogeno dei processi di invalidazione e di esclusione sociale che solo molto più tardi verrà evidenziato dalle correnti psichiatriche cosiddette alternative6.

Antologia junghiana

"Anche se non siamo in grado di spiegare completamente le leggi di quel mondo oscuro, tuttavia già ora possiamo con sicurezza sostenere che nella dementia praecox non esiste alcun sintomo che si possa definire come psicologicamente immotivato e insensato. Anche i deliri più assurdi non sono altro che simboli di pensieri che non solo sono generalmente comprensibili all’uomo, ma che abitano in tutti i cuori umani. Così nel malato di mente scopriamo non qualcosa di nuovo o sconosciuto, ma il sottofondo del nostro stesso essere, la matrice dei problemi vitali intorno ai quali noi tutti lavoriamo" (1908, p.184).

"Nel paziente riusciamo sempre ad evidenziare un conflitto legato ai grandi problemi della società. Ne consegue che portando l’analisi fino a questo punto il conflitto di un malato in apparenza individuale risulta essere il conflitto di un ambiente o di una epoca"(1912,p.241).

"In rapporto ai tratti apparentemente distruttivi e degenerativi propri della demenza precoce devo far notare in modo particolare che le più gravi catatonie e i più gravi casi di demenza sono spesso prodotti dal manicomio, provocati dall’influenza psicologica dell’ambiente e niente affatto sempre da un processo distruttivo indipendente dalle condizioni esteriori. E’ un fatto noto che i più gravi casi di catatonia si trovano in manicomi male organizzati e sovraffollati. E’ altrettanto noto che un trasferimento in reparti rumorosi o in qualunque modo sfavorevoli ha spesso effetti dannosi; lo stesso vale per le misure costrittive e la forzata inattività. Tutte le condizioni che renderebbero infelice una persona, hanno su un malato un effetto altrettanto infausto" (1919, pp. 224-225).

Di una donna ricoverata "in uno stato catatonico oniroide con sfrenate rappresentazioni deliranti e scoppi di rabbia" Jung scriveva: "Secondo me la sua catatonia non era altro che un’emozione particolarmente esagerata, provocata dal ricovero in manicomio (…) Certamente non era una isterica, perché mancava qualunque rapporto affettivo. E’ estremamente improbabile che fosse presente un disturbo cerebrale primario di natura organica (…) piuttosto si trattava di istintiva difesa dalla privazione della libertà" (ibid.,p. 226).

Di un giovane che si trovava in manicomio da quasi due anni con diagnosi di “pazzia morale” Jung ricorda:" Una volta durante la mia assenza dalla clinica, il mio sostituto lo trasferì nel reparto per pazienti eccitati. Là divenne subito talmente agitato che lo si dovette narcotizzare. In seguito temette che lo si volesse assassinare o avvelenare e aveva allucinazioni. Evidentemente lo scoppio della psicosi dipendeva da circostanze esterne che avevano avuto un influsso negativo sul suo stato mentale" (ibid.,p.237).

"La pazzia è un concetto assai relativo. Se per esempio un negro si comporta in un certo modo allora diciamo “non è altro che un negro”; se invece un bianco si comporta allo stesso modo diciamo: “quell’uomo è pazzo” perché un bianco non può agire in quel modo (…) “Essere pazzi” è una figura sociale; noi usiamo restrizioni e definizioni sociali per determinare i disturbi mentali e psichici. Di un uomo si può dire ch’è

6Non posso qui non segnalare la vicinanza che la ricerca di Laing (1967) presenta, per sua stessa ammissione, con l’opera di Jung soprattutto per quanto riguarda il valore finalistico dell’episodio psicotico come possibile recupero del Sé("Jung in questo campo ha aperto la strada, ma pochi l’hanno seguito" [p.166]) e la chiara denuncia del ruolo patogeno dei meccanismi di esclusione e di violenza istituzionale con cui lo psichiatra svizzero, come risulta evidente dai brani riportati, anticipa la critica di Basaglia all’istituzione manicomiale e alla logica sociale e culturale che la fonda.

28

Page 7: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

strano che agisce in modo diverso da quanto ci si aspetti e che ha idee singolari; se vivesse in una cittadina della Francia o della Svizzera forse si direbbe: “E’ un originale, uno dei più originali di questo piccolo paese”. Se invece mettete quest’uomo nel bel mezzo di Harley Street subito non si tratterà che di un povero pazzo (…) Ma tutte queste sono semplicemente delle considerazioni sociali. La stessa cosa si può osservare nei manicomi che crescono in modo mostruoso non perché le malattie mentali aumentino di numero in senso assoluto ma perché non siamo più in grado di tollerare individui anormali cosicchè sembra quasi che ci siano molti più pazzi di prima" (1935, pp. 32-33).

"Il paziente era catalogato, bollato con una diagnosi e per lo più la faccenda finiva così (…) Le diagnosi cliniche sono importanti perché consentono al medico di orientarsi in qualche modo ma non servono ad aiutare il paziente. Il fatto decisivo è il problema della sua storia perché essa solo mostra lo sfondo umano e l’umana sofferenza" (1961, pp.150-151). "In molti casi psichiatrici il paziente ha una storia che non è stata raccontata a nessuno, e che di solito nessuno conosce. Secondo me la terapia comincia veramente solo dopo aver indagato su questa storia personale. E’ il segreto del paziente, la causa della sua rovina, che rappresenta però anche la chiave del suo trattamento. Il medico deve sapere solo come apprenderla. Egli deve porre quelle domande che colpiscono tutto l’uomo e non solo i suoi sintomi" (ivi, p. 144)7.

"La possibilità di una futura psicosi rimanda al fatto che una persona possa o no sopportare un certo panico e sostenere la tensione cronica di una psiche in lotta con se sessa. Molto spesso è solo questione di un eccesso infinitesimale, della goccia che fa traboccare il vaso (…) Le vere difficoltà incominciano con la disintegrazione della personalità e col fatto che il complesso dell’Io cessa di avere la sua consueta posizione di preminenza (…) E’ come se i fondamenti stessi della psiche cedessero, come se un’esplosione o un terremoto lacerassero una casa normalmente costruita (1939, p. 252).

"Lo schizofrenico ha gli stessi complessi e gli stessi bisogni del nevrotico, ma non la stessa sicurezza delle sue basi. Mentre il nevrotico può istintivamente fare affidamento sulla certezza che la dissociazione della sua personalità non perderà mai il suo carattere sistematico perché l’unità e la coesione interna della sua totalità non saranno mai seriamente messe in discussione, lo schizofrenico deve fare sempre i conti con la possibilità che le sue basi cedano in qualche punto, che compaia una inarrestabile disgregazione (…) Egli sta su un terreno malfermo e non di rado lo sa. La pericolosità della sua situazione si presenta spesso in terribili sogni di grandi catastrofi, fine del mondo e simili" (1958,pp. 273-274).

"La dissociazione nella schizofrenia non è solo più grave [che in una nevrosi] ma molto spesso anche irreversibile (…) L’unità della personalità è definitivamente fatta a pezzi (…) come uno specchio rotto" (ibid., p. 247).

