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La programmazione FSE 2014-2020: le priorità tematiche, l...

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La programmazione FSE 2014-2020: le priorità tematiche, l'orientamento ai risultati, gli indicatori Ottobre 2012
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La programmazione FSE 2014-2020: le priorità

tematiche, l'orientamento ai risultati, gli indicatori

Ottobre 2012

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Attività di valutazione in itinere del POR Marche FSE ob. 2 2007/2013

ATI Fondazione G.Brodolini – Istituto per la Ricerca Sociale

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Sommario

1. Introduzione e sintesi del rapporto ................................................................................................................... 3

2. Il nuovo quadro regolatorio ..............................................................................................................................11

2.1 La riclassificazione degli impegni dell’attuale programmazione all’interno della nuova programmazione ...... 16

2.2 Alcuni possibili scenari di redistribuzione degli impegni all’interno della nuova programmazione ................... 19

2.3 Una lettura di obiettivi e priorità della nuova programmazione per aree di policy ........................................... 24

2.4 Una ricognizione del soddisfacimento delle condizionalità ex ante ................................................................... 27

2.4.1 Obiettivo tematico 8: occupazione ........................................................................................................... 29

2.4.2 Obiettivo tematico 9: istruzione ............................................................................................................... 33

2.5 Prime differenze di contesto tra 2007 e 2012 ..................................................................................................... 35

3. Lo scenario socio-economico delle Marche ......................................................................................................37

3.1 Struttura e dinamica delle marche rispetto agli indicatori QSN di competitività ............................................... 38

3.1.1 Inclusione .................................................................................................................................................. 38

3.1.2 Struttura e dinamica delle Marche rispetto agli indicatori QSN di valorizzazione delle risorse umane ... 41

3.1.3 3.1.3 Struttura e dinamica delle Marche rispetto agli indicatori QSN di Competitività ........................... 43

3.2 Posizionamento generale di struttura e dinamica delle Marche rispetto alle altre regioni e a quelle CRO ....... 48

3.3 Le previsioni demografiche ................................................................................................................................. 50

3.4 Lo scenario economico marchigiano dei prossimi anni ...................................................................................... 53

3.4.1 Le ripercussioni sul mercato del lavoro .................................................................................................... 55

3.5 Reddito, disuguaglianza e povertà ..................................................................................................................... 58

3.6 Una ipotesi di ricadute sulla programmazione ................................................................................................... 63

3.7 Considerazioni conclusive ................................................................................................................................... 66

3.8 Appendice al Capitolo 3 ...................................................................................................................................... 68

4. Le sfide della nuova programmazione: la governance, gli indicatori, il sistema informativo e le condizionalità71

4.1 L’orientamento al risultato e il sistema di indicatori ......................................................................................... 71

4.2 L’impatto della nuova programmazione sul sistema di governance regionale .................................................. 76

4.3 Le sfide per il sistema informativo ...................................................................................................................... 83

4.4 Il soddisfacimento delle condizionalità ex ante .................................................................................................. 86

5. Annessi .............................................................................................................................................................98

5.1 Annesso 1: Tavola di conversione ....................................................................................................................... 98

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1. Introduzione e sintesi del rapporto

La nuova programmazione europea

La programmazione 2014-2020 dei Fondi strutturali europei comporterà dei cambiamenti

importanti rispetto all’esperienza attuale. Da tempo è in atto una discussione che coinvolge gli

organismi comunitari, gli Stati membri e le autorità di gestione sui regolamenti attuativi. Tale

discussione, benché su alcuni aspetti ancora aperta, ha ormai raggiunto alcune conclusioni.

I Fondi strutturali attueranno la strategia di Europa 2020 attraverso una maggiore concentrazione

tematica delle risorse, che dovranno essere focalizzate e concentrate dove c'è meno sviluppo per

avere una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Cinque ambiti sono individuati dalla

Strategia 2020 con i rispettivi obiettivi:

• Il tasso di occupazione deve raggiungere il 75% della popolazione 20-64 anni;

• Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo devono raggiungere il 3% del PIL;

• La sostenibilità ambientale va perseguita attraverso la riduzione del 20% dei gas serra;

inoltre il 20% dell’energia deve essere prodotta da fonti rinnovabili e va migliorata del 20%

l’efficienza energetica;

• Il rafforzamento del capitale umano va perseguito riducendo sotto il 10% gli abbandoni

scolastici e raggiungendo per il 40% dei giovani 30-34 anni un titolo di istruzione terziaria;

• 20 milioni di persone devono uscire dalla condizione di rischio di povertà.

A livello europeo si è costruito il Quadro Strategico Comune, che traduce la strategia di Europa

2020 nella linea di intervento dei programmi. Gli obiettivi tematici (quattro per il FSE) svolgeranno

la funzione degli attuali assi prioritari. Il Piano Nazionale di Riforma fornisce le raccomandazioni

che dovranno essere accolte nell'Accordo di Partenariato: obiettivi, indicatori, condizionalità,

rendiconto. L'Accordo di Partenariato tra Stati Membri e Unione dovrà fissare le condizioni di

applicazione, regolare l'allineamento dei programmi operativi, la loro attuazione, l'allocazione

delle risorse e il livello di efficienza.

A livello regionale i programmi operativi del FESR, del FSE, ecc, dovranno articolarne gli obiettivi e

le azioni. Il Piano Operativo – come già oggi - indicherà la scelta d'investimento per ogni priorità, le

rispettive motivazioni e i risultati attesi, individuate partendo dalle problematiche territoriali. Ma

la sua efficacia - soprattutto per gli obiettivi di sviluppo – richiederà maggiore concentrazione e

integrazione delle risorse.

La definizione della nuova programmazione è una grande opportunità per le comunità regionali;

ogni sette anni questo processo richiede di porsi delle domande sull’impiego dei Fondi stessi, quali

ad esempio: Siamo sulla strada giusta? Ci sono cose che non sono andate bene? Perché? Quali

sono i bisogni importanti e meno importanti? Come si scelgono? Quali sono gli strumenti con cui si

ottengono i risultati migliori? Qual è la prima priorità nella propria regione?

Il problema chiave è fare una buona programmazione, centrata sul conseguimento dei risultati

attesi e rispondenti ai bisogni individuati e selezionati. L'efficacia si ottiene concentrando le risorse

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là dove si è in grado di incidere. Il punto di partenza va individuato nel problema da risolvere,

piuttosto che nell’allocazione dei fondi disponibili.

La riflessione e la valutazione dell’azione pubblica deve basarsi sulle cifre, poiché le risorse

rappresentano i vincoli entro cui intervenire; ma occorre anche un approccio qualitativo, capace di

comprendere come si spende; come funziona il processo di intervento dagli operatori ai

destinatari. Insomma, valutare l'efficacia dell’attuale programmazione è un buon modo per

preparare quella nuova.

L'analisi del contesto è importante, perché alcuni scenari come la demografia e l’invecchiamento,

il cambiamento istituzionale, le nuove pensioni e il risanamento del bilancio pubblico, la

stagnazione economica, rappresentano un contesto completamente differente rispetto a quello

che si prospettava nel 2006-2007.

Questo rapporto si propone di fornire alcuni strumenti tecnici per avviare la discussione, la quale

dovrà però svolgersi nelle sedi proprie dell’autorità politica e amministrativa. Con questo rapporto

si avvia una prima raccolta di elementi a sostegno di un’istruttoria utile a comprendere – allo stato

attuale delle conoscenze – quali sono i principali cambiamenti della futura programmazione del

FSE.

Da obiettivi specifici a temi prioritari: concentrazione degli obiettivi

E’ importante evidenziare il percorso metodologico che ha portato ai risultati delle simulazioni che

vengono presentate in questo Rapporto. Nel capitolo seguente si riclassificano – attività per

attività – le attuali risorse impegnate secondo i temi prioritari della nuova programmazione. In

sostanza, si legge l’attuale stato di attuazione del programma con gli occhiali dei nuovi

regolamenti. Si tratta di un esercizio a “tavolino”, che concettualizza similitudini e differenze sulla

base della “ratio” identificata alla base delle diverse policy attuate ora, (teoria del programma) e

ipotizzate, poi, con il POR del futuro settennio. Un’operazione virtuale, ma non “meccanica”, come

si vedrà a breve.

La finalità di questa operazione è, infatti, quella di aiutare ad individuare lo spostamento dei pesi

necessari tra gli obiettivi dell’attuale e della nuova programmazione, valutando l’effettiva “ratio”

alla base delle politiche, al di là e oltre le denominazioni dei nuovi obiettivi che potrebbero indurre

a interpretazioni riduttive di ciò che effettivamente si potrebbe realizzare.

Il percorso, dal punto di vista metodologico, parte, quindi, dal livello di risorse impegnate al

31/12/2011 (i cui pesi tra gli assi sono ormai stabilizzati anche in termini di risorse programmate) e

le riclassifica nelle priorità di investimento della nuova programmazione 2014-2020 in base alle

bozze di regolamento in discussione. A questo punto si simula uno scenario di ripartizione delle

risorse attuali alla luce dei vincoli di concentrazione tematica della nuova programmazione. Tali

vincoli richiedono di assegnare almeno il 20% delle risorse alla priorità dell’inclusione e della lotta

alla povertà e, comunque, di concentrare l’80% delle risorse su quattro priorità di intervento.

Il risultato della simulazione permette di affermare che - anche adottando uno scenario

conservativo e, cioè, simile all’attuale distribuzione tra gli obiettivi specifici – la nuova

programmazione comporterà cambiamenti consistenti nella distribuzione delle risorse. In

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particolare, per consentire l’aumento dal 4.13% a circa il 20% delle risorse destinate alla priorità di

investimento “inclusione attiva”, sono necessarie consistenti diminuzioni della quota di risorse

destinate, in base all’esercizio di simulazione e quindi in termini di priorità riclassificate,

all’“adattabilità” (dal 9.02% allo 0.41%) e “conciliazione” (dal 5.51% % allo 0.25%), e diminuzioni

più contenute, ma, comunque, significative della quota di risorse allocate alle priorità di

investimento “formazione permanente” (dal 9.37% al 7.83%) e “qualità dell’istruzione superiore”

(dal 7.11% al 5.94%). In sostanza, dovranno calare le risorse per gli occupati e, in parte, per

l’istruzione superiore (vedi tabella 6).

Una mitigazione di tali aspetti redistributivi può avvenire se, come riteniamo, vi debbano essere e,

vi siano, margini (utilizzando, ad esempio, la teoria del programma) per reinterpretare le attuali

destinazioni per obiettivo specifico in termini di “politiche”, al di là del nome amministrativo

adottato nell’attuale assegnazione delle risorse.

Infine, non paiono emergere particolari problemi in termini di condizionalità ex-ante che la

Regione deve possedere in previsione dell’Accordo di partenariato.

Il posizionamento della Regione Marche rispetto al contesto CRO

Il capitolo 3 si sofferma sui cambiamenti dello scenario economico sociale e delle ripercussioni sul

target dei destinatari FSE. Esso inizia con un esame del posizionamento attuale della regione

Marche rispetto alla media delle altre regioni Obiettivo CRO (Competitività Regionale e

Occupazione), usando gli indicatori del QSN (Quadro Strategico Nazionale 2007-2013) per le

priorità Inclusione, Capitale Umano e Competitività. Il posizionamento regionale è misurato dal

livello attuale di ogni indicatore e dalla dinamica degli ultimi 5 anni, rispetto alla media CRO.

Infine, per ogni gruppo omogeneo di indicatori, si giunge ad un indice che consente di rilevare in

modo sintetico il posizionamento della regione. In sintesi, i principali aspetti problematici rilevati

in modo comparato sembrano essere:

Inclusione

- elevata disoccupazione di lunga durata

- necessità di contrasto alla povertà

- potenziamento dei servizi sociali

- contrasto allo spopolamento dei comuni rurali

Capitale umano

- numero basso di adulti in apprendimento permanente

- numero basso di laureati in scienza e tecnologia

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- numero basso di occupati in attività formative

Competitività

- maggior rischio dei finanziamenti

- bassa intensità creditizia

- bassa produttività nel commercio e nell’industria

- bassa capacità di sviluppo di servizi alle imprese

- tasso di disoccupazione cresciuto più che nella media

L’ordine di priorità tra i diversi bisogni può essere suggerito dall’esame degli indici sintetici che

esprimono l’intensità complessiva dei problemi rispetto alle altre regioni in termini di distanza

dalle medie di struttura e di dinamica. Allora al primo posto va considerato il tema Inclusione (qui

è maggiore la distanza dalla media), quindi il tema Competitività e infine il tema Capitale Umano.

Lo scenario demografico ed economico al 2020

Al di là del posizionamento attuale della regione nel contesto CRO, va considerato poi il

cambiamento dello scenario socio-economico dei prossimi anni. Esso si presenta completamente

differente rispetto a quello che si prospettava nel 2006-2007, all’inizio della precedente

programmazione. Il capitolo 3 prosegue effettuando una simulazione a 8-10 anni dei fattori

demografici, macro-economici e delle principali conseguenze sul mercato del lavoro. Questo è un

elemento importante di riflessione, in termini di individuazione delle priorità d’investimento.

Demografia

- la popolazione crescerà dello 0,55% annuo, grazie al sia pur

ridotto apporto migratorio

- nel 2022 vi saranno circa 100mila marchigiani in più, e la

popolazione raggiungerà 1.664.000 abitanti circa

- l’età media passerà da 44,8 a 46,1 anni

- la quota di popolazione 0-14 anni diminuirà lievemente (-0,3%)

- la quota di popolazione 15-64 diminuirà maggiormente (-1,1%)

- la quota di popolazione oltre 65 anni crescerà (+1,4%)

- forte invecchiamento: oggi ogni 100 giovani in età 0-14 anni vi

sono 169 anziani; al 2022 ve ne saranno 184.

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PIL, consumi,

investimenti

- la stagnazione dell’economia continuerà fino al 2014

- la crescita del PIL ripartirà dal 2015 e fino al 2018 si manterrà

attorno all’1,1% annuo in termini reali

- a trainare saranno gli investimenti e le esportazioni

- la domanda interna per consumi delle famiglie e delle pubbliche

amministrazioni rimarrà bassa per tutto il periodo

Mercato del lavoro

- le forze di lavoro cresceranno dello 0,2% annuo, e la popolazione

attiva passerà dalle attuali 693 mila alle 755mila persone, con un

aumento marcato dei giovani 15-29 anni

- l’occupazione diminuirà fino al 2014, per poi riprendere allo

0,3% annuo;

- la disoccupazione continuerà a crescere ancora per uno-due

anni, fino a raggiungere il livello dei 55-60mila disoccupati

(rispetto ai 47.000 del 2011); quindi, con la ripresa, incomincerà

ad essere riassorbita al ritmo dell’1% annuo, rimanendo però

sempre a livelli superiori di quelli 2008

Lo scenario probabile per la nuova programmazione è una pressione demografica ancora in

crescita, ma una ridotta capacità di ripresa dell’economia. Ciò comporterà una duplice tensione sul

lato del welfare in quanto, da un lato, la popolazione invecchia rapidamente e dall’altro crescerà

ancora il numero di persone in cerca di lavoro, all’inizio per la persistenza della stagnazione

economica, quindi per una crescita delle forze di lavoro superiore alla capacità di assorbimento

dell’economia, rendendo chiave ad esempio il tema dell’innovazione sociale. Economia che si

reggerà, comunque, sulla capacità di investimento e di export delle imprese, più che sulla ripresa

dei consumi delle famiglie. Il nuovo quadro di programmazione, quindi, dovrà fare i conti con tre

fattori: risorse calanti, vincoli nel loro uso dovuti all’inserimento di nuovi obiettivi (lotta alla

povertà), concentrazione sulle vecchie e nuove criticità della regione.

Un primo dimensionamento delle risorse in termini di destinatari

Il capitolo 3 si conclude, quindi, con un esercizio di simulazione per tratteggiare - ipotizzate risorse

pari a 245-250 milioni nel periodo 2014-2020 - quali potrebbero essere le ricadute quantitative in

termini di persone trattate rispetto alle attuali. L’esercizio viene effettuato separatamente per due

aspetti: il numero di persone coinvolgibili attraverso la nuova priorità Inclusione e il numero totale

di persone destinatarie degli interventi rispetto al livello attuale potenziale. Ancora una volta si

ribadisce che si tratta di un esercizio con forti semplificazioni e senza introdurre elementi

concettuali che si rifanno alla “ratio” che sottende le diverse policy, svolto per permettere di

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prendere coscienza di alcuni aspetti quantitativi, di cui si dovrà tener conto nell’approntamento

delle priorità politiche che dovranno orientare gli interventi della nuova programmazione.

a) l’obiettivo EU2020 di riduzione delle persone in condizioni di povertà. A livello nazionale si

tratta di 2,2 milioni di persone, il 15% della popolazione esposta a rischio1. La regione

Marche ha una quota di popolazione esposta a rischio più bassa della media nazionale

(17,5% vs. 24%, pari a circa 279mila persone). Pare corretto impostare un obiettivo di

riduzione proporzionale a quello del Piano nazionale di Riforma: si tratta di un target di

41.000 persone in sette anni, quasi 6.000 persone l’anno. Tale obiettivo non può essere

totalmente a carico del FSE. Immaginiamo che lo sia per il 50%. Quindi, ogni anno, si

dovrebbero ridurre i poveri di 3.000 unità col FSE. Supponendo che il futuro FSE sia attorno

ai 245-250 milioni, avremmo che con la percentuale di allocazione minima fissata al 20%, le

risorse a disposizione dell’obiettivo Inclusione ammonterebbe ad almeno 49 milioni in

sette anni, ovvero in sette milioni annui. Ma con queste risorse, ipotizzando un costo

medio unitario per intervento di 5-6.000 euro sulla base della presente programmazione, si

potrebbero trattare circa 1.400 persone l’anno. Ammettendo con grande ottimismo che il

successo della politica raggiunga il 50% (ogni due persone trattate una esce effettivamente

dalla povertà), è chiaro che l’obiettivo sostenibile in base alle effettive disponibilità del FSE

non potrà superare il 15% dell’obiettivo totale regionale (circa 6.000 unità), e cioè 700

persone l’anno. Pertanto la Regione Marche dovrà individuare come affrontare il restante

80% dell’obiettivo;

b) la simulazione viene ripetuta sull’intero ipotetico nuovo FSE. Si usano le risorse

riclassificate nel capitolo 2 per calcolare i destinatari potenziali attraverso i costi medi

unitari dei progetti (a livello di categoria di spesa)2. Ripartito tale sottoinsieme di risorse

per le nuove priorità di intervento e le categorie di spesa, si sono applicati i costi medi

unitari per intervento e si è ricavato il nuovo numero di destinatari. Fatto 100 l’attuale

numero di avviati (54.085 al 31/12/2011), a parità di condizioni3 la concentrazione degli

interventi in base al nuovo regolamento FSE causerebbe una riduzione del numero dei

destinatari avviati del 15-20%, al lordo della povertà (vedi tabella E e F del Cap. 3.8).

Riproporzionando tale esercizio ai 250 milioni ipotizzati per la nuova programmazione FSE,

1 Si ricorda che si adottano i criteri Eurostat per circoscrivere la popolazione esposta a rischio. Essi sono tre: reddito

disponibile equivalente inferiore al 60% della mediana della distribuzione del reddito; appartenenza a famiglia a bassa intensità di lavoro; appartenenza a famiglia in condizioni di deprivazione materiale. 2 L’esercizio richiede alcuni passaggi, poiché solo il 53% delle risorse attuali è impegnato in progetti con destinatari

persone fisiche. Le restanti risorse sono rivolte al rafforzamento del sistema o ad incentivi alle imprese; anch’esse hanno una ricaduta sulle persone, ma questa è indiretta e non ricavabile dal sistema informativo. Essi sono riportati in appendice al capitolo 3 e sono necessari per riproporzionare tale sottoinsieme di risorse ai nuovi obiettivi. Non è stato possibile effettuare il calcolo diretto, poiché non si disponeva dei dati sui destinatari avviati disaggregati per attività, come avvenuto per le risorse impegnate. 3 La parità di condizioni va intesa nell’ipotesi di costanza delle attuali condizioni, ovvero: che l’attuale proporzione tra

assi sia mantenuta sino alla fine dell’attuale programmazione; che rimanga costante l’attuale proporzione tra progetti con destinatari (53%) e no; che rimanga costante l’attuale struttura dei costi medi unitari per intervento. Si tratta di condizioni poco realistiche e che dovranno essere affinate in sede di nuova programmazione. Ma che sono utili nello svolgimento di un esercizio di simulazione quale quello proposto, di tipo “what…if”.

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risulterebbe un numero totale di destinatari da avviare alle attività FSE pari a circa 70.500

(circa 10.000 l’anno, più basso del livello attuale). Questo risultato è spiegato dalla

concentrazione verso attività rivolte a persone in maggiori difficoltà e pertanto più

“costose” in termini di intervento : contrasto alla disoccupazione, creazione di nuova

occupazione, contrasto alla povertà; saranno, invece, meno gli interventi sugli occupati, se

non per rafforzare il raccordo tra sistema della formazione professionale e le qualifiche

contrattuali, in modo da assicurare una migliore mobilità professionale.

Infine, il capitolo 4 si sofferma sulle sfide della nuova programmazione al sistema di governance:

gli indicatori, il sistema informativo e le condizionalità. L’orientamento della nuova

programmazione è maggiormente rivolto ai risultati e ciò comporta una definizione migliore della

teoria alla base degli interventi, ovvero dei meccanismi attraverso cui dovrebbero prodursi

determinati effetti dati certi stimoli; comporta, inoltre, una cura maggiore nel rilevare le

informazioni chiave del sistema informativo che dovrebbero estendersi non solo alle

caratteristiche anagrafiche delle persone, ma alle condizioni di reddito personali (e famigliari in

caso di interventi di inclusione, tramite ISEE) prima e dopo gli interventi. In questa direzione

andrebbe incoraggiato il ricorso integrato alle informazioni già disponibili negli archivi informativi

(Comunicazioni obbligatorie, Inps, Inail, Isee). Le considerazioni sul reddito e sui fondamentali di

bilancio (fatturato, valore aggiunto, margine operativo lordo o Ebit, addetti) valgono anche per le

imprese. Importanti sono anche gli indicatori di processo (punteggi delle diverse graduatorie) e di

rating delle agenzie formative o delle agenzie per il collocamento. Si dovrebbe, infatti, aggiungere

una riflessione sul processo attraverso cui gli agenti delle politiche attive (centri per l’impiego

pubblici e privati, agenzie formative pubbliche e private) effettuane gli interventi che dovrebbero

facilitare la mobilità professionale o occupazionale, la qualificazione dei docenti, l’innovazione

delle tecniche didattiche.

Per quanto importanti, le risorse del Fondo Sociale Europeo non sono di per sé in grado di

cambiare il contesto sociale o di invertire il ciclo economico, ma possono accompagnare il

cambiamento necessario, intervenendo sui problemi prioritari e aiutando le persone

maggiormente vulnerabili. Per questo occorrerà concentrare le risorse, evitando la

frammentazione ed individuando chiare iniziative di sistema a supporto. La strategia Europa 2020

e la regolamentazione dei Fondi Strutturali conferiscono un approccio nuovo alla futura

programmazione pubblica. C'è un nuovo quadro strategico, ci sono dei target ambiziosi. Le norme

dei nuovi regolamenti saranno più stringenti in termini di obiettivi e meno rigide in termini di

semplificazione (si spera). La futura programmazione disporrà di minori risorse finanziarie, ma

adotterà condizionalità ex-ante ed ex-post più stringenti, anche grazie ad una modalità di

intervento più integrata, ad una concentrazione tematica maggiore, ad una minor

frammentazione. Il rapporto si prefigge di anticipare concretamente la riflessione sulle

implicazioni della nuova programmazione 2014-2020, al fine di fornire primi strumenti di

comprensione e di intervento che aiutino la Regione ad impostare il prima possibile questa

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discussione, in termini di scelte politiche partecipate sulle priorità di investimento che rispondano

ai bisogni profondi delle persone e del sistema produttivo marchigiano.

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2. Il nuovo quadro regolatorio

Questo studio propone un primo esercizio di approfondimento di due temi di grande rilevanza

all’interno del nuovo ciclo programmazione dei Fondi europei appartenenti al quadro strategico

comune (QSR) per il periodo 2014-2010 in riferimento al Fondo sociale europeo (FSE) nel contesto

regionale marchigiano: la concentrazione tematica e le condizionalità ex ante.

La “proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni

sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul FSE, sul Fondo di coesione (FC), sul Fondo

europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la

pesca (FEAMP) compresi nel QSR e disposizioni generali sul FESR, sul FSE e sul FC, e che abroga il

regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio” del 14 marzo 2012 stabilisce un quadro comune

entro il quale si iscrive l'azione di ciascuno dei suddetti Fondi e ne fissa gli obiettivi tematici, i

principi e le regole di programmazione, di monitoraggio, di valutazione, di gestione e di controllo.

La proposta si divide in due parti. La parte I stabilisce una serie di disposizioni comuni che si

applicano a tutti gli strumenti strutturali compresi nel QSR, volte a definire un approccio comune

finalizzato a rafforzare l'orientamento ai risultati e a garantire la semplificazione dell’esecuzione.

La parte II contiene disposizioni specifiche relative al FESR, al FSE e al FC riguardanti, tra gli altri, la

missione e gli obiettivi della politica di coesione, il quadro finanziario, le modalità specifiche di

programmazione e rendicontazione, ed i requisiti dei sistemi di gestione e di controllo. All’interno

della Parte I, di particolare importanza per questo lavoro sono l’Articolo 9, l’Articolo 16, l’Articolo

17 e l’Allegato IV.

L’Articolo 9 individua gli 11 obiettivi tematici che ogni Fondo del QSC sostiene conformemente

alla propria missione, tra cui gli ultimi 4 si riferiscono specificamente al FSE: 4

- 8) promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori;

- 9) promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà;

- 10) investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente;

- 11) rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un'amministrazione pubblica

efficiente.

L’accento su obiettivi tematici è un elemento nuovo. Il Regolamento CE n. 1081/2006 adottato

nell’elaborazione dei Piani Operativi Regionali (POR) 2007-2013 richiedeva infatti un’articolazione

4 I primi 7 obiettivi sono invece i seguenti: 1) rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione; 2) migliorare

l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime; 3) promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo (per il FEASR) e il settore della pesca e dell'acquacoltura (per il FEAMP); 4) sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; 5) promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; 6) tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse; 7) promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete.

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delle risorse dell’FSE, sulla base di priorità strategiche e priorità di investimento individuati dai

singoli enti regionali, per assi e obiettivi specifici, come riportato nella Tabella 1.

L’Articolo 16 stabilisce che ciascun Stato membro concentri il sostegno sugli interventi in grado di

apportare il maggior valore aggiunto in relazione alla strategia dell'Europa2020, e demanda

l’applicazione della concentrazione tematica al regolamento di ciascun Fondo.

L’Articolo 17 stabilisce la presenza di condizionalità ex ante specifiche per ogni fondo (comma 1),

il cui soddisfacimento compete agli Stati membri (comma 2), oltre che le procedure per garantire

l’adempimento di quelle non soddisfatte alla data di trasmissione del contratto di partenariato

(comma 3 e 4) e le sanzioni per il mancato completamento delle azioni volte a soddisfarle (comma

5).

L’Allegato IV dettaglia le condizionalità ex ante associate ad ogni obiettivo tematico e indica i

criteri di adempimento necessari al loro soddisfacimento.

La “proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo al FSE e che abroga il

Regolamento CE n. 1081/2006” del 14 marzo 2012 definisce la missione e l'ambito d'applicazione

del FSE e le priorità di investimento collegate e rispondenti agli obiettivi tematici, e fissa le

disposizioni specifiche relative ai programmi operativi cofinanziati dal FSE e alle spese ammissibili.

Il FSE sostiene le politiche il cui obiettivo è di progredire verso la realizzazione della piena

occupazione, migliorare la qualità e la produttività del lavoro, aumentare la mobilità geografica e

professionale dei lavoratori nell'ambito dell'Unione Europea, migliorare i sistemi di insegnamento

e di formazione e promuovere l'inclusione sociale, contribuendo in tal modo alla coesione

economica, sociale e territoriale.

Il FSE, considerato come un elemento essenziale per progredire verso la realizzazione degli

obiettivi fissati dalla strategia Europa 2020, dovrebbe conformarsi pienamente ad essa e ai suoi

principali obiettivi. A tal fine, la “proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio

relativo all’FSE del 14 marzo 2012 determina gli “obiettivi tematici” sui quali devono articolarsi le

politiche di intervento elaborate dagli Stati membri, dando inoltre specifiche indicazioni riguardo

la concentrazione degli interventi ed il volume di risorse da destinare a specifici obiettivi tematici.

