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LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI edifici... · 2014-12-30 · La termografia riveste un...

Date post: 03-Aug-2020
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LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI La spesa economica per il riscaldamento dell’abitazione incide notevolmente sul bilancio familiare. A seconda dell’epoca di costruzione dell’edificio, le strutture che lo compongono (murature, solette, serramenti) hanno caratteristiche di contenimento energetico differenti. La classe energetica prevalente, per costruzioni realizzate sino alla fine degli anni ‘80, è la Classe G, vale a dire la meno performante. Il calore prodotto dall’impianto termico e diffuso attraverso i terminali (radiatori, fan coil, pannelli, ecc) è molto maggiore rispetto a quello effettivamente necessario al riscaldamento. Questo a causa delle numerose dispersioni che avvengono attraverso pareti, solette, finestre. Ciascuno di noi dovrebbe osservare comportamenti virtuosi volti all’ottimizzazione dei consumi energetici domestici connessi al riscaldamento, come la manutenzione regolare dell’impianto termico (controllo dei fumi e pulizia), la regolazione corretta della temperatura secondo le effettive esigenze, l’installazione di sistemi di contabilizzazione del calore. Oltre alle comuni buone pratiche, è possibile eseguire una valutazione dello stato di fatto della propria abitazione, da un punto di vista delle dispersioni di calore (diagnosi energetica). A partire da questa valutazione si possono definire gli interventi di riqualificazione attuabili per ottenere un risparmio sui consumi.
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LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI 

La spesa economica per il riscaldamento dell’abitazione incide notevolmente sul bilancio familiare.  

A  seconda  dell’epoca  di  costruzione  dell’edificio,  le  strutture  che  lo  compongono  (murature,  solette, 

serramenti) hanno caratteristiche di contenimento energetico differenti. La classe energetica prevalente, 

per costruzioni realizzate sino alla fine degli anni ‘80, è la Classe G, vale a dire la meno performante.  

 

Il calore prodotto dall’impianto termico e diffuso attraverso  i terminali (radiatori, fan coil, pannelli, ecc) è 

molto  maggiore  rispetto  a  quello  effettivamente  necessario  al  riscaldamento.  Questo  a  causa  delle 

numerose dispersioni che avvengono attraverso pareti, solette, finestre. 

 

Ciascuno di noi dovrebbe osservare comportamenti virtuosi volti all’ottimizzazione dei consumi energetici 

domestici connessi al riscaldamento, come  la manutenzione regolare dell’impianto  termico  (controllo dei 

fumi e pulizia),  la  regolazione  corretta della  temperatura  secondo  le effettive esigenze,  l’installazione di 

sistemi di contabilizzazione del calore. 

Oltre  alle  comuni buone pratiche, è possibile eseguire una  valutazione dello  stato di  fatto della propria 

abitazione,  da  un  punto  di  vista  delle  dispersioni  di  calore  (diagnosi  energetica).  A  partire  da  questa 

valutazione  si  possono  definire  gli  interventi  di  riqualificazione  attuabili  per  ottenere  un  risparmio  sui 

consumi. 

 

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Gli  interventi di  riqualificazione debbono consentire  il  raggiungimento di obiettivi di performance elevati 

che portino a: 

‐ Impianti efficienti 

‐ Involucro ben coibentato 

‐ Sfruttamento di energia rinnovabile 

Caratteristiche tipiche di un edificio in classe G

Impianto  Caldaia standard a metano o gasolio Emissione tramite radiatori Regolazione unica  a  zona  (un  termostato per un  intero appartamento / stabile) 

Soletta di copertura / tetto  Non isolato

Serramenti  Finestre con telaio in legno o metallo Vetri singoli o doppi di bassa efficienza No taglio termico No basso emissivo 

Pareti esterne   Muratura in mattone pieno o pietra Muratura  con  intercapedine  priva  di  isolamento  al  suo interno 

Pareti interne verso locali non riscaldati (es vani scala) Muratura in cemento non isolata 

Pavimento  Soletta non isolata controterra o su vespaio o su cantina (aree non riscaldate) 

 

Gli interventi di riqualificazione più comuni applicabili alle abitazioni (indipendenti e in condominio) sono: 

per l’involucro edilizio: 

‐ Cappotto termico (isolamento delle pareti esterne) 

‐ Coibentazione delle solette (es: copertura, soletta sottotetto, pavimento) 

‐ Sostituzione dei serramenti e dei cassonetti 

Per l’impianto termico: 