"Il fatto che la schizofrenia frantumi i fondamenti della psiche spiega il prevalere dei simboli collettivi, perché questi esprimono la struttura di base della personalità. Da questo punto di vista possiamo

7E’ veramente singolare la rassomiglianza del contenuto di questo testo di Jung con la posizione assunta sullo stesso problema da Basaglia e dai suoi collaboratori:"Il sintomo di una malattia preso di per sé dice poco se non lo si considera come espressione di un disagio che interessa l’uomo nella sua totalità" (Basaglia F, Basaglia Ongaro F, Gianichedda M.G.,1976, p.32). Ed ancora:"Non è che noi prescindiamo dalla malattia ma riteniamo che per avere un rapporto con un individuo sia necessario impostarlo indipendentemente da quella che può essere l’etichetta che lo definisce. Io ho rapporto con un uomo non per il nome che porta ma per quello che è. Quindi nel momento in cui dico quest’individuo è schizofrenico (con tutto ciò che per ragioni culturali è implicito in questo termine) io mi rapporto con lui in modo particolare sapendo appunto che la schizofrenia è una malattia per la quale non c’è niente da fare(…). Per questo è necessario avvicinarsi a lui mettendo tra parentesi la malattia mentale"(Basaglia, 1968, 31-32). Perché è solo in questo modo ch’è possibile cogliere nel rapporto col malato la reale problematicità della sua storia piuttosto che isolare e ricondurre i suoi sintomi ad "un ipotetico punto causale dato una volta per tutte" (Equipe di Arezzo,1975, p.305).

29

Page 8: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

concludere che lo stato mentale schizofrenico nella misura in cui presenta materiale arcaico ha tutte le caratteristiche di un “grande sogno”; in altre parole è un evento importante che presenta le stesse qualità “numinose” che nelle culture primitive vengono assegnate ad un rituale magico" (ibid. p 255).

"Alla psicoterapia dei casi gravi si pongono tuttavia dei limiti relativamente stretti (…) Ciò che importa soprattutto nel trattamento è l’impegno personale, il serio proposito e la dedizione, anzi il sacrificio del terapeuta. Ho visto risultati veramente miracolosi in cui semplici infermieri e profani sono riusciti, con la loro comprensione, il coraggio personale e la paziente dedizione, a ristabilire il rapporto psichico col malato e in tal modo a ottenere sorprendenti guarigioni (…) In effetti anche le schizofrenie gravi si possono considerevolmente migliorare o persino guarire con il trattamento psichico, nella misura in cui “la propria costituzione resiste”"( ibid., p.280).

L’approccio psicoterapeutico

Prenderò ora in considerazione gli aspetti più caratteristici dell’approccio psicoterapeutico di Jung ricordando che essi si svilupparono a partire dal periodo vissuto in Ospedale Psichiatrico nell’incontro quotidiano con pazienti psicotici. Userò indifferentemente inoltre le parole analisi e psicoterapia in quanto entrambe rinviano, nell’opera di Jung, al confronto con l’inconscio richiesto dallo svolgimento del processo di individuazione.

La formazione. Il principale contributo di Jung alla pratica della psicoterapia dinamica è senz’altro l’enfasi da lui posta sull’importanza della personalità del medico nel processo terapeutico. Come è noto fu proprio Jung all’inizio del secolo scorso a suggerire a Freud la necessità di un’analisi personale per chi avesse voluto esercitare la psicoanalisi. Suggerimento subito raccolto da Freud attraverso la istituzione della cosiddetta analisi didattica che rimane tuttora il pilastro fondamentale della formazione in tutta la comunità psicoanalitica internazionale. A questo proposito mi pare significativo ricordare l’avversione di Jung verso l’adesione dogmatica a qualsiasi scuola, compresa la sua, avversione riassunta nella sua nota affermazione:"Fortunatamente sono Jung e non uno junghiano" Posizione mantenuta nelle scuole junghiane cui si viene ammessi solo dopo un lungo lavoro analitico personale e dove è teoricamente e concettualmente sostenuta (Maffei, 2002, p.17) la necessità di conoscere e confrontarsi con il sapere di indirizzi analitici diversi. Oggi si sa che la personalità del terapeuta, indipendentemente dalla sua scuola di appartenenza, è tra i principali fattori predittivi di efficacia di una psicoterapia (Roth&Fonagy, 1996).

Il setting analitico. Il setting junghiano prevede rispetto a quello psicoanalitico classico, oltre ad una frequenza più ridotta di sedute, l’uso della poltrona e del vis a vis che sottolineano anche fisicamente il coinvolgimento personale del medico su un piano di maggiore reciprocità e pariteticità. L’uso

30

Page 9: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

sistematico del lettino viene infatti giudicato da Jung difensivo per l’analista ed infantilizzante per il paziente che, nell’approccio junghiano, dopo una iniziale analisi riduttiva (ch’è sempre data per scontata da Jung specialmente nei soggetti “nella prima metà della vita”) viene poi sollecitato ad emanciparsi dalla sua dipendenza infantile ed a progredire autonomamente nella sua individuazione. Il ricorso del vis a vis sta a sottolineare per Jung proprio l’importanza che deve rivestire la “presenza” del medico nel fornire al paziente l’indispensabile “rapporto umano” entro cui sperimentare il contrasto tra la ripetizione dei fantasmi del passato e la possibilità fino ad allora mancata di un rinnovamento individuale nel senso di una maggiore integrazione.

"Occorre infatti ribadire che la mera ripetizione non possiede in sé efficacia curativa; l’esperienza deve essere rinnovata in presenza del terapeuta [di modo che] la coscienza del paziente trovi un sostegno morale contro l’affetto altrimenti insolubile del complesso traumatico (…) Quest’influenza assolutamente indispensabile esercitata dal terapeuta può forse essere chiamata suggestione. Io la definirei interesse umano o dedizione personale" (1921\28 pp 141-142).

Oggi fattori quali la “presenza” e l’”ascolto empatico” del terapeuta nella relazione con il paziente sono ritenuti indispensabili per lo stabilirsi di una buona alleanza di lavoro. che "probabilmente costituisce il migliore singolo predittore di esito in psicoterapia" (Roth&Fonagy, 1996,p.349).

Transfert e controtransfert . L’interpretazione del transfert nell’approccio junghiano avviene a due livelli. Il primo, come nell’analisi freudiana, consiste in una interpretazione riduttiva degli aspetti del transfert legati alla coazione a ripetere modalità infantili di rapporto apprese dal paziente nel passato. Il secondo tipicamente junghiano consiste invece in una interpretazione prospettica degli aspetti riparativi del transfert legati all’attività simbolica di parti del Sé non ancora riconosciute e sviluppate. In questo secondo livello detto da Jung “dialettico” il processo terapeutico va avanti nella misura in cui lo stesso terapeuta si espone e partecipa “interamente” al rapporto accettando di trasformarsi in qualche modo egli stesso insieme e attraverso il paziente.

"Nessun artificio può impedire che la cura sia il prodotto di un’influenza reciproca a cui il paziente e l’analista partecipano interamente" (1929, p.80). "Lo psicoterapeuta avveduto sa da tempo che ogni trattamento complesso è un “processo dialettico” individuale nel quale il medico come persona è coinvolto tanto quanto il paziente" (1951, p.127).

Oggi molti teorici psicoanalitici contemporanei identificano il vero meccanismo del cambiamento promosso dal transfert proprio nella capacità del terapeuta di funzionare non più come un oggetto somigliante ai genitori ma come un nuovo oggetto in grado di offrire al paziente ."una nuova esperienza

31

Page 10: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

relazionale invece che la replica di una vecchia" (Safran,2012, p.104). Né più né meno di quanto sostenuto da Jung nel 1913 nel suo Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica:

"Quanto più il paziente riuscirà a vedere nel medico un qualsiasi altro uomo, a riconoscerlo obbiettivamente, tanto maggiore sarà per lui il vantaggio del transfert" (1913, p 142).

