Per chi opera dentro l’economia reale è sempre più difficile non provare un senso di vertigine e frustrazione. Di fronte alleincertezze dei mercati, le speranze della ripresa si scontrano con le criticità dei Paesi europei e dell’Italia in particolare.
Tutti scontano – con effetti più o meno devastanti – anni di decisioni maldestre e l’incapacità di superare la logica perversa degliinteressi nazionali e della finanza speculativa. A pagare il prezzo più alto di questa recessione (ormai sinonimo di GrandeDepressione) sono le imprese colpite nella loro vitalità dalla stretta del credito e dal ritardo dei pagamenti. Il combinato disposto di questi due fattori non è soltanto paralizzante, ma è una minaccia alla sopravvivenza stessa delle aziende.Così, mentre all’orizzonte non si vedono segni di ripresa ancora troppo lontani, il mondo che produce non produce, il lavoro di-venta una chimera e le banche si stringono nella difesa delle loro roccaforti. A questo si aggiunge (come dimostra il nostro “Reportsui Mancati Pagamenti”) il rischio che aumenti il divario tra le fasce sociali e tra le regioni ricche e povere, soprattutto al Sud doveil fenomeno si manifesta più diffusamente.Chi vuole trovare una via d’uscita non ha che l’alternativa dell’Export, l’unico segmento della nostra economia che nel 2011 è cre-sciuto dell’11,4%. A questo risultato positivo hanno contribuito le aziende che hanno saputo agganciare la crescita dei PaesiEmergenti. E molti dei soggetti che sono riusciti ad operare in un contesto difficile, hanno capito che le strade del mondo sono piùsicure quando si cammina con un partner globale che crede nello sviluppo sano del business.Euler Hermes ha questo impegno: mettere a disposizione di chi rifiuta il declino, la “forza” di un’esperienza che poggia sulla cono-scenza dei mercati e delle opportunità. Non a caso traduciamo questo obiettivo nella mission di Gruppo indirizzata alle imprese:“La nostra conoscenza al servizio del vostro successo”.
MICHELE PIGNOTTI Head of Mediterranean Countries, Africa & Middle East Euler Hermes
la RIVISTA Euler Hermes Italia
Editoriale/Editorial
Le vie “sicure”dell’ExportA safe way to export Michele Pignotti
For anyone working in the real economy, it is becoming more and more difficult not to feel a sense of confusion and frustration.
In the face of market uncertainties, hopes for a recovery are colliding with the crisis affecting the European countries and Italy.
Everyone is paying – with more or less devastating consequences – for years of bad decisions and the inability to rise above the perverse
logic of national interests and financial speculation. The highest price for this recession (now on a par with the Great Depression)
is being paid by businesses whose viability is being hit by the credit squeeze and late payments.
The combined effect of these two factors is not simply paralysing but is a threat to those companies' very survival.
So while the signs of recovery are still too far away to appear on the horizon, the world of production is not producing, jobs are
becoming a mirage and the banks are drawing themselves in to defend their strongholds. Added to this (as our Report on Payment
Defaults shows) is the risk of increasing the divide between sectors of society and between rich and poor regions of the country,
especially in the South where this phenomenon is more widespread.
The only option for those seeking a way out is exports, the only sector of the economy to have grown in 2011 by 11.4%. The companies
contributing to this positive result are those who have managed to hitch onto the growth of the emerging countries. Many of those who
have succeeded in operating in this difficult situation have understood that it is safer to navigate the streets of the world
in the company of a global partner who believes in the healthy development of the business.
This is the mission of Euler Hermes, who are offering the “strength” of their experience to those who reject decline: an experience
founded on knowledge of the markets and of opportunities. That is why we have translated this objective into the mission
that our Group directs to businesses: “Our knowledge serving your success”.
la RIVISTA Euler Hermes Italia
2
maggio 201254
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaUna società Euler Hermes, gruppo Allianz
Trimestrale di cultura di Euler Hermes Italia • Registrato il 13.5.1993 con il n. 195 presso il Tribunale di Roma • Spedizione in abbonamento postale 45% • Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96Filiale di Roma • Chiuso in tipografia il 30.5.2012DIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Di Raimondo • DIRETTORE TECNICO: Paolo Carrozza • COORDINAMENTO per Euler Hermes Italia Francesca FrattiniEDITORE: PRC srl - via Germanico, 197 - 00192 Roma - tel 06 32 43 010 - fax 06 32 42 857 - Internet: www.prcsrl.com - E-mail: [email protected] • RICERCA ICONOGRAFICA: PRC srlTRADUZIONI a cura di Scriptum - Roma • STAMPA Varigrafica Alto Lazio - Roma
Un paradisoper nulla artificialeNel precario assettomediorientale, gli EmiratiArabi Uniti rappresentanoun presidio di ricchezzae stabilità. Il merito è dellacomposizione politicadello Stato e delle ingentiriserve di petrolio.di Daniele Autieri
L’Italia sotto il soleSi è chiuso un anno recordper il fotovoltaicoMade in Italy: 3 miliardidi euro di investimenti,primato di pannelliinstallati, Germaniasuperata. E il 2012,nonostante la crisi,promette ancora bene.di Edoardo Massimi
FotoCopertina: Daniela Sacerdote da Studio Franceschin • Interno: Shutterstock, Studio Franceschin
I mancati pagamentidelle imprese italianeConoscere il mercato:uno strumento per crescere,la scelta dei settori, dei paesie dei clienti è ormai criticaper la solidità aziendale.Analisi sulle regionie sui settoridel Made in Italydi Euler Hermes Italia
Rifacciamo il truccoal Made in ItalyDal 1982Daniela Sacerdote guidala scalata di Collistaralla leadership del settoredei cosmetici.Incontro conl’Amministratore DelegatoDaniela Sacerdote.di Marco Lanzi
PERSONAGGIO ECONOMIA-MONDO
ECONOMIA-ITALIA REPORT
4 10
16 21
Sommario
la RIVISTA Euler Hermes Italia Sommario
3
EditorialeLe vie “sicure” dell’Exportdi Michele Pignotti1
Il personaggioRifacciamo il trucco al Made in ItalyIncontro con Daniela Sacerdote, Amministratore Delegato di Collistardi Marco Lanzi4
Dove va l’Economia – MondoUn paradiso per nulla artificialedi Daniele Autieri10
Dove va l’Economia – ItaliaL’Italia sotto il soledi Edoardo Massimi16
ReportI mancati pagamenti delle imprese italianeAnalisi condotta sulle regioni e sui settori del Made in Italy a cura di Euler Hermes Italia21
Dentro le Aziende Una passione di famigliaIncontro con Giuseppe Santoni26
Di Agenzia in AgenziaGiovane e dinamicaIncontro con Roberto Gramiccia, Agente Generale Agenzia Roma29
AvvenimentiBrand e identità aziendale:Euler Hermes pensa globale31
4
Crede nella centralità dell’in-novazione ma ha sposato una
strategia trenta anni fa e non in-tende cambiarla; ha inauguratouna politica di prezzi contenuti inun ambiente dove le grandi marchehanno sempre applicato tariffe ele-vatissime, ma dice di guardare pri-ma di tutto alla qualità e alla chia-
Il personaggio
Incontro con Daniela Sacerdote,Amministratore Delegato di Collistar
Dal 1982 Daniela Sacerdoteguida la scalata di Collistaralla leadership del settoredei cosmetici.