‐ Sostituzione del generatore di calore (ad esempio scegliendo un impianto a condensazione) 

‐ Installazione di sistemi di contabilizzazione del calore (per condomini con impianti centralizzati) 

‐ Installazione di sistemi di termoregolazione della temperatura differenziata per ambienti/locali 

Per le energie rinnovabili: 

‐ Impianto solare termico, per la produzione di acqua calda 

‐ Impianti fotovoltaici 

 

 

 

 

 

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LA DIAGNOSI ENERGETICA 

La diagnosi energetica è uno studio approfondito che mira a evidenziare: 

1. lo stato di fatto del sistema edificio‐impianto, sulla base delle caratteristiche costruttive (materiali, 

orientamento,  ecc)  e  impiantistiche  (tipologia,  età  della  caldaia,  grado  di  isolamento  delle 

tubazioni, ecc). 

2. lo stato di progetto, vale a dire l’identificazione dei possibili interventi di riqualificazione eseguibili 

sull’involucro e  sull’impianto, al  fine di  ridurre  i  consumi,  le emissioni  inquinanti  in atmosfera e, 

ovviamente, la spesa in bolletta. 

Le fasi sintetiche per l’esecuzione di una diagnosi energetica di un edificio sono le seguenti: 

a. Acquisizione di documentazione relativa all’edificio (es: tavole di progetto, materiali di costruzione, 

documenti della caldaia, ecc). 

b. Sopralluogo  sul  campo  (ispezione  dell’edificio  in  esame,  al  fine  di  verificarne  la  consistenza 

strutturale e la tipologia dei tamponamenti, degli infissi e delle coperture, nonché del loro stato di 

conservazione.  Ispezione delle centrali termiche per acquisizione diretta dei dati di targa di tutti  i 

componenti impiantistici degli impianti idrotermosanitari con i relativi sottosistemi). 

c. Ispezione  termografica  (attraverso  una  termocamera  si  effettua  il  rilievo  delle  temperature 

superficiali delle facciate, al fine di verificare  i ponti termici e tutte quelle anomalie strutturali ed 

impiantistiche che comportano dispersioni di calore). 

d. Prova  termoflussimetrica  (attraverso un  termoflussimetro  si  esegue  la misura della  trasmittanza 

delle pareti atta a quantificare esattamente la capacità di isolamento attuale dell’involucro edilizio). 

e. Calcolo delle componenti disperdenti e modellizzazione dell’edificio (a partire dai dati in possesso si 

calcolano le superfici disperdenti dell’involucro opaco e trasparente, nonché tutti i rendimenti degli 

impianti, al fine di quantificare  il fabbisogno energetico complessivo dell’involucro. Utilizzando un 

apposito  software  si provvede  a quantificare  gli  indicatori  energetici  che  fotografano  lo  stato di 

fatto). 

f. Identificazione  degli  interventi  e  simulazione  (si  identificano  gli  interventi  di  riqualificazione 

energetica sulla base delle osservazioni fatte durante  le fasi precedenti e sulle specifiche richieste 

del  committente.  Tali  interventi  vengono  simulati  tramite  il  software,  al  fine  di  quantificare  gli 

indicatori energetici riferiti allo stato di progetto). 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA TERMOGRAFIA 

La termografia è una tecnica diagnostica non distruttiva che, misurando la radiazione infrarossa emessa da 

un corpo, è in grado di determinarne la temperatura superficiale.  

Scopo  dell'indagine  termografica  è  quello  di  misurare  e  valutare  la  distribuzione  delle  temperature 

superficiali dell’involucro edilizio  e, sulla base di queste informazioni (rese in formato digitale con immagini 

bidimensionali), comprendere se  in determinati punti si verifichino delle situazioni particolari,  rilevanti ai 

fini dell’identificazione delle inefficienze energetiche.  

La termografia riveste un ruolo essenziale nel settore del risparmio energetico e trova una sempre più larga 

diffusione anche nella diagnostica degli edifici.  

In particolare, i possibili risultati conseguibili con un’indagine termografica sono: 

- analisi delle facciate nel periodo invernale per individuare le zone di massima dispersione di calore; 

- analisi e verifica ponti termici e variazioni murarie; 

- analisi e verifica superfici trasparenti (serramenti);  

- rilevamento dell'umidità nelle murature; 

- analisi delle tubazioni (dispersione dalla linea di distribuzione); 

- rilevamento di infiltrazioni di acqua. 