Nuove scuole di psicoanalisi (come quella intersoggettiva e relazionale) tendono inoltre a criticare quella che viene definita una concezione “monopersonale” dell’analisi centrata sulla presunta neutralità dell’analista-specchio, e a sostituirla con una concezione “bipersonale” centrata sull’hic et nunc dell’interazione soggettiva richiesta dalla situazione analitica. In questo mutato contesto acquistano particolare valore oltre agli aspetti non transferali del rapporto (come lo stabilirsi di una buona alleanza di lavoro e la capacità di accoglimento empatico) anche l’uso terapeutico del controtransfert. Nel rapporto vis a vis infatti il medico è più direttamente esposto all’influenza del paziente ed obbligato a reagire usando maggiormente se stesso nella relazione terapeutica. Viene così avanzata da Jung una concezione del controtransfert in senso allargato e non più solo come una distorta reazione emotiva del medico al paziente. Oggi infatti sappiamo che per un meccanismo di identificazione proiettiva il paziente può inconsciamente esercitare una "sottile pressione interpersonale" sul terapeuta facendogli assumere "comportamenti pensieri e sentimenti che non gli sono abituali e che sono in accordo invece con quanto è stato proiettato" dal paziente stesso (Gabbard, 2004, p.31). In tal caso la risposta emotiva o contro-transfert del terapeuta può diventare, come Jung aveva intuito, un vero e proprio "organo essenziale di conoscenza" (1929, p. 80) della realtà psichica del paziente.

L’interpretazione del sogno. Secondo Jung la psiche funziona come un sistema che si auto-regola secondo il principio di complementarità che tende a distribuire in modo equilibrato la libido tra la coscienza e l’inconscio e tra le varie istanze della personalità. Questo vuol dire che se lo sviluppo dell’Io si polarizza in modo unilaterale su un determinato atteggiamento o funzione psichica, questa polarizzazione comporterà per il suddetto principio una costellazione nell’inconscio di atteggiamenti e funzioni opposte che premeranno sulla coscienza dell’Io per compensare la sua unilateralità. Anche il sogno e l’attività simbolica in genere vengono letti da Jung in senso compensatorio. Nella concezione junghiana il sogno infatti più che nascondere svela e le sue immagini sono quelle che sono e non una facciata di qualcosa di altro (il contenuto latente di Freud). Esso è una sorta di spontaneo autoritratto del

32

Page 11: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

mondo interno del soggetto che fornisce il materiale inconscio costellato dalla situazione del momento e lo propone alla coscienza in forma simbolica. Da questo punto di vista il sogno è davvero come dice Jung "la piccola porta occulta che conduce alla parte più nascosta ed intima dell’anima"(1933\1934, p.213). Ed in tal modo contribuisce all’autoregolazione della psiche. I simboli onirici vanno infatti interpretati in rapporto alla situazione attuale del sognatore perché riconducibili per il principio di complementarità che regola la vita psichica a complessi personali ovvero a motivi archetipici da questa evocati. Quest’ultima evenienza si verificherebbe specialmente nei momenti in cui il sognatore è per così dire bloccato di fronte a scelte o problemi di significato vitale per la sua esistenza e il suo futuro di uomo.

Osservo per inciso che la lettura del sogno come una attività inconscia di problem solving funzionale alla espressione ed all’ auto-regolazione dei processi psichici piuttosto che un prodotto mascherato della rimozione, appare oggi largamente condivisa dalla psicoanalisi contemporanea8.

La psiche collettiva . Essa viene intesa da Jung non solo come inconscio collettivo, con le sue possibilità archetipiche ereditate biologicamente nella struttura del cervello, ma anche come conscio collettivo con i suoi stereotipi, modelli valori e tradizioni ereditati culturalmente attraverso il tramite istituzionale e super-egoico della famiglia della scuola ecc. L’attenzione alla psiche collettiva è sempre presente nell’approccio junghiano quanto più il disturbo psichico è grave perché più acuto è in tal caso il conflitto tra le fragili e confuse istanze interne di liberazione individuale e il potere della norma collettiva. In situazioni siffatte l’attivazione di contenuti archetipici infatti è sempre all’opera e va attentamente seguita in rapporto alla capacità dell’Io di sostenere ed elaborare , in un adeguato contesto terapeutico, l’intensità del conflitto e l’attività simbolica che la esprime9. Oggi l’uso terapeutico del

8Si pensi ad autori come Lichtemberg, Lachmann e Fosshage (1996) che così scrivono:"Le immagini del sogno vengono secondo noi scelte non in quanto sostituti mascherati di qualcos’altro, ma piuttosto perché costituiscono il miglior linguaggio iconico di cui in quel momento il sognatore dispone per rendere più agevole l’espressione del suo pensiero"(pp.182-183). E così anche Mertens(2000):"I sogni svelerebbero più di quanto nascondono" (p. 12) "Il concetto di Freud secondo cui ogni simbolizzazione nel sogno servirebbe sempre alla difesa è già stato confutato da Jung e criticato da autori psicoanalitici come Charles Rycroft"( pp.18-19). Punto di vista che appare ribadito con particolare enfasi anche da un autorevole psicoanalista italiano "In quanto portatore dei significati umani più profondi ed abitato dalle dimensioni originarie dell’esistenza (…) il sogno non è solo ciò che resuscita del passato ma anche quel che annuncia del nostro vivere (…) l’uomo nel sogno incontra il suo destino" (Chianese, 2012).9Per non ingenerare equivoci ricordo che l’archetipo va distinto dalla sua rappresentazione simbolica (o immagine archetipica) ch’è il prodotto della sua interazione con una situazione tipica e ricorrente della vita umana ( ad es. l’attaccamento alla madre, il rapporto con la coppia genitoriale, con la sessualità, la malattia , la vecchiaia, ecc.).

33

Page 12: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

collettivo (gruppale, familiare, istituzionale) è prassi consolidata specialmente nel lavoro con i pazienti più gravi

Il Sé (Selbst). E’ per Jung il centro archetipico unificante del divenire della personalità di cui rappresenta il momento iniziale ed anche la meta. L’uomo nasce con una predisposizione a diventare quello che è e fondamentali sono in tal senso le esperienze con la figura di accudimento della prima infanzia ed il rapporto con le figure genitoriali veri e propri tramiti superegoici dei valori collettivi entro cui le potenzialità innate legate al Sé originario dovranno emergere e differenziarsi. In quanto matrice archetipica delle possibilità evolutive dell’Io il Sé di Jung non sembra concettualmente molto diverso dal“vero Sé” di Winnicot e dal “conosciuto non pensato” di Bollas nella misura in cui entrambe queste istanze appaiono radicate nella “disposizione ereditaria” dell’individuo e conferiscono ai processi inconsci una novità e una ricchezza irriducibili alle sue vicissitudini personali10.

"Il Sé è l’archetipo centrale della personalità" (1961, p.430). " Il Sé è anche lo scopo della vita perché è la più perfetta espressione della combinazione di destini che si chiama individuo" (Jung, 1928, p.154).

Il processo di individuazione l’aver concepito il processo psicoterapeutico non solo come analisi della coazione a ripetere ma come integrazione degli aspetti inespressi del Sé legati alla sua individuazione costituisce, a mio avviso, il contributo più fecondo dato da Jung alla psicoterapia dinamica. Non a caso Ernst Bernhard, il medico berlinese che negli anni 30 introdusse in Italia la psicologia analitica di Jung la definiva “psicologia del processo di individuazione”. Esso è propriamente il processo di differenziazione e integrazione dell’Io come essere individuale all’interno della psiche collettiva di cui è parte.

"Individuarsi significa diventare un essere singolo e intendendo noi per individualità la nostra più intima, ultima, incomparabile e singolare peculiarità, diventare se stessi, realizzare il proprio Sé (…)Individuarsi non ha altro scopo che di liberare il Sé per un lato dai falsi involucri della Persona, per l’altro dal potere suggestivo delle immagini inconsce"(1928, pp. 75-77).