di Marco Lanzi
Rifacciamo il truccoal Made in Italy
rezza nel rapporto con il cliente. Èquesta Daniela Sacerdote, dal 1982numero uno di Collistar, il colossoitaliano della cosmetica, cresciutonel 2011 in Italia del 5% e del 50%sui mercati internazionali con unfatturato che supera gli 80 milionidi euro. “Quando ho iniziato la mia avven-tura – ricorda – la gamma Collistarfaceva capo alla Zambeletti e com-prendeva solo una piccola linea ditrucco e alcuni prodotti per il con-torno occhi. La prima cosa è statadecidere di proporre prodotti chefossero di altissima qualità, scien-tificamente avanzati e molto inno-vativi sia nella formula che nelpackaging, ma venduti a un prezzocompetitivo nel mercato della pro-fumeria. E molto innovativa è stataanche la comunicazione: così sononate le nostre pagine pubblireda-zionali con descrizione e prezzodei prodotti”.E quando oggi, trenta anni dopo,le si chiede il segreto del suo suc-cesso, la manager risponde con
semplicità: “nasce da una formulache ho deciso fin dal 1982 e nean-che adesso farò cambiamenti so-stanziali. Del resto, credo che ri-specchi alla perfezione quello cheancora oggi il consumatore vuole:prodotti di grande qualità, a fortecontenuto innovativo, e con unprezzo medio per la profumeriaselettiva”. In realtà, dietro la chiarezzadelle parole, si nasconde il ta-lento di una donna manager cheha saputo intrecciare il successopersonale con quello dell’a-zienda che guida da tre decadi.Dopo aver preso il diploma da in-terprete e aver trascorso un annoin Israele, Daniela Sacerdote(nata a Milano e prima di tre fi-gli) ha iniziato la sua carriera
5
professionale. Il primo lavoro –ha raccontato in diverse occa-sioni – era di segretaria in un’a-genzia di pubblicità, per aiutarela famiglia nel sostenere gli altrifratelli agli studi. Da qui è stataassunta alla Venus dell’impren-ditore Bertelli e in nove anni emezzo ha scalato le gerarchieaziendali passando da assistentedel direttore marketing a seniorproduct manager. Nel frattempoc’è stato spazio anche per la vitaprivata, il matrimonio e la na-scita dei due figli fino alla sceltadi andare a Milano ed entrare nelmondo della moda accettandol’incarico di responsabile imma-gine del Gruppo Fiorucci. Dopoquest’esperienza si apre per leila porta all’azienda di cosmetici
la RIVISTA Euler Hermes Italia
Nel 2011 il colosso ha chiusocon un fatturato italiano in crescita del 5%
mentre le vendite all’esterosono aumentate del 50%
Deborah dove, da direttoremarketing, moltiplica per cinqueil fatturato. Ma la sua strada pro-fessionale è solo all’inizio perchéil vero lancio arriva nel 1982quando Alberto Zambeletti lechiede di studiare il rilanciodella Collistar, la divisione co-smetica dell’azienda di famiglia.“Quando mi chiamò – ricorda – lamia diagnosi fu nefasta: mi sem-brava un marchio morto, consi-gliai al titolare di chiudere e dinon assumermi”.In realtà, sotto le spinte diZambeletti, accettò di fare unaprova di tre settimane e alla fineintraprese un lungo camminoche, in trent’anni, ha portato laCollistar alla leadership del mer-cato italiano. Una crescita matu-rata mantenendo una fede co-stante nella strategia iniziale cheha ispirato le sue prime mosse,ma anche seguendo di volta involta le esigenze del mercato e lostato della domanda, interna einternazionale. “Per colpa dellacrisi economica – spiega – la gen-te ha meno soldi da spendere.Oltre a questo, il nostro target si èallargato e coinvolge fasce sem-pre più ampie della clientela. Diconseguenza cercheremo dispingere maggiormente sullepromozioni con prodotti abbina-ti di cui uno in regalo, oppurevenduti, a seconda del caso, inmaxitaglie o in taglie piccole daviaggio”.Del resto, la capacità innovativa el’attitudine a seguire gli andamen-ti del mercato sono scritti nel dnadi Collistar che, negli ultimi anni,
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaIl personaggio
Nonostante icambiamenti nellaproprietà la managerè rimasta saldamentealla guida del Gruppo
ha lanciato per prima prodotti co-me “Magnifica”, la prima crema almondo studiata per le pelli over70, oppure l’acqua superabbron-zante, il siero anti-cellulite ricava-to dalle cellule staminali vegetali,gli integratori alimentari vendutiin profumeria.
la RIVISTA Euler Hermes Italia Il personaggio
7
Il risultato, oggi, è che Collistardagli ultimi cinque anni è il nu-mero uno sul mercato italiano dicui detiene una quota commer-ciale pari al 15%. Non solo, per-ché la strategia di crescita oggiguarda all’estero. “Siamo presen-ti in 40 paesi – racconta DanielaSacerdote – e l’export vale ormaiil 30% del nostro fatturato.Abbiamo iniziato con piccoli pas-si e dal 2007 ci siamo mossi inmodo più deciso potenziando ladivisione International. Oggi sia-mo presenti da Hong Kong allaMalesia, dalla Polonia allaColombia”. L’obiettivo, adesso, èinvestire molto sull’export, par-tendo da mercati come la Russiae la Spagna, dove la penetrazionedei prodotti Collistar è stata piùefficace, fino a compiere dellescelte più ambiziose come quelladel 2011, quando è stata aperta laprima filiale commerciale inOlanda.Da qui il salto in Asia e in parti-colare in Cina non è così diffici-le. “Stiamo lavorando a questo
progetto da un paio d’anni – rac-conta – e speriamo che questaestate saremo presenti, comeprevisto, sugli espositori di 140punti vendita”.Strategia, qualità dei prodotti, maanche un’immagine tutta im-prontata al fascino del made inItaly: anche questo c’è dietro ilsuccesso di Collistar che in alcu-ne aeree come il segmento anti-cellulite, è riuscita a occupareuna quota di mercato pari al55,2%.Alla base di questo, oltre all’imma-gine e all’elevata riconoscibilitàdel marchio, anche una vincentestrategia commerciale che ha se-guito la volubilità del mercato, to-gliendo dalla piazza i cosiddettiprodotti “slow moving”. “Abbiamoun listino molto snello – spiegal’Ad di Collistar – proponiamo me-no novità ma più promozioni conmaxi-taglie e abbinamenti di pro-dotti che coinvolgono il consuma-tore e garantiscono il sell out”.In ogni caso un valore fondamen-tale dell’azienda rimane quello
Le esportazioni italianenel settore della cosmetica(dati in migliaia di euro al dicembre 2011)
NAZIONE VALORE
Francia 296.355Germania 207.504Stati Uniti 193.800Regno Unito 181.422Spagna 172.141Federazione Russa 127.352Paesi Bassi 76.231Polonia 75.231Grecia 72.129Emirati Arabi Uniti 60.649Svizzera 58.739Hong Kong 51.075Giappone 44.958
Fonte: Ice su dati Istat
della “continuità” che è stato di-feso negli ultimi anni nonostantei cambiamenti che hanno interes-sato la proprietà. Collistar vieneinfatti acquistata nel ’93 dall’olandese Bolton Group.Nonostante questo, proprioDaniela Sacerdote ha rappresen-tato non solo il trait d’union con ilpassato, ma anche il simbolo diun made in Italy che rimane l’ar-ma vincente dei prodotti Collistarnel mondo. Chi la conosce rac-conta che la manager ancora oggimantiene le abitudini di un tem-po: vive dove ha sempre vissuto,non porta gioielli, pranza beven-do un te con biscotti e lascia l’uf-ficio alle sette di sera. Poi, quandoarrivano prodotti nuovi dai corri-spondenti attivi in ogni parte delmondo, li mette in borsa, li porta
a casa, legge la documentazioneinformativa e li prova uno peruno.“Nel lavoro – racconta – ho sem-pre dato l’anima; lavorare mi èsempre piaciuto tantissimo e ave-re successo ancora di più: riuscirea vendere i tuoi prodotti è unasensazione bellissima, non servo-no altri riconoscimenti per esseresoddisfatti”.Buona parte della sfida si gioca og-gi anche sui prodotti destinati agliuomini, un settore dove la Collistarha investito fin dal principio. Inquesto ambito, l’azienda è partitadal 2002 arrivando nel 2011 a unaquota nel mercato italiano che su-pera il 30%. Volumi interessantianche se, proprio la Sacerdote, get-ta acqua sul fuoco dei facili entu-siasmi. “Il business maschile –
spiega – vale tra il 5 e il 6% del no-stro fatturato, e in generale non ve-do questa esplosione del mercatoche alcuni si attendevano”.Forte di una buona dose di prag-matismo, e analizzando la “casehistory” di Collistar, molti espertisono arrivati a chiedersi quale sial’ingrediente di un successo cheha permesso a un’azienda di co-smetici di crescere a ritmi del 15%annuo, in un Paese come l’Italiadove negli ultimi tempi l’econo-mia ha stentato più che altrove.La risposta è nei numeri, nell’abi-lità manageriale, nell’impatto as-sicurato da un’immagine di qua-lità, ma anche nel valore intrinse-co dei cosmetici, un prodotto chefa leva sulla vanità degli indivi-dui, e, nello specifico di Collistar,interessa il benessere del volto,come scrisse David Perrett nelsaggio “In your face”, l’unica par-te del corpo che rimane semprenuda.
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaIl personaggio
8
Dopo una politica aggressiva sui mercatiinternazionali, adesso si guarda alla Cina
la RIVISTA Euler Hermes Italia
9
Abstract
She believes in the importance of innovation
but defined her strategy thirty years ago
and has no intention of changing it; she has
inaugurated a low-cost policy in a field where
big brands have always applied very high
tariffs, yet says she is primarily concerned with
quality and with transparency in customer
relations. This is Daniela Sacerdote,
since 1982 the number one at
Collistar, the Italian cosmetics
giant which in 2011 grew by
5% in Italy and by 50% on the
international market.
“When I first embarked on
my enterprise – she
recalls – the Collistar
range of products was
under Zambeletti and
included only a small
series of make-up items
and eyeliners. The first
thing I did was choose to
offer very high quality
products: scientifically advanced
products that would be extremely
innovative both in their formula and
in their packaging, but which might be
sold at a competitive price on the cosmetics
market.”
Now, thirty years later, when asked about the
secret of her success, the manager simply
answers that: “it stems from a formula I chose
as early as 1982 and which even now I do not
intend to change in any substantial way.”
Behind these straightforward words lies the
talent of a woman manager who has known
how to combine her personal success with
that of the company she has been leading for
three decades. In 1982 she was asked by
Alberto Zambeletti to work on the
relaunching of Collistar, the cosmetics
division of his family company. “When he
summoned me – she recalls – my diagnosis
was rather grim: it seemed like a dead brand
to me; I suggested that the owner quit and not
hire me at all.”
On Zambeletti’s insistence, she accepted a
three-week trial. Ultimately, she embarked
on a long journey which in thirty years has
made Collistar a leader in the Italian
market. Daniela Sacerdote has achieved this
growth by remaining loyal to the strategy
which first inspired her, while at the same
time responding to the market’s
requirements and to domestic and
international demands. “Because of the
economic crisis – she explains – people have
less money to spend. Aside from this, we
have broadened our target to include an
increasingly wide band of consumers. So
we’ll focus on special offers, combining
different products, where you get one free, or
where these are sold in large-size formats,
say, or small travel formats.”