Per la rilevazione si utilizza una termocamera (o telecamera termografica). È una telecamera a infrarossi, in 

grado  di  rilevare  la  temperatura  superficiale,  ed  evidenziare  quindi  le  zone  dell’edificio maggiormente 

responsabili della dispersione del calore. 

 

 

 

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Esempi di termografie eseguite su edifici del Comune di Verdellino: 

Scuola Primaria di Zingonia e Municipio 

   

 

LA TERMOFLUSSIMETRIA 

Lo  strumento  termoflussimetro  consente  l’effettuazione  della  misura  della  trasmittanza  delle  pareti 

(W/m2K)  atta  a  quantificare  esattamente  la  capacità  di  isolamento  (cioè  di  trattenuta  delle  dispersioni) 

dell’involucro  edilizio.  Il  termoflussimetro  è  composto  da  piastre  di  rilevazione  che  vengono  montate 

all’interno e all’esterno delle pareti, e da un ricevitore wireless che registra per un periodo di 72 ore i dati 

rilevati dalle piastre. 

 

  

 

 

 

 

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INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE SULL’INVOLUCRO 

È  possibile  intervenire  sulle  strutture  murarie  (pareti,  solette,  tetto)  attraverso  l’impiego  di  materiali 

isolanti che, applicati come aggiunta alla struttura esistente, consentano di renderla più performante, cioè 

di aumentarne  la capacità coibentante. Per quanto riguarda  invece  le chiusure  trasparenti  (serramenti) è 

possibile  intervenire sostituendole, scegliendo vetri e telai realizzati secondo elevati standard di efficienza 

energetica. 

Vediamo i 3 casi più comuni di interventi: 

1. Isolamento delle pareti (cappotto) 

2. Isolamento delle solette (es: copertura) 

3. Sostituzione dei serramenti 

IL CAPPOTTO 

Cappotto esterno 

Consiste  nell’applicazione  dall’esterno  di  pannelli  di materiale  isolante,  sulle  pareti.  La  soluzione  non  è 

applicabile qualora  l’edificio sia, per epoca costruttiva e valenza storico‐culturale, sottoposto a vincolo da 

parte  della  Soprintendenza.  In  tutti  gli  altri  casi,  il  cappotto  costituisce  un  valido  intervento  per  il 

miglioramento delle prestazioni energetiche dell’involucro.  

I  pannelli  che  vengono  posti  all’esterno  debbono  essere  protetti,  ad  esempio  realizzando  una  parete 

ventilata, che consente un buon controllo dell’umidità e riduce il surriscaldamento solare (grazie all’effetto 

della ventilazione). 

In alternativa ai pannelli, laddove non applicabili, esistono specifici intonaci con capacità isolante. 

 

 

 

 

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I più utilizzati sono il polistirene espanso sinterizzato (EPS) e la lana di roccia minerale. 

Il polistirene espanso sinterizzato è un materiale polimerico con elevate prestazioni di isolamento termico, 

buone prestazioni meccaniche ed elastiche, e un buon rapporto qualità prezzo. Di contro è caratterizzato 

da bassa  traspirabilità. Per ovviare a questo  limite è stato sviluppato  l’EPS microforato, per migliorare  la 

circolazione dell’aria. 

   

Il  polistirene  espanso  può  essere  impiegato  per  l’isolamento  di  pareti,  solette  di  copertura,  solette  di 

basamento, tetti piani e a falda. A seconda dell’impiego le lastre hanno caratteristiche specifiche. 

 

I  materiali  utilizzabili  sono  di  diversa 

tipologia: 

- Sughero 

- Lana di roccia 

- Silicato di calcio 

- Fibra di legno 

- Polistirene espanso (EPS) 

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La lana di roccia è un materiale ricavato, appunto, dalla roccia, della famiglia dei silicati amorfi. Ha funzione 

di  isolante sia  termico sia acustico ed è caratterizzato da una buona  traspirabilità. A differenza di alcune 

tipologie di  lana di  vetro, oggi bandite  come materiali  isolanti per  l’edilizia  a  causa delle  loro proprietà 

cancerogene,  la  lana  di  roccia  minerale  è  classificata  come  sicura  dal  IARC  (International  Agency  for 

Research on Cancer). 