10Nel transfert- scrive Bollas (1987)-" non si tratta solo di rivivere un rapporto con la madre o col padre o una

rappresentazione del Sé bambino, ma si tratta di un’esperienza del tutto nuova (in grassetto nel testo) dato che a "qualcosa" viene data una dose di spazio, tempo e attenzione in cui può emergere" (p.282). Questo "qualcosa" ha a che fare con "l’idioma della disposizione ereditaria" attraverso cui "possiamo volgerci ai misteri della nostra stessa esistenza" (pp. 286-287). E’ singolare la rassomiglianza anche letterale con cui Jung (1937) alludeva allo stesso problema quando parlando del "mistero della differenza tra il terapeuta e il paziente" lo descriveva come "qualcosa di positivo"(in corsivo nel testo) che ha bisogno di essere salvaguardato per il paziente stesso; altrimenti egli soffre di una perdita psichica e il risultato del trattamento è nel migliore dei casi una cura incompleta" ( pp. 173-174).

34

Page 13: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

Secondo la metafora alchemica cara a Jung, il processo di individuazione è una sorta di “raffinamento qualitativo” della personalità per cui alla fine "quello che rimane è spesso più piccolo di ciò che si era sperato" (Hillman,1962, p. 126) ma più vero ed in grado di porre l’Io nella sua limitata ma unica realtà, in un rapporto più impegnativo ed incondizionato con il mondo. All’interno di questo processo quello che viene richiesto alla fine non è tanto l’annessione dell’Es da parte dell’Io, come sosteneva Freud (1932,p.1336), ma il confronto dell’Io con l’inconscio mediato dall’attività simbolica indotta dallo stesso “processo dialettico” che si instaura tra paziente e terapeuta il cui fine è una progressiva relativizzazione dell’Io a vantaggio del Sé11. Ricordo per inciso che oggi un importante filone della psicoanalisi assegna alla cura psicoanalitica il compito fondamentale della realizzazione di un Sé sano e coeso (Kohut, 1986) e che, in generale, esiste un unanime consenso sul fatto che sia proprio Il riconoscimento e la validazione del vero Sé del paziente a costituire il fine principale di una psicoterapia a orientamento dinamico (Gabbard,2004,p 18).

L’immaginazione attiva. Durante l’auto-analisi seguita alla rottura del suo rapporto con Freud Jung aveva disegnato e dipinto le sue visioni e i suoi sogni sperimentando l’effetto salutare di “mettere in forma” (Gestaltung) i suoi stati di animo e i prodotti della sua immaginazione. Il Libro Rosso documenta in particolare il difficile lavoro che, in coincidenza con la traumatica separazione da Freud, obbligò Jung a confrontarsi con le immagini del suo mondo interno permettendogli di venirne in qualche modo a capo12. Allo scopo di demitizzare la figura dell’analista e favorire l’indipendenza dei pazienti alla fine dell’analisi Jung li incoraggiò a fare altrettanto o, se avessero preferito, a scrivere poesie a costruire sculture e persino a danzare le loro fantasie. L’invito a sperimentare “l’immaginazione attiva” era rivolto da Jung a particolari soggetti, in genere persone nella seconda metà della vita "socialmente ben adattate e di abilità considerevole" ma afflitte da quello che oggi potremmo chiamare un sentimento schizoide di futilità e per le quali "la normalizzazione non significava niente"(1929 b, p. 68).Questa tecnica infatti li aiutava , nella misura in cui le

11La recente pubblicazione del Liber novus o Libro rosso (2009) offre una preziosa documentazione autobiografica dell’esperienza che in un momento particolarmente critico della sua esistenza permise a Jung di ricercare attraverso un sistematico confronto con le fantasie e le immagini del suo inconscio un rinnovamento interiore sentito come necessario per la sua salute psichica. 12Da questo punto di vista tutta l’opera di Jung può essere letta con Winnicott (1964) come una permanente tendenza a risanare le scissioni del suo Io diviso e come una difesa dalla disintegrazione sperimentata da piccolo. Ma proprio questa tendenza, secondo lo psicoanalista inglese, avrebbe consentito a Jung la "conquista eccezionale di gettare un fascio di luce su un problema comune a tutti gli esseri umani nella misura in cui esistono delle difese comuni contro (…) quella che si può chiamare paura psicotica"(p. 518) .

35

Page 14: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

loro difese lo consentivano, ad affrontare creativamente il loro disagio incoraggiando ed addestrando il loro Io a confrontarsi con i contenuti dell’inconscio e ad affidarsi deliberatamente alla sua attività. Negli ultimi decenni del secolo scorso l’uso della pittura e di altre forme espressive negli studi privati (v. la tendenza a ricorrere al disegno o al gioco della sabbia in analisi) e soprattutto nelle istituzioni psichiatriche (v. i laboratori di arte-terapia prima negli ospedali psichiatrici ed ora negli attuali servizi di salute mentale e nei presidi ad essi connessi come i centri diurni) si è diffuso sempre di più e l’effetto positivo della mobilitazione del potenziale creativo nella cura del paziente psichiatrico è generalmente riconosciuto.

Se oggi con il termine di psicoterapia dinamica comprendiamo con Schedler (2010) tutte "le psicoterapie basate su concetti e metodi psicoanalitici che utilizzano sedute meno frequenti della psicoanalisi cosiddetta classica e (…) la cui essenza consiste nell’esplorare gli aspetti del Sé non pienamente conosciuti specialmente se si manifestano nella relazione terapeutica e potenzialmente ne vengono influenzati" (p.10) e se il riconoscimento e la validazione del vero Sé, come ricorda Gabbard, è il fine precipuo di una psicoterapia ad orientamento dinamico mi paiono evidenti e di estremo interesse teorico le tante affinità che questo approccio presenta con l’approccio psicoterapeutico junghiano. Mi riferisco in particolare alla minore frequenza delle sedute compatibile con il ricorso al vis a vis, all’importanza della funzione supportiva e interattiva del terapeuta, al riconoscimento degli aspetti inespressi del Sé nella relazione terapeutica, all’interpretazione dell’attività simbolica dell’inconscio come risposta ai problemi attuali del paziente e alla particolare attenzione al tema della crescita psicologica dell’individuo nella sua globalità e nel contesto collettivo di cui è parte. Le analogie evidenziate tra l’approccio junghiano e la odierna psicoterapia dinamica potrebbero inoltre indicare, a mio avviso, la centralità di determinate condizioni e di determinati temi nello svolgimento del processo psicoterapeutico e la utilità di indirizzare in tal senso la ricerca dei fattori comuni che sono alla base della sua efficacia.

Antologia junghiana

"Lo psicoterapeuta non deve però limitarsi a capire il paziente; è importante anche che capisca se stesso. Per questo motivo la conditio sine qua non della preparazione dell’analista è la sua stessa analisi, la cosiddetta analisi didattica. Il trattamento del paziente comincia, per così dire, dal medico (…) Nell’analisi didattica il medico deve imparare a conoscere la propria anima e a prenderla sul serio: se egli non sa farlo, non potrà apprenderlo neppure il paziente"(1961, p. 159).

36

Page 15: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

"Ogni trattamento destinato a penetrare nel profondo consiste almeno per metà nell’autoesame del terapeuta: egli può infatti sistemare e riordinare nel paziente soltanto quello che riordina in sé. Non è un male se si sente colpito o colto in fallo dal paziente: può guarire gli altri nella misura in cui è ferito egli stesso. Questo e non altro significa il mitologema greco del medico ferito" (1951, p. 128).