The result of all this is that over the past five
years Collistar has become the leading
cosmetics company in Italy, with 15% of
market shares. And there is more to it, since
for its growth strategy the company is now
turning its attention abroad. “We are present
in forty countries – Daniela Sacerdote
explains – and exports now account for 30%
of our revenue. We started with some small
steps and then took a more resolute
approach in 2007 by strengthening our
International division. We are now present in
countries ranging from Hong Kong to
Malaysia, from Poland to Columbia.”
“Continuity” remains a crucial value for the
company, and has been maintained in
recent years despite changes of ownership.
In 1993 Collistar was purchased by the
Dutch Bolton Group. In this process,
Daniela Sacerdote not only served as a
bridge with the past, but also embodied the
idea of ‘Made in Italy’ that remains the
winning feature of Collistar around
the world. “In my work – she tells
us – I have always given my
all. I have always loved
working and, even more,
being successful: having
your products sell is a
wonderful feeling – I
need no other
acknowledgements to
feel satisfied.”
Relying on a good dose
of pragmatism, when
examining the ‘case
history’ of Collistar many
experts have asked
themselves what the
ingredient might be that has
brought a cosmetics company an
annual growth of 15% in a country
such as Italy, which lately has been
struggling economically more than many
other places. The answer lies in figures, in
managerial skills, in the impact ensured by
a quality image, as well as in the intrinsic
value of cosmetics: products that play on
people’s vanity and, in the specific case of
Collistar, have to do with the well being of
one’s facial appearance – the only part of
the body which is always naked, as David
Perrett writes in his book In Your Face.
Making overMade in ItalyMeeting with Daniela Sacerdote,AD of Collistar
by Marco Lanzi
Il personaggio
Qualcuno li definisce un’oasi ar-tificiale come le isole a forma di
palma costruite dal nulla in mezzoal mare di fronte al waterfront diDubai, un presidio misterioso di ric-chezza e stabilità politica nel cuoredel tumultuoso scacchiere geogra-fico mediorientale. Eppure nono-stante l’artificio dell’apparenza, gliEmirati Arabi Uniti hanno costruitonegli anni una solidità politica edeconomica invidiabile che li ha por-tati ad essere uno dei Paesi più ric-chi al mondo in termini di Pil procapite, e a conquistare fette impor-tanti e strategiche dei colossi dellafinanza internazionale. Questo è ac-caduto in Italia, Paese con cui van-tano relazioni profonde, dove ilFondo sovrano Aabar di Abu Dhabi,con una quota superiore al 5%, è di-venuto il primo azionista privato diUniCredit. Del resto, gli EmiratiArabi Uniti sono da sempre un hubfinanziario di livello mondiale doveoperano 46 banche e che può vanta-re 18 banche nazionali tra le prime100 del mondo arabo e 14 tra le pri-me 1.000 su scala globale. Oltre allapresenza nell’azionariato diUniCredit, altri primari istituti dicredito italiani sono attivi su quelterritorio. È il caso del GruppoIntesa SanPaolo, presente dal 2004con un ufficio di rappresentanza,
ma anche di BNP Paribas, la bancafrancese che ha acquisito l’italianaBNL e a Dubai ha inaugurato unDesk Italia.Il terreno di azione dei grandiplayer internazionali del credito edella finanza è il Dubai Interna-tional Financial Center, ancheconosciuto come DIFC, la zonafranca realizzata nel 2004 con l’o-biettivo di far trasformare Dubaiin un centro finanziario regionale
sul modello di Londra, Hong Konge Singapore.Ma la forza economica e finanzia-ria nasce da un’oculata gestionepolitica e da un sapiente equilibriotra le tante anime che compongonolo Stato. La federazione è infatti co-stituita da sette emirati (AbuDhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Rasal-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn). Geograficamente confi-na con l’Oman, l’Arabia Saudita ed
10
Nel precario assettomediorientale gli Emirati
Arabi Uniti rappresentanoun presidio di ricchezza
e stabilità. Il merito è dellacomposizione politica
dello Stato e delle ingentiriserve di petrolio.
di Daniele Autieri
Le isole a forma di palma costruite di fronte a Dubai.
La forza dell’equilibrio è tuttanella composizione politica delloStato. Gli Emirati Arabi Uniti sonouna monarchia assoluta federaledove il capo assoluto è il presi-dente della Federazione nomina-to per cinque anni dal ConsiglioSupremo, composto dagli emiriche sono al vertice dei sette Stati.Generalmente, per occupare lacarica di presidente, viene sceltolo sceicco di Abu Dhabi, mentre
l’emiro di Dubai occupa quella diprimo ministro e vice presidente.Abu Dhabi è infatti lo stato piùpopoloso della Federazione dovevive il 38% degli abitanti totali,mentre Dubai arriva al 30%.Anche nel recente periodo di disor-dini e tumulti registrati nella regio-ne, gli Emirati Arabi Uniti sono riu-sciti a non venirne investiti realiz-zando forme di monitoraggio delterritorio, ma anche intervenen-
11
è bagnata dal Golfo Persico; la reli-gione dominante è l’islam e la mag-gioranza della popolazione (83%) ècomposta da espatriati. Il tasso mi-gratorio netto del Paese è pari al21,71%, il più alto del mondo. Il 23%degli espatriati è di origine irania-na, mentre circa il 50% vienedall’India. Oltre a queste etnie sonopresenti molti cittadini europei,specialmente nelle città più mo-derne come Dubai.
UN PARADISOper nulla artificiale
do a sostegno delle regioni e deisettori meno sviluppati.Contestualmente è andato avanti ilpercorso di ampliamento della ba-se elettiva del Federal NationalCouncil, il parlamento che ha solofunzioni consultive. Resta comun-que da dire che secondo il rapporto2010 dell’Economist IntelligenceUnit, gli Emirati sono retrocessi diuna posizione nella graduatoriache indica il democracy index e sisono attestati al 148° posto al mon-do su 167 Stati.Nonostante questo, il percorso dicrescita economica non si è ferma-to, grazie soprattutto alle ingenti ri-serve di petrolio della regione. LaFederazione è il quinto produttoremondiale di petrolio e gas naturale,e il terzo in termini di riserve di pe-
trolio (9,4% del totale). In realtà,grazie alla politica di diversificazio-ne dell’economia, la partecipazio-ne del settore “oil” incide solo per il23% al Pil e resta inferiore alla quo-ta dei servizi che ormai supera il50%. Proprio questo ha favorito gliinvestimenti esteri e ha acceso l’in-teresse delle economie più svilup-pate nei confronti di realtà comeDubai e Abu Dhabi. Secondo gli ul-timi dati i principali Paesi fornitoridegli Emirati Arabi Uniti sonol’India, la Cina, gli Usa, la Corea delSud, mentre l’Italia occupa l’ottavoposto (il terzo in Europa) con unaquota del 4% sul totale delle impor-tazioni. Si tratta di un risultato si-gnificativo confermato dal fattoche gli Emirati Arabi Uniti sono peril nostro Paese il principale merca-to di sbocco alle esportazioni inMedio Oriente e Nord Africa. Nella graduatoria delle esportazio-ni italiane, il primo posto è ricoper-to da gioielli e articoli di oreficeria,seguiti da macchine e apparecchiper l’impiego dell’energia mecca-nica, macchine per impieghi spe-ciali, prodotti petroliferi raffinati,
12
Dove va l’Economia - MONDO la RIVISTA Euler Hermes Italia
Gli Emirati Arabi Uniti in cifre
Generalità:
Politica:
Superficie:
Popolazione:
Religione:
Economia:
Geografia:
Bandiera:
Lingua ufficiale: arabo Capitale: Abu Dhabi Forma di Governo: Monarchia costituzionale elettiva federata di monarchie assolute (Emirati) Capo di Stato: Khalif bin Zayed Al Nahayan Capo di Governo: Muhammad b. Rashid Al Maktum Indipendenza: dal Regno Unito, il 2 dicembre 1971 Ingresso nell'ONU: 9 dicembre 1971 Totale: 82.880 km² % delle acque: 0 % Totale (2008): 8.264.070 ab. (2010) Densità: 56 ab./km² Islam Valuta: Dirham degli Emirati Arabi Uniti PIL pro-capite: 49.000 dollari, 6° nel ranking mondiale Continente: Asia sud-occidentale composto da sette Emirati: Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn
UN MANAGER ITALIANONEL GOLFOIl gruppo Euler Hermes ha scelto un altromanager italiano per gestire lo sviluppodel business in un'area considerata adalto interesse strategico. Massimo Fal-cioni è stato nominato Ceo di Euler Her-mes GCC Gulf Cooperation Countriescon effetto dal 1° marzo 2012. Falcionidiventa responsabile delle attività delgruppo Euler Hermes negli Emirati ArabiUniti, Arabia Saudita, Bahrein, Qatar,Oman e Kuwait. La Regione Euler Her-mes Mediterranean Countries & Africaallarga pertanto le sue competenze nelMedio Oriente assumendo la nuovadenominazione Mediterranean Coun-
tries, Africa & Middle East Region, guida-ta da Michele Pignotti. In Italia, MassimoFalcioni dal 2008 ad oggi ha ricoperto inItalia la carica di Direttore Centrale diEuler Hermes SIAC e membro del Boarddi Euler Hermes SIAC Services. Laureatoin Economia, ha iniziato la sua carriera inExxon Mobil - Area Planning & Strate-gies. In seguito ha svolto la sua attivitàper dieci anni in Philip Morris Internatio-nal a Losanna, con responsabilità cre-scenti nell'area Marketing & Sales, rag-giungendo la posizione di Head of Plan-ning and Sales Development.Successivamente ha ricoperto il ruolo diDirettore Commerciale e Marketing diGruppo in due aziende della VolkswagenFinancial Services, Europcar Fleet Servicese Leaseplan Italia.