In tal modo viene maggiormente garantito che le priorità dell’Unione Europea siano rispecchiate in

modo adeguato nel volume degli investimenti destinati direttamente ai cittadini europei e,

conseguentemente, una maggiore efficacia del sostegno.5

Entrando nello specifico della proposta, l’Articolo 3 (comma 1) richiede, per il periodo 2014-2020,

che le risorse del FSE non si articolino più per assi ed obiettivi specifici come nella

5 Inoltre, la “proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo al FSE” del 14 marzo 2012, se

da una parte predispone una riduzione della complessità dei meccanismi di finanziamento e dei relativi oneri di audit, in particolare per i beneficiari di dimensioni inferiori, dall’altra propone norme di qualità minime ed un insieme di indicatori comuni obbligatori al fine di rafforzare i sistemi di monitoraggio e di valutazione. Ciò dovrebbe garantire che il monitoraggio produca dati solidi e affidabili che possono essere facilmente aggregati a livello europeo, concentrano la valutazione sull'esame dell'efficacia e dell'impatto del sostegno del FSE.

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programmazione 2007-2013, bensì per obiettivi tematici e priorità di investimento come

riportato nella Tabella 2.6

6 Il FSE dovrebbe inoltre contribuire ad altri obiettivi tematici, oltre a quelli riportati nella Tabella 2, ovvero: eliminare

le disuguaglianze tra le donne e gli uomini e prevenire le discriminazioni; sostegno alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, resistente ai cambiamenti climatici e più efficace a livello energetico; maggiore utilizzazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione; potenziamento della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell'innovazione; incremento della competitività delle piccole e medie imprese. Il contributo al raggiungimento di tali obiettivi tematici va perseguito attraverso le priorità d’investimento elencate nella Tabella 2 (articolo 3, comma 2).

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Tabella 1: Assi e Obiettivi specifici - Regolamento CE n. 1081/2006

Assi Obiettivi specifici

Asse I – Adattabilità

a) Sviluppare sistemi di formazione continua e sostenere l’adattabilità dei lavoratori

b) Favorire l’innovazione e la produttività attraverso una migliore organizzazione e

qualità del lavoro

c) Sviluppare politiche e servizi per l’anticipazione e gestione dei cambiamenti

Asse II – Occupabilità

d) Aumentare l’efficienza, l’efficacia, la qualità e l’inclusività delle istituzioni del

mercato del lavoro

e) Attuare politiche del lavoro attive e preventive, con particolare attenzione

all’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all’invecchiamento attivo, al

lavoro autonomo e all’avvio di imprese

f) Migliorare l’accesso delle donne all’occupazione e ridurre le disparità di genere

Asse III – Inclusione

sociale

g) Sviluppare percorsi d’integrazione e migliorare il (re)inserimento lavorativo dei

soggetti svantaggiati per combattere ogni forma di discriminazione nel mercato

del lavoro

Asse IV – Capitale

umano

h) Elaborazione e introduzione delle riforme dei sistemi di istruzione formazione e

lavoro per migliorarne l’integrazione e sviluppare l’occupabilità, con particolare

attenzione all’orientamento

i) Aumentare la partecipazione alle opportunità formative lungo tutto l’arco della

vita e innalzare i livelli di apprendimento e conoscenza

j) Creazione di reti tra università, centri tecnologici di ricerca, il mondo produttivo e

istituzionale con particolare attenzione alla promozione della ricerca e

dell’innovazione

Asse V – Interregionalità

e trans nazionalità

k) Promuovere la realizzazione e lo sviluppo di iniziative e di reti su base

interregionale e transnazionale, con particolare attenzione allo scambio delle

buone pratiche

Asse VI – Assistenza

tecnica

l) Migliorare l’efficacia e l’efficienza dei Programmi Operativi attraverso azioni e

strumenti di supporto

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Tabella 2: Obiettivi tematici e Priorità di investimento - Proposta di Regolamento 2014-2020

Obiettivi tematici Priorità di investimento

Promozione

dell'occupazione e

sostegno alla mobilità

professionale attraverso:

i) L’accesso all'occupazione per le persone alla ricerca di un impiego e le persone

inattive;

ii) L’integrazione sostenibile nel mercato del lavoro dei giovani che non svolgono

attività lavorative, non seguono studi né formazione;

iii) L’attività autonoma, lo spirito imprenditoriale e la creazione di imprese;

iv) L'uguaglianza tra uomini e donne e la conciliazione tra vita professionale e vita

privata;

v) L'adattamento dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori ai cambiamenti;

vi) L'invecchiamento attivo e in buona salute;

vii) La modernizzazione e il rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro,

comprese azioni volte a migliorare la mobilità professionale transnazionale.

Investimento

nell'istruzione, nelle

competenze e nella

formazione permanente

i) Riducendo l'abbandono scolastico precoce e promuovendo l'uguaglianza di

accesso all'istruzione prescolare, primaria e secondaria di buona qualità;

ii) Migliorando la qualità, l'efficacia e l'apertura dell'istruzione superiore e di livello

equivalente al fine di aumentare la partecipazione e i tassi di riuscita;

iii) aumentando le possibilità di accesso alla formazione permanente, aggiornando

le abilità e le competenze della manodopera e migliorando l'utilità dei sistemi

d'insegnamento e di formazione per il mercato del lavoro.

Promozione

dell'inclusione sociale e

lotta contro la povertà

attraverso:

i) L'inclusione attiva;

ii) L'integrazione delle comunità emarginate quali i rom;

iii) La lotta contro la discriminazione basata sul sesso, l'origine razziale o etnica, la

religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale;

iv) Un migliore accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i

servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale;

v) La promozione dell'economia sociale e delle imprese sociali;

vi) Le strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività.

Rafforzamento della

capacità istituzionale e di

un'amministrazione

pubblica efficace

i) Investimento nella capacità istituzionale e nell'efficacia delle amministrazioni

pubbliche e dei servizi pubblici nell'ottica delle riforme, di una migliore

regolamentazione e di una buona governance.

ii) Rafforzamento delle capacità delle parti interessate che operano nei settori

dell'occupazione, dell'istruzione e delle politiche sociali; patti settoriali e

territoriali di mobilitazione per una riforma a livello nazionale, regionale e locale.

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La programmazione per il 2014-2020 dovrà inoltre rispondere alle specifiche indicazioni citate

nella proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo al FSE del 14 marzo

2012, che richiede che gli Stati Membri si sforzino di realizzare la concentrazione tematica; nello

specifico:

a) in ciascuno Stato Membro almeno il 20% delle risorse totali del FSE siano attribuite

all'obiettivo tematico "promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà" (articolo 4,

comma 2);

b) per quanto riguarda le regioni più sviluppate, gli Stati membri devono concentrare l'80% della

dotazione FSE destinata a ciascun programma operativo su un massimo di quattro priorità di

investimento (articolo 4, comma 3).

Questo studio si propone di dare un primo contributo alla Regione Marche nell’affrontare i

cambiamenti introdotti dalle due proposte di regolamento appena descritte in merito alla

concentrazione tematica ed alla condizionalità ex ante.

Per quanto riguarda la concentrazione tematica, il quadro delineato dalle proposte di regolamento

richiede uno sforzo alle Regioni al fine di adattare le attuali capacità di programmazione alla nuova

articolazione dei POR per obiettivi tematici e priorità di investimento tenendo conto dei nuovi

vincoli sulla percentuale minima (20%) di risorse da assegnare all’obiettivo tematico “promozione

dell'inclusione sociale e lotta contro la povertà” e della concentrazione di almeno l’80% delle

risorse sulle quattro principali priorità di investimento. A tal fine, si presenta di seguito un

esercizio in cui, dopo aver trasposto l’impegnato al 31 dicembre 2011 della programmazione in

corso nello schema di obiettivi tematici e priorità di investimento introdotti dalle proposte di

regolamento per la nuova programmazione ed avere constato che tale trasposizione violerebbe

entrambi i vincoli di concentrazione tematica (Sezione 2), si propongono alcuni possibili scenari

alternativi di redistribuzione degli impegni in grado di soddisfare tali vincoli (Sezioni 3 e 4).

Per quanto riguarda le condizionalità ex ante, si propone una prima ricognizione che, sulla base

dello schema proposto nel sopra citato Allegato IV, verifichi quali delle condizionalità ex ante

riferite agli obiettivi tematici “8) promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori”

e “9) investimento nell'istruzione, nelle competenze e nella formazione permanente” siano

soddisfatte ad oggi, e quali invece presentino delle lacune da sanare qualora si voglia destinare

risorse alle priorità di investimento corrispondenti (Sezione 5).

2.1 LA RICLASSIFICAZIONE DEGLI IMPEGNI DELL’ATTUALE PROGRAMMAZIONE ALL’INTERNO

DELLA NUOVA PROGRAMMAZIONE

Al fine di rispondere all’esigenza della Regione Marche di valutare come il POR FSE per il periodo

2007-2013 si articolerebbe secondo la nuova programmazione predisposta dalla proposta di

Regolamento relativo all'FSE per il periodo 2014-2020, e come risponderebbe alle specifiche

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richieste in tema di concentrazione degli investimenti su specifici obiettivi tematici e priorità di

investimento, si è proceduto con un lavoro di riclassificazione delle risorse del FSE come prevista

dal POR 2007-2013 all’interno della nuova articolazione programmatica predisposta per il FSE

2014-2020.

La ripartizione per categoria di spesa dell’impegnato relativo all’uso del contributo del FSE è stata

riclassificata facendo riferimento alle voci di spesa disaggregate per attività e categorie di spesa, le

quali sono state poi singolarmente ricondotte ad una specifica priorità di investimento e quindi

riaggregate per obiettivi. Le operazioni di conversione sono riassunte nella Tavola di Conversione

riportata nell’Annesso 1.

La Tabella 3 riporta il risultato della conversione, in particolare la Distribuzione assoluta e

percentuale dell’impegnato della programmazione in corso riclassificato secondo gli obiettivi

tematici e le priorità di investimento della prossima programmazione. I dati SIFORM al 31.12.2011

relativi agli impegni dei beneficiari indicano che il volume delle risorse impegnate supererebbe i

160 milioni di euro, concentrate principalmente sul primo obiettivo tematico. Difatti, il 73,46%

delle risorse FSE risulterebbero impegnate in attività inerenti la “promozione dell'occupazione e

sostegno alla mobilità professionale”, ed il 18,27% in attività relative all’ “investimento

nell'istruzione, nelle competenze e nella formazione permanente”. La quota di risorse FSE

impegnate sui rimanenti obiettivi tematici sarebbe invece marginale, pari al 4,29% relativo alla

“promozione dell'inclusione sociale e lotta contro la povertà” ed al 3,98% relativo al

“rafforzamento della capacità istituzionale e di un'amministrazione pubblica efficace”.

La disaggregazione delle risorse impegnate per priorità di investimento consente di approfondire

meglio le priorità perseguite nel quadro della programmazione regionale. Per quanto riguarda il

primo obiettivo tematico, il 36,48%, il 30,28%, il 13,45%, il 12,28% ed il 7,51% delle risorse FSE

risulterebbero impegnate rispettivamente sulla priorità di investimento i), vii), iii), v), iv), mentre

una quota marginale di risorse FSE risulterebbe impegnata sulla priorità di investimento ii). È

pertanto possibile rilevare che, sulla base dello stato di avanzamento degli impegni del POR FSE

nell’attuale programmazione, particolare attenzione verrebbe posta verso il potenziamento

dell’accesso all’occupazione e verso il miglioramento delle istituzioni del mercato del lavoro.

D’altra parte, le priorità di investimento maggiormente sacrificate risulterebbero quella

riguardante l'integrazione sostenibile nel mercato del lavoro dei giovani che non svolgono attività

lavorative, non seguono studi né formazioni e quella per favorire l’invecchiamento attivo e in

buona salute, verso le quali non si impegnerebbe alcuna risorsa FSE.

Relativamente al secondo obiettivo tematico, dall’analisi effettuata risulta che il 51,31%, delle

risorse FSE sarebbe impegnato per aumentare le possibilità di accesso alla formazione

permanente, il 38,29% migliorare la qualità, l'efficacia e l'apertura dell'istruzione superiore, ed il

9,77% per ridurre l’abbandono scolastico precoce e promuovere l’uguaglianza di accesso

all’istruzione prescolare.

Per quanto riguarda il terzo obiettivo tematico, la quasi totalità delle risorse FSE impegnate

(96,33%) si concentrerebbe sull’inclusione attiva, mentre le priorità di investimento iii) e v)

riceverebbero una quota marginale delle risorse FSE impegnate in attività finalizzate alla

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promozione dell’inclusione sociale ed alla lotta alla povertà. Inoltre, anche in questo caso

risulterebbero più sacrificate, dal punto di vista dell’impegnato, alcune priorità di investimento,

ovvero l’integrazione delle comunità emarginate, il miglioramento dell’accesso ai servizi, e

l’incentivazione delle strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività.

La concentrazione di risorse su un’unica priorità di investimento risulta ancora più netta

relativamente al quarto obiettivo tematico, in riferimento al quale le risorse FSE sarebbero

completamente impegnate nell’investimento nella capacità istituzionale e nell’efficacia delle

amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici, al quale non si affiancherebbe alcuna attività per il

rafforzamento delle capacità delle parti interessate che operano nei settori dell’occupazione,

dell’istruzione e delle politiche sociali, né per la promozione di patti settoriali e territoriali di

mobilitazione per una riforma a livello nazionale, regionale e locale.

Considerando le quattro priorità di investimento sulle quali si sarebbe impegnata una quota

maggiore di risorse FSE, ovvero l’accesso all’occupazione, il rafforzamento delle istituzioni del

mercato del lavoro, la creazione di impresa e la formazione permanente, risulta che su di esse si

concentrerebbe il 68,29% delle risorse FSE impegnate.

Tabella 3: Distribuzione assoluta e percentuale dell’impegnato per obiettivi tematici e priorità di

investimento

Impegni (v.a.) Impegni (% sul totale

dell’obiettivo tematico)

Impegni (% sul

totale)

Occupabilità 117.958.843 100,0% 73,46%

i) Accesso all’occupazione 43.025.626 36,48% 26,79%

ii) Giovani 8.942 0,01% 0,01%

iii) Creazione di impresa 15.869.532 13,45% 9,88%

iv) Conciliazione 8.853.107 7,51% 5,51%

v) Adattabilità 14.483.679 12,28% 9,02%

vi) Invecchiamento attivo 0 0,0% 0,0%

vii) Istituzioni del mercato del lavoro 35.717.957 30,28% 22,24%

Istruzione 29.335.392 100,0% 18,27%

i) Abbandono scolastico 2.866.576 9,77% 1,79%

ii) Qualità dell’istruzione superiore 11.417.189 38,29% 7,11%

iii) Formazione permanente 15.051.628 51,31% 9,37%

Inclusione sociale 6.887.667 100,0% 4,29%

i) Inclusione attiva 6.635.001 96,33% 4,13%

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ii) Comunità emarginate 0 0,0% 0,0%

iii) Antidiscriminazione 12.666 0,18% 0,01%

iv) Accesso e servizi 0 0,0% 0,0%

v) Economia sociale 240.000 3,48% 0,15%

vi) Sviluppo locale da collettività 0 0,0% 0,0%

Capacità istituzionale 6.396.666 100,0% 3,98%

i) Capacità istituzionale PA 6.396.666 100,0% 3,98%

ii) Rafforzamento parti interessate;

patti settoriali/ territoriali

0 0,0% 0,0%

TOTALE 160.578.568 100,00%

Fonte: elaborazioni su dati SIFORM

Si sottolinea pertanto come la semplice riclassificazione degli impegni secondo l’articolazione

della nuova programmazione non sarebbe tale da garantire (almeno sulla base dello stato di

avanzamento al 31/12/2011) i vincoli introdotti dalla proposta di regolamento FSE, in particolare:

- il requisito inerente la quota di risorse totali dell’FSE da attribuire all'obiettivo tematico

"promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà”, la quale deve essere pari

almeno al 20%, e risulta pari al 4.29% nella trasposizione dell’impegnato della

programmazione in corso;

- il requisito che richiede che l’80% della dotazione FSE destinata a ciascun programma

operativo si concentri su un massimo quattro priorità di investimento, mentre su di esse si

concentra il 68,29% delle risorse FSE impegnate.

Sembra pertanto essere necessario un ripensamento degli obiettivi strategici in sede di

programmazione per il periodo 2014-2020 tale da assicurare una maggiore coerenza del Piano

Operativo Regionale con gli obiettivi e le priorità stabilite nell’Unione.

2.2 ALCUNI POSSIBILI SCENARI DI REDISTRIBUZIONE DEGLI IMPEGNI ALL’INTERNO DELLA NUOVA

PROGRAMMAZIONE

Come già evidenziato, la semplice riclassificazione degli impegni secondo l’articolazione della

nuova programmazione porterebbe ad una quota di risorse FSE impegnate al 31.12.2011

sull’obiettivo tematico “Inclusione sociale” pari al 4,29%, lontano (nonostante rimangano ancora

due anni di programmazione) dal requisito del 20% indicato nella proposta di Regolamento del

Parlamento Europeo e del Consiglio relativo al Fondo Sociale Europeo (FSE) del 14 marzo 2012.

Al fine di analizzare come le risorse FSE potrebbero essere ripartite tra gli obiettivi tematici della

nuova programmazione una volta posta al 20% la quota di risorse FSE impegnate sull’obiettivo

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tematico “Inclusione sociale”, si riportano nella Tabella 4 alcuni possibili scenari che si sono

simulati partendo da alcune semplici assunzioni.

Lo scenario A è stato costruito imponendo che l’aumento nelle risorse FSE impegnate sul terzo

obiettivo tematico si traducesse in una conseguente diminuzione delle risorse FSE impegnate

sull’obiettivo tematico “Occupabilità”. Tale assunzione è stata adottata sia perché, con il 73,46% di

risorse FSE impegnate al 31.12.2011 su “Occupabilità” sulla base dello stato di avanzamento degli

impegni del POR FSE nell’attuale programmazione, tale obiettivo tematico sarebbe quello con la

maggiore disponibilità di risorse da cui eventualmente sottrarre risorse da ricollocare su altri

obiettivi tematici; sia perché tra i destinatari degli interventi che rientrano in questo obiettivo si

possono individuare alcuni target che, per le loro caratteristiche di maggiore vulnerabilità sul

mercato del lavoro, potrebbero essere compresi tra i destinatari di interventi che, come si

mostrerà in dettaglio nella Sezione 4, possono rientrare nell’obiettivo “Inclusione sociale”. Come è

possibile osservare nella Tabella 4, all’interno dello scenario A, la quota di risorse FSE impegnate

sul primo obiettivo tematico risulterebbe quindi pari al 57,75%, mentre le quote relative agli

obiettivi tematici “Istruzione” e “Capacità istituzionale”, proprio in virtù delle assunzioni fatte,

rimarrebbero invariate.

Lo scenario B è stato costruito sottraendo in egual misura dall’obiettivo “Occupabilità” e

dall’obiettivo “Istruzione” le risorse necessarie per portare le risorse FSE impegnate sull’obiettivo

“Inclusione sociale” a 32.115.713€, somma pari appunto al 20% del totale delle risorse FSE

complessivamente impegnate al 31.12.2011. Secondo tale riorganizzazione degli impegni, la quota

di risorse FSE impegnate sul primo obiettivo tematico diventerebbe pari al 65,60%, quella relativa

al secondo obiettivo passerebbe al 10,41%, mentre la quota relativa all’obiettivo tematico

“Capacità istituzionale” rimarrebbe invariata.

Si riporta infine lo scenario C, all’interno del quale all’aumento di risorse assegnate all’obiettivo

tematico “Inclusione sociale” corrisponde una diminuzione delle risorse FSE impegnate su tutti gli

altri tre obiettivi tematici. Tale operazione è stata condotta mantenendo costante la quota di

impegni relativa al primo, secondo e quarto obiettivo tematico rispetto al subtotale delle risorse

FSE non impegnate sull’obiettivo “Inclusione sociale”. Come si evince dalla simulazione riportata

nella Tabella 4, all’interno dello scenario C la quota di impegni relativa a “Occupabilità” sarebbe

così pari al 61,40%, quella relativa a “Istruzione” al 15,27% e quella relativa a “Capacità

istituzionale” al 3,33%.

Tabella 4: Distribuzione assoluta e percentuale dell’impegnato per obiettivi tematici -

simulazioni

Obiettivi tematici Attuale

programmazione

riclassificata

Scenario A Scenario B Scenario C

(“conservativo”)

Occupabilità 117.958.843

73,46%

92.730.797

57,75%

105.344.820

65,60%

98.569.141

61,40%

Istruzione 29.335.392 29.335.392 16.721.369 24.520.048

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18,27% 18,27% 10,41% 15,27%

Inclusione sociale 6.887.667

4,29%

32.115.713

20,00%

32.115.713

20,00%

32.115.713

20,00%

Capacità istituzionale 6.396.666

3,98%

6.396.666

3,98%

6.396.666

3,98%

5.346.666

3,33%

TOTALE 160.578.568 160.578.568 160.578.568 160.578.568

Fonte: elaborazioni su dati SIFORM

Visto che si mantiene costante il peso relativo dell’impegnato sugli obiettivi tematici diversi

dall’”inclusione sociale”, lo scenario C è uno scenario conservativo, nel senso che cerca di

minimizzare le discontinuità necessarie a garantire il vincolo di un minimo del 20% di risorse

assegnate all’obiettivo tematico “inclusione sociale”.

A partire dallo scenario C, la Tabella 5 presenta la disaggregazione delle risorse assegnate agli

obiettivi tematici nelle corrispondenti priorità di investimento. Tale disaggregazione è stata

costruita lasciando invariata la quota di risorse, rispetto al subtotale del corrispettivo obiettivo

tematico, impegnata su ciascuna priorità di investimento (riportata nella colonna 3 della Tabella

4).

Considerando le 4 priorità di investimento con una quota maggiore di risorse, si osserva che il

22,40% risulterebbe assegnato all'accesso all'occupazione per le persone alla ricerca di un impiego

e le persone inattive, il 19,27% sull’inclusione attiva, il 18,59% per la modernizzazione e il

rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro, e l’8,26% sulla creazione di impresa. Il totale

di tali voci si concentrerebbe complessivamente il 68,52% delle risorse FSE impegnate, una quota

molto vicina al 68,29% riscontrato nell’ipotesi di mera riclassificazione della distribuzione

dell’impegnato dalla corrente alla futura programmazione come discusso precedentemente.

Tabella 5: Distribuzione assoluta e percentuale dell’impegnato per priorità di investimento –

simulazione a partire dallo scenario C

Attuale programmazione POR FSE

riclassificata

Scenario alternativo

v.a. % v.a. %

Occupabilità 117.958.843 73,46% 98.596.141 61,40%

i) Accesso all’occupazione 43.025.626 26,79% 35.963.058 22,40%

ii) Giovani 8.942 0,01% 7.47 0,00%

iii) Creazione di impresa 15.869.532 9,88% 13.264.581 8,26%

iv) Conciliazione 8.853.107 5,51% 7.399.888 4,61%

v) Adattabilità 14.483.679 9,02% 12.106.213 7,54%

vi) Invecchiamento attivo 0 0,0% 0 0,00%

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vii) Istituzioni del mercato del lavoro 35.717.957 22,24% 29.854.927 18,59%

Istruzione 29.335.392 18,27% 24.520.048 15,27%

i) Abbandono scolastico 2.866.576 1,79% 2.396.033 1,49%

ii) Qualità dell’istruzione superiore 11.417.189 7,11% 9.543.081 5,94%

iii) Formazione permanente 15.051.628 9,37% 12.580.934 7,83%

Inclusione sociale 6.887.667 4,29% 32.115.713 20,00%

i) Inclusione attiva 6.635.001 4,13% 30.937.586 19,27%

ii) Comunità emarginate 0 0,0% 0 0,00%

iii) Antidiscriminazione 12.666 0,01% 59.059 0,04%

iv) Accesso e servizi 0 0,0% 0 0,00%

v) Economia sociale 240.000 0,15% 1.119.068 0,70%

vi) Sviluppo locale da collettività 0 0,0% 0 0,00%

Capacità istituzionale 6.396.666 3,98% 5.346.666 3,33%

i) Capacità istituzionale PA 6.396.666 3,98% 5.346.666 3,33%

ii) Rafforzamento parti interessate;

patti settoriali/ territoriali

0 0,0% 0 0,00%

TOTALE 160.578.568 100,00% 160.578.568 100,00%

Fonte: elaborazioni su dati SIFORM

Risulta pertanto non soddisfatto il vincolo richiedente che l’80% della dotazione FSE si concentri

su un massimo quattro priorità di investimento.

Adottando la stessa logica conservativa di cui sopra, volta a minimizzare le discontinuità tra le

diverse programmazioni, la Tabella 6 mostra un ulteriore scenario nel quale si portano le 4 priorità

con la quota maggiore di risorse (ovvero “accesso all’occupazione”, “creazione di impresa”

“istituzioni del mercato del lavoro”, “inclusione attiva” ) a rappresentare l’80% delle risorse totali,

mantenendo invariato il loro peso relativo, e scalando gli importi assegnati alle altre priorità di

investimento sempre in modo da mantenere invariato il loro peso relativo.

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Tabella 6: Distribuzione assoluta e percentuale dell’impegnato per obiettivi tematici e priorità di

investimento attraverso uno scenario “conservativo” che permette la concentrazione dell’80%

delle risorse su 4 priorità di investimento (in blu) e l’attribuzione del 20% all’obiettivo tematico

“Inclusione sociale”

Attuale programmazione POR FSE

riclassificata

Scenario alternativo

v.a. % v.a. %

Occupabilità 117.958.843 73,46% 98.596.141 61,40%

i) Accesso all’occupazione 43.025.626 26,79% 44.349.937 27,61%

ii) Giovani 8.942 0,01% 410 0,00%

iii) Creazione di impresa 15.869.532 9,88% 16.357.990 10,19%

iv) Conciliazione 8.853.107 5,51% 406.094 0,25%

v) Adattabilità 14.483.679 9,02% 664.369 0,41%

vi) Invecchiamento attivo 0 0,0% 0 0,00%

vii) Istituzioni del mercato del

lavoro

35.717.957 22,24% 36.817.341 22,93%

Istruzione 29.335.392 18,27% 24.520.048 15,27%

i) Abbandono scolastico 2.866.576 1,79% 2.396.033 1,49%

ii) Qualità dell’istruzione superiore 11.417.189 7,11% 9.543.081 5,94%

iii) Formazione permanente 15.051.628 9,37% 12.580.934 7,83%

Inclusione sociale 6.887.667 4,29% 32.115.713 20,00%

i) Inclusione attiva 6.635.001 4,13% 30.937.586 19,27%

ii) Comunità emarginate 0 0,0% 0 0,00%

iii) Antidiscriminazione 12.666 0,01% 59.059 0,04%

iv) Accesso e servizi 0 0,0% 0 0,00%

v) Economia sociale 240.000 0,15% 1.119.068 0,70%

vi) Sviluppo locale da collettività 0 0,0% 0 0,00%

Capacità istituzionale 6.396.666 3,98% 5.346.666 3,33%

i) Capacità istituzionale PA 6.396.666 3,98% 5.346.666 3,33%

ii) Rafforzamento parti interessate;

patti settoriali/ territoriali

0 0,0% 0 0,00%

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TOTALE 160.578.568 100,00% 160.578.568 100,00%

Come si evince dal confronto tra i valori percentuali delle distribuzioni delle risorse secondo

l’impegnato della programmazione corrente (terza colonna della Tabella 6) e secondo lo scenario

simulato (quinta colonna), lo scenario simulato, per quanto conservativo, comporta cambiamenti

relativamente consistenti nella distribuzione delle risorse. In particolare, oltre all’aumento dal

4.13% al 19.27% delle risorse destinate alla priorità di investimento “inclusione attiva”, derivante

in modo particolare dall’esigenza di garantire il 20% delle risorse all’obiettivo tematico “inclusione

sociale”, si notano cospicue diminuzioni della quota di risorse destinate alle priorità “adattabilità”

(dal 9.02% allo 0.41%) e conciliazione (dal 5.51% % allo 0.25%), e diminuzioni più contenute ma

comunque significative della quota di risorse allocate alle priorità di investimento “formazione

permanente” (dal 9.37% al 7.83%) e “qualità dell’istruzione superiore” (dal 7.11% al 5.94%).

Va infine sottolineato che questa simulazione rappresenta un esercizio che, trasponendo la

distribuzione delle risorse impegnate nella programmazione in corso su obiettivi tematici e priorità

di investimento individuate nella prossima programmazione in modo da garantire il

soddisfacimento dei vincoli imposti dalla proposta di regolamento FSE e minimizzare le

discontinuità tra cicli contigui di programmazione, prescinde dalle future scelte dei programmatori

della Regione Marche, che potrebbero adottare criteri di merito per operare la concentrazione

tematica (per esempio, assegnando maggiore peso alla priorità di investimento “integrazione

sostenibile nel mercato del lavoro dei giovani che non svolgono attività lavorative, non seguono

studi né formazioni”, a cui non sono attribuite risorse né nella trasposizione dell’impegnato né

nello scenario “conservativo” simulato).