       

 

Isolamento nell’intercapedine 

Nel  caso  in  cui  le  pareti  esistenti  siano  realizzate  con  un’intercapedine  a  camera  d’aria  (ma  prive  di 

isolamento  al  suo  interno),  esistono  soluzioni  che  sfruttano  apposite  schiume  isolanti,  che  vengono 

iniettati nell’intercapedine attraverso alcuni fori realizzati nella parete. 

        

 

Cappotto interno 

Nel caso di edifici ove non sia possibile applicare il cappotto esterno (per esigenze tecniche o per vincoli), è 

possibile ricorrere al cappotto  interno, che consiste nell’applicazione di pannelli  isolanti (sughero, fibra di 

legno,  silicato  di  calcio)  sulle  pareti  dall’interno.  Si  tratta  di  una  soluzione meno  efficiente  rispetto  alla 

corrispettiva esterna, e che comporta una riduzione dello spazio disponibile interno ai locali.  

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La muffa 

 La  formazione di muffa è  sintomo di  insalubrità dell’ambiente  interno a un’abitazione. Quando  la muffa è visibile significa  che ha già  colonizzato  l’ambiente.  Le  spore della muffa  inglobano  sostanze  chimiche  che possono essere dannose per la salute (allergie, irritazioni, tossicità, micosi). Le muffe sono favorite dalla bassa traspirabilità. Una muratura poco traspirante è quindi più soggetta al fenomeno della muffa. Questo va tenuto in considerazione quando si progettano interventi di riqualificazione energetica, onde evitare di peggiorare la qualità indoor (cioè la salubrità della casa) per migliorarne l’efficienza termica.  La bassa traspirabilità di una parete può essere dovuta a: 

- pitture lavabili 

- intonaci in gesso 

- isolamento non permeabile (EPS standard) 

- serramenti a tenuta totale 

- mancanza di ventilazione meccanica  

  Per diffondersi la muffa sfrutta l’umidità. L’isolamento della parete aiuta a risolvere il problema dell’umidità esterna MA,  se  si utilizzano materiali non  sufficientemente  igroscopici, può contribuire a generare umidità all’interno. Per questo è necessario scegliere accuratamente  il materiale con cui eseguire  la coibentazione, assicurandosi che abbia una  traspirabilità  sufficiente.  È  inoltre  consigliabile,  in  generale,  provvedere  sempre  ad  un’adeguata  ventilazione della casa, attraverso regolari ricambi d’aria.  

 

 

 

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L’ISOLAMENTO DELLA COPERTURA 

Nel caso di coibentazione della copertura si può intervenire: 

- isolando la soletta che separa l’ultimo piano dal sottotetto (laddove il sottotetto non sia abitabile) 

- isolando direttamente la copertura (piana o a falda) all’intradosso o all’estradosso 

 

Per quanto  riguarda  i  sottotetti  abitabili  lo  strato  isolante può  essere  inserito  al di  sotto della  struttura 

portante,  soluzione  ideale  per  l’isolamento  di  tetti  preesistenti,  oppure  sopra  di  essa,  di  più  facile 

esecuzione e ideale per gli edifici nuovi. Se si interviene dall'interno della copertura è probabile che si abbia 

condensazione. Per ovviare a questa eventualità vengono utilizzate membrane/guaine traspiranti o freni al 

vapore o barriere al vapore. 

 

Il freno vapore viene generalmente posto nella parte interna della struttura e rallenta il passaggio di vapore 

che  nel  periodo  invernale  viene  trasportato  dall’aria  calda  verso  l’esterno  e  che  potrebbe  provocare  il 

deterioramento dei materiali qualora essi  restassero  troppo a  lungo  intrisi.  La guaina  traspirante  invece, 

viene  posta  nella  parte  esterna  della  struttura  in  quanto,  oltre  a  resistere  all’acqua  piovana,  facilita 

l’evaporazione dell’umidità che riesce ad oltrepassare il freno vapore e raggiungere la struttura. La barriera 

al vapore, diversamente dalle guaine precedenti, ostacola del tutto il passaggio del vapore. 

Nel caso dell’isolamento  termico di sottotetti non abitabili, con copertura  isolata e ventilata,  lo strato di 

isolamento  può  essere  applicato  sull’estradosso  del  solaio  di  copertura  dell’ultimo  piano  dell’edificio, 

gettando un massetto sopra l’isolamento per rendere agevole l’utilizzo del piano sottotetto.  

NB ‐ Ovviamente è possibile applicare l’isolamento anche sulle solette dei pavimenti. 