La Moschea di Shelkh Zayed ad Abu Dhabi.
300milioni di dol-lari. Prysmian ha invecechiuso due contratti per un totale di60 milioni di dollari per la fornituradi cavi di potenza, strumentazionee fibra ottica per un impianto diestrazione e lavorazione dello zolfoa Shab Arab Field, mentre nel mag-gio scorso Techint e Gasco (societàpubblica del gas di Abu Dhabi)hanno siglato un accordo da 613milioni di dollari per la realizzazio-ne di un sistema di lavorazione,stoccaggio e trasporto di zolfo.Anche sul fronte delle infrastruttu-re le aziende italiane si sono con-quistate un ruolo primario. Il con-sorzio Saipem-Maire Tecnimont siè aggiudicato una gara per la rea-lizzazione della prima tratta ferro-viaria nazionale di 266 km, sempread Abu Dhabi. In questo caso il va-lore complessivo della commessasupera il miliardo di dollari, men-tre la linea dovrebbe essere com-pletata entro il 2014.
Generali, Pirelli, Salini emolti altri. Una presenzacapillare che si dipana attraversomolti settori produttivi e la parteci-pazione a commesse dall’elevatovalore economico. Nel corso del2011 Impregilo ha avviato ad AbuDhabi la realizzazione di una cana-lizzazione idraulica del valore di
aeromobili, mobili, abbigliamento,ecc. Ad oggi sono circa 160 le azien-de italiane presenti nel Paese conuna sede o una propria filiale, men-tre molte altre operano attraversol’intermediazione di agenti locali.Tra queste anche colossi del madein Italy come Ansaldo Energia,Astaldi, Alitalia, Telecom Italia,
la RIVISTA Euler Hermes Italia Dove va l’Economia - MONDO
13
COMMERCIO ESTERO ITALIANO CON GLI EAUValori in migliaia di euroAnno 2009 2010 gen-lug 2011
Esportazioni 3.756.037 3.685.262 2.617.593
Importazioni 352.573 450.557 454.080
Saldi 3.403.464 3.234.705 2.163.513
Fonte: Ambasciata d’Italia negli Emirati Arabi Uniti su dati Istat
RICCHEZZA PRODOTTA OGGI E PREVISIONI FUTUREAnno 2010 2011 2012 2013
PIL (ml euro) 297.608 359.942 406.165 457.891
Crescitarispetto all’anno precedente 1,4% 3,3% 4,3% 4,9%
Fonte: Ministero degli Esteri
14
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaDove va l’Economia - MONDO
Questi sono solo alcuni esempi diuna presenza sempre più capilla-re che ha portato le aziende italia-ne, in un solo anno, a chiuderecontratti sul territorio degli EAUper un valore complessivo di 7,5miliardi di euro a fronte di un in-terscambio commerciale cresciu-to grazie alla spinta delle esporta-zioni italiane che hanno fatto se-gnare un +17% nel primo seme-stre del 2011.Lo scorso anno, infatti, i beniesportati dalle aziende italiane ne-gli Emirati hanno raggiunto il va-lore record di 5 miliardi di euro,registrato solo nel 2008. Scen-dendo nello specifico dell’export,le vendite di beni e servizi “trico-lori” vengono da un paio di anni dialti e bassi. Nel 2009 la spesa perle esportazioni italiane negli Emi-rati è diminuita del 28,9%, mentreha fatto registrare un cambio ditendenza nel 2010 e una decisa ri-presa nel 2011 quando, nel corsodei primi mesi, i tassi di crescita
rispetto all’anno precedente hannotoccato il +19,3%. A conferma delvalore sempre più strategico rico-nosciuto a questo mercato per iltessuto produttivo italiano, anchel’Istituto del Commercio Estero haincrementato la sua azione e nel2010 ha organizzato 45 iniziativepromozionali del made in Italy sulterritorio, coinvolgendo 1.500aziende italiane e 14mila impreselocali.Nell’occhio degli imprenditoriche scelgono la strada dell’ex-port sulle dune di Dubai c’è unterritorio reso ricco dalle stermi-nate riserve petrolifere e impe-gnato in un vasto processo diammodernamento che richiedela realizzazione di infrastrutturemateriali e immateriali, oltre alcoinvolgimento di competenzeprofessionali di profilo interna-zionale. Questa ricchezza si ri-flette nell’attitudine sempre piùtangibile da parte degli Emiratia investire all’estero diversifi-
cando la presenza sui mercatinon solo occidentali, ma ancheafricani e asiatici. La Banca Cen-trale degli EAU stima che gli in-vestimenti esteri si aggirino trai 500 e gli 800 miliardi di dollari.In questa partita il ruolo prima-rio lo svolge la Abu Dhabi Inve-stment Authority, il fondo so-vrano di Abu Dhabi, che gestisceun portafoglio vicino ai 650 mi-liardi di dollari. Presidiare i mercati finanziari, at-trarre investimenti esteri, finan-ziare grandi opere infrastruttura-li, e cavalcare un processo di am-modernamento interno basatosulla componente multietnicadella popolazione: sono i passi de-cisivi di una strategia di successoe l’ennesima conferma che il pa-radiso per nulla artificiale degliEmirati Arabi Uniti sta mettendonel panorama internazionale soli-de fondamenta.
Il Dubai Mall, il più grande centro commerciale al mondo.
Le Ferrari in mostra al Ferrari World,Yas Island ad Abu Dhabi.
la RIVISTA Euler Hermes Italia Dove va l’Economia - MONDO
15
Over the years, the United Arab Emirates
has built up an enviable political and
economic stability that has made them one of
the richest countries in the world in terms of
GNP per capita and has enabled them to win
important and strategic stakes in the giants
of international finance. This has happened in
Italy, a country with whom the UAE has
strong ties, where the Aabar sovereign wealth
fund from Abu Dhabi has become the leading
private shareholder in UniCredit, with a stake
of over 5%. The United Arab Emirates has
Abstract always been an international financial hub
anyway, with 46 banks operating on its
territory, 18 of its national banks among the
top 100 in the Arab world and 14 among the
top 1,000 in the world. In addition to the UAE
shareholder presence in UniCredit, other
leading Italian credit institutions are also
active in the UAE: the Intesa SanPaolo Group,
for example, and also the French bank BNP
Paribas, which acquired the Italian BNL and
has set up an Italian Desk in Dubai.
The economic and financial strength of the
Emirates derives from shrewd political
management and a skilfully maintained
balance between the many different
inhabitants of the Emirates. The Federation is
made up of seven emirates, in fact
(Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujairah, Ras
al-Khaimah, Sharjah and Umm al-Qaywayn).
The pace of its economic growth has not come
to a halt, thanks mainly to the huge oil
reserves in the region. The Federation is the
fifth world producer of oil and natural gas,
and the third in terms of oil reserves (9.4% of
the total). In reality, as a result of its policy of
economic diversification, the oil sector only
accounts for 23% of its GNP, less than the
services quota which now accounts for over
50%. It is this fact that has encouraged
foreign investment and has aroused interest
in places like Dubai and Abu Dhabi from the
world's most developed economies. According
to the latest data, the principal supplier
countries of the UAE are India, China, the USA
and South Korea, while Italy is in eighth place
(third in Europe), with a share of 4% of total
imports. This is a significant statistic,
reinforced by the fact that the United Arab
Emirates is Italy's principal market outlet for
exports to the Middle East and North Africa.
Today there are about 160 Italian companies
with an office or branch office in the UAE,
while many others operate there through
local agent intermediaries. These include
some of the Italian colossi such as
Ansaldo Energia, Astaldi, Alitalia,
Telecom Italia, Generali, Pirelli,
Salini and many others.
It is a widespread presence
distributed over many
production sectors and
bringing in orders of
substantial economic
importance. These are just a few examples of
an increasingly wide-ranging presence that
has resulted in Italian companies completing
contracts in the UAE for a total value of 7.5
billion euros.
Last year, goods exported by Italian
companies to the Emirates matched the
record of 5 billion euros achieved
only in 2008.
In the eyes of those entrepreneurs who
embark on the route of exports to the dunes of
Dubai, it is a territory that has become
wealthy through its huge oil reserves and is
undergoing an extensive modernization
process. This wealth is reflected in the
increasing readiness of the Emirates to invest
abroad, diversifying the presence not only in
western markets but also in the markets of
Africa and Asia. The UAE Central Bank
estimates foreign investments to be around
500 to 800 billion dollars. The key player in
this field is the Abu Dhabi Investment
Authority, Abu Dhabi's sovereign wealth fund,
which manages a portfolio of around
300 million dollars.
A paradiseby no meansartificialby Daniele Autieri
Il Burj Dubai, l’edificio più alto del mondo.