"Mediante il transfert sul medico al paziente viene gettato un ponte attraverso il quale egli può uscire dal nucleo familiare per entrare nella realtà; in altre parole: passare dall’ambiente infantile al mondo degli adulti (…) Il medico analista conosce troppo bene la propria personale insufficienza per credere ancora di poter fare da padre o da guida. La sua aspirazione può consistere al massimo nell’educare i suoi pazienti ad acquisire una personalità autonoma, liberandolo dall’inconscia sottomissione a restrizioni infantili. La psicoanalisi deve perciò analizzare il transfert (…) con l’analisi del transfert si mira a distruggere la sottomissione inconscia ( e conscia!) al medico e a rendere autonomo il paziente (…) Nel migliore dei casi il malato esce dall’analisi com’è veramente, cioè in armonia con se stesso (…) Quanto più il paziente riuscirà a vedere nel medico un qualsiasi altro uomo, a riconoscerlo obiettivamente, tanto maggiore sarà per lui il vantaggio del transfert" (1913, pp.139-142)"La passata coazione si trasforma in intenzione e scopo, cioè in “lavoro”. Sostenuto dal suo medico, il paziente si occupa ora delle sue fantasie, non per perdervisi, ma per scoprirle pezzo per pezzo e portarle alla luce. Con ciò egli acquista una visione obbiettiva della propria vita interiore"(ivi, p.134) "e può iniziare a ricercare nuove vie di adattamento" (ivi, p.128).

"Anche se le proiezioni sono riportate alle origini la pretesa del paziente di avere un rapporto umano perdura e dovrebbe essere soddisfatto perché senza rapporti di qualche genere l’uomo si sente precipitare nel vuoto (…) Il paziente deve essere in qualche modo in relazione con un oggetto immediatamente presente. Nonostante l’analisi riduttiva egli si rivolgerà al terapeuta anche come al partner di un rapporto umano in cui a ciascuno sia garantita la sua posizione individuale" (1921\1928, p. 146)13.

"A nessuno psicoterapeuta dovrebbe mancare quella naturale riservatezza che impedisce alle persone di maltrattare e calpestare i misteri che non comprendono. Questa riservatezza lo metterà in grado, quando incontra il mistero della differenza tra lui e il paziente, di ritirarsi nel momento giusto e di evitare il pericolo- sfortunatamente fin troppo reale – di commettere un assassinio psichico in nome della terapia. La causa ultima della nevrosi, infatti, è qualcosa di positivo che ha bisogno di essere salvaguardato per il paziente stesso; altrimenti egli soffre di una perdita psichica e il risultato del trattamento è, nel migliore dei casi, una cura incompleta" (1937, pp.173-174).

"Quando ci sforziamo di scoprire senza pregiudizi teorici cosa realmente il paziente cerchi in suo padre o sua madre noi non troviamo di solito desideri incestuosi ma qualcosa di ben diverso (…) qualcosa che Freud ha valutato solo negativamente, e cioè un sentimento di innocenza infantile, un senso di protezione e sicurezza, di amore reciproco, di fiducia e fede (…) la tendenza regressiva denota soltanto che il paziente nei suoi ricordi di infanzia ricerca se stesso"( 1930, pp.38-39)14.

"Il cosiddetto complesso di Edipo si trasforma a questo livello nel complesso di “Giona e la balena” che ha molte varianti come ad esempio la strega che mangia i bambini, l’orco, il drago ecc. La paura dell’incesto si converte nella paura di esser divorato dalla madre. (…) In tal modo la libido raggiunge una

13Ricordo che dovranno passare alcuni decenni perché nella comunità psicoanalitica venga “ufficialmente” ammesso questo stesso concetto e cioè l’importanza che lo psicoanalista "si sforzi di ridivenire per il malato ciò che egli in realtà è: un uomo come gli altri, come lo stesso paziente, in un mondo di relazioni umane sviluppate" (Nacht &Viderman, 1959, p. 57; v. Nacht, 1963).14La concezione della regressione come possibile condizione di “rinascita” (secondo l’aforisma caro a Jung "reculer pour mieux sauter" ) verrà riproposta in campo psicoanalitico soprattutto da Balint (1959-1968) col suo concetto di regressione all’area del "difetto fondamentale" come condizione necessaria per l’avvio di un "nuovo inizio" (pp. 93-294).

37

Page 16: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

sorta di condizione primordiale alla quale può saldamente attaccarsi. Ma essa può anche liberarsi dall’abbraccio materno per tornare in superficie con nuove possibilità di vita"(1912\1952, p. 408)15.

"Quando la cura comincia a diventare monotona o subentrano le ripetizioni o quando appaiono contenuti archetipici allora è tempo di abbandonare il trattamento analitico-riduttivo e di trattare i simboli analogicamente o sinteticamente ciò che equivale al procedimento dialettico. Nell’ambito di un procedimento dialettico il terapeuta deve uscire dal proprio anonimato e rendere conto di sé: proprio ciò che richiede al suo paziente"(1935, pp 22-23).

"Comunque lo si voglia prendere il rapporto tra terapeuta e paziente è un rapporto personale nell’ambito impersonale del trattamento. Nessun artificio può impedire che la cura sia il prodotto di una influenza reciproca a cui il paziente e l’analista partecipano interamente (…) Non giova affatto a chi cura difendersi dall’influsso del paziente avvolgendosi in una nube di autorità paternalistico-professionale: così facendo egli rinuncia a servirsi di di un organo essenziale di conoscenza"(1929, p.80).

"Perché io incoraggio i miei pazienti, giunti ad un certo stadio di sviluppo, ad esprimersi col pennello, con la matita o con la penna? Il mio scopo qui è lo stesso che per i sogni: si tratta di produrre uno stimolo (…) l’attività creativa dell’immaginazione libera l’uomo dal “senso del nulla” (…) Lo scopo a cui miro è di provocare uno stato psichico nel quale il mio paziente cominci a sperimentare la propria natura e cerchi di ottenere uno stato di fluidità, di dinamismo e di superamento in cui non vi sia più nulla di eternamente fisso e di disperatamente fossilizzato" (1929b, pp73-76).

Processi archetipici dell’inconscio nella formazione di un sogno e di un delirio

Come è noto l’inconscio per Jung non è costituito solo dai contenuti rimossi dell’inconscio personale ma anche dagli archetipi dell’inconscio collettivo, "forme senza contenuto" (Jung, 1936,p.49) della psiche filogeneticamente predisposte a interagire con situazioni tipiche e sempre ricorrenti della vita umana16

15Faccio notare che la lettura in chiave simbolica dell’Edipo avanzata da Jung (1912) non si discosta gran che dalla tendenza oggi diffusa in psicoanalisi a interpretare i desideri incestuosi "in senso non necessariamente letterale ma anche simbolico " (Eagle,2011,p.304) come una lotta cioè tra il richiamo regressivo all’unità simbiotica e l’impulso progressivo alla separazione-individuazione. Affinità di non scarso rilievo se si considera che fu proprio questa lettura a far precipitare nel 1913 la rottura del rapporto di Jung con Freud. 16Concezione che appare oggi in linea con i dati provenienti anche da altri ambiti di ricerca come l’etologia (v. i “meccanismi innati di risposta” che scattano indipendentemente dall’apprendimento in risposta a determinati “stimoli-chiave” ) la psicologia evolutiva (v. “modelli” o “schemi di immagine” che sin dalla nascita orientano la mente del bambino in un certo modo di fronte a certi stimoli ambientali)e le neuroscienze (v. i”sistemi motivazionali” o “sistemi operativi emozionali” legati a strutture cerebrali selezionate dall’evoluzione per evocare nell’individuo risposte adattative a situazioni critiche per la sopravvivenza) oltre che dalla stessa clinica psichiatrica (v. la frequenza universale di determinati temi nella produzione delirante delle psicosi endogene come ad es. quelli di colpa indegnità e rovina nelle psicosi depressive o quelli paranoidi di autoriferimento nello stato d’animo delirante di un esordio schizofrenico). Per un’attenta disamina e integrazione della nozione junghiana di archetipo nella prospettiva della psicologia evolutiva e delle neuroscienze, vedi Fissi (2000) e Knox (2003).