L’esercizio va quindi va pertanto letto come un punto di partenza per la concentrazione tematica

nella prossima programmazione, utile a stabilire la portata delle discontinuità introdotte dalle

proposte di regolamento sui vincoli all’allocazione di risorse negli obiettivi tematici e nelle priorità

di investimento, e come punto di riferimento per eventuali altre simulazioni su possibili scenari

che considerino sulla base della metodologia proposta altre priorità di investimento su cui

concentrare l’80% delle risorse del FSE nella futura programmazione, dato il vincolo del 20%

sull’obiettivo tematico “Inclusione scoiale”.

2.3 UNA LETTURA DI OBIETTIVI E PRIORITÀ DELLA NUOVA PROGRAMMAZIONE PER AREE DI

POLICY

In questa sezione si propone una lettura alternativa della concentrazione tematica nella prossima

programmazione simulando l’allocazione delle risorse sugli obiettivi tematici dopo aver ricondotto

l’impegnato della programmazione in corso sulle seguenti aree di policy:

(i) politiche di sostegno ai lavoratori;

(ii) politiche per i giovani;

(iii) politiche per superare condizioni di svantaggio; e

(iv) politiche per il rafforzamento dei servizi.

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Il punto di partenza di questa simulazione alternativa, riportato nella Tabella 7, consiste nel

collegare le priorità di investimento previste dalla proposta di regolamento FSE alle aree di policy

appena elencate. In particolare, si noti che alcune delle priorità di investimento possono rientrare

in più aree di policy, elemento che verrà tenuto in considerazione in sede di analisi dell’impegnato

al 31.12.2011.

Tabella 7: Riconduzione delle priorità di investimento all’interno di aree di policy

Priorità Area di policy

Occupabilità

i) Accesso all’occupazione Politiche di sostegno ai lavoratori

ii) Giovani Politiche per i giovani

iii) Creazione di impresa Politiche per i giovani

iv) Conciliazione Politiche per superare condizioni di svantaggio

v) Adattabilità Politiche per superare condizioni di svantaggio

vi) Invecchiamento attivo Politiche per superare condizioni di svantaggio

vii) Istituzioni del mercato del lavoro Politiche di sostegno ai lavoratori

Politiche per il rafforzamento dei servizi

Istruzione

i) Abbandono scolastico Politiche per i giovani

ii) Qualità dell’istruzione superiore Politiche per i giovani

Politiche per il rafforzamento dei servizi

iii) Formazione permanente Politiche di sostegno ai lavoratori

Inclusione sociale

i) Inclusione attiva Politiche per superare condizioni di svantaggio

ii) Comunità emarginate Politiche per i giovani

Politiche per superare condizioni di svantaggio

iii) Antidiscriminazione Politiche per superare condizioni di svantaggio

iv) Accesso e servizi Politiche per superare condizioni di svantaggio

Politiche per il rafforzamento dei servizi

v) Economia sociale Politiche per superare condizioni di svantaggio

Politiche per il rafforzamento dei servizi

vi) Sviluppo locale da collettività Politiche di sostegno ai lavoratori

Politiche per il rafforzamento dei servizi

Capacità istituzionale

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i) Capacità istituzionale PA Politiche per il rafforzamento dei servizi

ii) Rafforzamento parti interessate; patti settoriali/

territoriali

Riferibile alle sole Regioni dell’attuale Obiettivo Convergenza

Fonte: elaborazioni su dati SIFORM

La successiva operazione, documentata nella Tabella 8, consiste nel calcolare la distribuzione per

aree di policy delle risorse FSE impegnate al 31.12.2011. Due possibili scenari sono ipotizzati al fine

di tenere in conto delle corrispondenze non univoche tra priorità di investimento e aree di policy.

Lo scenario 1 prevede che, relativamente alle priorità di investimento appartenenti a più aree di

policy, le risorse FSE impegnate dalla Regione Marche al 31.12.2011 siano assegnate in parti uguali

alle diverse aree di policy corrispondenti. Secondo tale categorizzazione, si rileva che il 47,3% delle

risorse FSE risulterebbe impegnato nelle politiche di sostegno ai lavoratori, il 18,7% sia nelle

politiche per superare condizioni di svantaggio sia nelle politiche per il rafforzamento dei servizi,

ed il 15,2% nelle politiche per i giovani.

Diversamente, all’interno dello scenario 2 ogni singola priorità di investimento viene ricondotta

all’interno di una sola area di policy, operando quindi le seguenti scelte:

(i) le priorità di investimento “migliorare la qualità istruzione superiore e aumentare i tassi di

riuscita”, e “integrazione delle comunità emarginate” si considerano all’interno delle

politiche per i giovani (nel secondo con riferimento ai giovani immigrati di seconda

generazione);

(ii) la priorità di investimento “promozione dell’economia sociale e delle imprese sociali” si

considera all’interno delle politiche per superare condizioni di svantaggio;

(iii) la priorità di investimento “sviluppo locale realizzato dalla collettività” si considera

all’interno delle politiche a sostegno dei lavoratori;

(iv) le priorità di investimento “modernizzazione e rafforzamento delle istituzioni mercato

lavoro e della mobilità transnazionale”, e “migliorare l’accesso ai servizi, compresi quelli

sociali e alle cure sanitarie” si considerano all’interno delle politiche per il rafforzamento

dei servizi.

Sulla base delle scelte sopra elencate, si rileva che il 36,2% delle risorse FSE risulta impegnato nelle

politiche di sostegno ai lavoratori, il 26,2% nelle politiche per il rafforzamento dei servizi, ed il

18,8% sia nelle politiche per superare condizioni di svantaggio sia nelle politiche per i giovani.

Tabella 8: Distribuzione assoluta e percentuale dell’impegnato per aree di policy

Scenario 1 Scenario 2

Area di policy Impegni (v.a.) Impegni (%) Impegni (v.a.) Impegni (%)

Politiche per i giovani 24.453.644,23 15,2 30.162.238,67 18,8

Politiche per superare condizioni di 30.104.453,24 18,7 30.224.453,24 18,8

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svantaggio

Politiche di sostegno ai lavoratori 75.936.232,27 47,3 58.077.253,87 36,2

Politiche per il rafforzamento dei

servizi 30.084.238,43 18,7 42.114.622,39 26,2

TOTALE 160.578.568,17 100,0 160.578.568,17 100,0

Fonte: elaborazioni su dati SIFORM

In conclusione, la simulazione alternativa sulla concentrazione tematica basata sull’assegnazione

delle risorse impegnate sugli obiettivi tematici secondo una logica di aree di policy indica risultati

sostanzialmente diversi rispetto ad una trasposizione meramente meccanica dell’impegnato. In

particolare, l’analisi sottolinea che l’impegnato al 31.12.2011 in “politiche per superare condizioni

di svantaggio” è oltre il 18.5%, perché alcune priorità di investimento all’interno dell’obiettivo

tematico “occupabilità” possono essere ricondotte all’area di policy “politiche per superare

condizioni di svantaggio”. La simulazione per aree di policy indica che le discontinuità rispetto

alla programmazione in corso per soddisfare il vincolo di assegnazione del 20% delle risorse

all’obiettivo tematico “inclusione sociale” sono minori di quelle osservate nella semplice

riclassificazione degli impegni secondo l’articolazione della nuova programmazione. Va anche

sottolineato come le politiche per i giovani costituiscano più del 15% dell’impegnato nella

programmazione in corso, un dato ben più incoraggiante rispetto alla mancanza di risorse

impegnate nella programmazione in corso sulla priorità di investimento “integrazione

sostenibile nel mercato del lavoro dei giovani che non svolgono attività lavorative, non seguono

studi né formazione”.

2.4 UNA RICOGNIZIONE DEL SODDISFACIMENTO DELLE CONDIZIONALITÀ EX ANTE

In questa sezione si propone una prima ricognizione sul soddisfacimento ad oggi nel contesto

regionale marchigiano delle condizionalità ex ante riferite agli obiettivi tematici “8) promuovere

l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori” e “9) investimento nell'istruzione, nelle

competenze e nella formazione permanente”.

La proposta di regolamento dei Fondi del QSC prevede per il prossimo ciclo di programmazione un

maggiore ricorso ad una serie di condizionalità: condizionalità ex ante da soddisfare prima

dell'adozione dei programmi e dell'erogazione dei fondi, condizionalità ex post (compresi il quadro

di riferimento dei risultati e la riserva di efficacia ed efficienza) che vincoleranno l'erogazione di

ulteriori finanziamenti ai risultati ottenuti e condizionalità macrofinanziaria allineate alle nuove

misure di applicazione del Patto di stabilità e crescita da adottare nell'ambito del sesto pacchetto

sulla governance economica. In generale, tali condizionalità sono volte a stabilire i requisiti

essenziali per un impiego efficace dei Fondi del QSC, a creare incentivi per conseguire gli obiettivi

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generali e specifici della strategia Europa 2020 ed ad allineare l'esecuzione dei programmi alla

governance economica dell'Unione. Il rafforzamento della condizionalità ex ante, in particolare, è

motivato dall'esigenza di garantire che siano presenti le condizioni necessarie ad assicurare

l'efficacia degli investimenti.

I programmi operativi conterranno valutazione dell'adempimento delle condizionalità ex ante

stabilite nell'allegato IV e, qualora non siano soddisfatte, delle azioni da intraprendere a livello

nazionale e regionale, con il relativo calendario di attuazione, per garantire l'adempimento entro

due anni dall'adozione del contratto di partenariato ed in ogni caso entro il 31 dicembre 2016,

mentre i contratti di partenariato tra la Commissione e ciascuno Stato membro ne

comprenderanno una sintesi (Articolo 14, punto d ii, Articolo 17, comma 3 e Articolo 87, comma 2

e ii).

E’ pertanto necessario che gli Stati membri accertino che le condizionalità ex ante applicabili

siano soddisfatte, e stabiliscano le azioni dettagliate per conformarsi alle condizionalità ex ante

nei programmi pertinenti. La ricognizione svolta in questa fase costituisce un primo passo verso

il soddisfacimento di tali esigenze.

L’importanza di una ricognizione dettagliata sullo stato di adempimento delle condizionalità ex

ante sul territorio, così come di una successiva specificazione delle azioni da intraprendere per

sanare le condizionalità ex ante non soddisfatte, è accresciuta dalle sanzioni previste dalla

proposta di regolamento dei Fondi del QSC, che conferisce alla Commissione il potere di

sospendere (Articolo 17, comma 5 e Articolo 134 comma 1 (e)):

- i pagamenti intermedi a favore del programma, in attesa che siano adeguatamente

completate le azioni volte a soddisfare una condizionalità ex ante,

- i pagamenti, qualora venga verificato Il mancato completamento delle azioni volte a

soddisfare una condizionalità ex ante entro il termine fissato nel programma.

Il rispetto delle condizionalità ex ante viene accertato dalla Commissione nell'ambito della

valutazione del contratto di partenariato e dei programmi, che consiste nella verifica dei risultati

dei programmi in nel 2017 e nel 2019 alla luce del quadro di riferimento dei risultati stabilito nel

rispettivo contratto di partenariato e nei programmi, sulla base delle informazioni e delle

valutazioni fornite nelle relazioni sullo stato di attuazione presentate dagli Stati membri nel 2017 e

nel 2019 (Articolo 17, comma 5 e Articolo 19). E’ infatti previsto che ogni Stato membro trasmetta

alla Commissione:

- rapporti annuali sull'esecuzione del programma nel precedente esercizio finanziario in cui

vengono indicate le azioni intraprese per adempiere alle condizionalità ex ante (Articolo 44,

comma 1),

- un rapporto finale sull'esecuzione del programma entro il 30 settembre 2023 per il FESR, il

FSE e il Fondo di coesione (Articolo 44, commi 1 e 2),

- entro il 30 giugno 2017 e il 30 giugno 2019 un rapporto sullo stato dei lavori concernente

l'esecuzione del contratto di partenariato rispettivamente al 31 dicembre 2016 e al 31

dicembre 2018, che contiene informazioni e valutazioni in merito ad una serie di

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tematiche tra cui l’effettiva attuazione, secondo il calendario stabilito, delle azioni per

adempiere a condizionalità ex ante non soddisfatte alla data di adozione del contratto di

partenariato (articolo 46, commi 1) e 2 e)).

Sulla base dell’Allegato IV, che dettaglia le condizionalità ex ante associate ad ogni obiettivo

tematico e indica i criteri di adempimento necessari al loro soddisfacimento, la ricognizione

proposta sull’adempimento delle condizionalità ex ante si concentra sul loro soddisfacimento

formale e sostanziale di competenza regionale, mentre non si occupa del loro soddisfacimento a

livello centrale.

2.4.1 Obiettivo tematico 8: occupazione

L’obiettivo tematico 8 intende promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori, ad

esso sono associate cinque condizionalità che mirano a verificare la sussistenza o l’attivazione di

una serie di presupposti che possano garantirne il raggiungimento con successo.

La condizionalità 8.1 è finalizzata ad indagare l’esistenza ed attuazione di politiche attive del

lavoro idonee a creare le condizioni propizie alla creazione di posti di lavoro.

Il primo requisito da prendere in considerazione è la disponibilità da parte dei Servizi per

l’occupazione delle capacità necessarie per offrire servizi avanzati (servizi personalizzati e misure

del mercato del lavoro di tipo attivo e preventivo; previsioni e consulenze su opportunità di

occupazione a lungo termine; informazioni trasparenti e sistematiche su nuove opportunità di

lavoro legate alla Green Economy). La sussistenza di tali caratteristiche va verificata a livello

regionale, considerato che in Italia spetta alle Regioni la competenza in materia di politiche attive

del Lavoro.

Il soddisfacimento formale di tale criterio è garantito da una vasta normativa regionale di

riferimento, in particolare la L. R. 2/2005 che disciplina i servizi al lavoro, tra i quali sono incluse le

“Politiche Attive per il mercato del lavoro, divise in lavoro e formazione, promozione

dell’occupazione, inserimento lavorativo delle persone disabili, sostegno alla stabilità, regolarità e

sicurezza del lavoro, e sicurezza e qualità del lavoro e dell’impresa” (TITOLO III: Art 16 - Art 34).

Vanno anche menzionati il DGR 1697che approva il Masterplan regionale dei Servizi per l’impiego

2010-2013 e gli standard minimi per i servizi per l’impiego, ed i DGR 62/2001, 2164/2001,

1449/2003, 1071/2005, 868/2006 e 974/2008 che disciplinano le modalità di accreditamento e gli

standard minimi delle strutture formative. Per garantire il pieno soddisfacimento formale

completo del criterio, la Regione Marche dovrebbe approvare Il Piano Regionale del Lavoro e delle

Attività Produttive per il periodo 2012-2014, che costituisce l’atto di programmazione, indirizzo e

pianificazione generale della Regione in materia di occupazione, tutela e qualità del lavoro, e

conseguentemente il programma annuale per l’occupazione e la qualità del lavoro, che costituisce

l’atto di attuazione del piano triennale di cui sopra legando obiettivi e priorità a strumenti e

risorse.

Il soddisfacimento sostanziale di tale criterio è comprovato dai risultati di una serie di analisi

sistematiche del mercato del lavoro regionale effettuate sia dall'Osservatorio Regionale del

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Mercato del Lavoro che da enti indipendenti. Oltre ad approfondimenti tematici a livello

territoriale e settoriale, l’Osservatorio realizza un Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro ed una

pubblicazione trimestrale, “I Quaderni dell’Osservatorio”, e in collaborazione con enti esterni

rapporti di monitoraggio dei Centri per l’Impiego, noti nel contesto marchigiano come Centri per

l’Impiego, l’Orientamento e la Formazione (CIOF). Dall’ultimo rapporto di monitoraggio sui CIOF

(2010), per esempio, emerge che i CIOF forniscono tutta una serie di servizi alle imprese ed ai

cittadini rientranti nelle politiche attive afferenti al mercato del lavoro, tra cui quelli

maggiormente conosciuti ed adoperati sono: adempimenti amministrativi, informazione, auto-

consultazione di bacheche, opuscoli, materiale informativo, incontro domanda offerta, colloqui di

orientamento, ricerca corsi di formazione, proposte per attività di tirocinio/stage ed il sostegno

alla creazione di impresa. Va infine rimarcato che la Regione Marche non ha allo stato attuale una

struttura che effettua indagini sui fabbisogni professionali delle imprese. La Regione ha tuttavia

affidato più volte il compito di effettuare tali analisi a enti di ricerca indipendenti.7 Inoltre, il

progetto FARO LAB (Formazione, Animazione, Ricerca per la costituzione di un Osservatorio sulla

Formazione Continua), cofinanziato dal Ministero del Lavoro e dal FSE nell’ambito della

programmazione 2007-2013, ambisce a creare un Osservatorio Regionale sulla Formazione

Continua in grado di instaurare un sistema permanente di rilevazione dei fabbisogni professionali

e formativi impiegabile dagli organismi pubblici locali (in particolare quelli facenti parte della rete

regionale dei Servizi per l'Impiego).

Per quanto concerne il secondo requisito, ovvero la creazione di reti da parte dei Servizi per

l’occupazione con datori di lavoro e istituti di Istruzione e formazione, la verifica del

soddisfacimento della condizionalità va effettuata sia a livello nazionale che regionale. Per quanto

riguarda il livello regionale, la presente ricognizione ha appurato che nello svolgimento di diversi

programmi di politica attiva i CIOF si coordinano in rete:

- coi datori di lavoro e associazioni, per lo scambio di informazioni, l’incontro domanda-offerta

ed il collocamento mirato sulle vacancies e le opportunità di outplacement;

- con gli enti formativi per la gestione di servizi nell’ambito delle politiche di intervento per la

riqualificazione e il sostegno al reddito di lavoratori colpiti da crisi;

- con gli istituti scolastici per l’orientamento e lo svolgimento di percorsi professionalizzanti

all’interno delle scuole secondarie superiori;

7 Ricordiamo, tra quelli più recenti, il progetto “Analisi dei fabbisogni formativi” e “Definizione di un modello condiviso

per la formazione continua”, svolto da un raggruppamento costituito da Form.Art.Marche, Artigiana Servizi, Astranet, Casartigiani, Enfap Marche, Ial Marche, Ires Marche, il cui rapporto finale “Artigianato nelle Marche - Rapporto 2006 sui fabbisogni professionali e formativi” è disponibile online a http://www.ebam.marche.it/allegati/docs/report_finale_artigianato_marche.pdf, e l’“Indagine sui fabbisogni professionali e formativi del tessuto sociale marchigiano” condotta da SET s.r.l. e Fondazione Brodolini per il triennio 2005-2007 il cui rapporto finale è disponibile on-line a http://www.istruzioneformazionelavoro.marche.it/BiblioRete/allegati/Rapporto%20finale.pdf.

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- nella politiche a sostegno della creazione d’impresa e di prestito per il lavoro autonomo, i CIOF

ospitano gli esperti che svolgono servizi di informazione e tutoraggio.

La condizionalità 8.2, relativa al lavoro autonomo, imprenditorialità e creazione d’impresa,

richiede l’esistenza di una strategia organica per il sostegno alle nuove imprese conformemente

allo Small Business Act.

Il conseguimento della stessa dovrebbe avvenire a livello Nazionale, ove si consideri che misure

per ridurre i tempi di costituzione di un’impresa e il relativo costo così come provvedimenti per

ridurre il tempo necessario per ottenere licenze e permessi per avviare/esercitare l’attività

d’impresa e per collegare i servizi per lo sviluppo delle imprese e i servizi finanziari (accesso al

capitale) non possono che avere carattere Governativo. A livello regionale, va rilevato che la DGR

1381/2010 adotta le linee direttrici di azione corrispondenti ai dieci principi ispiratori dello SBA.

Vanno inoltre menzionati i progetti regionali del FSE 2007-2013:

- “Creazione d’Impresa”, con l’obiettivo di promuovere la capacità di adattamento del

sistema economico, la competitività, l’imprenditorialità, ed il (re)inserimento lavorativo dei

soggetti svantaggiati, e

- “Prestito d'Onore regionale", uno strumento che ha il fine di favorire l'avvio di nuove

imprese attraverso la concessione di "microcredito" a medio termine a soggetti che

attraversano difficoltà sul mercato del lavoro,

- “Sostegno alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese innovative”, che intende sostenere,

attraverso contributi in conto capitale e/o in conto interesse, lo sviluppo di nuove imprese

innovative, con riferimento a quelle generate da spin off accademici e spin off industriali.

La condizionalità 8.3 mira a verificare l’attivazione, da parte degli Stati, di azioni per riformare i

servizi di promozione dell’occupazione al fine di dotarli della capacità di offrire una serie di

servizi avanzati (servizi personalizzati e misure di tipo attive e preventive, consulenze su

opportunità di occupazione a lungo termine legate alla green economy) con particolare riguardo a

quelli diretti a favorire la mobilità transnazionale dei lavoratori.

Sebbene i requisiti specifici richiesti per l’adempimento di tale condizionalità appaiano pressoché

identici a quelli previsti per la 8.1, un esame più attento evidenzia come la valutazione da parte

della CE avvenga in realtà a due diversi stadi di implementazione: nella 8.1 si verificherà la

dotazione da parte degli SPI dell’offerta di Servizi avanzati, nella 8.3 la previsione di riforme degli

SPI mirate a dotarli della capacità di offrire servizi avanzati. Visto che la ricognizione della

condizionalità ex ante 8.1 ha mostrato un soddisfacimento positivo, in quanto è stato accertato

che i Servizi all’occupazione marchigiano dispongono delle capacità di erogare servizi avanzati, non

si rileva l’esigenza do azioni per riformare gli SPI e renderli quindi idonei ad offrire i servizi di cui

sopra. Si rimanda quindi a quanto detto a proposito della 8.1.

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La condizionalità 8.3 si caratterizza inoltre per lo spiccato accento posto dalla CE sulla capacità

degli SPI di offrire informazioni trasparenti e sistematiche su nuove opportunità di lavoro

accessibili a livello dell’Unione (mobilità). A questo proposito, La Regione Marche ha aderito alla

rete EURES quale strumento per favorire la mobilità transnazionale dei lavoratori.8

La condizionalità 8.4 intende incentivare la programmazione di politiche mirate ad affrontare una

delle principali sfide delle società contemporanee: l’invecchiamento attivo e in buona salute.

Per tale condizionalità sembrerebbe doversi individuare un duplice livello di responsabilità,

nazionale e regionale, ai fini del conseguimento della medesima. La regione Marche risulta

impegnata in una vasta serie di attività per la cura e la ricerca sugli anziani. Alcuni esempi sono:

- ospitare la Riunione esterna della Commissione Economica e Sociale del Comitato delle

Regioni europee (Commissione Ecos),

- ospitare il seminario internazionale sulla Domotica al servizio dell'invecchiamento,

- farsi promotore, insieme al Ministero della Sanità, del network Italia Longeva,, che

promuove iniziative di approfondimento e progetti sui temi della ricerca per l’anziano.

La condizionalità 8.5 “adattamento dei lavoratori e delle imprese al cambiamento” si propone di

rafforzare la capacità delle imprese e dei lavoratori di affrontare le transizioni lavorative ed

economiche in maniera rapida e agevole. A tale scopo la CE richiede che gli Stati dispongano di

politiche/nazionali/regionali/locali/settoriali) finalizzate all’anticipazione e gestione dei

cambiamenti.

La formulazione stessa della condizionalità induce a ritenere che la verifica del suo conseguimento

dovrebbe avvenire a livello sia regionale che nazionale sulla base della presenza di strumenti

efficaci per ausiliare le imprese e i lavoratori ad affrontare e gestire i cambiamenti e le

ristrutturazioni secondo un approccio pro-attivo. A livello regionale, tale condizionalità è

soddisfatta dalla presenza della Commissione Regionale per il Lavoro, istituita ai sensi dell'art. 6

della Legge Regionale n. 2/2005. La Commissione Regionale per il Lavoro è la sede di

concertazione per la proposta, la valutazione e la verifica delle linee programmatiche e delle

politiche attive del lavoro di competenza regionale. Esprime pareri obbligatori sul Piano regionale

per le politiche attive del lavoro (art. 3 L.R. 2/2005) e sul Programma annuale per l'occupazione e

la qualità del lavoro (art. 4 L.R. 2/2005). E’ composta dagli assessori provinciali competenti in

materia di lavoro e formazione, da un rappresentante dei Comuni, da un rappresentante delle

Comunità Montane, da rappresentanti delle parti sociali, dal Consigliere regionale di parità, da un

rappresentante della Commissione regionale per le pari opportunità, da due rappresentanti

8 Eures è una rete di cooperazione tra i Servizi pubblici per l'Impiego dei Paesi appartenenti allo Spazio Economico

Europeo che utilizza tecnologie informatizzate per permettere l'accesso a diverse banche dati così da fornire informazioni su opportunità di lavoro e di formazione, condizioni di vita e di lavoro nei Paesi dello S.E.E.a coloro che cercano lavoro di conoscere le possibilità di occupazione disponibili, e di di diffondere le richieste di personale da parte dei datori di lavoro che desiderano reclutare lavoratori e lavoratrici sia per le proprie imprese in Italia che per proprie sedi o filiali nello S.E.E..

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individuati dal Coordinamento regionale per la tutela della persone disabili e da un rappresentante

della Conferenza dei coordinatori d'ambito territoriale.

2.4.2 Obiettivo tematico 9: istruzione

L’obiettivo tematico 9 mira ad incentivare gli investimenti da parte degli Stati nelle competenze

nell’istruzione e nell’apprendimento permanente. Ad esso sono associate tre condizionalità che

puntano rispettivamente l’accento su tre differenti aspetti: dispersione scolastica, istruzione

superiore, apprendimento permanente.

La condizionalità 9.1 richiede la sussistenza di una strategia intesa a ridurre l’abbandono

scolastico.

Il primo elemento da considerare riguarda l’esistenza di un sistema per la raccolta e l’analisi di dati

e informazioni sull’abbandono scolastico sulla cui base vengono pianificati gli interventi di

contrasto al drop-out. A questo proposito, l'Anagrafe Regionale degli Studenti (A.Re.S.) derivante

dall'applicazione del D.Lgs. 76/2005 costituisce un organismo di supporto statistico fondamentale

non solo per la Regione, ma per tutti i soggetti, pubblici e non, che operano nel mondo della

scuola, ed è costruito tramite una architettura che vede coinvolti la Regione, le Province, Comuni

e le Scuole.

Il secondo elemento su cui incentrare l’attenzione riguarda l’esistenza di una vera e propria

strategia sull’abbandono scolastico. La Regione Marche ha finanziato e realizzato progetti

finalizzati alla prevenzione della dispersione scolastica cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo.

Indicatori Istat sul fenomeno dell’abbandono scolastico collocano nel 2010 le Marche tra le regioni

più virtuose, insieme all’Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, provincia di Bolzano.

La condizionalità 9.2, riguardo al tema dell’istruzione superiore, richiede l’esistenza di una

strategia nazionale o regionale per aumentare il numero di studenti che conseguono un diploma

di istruzione terziaria e innalzare la qualità e l’efficienza dell’istruzione terziaria.

La Regione Marche ha aderito con il DGR 2109/2009 al protocollo d'intesa "Verso un sistema

integrato di alta formazione" per aderire all'iniziativa del Catalogo Interregionale dell'Alta

Formazione. Quindi l'avviso emanato con Decreto 132/2011 ha inteso procedere alla

sperimentazione del Catalogo Interregionale, attraverso la chiamata di Organismi e offerte

formative rispondenti ai requisiti condivisi dalle Regioni aderenti al progetto interregionale "Verso

un sistema integrato di alta formazione" (Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria,

Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia, Marche, Valle d'Aosta, Veneto) al fine di poter successivamente

erogare assegni formativi (voucher) per la partecipazione ai corsi master universitari che saranno

ammessi al Catalogo. Il Catalogo Interregionale dell'Alta Formazione ha la finalità di stimolare

l'accesso alla formazione lungo tutto l'arco della vita in un'ottica di aggiornamento costante e

specializzazione delle persone al fine di aumentarne l'occupabilità e l'adattabilità.

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Il sistema di accreditamento delle strutture formative è stato istituito con delibera regionale

62/2001 e successive, tra cui spicca la DGR1071/2005 perché contiene regolamento degli standard

minimi delle strutture e della qualità formativa.

Nel luglio 2008 è stata approvata dalla Giunta la proposta di legge sul Sistema educativo e

formativo regionale. L'iter della proposta di legge prevede il passaggio in Consiglio per

l'approvazione definitiva, la cui mancanza allo stato attuale è in parte attribuibile all’incertezza

scaturita in seguito alla sospensione delle trattative da parte dello Stato relativamente all’accordo

del Titolo V della Costituzione.

La Regione Marche finanzia tramite l’FSE l’attivazione e la gestione dell’IFTS (Istruzione e

Formazione Tecnica Superiore), un percorso formativo di livello post-secondario di tipo non

universitario istituito con la legge 144/1999, e degli ITS (Istituti tecnici Superiori), che sono

operativi a partire dal settembre 2011 offrendo la possibilità di formarsi, dopo il diploma, per

acquisire una specializzazione specifica che possa migliorare l'accesso al mondo del lavoro.