Splende il sole sull’Italia. E ali-menta un settore, quello dell’e-
nergia fotovoltaica, che negli ultimianni è cresciuto tantissimo, tanto dafar conquistare al Belpaese un pri-mato internazionale. Nel 2011 l’Ita-lia ha installato più capacità foto-voltaica di tutti, facendo meglio an-
16
L’Italia sotto il soleSi è chiuso un anno record per il fotovoltaico Made in Italy:3 miliardi di euro di investimenti, primato di pannelliinstallati, Germania superata. E il 2012, nonostante la crisi,promette ancora bene. La realtà dei Distretti rinnovabili.
di Edoardo Massimi
Dove va l’Economia - ITALIA
precedenti. Attualmente la consi-stenza del parco impianti parla di ol-tre 325 mila installazioni fotovol-taiche lungo tutto lo stivale. Un nu-mero più che raddoppiato rispetto al2010, quando erano 156 mila. Si è tri-plicata, invece, la potenza, passata da3,5 a 12,8 GW. Certo, siamo lontanidal milione e passa di impianti fun-zionanti in Germania, ma il divarioè stato quanto meno ridotto. E anchel’Europa plaude ai nostri numeri.Di recente la Francia si è espressa sulnostro conto con un articolo pub-blicato su Les Echos, tessendo le lodie incoronando l’Italia quale primomercato mondiale. Conti alla mano, sono oltre 800 leimprese nostrane attive nel fotovol-taico, con una forza lavoro di 100mila unità. E se il 2011 si è chiusoalla grande, con quasi 3 miliardi dieuro investiti nell’energia solare – èla stima di Althesys – l’anno in corsosi prospetta ancora in progressione:sceso il costo degli impianti e di-
mezzato quello dei pannelli, secon-do gli analisti di REF-E Osservatorio
Energia taglieremo il traguardo dei15 GW a fine 2012, con il fotovoltai-co che dovrebbe coprire il 6% deiconsumi di energia (ora è al 3,5%).Gli obiettivi del cosiddetto“Pacchetto Clima-Energia”, laDirettiva che ci ha imposto l’UE,non sono più un miraggio: i 23 GWal 2020 sono (quasi) dietro l’ango-lo. Prima, però, andrà risolta la que-stione, piuttosto delicata, legata altaglio degli incentivi che ha turbatoil settore. Alcune modifiche legisla-tive nel corso del 2011 hanno agita-to le acque (leggasi: chiusura di sta-bilimenti produttivi). Anche il neoministro dello Sviluppo, CorradoPassera, ha chiesto urgentementeun Piano Energetico Nazionale e glioperatori invocano un quadro sta-bile. Staremo a vedere. Per adesso,intanto, le imprese italiane stannocominciando a guardare con sem-pre maggiore attenzione anche ai
che della Germania, storicamenteleader in materia, che per la primavolta è stata costretta a cedere ilpasso. I 9 GW (Giga Watt) avviati tragennaio e dicembre rappresentanoun record e, di fatto, hanno trainatol’intero comparto a livello mondiale.Sommati ai 7,5 GW dei tedeschi, in-fatti, rappresentano il 60% circa del-l’installato complessivo globale. Micapoco. Del resto l’industria fotovoltaicaitaliana è in forte espansione e viveun periodo florido, migliorando ognianno le performance dei dodici mesi
17
GLI INVESTIMENTI INTERNAZIONALINel 2011 le energie alternative hanno attratto nel mondo 260 miliardi di
dollari (erano appena un centinaio nel 2008) e gli investimenti nel fotovol-
taico hanno superato quelli nell’eolico: 136 contro 75 miliardi. Lo svela lo
studio “Renewable Energy Country Attractiveness Indices” di Ernst&Young. Il
mercato italiano - quarto dopo quelli di Usa, India e Cina – è tra i più dina-
mici e allettanti, e catalizza circa un terzo degli investimenti nel fotovoltaico
a livello mondiale.
la RIVISTA Euler Hermes Italia
mercati esteri, investendo oltreconfine: le operazioni condottedalle nostre aziende al di fuoridell’Italia rappresentano ormai il4% del totale. Questione di conve-nienza: gli incentivi, in molti pae-si stranieri, sono ancora moltogenerosi. Ma dove nasce l’eccellenza italiananel settore fotovoltaico? L’industriadel solare si è ritagliata uno spaziodi assoluto rilievo, con la ricerca al-la base di tutto: lo conferma la na-scita di diversi consorzi e distrettispecializzati nelle energie rinnova-bili, sparsi un po’ ovunque. I princi-pali si trovano in Puglia, Veneto eLombardia. Il Distretto “Green and
High Tech”, che conta un’ottantinadi imprese, è in piedi a Monza eBrianza dal 2009 e porta avanti laricerca per lo sviluppo dell’energiadal sole, con Confindustria eCamera di Commercio: qui leaziende green fatturano oltre 4,5
miliardi di euro e danno lavoro a 8 mila addetti. A Carmignano delBrenta, in provincia di Padova, c’è ilDistretto industriale fotovoltaicoforse più importante d’Italia: unarealtà composta da 200 imprese eun indotto di 5 mila lavoratori.Numeri interessanti anche a “La
Nuova Energia”, il Distretto puglie-se per le fonti rinnovabili, primo inItalia del genere grazie al sostegnodi Confindustria e Confapi, e in si-nergia con le università di Bari,Foggia, Salento, Milano, CNR edENEA. La prossima potrebbe esserela Toscana, già pronta a costituireun nuovo Distretto.Oggi, come detto, siamo quasi a 13GW di potenza installata e a livellogeografico il sole batte in manierauniforme, da Nord a Sud. Lombar-dia, Veneto ed Emilia Romagna – è lafotografia scattata dai ricercatori diFondazione Impresa – sono le regionicon il maggior numero di impianti,
18
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaDove va l’Economia - ITALIA
ATLASOLEhttp://atlasole.gse.it/atlasole/
Il sito aggiornato sul numero di impianti
funzionanti in Italia e sulla potenza
installata regione per regione.
Il totale degli impianti fotovoltaici installati in tutt’Italia è di 325mila unità. I principali distretti
si trovano in Puglia, Veneto e Lombardia.
ma rispetto alla popolazione ce nesono di più in Trentino Alto Adige eFriuli Venezia Giulia (circa 14 ognimille abitanti, contro la media na-zionale di 5,3). La palma di maggiorpotenza installata spetta alla Pugliache da sola rappresenta circa il 17%del Paese, mentre Molise e Valled’Aosta sono le aree che hanno re-gistrato la crescita maggiore. Lametà degli impianti ha una potenzatipica di condomini, piccoli edificidel terziario e attività produttive. Ilvero boom si è verificato in pochis-simi anni: a metà 2009 “celebra-vamo” il primo mezzo GW di po-tenza (cfr. rivista n. 48, nov. 2009),con una stima a fine dicembre quasiraddoppiata. Briciole rispetto allasituazione attuale, più che decupli-cata in soli 3 anni.L’attenzione, non solo degli opera-tori, per questa fonte di energia,inesauribile quanto preziosa pergli equilibri del clima, è forte. E lotestimonia un rapporto di Ipr
Marketing: per il 92% degli italianiil fotovoltaico è l’energia del futu-ro. Anche se, solo uno su due si di-chiara molto o abbastanza infor-mato sul tema. Fotovoltaico, que-sto sconosciuto, verrebbe da dire.Eppure, dati alla mano, sembraproprio il contrario…Semmai, ora,il problema è lo smaltimento deipannelli. È l’altra faccia della me-daglia. Ma perché, allora, non ve-derla come ulteriore opportunitàdi business? Il Consorzio Ecolight cisvela la presenza di un “esercito”di 50 mila pannelli in Italia che inqualche modo deve essere elimi-nato (54 milioni quelli invece in at-tività). Sono guasti, smontati o maimontati ma possono trovare unaseconda vita in modo piuttosto vir-tuoso. La maggior parte dei com-ponenti dei pannelli fotovoltaici,infatti, è quasi interamente recu-perabile: ci si tira fuori silicio, ve-tro, plastica, alluminio. Un riciclovero e proprio che tende la manoall’ambiente.
la RIVISTA Euler Hermes Italia Dove va l’Economia - ITALIA
19
5 DOMANDE A…
Aldo di Carlo,Co-direttore del CHOSEPolo Solare OrganicoRegione Lazio
Eccellenza tutta italiana, il Center forHybrid and Organic Solar Energy è nato
nel 2006 dalla volontà della Regione
Lazio e dell’Università di Roma Tor Ver-
gata di creare un centro di ricerca nel
settore del fotovoltaico di nuova gene-
razione, in particolare organico e ibrido
organico/inorganico, e nel trasferimento
tecnologico verso il mondo industriale.
A 6 anni dalla nascita del Chose, a chepunto è la vostra ricerca sul fotovol-taico di “terza generazione”?«Il Polo ha formato più di 100 figure tra
laureandi, studenti di master, dotto-
randi, assegnisti e post doc, avviato 3
spin-off e una start-up su attività colle-
gate al fotovoltaico e dato vita al
consorzio Dyepower per l’industrializ-
zazione del processo produttivo del
fotovoltaico organico su vetro per appli-
cazioni nell’edilizia. La prima linea
pilota per la produzione prototipale sarà
completata nel 2012 presso lo stabili-
mento di Fonte Nuova (Roma)».
L’efficienza delle molecole organicheè salita dall’1% all’11%. Il divario conil silicio si sta quasi azzerando. Chealtri dati significativi avete riscontratonella vostra ricerca?«La stabilità nel tempo dei nostri pan-
nelli: anche se realizzati con molecole
organiche è previsto una tempo di vita
simile a quello dei pannelli in silicio».