38

Page 17: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

A partire da questa interazione verrebbero prodotte immagini archetipiche in grado di comporre simbolicamente istanze altrimenti contrapposte di conscio ed inconscio operando una sintesi tra ciò ch’è stato e ciò che non è ancora di enorme significato per l’ulteriore sviluppo psicologico17. All’attività simbolica della psiche Jung dà anche il nome di funzione trascendente proprio perché essa tenderebbe a trascendere la unilateralità della coscienza e la iniziale conflittualità degli opposti mettendo l’Io in condizione di reggerne la tensione in vista di una loro possibile trasformazione.

Mi servirò ora di questi concetti applicandoli alla lettura di un sogno e di un sistema delirante da me raccolti nell’ambito della mia attività psichiatrica.

Il sogno del fantoin

Il sogno mi è stato raccontato da una persona molto anziana visitata a domicilio su richiesta dei familiari preoccupati per il suo stato di profonda prostrazione psichica. Si trattava di una persona di modesta estrazione socio-culturale e di grande generosità umana che già conoscevo e che da pochi giorni aveva perso il figlio primogenito per una grave malattia. Quando andai a trovarlo mi raccontò spontaneamente lo “strano sogno” che lui che non sognava mai aveva fatto durante la notte e che l’aveva profondamente colpito: era ritornato bambino e si trovava nella piazza del paese natio dove stava giocando con un altro bambino. Tra loro due c’era un mucchio di chicchi di grano che vicendevolmente si distribuivano come in un gioco, uno a te ed uno a me, uno a me ed uno a te fino al loro completo esaurimento .

Il sogno aveva avuto l’effetto non solo di sorprendere ma anche di rasserenare l’uomo che senza bisogno del mio aiuto ne aveva intuito il messaggio. Si stava esaurendo anche per lui il tempo che gli rimaneva da vivere. Ma la cosa non l’angosciava e non lo rattristava perché il sogno gli faceva capire che così si sarebbe ricongiunto nuovamente col suo “fantoin” (in dialetto veneto il figlio teneramente amato e da poco perso rappresentato dall’altro bambino presente nel sogno).

Senza nulla sapere della simbologia dell’immagine dell’”eterno-bambino” e della sua capacità di rinnovarsi e del chicco di grano come antichissima immagine pre-cristiana di rinascita, la psiche dell’uomo dopo

17La concezione junghiana dell’inconscio appare presentare una certa affinità con quella della psicoanalisi contemporanea (Eagle,2011)che tende sempre più a considerare i processi inconsci non più solo "come un serbatoio o magazzino di contenuti psichici rimossi che vanno scoperti"(p.123) ma anche in termini di “esperienza non formulata” di contenuti impliciti (inconsci) la cui formulazione "è essenzialmente determinata dal contesto interazionale in cui ha luogo l’esperienza" (p.129).

39

Page 18: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

averle prodotte ne aveva per così dire colto e vissuto in pieno il loro significato archetipico. Mi limitai a condividere la sua emozione senza aggiungere niente altro a quello che lui stesso mi aveva detto. Dopo pochi giorni fui informato della sua morte.

Il mandala nell’orto

Il caso di cui parlerò riguarda un paziente da me seguito nei primi anni 1970 in OP ed anche a domicilio nell’ambito delle attività svolte dai dispensari di igiene mentale della Provincia di Treviso. Si trattava di un paziente con alle spalle parecchi ricoveri in OP con diagnosi ora di paranoia ora di eccitamento maniacale ora di schizofrenia paranoide18, un p. in ogni caso grave anche per la clamorosità dei modi con cui veniva ricoverato coattivamente in manicomio. Lo conobbi che già era abbastanza anziano e segnato dalla sua lunga carriera psichiatrica, dai lunghi periodi di internamento e dagli effetti dei tanti trattamenti di shock come di norma allora accadeva. Ricordo di lui che proveniva da una famiglia di contadini dominata dalla figura patriarcale del padre da cui si era presto allontanato in cerca di lavoro, e che durante la guerra aveva combattuto prima nell’esercito e poi durante la Resistenza coi partigiani. Dopo aver conosciuto e sposato in Toscana una donna del luogo era ritornato nel paese di origine dove svolgeva un modesto lavoro di venditore ambulante e dove era entrato nuovamente in conflitto con il padre descritto come arrogante e violento e con la comunità locale da cui si sentiva emarginato per le sue idee e i suoi trascorsi politici. Il nucleo della sua psicopatologia, quando le sue condizioni si scompensavano, era costituito dalla convinzione, come scriveva, "di dover far trionfare contro le Santissime Capitaliste Burocratiche Autorità Clericali Giudiziarie e Civili gli ideali di un socialismo giusto e fraterno perché ancora oggi i peggiori lupi si camuffano con la pelle dei migliori agnelli di Dio". Convinzione che lo portava spesso ad entrare in violento contrasto con le autorità cittadine reclamando la soddisfazione dei suoi diritti e ad entrare nella chiesa del suo paese munito di martello accusando il prete dei torti da lui subiti e minacciando di demolire l’altare risparmiando solo Cristo "ch’è l’unico che non ne ha colpa avendo sofferto ingiustamente sulla croce".

18In realtà il Caso rientrava, a mio avviso, tra le forme espansive delle psicosi fasiche ed aveva parecchi punti di contatto con il quadro di euforia esaltata descritto da Leonhard (1957) nel suo trattato sulle psicosi endogene (pp. 84-87). Per chi fosse interessato ad un approfondimento degli aspetti psicopatologici e psicodinamici del Caso debbo rinviare ad un mio precedente lavoro (Romano, 1972).

40

Page 19: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

Attraverso un sentimento, come dire, di comune appartenenza ideologica (era un periodo in cui Le Lettere dei condannati a morte della Resistenza era una lettura comune tra quelli della mia generazione ed era anche il periodo della contestazione anti-manicomiale e della nascita del movimento basagliano cui . aderivo) si era stabilita fra di noi una certa simpatia per cui lo stavo ad ascoltare interessato alla sua storia di ex partigiano e particolarmente incuriosito dalla sua storia psichiatrica e dalla grande quantità di materiale simbolico prodotta dalla sua psicopatologia. Si dichiarava infatti tra l’altro in possesso"di un segreto che avrebbe dato da fare a tutti, dell’arma migliore di tutte le altre armi che colpisce a lunghissima distanza e vicinissima e che non uccide ma salva e che consiste in un Cuore ch’è stato da 1971 anni diviso a metà". Evidentemente l’Io del paziente indebolito sul versante della coscienza dalle particolari vicissitudini della sua storia era stato per così dire inflazionato a livello inconscio dall’archetipo del Sé rappresentato simbolicamente dalla figura di Cristo che in tal modo riviveva in lui.

A conferma di quanto asseriva il paziente mi invitò un giorno ad andare a vedere nella sua casa la testimonianza segreta della sua vita di eletto. Nei periodi intervallari della sua malattia aveva recinto un pezzo del suo piccolo orto con dei mattoni descriventi un disegno circolare contenuto in un quadrato, il centro della figura essendo occupato da un albero. Il cerchio era articolato al quadrato attraverso quattro mattoni rappresentanti secondo la confessione che il paziente mi fece in modo tanto ispirato quanto stravolto dall’emozione "i quattro punti cardinali attraverso cui è possibile orientarsi se si vuole dare ascolto alla voce di Dio". Voce che naturalmente il paziente asseriva di udire quando Dio gli parlava a conferma dell’alta missione che egli era stato chiamato a svolgere19.