La condizionalità 9.3 mira a verificare l’esistenza a livello nazionale e/o regionale di un quadro

politico per l’apprendimento permanente.

La varietà dei fondi destinati a finanziare la formazione continua (L.236/93, legge 53/00, FSE

Regione-Province, Fondi Interprofessionali), hanno determinato l'esigenza di sviluppare forme di

integrazione tre le diverse fonti di finanziamento sviluppando elementi di complementarità nella

programmazione formativa. Al fine di promuovere a tutti i livelli il coordinamento e la

programmazione unitaria di un'offerta di formazione a cui partecipino tutti i soggetti interessati, la

Regione Marche ha costituito con DGR n.778 del 11/06/2008 il Comitato di indirizzo per la

Formazione Continua. Inoltre, per valorizzare e mettere a sistema il patrimonio di conoscenze che

saranno prodotte dall'intervento, si intende costituire e sperimentare un Osservatorio regionale

per la Formazione Continua attraverso il progetto della programmazione FSE in corso denominato

F.A.R.O. Lab.

Infine, coerentemente agli orientamenti comunitari in tema di lifelong learning, che tendono ad

incentivare forme personalizzate di formazione lungo tutto l'arco della vita, la Regione Marche ha

inteso creare il Catalogo Regionale dell'offerta formativa a domanda individuale denominato

FORM.I.CA (Formazione Individuale a Catalogo). Il Catalogo assume tra le proprie finalità:

- mettere a disposizione degli individui uno strumento informativo sull'offerta presente sul

territorio regionale;

- proporre un'offerta trasparente dal punto di vista qualitativo (ad es. comparabilità dei

prezzi, dei contenuti...);

- supportare la flessibilizzazione e personalizzazione dei percorsi formativi individuali;

contribuire all'autodeterminazione dell'individuo nello scegliere il percorso formativo ritenuto più

rispondente alle proprie necessità, consentendogli di attingere tra una gamma di proposte

selezionate.

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2.5 PRIME DIFFERENZE DI CONTESTO TRA 2007 E 2012

Per completare gli elementi che possono aiutare la riflessione sulle nuove condizioni di contesto

della regione e quindi sulla scelta delle priorità di intervento, si riporta una selezione degli

indicatori QNS della priorità 1 (Miglioramento Risorse Umane), e priorità 4 (Inclusione), assieme ai

dati essenziali del mercato del lavoro. Ogni indicatore è rapportato al valore dell’Italia e indicizzato

rispetto al 2007.

Si può notare che i giovani che abbandonano prematuramente gli studi sono in calo, più della

media Italiana. La scolarizzazione superiore è in crescita, come pure il numero di laureati in scienze

e tecnologia. La percentuale di adulti in apprendimento permanente è in calo – più che in Italia; il

tasso di abbandono dopo i primi due anni di superiori è in crescita.

Priorità 1 - Miglioramento e valorizzazione

delle risorse umane

Italia

2012

Marche

2012

Italia

2007

Marche

2007

Marche

/Italia

2011

A

Marche/Italia

2007

B

Diff.

Marche/Italia

A - B

var

marche

2011/07

Giovani che abbandonano prematuramente

gli studi 18.8 15.0 20.6 18.0 79.7 87.2 -7.6 83.3

Tasso di scolarizzazione superiore:

Percentuale della popolazione in età 20-24

anni che ha conseguito almeno il diploma di

scuola secondaria superiore 75.9 81.5 74.8 78.4 107.3 104.8 2.5 103.9

Laureati in matematica, scienze e tecnologia:

Numero di laureati in matematica, scienze e

tecnologia per 1000 abitanti in età 20-29

anni 12.2 13.8 10.7 12.3 113.0 114.4 -1.4 112.6

Life-long learning: Percentuale degli adulti in

età 25-64 anni che partecipano

all'apprendimento permanente 6.2 4.6 6.9 6.7 74.9 97.8 -22.8 69.1

Tasso di abbandono nei primi due anni delle

scuole secondarie superiori in % 7.8 5.4 7.1 3.6 69.6 50.8 18.8 149.1

Tutti gli indicatori di mercato del lavoro sono in peggioramento. La disoccupazione è in forte

aumento, soprattutto quella giovanile e femminile, mentre l’occupazione è in calo.

Mercato del lavoro

Tasso di disoccupazione (a) 8.4 6.7 6.1 4.2 79.8 68.3 11.4 160.8

Tasso di disoccupazione giovanile 29.1 23.5 20.3 9.3 80.8 45.8 34.9 252.7

Tasso di disoccupazione femminile 9.6 8.5 7.9 6.1 88.5 77.2 11.3 139.3

tasso di occupazione 56.9 63.6 58.7 64.8 111.8 110.4 1.4 98.1

tasso di occupazione femminile 46.5 54.7 46.6 54.8 117.6 117.6 0.0 99.8

tasso di occupazione 55-64 37.9 41.1 33.8 36.5 108.4 108.1 0.3 112.7

incidenza dis.lunga durata 51.9 42.8 47.4 37.5 82.5 79.1 3.4 114.1

tasso dis. Lunga durata 4.4 2.9 2.9 1.5 65.9 51.7 14.2 193.3

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Per quanto riguarda la Priorità 4 del QSN, vediamo una diminuzione del rischio criminalità (anche

se è elevato rispetto all’Italia); un forte aumento delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di

povertà; una diminuzione dei servizi ai bambini 0-3 anni e un lieve aumento degli anziani presi a

carico.

Priorità 4 - Inclusione sociale e servizi per la

qualità della vita e l'attrattività territoriale

Italia

2012

Marche

2012

Italia

2007

Marche

2007

Marche

/Italia

2011

Marche/Italia

2007

Diff.

Marche/Italia

var

marche

Indice di criminalità organizzata (N.I.

1995=100) 78.72 147.62 110.15 176.90 187.5 160.6 26.9 83.5

Percezione del rischio di criminalità: Famiglie

che avvertono disagio al rischio di criminalità

(%) 26.60 17.60 31.32 22.35 66.2 71.4 -5.2 78.7

Popolazione che vive in famiglie al di sotto

della soglia di povertà (in %) 13.79 11.19 13.05 5.30 81.2 40.7 40.5 211.0

Famiglie che vivono al di sotto della soglia di

povertà (in %) 10.98 8.48 11.11 5.39 77.2 48.5 28.7 157.4

Diffusione dei servizi per l'infanzia:

Percentuale di Comuni che hanno attivato

servizi per 56.80 60.16 39.24 50.41 105.9 128.5 -22.5 119.4

Presa in carico ponderata degli utenti dei

servizi per l'infanzia: Percentuale di bambini

tra zero e fino al compimento dei 3 anni che

hanno usufruito dei servizi per 13.45 16.07 11.45 22.95 119.5 200.5 -81.0 70.0

Presa in carico degli anziani per il servizio di

assistenza domiciliare integrata: (%) 4.10 3.53 2.91 3.35 86.0 115.1 -29.1 105.4

Incidenza del costo dell'ADI sul totale della

spesa sanitaria: 1.49 1.06 1.55 - 146.6 - 96.1

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3. Lo scenario socio-economico delle Marche

Alla luce delle principali modifiche attese alla struttura della popolazione e del mercato del lavoro,

in questo capitolo si ipotizza una modifica dei target della nuova programmazione 2014-2020 e la

ipotetica ricaduta finanziaria di tale modifica sul programma. L’esercizio non vuole assolutamente

prefigurare o condizionare le scelte politiche di programmazione, ma solo mettere in luce i

movimenti “inerziali” del quadro socio economico regionale e le loro implicazioni. Questo proprio

per consentire alla politica programmatoria di esercitare con efficacia le scelte che le competono.

Nel par.3.1 si completa l’esercizio del capitolo precedente per quanto riguarda il contesto degli

indicatori di inclusione sociale , di risorse umane e di competitività del QSN, giungendo a formare

– nel paragrafo 3.2 - due indici composti per ogni priorità che consentono di individuare il

posizionamento della regione rispetto alle altre e alla media CRO del livello di struttura raggiunto,

e della dinamica registrata dal 2006. Ciò permette di circoscrivere immediatamente i punti di forza

e di debolezza, da cui desumere gli obiettivi su cui intervenire con la concentrazione delle risorse

finanziare.

Nel paragrafo 3.3 si prende in considerazione l’evoluzione della numerosità e della composizione

della popolazione delle marche nei prossimi 10 anni, utilizzando le recenti stime Istat nell’ipotesi

più probabile (centrale), e osservandone i cambiamenti di composizione anche in termini di

segmenti di mercato del lavoro. In particolare, crescerà la percentuale di popolazione anziana (182

anziani per ogni 100 giovani). In base ai trend storici delle forze di lavoro nel mercato del lavoro

marchigiano, e alle stime di evoluzione dell’economia regionale nei prossimi anni (vedi par.3.4) si

stima la consistenza del prossimo mercato del lavoro sia dal punto di vista dell’offerta che della

domanda di lavoro.

Nel paragrafo 3.4 si da conto delle previsioni dell’economia regionale, utilizzando le elaborazioni

del modello macro-econometrico GRETA . In questo modo si può ragionevolmente distinguere una

crescita molto contenuta dell’1% annuo del PIL regionale, dovuta alla stagnazione della domanda

interna e dei consumi delle famiglie, e trainata dall’export. Ciò comporterà un aumento delle forze

di lavoro lievemente inferiore a quello della popolazione e, un aumento per altri di altri due anni

del livello di disoccupazione, che poi scenderà verso i valori pre-crisi a fine periodo.

Nel paragrafo 3.5 si approfondiranno i temi della disuguaglianza e della povertà, utilizzando i dati

Istat e i criteri del PNR, che si basa invece sugli indicatori Eurostat. La stima del numero di poveri in

condizioni di severa deprivazione materiale può costituire il punto di riferimento per la

realizzazione dell’obiettivo di Europa 2020 di riduzione della povertà, che per l’Italia è di 2,2

milioni di persone povere in meno.

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Infine, nel paragrafo 3.6, si riassumono i principali fenomeni in termini di obiettivi, li si confronta

con i destinatari avviati fin qui (2011) e si applica un costo medio in base ai parametri delle linee

guida POR Marche 2007-2013 o desunti dai costi medi impegnati.

3.1 STRUTTURA E DINAMICA DELLE MARCHE RISPETTO AGLI INDICATORI QSN DI

COMPETITIVITÀ

In questo paragrafo si integra quanto già focalizzato sul contesto regionale alla fine del capitolo 2,

confrontando il livello degli indicatori QSN – priorità Inclusione e Risorse Umane - della Regione

Marche con la media delle regioni CRO - Competitività Regionale e Occupazione (ultimo dato

disponibile). Successivamente si osserva la rispettiva differenza degli stessi indicatori con l’anno di

partenza 2006, in modo da disporre, oltre che del livello di struttura attuale, anche di un dato

dinamico. Successivamente si effettua una normalizzazione degli indicatori, in base alla funzione di

utilità che ciascuno rappresenta, e si provvede ad una loro aggregazione in due indici sintetici di

struttura e di dinamica, che riassumono il posizionamento complessivo della regione rispetto alla

media e la sua dinamicità.

3.1.1 Inclusione

Iniziamo dagli indicatori della Priorità 4, Inclusione. Quelli in cui il dato regionale appare critico

rispetto alla media regioni CRO sono:

- un maggior livello della disoccupazione femminile di lunga durata;

- un maggior indice di povertà regionale delle famiglie e della popolazione;

- un maggior indice di criminalità organizzata (sembrerebbe un dato eclatante, ma va letto con

cautela; si tratta, infatti, del numero di delitti attribuiti a criminalità organizzata -omicidi per mafia,

rapine in banca o a portavalori, ecc.-, ponderati per le pene medie edittali, con l’anno base

1995=100. E’ quindi un numero indice, e non un numero assoluto. Gli altri indicatori, ponderati per

la popolazione, mostrano un’incidenza di fenomeni criminali inferiore alla media).

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Struttura Inclusione

Per quanto invece riguarda le differenze registrate rispetto al 2006 (e tenendo presente che una

differenza positiva indica un aumento del fenomeno e viceversa), si nota che:

- L’incidenza della disoccupazione di lunga durata maschile e femminile è aumentata più

della media;

- La diffusione dei servizi dell’infanzia è aumentata meno della media;

- L’indice di criminalità organizzata è diminuito più della media, mentre quelli di criminalità

diffusa sono anch’essi diminuiti, ma meno della media;

- La popolazione residente nei comuni rurali diminuisce molto più della media.

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Dinamica inclusione

Pertanto, per quanto riguarda l’inclusione, gli aspetti critici delle Marche dovranno trovare

adeguata attenzione in termini di obiettivi della nuova programmazione sono:

- lotta alla disoccupazione di lunga durata;

- lotta alla povertà

- potenziamento dei servizi sociali

- contrasto allo spopolamento dei comuni rurali.

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3.1.2 Struttura e dinamica delle Marche rispetto agli indicatori QSN di valorizzazione delle

risorse umane

Il paragrafo illustra la dotazione degli indicatori QSN della Priorità Risorse Umane. Come si osserva

visivamente, la regione Marche ha un tasso di abbandono degli studi minore e un tasso di

partecipazione alla suola secondaria superiore.

Appare lievemente minore rispetto alla media CRO :

- il numero di adulti in apprendimento permanente,

- i laureati inscienza e tecnologia,

- gli occupati che partecipano ad attività formative.

Struttura indici Risorse Umane QSN

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Consideriamo ora la differenza degli indicatori dal 2006 rispetto alla media regioni CRO. Si è molto

ridotto il numero di giovani che abbandonano prematuramente gli studi ed è aumentato il tasso di

partecipazione alla scuola secondaria superiore. Si riducono gli adulti in apprendimento

permanente; aumentano le donne laureate in scienza e tecnologia; calano i non occupati che

partecipano ad attività formative, ed anche gli occupati; diminuisce la quota di popolazione adulta

istruita.

Dinamica degli indici QSN Risorse Umane

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3.1.3 3.1.3 Struttura e dinamica delle Marche rispetto agli indicatori QSN di Competitività

Gli indicatori della priorità 7. Competitività sono numerosi e possono essere interpretati più

agevolmente se divisi in due gruppi: capitale e lavoro. Mentre i primi, desunti dalla contabilità

regionale, si riferiscono in genere all’anno 2009 o 2008, i secondi sono più recenti e si riferiscono

al 2011. In conclusione, anche essi saranno riuniti e sintetizzati in indici di struttura e di dinamica,

per fornire il posizionamento regionale rispetto alle altre regioni CRO.

Per quanto riguarda il livello del primo gruppo di indicatori, osserviamo quali elementi di forza il

tasso di crescita dell’agricoltura, l’occupazione e la produttività nel settore pesca, la produttività

nei servizi di intermediazione finanziaria e immobiliare. Superiore alla media, anche se non di

molto, il tasso di iscrizione di nuove imprese e l’incidenza della certificazione ambientale.

I punti di debolezza, rispetto al livello medio delle regioni CRO, sono un rischio maggiore dei

finanziamenti e una conseguente minor intensità creditizia; una minore produttività nel

commercio e nell’industria; una minor capacità di sviluppo di servizi alle imprese.

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Per quanto riguarda la dinamica della struttura produttiva regionale, si nota la crescita del settore

agricolo e della pesca e una buona crescita della produttività nel settore della pesca e

dell’industria alimentare.

Per contro, l’intensità creditizia cresce meno anche a seguito del maggior rischio dei finanziamenti;

la produttività dell’industria e del commercio cresce meno rispetto alle altre regioni.

Passiamo ora ad osservare la struttura dell’occupazione relativa al 2011. Le differenze di livello

rispetto alle regioni CRO non sono forti, siano essere di tipo positivo o negativo.

Si può apprezzare un minor tasso di disoccupazione di lunga durata; un maggior tasso di

occupazione 55-64 anni, soprattutto femminile; un maggior tasso di occupazione regolare e un

tasso di disoccupazione in linea con la media delle altre regioni CRO.

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Molto più accentuato è il quadro della dinamica che ha caratterizzato gli indicatori del lavoro

marchigiano.

Il tasso di occupazione – soprattutto maschile – è diminuito molto più che nelle altre regioni CRO,

e di converso il tasso di disoccupazione –soprattutto quello giovanile e la disoccupazione di lunga

durata - è cresciuto assai più che in media.

La differenza tra i tassi di attività e i tassi di occupazione maschili e femminili si è accentuata,

peggiorando molto la discriminazione di genere.

Invece, sempre rispetto alle altre regioni CRO, il tasso di occupazione 55-64 anni è cresciuto

maggiormente.

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Complessivamente, in termini di competitività la regione Marche non è distante dalla media CRO,

leggermente meno dotata e con dinamiche simili.

La struttura produttiva è specializzata in produzioni a bassa produttività del lavoro, il che rende

maggiormente rischiosa l’intensità di capitale. Gli alti livelli di occupazione soprattutto giovanile e

femminile sono stati aggrediti in modo più intenso dalla recessione, riaprendo un differenziale di

genere che si era ridotto nel corso degli anni 2000.

Senza perdere le specializzazioni tipiche e di qualità (agricoltura, pesca ) non vanno abbandonati

gli obiettivi di qualificazione del sistema produttivo, per accompagnare il ritmo intenso della

ristrutturazione dell’industria – anche quella delle specializzazioni tipiche marchigiane - verso

segmenti di mercato e lavorazioni a più elevato valore aggiunto, attraverso il perseguimento

dell’innovazione tecnica e organizzativa, il rafforzamento della patrimonializzazione delle imprese,

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la capacità finanziaria di aggredire nuovi mercati. Per questi obiettivi la formazione del capitale

umano necessario continua a rimanere decisiva.

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3.2 POSIZIONAMENTO GENERALE DI STRUTTURA E DINAMICA DELLE MARCHE RISPETTO ALLE

ALTRE REGIONI E A QUELLE CRO

Per esprimere in modo sintetico il posizionamento delle Marche rispetto alle altre regioni, si sono

costruiti due indici, uno di struttura (rappresenta il livello attuale di ogni regione) e uno di

dinamica (rappresenta la variazione dell’indicatore rispetto al 2005). Per poter aggregare i diversi

indicatori – ciascuno espresso in una diversa unità di misura – è necessario prima normalizzarli

(ricondurli cioè ad una variazione omogenea tra 0 e 1), riparametrandoli rispetto ai rispettivi valori

minimi e massimi. La normalizzazione degli indicatori è poi avvenuta tenendo conto della

"direzione" dell’indicatore, o della sua funzione di utilità: infatti alcuni indicatori hanno valenza

positiva (aumento del reddito) e altri valenza negativa (aumento della disoccupazione). In altre

parole, per tutti gli indicatori in cui il valore minimo rappresenta il benchmark (ad esempio, tasso

di disoccupazione), il valore indicizzato (r) è stato ottenuto applicando la seguente formula:

r = 1- ( (min-x)/min) * min/(min-max)).

Nel caso invece degli indicatori in cui è il valore massimo a costituire il benchmark la

normalizzazione è avvenuta nel seguente modo:

r = 1- ( (max-x)/max) * max/(max-min)).

Gli indicatori normalizzati sono quindi aggregate tramite media.

Il grafico “scatter” posiziona le regioni in quattro quadranti, da leggersi in senso orario partendo

dal primo in alto a destra: nel primo si colloca chi ha un buon livello di partenza e cresce

velocemente; nel secondo chi pur avendo una buona dotazione di partenza è poco dinamico; nel

terzo, chi è poco dotato e cresce meno degli altri; nel quarto, chi pur avendo una struttura debole

cresce velocemente.

Per quanto riguarda la situazione delle risorse umane, la regione Marche dispone di una dotazione

non distante dalla media italiana; tali risorse sono cresciute nel periodo abbastanza velocemente.

Vanno presidiati i tassi di abbandono scolastico, l’istruzione terziaria in scienza e tecnologia, le

attività formative per gli adulti sia occupati che disoccupati.

Per quanto riguarda l’inclusione sociale e la qualità della vita, la dotazione delle Marche è inferiore

alla media italiana, ma anche in questo caso migliora più velocemente. Sul livello in particolare

incidono gli indicatori di disoccupazione soprattutto di lunga durata, un livello migliorabile di

servizi sociali, la quota di famigli e di persone povere.

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Piemonte

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Lombardia

Veneto

Friuli-Venezia Giulia

Liguria

Emilia-Romagna

Toscana

Umbria Marche

LazioAbruzzo

Molise

Campania

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Bolzano/Bozen

Trento

Italia

Ob. CRO

0.1

.2.3

.4.5

.6.7

.8.9

1in

dice

din

am

ica

0 .1 .2 .3 .4 .5 .6 .7 .8 .9 1indice struttura

P1 - Risorse Umane

Piemonte

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Lombardia

Veneto

Friuli-Venezia Giulia

Liguria

Emilia-Romagna

Toscana

Umbria

Marche

LazioAbruzzo

Molise

Campania

PugliaBasilicataCalabriaSicilia

Sardegna

Bolzano/Bozen

Trento

Italia

Ob. CRO

0.1

.2.3

.4.5

.6.7

.8.9

1in

dice

din

am

ica

0 .1 .2 .3 .4 .5 .6 .7 .8 .9 1indice struttura

P4 - Inclusione sociale, qualità della vita

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PiemonteValle d'Aosta/Vallée d'Aoste

LombardiaVeneto

Friuli-Venezia Giulia Liguria

Emilia-Romagna

ToscanaUmbria

Marche

Lazio

Abruzzo

Molise

Campania PugliaBasilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

Bolzano/Bozen

TrentoItalia

Ob. CRO

0.1

.2.3

.4.5

.6.7

.8.9

1in

dice

din

am

ica

0 .1 .2 .3 .4 .5 .6 .7 .8 .9 1indice struttura

P7 - Sistemi produttivi e occupazione

3.3 LE PREVISIONI DEMOGRAFICHE

Si riportano le recenti previsioni Istat circa l’evoluzione della popolazione delle Marche, nello

scenario che appare più probabile (scenario centrale). Lo sviluppo futuro della popolazione

marchigiana è inscritto nei comportamenti fondamentali in atto che determinano lo sviluppo di

una popolazione, vale a dire:

a) il tasso di fertilità generale (1,4 figli per donna in età fertile), che porta a ridurre del -1%

annuo il tasso di natalità attuale di 8.9 nati per mille abitanti fino all’8%;

b) il tasso di mortalità, oggi a 10,4 morti per mille abitanti, che è in lieve crescita; per cui

aumenterà del 4,6% annuo il saldo naturale negativo oggi di 1,5 persone per mille abitanti;

c) il tasso migratorio interno ed estero continua ad essere positivo, ma diminuirà fortemente;

ciò comunque manterrà un tasso di crescita totale della popolazione positivo.

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Indicatori demografici livello 2011 livello 2022 tendenza media annua Marche

Tasso di natalità (per 1.000 ab.) 8.9 8 -1.0%

Tasso di mortalità (per 1.000 ab.) 10.4 10.6 0.2%

Tasso di crescita naturale (per 1.000 ab.) -1.5 -2.5 4.6%

Tasso migratorio interno (per 1.000 ab.) 2.4 1.9 -2.1%

Tasso migratorio con l'estero (per 1.000 ab.) 6.6 4.7 -3.1%

Tasso migratorio totale (per 1.000 ab.) 9.0 6.6 -2.8%

Tasso di crescita totale (per 1.000 ab.) 7.5 4.1 -5.5%

Nei prossimi 10 anni pertanto la popolazione delle Marche crescerà dello 0,55% l’anno,

raggiungendo le 1.663.438 persone, circa 100mila persone in più di oggi. L’età media crescerà da

44,8 anni a 46,1. La quota della popolazione in età 0-14 anni scenderà lievemente al 13%; la quota

di popolazione in età di lavoro scenderà dal 64,2 al 63,1%; la quota di popolazione in età 65 e oltre

crescerà dal 22,5 al 23,9%.

Fonte: Demo-Istat. Scenario centrale per le Marche.

L’indice di vecchiaia crescerà molto, aumentando la dipendenza strutturale degli anziani e la

dipendenza strutturale totale (quota di popolazione non in età di lavoro su quella in età di lavoro).

Il tasso di fertilità totale, in lieve aumento, sarà ancora lontano dai livelli necessari ad assicurare

l’equilibrio naturale della popolazione. Infine, la speranza di vita alla nascita è in aumento sia per

gli uomini che per le donne.

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Indicatori demografici livello 2011 livello 2022 tendenza media annua Marche

Età media della popolazione 44.8 46.1 0.3%

Popolazione 0-14 anni (%) 13.3 13.0 -0.2%

Popolazione 15-64 anni (%) 64.2 63.1 -0.2%

Popolazione 65 anni e più (%) 22.5 23.9 0.5%

Popolazione 85 anni e più(%) 3.5 4.5 2.3%

Indice di vecchiaia (%) 168.7 183.8 0.8%

Indice di dipendenza degli anziani (%) 35.0 38.0 0.7%

Indice di dipendenza strutturale (%) 55.7 58.6 0.5%

Età media della madre al parto 31.4 31.6 0.1%

Numero medio di figli per donna 1.4 1.43 0.3%

Speranza di vita alla nascita (maschi) 80.4 82.2 0.2%

Speranza di vita alla nascita (femmine) 85.5 87.3 0.2%

Riassumendo, l’evoluzione della popolazione nei prossimi anni vedrà un aumento della speranza di

vita alla nascita, ma il problema più grosso sarà rappresentato dal costante invecchiamento e dai

problemi che ciò comporterà nella vita sociale, nella vita economica a partire dalla modifica della

struttura dei consumi, nel mercato del lavoro per un insufficiente ricambio di coloro che

abbandonano la vita lavorativa.

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3.4 LO SCENARIO ECONOMICO MARCHIGIANO DEI PROSSIMI ANNI

Per prefigurare l’andamento futuro dell’economia marchigiana, si ricorre alla consultazione delle

stime al 2018 prodotte col modello macro-econometrico GRETA9.

Le principali componenti della domanda e il prodotto interno lordo delle Marche sono espressi in

valori concatenati, quindi reali e non monetari. Il PIL crescerà con media annua dell’1%, meno nei

primi anni (2013-2014) e gradualmente più nella seconda parte del periodo. A trainare la crescita

non sarà il livello del consumo delle famiglie (CF: 0,6%) e delle Amministrazioni (CC: -0,2% ), che

manterranno ancora basso il livello della domanda interna. Saranno soprattutto gli investimenti

(IFL: 2,2%) e le esportazioni (X nel grafico successivo: 3,4%) ad incidere sul risultato.

Nel grafico le linee rappresentano i livelli annuali delle variabili, mentre le funzioni adiacenti

riportano il valore della tendenza media annua del periodo, espressa dal coefficiente della

funzione esponenziale (ad esempio, il PIL aumenta per ogni anno x ad un taso medio annuo del

0,0109 – cioè dell’1,09%).

9 Si ringrazia il dott. Sergio Calliari, Associato del team GRETA (Gruppi di Ricerca Economica Teorica e Applicata), per

aver gentilmente concesso di consultare le più recenti stime dell’economia regionale delle Marche.

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Il valore aggiunto dell’industria (VAI: 1,4%) sostiene la crescita del valore aggiunto totale (VT). Si

apprezza inoltre che lo sviluppo delle esportazioni è sempre maggiore di quello dell’import, con un

saldo netto positivo della bilancia commerciale.

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3.4.1 Le ripercussioni sul mercato del lavoro

Nei paragrafi precedenti si è stimato l’andamento della popolazione e della domanda di lavoro,

espressa dal livello di attività economica. Al fine di simulare le conseguenze sull’offerta di lavoro,

in questo paragrafo si riportano anzitutto le serie storiche dei tassi di attività e di disoccupazione.

Successivamente, si utilizzeranno le informazioni per ipotizzare il livello di disoccupazione.

Le specificità del mercato del lavoro marchigiano, già ben note, sono riportate di seguito, in

termini di differenze dei tassi specifici di attività e di disoccupazione per età, per dinamica

temporale e per genere.

Rispetto al 2004, il tasso di attività 15-64 anni nel 2011 si abbassa per i più giovani di quasi 10

punti, mentre si alza per i più anziani. In questo incide anche da un lato la scolarizzazione,

dall’altro l’allungamento della vita lavorativa, ma come vedremo osservando coloro che sono in

cerca, la flessibilità dei più giovani di fronte alla crisi.

Per quanto riguarda la disoccupazione, la crisi ha aumentato il suo livello rispetto al 2006 circa allo

stesso modo in tutte le classi di età, fatta eccezione per i giovani, dove si può notare come sia più

che raddoppiata. Il differenziale di genere, in via di riduzione nel periodo pre-crisi, torna ad

allargarsi in modo consistente.

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L’osservazione della serie storica degli indicatori del mercato del lavoro marchigiano dal lato

dell’offerta, permette di applicare ai livelli del 2011 le proiezioni del modello macro-economico

GRETA relativi all’andamento della domanda di lavoro nel periodo 2012-2018, e di applicarli alla

nuova composizione della popolazione in modo aggregato.