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LA SOSTITUZIONE DEI SERRAMENTI 

La  sostituzione dei  vecchi  infissi,  tipicamente  in  legno  a  vetro  singolo o doppio  semplice,  consente  una 

notevole riduzione della trasmittanza termica.  

I nuovi infissi sono solitamente caratterizzati da: 

- vetri doppi o tripli contenenti gas (kripton o argon), meglio ancora se con pellicola basso emissiva; 

- telaio in PVC o alluminio‐legno con taglio termico; 

- valori di  trasmittanza  inferiori a 1,6 W/m2K  (contro  trasmittanze superiori a 3 W/m2K degli  infissi 

pre esistenti).  

Sono molto  efficaci  anche  da  un  punto  di  vista  dell’isolamento  acustico, migliorando  quindi  il  comfort 

domestico,  oltre  che  per  quanto  riguarda  la  dispersione  del  calore,  anche  da  un  punto  di  vista  della 

riduzione del rumore esterno. 

             

Nel  caso  di  sostituzione  dei  serramenti  può  essere  utile  provvedere  anche  alla  sostituzione  o  alla 

coibentazione dei vecchi cassonetti non isolati. Per  la coibentazione degli esistenti è necessario verificare 

che vi sia spazio sufficiente all’inserimento del pannello isolante all’interno del rullo avvolgibile.  

 

 

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INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE SULL’IMPIANTO 

 

La caldaia risulta inoltre più inquinante se, a parità di modello ed età, è alimentata a gasolio o gpl, anziché a 

gas  naturale  (metano).  Un  primo  passo  è  quindi  quello,  laddove  l’estensione  della  rete  del metano  lo 

consenta, di convertire l’impianto dal precedente combustibile al metano. 

SOSTITUZIONE DELLA CALDAIA  

La sostituzione del generatore deve tenere conto della temperatura di alimentazione dei corpi scaldanti e 

della differenza di temperatura di progetto. 

La soluzione migliore è quella di scegliere un generatore a condensazione. La caldaia a condensazione è 

caratterizzata da rendimenti superiori a 1, poiché è in grado di sfruttare il calore latente contenuto nel gas 

di scarico che, nelle caldaie standard (anche quelle ad alta efficienza) vengono semplicemente espulsi con 

temperature  elevate.  Nel  generatore  a  condensazione,  invece,  il  fumo  di  scarico  viene  fatto  passare 

attraverso uno scambiatore‐condensatore di calore, che consente di far raffreddare e condensare il vapore 

contenuto nel fumo di scarto, recuperando calore che viene ceduto all’impianto. 

Esempio di caldaia standard in cui il calore dei fumi di scarico viene completamente perso (sinistra) e di caldaia a condensazione, in cui il calore viene recuperato (destra): 

 

Il  generatore di  calore di un  edificio  esistente non  isolato  è  solitamente 

vetusto  e  caratterizzato,  anche  se  correttamente  manutenuto,  da  un 

rendimento  di  combustione  non  più  ottimale.  Il  peggioramento  del 

rendimento  inizia  a  essere  particolarmente  evidente  quando  l’impianto 

supera i 12‐15 anni di età.  

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Un’altra soluzione è quella di scegliere di installare una pompa di calore. Le pompe di calore sono macchine 

efficienti  in grado di  integrare o sostituire efficacemente  i tradizionali  impianti sia di riscaldamento che di 

raffrescamento.  Il principio  sul quale  si basano  fa  sì  che nella maggior parte dei  casi  la  stessa macchina 

possa essere utilizzata sia per riscaldare che per raffrescare gli ambienti interni. 

Questa  opzione  però  prevede  che  l’alimentazione  avvenga  a  una  temperatura  di  40‐45  °C,  inferiore 

generalmente a quella originale.  

 

 

LA CONTABILIZZAZIONE E LA TERMOREGOLAZIONE DEL CALORE 

Se  si  esegue  un  confronto  tra  un  impianto  di  riscaldamento  autonomo  e  uno  centralizzato  è  possibile osservare vantaggi e svantaggi della scelta del primo sul secondo.  

Tra i VANTAGGI figurano sicuramente: 

• la  possibilità  di  una  regolazione  autonoma  della  temperatura  domestica  nelle  fasce  orarie  di effettivo utilizzo dell’abitazione; 

• il pagamento della bolletta in base ai consumi effettivi e non in base ai millesimi termici.  