Per quali applicazioni si presta il foto-voltaico organico?«In particolare quelle di forte integra-
zione architettonica. La possibilità di
cambiare i colori o modulare la traspa-
renza fa sì che questa tecnologia abbia
una naturale collocazione nell’integra-
zione negli edifici, come ad esempio le
facciate di vetro. Nel prossimo futuro è
possibile pensare a finestre fotovoltai-
che completamente trasparenti».
Qual è il segreto della vostra eccel-lenza?«Aver dato ampio spazio alla capacità di
ricerca dei giovani e all’entusiasmo di
contribuire al progresso della cono-
scenza nell’importante contesto del
problema energetico».
È corretto affermare che oggi il foto-voltaico è finalmente competitivocon le altre forme di energia tradi-zionali?«Grazie alla forte riduzione dei costi
degli impianti fotovoltaici, per molte
regioni del Sud Europa e Nord Africa
siamo vicini alla cosiddetta grid parity.
Questo significa che l’energia prodotta
ha un costo simile o inferiore al prezzo
di acquisto dell’energia elettrica dalla
rete. In poche parole, il fotovoltaico,
anche senza incentivi, sta diventando
sempre più competitivo».
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaDove va l’Economia - ITALIA
20
capacity has tripled, from 3.5 to 12.8 GW.
Current data indicates there are over 800
Italian companies working in photovoltaic
energy, with a workforce of 100 thousand.
And if 2011 closed high, with almost 3 billion
euros invested in solar energy - according to
estimates from Althesys - the current year
promises even further growth: with the cost of
plants falling and the cost of panels halved,
according to analysts from REF-E
Osservatorio Energia we will meet the target
of 15 GW by the end of 2012, with
photovoltaic energy covering 6% of energy
consumption (it is currently at 3.5%). The
aims of the so-called “Climate Change
Package”, the EU-imposed directive, are no
longer simply a mirage: 23 GW by 2020 is just
around the corner (almost). First, though, we
need to solve the rather delicate problem
linked to the cuts in incentives, which has cast
a cloud over the sector.
But what are the roots underlying Italian
excellence in the photovoltaic sector? The
solar power industry has carved out a very
significant space for itself, founded firmly on
research: this is confirmed by the
establishment of different consortiums and
districts specializing in renewable energy,
distributed more or less all over Italy. The
main centres are to be found in Puglia, the
Veneto and Lombardy. The “Green and High
Tech” District, with around eighty companies,
has been in operation in Monza and Brianza
since 2009, carrying out research on the
development of solar energy together with
Confindustria (the Confederation Of Italian
Industry) and the Chamber of Commerce: the
green companies here have a turnover of over
4.5 billion euros and a staff of 8,000
employees. Perhaps the most important
photovoltaic industrial district in Italy is in
Carmignano del Brenta, in the province of
Padua: it consists of 200 companies and 5,000
people working in the sector and allied
industries. There are also some interesting
statistics at “La Nuova Energia”, the Puglia
District for renewable energy sources, the first
of its kind in Italy, thanks to the support of
Confindustria and CONFAPI (the General
Federation of Small and Medium Enterprises),
and in synergy with the universities of Bari,
Foggia, Salento and Milan, the CNR (the
National Research Council) and ENEA (Italian
National Agency for New Technologies, Energy
and Sustainable Economic Development).
The next one could be in Tuscany, which is
already set to build a new District.
The researchers of Fondazione Impresa show
Lombardy, the Veneto and Emilia Romagna as
the regions with the greatest number of
plants, but there are more per head of
population in Trentino-Alto Adige and Friuli
Venezia Giulia (about 14 for every thousand
inhabitants, compared to the national
average of 5.3). The prize for the greatest
installed power capacity goes to Puglia, which
alone accounts for 17% of the country’s
photovoltaic power, while Molise and the Valle
d’Aosta are the areas with the biggest growth.
The problem now is the disposal of the panels:
that is the other side of the coin. So why not
look at it as another business opportunity?
The Consorzio Ecolight has revealed the
presence of an “army” of 50 thousand panels
in Italy that have to be disposed of somehow
(54 million are still in operation). They may
be broken, dismantled or never installed, but
they can have a second life in a rather virtuous
way. Most of the components of photovoltaic
panels are actually almost entirely
salvageable: silicon, glass, plastic and
aluminium can all be recovered from them. It
is a genuine form of recycling that offers a
helping hand to the environment.
AbstractItalyunder the sunby Edoardo Massimi
The sun is shining on Italy. And it is feeding
a sector, the photovoltaic energy sector,
that has grown extremely fast in the last few
years, to the extent that it has won Italy a
world record. In 2011, Italy installed greater
photovoltaic power capacity than anyone
else, beating even Germany, historically the
leader in the field, who had to give up their
lead for the first time. The 9 GW (gigawatts)
produced between January and December set
a record, and have spurred on the entire
sector at world level. When added to the 7.5
GW produced by Germany, this represents
about 60% of global installed capacity. Which
is not at all bad. The Italian photovoltaic
industry is expanding fast, in any case. The
photovoltaic power system as a whole
currently comprises over 325 thousand
installations throughout Italy. This number
has more than doubled since 2010, when
there were only 156 thousand. Meanwhile,
Analisi condotta sulle regionie sui settori del Made in Italy
a cura di Euler Hermes Italia
REPORTMANCATIPAGAMENTIDELLEIMPRESEITALIANE
22
Nel contesto attuale caratterizzato daprevisioni economiche fosche per il2012/2013 (c’è chi prevede recessionein Italia per entrambi gli anni), la co-noscenza del mercato e delle infor-mazioni rilevanti è un fattore crucia-le per aumentare l’efficacia dei processiaziendali di decision making.In particolare le decisioni del creditmanagement possono essere agevo-late da una maggiore conoscenzadel rischio di credito collegato al pro-prio portafoglio clienti (ed ai loroordini).È ormai chiaro a tutti che la solidità e,fortunatamente, in alcuni casi anchela crescita delle imprese italiane è for-temente legata ad un’attività com-merciale disegnata dalla DirezioneGenerale e Commerciale congiunta-mente con la Direzione Finanziaria.Mai come oggi una vendita si può con-siderare conclusa solo dopo l’effettivopagamento da parte del cliente.
Si consideri, a puro titolo di esempio,la Lombardia cresciuta nella side-rurgia e nella meccanica e che,
quindi, ha sofferto in maniera decisal’aumento della frequenza e severitàdei mancati pagamenti di entrambi isettori (con la positiva eccezione del-l’export siderurgico).La scelta attenta dei settori, delleregioni, dei paesi ed, infine, dei sin-goli clienti cui offrire i propri prodottie servizi diventa, oggi, assolutamentecritica per la solidità delle aziendeitaliane.
La scelta dei settori, dei paesi e dei clienti è oramai critica per la solidità aziendale.
Conoscere il mercato:uno strumento per crescere
Report
23
Principali indicatori utilizzatiBase di riferimento 2007
FREQUENZA
Banca Dati:
Il monitoraggio giornaliero dei pagamenti della Banca Dati Euler Hermes raccoglie circa
450MILA IMPRESE ITALIANE
SEVERITÀ
NUMERODEI MANCATI PAGAMENTI
IMPORTI MEDIDEI MANCATI PAGAMENTI
Domestic Trend (2007 - base 100)Analisi trend dal 2007 al 31/12/2011 degli indicatori di Frequenza e Severità
Fonte: Banca Dati Euler Hermes Italia
FrequenzaSeverità
180 -
160 -
140 -
120 -
100 -
80 -
60 -
40 -
20 - ----
2008 2009 2010 2011
CicloEspansivo
CicloRecessivo
130
122
162
95
40
142
168
56
Export Trend (2007 - base 100)Analisi trend dal 2007 al 31/12/2011 degli indicatori di Frequenza e Severità
Fonte: Banca Dati Euler Hermes Italia
FrequenzaSeverità
180 -
160 -
140 -
120 -
100 -
80 -
60 -
40 -
20 - ----
2008 2009 2010 2011
CicloEspansivo
CicloRecessivo
127 127
124
145
118
43
43
114
I Credit Manager (così come i legali,gli imprenditori, i responsabilimarketing e commerciali) devonoquindi poter disporre di tutti gli stru-menti indispensabili per la correttagestione del credito tra cui informa-zioni commerciali aggiornate, si-gnificative e facilmente accessibili.Per aiutare le proprie aziende clien-ti a valutare il rischio di credito, Eu-ler Hermes Italia ha deciso di condi-videre l’ampia conoscenza del mer-cato, ottenuta grazie all’esperienzaultradecennale e alla leadershipmondiale nell’assicurazione del cre-dito, fornendo un osservatorio deimancati pagamenti per settore e perregione. I dati contenuti nel Reportsui Mancati Pagamenti delle Impre-se Italiane, estratti dal database pro-prietario Euler Hermes, sono in gra-do di supplire ad alcuni limiti deri-vanti dalle informazioni provenien-ti da altre fonti, grazie a: • elevato grado di aggiornamento;• rappresentatività – l’elevata co-
pertura del mercato di EulerHermes Italia ne garantisce lacorrispondenza con i fenomeniin atto nel complesso dell’eco-nomia italiana;
• comprensibilità – tutti i dati sonoelaborati sotto forma di indici epercentuali, accompagnati da uncommento esplicativo;
• a ffidabilità – per l’impiego di me-todologie solide e la robustezzadei database impiegati.