La crescita della popolazione stimata dal modello è identica a quella stimata da Istat, lo 0,5%

medio annuo. Le forze di lavoro cresceranno dello 0,2% l’anno; l’occupazione diminuirà ancora

fino al 2014, poi riprenderà ad un tasso medio del 0,3%; mentre la disoccupazione crescerà fino al

2014 e quindi si ridurrà dell’1% annuo (la media annua sull’intero periodo è di -0,2%).

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In questo modo si può prevedere un aumento della popolazione attiva di più di 15 anni dalle

693.200 unità del 2011 alle 755.637 del 2022; un aumento della popolazione attiva giovane in età

15-29 più marcato (quasi 2% medio annuo) dagli attuali 108.200 a 133.043 unità.

Per quanto riguarda i disoccupati, il modello prevede un loro forte aumento dai 47.000 del 2011 ai

circa 60.000 del 2012, in calo a partire dal 2014. Esso è dovuto sia all’aumento delle forze di lavoro

che alla riduzione degli occupati, aumentando il numero di coloro che saranno in cerca.

Una stima meno pessimistica della disoccupazione può essere fatta le stime del loro andamento

applicate all’evoluzione della popolazione evidenziano che il loro numero crescerà ancora dagli

attuali 46.305 (2011) ai 50.124 (2014), per poi diminuire con la ripresa dell’economia a 41 mila,

sotto il livello attuale – ma ancora sopra ai livelli precedenti la crisi.

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58

3.5 REDDITO, DISUGUAGLIANZA E POVERTÀ

L’andamento del reddito è qui espresso in termini correnti:

Per misurare la povertà, si possono usare i consumi (ISTAT) invece che il reddito; ciò ha il vantaggio

di approssimare il benessere vitale, sotto ipotesi di una distribuzione dei consumi nel ciclo di vita;

ma ha lo svantaggio che a parità di reddito si impone un rischio di povertà maggiore a chi ha una

propensione maggiore al risparmio. Si usa più spesso il reddito soprattutto per motivi pratici.

Usare la ricchezza (reddito + patrimonio, come Banca d’Italia) è più corretto ma maggiormente

complesso nell'analisi della povertà (per es. nel come tenere conto delle diverse forme di liquidità

del patrimonio? mentre il reddito è fruibile in forma liquida per la spesa). La povertà relativa è una

misura della disuguaglianza di una società (non di svantaggio di una famiglia).

Come punto di partenza si propone di usare il criterio Eurostat, che articola le statistiche di

povertà attraverso tre indicatori di rischio . I criteri ISTAT, che individuano la linea di povertà al di

sotto della spesa media per individuare le caratteristiche personali degli esposti a maggior rischio.

a) Si definisce a rischio di povertà relativa la famiglia con un reddito disponibile equivalente

inferiore al 60% della mediana della distribuzione del reddito;

b) Si definisce a bassa intensità di lavoro la famiglia in cui il rapporto tra mesi lavorati totali e

mesi lavorati potenziali dei suoi membri (tra i 18 e i 60 anni) è al di sotto del coefficiente

0,20;

c) Si definisce condizione di deprivazione materiale la presenza di almeno quattro delle

seguenti condizioni: arretrati pagamento bollette; riscaldamento inadeguato; incapacità di

affrontare spese impreviste; incapacità di consumare un pasto adeguato almeno ogni due

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giorni; incapacità di andare in vacanza almeno una settimana; assenza di televisore;

assenza di auto; assenza di frigorifero; assenza di telefono.

d) Si definisce quindi a rischio di povertà o di esclusione la famiglia che ricade in almeno una

di queste tre condizioni.

A pag. 85 del Programma Nazionale di Riforma si specificano gli obiettivi dell’Italia per realizzare

l’obiettivo di riduzione della povertà di Europa 2020 : l’Italia è impegnata a ridurre di -2.2 milioni il

numero di poveri.

Per individuare come articolare l'obiettivo nazionale nelle Marche, si deve anzitutto prendere il

NRP 2012 (pp 85-86) come riferimento, cioè ridurre di 2,2 milioni i poveri, materialmente deprivati

o appartenenti a famiglie a bassa intensità di lavoro entro il 2020, a partire dai 14.742 milioni del

2010 (l'obiettivo è quindi una riduzione del 14.9% = 2,2/14.742 in 7 anni) .

L’indicatore generale delle persone a rischio di povertà comprende tutte le persone che

possiedono almeno uno dei fattori di rischio indicativi della povertà (rischio di povertà relativa,

famiglia a bassa intensità di lavoro, famiglia in condizioni di severa privazione materiale). Nelle

Marche tale indicatore è al 17,5% circa, ben al di sotto della media italiana (oltre 24%) e della

media europea.

Per quanto riguarda le persone in famiglie in condizioni di povertà relativa (al di sotto del 60% del

reddito mediano equivalente), le Marche mostrano valori di nuovo molto inferiori alla media

nazionale ed europea.

Per quanto riguarda le persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (escluse le

persone oltre 60 anni), si rileva per le Marche un peggioramento dell’indicatore, che in due anni

passa dal 5% all’8% circa, raggiungendo la media del Centro Italia nel 2010.

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60

Infine, per quanto riguarda le persone che vivono in condizioni di forte privazione materiale,

l’indicatore è al 5%, oscillando negli anni tra il 4% e il 5%, e avvicinandosi alla media Europea e

dell’Italia centrale.

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Che tipo di persone sono più esposte a rischio?

Le persone più esposte sono da un lato gli anziani, dall’altro le giovani famiglie con figli; coloro che

vivono in affitto; che sono lavoratori dipendenti o in cerca di lavoro.

Si tratta complessivamente di 278.689 persone in regione, per cui l’applicazione dell’obiettivo

nazionale di riduzione del 14.8% corrisponde a circa 41.000 persone in 7 anni, ovvero 5.900

persone l’anno che devono essere fatte uscire dalla condizione di rischio di povertà (o 5.900 per 7

anni).

Che tipo di interventi e relativo costo?

In base al Programma Nazionale di Riforma, circoscritto il perimetro della povertà relativa, si

propone di concentrare l’azione verso le forme povertà assoluta, di deprivazione materiale o

esclusione sociale.

Questo compito è affidato a tutti i programmi di intervento pubblico e ai Fondi strutturali. Il

successo di politiche di contrasto alla crisi e di riduzione della disoccupazione avrà un ruolo

determinante per raggiungere l’obiettivo.

Ipotizziamo che al FSE venga assegnato il compito di realizzare la metà dell’obiettivo di riduzione

della povertà fissato in Eu2020 (l’altra metà dovrebbe ragionevolmente essere assegnata agli altri

Fondi strutturali e alle politiche settoriali), stante il vincolo del 20% delle risorse finanziarie

destinate alla riduzione della povertà. Ipotizziamo anche che l’intero importo del prossimo POR

FSE sia di 245 milioni euro, quindi di 35 milioni annui, di cui 7 (il 20%) destinati annualmente

all’obiettivo di riduzione della povertà. Ipotizziamo inoltre che tale obiettivo sia perseguito

attraverso due politiche FSE: a) un incentivo per l’inclusione attiva (borse lavoro, formazione; EUR

6.000 a persona), attraverso cui aiutare la persona povera a trovare un lavoro duraturo ; b) un

assegno per servizi di cura (assistenza per anziani o bambini; EUR 3.000 a persona), nel caso in cui

la persona disponga del capitale umano sufficiente, ma non disponga del servizio di assistenza. Alla

prima politica si destina il 70% delle risorse, alla seconda il rimanente 30%. Infine ipotizziamo (in

modo ottimistico) che l’efficacia dell’intervento sia pari al 50%, e che quindi per ogni persona

sottratta alla povertà occorra trattarne almeno due.

Ob. Eu2020 Marche Ob. Eu2020 Italia

Esposti a rischio povertà o inclusione 278.689 14.853.478

Obiettivo programma nazionale riforma 41.278 2.200.000

% riduzione esposti a rischio 14.8% 14.8%

Target annuo totale di successo 5.897 314.286

Target annuo assegnato a FSE (50%) 2.948

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Costo unitario politica A 6.000

Costo unitario politica B 3.000

20% programma povertà annuo 7.000.000

Numero annuo di persone trattate 1.517

Numero annuo persone uscite dalla

povertà

758

Le ipotesi alla base dell’esercizio sono ottimistiche, sia per l’elevato coefficiente di successo

adottato (50% dei trattati), sia perché qui si ipotizza che tutte le risorse della priorità di

investimento “10. Inclusione” siano impegnate in progetti con destinatari le persone ( vedremo nel

paragrafo successivo che ciò avviene parzialmente, in quanto importanti progetti agiscono su

obiettivi di sistema).

Pur scontando la grande semplificazione dell’esercizio, si può notare che le risorse assegnate sono

insufficienti a raggiungere l’obiettivo, e che pertanto o vanno aumentate (il 20% di vincolo

all’inclusione è un minimo) o va ridotto l’obiettivo a carico del FSE.

Alcuni problemi aggiuntivi si porranno in sede di definizione degli obiettivi. Ad esempio, è

preferibile che un numero ridotto di persone sia fatto uscire dalla povertà per l’intero periodo di

programmazione? O che ogni anno si tenti di far uscire dalla povertà persone diverse? Questo

secondo approccio sembra più coerente con la missione del FSE di offrire un’opportunità ad una

ampia platea di persone ed è comunque l’unico che porta ad avvicinarsi all’obiettivo nazionale.

Al di là dei problemi di rimodulazione delle spese ammissibili, vi è il problema dell’integrazione FSE

con il Settore dei Servizi Sociali (a quale livello? Regionale o comunale?) in termini di:

a. individuazione dei target;

b. strumentazione per l’accertamento della condizione di povertà nell’accesso ai sevizi

del lavoro (Isee, assistenza sociale che accerti le condizioni di deprivazione

materiale);

c. possibilità effettiva di cofinanziamento dei progetti.

Una riflessione va fatta anche sugli strumenti di politica attiva più efficaci per l’obiettivo, rispetto a

quelli tradizionali erogati dai Centri per l’impiego e dalle agenzie formative, sia in termini di

assistenza personale a persone che hanno difficoltà di alfabetizzazione (stranieri, ecc), sia di

incentivi alle imprese ad aderire al programma.

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3.6 UNA IPOTESI DI RICADUTE SULLA PROGRAMMAZIONE

In questo paragrafo si utilizzano i dati di costo medio per avviato, per tipologia di attività

dell’attuale periodo di programmazione, per simulare il numero di destinatari che la nuova

programmazione consentirà di avviare, data la sua nuova struttura ipotizzata nel capitolo 2.

Per lo scopo dell’esercizio si preferisce usare il dato di costo medio piuttosto che il più preciso

parametro ora/allievo, in quanto complessivamente esso tiene conto anche degli imprevisti

gestionali non calcolabili a priori.

Purtroppo non è possibile calcolare i pesi dei destinatari (e i relativi costi medi) nella nuova

programmazione, come è stato invece fatto per le risorse impegnate: la riclassificazione è

avvenuta disaggregando al massimo e quindi non solo considerando l’obiettivo specifico e il tema

prioritario (categoria di spesa), ma anche il tipo di attività. Ciò non è possibile per i destinatari,

poiché questa informazione non era disponibile nel database RAV ed è stata fornita

successivamente dal SIFORM, senza codice identificativo del progetto. Si deve pertanto ricorrere a

delle approssimazioni, utilizzando le informazioni note (costo medio per categoria di spesa e per

tipo di progetto). Tali approssimazioni – che saranno comunque descritte ad ogni passo – non

inficiano il valore dell’esercizio; lo rendono solo più faticoso.

Si può disporre di due tipi di costi medi, per tipologia di azione formativa o per tema prioritario.

Essi sono riportati nelle tabelle seguenti.

Tipologia N.

progetti

Impegnato

totale

Impegnato

medio per

progetto

N. avviati

Impegnato

per

avviato

Impegnato

(calcolato sui

progetti con

avviati)

Impegnato per

avviato (calcolato sui

progetti con avviati)

Progetto formativo 4,000 45,171,324 11,293 42,951 1,052 36,909,698 859

Progetto non formativo generico 1,254 53,597,025 42,741 0 - - -

Voucher 659 1,432,211 2,173 360 3,978 1,432,211 3,978

Work Experience 11,347 31,086,100 2,740 5,130 6,060 31,046,932 6,052

Consulenza Imprese NP 1,448 4,963,183 3,428 0 - - -

Creazione di impresa NP 1,434 11,948,261 8,332 1,745 6,847 11,607,942 6,652

Voucher Aziendali NP 156 68,063 436 158 431 44,307 280

Voucher Individuali NP 4,297 2,060,610 480 3,026 681 2,059,470 681

Tirocini Formativi NP 250 344,657 1,379 235 1,467 328,382 1,397

Aiuti alle aziende - conciliazione tra 36 8,097,054 224,918 0 - - -

Aiuti alle aziende - informazione dei l 13 237,107 18,239 0 - - -

Voucher di Conciliazione 2,199 653,376 297 241 2,711 651,376 2,703

Aiuti alle assunzioni - nuova assunzione 26 87,885 3,380 12 7,324 73,885 6,157

Aiuti alle assunzioni - stabilizzazione 1,301 831,713 639 227 3,664 711,620 3,135

Total 28,420 160,578,568 5,650 54,085 2,969 84,865,822 1,569

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Tema prioritario N.

progetti

Impegnato

totale

Impegnato

medio per

progetto

N. avviati Impegnato

per avviato

Impegnato

(calcolato sui

progetti con

avviati)

Impegnato

per avviato

(calcolato sui

progetti con

avviati)

62-apprendimento perman,imprenditor 2,006 14,559,825 7,258 14,620 996 12,758,790 873

63-organiz.lavoro 62 337,832 5,449 762 443 68,640 90

64-fabbisogni qualifiche 2,563 18,645,889 7,275 5,421 3,440 4,014,838 741

65-ammodern.servizi impiego 653 19,249,602 29,479 0 - - -

66-misure attive lavoro 13,432 50,782,274 3,781 12,665 4,010 36,774,260 2,904

68-lavoro autonomo, neoimprese 716 9,728,683 13,588 834 11,665 5,798,593 6,953

69-genere, conciliazione 2,243 8,865,773 3,953 259 34,231 656,746 2,536

70-immigrati 17 8,838 520 18 491 8,838 491

71-reinserim.svantaggiati 1,441 3,257,570 2,261 1,223 2,664 2,211,681 1,808

72-sistemi istruz. formaz. 1,693 12,580,909 7,431 8,142 1,545 8,440,113 1,037

73-partecipaz.istr.e form.perm 419 11,143,840 26,596 7,612 1,464 9,345,327 1,228

74-reti ricerca, innovaz. 2,889 4,971,132 1,721 2,529 1,966 4,787,997 1,893

85-sorveglianza 88 3,948,118 44,865 0 - - -

86-valutazione,comunicaz 198 2,498,283 12,618 0 - - -

Total 28,420 160,578,568 5,650 54,085 2,969 84,865,822 1,569

Come si nota nelle due tabelle riportate, vi sono due costi medi per avviato: uno generale ed uno

calcolato sui progetti che hanno avviato persone. Infatti una parte di progetti, pur destinata ad

avere ricadute sulle persone, è rivolta a rafforzare le strutture dei centri per l’impiego, l’attività di

comunicazione, la sorveglianza. Le risorse impegnate rivolte direttamente alle persone

destinatarie sono quindi il 53% del totale (circa 85 milioni su 160). Volendo osservare i

cambiamenti della nuova programmazione in termini di numero di destinatari, si ipotizza che

questa proporzione (registrata al 31/12/2011) si mantenga fino a fine programmazione attuale ed

anche nella nuova. L’ipotesi non è certo realistica, ma serve volutamente a far risaltare cosa

potrebbe succedere a parità di condizioni. Quindi, è fatto uguale a 100 il totale impegnato

(84.865.822) e dei destinatari (54.085) al 31/12/2011.

Esiste una buona correlazione tra i costi medi delle due tabelle, poiché –anche se non sempre – ad

ogni tema corrisponde una specifica tipologia di intervento. Si adotterà pertanto il costo medio

per tema prioritario, riadattato mediamente nei casi in cui in un tema vi siano più tipi di

intervento.

Non disponendo dei destinatari per attività, la difficoltà maggiore è ricavare una loro distribuzione

coerente con la riaggregazione delle risorse nella nuova programmazione. Si procede allora come

segue (le matrici sono riportate in appendice al capitolo):

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- si riaggregano per tema prioritario le risorse dello scenario “conservativo” effettuato nel

capitolo 2 e nella matrice A si riproporziona la distribuzione delle risorse impegnate per

categoria di spesa in modo da tener conto dei nuovi pesi (PESO 1) delle nuove priorità di

investimento ivi determinati per rispettare i vincoli - 8. Occupazione (61%); 9. Istruzione

(15%); 10. Inclusione (20%); 11. Capacità P.A. (4%);

- si determina il PESO 2 , quindi nella matrice B si riproporzionano le nuove priorità di

investimento al netto della priorità “11. Capacità della P.A.”, per applicarle al sottoinsieme

delle risorse impegnate con destinatari (gli 85 milioni circa) ; mantenendo le proporzioni in

termini di categoria di spesa (PESO 3), si determina la matrice C dei coefficienti di

redistribuzione delle risorse impegnate con destinatari ;

- si costruisce la matrice D dei costi medi unitari (approssimati per categoria di spesa e tipo

di intervento);

- si determinano i destinatari teorici ad oggi (31/12/2011) , dividendo la matrice B per D

(B/D=E). Questi sono il numero dei destinatari potenziali della nuova programmazione

rispetto alla attuale, alla data del RAV 2011: circa 45mila al posto dei 54mila reali .

- si determinano i destinatari complessivi della futura programmazione, applicando le

proporzioni delle nuove priorità all’importo presunto della futura programmazione nella

matrice F. Si ipotizza che tale importo complessivo sia di 250 milioni, e che il 53% di tali

risorse (132,5 milioni) sia impegnato in progetti con destinatari persone.

Alle condizioni date (fatto 100 l’impegnato e gli avviati attuali al 31/12/2011) e ipotizzando che

anche nella nuova programmazione non cambi il rapporto tra progetti con destinatari (53%) e

progetti senza destinatari(47%), la redistribuzione delle risorse si indirizzerà verso persone che

necessitano di attività più costose; si determinerà una spostamento da categorie meno bisognose

(occupati e in parte studenti) a persone più in difficoltà, con una concentrazione degli interventi e

una riduzione del numero dei destinatari di circa il 15-20% (a parità di risorse e di costi): fatto 100

l’attuale numero di 54.085 avviati, il nuovo numero sarà di circa 45.100.

Ipotizzando che le risorse della nuova programmazione si attestino a 250 milioni euro per la

Regione Marche, e che rimanga invariata l’attuale proporzione tra progetti con persone

destinatarie e no, il numero complessivo di destinatari della nuova programmazione sarà attorno

alle 70 mila persone. In particolare, il numero dei destinatari del tema 10. Inclusione è circa simile

a quello dell’esercizio di simulazione del paragrafo precedente (corrisponde a circa 650-700

destinatari annui: ma si tenga conto che qui si è applicato il costo medio più elevato all’intera

platea di destinatari – 6.000 euro pro capite – e si è ridotto l’importo annuale di circa la metà, per

tener conto dei soli progetti con destinatari. Nell’ambito della simulazione i conti quadrano).

Spetterà alla programmazione individuare in maniera più precisa tali destinatari, gli interventi

appropriati; e alla autorità politica la scelta degli indirizzi e delle priorità di intervento riguardo chi

tutelare maggiormente

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3.7 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Le criticità emerse dall’analisi di posizonamento della regione Marche rispetto alle altre regioni

CRO e di cui la nuova programmazione dovrà porgere adeguata attenzione conto sono qui

riassunte. In termini di inclusione sociale, emergono la lotta alla disoccupazione di lunga durata;

lotta alla povertà; il potenziamento dei servizi sociali; il contrasto allo spopolamento dei comuni

rurali. In termini di capitale umano, è basso il numero di adulti in apprendimento permanente; il

numero di laureati in scienza e tecnologia; il numero di occupati che partecipano ad attività

formative. Inoltre calano i non occupati che partecipano ad attività formative, ed anche gli

occupati; diminuisce infine la quota di popolazione adulta istruita.

L’evoluzione della popolazione nei prossimi 10 anni porterà ad un aumento di circa 100mila

persone in più e un costante invecchiamento, con conseguenze nella vita sociale ed economica in

termini di struttura dei consumi, di relazioni sociali e di necessità di cura; ed in termini di mercato

del lavoro per un insufficiente ricambio di coloro che abbandonano la vita lavorativa.

Lo scenario macro economico dei prossimi sei anni indica una crescita media annua del PIL

dell’1,09%, all’inizio periodo stentata. Essa sarà trainata non dai consumi interni delle famiglie e

delle amministrazioni, ma dagli investimenti e alle esportazioni. La debole crescita economica,

anche se in miglioramento dopo il 2014, sarà insufficiente d assorbire lo stock attuale di persone in

cerca di lavoro e coloro che si aggiungeranno per effetto della crescita della popolazione.

Le forze di lavoro cresceranno dello 0,2% l’anno; l’occupazione diminuirà ancora fino al 2014, poi

riprenderà ad un tasso medio del 0,3%; mentre la disoccupazione crescerà fino al 2014 e quindi si

ridurrà dell’1% annuo (la media annua sull’intero periodo è di -0,2%). In questo modo si può

prevedere un aumento della popolazione attiva di più di 15 anni dalle 693.200 unità del 2011 alle

755.637 del 2022; un aumento della popolazione attiva giovane in età 15-29 più marcato (quasi 2%

medio annuo) dagli attuali 108.200 a 133.043 unità.

Per quanto riguarda i disoccupati, le stime del loro andamento applicate all’evoluzione della

popolazione evidenziano che il loro numero crescerà ancora dagli attuali 46.305 (2011) ai 50.124

(2014), per poi diminuire con la ripresa dell’economia a 41 mila, sotto il livello attuale – ma ancora

sopra ai livelli precedenti la crisi.

Il nuovo quadro di programmazione dovrà fare i conti con tre fattori: risorse calanti, vincoli nel

loro uso dovuti all’inserimento di nuovi obiettivi (lotta alla povertà), concentrazione sulle nuove

criticità emerse dal posizionamento. L’esercizio di simulazione, effettuato con forti semplificazioni,

permette di prendere coscienza di due aspetti quantitativi, di cui si dovrà tener conto

nell’approntamento delle priorità politiche che dovranno orientare gli interventi della nuova

programmazione :

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� l’obiettivo di povertà di Eu2020 sostenibile in base alle affettive disponibilità del FSE non

potrà superare il 15-20% dell’obiettivo totale Regionale ; pertanto le Regione marche dovrà

individuare come affrontare il restante 80% dell’obiettivo;

� stante le criticità emerse, si impone una concentrazione degli interventi FSE sulla

disoccupazione e sulla creazione di nuova occupazione, il cui target aumenterà per tutta la

prima parte del periodo 2014-2020; meno sugli occupati, se non per rafforzare il raccordo

tra sistema della formazione professionale e le qualifiche contrattuali, in modo da

assicurare mobilità.

Si dovrebbe comunque aggiungere una riflessione sul processo attraverso cui gli agenti delle

politiche attive (centri per l’impiego pubblici e privati, agenzie formative pubbliche e private) sono

attrezzati per effettuare gli interventi che consentano mobilità professionale o occupazionale.

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3.8 APPENDICE AL CAPITOLO 3

A - Scenario "conservativo": Riclassificazione impegnato nelle nuove priorità

cat. Spesa occupazione istruzione inclusione capacità P.A. totale

62-apprendimento perman,imprenditor 12,007,571 1,805 895,255 0 12,904,631

63-organiz.lavoro 282,378 0 0 0 282,378

64-fabbisogni qualifiche 14,833,268 751,937 0 0 15,585,205

65-ammodern.servizi impiego 16,089,819 0 0 0 16,089,819

66-misure attive lavoro 38,501,717 774,244 19,145,938 0 58,421,899

68-lavoro autonomo, neoimprese 8,131,740 0 0 0 8,131,740

69-genere, conciliazione 7,399,888 0 59,059 0 7,458,946

70-immigrati 0 0 41,210 0 41,210

71-reinserim.svantaggiati 439,253 137,087 11,974,252 0 12,550,592

72-sistemi istruz. formaz. 20,456 10,495,323 0 0 10,515,779

73-partecipaz.istr.e form.perm 0 9,034,591 0 0 9,034,591

74-reti ricerca, innovaz. 830,070 3,325,060 0 0 4,155,131

85-sorveglianza 0 0 0 3,300,043 3,300,043

86-valutazione,comunicaz 59,982 0 0 2,046,624 2,106,606

Nuovo Scenario "conservativo" 98,596,141 24,520,047 32,115,714 5,346,666 160,578,569

PESO 1 - nuove priorità investimento 61% 15% 20% 3% 100%

PESO 2 - nuove priorità investimento (senza capacità PA) 64% 16% 21%

B – Redistribuzione impegnato (con destinatari) nelle nuove priorità investimento

cat. Spesa occupazione istruzione inclusione capacità P.A. Totale

PESO 3 - Priorità

investimento

con destinatari

avviati

62-apprendimento perman,imprenditor 8,258,789 1,948,243 2,551,758 12,758,790 15%

63-organiz.lavoro 66,354 66,354 0%

64-fabbisogni qualifiche 3,268,101 746,737 4,014,838 5%

65-ammodern.servizi impiego

66-misure attive lavoro 22,987,750 6,023,509 7,763,000 36,774,260 43%

68-lavoro autonomo, neoimprese 3,624,726 949,791 1,224,076 5,798,593 7%

69-genere, conciliazione 410,535 107,573 138,638 656,746 1%

70-immigrati 5,525 1,448 1,866 8,838 0%

71-reinserim.svantaggiati 1,382,531 362,266 466,883 2,211,681 3%

72-sistemi istruz. formaz. 5,275,951 1,382,464 1,781,697 8,440,113 10%

73-partecipaz.istr.e form.perm 5,841,804 1,530,735 1,972,787 9,345,327 11%

74-reti ricerca, innovaz. 2,992,998 784,259 1,010,740 4,787,997 6%

85-sorveglianza 0%

86-valutazione,comunicaz 0%

Total 54,115,064 13,837,027 16,911,446 84,863,537 100%

PESO 2 63.8% 16.3% 19.9% 100.0%

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C - Scenario "conservativo": Riclassificazione impegnato con avviati nelle nuove priorità e categorie spesa . Pesi specifici

cat. Spesa occupazione istruzione inclusione capacità P.A. PESO 3

62-apprendimento perman,imprenditor 0.096 0.024 0.031 0.15

63-organiz.lavoro 0.001 0.000 0.000 0.00

64-fabbisogni qualifiche 0.030 0.007 0.010 0.05

65-ammodern.servizi impiego 0.000 0.000 0.000 0.00

66-misure attive lavoro 0.275 0.068 0.090 0.43

68-lavoro autonomo, neoimprese 0.043 0.011 0.014 0.07

69-genere, conciliazione 0.005 0.001 0.002 0.01

70-immigrati 0.000 0.000 0.000 0.00

71-reinserim.svantaggiati 0.017 0.004 0.005 0.03

72-sistemi istruz. formaz. 0.063 0.016 0.021 0.10

73-partecipaz.istr.e form.perm 0.070 0.017 0.023 0.11

74-reti ricerca, innovaz. 0.036 0.009 0.012 0.06

85-sorveglianza

86-valutazione,comunicaz

PESO 2 0.64 0.16 0.21 1.00

D - costi medi unitari in euro per tema prioritario

cat. Spesa occupazione istruzione inclusione

62-apprendimento perman,imprenditor 900 900 6000

63-organiz.lavoro 100 100 6000

64-fabbisogni qualifiche 750 750 6000

65-ammodern.servizi impiego

66-misure attive lavoro 3000 3000 6000

68-lavoro autonomo, neoimprese 7000 7000 7000

69-genere, conciliazione 2500 2500 6000

70-immigrati 500 500 6000

71-reinserim.svantaggiati 1800 1800 6000

72-sistemi istruz. formaz. 1050 1050 6000

73-partecipaz.istr.e form.perm 1200 1200 6000

74-reti ricerca, innovaz. 1850 1850 6000

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E - Destinatari avviati al 31/12/2011 se si operasse con la nuova programmazione

occupazione istruzione inclusione Capacità PA Totale

62-apprendimento perman,imprenditor 9008 2240 440 11688

63-organiz.lavoro 436 108 2 547

64-fabbisogni qualifiche 3401 846 138 4386

65-ammodern.servizi impiego - - - 0

66-misure attive lavoro 7789 1937 1269 10994

68-lavoro autonomo, neoimprese 526 131 171 829

69-genere, conciliazione 167 42 23 231

70-immigrati 11 3 0 14

71-reinserim.svantaggiati 781 194 76 1051

72-sistemi istruz. formaz. 5107 1270 291 6669

73-partecipaz.istr.e form.perm 4948 1231 322 6501

74-reti ricerca, innovaz. 1644 409 165 2219

0 0 0

33819 8411 2899 45129

NB. Calcolo effettuato sugli 84,9 mil. Euro impegnati in progetti con destinatari al 31/12/2011

F - Destinatari avviati in totale se si operasse con la nuova programmazione

occupazione istruzione inclusione Totale

62-apprendimento perman,imprenditor 14,064 3,498 687 18,248

63-organiz.lavoro 681 169 4 854

64-fabbisogni qualifiche 5,311 1,321 216 6,847

65-ammodern.servizi impiego - - - 0

66-misure attive lavoro 12,161 3,024 1,981 17,165

68-lavoro autonomo, neoimprese 822 204 268 1,294

69-genere, conciliazione 261 65 35 361

70-immigrati 18 4 0 22

71-reinserim.svantaggiati 1,219 303 119 1,641

72-sistemi istruz. formaz. 7,974 1,983 455 10,412

73-partecipaz.istr.e form.perm 7,726 1,921 503 10,150

74-reti ricerca, innovaz. 2,568 639 258 3,464

0 0 0

52,802 13,131 4,526 70,459

NB. Calcolo effettuato ipotizzando un ammontare POR 2014-2020 pari a 250 milioni euro, di cui il

53% (132,5 mil.euro) impegnati in progetti con destinatari.