Senza averne cognizione il p. aveva disegnato nel suo orto un circolo che aveva tutti gli elementi figurativi di un mandala: il cerchio, il numero quattro, la spartizione simmetrica dei motivi riferiti ad un centro contenente di solito figure simboliche della totalità. Scrive Jung in proposito: "Descrivere un circolo magico protettivo è un antichissimo mezzo al quale ricorre chi abbia un proposito strano e segreto (…) con ciò l’isolamento che in caso contrario sarebbe pauroso e inquietante diventa un’intenzione, viene dotato di un senso conforme ad uno scopo, e perde il suo carattere angoscioso". Ed ancora"La

19Nello stato di euforia esaltata molto spesso,- nella descrizione che ne fa Leonhard (1957),- l’alto compito umanitario cui il soggetto si sente chiamato è sostenuto da esperienze allucinatorie. Dio o un santo gli appare e gli dà con la semplice apparizione o verbalmente la certezza che ha un grande compito da adempiere.(pp.84-85).

41

Page 20: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

totalità o perfezione del cerchio celestiale e la forma quadrata della terra che riunisce i quattro principi o elementi o qualità psichiche sono l’espressione della compiutezza dell’armonia (…) Non vi sono divinità nel mandala (…) il posto della divinità, il centro, sembra occupato dalla totalità dell’uomo"(Jung, 1948, pp.117-120). Nel nostro caso il centro è occupato dall’albero che bene esprime simbolicamente il processo di crescita psichica dell’uomo in armonia con l’ordine naturale, il senso, del suo destino individuale. Non a caso nel mito e nella religione l’albero è anche l’albero del paradiso, l’albero immortale, l’arbor vitae identificato anche con la croce di Cristo, “l’albero di Cristo”. Il mandala costruito dal p. potrebbe perciò essere l’involontaria espressione del profondo bisogno della psiche del p. di conferire ordine e significato al violento conflitto interiore con l’autorità che nelle fasi di malattia riusciva ad avere caoticamente il sopravvento sulle deboli risorse del suo Io.

Considerazioni

Vorrei fare qualche considerazione per evidenziare ulteriormente sulla scorta del materiale presentato la funzione che Jung attribuisce ai processi archetipici di interagire con l’esperienza del soggetto dando luogo a simboli che favoriscono la transizione da uno stato dell’Io ad un altro gettando un ponte sull’abisso che separa la coscienza dall’inconscio. Mi pare anche opportuno ribadire che parlando degli archetipi del “bambino” o della “totalità del Sé” non considererò innate le immagini che li rappresentano ma solo la possibilità della psiche di farne esperienza.

Nel sogno del fantoin l’immagine del bambino esprime in modo efficace il lato positivo dell’archetipo del puer, il suo potenziale di vita rivolto al futuro e la sua apertura al cambiamento. Il chicco di grano poi, come ho già ricordato, è un antico simbolo di rinascita che in Egitto ad esempio aveva le sembianze di Osiride dio dei morti che faceva germogliare ogni cosa. Concetto ripreso successivamente in epoca cristiana:"In verità in verità vi dico che se il chicco di grano, caduto in terra non muore, esso rimane infecondo, se invece muore produce molto frutto" (Giovanni,12,24). Così nel sogno la scomparsa dei chicchi di grano, la morte, rende possibile la rinascita della vita rappresentata dal vecchio ritornato bambino che gioca col suo ritrovato fantoin. Immagine che dischiude una insperata prospettiva di senso alla drammatica esperienza della perdita del figlio e della morte imminente.

Il mandala costruito dal nostro paziente è un antico simbolo di completezza presente in ogni angolo del mondo sin dalla più remota antichità:

42

Page 21: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

dalle pitture rupestri del paleolitico all’arte dell’antico Egitto, dall’arte religiosa dell’Estremo Oriente alla iconografia cristiana medioevale ecc. Questa immagine, secondo Jung, sarebbe espressione dell’archetipo ordinatore del Sé per cui ogni singola parte trova il proprio giusto posto e il tutto mantiene la sua coesione grazie al temenos, o recinto magico, che lo contiene. L’insistenza del numero quattro nel mandala sembra confermare questa ipotesi perché il quattro da sempre ha avuto il significato di esprimere simbolicamente la totalità del creato. Non a caso quattro sono ad esempio le lettere del nome di Dio (JHWH) le braccia della croce e gli evangelisti così come quattro sono gli elementi, i punti cardinali, le fasi della luna le valenze del carbonio e…quattro i mattoni che permettevano al paziente di orientarsi per sentire la voce di Dio. Sulla base di queste considerazioni il mandala costruito tra un ricovero e l’altro può aver avuto davvero lo scopo di comporre il lacerante conflitto con le istanze repressive della norma collettiva vissuto dal paziente lungo tutto l’arco della sua vita proteggendo il suo Io dagli effetti più disgreganti del suo squilibrio affettivo (e, probabilmente, dall’ammissione definitiva in manicomio con cui all’epoca si concludeva di regola la “carriera” psichiatrica dei malati più gravi).

Non mi sembra insomma arbitrario pensare,seguendo l’ipotesi di Jung, che nei due Casi esaminati un livello inconscio profondo della psiche abbia reagito archetipicamente a situazioni particolarmente critiche della esistenza dando luogo a simboli che, proprio grazie al potenziale espressivo della loro matrice primigenia, hanno contribuito a trasformare affettivamente uno stato psichico di disperazione(quella del vecchio orfano del figlio e prossimo alla morte) e di esaltazione euforica (quella dello psicotico delirante in lotta con l’autorità) in una esperienza dotata di senso ed ancora, in qualche modo, aperta al futuro.

Un'ultima considerazione. Sia il sogno che il delirio presi in esame potrebbero essere interpretati anche diversamente utilizzando altre chiavi di lettura. Ad esempio come appagamento allucinatorio di una fantasia di desiderio infantile il primo e come un ritorno regressivo alla sensazione primaria di felicità legata alla fusione col seno materno o come difesa onnipotente dalla caduta nella depressione il secondo. Ma a parte la scarsità di informazioni anamnestiche su cui fondarle ho l’impressione che interpretazioni del genere non terrebbero nel giusto conto la universalità dei temi espressi dalle due storie ed il loro drammatico sfondo umano. Per lo stesso motivo penso in generale che il ricorso (ovviamente non difensivo) alla tecnica junghiana dell’amplificazione del materiale simbolico con dati tratti dalle scienze umane, possa aiutare a

43

Page 22: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

meglio comprendere le connessioni sempre esistenti tra le singole storie individuali ed il contesto collettivo, storico culturale e istituzionale, in cui si situano. In tal modo viene inoltre favorita, anche nei casi più gravi, l’identificazione del terapeuta con la persona del malato, la sua inclusione nello stesso consorzio umano di cui entrambi fanno parte ed, in definitiva, quell’alleanza terapeutica oggi considerata tra i principali fattori di cura di un disturbo mentale grave (AA.VV.,2012, p.15).

BIBLIOGRAFIA

AA.VV.(2012). Una psichiatria al di là dell’attuale paradigma in Psicoterapia e Scienze Umane, 2013, XLVII,1, 9-22.

Abraham K. (1908). Le differenze sessuali tra isteria e dementia praecox. Opere,I:226-238 Torino: Boringhieri, 1976.

Balint M. & Balint E. (1959-68). La regressione. Milano: Raffaello Cortina. 1983.Basaglia F. (1968). L’Istituzione negata. Torino: Einaudi.Basaglia F., Basaglia Ongaro F., Gianichedda M.G. (1976). Salute malattia e società: le

ambiguità del concetto di salute nella società industrializzata. Fogli di informazione, 27\28: 22-35.