Tra gli SVANTAGGI invece si annoverano soprattutto: 

• la necessità di provvedere interamente alle spese di manutenzione dell’impianto; • un  rendimento minore  di  quello  che  si  può  in  generale  ottenere  con  una  caldaia  centralizzata 

correttamente manutenuta; • possibili problemi di sicurezza legati al senso di responsabilità individuale dei diversi condòmini che 

debbono provvedere  individualmente a  far effettuare  i dovuti controlli da parte dei manutentori autorizzati. 

 

Esiste  la possibilità di mantenere  i vantaggi di un  impianto autonomo  sfruttando però una  tecnologia centralizzata, grazie all’inserimento di meccanismi di contabilizzazione e regolazione individuale. 

La contabilizzazione consente  infatti di regolare temperatura e tempi di funzionamento del riscaldamento della propria abitazione, pur non avendo un impianto autonomo.  

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La contabilizzazione autonoma del calore, oltre che un obbligo di  legge, è una soluzione  impiantistica che 

consente  di  ottenere  significativi  risparmi  in  bolletta,  poiché  permette  agli  inquilini  di  condomini  con 

caldaia centralizzata di regolare l’impianto come se fosse autonomo, impostando la temperatura e le ore di 

accensione e spegnimento dei propri radiatori, sulla base delle effettive esigenze di utilizzo della casa. 

Un SISTEMA DI TERMOREGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE si compone di: 

- Valvole termostatiche. La valvola termostatica è un dispositivo che regola l’afflusso di acqua calda 

nel calorifero. Fissando una temperatura di comfort, che può quindi variare tra i diversi locali della 

casa, la valvola ferma il calorifero al raggiungimento di tale valore. 

- Ripartitori elettronici di calore. Il ripartitore fornisce i dati relativi alla quantità di calore erogato dal 

calorifero, e li comunica alla unità di registrazione posizionata sul pianerottolo. 

 

- Unità  di  registrazione  dati  di  piano  (o  pianerottolo)  e  Unità  Centrale.  L’  unità  di  registrazione 

posizionata sul pianerottolo memorizza i dati ricevuti dai sistemi installati nei singoli appartamenti, 

e li comunica alla unità centrale. 

 

In questo modo viene eseguito per ogni appartamento il conteggio dei consumi EFFETTIVI, e su di essi viene calcolato l’importo della bolletta.        

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LE FONTI RINNOVABILI 

Le tipologie di impianti per la produzione di energia rinnovabile che più si addicono a una riqualificazione di un edificio esistente sono  il solare termico e  il  fotovoltaico, che sfruttano entrambi  l’energia proveniente dal sole, e la trasformano in energia termica per l’acqua calda e il riscaldamento e in energia elettrica. Entrambe le tipologie di impianto richiedono la disponibilità di una superficie (sul tetto) per l’installazione dei pannelli, con una corretta esposizione che garantisca un buon soleggiamento (sud, ovest, est) e assenza di ostacoli significativi che possano provocare ombreggiamento eccessivo.   Il Solare termico trasforma  l'energia solare  in energia termica, utilizzando  l'energia del Sole per produrre acqua calda. È costituito da 2 elementi essenziali: 

Il pannello solare per la captazione dei raggi 

Il serbatoio di accumulo per l’acqua riscaldata  

 Un pannello solare termico è costituito da: 

A. una lastra di vetro trasparente che lascia passare i raggi solari; B. una lastra nera di metallo che assorbe l'energia del sole; C. tubi  dove  circola  il  liquido  che  viene  riscaldato  dal  sole  e  che  poi  va  a  riscaldare  l'acqua  del 

serbatoio.  

Il  Fotovoltaico  trasforma  l'energia  solare  in  energia  elettrica.  Utilizza  l'energia  del  Sole  per  produrre corrente elettrica attraverso i pannelli. È costituito da 2 elementi essenziali: 

Il pannello fotovoltaico per la captazione dei raggi, costituito da celle in silicio 

L’ inverter che converte la corrente prodotta dall'impianto in corrente elettrica utilizzabile in casa  

 

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NB.  I  pannelli  classici  non  possono  solitamente  essere  installati  laddove  sussistano  vincoli  imposti  dalle Soprintendenze, ad esempio  in edifici di pregio  situati nei  centri  storici. Per questo  sono  stati  sviluppati pannelli integrabili come: 

- le tegole fotovoltaiche (ogni tegola costituisce un mini pannello) 

- i serbatoi di accumulo a scomparsa per  il solare termico (il serbatoio è solitamente  installato nel sottotetto) 

           

      


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