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4. Le sfide della nuova programmazione: la governance, gli indicatori, il

sistema informativo e le condizionalità

4.1 L’ORIENTAMENTO AL RISULTATO E IL SISTEMA DI INDICATORI

I nuovi regolamenti per il periodo di programmazione 2014-2020 si distinguono per un forte

orientamento al raggiungimento dei risultati, ponendo una grande enfasi sui risultati attesi, che

devono essere chiaramente quantificati e collegati al raggiungimento degli obiettivi e dei target di

Europa 2020. La nuova proposta di regolamento generale introduce, a tale scopo, anche un

"performance framework", ovvero un quadro di riferimento dei risultati che stabilisce le tappe

fondamentali (milestones) per il conseguimento di ciascuna priorità per gli anni 2016 (indicatori

finanziari e di realizzazione) e 2018 (indicatori finanziari, di realizzazione e, se del caso, indicatori di

risultato), con conseguenze in termini di premialità e possibilità di utilizzo dei fondi.10

L’art. 24 della Parte I della “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio

recante disposizioni comuni Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul

Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli

affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo

europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il

regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio” del 14 marzo 201211, nel definire il contenuto dei

Programmi precisa infatti la necessità di stabilire, per ciascuna priorità di investimento, degli

indicatori che consentano di valutare i progressi nell'esecuzione del Programma verso il

conseguimento degli obiettivi quale base per la sorveglianza, la valutazione e la verifica dei

risultati. Tali indicatori comprendono:

a) indicatori finanziari relativi alla spesa assegnata (volti a monitorare l'allocazione delle spese in

termini di impegni e pagamenti);

b) indicatori di realizzazione relativi agli interventi finanziati (che analizzano le realizzazioni

"fisiche", ovvero ciò che è prodotto direttamente da un Programma Operativo in termini di

coinvolgimento di destinatari persone fisiche e/o enti/strutture);

c) indicatori di risultato relativi alla priorità (che misurano i progressi nel raggiungimento degli

obiettivi prefissati, dando conto degli effetti delle politiche cofinanziate).12

Per ciascun Fondo del QSC, le norme specifiche di ciascun Fondo stabiliscono, inoltre, gli indicatori

comuni e possono prevedere indicatori specifici per ciascun programma. Nell'allegato alla

proposta di regolamento relativo al Fondo Sociale Europeo viene definito, nello specifico, il set di

indicatori comuni di realizzazione e di risultato per gli investimenti del FSE, al fine di consentire un

più stretto monitoraggio e una migliore valutazione dei risultati ottenuti dalle attività sostenute

10 Si evince dai regolamenti che soltanto una selezione degli indicatori comuni e specifici di Programma dovrà essere

inserita nel quadro di riferimento dei risultati. 11

D'ora in poi si farà riferimento a tale Regolamento con la denominazione "regolamento generale". 12

Un ulteriore contributo all’adozione degli indicatori viene fornito nella Guida Concepts and Recommendations di Dg Regio del Novembre 2011.

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dal FSE. In particolare, si prevedono due set di indicatori comuni, tutti da quantificare in valore

assoluto e declinare per genere: quelli di realizzazione, finalizzati a quantificare i destinatari delle

azioni cofinanziate e distinti per persone fisiche e per sistemi/strutture, e quelli di risultato, legati

agli obiettivi specifici e alle priorità di investimento per i soli partecipanti fisici, suddivisi in

indicatori di risultato immediato (da quantificare annualmente) e di risultato a lungo termine, che

richiedono invece indagini di follow up specifiche e saranno richiesti solo per il 2019 e a fine

programmazione (cfr. Tabella 9).

Alcune riflessioni sulle proposte in corso

Sembrano, in linea di massima, pienamente condivisibili le osservazioni stilate nei documenti

tecnici preparatori agli incontri fra le amministrazioni regionali relative alla impossibilità di

calcolare automaticamente, secondo quanto previsto nell'allegato del regolamento FSE, il numero

dei partecipanti sulla base degli indicatori di realizzazione per quelle variabili (età, titolo di

istruzione e svantaggio) in cui gli indicatori previsti non coprono tutto l'universo dei destinatari del

criterio stesso, nonché ad alcune precondizioni per il calcolo degli indicatori di risultato. In

particolare, con riferimento agli indicatori di risultato immediato, sembra opportuno definire con

esattezza in modo univoco il momento della "fine della loro partecipazione all'intervento" (ad

esempio, nel caso di formazione e stage al termine di entrambe le fasi formative?), accertarsi che

sia davvero possibile la quantificazione degli indicatori mediante indagini di follow up subito

successive alla fine dell'intervento, in accordo con gli enti erogatori dell'attività formativa

(indicatori 1, 2 e 4 della tabella che segue), e tenere presente che non tutti i percorsi portano

necessariamente a qualifica (indicatore 3). Rispetto agli indicatori di risultato di lungo periodo

sembra, invece, indispensabile una definizione univoca del miglioramento della posizione sul

mercato del lavoro, peraltro molto diversa in base al tipo di intervento svolto/seguito e, a ciò

collegato, alla condizione occupazionale iniziale della persona (indicatore 7): nel caso di interventi

per l'occupabilità il miglioramento può essere legato al semplice tasso di placement, ovvero

all'inserimento nel mercato del lavoro tout court, mentre nel caso di interventi di formazione

continua, ad esempio, il miglioramento può essere registrato a livello di retribuzione, di contratto,

di indice sintetico di più dimensioni, ecc., con necessità di tali informazioni in ingresso (all'avvio

dell'intervento) e dopo l'intervallo di tempo previsto (6 e 12 mesi, come rilevato attraverso le

indagini di follow up).

Una riflessione ulteriore riguarda la necessità di una verifica puntuale, per ciascuna AdG di POR,

dell'effettiva possibilità di calcolo di tutti gli indicatori a partire dagli attuale sistemi informativi

regionali, come sarà meglio precisato nel terzo paragrafo. In particolare, nel caso della Regione

Marche, stante la consistente mole di misure di politica attiva del lavoro finanziate nel corso

dell'attuale programmazione e in vista di una programmazione 2014-2020 probabilmente anche

più ricca di progetti integrati e complessi, sembra opportuno monitorare la disponibilità di tutte le

informazioni anagrafiche relative ai partecipanti "persone fisiche" con riferimento a tutte le

tipologie di intervento finanziate, facendo riferimento cioè non soltanto alla tradizionale

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formazione in aula ma anche alle altre attività, per le quali non è sempre richiesto il passaggio

attraverso un ente di formazione accreditato con la relativa compilazione di una domanda di

partecipazione molto dettagliata.

Quest'ultima considerazione ha, peraltro, un effetto anche rispetto al calcolo degli indicatori di

risultato immediato che, qualora se ne confermi l'obbligatorietà, renderebbero essenziale

organizzare un sistema di rilevazione della condizione occupazionale al termine di qualsiasi tipo di

attività, con eventuale incarico agli enti di formazione, ove possibile, e presa in carico da parte

dell'Amministrazione regionale negli altri casi.

Per quanto concerne, da ultimo, gli indicatori di risultato a lungo termine, la realizzazione annuale

di indagini Placement da parte della Regione Marche sugli interventi rivolti all'occupabilità

finanziati sugli Assi II Occupabilità e III Inclusione sociale sembra coprire la richiesta di indicatori

comuni, ma restano da chiarire meglio alcuni aspetti affrontati anche nella Guida della DG EMP

relativa agli orientamenti per il monitoraggio e la valutazione del FSE (attualmente circolata in

versione bozza tradotta da Tecnostruttura). In particolare, dal momento che la misurazione degli

indicatori comuni di risultato di lungo termine è legata ad indagini specifiche effettuate su

campioni rappresentativi per ciascuna priorità di intervento, i quali campioni non dovranno

necessariamente riflettere tutta la popolazione raggiunta dall’intervento, restano margini

discrezionali piuttosto ampi per le diverse AdG nella scelta dei target da considerare, ritenuti

prioritari rispetto agli obiettivi che si intendono raggiungere nell’ambito di una data priorità. Non

appare ancora chiaro, invece, nemmeno negli incontri interregionali, il riferimento alle dimensioni

territoriali cui la guida fa riferimento, che sarà dunque da approfondire in seguito.

Tabella 9: Indicatori comuni di realizzazione e di risultato nel nuovo regolamento FSE

Indicatori comuni di realizzazione (numero di)

Per

i p

arte

cip

anti

1 i disoccupati, compresi i disoccupati di lunga durata

2 i disoccupati di lungo periodo

3 le persone inattive

4 le persone inattive che non seguono un corso di insegnamento o una formazione

5 i lavoratori, compresi i lavoratori autonomi

6 le persone di età inferiore a 25 anni

7 le persone di età superiore a 54 anni

8 i titolari di un diploma di istruzione primaria (ISCED 1) o di istruzione secondaria inferiore (ISCED 2)

9 i titolari di un diploma di insegnamento secondario superiore (ISCED 3) o di un diploma di istruzione post

secondaria (ISCED 4)

10 i titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8)

11 i migranti, le persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i Rom)

12 le persone con disabilità

13 le altre persone svantaggiate

Per

gli

enti

14 progetti attuati completamente o parzialmente dalle parti sociali o da organizzazioni non governative

15 progetti destinati alle pubbliche amministrazioni o ai servizi pubblici

16 micro, piccole e medie imprese finanziate

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Indicatori comuni di risultato (relativi ai partecipanti)

Imm

edia

to 1 partecipanti inattivi che iniziano a cercare lavoro alla fine della loro partecipazione all'intervento

2 partecipanti che intraprendono studi/corsi di formazione alla fine della loro partecipazione all'intervento

3 partecipanti che ottengono una qualifica alla fine della loro partecipazione all'intervento

4 partecipanti che trovano un lavoro alla fine della loro partecipazione all'intervento.

Lun

go t

erm

ine

5 partecipanti che hanno un lavoro 6 mesi dopo la fine della loro partecipazione all'intervento

6 partecipanti che esercitano un'attività autonoma 6 mesi dopo la fine della loro partecipazione

all'intervento

7 partecipanti che godono di una migliore situazione sul mercato del lavoro 6 mesi dopo la fine della loro

partecipazione all'intervento

A fianco di questi indicatori comuni per il FSE che rilevano le caratteristiche dei destinatari degli

interventi "una alla volta" (fatto salvo per il genere), andando cioè a verificare la capacità del

programma di coinvolgere certe fasce di età, soggetti in una data condizione occupazionale o con

un certo titolo di studio, ecc., sembra il caso di riflettere sulla opportunità di prevedere indicatori

specifici di programma multidimensionali e maggiormente rispondenti a politiche mirate, che

consentano cioè di monitorare il progressivo avanzamento verso obiettivi specifici. Fatto, questo,

importante in virtù della concentrazione delle risorse su un numero limitato di priorità, per le quali

vanno quindi ben definiti gli obiettivi che si intendono raggiungere, da monitorare

successivamente attraverso indicatori ad hoc, aggiuntivi rispetto agli indicatori comuni che

risultano, in tal senso, eccessivamente generici.

Utile anche soffermarsi sulla costruzione di indicatori (e, in senso più ampio, di sistemi di

valutazione) sui percorsi integrati (ad es. sostegno al reddito, formazione e incentivi per

l'assunzione alle imprese), capaci di valutare l'efficacia complessiva di un intervento complesso e

integrato su uno specifico target di utenza.

Cosa mette in luce l’analisi degli indicatori previsti dal sistema SFC

L'analisi degli indicatori previsti dal sistema SFC per la programmazione 2007-2013 mette in luce,

peraltro, la possibilità di mantenere una certa continuità nel prossimo periodo 2014-2020,

attraverso tassi di copertura (dati dal rapporto fra i destinatari delle azioni cofinanziate con il FSE,

ricavato dal sistema d monitoraggio, e il potenziale bacino di popolazione interessato dalle

medesime azioni, ricavato da fonti statistiche ufficiali) e tassi di incidenza (che rapportano gli

interventi di una data tipologia al totale degli interventi cofinanziati, utilizzando esclusivamente

dati ricavabili dal sistema di monitoraggio) già calcolati nella fase attuale.

A titolo di esempio, nell'ambito dell'obiettivo tematico Promozione dell'occupazione e sostegno

alla mobilità professionale:

� il "Tasso di copertura della popolazione servita dalle politiche attive e preventive sostenute

dall’obiettivo" oggi relativo all'obiettivo specifico IIe) può essere utilizzato con riferimento

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alla nuova priorità di investimento i) accesso all'occupazione per le persone alla ricerca di

un impiego e le persone inattive;

� il "Numero di imprese coinvolte dagli interventi finalizzati all'imprenditorialità sul totale

delle imprese presenti sul territorio" oggi relativo all'obiettivo specifico Ic) può essere

adeguato alla priorità di investimento iii) attività autonoma, spirito imprenditoriale e

creazione d'impresa;

� il "Tasso di copertura dei destinatari degli interventi di formazione continua cofinanziati

rispetto al totale degli occupati" oggi relativo all'obiettivo specifico Ia) può essere utilizzato

con riferimento alla nuova priorità di investimento v) adattamento dei lavoratori, delle

imprese e degli imprenditori ai cambiamenti;

� il "Numero di interventi avanzati rispetto al totale degli interventi di base realizzati dai

servizi per l'impiego raggiunti dall'obiettivo" oggi relativo all'obiettivo specifico IId) può

essere utilizzato con riferimento alla nuova priorità di investimento vii) modernizzazione e

rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro, comprese azioni volte a migliorare la

mobilità professionale transnazionale;

mentre nell'ambito dell'obiettivo tematico Investimento nell'istruzione, nelle competenze e nella

formazione permanente:

� il "Numero di azioni di sistema finalizzate all’orientamento sul totale degli interventi

implementati dall’obiettivo" oggi relativo all'obiettivo specifico IVh) può essere utilizzato

con riferimento alla nuova priorità di investimento i) riducendo l'abbandono scolastico

precoce e promuovendo l'uguaglianza d'accesso all'istruzione prescolare, primaria e

secondaria di buona qualità;

� il "Tasso di copertura dei destinatari degli interventi FSE di formazione permanente sul

totale della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni" oggi relativo all'obiettivo

specifico IVi) può essere utilizzato con riferimento alla nuova priorità di investimento iii)

aumentando le possibilità di accesso alla formazione permanente, aggiornando le abilità e

le competenze della manodopera e migliorando l'utilità dei sistemi d'insegnamento e di

formazione per il mercato del lavoro.

Sembra, invece, necessario prevedere indicatori meglio rispondenti a priorità di intervento

nuove o, comunque, più specifiche quali l'integrazione sostenibile nel mercato del lavoro dei

giovani Neet che non svolgono attività lavorative e non sono inseriti in percorsi di istruzione né di

formazione (ad esempio, come suggerito in alcuni documenti di lavoro da ISFOL, facendo

riferimento al coinvolgimento in apprendistato), l'uguaglianza tra uomini e donne e la

conciliazione tra vita professionale e vita privata (misurando ad esempio il tasso di incidenza delle

azioni per la conciliazione sul totale degli interventi finanziati), il miglioramento della qualità

dell'istruzione superiore (attraverso il tasso di copertura per l'alta formazione, ad esempio) e

soprattutto le priorità di investimento legate alla promozione dell'inclusione sociale e alla lotta

contro la povertà, su cui sembra necessario pensare degli indicatori di natura diversa, stante il

fatto, ad esempio, che raramente è possibile calcolare tassi di copertura per singola tipologia di

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svantaggio, in quanto dati normalmente poco "mappati" sul territorio. E' quindi, opportuno

pensare a indicatori di natura diversa, collegati alle azioni di sistema realizzate (ad esempio, per

favorire l'accesso ai servizi sociali e alla cure sanitarie e il tasso di accesso in termini di numero di

utenti prima e dopo le azioni di sistema) o alle nuove imprese sociali nate grazie alle azioni a

supporto della promozione dell'economia sociale, ecc.

Gli indicatori di programma e quelli specifici regionali aggiuntivi, focalizzati sulle priorità di

investimento su cui saranno concentrate le risorse regionali, saranno sviluppati in modo più

analitico in sede di valutazione ex ante, alla luce di target e obiettivi a tale data già definiti con

maggiore puntualità, nonché delle effettive possibilità di calcolo/quantificazione degli indicatori

stessi a partire dall’attuale sistema di monitoraggio regionale.

4.2 L’IMPATTO DELLA NUOVA PROGRAMMAZIONE SUL SISTEMA DI GOVERNANCE REGIONALE

Accanto al forte orientamento ai risultati, le proposte di regolamento per la prossima

programmazione 2014-2020 introducono altri aspetti nuovi, alcuni dei quali implicano un

potenziale impatto sulla capacità attuativa delle Autorità di Gestione: è il caso della maggiore

concentrazione e focalizzazione tematica, della promozione di un approccio integrato e

dell’ampliamento degli ambiti di intervento rispetto a quelli tradizionalmente propri del Fondo

Sociale Europeo (più attenzione alla crescita inclusiva, lotta alla povertà, istruzione primaria,

sviluppo urbano, sostenibilità ambientale, ecc.).

Sembra opportuno, in particolare, soffermarsi su queste ultime due innovazioni, che rendono

necessaria e urgente una riflessione rispetto all’efficacia dell’attuale sistema di governance interno

alla Regione (anche in considerazione dei cambiamenti istituzionali che coinvolgono le Province),

sia nell’ottica dell’eventuale coinvolgimento di nuovi soggetti, sia in quella dell’individuazione

delle priorità di investimento più funzionali al perseguimento dell’integrazione.

I nuovi regolamenti definiscono i criteri di coordinamento e integrazione tra i Fondi e fra questi e

le altre iniziative gestite direttamente dall’UE (come nel caso del nuovo programma europeo per la

Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020) e prevedono, in particolare, una programmazione integrata

a più livelli, come meglio esemplificato nella Tabella 10 seguente:

- a livello di programma (mediante programmi plurifondo e ricorso alla clausola di

complementarietà);

- a livello di interventi (mediante ITI e PAC);

- a livello locale mediante Community-led initiatives.

Tabella 10 : Approccio strategico integrato nei nuovi regolamenti

A livello di Programma

Programmi plurifondo Il Regolamento generale prevede la possibilità di programmi operativi plurifondo (FESR, FSE

e Fondo di coesione), opzione che aveva caratterizzato la programmazione 2000-2006 per i 4

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fondi strutturali (FSE, FESR, FEAOG e SFOP) nelle Regioni Obiettivo 1 ed era stata

successivamente abbandonata nella programmazione 2007-2013.

Clausola di

complementarietà

In continuità con la programmazione 2007-2013, si prevede il ricorso alla clausola di

complementarietà FSE-FESR (art. 88 Regolamento Generale), ma solo entro il 5% della

dotazione di risorse di ciascun Asse anziché entro il limite del 10% o del 15% se nella priorità

Inclusione Sociale del FSE.13

A livello di interventi

Investimenti

Territoriali Integrati

(ITI)

Previsti dall'art. 99 del Regolamento Generale per il FESR e il FSE, gli ITI rappresentano un

nuovo strumento attuativo a sostegno di una strategia d'investimento integrata per un

determinato territorio o area urbana (nella forma di una strategia integrata per lo sviluppo

urbano o di una cooperazione intercomunale in territori specifici) attraverso un approccio

"top down" (l’AdG, sulla base dell'analisi delle esigenze di sviluppo di un territorio, definisce

la strategia di sviluppo locale/urbano senza coinvolgere necessariamente le comunità locali).

L'ITI permette di unire le risorse di più assi prioritari di diversi programmi operativi finanziati

dal FESR e dal FSE per la realizzazione di interventi multi-dimensionali e intersettoriali e si

contraddistingue per la previsione di un regime di gestione ed attuazione integrato.

Joint Action Plan JAP -

Piano di Azione

Comune

Si tratta di un piano opzionale, disciplinato dagli articoli 93-98 della Proposta di

Regolamento Generale COM(2011) 615, che prevede la realizzazione di un gruppo di

progetti finalizzati al conseguimento di specifici obiettivi concordati e previsti dai PO sotto la

responsabilità di un solo beneficiario pubblico in attuazione di uno o più programmi

operativi (di importo pari ad almeno 10 milioni di euro o, se inferiore, al 20% del sostegno

pubblico dei PO interessati). Il Piano può essere finanziato contemporaneamente dal FSE e

dal FESR, nell'ottica dell’integrazione tra i fondi.

A livello locale

Sviluppo locale di tipo

partecipativo - SLP

(Community-led

initiatives)

La Commissione ritiene utile rafforzare e agevolare le iniziative di Sviluppo Locale di tipo

Partecipativo (art- 28-31 del Regolamento Generale) allo scopo di accrescere l’efficacia e

l’efficienza delle strategie di sviluppo territoriale, attraverso un approccio "bottom up" che

assegna la responsabilità dell'attuazione delle strategie di sviluppo locale a gruppi di azione

locale che rappresentano gli interessi della collettività di uno specifico territorio sub-

regionale (rurale, urbano, costiero, ecc.), sulla base dell'esperienza dell'approccio LEADER.

Lo SLP può essere realizzato nell'ambito di una o più priorità del programma o di più fondi

(anche se le azioni sono teoricamente finanziabili anche con le risorse di un unico Fondo e

nell’ambito di un unico obiettivo tematico con una priorità d’investimento dedicata) e si

contraddistingue per l'approccio partenariale (i GAL sono composti da rappresentanti degli

interessi socioeconomici locali pubblici e privati) e in rete, nonché per strategie territoriali

multisettoriali, selezionate sotto la responsabilità congiunta delle AdG (Comitato di

selezione) dei programmi di riferimento.

13 Si rileva, in proposito, la proposta di emendamento alle bozze di regolamenti che alza dal 5% al 10% la quota di

complementarietà.

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Allo stato attuale, del dibattito, sembra emergere fra le Amministrazioni regionali un

orientamento più favorevole alla programmazione monofondo piuttosto che plurifondo, anche

sulla base alle esperienze condotte nel corso della programmazione 2000-2006 che avevano

messo in luce, a fronte di diversi aspetti di efficacia, anche dei limiti operativi e significative

difficoltà sul versante del coordinamento dei programmi plurifondo, finendo in taluni casi col

rallentare i processi di attuazione e col penalizzare gli aspetti peculiari dei diversi strumenti

strutturali.

Anche mantenendo programmazioni monofondo sembra, peraltro, possibile individuare una

molteplicità di prassi per attuare l’integrazione, intesa in senso più "strategico", ovvero mediante

la realizzazione di programmi separati ma al tempo stesso capaci di garantire una integrazione

reale sia nella fase programmatoria (fatto, per certi versi, diffuso anche nell'attuale

programmazione), sia in quella attuativa (prassi, in generale, assai più rara) anche attraverso la

sperimentazione di modalità gestionali e modelli organizzativi tali da assicurare efficacia all'utilizzo

combinato delle risorse.

Le implicazioni generali dell’approccio integrato in termini di governance regionale…

Ma, stante la consapevolezza della necessità di ricorrere a bandi e progetti integrati per affrontare

problemi complessi in un contesto di concentrazione tematica e di forte orientamento al risultato,

quali sono le implicazioni di tale approccio integrato in termini di governance regionale?

Il finanziamento congiunto di singoli progetti, mediante il supporto del FSE e di altri Fondi (ed

eventualmente di altri strumenti comunitari) può essere realizzata a condizione che ciascuna voce

del progetto integrato non sia beneficiaria di doppio finanziamento e questo comporta, a livello di

governance, lo sforzo nella definizione di linee-guida congiunte tra i diversi Fondi, oltre che alcune

complicazioni amministrative da risolvere.

In questo senso, la Regione Marche sembra, però, avvantaggiata dalla già realizzata unificazione

dell’Autorità di Gestione del Fondo Sociale Europeo e del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale

a seguito della ridefinizione della struttura organizzativa regionale14 e della successiva

individuazione delle competenze assegnate alle diverse Posizioni di Funzione15, con la costituzione

della Posizione di Funzione “Politiche comunitarie e autorità di gestione FESR e FSE”. Funzionali

all'integrazione anche la creazione del Servizio unificato "Industria-Lavoro" e la recente stesura di

un Piano integrato triennale 2012-2014 delle attività produttive e per le politiche del lavoro

(giugno 2012).

Questi cambiamenti organizzativi già avvenuti rendono, senza dubbio, più semplice l'attuazione di

azioni progettuali congiunte e possono consentire, quindi, un aumento dell’impegno in progetti

complessi e integrati.

14 Cfr. DGR 1156 del 19/07/2010.

15 Cfr. DGR 1416e 1417 del 27/09/2010.

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Già nel corso dell'attuale programmazione, peraltro, è stata già sperimentata con successo

l'integrazione tra FSE e FESR mediante l'applicazione della clausola di complementarietà, in

particolare nell'ambito dei progetti per la creazione d'impresa e dei progetti di conciliazione,

nonché attraverso modalità di integrazione FESR-FSE mediante bandi collegati (come nel caso del

progetto FSE "Marche Flexi. Progetto sperimentale reti territoriali per l’occupazione", i cui

interventi erano collegati a quelli attuati con il bando "Innovazione dei processi aziendali" a valere

sulle risorse POR FESR 2007/2013).

A livello di governance regionale, sotto questo profilo, sembra dunque si disponga, allo stato

attuale, degli strumenti necessari all'integrazione, anche facendo ricorso a soluzioni operative

quali bandi collegati o suddivisi in lotti per fondo, avvisi riservati a beneficiari di interventi

cofinanziati dall'altro fondo e/o con premialità in fase di selezione dei progetti nel caso di soggetti

già beneficiari di azioni a valere su altri fondi.

Qualora fosse approvata la proposta di emendamento alle bozze di regolamenti che prospetta di

alzare la quota di complementarietà, riportandola dal 5% al livello del 10% in essere nell’attuale

programmazione, sembrerebbe peraltro possibile replicare alcune iniziative di sostegno alla

creazione di impresa e gli interventi per progetti di conciliazione che hanno ottenuto buoni

risultati nel corso della programmazione 2007-2013.

Il sistema regionale sembra, inoltre, aver iniziato a rispondere alla crescente esigenza di realizzare

campagne di comunicazione coordinata tra i Fondi, nell’ottica dell’integrazione dell’attività di

comunicazione per coordinare la diffusione di informazioni utili ai destinatari target degli

interventi e, nel contempo, ottimizzare la spesa attraverso un utilizzo oculato delle risorse. In

questa direzione va, infatti, l’iniziativa della Regione Marche di costituire un unico portale dei

fondi strutturali, che sarà presentato il 23 ottobre 2012.

Da ultimo, sembra opportuno, nell'ottica di un’integrazione che non sia più legata a singole

fattispecie di intervento bensì divenga modalità sistematica di azione, effettuare un monitoraggio

rispetto all'omogeneità degli strumenti utilizzati nei diversi fondi (modulistica,

contrattualististica, ecc.).

… e le specifiche implicazioni della programmazione integrata territoriale

Alcune riflessioni specifiche merita, infine, il tema della programmazione integrata a livello

territoriale e locale, in parte rispondente ad una logica di continuità rispetto ad altri strumenti e

dispositivi già utilizzati (LEADER nel caso dello Sviluppo Locale Partecipato e i PIT nel caso degli

Investimenti Territoriali Integrati).

In particolare, nel caso degli ITI, la necessità di individuare già all’interno dei Programmi Operativi,

ovvero sin dalla fase programmatoria, gli Investimenti Territoriali Integrati che si prevede di

compiere, oltre a rendere lo strumento di per sé poco flessibile in caso di mutamenti significativi

del contesto socioeconomico, pone certamente un problema di governance rendendo necessarie

da un lato una progettazione integrata di dettaglio precedente alla stesura dei POR e che risulta

incidere anche sulla dotazione finanziaria di ciascun asse (stante l'obbligo di indicare la quota di

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risorse destinate agli ITI), dall'altro l'implementazione dei sistemi di sorveglianza dei PO mediante

uno specifico monitoraggio degli interventi e delle risorse destinati agli ITI per ciascun asse, con

conseguenti possibili oneri aggiuntivi per l'Amministrazione regionale.