Benedetti G. (1973). Jung e la schizofrenia. Rivista di Psicologia Analitica,2: 399-413.Benedetti G. (1992). La psicoterapia come sfida esistenziale. Milano: Raffaello Cortina,

1997.Bleuler E. & Jung C.G. (1908). I complessi e le cause della dementia praecox. Rivista

di Psicologia Analitica, 2010,8,30:105-113.Bollas C. (1987). L’ombra dell’oggetto. Roma: Borla, 2007.Chianese D. (2012). “La Repubblica” del 16\10\2012, 55.Eagle M.N.(2011). Da Freud alla psicoanalisi contemporanea. Milano: Raffaello

Cortina, 2012.Equipe di Arezzo (1975). Schizofrenia problemi sociali e Psichiatria Democratica.

Fogli di informazione, 23\24: 302-316.Federn P. (1943). L’analisi delle psicosi. Psicosi e Psicologia dell’Io.Torino:

Boringhieri, 1976.Fissi S. (2000). Al di là dell’archetipo, I. Innatismo ed esperienza nelle strutture di

rappresentazione e di regolazione della mente. Psicoterapia e Scienze Umane, XXXIV, I: 93-111.

Freud S. (1899). L’interpretazione dei sogni in Opere, 3. Torino: Boringhieri.Freud S. (1907[1974]). Lettera a Jung del 1\1\1907in McGuire W. (a cura di) Lettere tra

Freud e Jung. Torino:Boringhieri, 1974.

44

Page 23: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Romano P. La presenza di Jung nell’ambito della psichiatria dinamica contemporanea..

Freud S. (1908 [1974]). Lettera a Jung del 14\4\1908 in McGuire W. Op. cit.Freud S. (1915). Metapsicologia. Opere,8: 3-118. Torino: Boringhieri, 1976.Freud S. (1932). Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) Opere scelte,

II:1261-1438. Torino: Bollati Boringhieri, 1999. Anche in Opere,11. Torino: Boringhieri.

Gabbard G.O. (2006). Psichiatria Psicodinamica. Milano: Raffaello Cortina, 2007.Gabbard G.O. (2004). Introduzione alla psicoterapia dinamica. Milano: Raffaello

Cortina, 2005.Gabbard G. O. (a cura di) (2009). Le psicoterapie. Milano: Raffaello Cortina, 2010.Hillman J. (1964). Il suicidio e l’anima. Roma: Astrolabio, 1972.Jung C.G. (1907). Psicologia della dementia praecox. Opere,3: 9-158. Torino:

Boringhieri, 1971.Jung C.G. (1908). Il contenuto delle psicosi. Opere,3:159-199. Torino: Boringhieri,

1971.Jung, C.G. (1912). Nuove vie della psicologia in Psicologia e Psichiatria, Roma:

Newton Compton, 1972.Jung C.G. (1912/1952). Simboli della trasformazione. Opere, 5: 5-581. Torino:

Boringhieri, 1970.Jung C.G.(1913). Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica in Il contrasto tra

Freud e Jung. Torino: Boringhieri, 1975, pp.21-178. Anche in Opere,4:109-242. Torino: Boringhieri, 1973.

Jung C.G. (1919). Il problema della psicogenesi della malattia mentale. Opere,3: 19-235. Torino: Boringhieri, 1971.

Jung C.G. (1921\28). Valore terapeutico dell’abreazione. Opere,16:137-148. Torino: Boringhieri, 1981.

Jung C.G. (1928). L’Io e l’inconscio. Torino: Boringhieri, 1948. Anche in Opere,7:121-236. Torino: Boringhieri, 1983.

Jung C.G. (1929a). I problemi della psicoterapia moderna. Opere,16: 61-84. Torino: Boringhieri, 1981.

Jung C.G. (1929b). Scopi della psicoterapia. In: Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna. Torino: Einaudi 1959,pp.62-80. Anche in Opere,16: 43-60. Torino: Boringhieri, 1981.

Jung C.G. (1930). Alcuni aspetti della psicoterapia moderna. Opere,16:35-41. Torino:Boringhieri, 1981.

Jung C.G. (1933\1934). Il significato della psicologia per i tempi moderni. Opere,10*: 201-224. Torino: Boringhieri, 1985.

Jung C.G.(1935). Psicologia Analitica: le conferenze alla Clinica Tavistock. Milano: Mondadori,1975.

Jung C.G.(1936). Il concetto d inconscio collettivo. Opere, 9. Torino: Boringhieri,1980.Jung C.G. (1937). La realtà della psicologia pratica. In: La psicologia del Kundalini-

Yoga. Torino: Bollati Boringhieri, 2004, 165-174.

45

Page 24: LA PRESENZA DI JUNG NELL’AMBITO DELLA PSICHIATRIA … Romano New.pdf · psicosi, la fondazione interpersonale dell’approccio al paziente psichiatrico grave e l’importanza della

Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2014

Jung C.G. (1939). Psicogenesi della schizofrenia. Opere,3: 243-260. Torino: Boringhieri, 1971.

Jung C.G. (1948). Psicologia e Religione. Milano: Ed.di Comunità,1966,117-120.Jung C.G. (1951). Questioni fondamentali di psicoterapia. Opere,16: 11-136. Torino:

Boringhieri, 1981.Jung C.G. (1958). La schizofrenia. Opere,3:269-286. Torino: Boringhieri,1971Jung C.G. (1961). Ricordi, sogni, riflessioni. A cura di Aniela Jaffè. Milano: Il

Saggiatore, 1965.Jung C.G. (2009). Il Libro Rosso. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.Kandel E.R. (2005). Psichiatria, psicoanalisi e nuova biologia della mente. Milano:

Raffaello Cortina, 2007.Knox J. (2003). Archetipo, attaccamento, analisi. Roma: Magi, 2007.Kohut H. (1984). La cura psicoanalitica. Torino: Bollati Boringhieri,2002.Laing R.D. (1967). La politica dell’esperienza. Milano:Feltrinelli,1968.Leonhard K. (1957). Le psicosi endogene. Milano: Feltrinelli, 1968.Lichtenberg J.D., Lachmann F.M., Fosshage J.L. (1996) Lo scambio clinico. Milano:

Raffaello Cortina, 2000.Maffei G. (2002). Le fini delle cure. Torino: Bollati Boringhieri.Mertens W. (2000). L’interpretazione dei sogni cento anni dopo. Psicoterapia e Scienze

Umane, XXXIV, 1:5-30.Migone P. (2012). Storia della schizofrenia (seconda parte di due parti). Il Ruolo

Terapeutico,120:49-66.Nacht S. & Viderman S. (1959). Il mondo pre-oggettuale nella relazione di transfert in

Nacht S. (1963). La presenza dello psicoanalista. Roma: Astrolabio, 1973.Romano P. (1972). Su di un caso di euforia esaltata. Osservazioni di ordine nosografico

e psicologico in margine alle manie cosiddette deliranti. Neopsichiatria, XXXVIII, 1:85-105.

Romano P. (2011). Appunti per una introduzione a Jung ed al suo contributo alla terapia psicodinamica. Psicoterapia e Scienze umane. XLV,1: 49-74.

Shedler J. (2010). L’efficacia della terapia psicodinamica. Psicoterapia e Scienze Umane, XLIV,1:9-34.

Safran J.D. (2012). Psicoanalisi e terapie psicodinamiche. Milano: Raffaello Cortina, 2013.

Winnicott D.W. (1964). Recensione di Ricordi, sogni, riflessioni. In: Esplorazioni psicoanalitiche. Milano:Raffaello Cortina,1995, 508-519.

46


Recommended