In tutti i report settoriali, infine,l’analisi dei dati interni è supportatae integrata da una presentazione didati esterni, di tipo sia quantitativoche qualitativo, di fonte istituzionale(Banca d’Italia, Istat, Camere diCommercio e Associazioni di Cate-goria). Si rileva che il report è statoredatto sulla base di previsioni delPil pari a -0,5% per il 2012, previsionipoi riviste al ribasso durante l’annoin corso.
la RIVISTA Euler Hermes Italia
la RIVISTA Euler Hermes Italia
REGIONI:la crisi a macchiadi leopardo
Il 2012, come tutti i periodi di crisi an-nunciata, rischia di aumentare la di-varicazione economico-territoriale trail Settentrione e il Meridione d’Italia, traRegioni più avanzate e Regioni stori-camente meno sviluppate.Ne abbiamo avuto un segnale già nel-la seconda parte del 2011, anno a dop-pia velocità che, dopo una leggera ri-presa, ha visto un marcato rallenta-mento delle attività economiche nellaseconda parte, in particolare nell’ulti-mo trimestre. Ciò dipende anche dal-la struttura imprenditoriale dalla strut-tura imprenditoriale italiana e dalla vo-cazione all’export (principale driver dicrescita in presenza di consumi sta-gnanti) che è differenziata per areegeografiche, per struttura dimensio-nale dell’impresa (maggiore al Nord)e per valore aggiunto della produ-zione (sempre maggiore al Nord).
Le aree di maggiore imprenditorialità,sempre nel 2011, sono risultate sor-prendentemente proprio il Sud (dovenasce un terzo delle nuove imprese)e il Nord Est che segue a ruota. Tra leRegioni si segnalano in pole posi-tion ovviamente la Lombardia (che hasostenuto l’export italiano soprat-tutto verso la Germania e dove iltrend più convincente lo hanno regi-strato la chimica e l’abbigliamento)e il Veneto.In Veneto crescono i mancati paga-menti come numero, anche se re-stano stabili gli importi medi. Inparticolare tessile ed edilizia inci-dono in modo negativo, mentre isettori che vanno meglio sono ilcuoio e il pellame.
Bene il Trentino, regione tra le più vir-tuose sia per i ritardi dei pagamen-ti, che per i fallimenti (in diminu-zione) e l’andamento delle sofferen-ze bancarie.Al Centro, in deciso peggioramentoUmbria e Molise mentre al Sud quasitutte le regioni segnalano un anda-mento non positivo sul fronte dei pa-gamenti con punte negative in Calabriae Basilicata. In Campania la severità deimancati pagamenti è cresciuta del44% dal 2007, mentre la frequenza hafatto segnare un lieve peggioramentorispetto al 2010. Uno dei casi più criti-ci è invece rappresentato dal Laziodove la severità dei mancati paga-menti è schizzata dal 2007 ad oggidel 90%. In questo caso, i settori che
Report
24
TABELLA 1 I Mancati Pagamenti nelle Regioni(variazioni percentuali)
regioni frequenza severità frequenza severità
Trentino Alto Adige +29% +5% -54% -10%Veneto +20% +3% -56% -18%Friuli Venezia Giulia +53% +12% -57% -15%Lombardia +38% +29% -54% -25%Piemonte +34% +50% -64% -40%Valle d’Aosta +25% +100% -82% -34%Emilia Romagna +69% +33% -65% -25%Liguria +74% -22% -60% +24%Toscana +51% +36% -57% -25%Marche +37% +2% -64% -1%Umbria +100% +52% -70% -22%Lazio +48% +25% -54% +6%Abruzzo +15% -39% -64% +30%Molise +26% +100% -78% -66%Puglia +24% +16% -52% -8%Campania +48% -3% -57% +27%Basilicata +3% +100% -57% -36%Calabria +74% +27% -49% -9%Sicilia +45% +27% -62% -13%Sardegna +8% -48% -58% +83%
Fonte: Banca Dati Euler Hermes Italia
2011 vs 2010 2010 vs 2009
Il rischio è che aumenti il divariotra regioni ricche e povere, anche se le aree di maggiore imprenditorialità sono al Sud.
la RIVISTA Euler Hermes Italia Report
stanno vivendo le difficoltà maggiorisono l’edilizia, la meccanica ma anchele imprese che offrono servizi.
SETTORI:la produzione industrialetrainata dall’export
Si può dire che il 2011 abbia fatto se-gnare un andamento molto diffe-renziato della produzione industria-le e dei fatturati. Riguardo a questi ul-timi l’incremento generale anno suanno è stato del 6,6% sospinto dal fat-turato estero. La produzione indu-striale ha invece visto ottimi aumenti
per la fabbricazione di macchinari(+8,6%) e la metallurgia (+3,9%), set-tori votati all’esportazione che pro-prio dall’andamento dei mancati pa-gamenti sull’export cominciano a darequalche indicazione preoccupante,segno del rallentamento degli scambi.Il settore energetico ha chiaramentebeneficiato della spinta dei prezzidelle materie prime, con un buon an-damento sul fronte dei pagamenti.Male invece le costruzioni che prose-guono sulla china di una crisi plu-riennale. L’alimentare, settore perdefinizione anticiclico, ma anche
premonitore dei peggioramenti con-giunturali, dà segnali in tal senso an-che sotto il profilo dei pagamenti. Ilsettore della moda ha fatto registrareuna forte frenata a fine anno ma l’im-patto sui mancati pagamenti è tuttosommato meno negativo di quanto cisi sarebbe potuto aspettare, segnoche la precedente crisi ha fornitospunti di miglioramento e di raffor-zamento aziendale.
Per aggiornamenti è possibile
consultare l’home page del nostro sito:
www.eulerhermes.it
TABELLA 2 I Mancati Pagamenti per Settori - DOMESTIC(variazioni percentuali)
settori frequenza severità frequenza severità
Agroalimentare +66% +20% +51% +7%Abbigliamento +69% -10% -75% +16% Calzaturiero +33% -6% -63% +24%Carta -13% +100% -59% -52%Tessile +100% +20% -69% -1%Cuoio e pellame +17% -27% +72% -47%Edilizia +70% +17% -54% +1% Energia -39% -75% -18% +100%Meccanica +31% +38% -58% -12%Chimica +82% -34% -65% +21%Legno e arredamento +36% +19% -52% -27%Siderurgia +43% +42% -59% -61%
Fonte: Banca Dati Euler Hermes Italia
2011 vs 2010 2010 vs 2009
TABELLA 3 I Mancati Pagamenti per Settori - EXPORT(variazioni percentuali)
settori frequenza severità frequenza severità
Agroalimentare +8% +7% -45% -11%Abbigliamento -13% -16% -67% -17%Calzaturiero -42% -24% -43% +2%Carta +64% +21% -67% -56%Tessile -9% +19% -66% -36%Cuoio e pellame -11% +74% -64% -43%Edilizia +10% -8% -67% -6%Energia -100% 0% 0% -84%Meccanica +13% +88% -61% -32%Chimica +28% -44% -57% -24%Legno e arredamento +20% +13% -20% -24%Siderurgia -40% -40% -45% -29%
Fonte: Banca Dati Euler Hermes Italia
2011 vs 2010 2010 vs 2009
25
Il record negativospetta al settore tessile
dove la frequenza dei cattivi pagamentiè cresciuta del 100%
nel 2011.
26
Partire con l’artigianato, investire nelMade in Italy e guardare ai mercati
internazionali. Forte di questi tre pi-lastri, l’azienda marchigiana di cal-zature ha continuato un mestiere an-tico, pure nella costante evoluzione sti-listica e nell’attenzione alla tecnologiaeco-sostenibile. Chiediamo a Giu-seppe Santoni, responsabile dellostile e del marketing della famiglia,di raccontarci la storia di una azien-da che non sembra conoscere crisi.
I suoi prodotti sono tutti realizzati ar-
tigianalmente da maestri calzolai. Qual
è il valore per lei dell’artigianalità in un
mondo sempre più tecnologizzato?
«L’artigianalità è il fondamentosul quale è strutturata la nostra
Una passionedi famigliaLe scarpe Santoni sono un simbolo dell’artigianalitàtutta italiana. Attenzione al dettaglio, scrupolositàe propensione all’export hanno portato l’aziendamarchigiana, assicurata Euler Hermes Italia, ad unacontinua espansione. La loro forza? È nelle persone.
Incontro con Giuseppe Santoni, a cura di Rossana Arzone
Dentro le Aziende
27
azienda. È la strada che mio padresentiva profondamente quandoha iniziato e quella che abbiamoscelto di seguire senza mai ab-bandonarla. Al giorno d’oggi non èsemplice mantenere i valori lega-ti all’artigianalità, come il saperfare, la passione per ciò che si fa,l’attenzione maniacale per il det-taglio, la scrupolosità che porta adun prodotto perfetto. L’apparatoproduttivo della Santoni lavorasecondo metodologie completa-mente artigianali; esattamentecome 40 anni fa è dalla manualitàche prendono vita le nostre calza-ture. Allo stesso tempo nuove tec-nologie high tech hanno trovatoampia applicazione negli altri am-biti aziendali, dalla modelleria al-l’amministrazione, permettendouna migliore gestione dell’impre-sa. Il nostro stesso headquarter diCorridonia, rinnovato nel 2010 e adimpatto zero sull’ambiente, è ungioiello di tecnologia dedicata allaeco-sostenibilità».