Diverse le implicazioni sul sistema di governance regionale delle azioni di sviluppo locale di tipo

partecipativo, possibile oggetto di finanziamento del Fondo Sociale soprattutto con riferimento

all’obiettivo tematico 9 “Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà”, sia in ragione

della complessità amministrativa (necessità di un quadro regolativo complesso) e gestionale

propria dello SLP, sia della numerosità e delle tipologie diversificate di attori da coinvolgere nelle

partnership, in taluni casi non usuali (fatte salve le precedenti esperienze LEADER).

Gli ambiti privilegiati per un approccio strategico integrato.

Dopo aver affrontato le possibili modalità di integrazione, ed i relativi impatti sul sistema di

governance regionale, sembra opportuno sviluppare un'ulteriore riflessione rispetto agli ambiti

che maggiormente possono prestarsi ad un approccio strategico integrato.

La proposta di regolamento relativo al Fondo Sociale Europeo prevede, per il periodo 2014-2020,

che il FSE, oltre a sostenere le priorità di investimento specifiche in materia di occupazione e

mobilità professionale, istruzione e formazione permanente, inclusione sociale e lotta contro la

povertà e rafforzamento della capacità istituzionale, contribuisca anche agli altri obiettivi tematici:

sostegno alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, resistente ai

cambiamenti climatici e più efficace a livello energetico; maggiore utilizzazione delle tecnologie

dell'informazione e della comunicazione; potenziamento della ricerca, dello sviluppo tecnologico e

dell'innovazione; incremento della competitività delle piccole e medie imprese.

Il FSE potrà, quindi, avere un ruolo complementare rispetto al FESR garantendo la creazione delle

competenze per il raggiungimento degli obiettivi del FESR, mentre quest'ultimo agirà in maniera

complementare al FSE per gli obiettivi di carattere sociale (occupazione, istruzione e

apprendimento permanente, povertà e inclusione sociale) attraverso investimenti in strutture.

Il FSE potrà, inoltre, presentare dei margini di complementarietà con il Fondo europeo per

l’agricoltura e lo sviluppo rurale (FEASR) per formazione e inclusione sociale, su base settoriale

(agricoltura) e territoriale (aree rurali “marginali”).

Il riferimento è, in particolare, alla forma di “agricoltura civica” e “agricoltura sociale”, ovvero a

un’agricoltura capace di andare oltre la produzione di beni di consumo, fornendo una risposta

anche ad altri bisogni della società odierna quali la riscoperta di relazioni umane, la solidarietà e

l'impegno sociale attraverso prassi economicamente sostenibili che producono benessere e

inclusione sociale e rafforzano il legame fra agricoltura e comunità.16

16 Per una panoramica più ampia sul tema si rimanda, in particolare, a: Senni S., “L’agricoltura sociale tra welfare e

mercato”, in Ciaperoni A. (a cura di) Agricoltura biologica e sociale, Quaderni AIAB, Roma 2008; Senni S., “Il riconoscimento delle pratiche di agricoltura sociale in Italia”, in Ciaperoni A., Di Iacovo F., Senni S. (a cura di), Riconoscimento e validazione delle pratiche inclusive nell’agricoltura sociale, Quaderni AIAB, Roma, 2008.

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In particolare, sembra possibile individuare i margini più ampi per l'attuazione di un approccio

strategico integrato con riferimento a quattro possibili ambiti:

1) i temi dell'impresa, dell'innovazione e della ricerca;

2) il tema dello sviluppo territoriale/urbano;

3) la green economy;

4) le priorità di investimento (in parte nuove) legate alla promozione dell'inclusione sociale e al

contrasto alla povertà.

Sul primo versante, sembra dunque opportuno proseguire in una linea di continuità con le

esperienze progettuali finora realizzate nella Regione Marche allo scopo di creare e/o mantenere

l'occupazione e, allo stesso tempo, realizzare progetti di investimento nelle imprese, come nel

caso delle misure a sostegno alla creazione impresa (FSE), del prestito d’onore regionale (FSE), dei

bandi per nuove idee imprenditoriali (FSE), dei bandi a sostegno degli spin off (FESR), del progetto

Marche Flexi (FESR-FSE), ecc. Il Fondo Sociale Europeo può offrire un prezioso contributo in

materia di ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico e competitività delle piccole e medie

imprese attraverso percorsi formativi (anche di alta formazione e/o mediante apprendistato),

incentivi all'assunzione in imprese innovative che realizzino progetti di sviluppo sperimentale e/o

ricerca industriale o start up in settori ad alta tecnologia, assegni di ricerca e borse di lavoro ai

giovani ricercatori, consulenze aziendali e/o accompagnamento e tutoraggio alle imprese (o alle

reti di imprese beneficiarie di un sostegno economico), ecc.

Sul versante dello sviluppo urbano sostenibile e dello sviluppo territoriale, è opportuno pensare

al territorio come contesto privilegiato dell'integrazione non solo tra i fondi, ma anche fra i diversi

obiettivi tematici generali, con la possibilità di prevedere, a titolo di esempio, interventi di

recupero del patrimonio immobiliare pubblico a fini sociali, che vadano contemporaneamente a

toccare gli interventi per l’efficienza energetica (obiettivo tematico 4 - Sostenere la transizione

verso un'economia a basse emissioni di carbonio i tutti i settori), il sostegno alla creazione di PMI

nel settore del privato sociale (obiettivo tematico 3 - Promuovere la competitività delle piccole e

medie imprese [...]) e a promuovere l’occupazione e l’inclusione sociale (obiettivo tematico 9.

Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà).

Anche la cosiddetta green economy, scarsamente messa in atto nell'attuale programmazione

sebbene lo sviluppo sostenibile fosse già espressamente indicato fra i principi orizzontali da

perseguire insieme alle pari opportunità, può costituire un terreno di integrazione ottimale fra il

FSE e gli altri fondi strutturali attraverso una formazione su temi specifici, iniziative imprenditoriali

sostenibili nelle aree naturali protette, ecc., in coerenza con l'obiettivo di una crescita che, oltre

che intelligente e inclusiva, sia anche "verde", per un’economia competitiva e sostenibile. Ben 4

degli 11 obiettivi tematici previsti dal nuovo regolamento generale fanno, infatti, riferimento allo

sviluppo sostenibile e sono fissate specifiche soglie per i diversi fondi (su efficienza energetica ed

energie rinnovabili per il FESR e per misure a favore del clima e dell'ambiente per il FEASR); in

questo quadro programmatico, sembra senz'altro possibile intravedere un ruolo del FSE nel

sostenere la transizione delle forza lavoro verso competenze e attività lavorative ecologiche, negli

ambiti delle energie rinnovabili, dell'efficienza energetica e del trasporto sostenibile.

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Infine, un altro possibile terreno di integrazione è senz'altro rappresentato dal raccordo fra

politiche di sviluppo e politiche occupazionali da un lato e politiche sociali dall'altro.

Oltre a concentrare il finanziamento nel quadro di programmi operativi su un numero limitato di

priorità d'investimento, la programmazione 2014-2020 si caratterizza infatti anche per una più

marcata connotazione sociale: il FSE, in particolare, dovrebbe accrescere il sostegno dato alla

lotta contro l'esclusione sociale e la povertà attraverso uno stanziamento minimo separato (pari

ad almeno il 20% degli stanziamenti FSE complessivi) alle azioni per la promozione dell'inclusione

sociale e della lotta contro la povertà, con un focus specifico sui gruppi più vulnerabili, in linea con

l'obiettivo di riduzione della povertà fissato dalla strategia Europa2020.

Nonostante l'attuale programmazione prevedesse già un Asse specifico dedicato all'inclusione

sociale, con l'obiettivo specifico g) sviluppare percorsi di integrazione e migliorare il

(re)inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati per combattere ogni forma di discriminazione

nel mercato del lavoro, il limite minimo per questo Asse era di molto inferiore (almeno il 5% del

budget di ciascun Programma Operativo). Il cambiamento previsto per il periodo 2014-2020 non

sembra, inoltre, riguardare soltanto la maggiore centralità del tema, quanto piuttosto anche le

specifiche finalità: accanto a priorità di investimento che sembrano seguire una linea di continuità

rispetto all'attuale programmazione - è il caso dell'inclusione attiva17, della lotta contro la

discriminazione basata sul sesso, l'origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali,

la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale18 e della promozione dell'economia sociale e delle

imprese sociali19) - altre sembrano introdurre aspetti (almeno in parte) nuovi. Da un lato, con il

focus su target specifici (l'integrazione delle comunità emarginate, in primis i Rom), dall'altro con

la "promozione di strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività" e con il perseguimento di

"un migliore accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i servizi sociali e cure

sanitarie di interesse generale".

Tali novità non sono di poco conto, sia perché implicano, di fatto, la necessità di un significativo

rafforzamento delle azioni (anche sperimentali) da intraprendere in questo ambito, sia per i

consistenti mutamenti che portano con sé in termini di soggetti coinvolti e, in definitiva, di

governance del processo.

Aver introdotto, al fianco delle misure attive per l'inclusione sociale, peraltro in linea con

l'Iniziativa faro europea “Piattaforma europea contro la povertà", anche ambiti tradizionalmente

meno consueti per il FSE quali l'accesso ai servizi essenziali (assistenza sanitaria, alloggi, ecc.)

17 La priorità di investimento risulta, infatti, coerente con gli obiettivi operativi "Sostenere l’integrazione socio-

lavorativa della popolazione in condizione di svantaggio (in particolare, persone con disabilità) anche attraverso azioni di contrasto delle variabili di contesto che determinano fenomeni di esclusione e discriminazione nel mercato del lavoro" e "Promuovere politiche difensive a sostegno dei disoccupati di lunga durata e dei lavoratori espulsi dai processi produttivi" del POR FSE Marche 2007-2013. 18

La priorità di investimento risulta coerente con l'obiettivo operativo "Eliminare le discriminazioni nell’accesso e nella permanenza nel mercato del lavoro" del POR FSE Marche 2007-2013. 19

La priorità di investimento risulta coerente con l'obiettivo operativo "Sostenere lo sviluppo del Terzo Settore" del POR FSE Marche 2007-2013.

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sembra senza dubbio richiedere nuove forme di governance interna alla Regione, con un maggiore

dialogo con i Servizi per le Politiche sociali, nonché l'interazione con nuovi soggetti istituzionali (in

primis i Comuni, la ASL, ecc.) che gestiscono tali servizi sul territorio.

Queste priorità di investimento si prestano bene, inoltre, a progetti integrati, in cui il livello

regionale può efficacemente interagire con quello comunale, in un mix di politiche formative,

occupazionali e sociali. A titolo di esempio, qualora si progettassero azioni per ridurre la povertà e

la marginalità sociale degli homeless, si potrebbe prevedere un intervento integrato che coinvolga

il Comune per le misure di sostegno (una soluzione residenziale temporanea, un dormitorio, ecc.),

mentre le risorse del FSE potrebbe essere funzionali all'offerta di servizi di orientamento,

formazione per la riqualificazione e il reinserimento e accompagnamento al lavoro, ed

eventualmente altre fonti potrebbero farsi carico degli incentivi per l’impresa che assume o per

incentivi per la costituzione di nuove imprese sociali, ecc.20

L'integrazione fra attività formative e servizi, anche con il ricorso a fonti di finanziamento

diversificate, potrebbe risultare funzionale anche per favorire l'inclusione nel mercato del lavoro di

altri soggetti svantaggiati e/o a rischio di esclusione secondo il modello sperimentato dalla

Regione Marche già con il progetto conciliazione.

Il rimando alle azioni a supporto di specifici target group svantaggiati e a strategie di sviluppo "dal

basso" allarga, dunque, la platea dei soggetti coinvolti a tutte quelle realtà del Terzo Settore oggi

impegnate nel ridurre i fenomeni di esclusione sociale, nella direzione di un rafforzamento

dell’approccio partenariale e della governance multi-livello. Soprattutto in un contesto di crisi e

scarsità di risorse quale quello attuale sembra, infatti, imprescindibile una ottimizzazione

nell'allocazione delle risorse attraverso forme più efficaci ed efficienti di sostegno sociale grazie a

forme di collaborazione pubblico/privato.21

Questo orientamento risulta, del resto, coerente con la centralità attribuita dal nuovo

regolamento alla partecipazione delle organizzazioni non governative e delle parti sociali nella

programmazione e attuazione delle priorità e delle operazioni del FSE, con il possibile

coinvolgimento di partner sociali e ONG anche attraverso sovvenzioni a carattere globale.

4.3 LE SFIDE PER IL SISTEMA INFORMATIVO

Le proposte contenute nei nuovi regolamenti comunitari - programmazione integrata,

orientamento ai risultati e valutazione del raggiungimento dei risultati medesimi entro un quadro

di performance predefinito - comportano una riflessione non soltanto sul sistema di governance,

ma anche sulla necessità di assicurare un sistema di monitoraggio efficiente.

20 Il tema dell'imprenditoria sociale è, peraltro, oggi di grande rilievo all'interno del dibattito europeo (si cfr., in

proposito, la Comunicazione della Commissione COM(2011) 682 del 25/11/2011 "Iniziativa per l'imprenditoria sociale. Costruire un ecosistema per promuovere le imprese sociali al centro dell'economia e dell'innovazione sociale". 21

Tali sinergie pubblico-privato sono state, peraltro, già sperimentate con successo nell'ambito di progetti già realizzati. Si cita anche in questo caso, a titolo di esempio, il progetto conciliazione.

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In particolare, sembra opportuno un ragionamento sull’adeguatezza del sistema informativo

regionale, che dovrà garantire un efficace monitoraggio e valutazione delle attività realizzate, sia

nell’ottica della verifica della condizionalità ex-ante che in quella della verifica degli obiettivi

intermedi e finali di output e di risultato da raggiungere.

Le nuove sfide riguarderanno soprattutto:

1) la capacità di integrare i sistemi informativi relativi alle politiche della formazione e del

lavoro e quelli relativi alle politiche sociali;

2) la capacità di offrire informazioni dettagliate rispetto ai destinatari target degli interventi,

al fine di poter realizzare politiche mirate;

3) la possibilità di calcolo degli indicatori comuni obbligatori;

4) la capacità dei sistemi informativi di rispettare i vincoli imposti dalle nuove politiche

territoriali.

Sul primo versante, sembra il caso di sottolineare come l'approccio strategico integrato richiesto

dai nuovi regolamenti implichi una integrazione efficace fra i diversi sistemi informativi.

A fronte della sempre maggiore necessità di agire, in presenza di problemi complessi, attraverso

progetti integrati diventa, infatti, essenziale poter ricostruire, per il singolo destinatario, tutti gli

interventi di cui ha potuto beneficiare, assumendo cioè come unità di analisi non soltanto i

progetti, bensì anche i destinatari.

L’integrazione fra i sistemi informativi impone di rendere fra loro coerenti, e soprattutto dialoganti

fra loro e con le banche dati esterne (in ottica open data), i diversi sistemi informativi esistenti,

ciascuno con le proprie peculiarità derivanti dalle differenti esigenze dei singoli fondi strutturali.

Per raggiungere tale risultato è in primo luogo indispensabile partire da una conoscenza condivisa,

ovvero procedere ad una condivisione delle informazioni presenti in ciascun sistema; soltanto

conoscendo esattamente quali informazioni sono desumibili da ciascun sistema è possibile

procedere ad un fattivo coordinamento supportato da un sistema integrato od unico, che renda

possibile l’estrazione di dati omogenei e rispondenti alle esigenze condivise.

Nella direzione dell'integrazione tra sistemi informativi, la Regione Marche si è già attivata con la

creazione di un sistema informatizzato unico per la gestione e il monitoraggio degli interventi

finanziati con il FAS e con il FESR per il periodo di programmazione 2007-2013 (SIGFRIDO - Sistema

Informativo Gestionale Fondi Regionali Integrati Documentale e Organizzativo) e sta cercando di

implementare un sistema locale di monitoraggio unitario, denominato OMNIA, per garantire un

approccio organico alla programmazione, gestione e valutazione degli interventi attivati con le

risorse dei fondi strutturali e con quelle ordinarie regionali e statali e avere così a disposizione un

insieme di informazioni che permettano di valutare i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi della

politica regionale unitaria.

Di particolare valore aggiunto si rivelerà, inoltre, la possibilità di disporre di dati affidabili ed

esaustivi rispetto alle politiche sociali attuate sul territorio e ai servizi di assistenza e sostegno ai

soggetti svantaggiati, in considerazione del crescente peso assegnato dalla programmazione 2014-

2020 ai temi dell'inclusione sociale e del contrasto alla povertà e degli ampi margini per

l'integrazione fra le politiche sociale e quelle formative e per l'occupazione finanziate attraverso il

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85

Fondo Sociale Europeo. Allo stato attuale, nelle Marche non sembra presente un sistema

informativo contenente una mappatura esaustiva dei bisogni di assistenza a livello regionale, tale

da rendere possibile una tempestiva analisi della domanda dei servizi, anche se sembra già in

essere la predisposizione di un bando per la creazione di un sistema informativo sociale regionale.

A questa esigenza si lega anche la necessità di una conoscenza specifica dei target destinatari degli

interventi, in primo luogo rispetto alle condizioni di svantaggio: l'attuazione di una mole

consistente di interventi nell'ambito del 10° obiettivo tematico "Promozione dell'inclusione sociale

e lotta contro la povertà" implica una molteplicità di azioni rivolte a target specifici: le comunità

Rom, i disabili, gli immigrati, ecc., e questo rende indispensabile conoscere con esattezza, pur nel

rispetto delle normative vigenti sulla privacy, il tipo di svantaggio esperito/vissuto dai destinatari

target dei progetti (ex detenuti piuttosto che immigrati piuttosto che rom, ecc.).

Occorre, in buona sostanza, affrontare e superare il problema del trattamento dei dati sensibili e

delle caratteristiche dei target group, imprescindibile se si vogliono realmente attuare (monitorare,

valutare ed eventualmente ri-progettare) politiche mirate per target specifiche, come nel caso delle

comunità Rom.

La sempre maggiore necessità di agire, a fronte di problemi complessi, attraverso politiche mirate

destinate a target specifici somma di più variabili (a titolo di esempio, disoccupati over 50 con

basso titolo di studio, giovani donne con occupazione precaria, laureati under 30 in materie

scientifiche in cerca di prima occupazione, ecc.) rende inoltre sempre più importate poter

ricostruire accuratamente questi target attraverso le interrogazioni del sistema informativo.

Indispensabile, poi, verificare che il sistema informativo attuale sia in grado di consentire il calcolo

degli indicatori comuni previsti dal nuovo regolamento.

A titolo di esempio, nel caso degli indicatori di realizzazione previsti, è opportuno verificare la

presenza di tutte le informazioni anagrafiche dei partecipanti richieste dagli indicatori al momento

di ingresso nell'attività - sesso, età, condizione occupazionale (incluse le specifiche distinzioni della

disoccupazione di lungo periodo e della condizione di inattività distinta per studenti e non

studenti), livello di istruzione ISCED e tipo di svantaggio - con riferimento a tutte la attività

realizzate (ovvero non soltanto per la formazione in aula, ma anche per le altre esperienze di

formazione sul lavoro e le politiche attive del lavoro (borse di lavoro, borse di ricerca, tirocini,

ecc.). Similmente, per quanto riguarda i destinatari enti/strutture, è essenziale verificare la

fattibilità del calcolo del numero di progetti attuati da parti sociali e ONG ovvero destinati a PA e

servizi pubblici.

Gli indicatori di risultato immediati richiedono, invece, la registrazione sul sistema informativo di

alcuni risultati immediatamente alla fine dell'intervento di formazione e/o politica attiva del lavoro

con riferimento al conseguimento eventuale di un titolo di qualifica e alla condizione

occupazionale; rispetto a quest'ultima esigenza sembra necessario/opportuno prevedere, qualora

non fosse già presente, una modalità di raccordo con le informazioni raccolte a fine intervento

dagli enti di formazione e non necessariamente trasmesse/implementate nei sistemi informativi

regionali.

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86

Da ultimo, l'eventuale programmazione e attuazione di politiche integrate a livello territoriale

implica anch'essa delle conseguenze per l'attuale sistema informativo, fatto di cui dovrà

necessariamente tenere conto.

E' il caso, ad esempio, dei vincoli imposti dagli Investimenti Territoriali Integrati, che richiedono

un monitoraggio specifico degli interventi e delle risorse destinati agli ITI per ciascun asse.

Ragionamento analogo potrebbe essere fatto anche nel caso dei Piani di Azione Comune, che

rendono essenziale un sistema flessibile e capace di estrarre con semplicità e tempestività

informazioni su un sottogruppo specifico di interventi sul totale degli interventi finanziati.

Da ultimo, sembra opportuno sottolineare che un sistema informativo realmente rispondente alle

nuove esigenze emerse appare realmente possibile solo attraverso una efficace ed efficiente

struttura organizzativa posta a presidio del sistema di monitoraggio. Sembra, dunque, possibile,

ipotizzare l’opportunità di un rafforzamento tecnico capace di incidere sul piano informatico,

organizzativo e di progettazione, monitoraggio e lettura degli indicatori di quello che per la

prossima programmazione appare sempre più uno strumento fondamentale di presidio delle

politiche.

4.4 IL SODDISFACIMENTO DELLE CONDIZIONALITÀ EX ANTE

Come noto, la proposta di regolamento dei fondi del QSC prevede il ricorso ad una serie di

incentivi e condizionalità al fine di rafforzare l'efficacia e le performance dei Programmi:

• condizionalità ex ante, volte ad assicurare che sussistano tutte le condizioni principali per

realizzare investimenti efficaci mediante l'individuazione di criteri specifici da rispettare per

ciascuno degli obiettivi tematici, definiti nell’allegato IV del Regolamento Generale;

• condizionalità ex-post, che legano l'erogazione dei finanziamenti e della riserva di efficacia

ed efficienza alla verifica dei risultati raggiunti mediante il sistema di indicatori definiti

entro un quadro di riferimento dei risultati dato;

• condizionalità macroeconomiche, finalizzate all'adeguamento alla nuova governance

economica e allineate alle nuove misure di applicazione del Patto di stabilità e crescita da

adottare nell'ambito del Sixth Economic Governance Package.

Le condizionalità ex ante, in particolare, devono essere soddisfatte prima dell'adozione dei

programmi e ai fini della stessa erogazione dei fondi, fatto che ha reso necessario, nel corso di

questi mesi, un intenso lavoro di verifica del rispetto delle condizionalità anche a livello regionale

per gli ambiti di competenza regionale o rispetto ai quali le Regioni possono, comunque, offrire un

proprio contributo a latere del livello nazionale.

Sulla base delle attività già realizzate sulle condizionalità ex ante dalla Regione Marche, si intende

proporre una lettura valutativa di sintesi della documentazione finora prodotta, evidenziando le

priorità di investimento su cui occorre maggiormente concentrare l’attenzione in virtù

dell’esistenza di possibili elementi di debolezza.

Partendo da presupposto che sia necessario analizzare le condizioni di contesto esistenti non

soltanto dal punto di vista formale, bensì sostanziale, per ciascuna condizionalità ex ante sono

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87

state valutate tutte le dimensioni che, a nostro giudizio, maggiormente condizionano la possibilità

del Programma di perseguire efficacemente gli obiettivi previsti per il FSE (ovvero occupazione,

istruzione, povertà e inclusione sociale): accanto ad un set di norme e documenti di

programmazione capaci di definire un quadro giuridico e delle linee strategiche indispensabili alla

realizzazione degli interventi, occorre infatti valutare quanto finora effettivamente compiuto in

termini di attuazione (attraverso l'avvio di progetti specifici, la creazione di dispositivi e/o

l'istituzione di strutture regionali o sub-regionali nell'attuale programmazione 2007-2013 o nelle

precedenti) e la presenza di soggetti istituzionali, stakeholder e attori locali capaci di interagire in

un sistema territoriale adeguato.

L'analisi mette in luce, nel complesso, l'assenza di particolari problemi in termini di

condizionalità ex ante che la Regione Marche deve possedere in previsione dell'Accordo di

partenariato.

In particolare, le analisi finora condotte in seno all'Amministrazione regionale mettono in luce

una elevatissima capacità di soddisfare il rispetto dei criteri definiti per ciascun obiettivo

tematico sotto il profilo giuridico e a livello di programmazione strategica, valida per tutte le 9

condizionalità esaminate, come messo il luce dalla Tabella 11 sintetica che segue.22

Il rispetto delle condizionalità ex ante sembra, invece, in alcuni casi più difficile se considera la

dimensione dell'attuazione o se si analizza il sistema di attori coinvolti/da coinvolgere.

E' il caso, sul primo versante, delle politiche a sostegno dell'invecchiamento attivo per le quali,

pur non riscontrandosi in assoluto criticità di rilievo rispetto alle possibilità di soddisfacimento dei

criteri di adempimento fissati, stante la presenza di una normativa e di documenti di

programmazione regionale di riferimento, si registra però la mancanza di politiche realmente

integrate rivolte ai due target della popolazione anziana, quella ancora in età lavorativa e quella in

età pensionistica, nonché un coinvolgimento tutto sommato limitato dei soggetti più maturi sia nei

percorsi di formazione che nelle politiche attive del lavoro. Le reti esistenti sono, peraltro,

focalizzate quasi esclusivamente sulla partecipazione attiva e sull'inclusione sociale e quindi, di

fatto, rivolte a uno solo dei due possibili target di destinatari.

Sul secondo versante, invece, il riferimento è alle misure a supporto dell'apprendimento

permanente (condizionalità 9.3) che, pur in presenza di molte sperimentazioni e anche di

esperienze regionali consolidate a sostegno del miglioramento delle competenze, a favore degli

svantaggiati o di specifici gruppi target di destinatari e volte ad ampliare l'accesso

all'apprendimento permanente, finiscono ancora col registrare delle difficoltà nella costituzione di

una rete efficiente fra i vati soggetti deputati, stante anche il riferimento all'attività di settori

diversi (Istruzione, Formazione, Lavoro e Ricerca).

In particolare, il contesto regionale sembra poter garantire senza criticità di sorta l'attuazione del

Programma in riferimento a priorità di investimento legate ai temi dell'istruzione e formazione e

22 Sono state prese in esame, in particolare, tutte le condizionalità ex ante relative all'obiettivo tematico " Promozione

dell'occupazione e sostegno alla mobilità professionale" (complessivamente 5), tutte quelle relative all'obiettivo "Investimento nell'istruzione, nelle competenze e nella formazione permanente" (in tutto 3) e le due condizionalità nell'ambito tematico "Promozione dell'inclusione sociale e lotta contro la povertà".

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88

dell'occupazione e occupabilità, ovvero dimensioni tradizionalmente oggetto degli interventi del

Fondo Sociale Europeo: è il caso della lotta contro il fenomeno della dispersione scolastica

(adeguatamente monitorato attraverso l'Anagrafe regionale degli studenti, inserito in una

strategia complessiva di contrasto all'abbandono scolastico attraverso l'orientamento, i percorsi in

alternanza scuola-lavoro, i percorsi triennali di FP, i percorsi biennali di FP per drop out, percorsi

ad hoc per alunni stranieri, a rischio o svantaggiati, ecc. e ben funzionante grazie una rete fra tutti i

soggetti del territorio: Regione, Province, Comuni, scuole, Ufficio Scolastico Regionale, ecc.) e

dell'istruzione superiore (regolamentata in maniera esaustiva dalle norme e promossa attraverso

una molteplicità di esperienze a livello regionale anche se spesso legate al livello nazionale quali la

promozione dei percorsi terziari non universitari ITS e IFTS nell'ambito dei poli tecnici, il catalogo

interregionale dell'alta formazione, il sostegno alla partecipazione a master o a stage all'estero per

l'approfondimento della lingua inglese, ecc.), dell'efficacia dei servizi per l'occupazione in termini

di offerta di servizi personalizzati di tipo attivo e preventivo e di capacità di fare rete con le

imprese del territorio e i soggetti deputati all'istruzione e formazione (attraverso la normativa

regionale, l'attività dei CIOFS e dell'ORML-Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro, e

rilevazioni sui fabbisogni, ecc.) e della disponibilità di strumenti efficaci per sostenere

l'adattamento di lavoratori, imprese e imprenditori al cambiamento e alla ristrutturazione

(mediante una forte concertazione con le Parti Sociali, anche formalizzata, e la definizione di piani

di intervento strutturati).

Non si rilevano criticità neanche in merito al possibile soddisfacimento delle condizionalità ex ante

rispetto all'esistenza di una strategia organica per il lavoro autonomo, l'imprenditorialità e la

creazione di impresa, rispetto a cui molto la Regione Marche ha fatto sino ad oggi, sia attraverso

specifiche norme di recepimento delle linee di azione corrispondenti ai principi ispiratori dello

Small Business Act, sia mediante la programmazione e successiva attuazione di misure a sostegno

della creazione di impresa e dell'accesso a credito mediante prestito d'onore, che attraverso la

creazione di reti virtuose con altri soggetti del territorio (come nel caso dei fondi per l'accesso al

credito delle PMI regionali delle Camere di Commercio).

Al contrario, sembrano ancora necessari dei cambiamenti in itinere per garantire il pieno

soddisfacimento delle condizionalità ex ante con riferimento a quegli ambiti di intervento

relativamente nuovi (almeno in parte) per il Fondo Sociale Europeo e che, di fatto, rappresentano

alcune delle nuove sfide della programmazione 2014-2020. Ciò si verifica nel caso della

condizionalità relativa all'inclusione attiva e all'integrazione di comunità emarginate come i Rom:

pur non trattandosi, in assoluto, di temi del tutto nuovi, essi assumono però un peso diverso e

richiedono, pertanto, la definizione di strategie integrate finora poco praticate, la creazione di

legami fra soggetti prima poco in contatto tra loro e la sistematizzazione di fonti e sistemi

informativi al fine di costituire un osservatorio efficiente sui fenomeni, al pari di quelli già esistenti

nel campo della formazione e del lavoro. In alcuni casi ci si sta già muovendo nella direzione giusta

(ad esempio rispetto all’esigenza di costituzione di un sistema informativo sulla domanda dei

bisogni a supporto delle scelte di programmazione, una cui prima sperimentazione dovrebbe

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essere avviata nel 2013), ma si tratta di processi comunque lunghi, i cui esiti dovranno essere

verificati in seguito.

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90

Tabella 11: Prospetto di sintesi relativo al soddisfacimento delle condizionalità ex ante nella Regione Marche

Obiettivi

tematici Condizionalità ex ante

Soddisfacimento a livello di:

Margini di miglioramento Copertura

normativa /

documenti di

programmazione

Attuazione Rete di attori sul

territorio

8. P

rom

uo

vere

l'o

ccu

paz

ion

e e

sost

ener

e la

mo

bili

tà d

ei la

vora

tori

8.1. Accesso all'occupazione per le persone in cerca di

lavoro e inattive, ivi comprese iniziative locali per

l'occupazione e sostegno alla mobilità dei lavoratori: definizione e attuazione di politiche attive per il mercato del lavoro in linea con gli orientamenti in materia di occupazione

Non necessari, stante la situazione attuale

8.2. Lavoro autonomo, imprenditorialità e creazione di

imprese: esistenza di una strategia organica per il sostegno alle nuove imprese, conformemente allo "Small Business Act" e in linea con lo gli orientamenti in materia di occupazione e gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell'Unione, per quanto riguarda le condizioni propizie alla creazione di posti di lavoro.

Definizione del Piano regionale di attuazione dello Small Business Act (programmata entro il I semestre

2013), in aggiunta alla già esistente DGR 1381/2010

8.3. Modernizzazione e rafforzamento delle istituzioni del

mercato del lavoro, comprese azioni mirate a favorire la

mobilità transnazionale dei lavoratori:

- modernizzazione e rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro in linea con gli orientamenti in materia di occupazione;

- riforme delle istituzioni del mercato del lavoro precedute da una chiara strategia e da una valutazione ex ante che comprenda la dimensione di genere.

Non necessari, stante la situazione attuale

8.4. Invecchiamento attivo e in buona salute: definizione e attuazione di politiche per l'invecchiamento attivo in linea con gli orientamenti in materia di occupazione

Reti esistenti focalizzate quasi esclusivamente sulla

partecipazione attiva e l'inclusione sociale; limitato coinvolgimento dei

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91

Obiettivi

tematici Condizionalità ex ante

Soddisfacimento a livello di:

Margini di miglioramento Copertura

normativa /

documenti di

programmazione

Attuazione Rete di attori sul

territorio

lavoratori maturi nelle politiche attive del lavoro e nella formazione

8.5. Adattamento di lavoratori, imprese e imprenditori al

cambiamento: esistenza di politiche mirate a favorire l'anticipazione e la gestione efficace del cambiamento e della ristrutturazione a tutti i livelli pertinenti (nazionale, regionale, locale e settoriale)

Non necessari, stante la situazione attuale

9. I

nve

stir

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pp

ren

dim

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ente

9.1. Abbandono scolastico: esistenza di una strategia globale intesa a ridurre l'abbandono scolastico (ESL) conformemente alla raccomandazione del Consiglio del 28 giugno 2011 sulle politiche di riduzione dell'abbandono scolastico

Non necessari, stante la situazione attuale

9.2. Istruzione superiore: esistenza di strategie nazionali o regionali per aumentare il numero di studenti che conseguono un diploma di istruzione terziaria per innalzare la qualità e l'efficienza dell'istruzione terziaria in linea con la comunicazione della Commissione, del 20 settembre 2011, sulla modernizzazione dei sistemi d'istruzione superiore in Europa

Non necessari, stante la situazione attuale

9.3. Apprendimento permanente: esistenza di un quadro politico nazionale e/o regionale per l'apprendimento permanente in linea con gli orientamenti politici a livello dell'Unione

Ancora lacune nel raccordo fra le diverse attività, in capo a settori diversi (Istruzione, Formazione,

Lavoro e Ricerca)

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92

Obiettivi

tematici Condizionalità ex ante

Soddisfacimento a livello di:

Margini di miglioramento Copertura

normativa /

documenti di

programmazione

Attuazione Rete di attori sul

territorio

10

. Pro

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ove

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incl

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com

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ove

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10.1. Inclusione attiva - Integrazione di comunità

emarginate come i Rom:

- esistenza e attuazione di una strategia nazionale per la riduzione della povertà conformemente alla raccomandazione della Commissione del 3 ottobre 2008 relativa all'inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro e agli orientamenti in materia di occupazione.

- Esistenza di una strategia nazionale per l'inclusione dei Rom in conformità del quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom67

Documenti di programmazione e linee guida anche per specifici

target (es. ROM) e condizione di svantaggio; mappatura incompleta

dei fenomeni (necessità di potenziamento UPS - Uffici di Promozione Sociale e sistema informativo sulla domanda di bisogni); scarso raccordo delle

politiche sociali locali con le politiche formative e per

l'occupazione; ampliamento e rafforzamento della rete fra i

diversi attori operanti a vario titolo e a vario livello (istituzionali e non)

10.2 Sanità: esistenza di una strategia nazionale o regionale per la sanità che garantisca l'accesso a servizi sanitari di qualità e la sostenibilità economica *

Da verificare con i referenti

istituzionali del settore Sanità regionale alla luce di un quadro più chiaro

rispetto al possibile intervento del FSE in questo ambito. I dati finanziari e il contesto mostrano comunque che la sanità marchigiana assolve i criteri di

economicità e efficienza in relazione ai servizi resi.

CAPACITA' COMPLESSIVA DI SODDISFACIMENTO DELLE

CONDIZIONALITA' EX ANTE

-

9/10 8/10 7/10 -

* La valutazione rispetto a questa condizionalità potrà essere successivamente rivista e modificata nel momento in cui sarà effettuato un ulteriore confronto con i referenti istituzionali del settore

Sanità regionale, alla luce di un quadro più chiaro rispetto al possibile intervento del FSE in questo ambito.

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93

Fonte: elaborazioni a partire dalle Schede per le Condizionalità elaborate dalla Regione Marche

Legenda:

Condizionalità ex ante non soddisfatta

Condizionalità ex ante parzialmente soddisfatta (esistenza di nodi critici da sciogliere)

Condizionalità ex ante pienamente soddisfatta

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94

Tabella 3: Prospetto di sintesi relativo al soddisfacimento delle condizionalità ex ante nella Regione Marche

Obiettivi

tematici Condizionalità ex ante

Soddisfacimento a livello di:

Margini di miglioramento Copertura normativa /

documenti di

programmazione

Attuazione Rete di attori sul

territorio

8. P

rom

uo

vere

l'o

ccu

paz

ion

e e

sost

ener

e la

mo

bili

tà d

ei la

vora

tori

8.1. Accesso all'occupazione per le persone in

cerca di lavoro e inattive, ivi comprese iniziative

locali per l'occupazione e sostegno alla mobilità

dei lavoratori: definizione e attuazione di politiche

attive per il mercato del lavoro in linea con gli

orientamenti in materia di occupazione

Non necessari, stante la

situazione attuale

8.2. Lavoro autonomo, imprenditorialità e

creazione di imprese: esistenza di una strategia

organica per il sostegno alle nuove imprese,

conformemente allo "Small Business Act" e in

linea con lo gli orientamenti in materia di

occupazione e gli indirizzi di massima per le

politiche economiche degli Stati membri e

dell'Unione, per quanto riguarda le condizioni

propizie alla creazione di posti di lavoro.

Definizione del Piano regionale

di attuazione dello Small

Business Act (programmata

entro il I semestre 2013), in

aggiunta alla già esistente DGR

1381/2010

8.3. Modernizzazione e rafforzamento delle

istituzioni del mercato del lavoro, comprese azioni

mirate a favorire la mobilità transnazionale dei

lavoratori:

- modernizzazione e rafforzamento delle

istituzioni del mercato del lavoro in linea con gli

orientamenti in materia di occupazione;

- riforme delle istituzioni del mercato del lavoro

Non necessari, stante la

situazione attuale

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95

precedute da una chiara strategia e da una

valutazione ex ante che comprenda la dimensione

di genere.

8.4. Invecchiamento attivo e in buona salute:

definizione e attuazione di politiche per

l'invecchiamento attivo in linea con gli

orientamenti in materia di occupazione

Reti esistenti focalizzate quasi

esclusivamente sulla

partecipazione attiva e

l'inclusione sociale; limitato

coinvolgimento dei lavoratori

maturi nelle politiche attive del

lavoro e nella formazione

8.5. Adattamento di lavoratori, imprese e

imprenditori al cambiamento: esistenza di

politiche mirate a favorire l'anticipazione e la

gestione efficace del cambiamento e della

ristrutturazione a tutti i livelli pertinenti

(nazionale, regionale, locale e settoriale)

Non necessari, stante la

situazione attuale

9. I

nve

stir

e n

elle

co

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nel

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ruzi

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nel

l'ap

pre

nd

imen

to

per

man

ente

9.1. Abbandono scolastico: esistenza di una

strategia globale intesa a ridurre l'abbandono

scolastico (ESL) conformemente alla

raccomandazione del Consiglio del 28 giugno

2011 sulle politiche di riduzione dell'abbandono

scolastico

Non necessari, stante la

situazione attuale

9.2. Istruzione superiore: esistenza di strategie

nazionali o regionali per aumentare il numero di

studenti che conseguono un diploma di istruzione

terziaria per innalzare la qualità e l'efficienza

dell'istruzione terziaria in linea con la

comunicazione della Commissione, del 20

settembre 2011, sulla modernizzazione dei

sistemi d'istruzione superiore in Europa

Non necessari, stante la

situazione attuale

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96

9.3. Apprendimento permanente: esistenza di un

quadro politico nazionale e/o regionale per

l'apprendimento permanente in linea con gli

orientamenti politici a livello dell'Unione

Ancora lacune nel raccordo fra

le diverse attività, in capo a

settori diversi (Istruzione,

Formazione, Lavoro e Ricerca)

10

. Pro

mu

ove

re l'

incl

usi

on

e so

cial

e e

com

bat

tere

la p

ove

rtà

10.1. Inclusione attiva - Integrazione di comunità

emarginate come i Rom:

- esistenza e attuazione di una strategia nazionale

per la riduzione della povertà conformemente alla

raccomandazione della Commissione del 3

ottobre 2008 relativa all'inclusione attiva delle

persone escluse dal mercato del lavoro e agli

orientamenti in materia di occupazione.

- Esistenza di una strategia nazionale per

l'inclusione dei Rom in conformità del quadro

dell'UE per le strategie nazionali di integrazione

dei Rom67

Documenti di programmazione

e linee guida specifici per

target (es. ROM) e condizione

di svantaggio; mappatura

incompleta dei fenomeni;

scarso raccordo delle politiche

sociali locali con le politiche

formative e per l'occupazione;

creazione di una rete fra i

diversi attori operanti a vario

titolo e a vario livello

(istituzionali e non)

CAPACITA' COMPLESSIVA DI SODDISFACIMENTO DELLE

CONDIZIONALITA' EX ANTE

-

8/9 7/9 6/9 -

Fonte: elaborazioni a partire dalle Schede per le Condizionalità elaborate dalla Regione Marche

Legenda:

Condizionalità ex ante non soddisfatta

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Condizionalità ex ante parzialmente soddisfatta (esistenza di nodi critici da sciogliere)

Condizionalità ex ante pienamente soddisfatta

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98

5. Annessi

5.1 ANNESSO 1: TAVOLA DI CONVERSIONE

Tavola di conversione delle attività e categorie di spesa della programmazione in corso negli obiettivi tematici e nelle priorità di investimento

previsti nella prossima programmazione

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

71 IIIg 440 Interventi formativi rivolti all'inserimento dei soggetti svantaggiati nel

mercato del lavoro e al recupero di competenze 10. inclusione sociale e lotta povertà 10.1 inclusione attiva

71 IIIg 441 Sostegno al reddito nell'ambito di progetti integrati finalizzati

all'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati 10. inclusione sociale e lotta povertà 10.1 inclusione attiva

71 IIIg 444

Promozione di misure di accompagnamento e di occupabilità, servizi di

sostegno, collettivi e di assistenza, finalizzati ad agevolare l'inserimento di

soggetti appartenenti a famiglie al di sotto della soglia di povertà e/o a

gruppi svantaggiati

10. inclusione sociale e lotta povertà 10.1 inclusione attiva

66 IIIg 478 Borse lavoro 10. inclusione sociale e lotta povertà 10.1 inclusione attiva

70 IIe 488

Integrazione sociale e occupazionale degli immigrati attraverso azioni

formative finalizzate all'acquisizione di competenze di base e specialistiche

e attraverso servizi di accompagnamento

10. inclusione sociale e lotta povertà 10.1 inclusione attiva

69 IIf 480 Attività di informazione,sensibilizzazione e orientamento sulle tematiche

connesse alle pari opportunità 10. inclusione sociale e lotta povertà

10.3 lotta alle discriminazioni (sessuali, razziali, etniche,

religiose…)

71 IIIg 443 Azioni a sostegno dello sviluppo del III settore 10. inclusione sociale e lotta povertà 10.5 promozione economia sociale e imprese sociali

62 Ib 457 Sostegno alla definizione e alla diffusione di un modello regionale di

responsabilità sociale nelle PMI 10. inclusione sociale e lotta povertà 10.5 promozione economia sociale e imprese sociali

85 VIn 447 Assistenza al coordinatore interregionale 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

85 VIn 448 Rafforzamento delle risorse tecniche e del personale coinvolto nella

programmazione,gestione,sorveglianza e controllo del PO 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace

11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

85 VIn 449 Attività di assistenza tecnica all'attuazione dell'Asse V 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

85 VIn 450 Manutenzione evolutiva del sistema informativo 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

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99

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

86 VIn 482 Audit,valutazione, controllo,ispezione e rendicontazione delle attività

ammesse a finanziamento e assistenza tecnica alle operazioni di controllo 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace

11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 VIn 484 Indagini di placement e valutazioni tematiche 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

85 VIn 485 Preparazione dei Comitati di Sorveglianza regionali e assistenza tecnica

finalizzata a garantire e migliorare il funzionamento degli stessi 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace

11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 VIn 486 Predisposizione e attuazione del piano di comunicazione del PO 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 Ia 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 Ib 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 Ic 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 IId 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 IIf 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 IIIg 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 IVh 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 IVi 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 IVl 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

85 VIn 494 Predisposizione dei documenti di supporto alla programmazione e della

reportistica prevista dai regolamenti comunitari 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace

11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

86 VIn 533 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 11. capacità istituzionale e amm. pubbl. efficace 11.1 miglioram. efficacia amm. pubbliche e servizi

pubblici

64 Ic 433 Interventi formativi e di orientamento,incentivi e servizi per lavoratori a

rischio di espulsione dai processi produttivi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

74 Ic 433 Interventi formativi e di orientamento,incentivi e servizi per lavoratori a

rischio di espulsione dai processi produttivi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 445 Attività di orientamento nelle scuole,in particolare per la promozione degli 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità 8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

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100

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

studi a carattere tecnico scientifico e attività di orientamento per

l'inserimento o reinserimento lavorativo

professionale comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 446

Percorsi integrati e personalizzati per l'inserimento e il reinserimento

lavorativo (work-experiences, tirocini, borse lavoro, piani d'azione

individuali, attività di orientamento e counseling, voucher, prestito d'onore,

ecc)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

64 Ib 466 Interventi formativi e di orientamento,incentivi e servizi per occupati con

contratti atipici,finalizzati a stabilizzare l'occupazione

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 478 Borse lavoro 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

64 IIe 493 Interventi finalizzati a promuovere inserimenti occupazionali qualificati 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

64 IIe 526 Percorsi integrati per favorire la ricollocazione dei lavoratori espulsi dai

processi produttivi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 534 Work-experiences, tirocini, borse lavoro per l'inserimento lavorativo 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 536 Azioni formative e di orientamento per disoccupati e inattivi 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 537 Azioni di incentivazione all'occupazione per la stabilizzazione dei lavoratori

con contratti atipici

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66/73 IIIg 540 Servizi specialistici per l'orientamento dei disabili e dei soggetti svantaggiati 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIIg 541 Incentivi alle imprese per l'assunzione dei soggetti svantaggiati 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

66 IIe 548 Interventi formativi e di orientamento, incentivi e servizi per lavoratori a

rischio di espulsione dai processi produttivi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.1 accesso all'occupazione per chi cerca impiego,

comprese iniziative locali per occupazione, e sostegno

mobilità professionale

64 IIe 492 Percorsi integrati per l'inserimento lavorativo dei laureati anche attraverso 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità 8.2integrazione nl mercato lavoro dei giovani NEET

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CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

l'orientamento personalizzato e la formazione tramite work-experiences e

voucher formativi

professionale

62 Ic 460 Sostegno agli spin-off aziendali anche attraverso incentivi alla creazione di

impresa

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.3 attività autonoma, imprenditorialità e creazione

impresa

62 Ic 461 Interventi a sostegno del ricambio generazione 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.3 attività autonoma, imprenditorialità e creazione

impresa

68 IIe 476 Sostegno alla creazione di impresa (aiuti,misure di

accompagnamento,consulenze,formazione) anche cooperativa

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.3 attività autonoma, imprenditorialità e creazione

impresa

64 IIe 525 Incentivi al lavoro autonomo,in particolare per favorire la ricollocazione dei

lavoratori espulsi dai processi produttivi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.3 attività autonoma, imprenditorialità e creazione

impresa

62 Ic 528 Sostegno alla creazione di impresa e di micro-imprese da parte di soggetti

svantaggiati (prestito d'onore,incentivi,formazione,ecc.)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.3 attività autonoma, imprenditorialità e creazione

impresa

68 IIIg 528 Sostegno alla creazione di impresa e di micro-imprese da parte di soggetti

svantaggiati (prestito d'onore,incentivi,formazione,ecc.)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.3 attività autonoma, imprenditorialità e creazione

impresa

69 IIf 479 Voucher di servizio per la conciliazione 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.4 uguaglianza uomo donna conciliazione vita lavoro e

privata

69 IIf 481 Incentivi alle imprese per l'applicazione di modalità organizzative che

agevolino il lavoro delle donne

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.4 uguaglianza uomo donna conciliazione vita lavoro e

privata

69 Ib 545

Incentivi e interventi di sostegno finalizzati a introdurre metodi innovativi di

organizzazione del lavoro al fine di favorire la conciliazione e la progressione

di carriera delle donne

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.4 uguaglianza uomo donna conciliazione vita lavoro e

privata

69 IIf 545

Incentivi e interventi di sostegno finalizzati a introdurre metodi innovativi di

organizzazione del lavoro al fine di favorire la conciliazione e la progressione

di carriera delle donne

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.4 uguaglianza uomo donna conciliazione vita lavoro e

privata

69 IIf 548 Promozione della conciliazione nelle aziende anche attraverso la

realizzazione di servizi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.4 uguaglianza uomo donna conciliazione vita lavoro e

privata

64 Ic 437 Realizzazione di studi di scenario sulle dinamiche dello sviluppo del sistema

produttivo locale finalizzati alla rilevazione di nuovi fabbisogni formativi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

64 Ic 438 Studi e ricerche di interesse della misura 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

62 Ia 450 Formazione e orientamento di imprenditori,dirigenti,lavoratori autonomi e

lavoratori

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

62 Ia 451 Formazione di figure professionali in campo socio-sanitario 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

62 Ia 452 Formazione apprendistato professionalizzante 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

62 Ib 456 Formazione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità 8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

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102

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

professionale cambiamenti

63 Ib 462 Incentivi alle PMI per la sperimentazione di modalità organizzative che

incrementino la produttività salvaguardando i livelli occupazionali

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

63 Ib 463 Azioni di formazione,informazione e tutoraggio in materia di sicurezza e

igiene nel mondo del lavoro

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

64 Ib 468

Formazione in accompagnamento alle ristrutturazioni aziendali,al sostegno

alle innovazioni tecnologiche ed organizzative,alla diversificazione

produttiva

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

64 Ib 469 Azioni di consulenza e check-up finalizzate a diagnosi organizzative di

posizionamento strategico delle PMI

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

66/86 IIe 487 Informazione e pubblicità delle attività dell'asse 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

64 Ib 522 Azioni di consulenza e check-up finalizzate a favorire l'introduzione di

innovazioni e la qualificazione dei modelli produttivi

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

66 IIe 539 Indagini e analisi di interesse dell'asse (ad es. mappatura servizi di

conciliazione,ecc)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.5 Adattamento lavoratori imprese imprenditori ai

cambiamenti

71 IIIg 442

Azioni di formazione,anche personalizzata,valutazione,validazione e

certificazione delle competenze possedute dalle persone che si occupano

abitualmente dell'assistenza a soggetti svantaggiati

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

65 Ib 464 Studi e ricerche ed elaborazione di modelli di intervento per favorire

l'emersione del lavoro irregolare

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

65 IId 471

Ammodernamento e potenziamento dei CPI attraverso azioni di

riqualificazione e aggiornamento degli operatori,la messa a punto di servizi

specialistici per l'orientamento con particolare riferimento ai disabili,agli

altri soggetti svantaggiati,alle donne,l

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

65 IId 472

Ammodernamento e potenziamento delle istituzioni del mercato del lavoro

(mappatura delle strutture che erogano servizi di orientamento. costruzione

di banche dati. definizione-aggiornamento standard servizi e masterplan dei

servizi per l'impiego,ecc)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

65 IId 474 Sviluppo degli strumenti per l'incontro domanda offerta di lavoro (SIL,Borsa

Lavoro e banche dati specifiche,libretto formativo,Job Agency,ecc)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

65 IId 475 Potenziamento del sistema informativo lavoro 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

72 Vm 504 Trasferimento di buone pratiche 8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

72 Vm 505 Interventi per promuovere la nascita di partenariati con i Paesi di neo-

adesione per sostenere lo sviluppo dei sistemi di intervento nel campo della

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

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103

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

formazione e della gestione del mercato del lavoro e dei servizi per

l'impiego

64 Ic 535 Indennità di partecipazione prevista nell'ambito dellìoperazione di sostegno

al reddito ed alle competenze (Accordo Stato Regioni del 12/09/2009)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

66 IIe 535 Indennità di partecipazione prevista nell'ambito dellìoperazione di sostegno

al reddito ed alle competenze (Accordo Stato Regioni del 12/09/2009)

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

65 IId 543 Acquisizione di risorse umane per garantire l'erogazione dei servizi da parte

del CPI

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

71 IIIg 550

Azioni di formazione,anche personalizzata,valutazione,validazione e

certificazione delle competenze possedute dalle persone che si occupano

abitualmente dell'assist.a sogg.i svant. - Voucher Individuali

8. promuovere occupazione e sostenere mobilità

professionale

8.7 modernizzazione rafforzamento istituzioni mercato

lavoro, mobilità transnazionale

66 IIe 477 Sostegno formativo e orientamento ai minori al fine di favorirne

l'inserimento lavorativo

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente 9.1 riduzione abbandono scol. E uguagl. accesso

73 IIIg 496 Progetti integrati per la riduzione della devianza giovanile e il recupero del

drop out finalizzato all'inserimento lavorativo

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente 9.1 riduzione abbandono scol. E uguagl. accesso

73 IVl 519

Azioni volte a sperimentare prototipi e modelli innovativi di percorsi

integrati di istruzione e formazione nella fascia dell'obbligo

formativo,finalizzati a garantire l'acquisizione di un livello adeguato di

competenze di base e operative

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente 9.1 riduzione abbandono scol. E uguagl. accesso

66 IIe 538

Azioni dirette a garantire alle persone al di sopra del 18 anno di età

sprovviste di un titolo di studio o di una qualifica

professionale,l'acquisizione di un diploma o di una qualifica professionale

attraverso percorsi finalizzati all'inserimento lavorat

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente 9.1 riduzione abbandono scol. E uguagl. accesso

64 Ib 434 Azioni formative finalizzate a creare figure professionali in grado di

agevolare l'adozione di innovazione da parte delle PMI

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

64 Ia 435 Azioni formative finalizzate alla definizione di figure specialistiche

nell'ambito della tutela ambientale e del risparmio energetico

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

73 Vm 435 Mobilità individuale e organizzata a fini formativi volta a

studenti,disoccupati e occupati

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

73 Vm 483 Mobilità individuale e organizzata a fini formativi volta a

studenti,disoccupati e occupati

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

74 IVl 497

Attività formativa post-laurea on the job e borse di ricerca nell'area

dell'innovazione tecnologica e del trasferimento tecnologico alle

imprese,nell'ambito di attività di rete tra istituti di istruzione superiori,centri

di ricerca,tecnologici e imprese

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

72 IVl 514 Attivazione di percorsi formativi integrati tra mondo produttivo e università 9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

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Attività di valutazione in itinere del POR Marche FSE ob. 2 2007/2013

ATI Fondazione G.Brodolini – Istituto per la Ricerca Sociale

104

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

74 IVi 515 Sostegno alla costituzione di reti cooperative tra Università,Centri di Ricerca

e Imprese

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

74 IVi 516

Azioni finalizzate a promuovere e sostenere reti cooperative tra

Università,Centri di Ricerca,sistema delle imprese e strutture accreditate

per l'alta formazione al fine di progettare e implementare un'offerta di

formazione di eccellenza,in particolare te

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

74 IVi 517

Azioni di alta formazione finalizzate,in particolare,alla creazione di

mediatori della conoscenza al fine di favorire l'adozione di innovazioni da

parte del sistema produttivo

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

74 IVl 544

Attività formativa post-laurea on the job e borse di ricerca nell’area

dell’innovazione tecnologica e del trasferimento tecnologico alle imprese,

nell'ambito di attività di rete tra istituti di istruzione superiore, centri di

ricerca e tecnologici e imprese

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.2 migliorare qualità istruz. superiore e aumentare tassi

di riuscita

62 Ia 455 Azioni finalizzate al potenziamento e all'innovazione del sistema della

formazione continua e al raccordo con i Fondi Interprofessionali

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

73 IIIg 495

Sostegno ai soggetti più deboli,attraverso attività di orientamento e azioni

formative,anche tramite incentivi e/o personalizzazioni didattiche,nell'ottica

di consentire loro il raggiungimento di titoli e,nel contempo,il

miglioramento delle loro competenz

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

72 IVh 509

Azioni per la qualificazione dei sistemi (accreditamento,standard

minimi,certificazioni delle competenze,riconoscimenti dei

crediti,costruzione del catalogo dell'offerta formativa,costruzione standard

di riferimento per l'attività di orientamento e per le

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

72 IVh 511 Interventi per lo sviluppo e il potenziamento di un sistema informativo

integrato istruzione formazione-lavoro

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

72 IVi 512 Interventi di formazione permanente finalizzati all'acquisizione di

competenze connesse al lavoro

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

71 IIIg 523

Interventi finalizzati a favorire l'accesso all'istruzione e alla formazione

professionale al fine di migliorare la possibilità di occupazione di soggetti

appartenenti a categorie svantaggiate

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

74 IVh 531 Azioni di sistema nell'ambito del sistema della formazione e del sistema

integrato istruzione-formazione

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

66 IIe 535 Voucher formativi e ILA 9. Istruzione, competenze e formazione 9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

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Attività di valutazione in itinere del POR Marche FSE ob. 2 2007/2013

ATI Fondazione G.Brodolini – Istituto per la Ricerca Sociale

105

CAT

SPESA OS

COD

ATT ATTIVITA

OBIETTIVI

TEMATICI (NP)

PRIORITA' DI

INVESTIMENTO (NP)

permanente competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro

72 IVi 549 Voucher individuali o altri incentivi di formazione permanente finalizzati

all'acquisizione di competenze connesse al lavoro

9. Istruzione, competenze e formazione

permanente

9.3 aumentare formaz. Permenente, aggiornare le

competenze, migliorare utilità insegnam. per il mercato

del lavoro


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