Ogni fase della produzione dei suoi pro-
dotti avviene in Italia? Che vantaggi
porta questa scelta produttiva? Cosa
sarebbe importante fare secondo lei
per promuovere ulteriormente e sal-
vaguardare il Made in Italy?
«Assolutamente, tutte le fasi sono rea-lizzate nelle Marche. I vantaggi sonomolteplici. Il primo è quello di non di-sperdere il know how, di cui i miei ge-nitori sono depositari e divulgatori alcontempo. Poi la qualità. In Santonisiamo ossessionati dai dettagli e dal-la perfezione. Come ottenerla senzavedere e toccare ogni prodotto? Noiproduciamo pezzi unici, realizzatiamorevolmente a mano. I nostri col-laboratori sentono i 40 anni di cam-mino percorso, sono partecipi diquesta evoluzione e lo trasmettonoin quello che fanno. Io sono per sal-vaguardare il Made in Italy e i nostrilavoratori. Il nostro Stato dovrebbeaiutare gli imprenditori e farsi anchelui promotore attraverso i prodottidel nostro Paese, della cultura ita-liana nel mondo».
Il distretto calzaturiero delle Marche
è il più importante al mondo per
qualità e quantità di prodotto offer-
to. Cosa ha determinato secondo lei
questo risultato?
«Noi marchigiani siamo dei gran-dissimi lavoratori. Abituati a superarele difficoltà attraverso la creatività.Inoltre la tipologia di azienda a con-duzione familiare, sia essa di grandio piccole dimensioni, è molto radi-cata nella nostra regione e credoabbia rafforzato in maniera decisivail sistema delle imprese e agevolatomolto il processo di crescita».
Quanto ha inciso la crisi attuale nel set-
tore calzaturiero?
«La crisi attuale ha indotto tutti noiimprenditori della calzatura, grandie piccoli, a cambiare le nostre abi-tudini, a rivedere diversi aspetti del-l’organizzazione delle nostre im-prese. Fortunatamente nel segmen-to alto dove si colloca Santoni c’è an-cora molta richiesta e spazio per chilavora come noi secondo la filosofiadella qualità. La nostra azienda sta vi-vendo un momento di rapida espan-
sione retail, negozi monomarca San-toni stanno nascendo nelle più im-portanti città del mondo, non solo neimercati tradizionali nei quali siamopresenti già da molti anni, ma anchein mercati nuovi ed emergenti inAsia, Est Europa, Sud America».
Come nasce una scarpa Santoni?
«La scarpa Santoni nasce diretta-mente dal DNA Santoni, da una nuo-va e contemporanea idea di stile cheormai ci contraddistingue, dalla spe-rimentazione continua dei pellami,dagli artigiani che con lavorazioniinedite forniscono spunti semprenuovi agli stilisti».
Quali sono i punti di forza che hanno
portato la sua azienda al successo?
«Sento di poter affermare che la no-stra forza è essere un’azienda a con-duzione familiare. Siamo molto uni-ti, ci sosteniamo a vicenda e condi-vidiamo l’immensa passione perl’arte della calzatura. Ognuno di noicurandone un aspetto preciso, conl’unico obiettivo di trarne qualcosadi unico ed emozionante. I miei ge-nitori seguono tutte le fasi produtti-ve, mia sorella Ilenia è a capo del-l’apparato finanziario, mentre io
Giuseppe Santoni
la RIVISTA Euler Hermes Italia
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaDentro le Aziende
sono direttamente coinvolto nel-l’ambito commerciale/mktg e nellostile. Noi siamo alla guida dell’a-zienda, ma tutti i nostri collaboratorici permettono ogni giorno di rag-giungere ambiziosi obiettivi, ognunodi loro offre il suo contributo fonda-mentale. La forza della nostra azien-da, moderna e all’avanguardia, ri-mane nelle persone».
Da cosa è stata determinata la vostra
decisione di assicurare i crediti com-
merciali? E da quanto tempo siete as-
sicurati Euler Hermes?
«Siamo assicurati Euler Hermesdal settembre 2009. Abbiamo de-ciso di assicurare il credito peruna corretta gestione del parcoclienti, in particolare italiani. Eu-ler Hermes ci garantisce un mo-nitoraggio puntuale della solvi-bilità dei clienti, in questo modoriusciamo a selezionarli dandopriorità a quelli che dimostranomaggiore affidabilità».
Cosa vuol dire essere
imprenditori e arti-
giani oggi?
«Le due attività sisposano benissimo:il lato artigiano ciporta a creare i no-stri prodotti secon-do le tecniche di la-vorazione tradizio-nale e con uno stilesempre nuovo e con-temporaneo. L’impren-ditore vuole far cono-scere il frutto del suo la-voro portandolo a livellisempre crescenti. Inentrambe le atti-vità è la forte pas-sione e la crea-tività a farciraggiungere ilmassimo li-vello nel qua-le ci siamo po-sizionati».
Avete negozi un po’ in tutto il mondo.
Verso quali Paesi esportate principal-
mente e verso quali contate di espan-
dervi ancora?
«Le nostre creazioni sono vendute inoltre settanta paesi nel mondo, tut-ti in crescita sia qualitativa chequantitativa. La nostra produzionevede il 70% destinato all’export, di cuiil nostro mercato principale è ancoraoggi, come quando abbiamo inizia-to, l’America. La Cina attualmente èil mercato nel quale ci stiamo espan-dendo più velocemente. Abbiamo unprogetto con un importante partnerche prevede l’apertura di dieci mo-nomarca Santoni nel 2012, a parti-re da quello di Shanghai in Aprile, ol-tre a quelli già presenti a Beijing,Guangzhou e Dong Guan. Tuttavia ilnostro interesse si estende anche adaltri paesi dell’Asia, come Singapo-re e Hong Kong, senza trascurare inostri mercati europei dove il valo-re del nostro marchio è molto benconsolidato e percepito».
Può tracciare una breve
storia della sua azienda?
«Mio padre inizia a lavo-rare in un’azienda calza-turiera della zona all’etàdi 13 anni come operaio.Dopo anni di crescita pro-fessionale la forte passio-ne lo porta a fondare lapropria azienda nel 1975,guidato dall’ambizioso so-
gno di realizzare calza-
ture di altissima qualità, verso lequali non c’era sensibilità né abi-tudine all’epoca. Inizialmente fatutto da solo, dalla forma alla di-stribuzione. Ma l’attività si dimostrada subito destinata al successo.Ben presto costruisce il primo sta-bilimento. Al quale affianca il se-condo, poi il terzo e il quarto. Nel1985 inizia l’espansione che tutt’og-gi sta sviluppandosi. Il primo mer-cato è stato l’America, dove ancoraoggi manteniamo le medesime col-laborazioni di 28 anni fa. Subitodopo, anche con l’entrata in azien-da mia e di mia sorella Ilenia, ab-biamo incrementato i mercati del-l’Europa e dell’Asia.La nostra esperienza negli anni siè diversificata, non solo nel pro-dotto con l’introduzione delle cal-zature sportive, donna, junior eaccessori, ma anche con collabo-razioni importanti e trasversali.Nel 2005 abbiamo stretto una part-nership importante con MercedesAMG, con la creazione di un pro-dotto brandizzato Santoni for Amgche ci sta dando sempre maggiorisoddisfazioni.Allo stesso anno risale la crea-zione di una scuola-laboratoriointerna all’azienda, dove arti-giani specializzati insegnano agiovani allievi le più complessetecniche di costruzione, come ilGoodyear, e sviluppano le ricettedelle anticature, la fase di colori-tura manuale che contraddistin-gue il marchio Santoni.
Più recente è invece un altro co-brand, quello con il noto
marchio sviz-zero IWC,produttoredi orologi
di alta clas-se per i quali
Santoni produce unacollezione di cinturini inalligatore anticati amano dai nostri mae-stri artigiani».
28
29
Un grande e complesso mercato,dove la sfida produttiva si gioca
in larga parte sui servizi anche serimangono forti e radicate sul terri-torio presenze industriali di grandevalore e portata. È questo lo scac-chiere laziale nel quale si inseriscel’attività dell’Agenzia Euler HermesItalia di Roma con sede all’EUR, chedalla fine del 2011 presidia il terri-torio intendendo supportare le im-prese nella difficile partita del credito;territorio dove peraltro è presenteed operativa anche l’Agenzia del La-zio, a Roma Nord, e presieduta dal-l’Agente Generale Paolo Verbena.«Abbiamo aperto l’Agenzia in ottobre– racconta l’Agente Generale RobertoGramiccia – quindi sono ancora po-chi i mesi di attività, ma ci stiamostrutturando per garantire una pre-senza capillare nella regione. Lacompagnia ci dà i numeri, le stati-stiche e ci indica tutte le potenzialitàdi questo mercato e noi provvediamoa dare un nome a quei numeri e atrasformarli in Clienti».
Con che tipo di tessuto produttivo vi
confrontate?
«Il Lazio ha una struttura impren-ditoriale molto varia. Da un lato c’èun’ampia rappresentanza di mul-tinazionali (circa 600); dall’altro unsubstrato di aziende di medie, pic-cole e piccolissime dimensioni cherappresentano sicuramente la gran-de maggioranza e hanno fatturatiche vanno dai 2 ai 20 milioni dieuro. Quello che manca in questopanorama è la componente delleaziende medio-grandi, quelle chehanno un giro d’affari dai 50 ai 200milioni di euro».
Quali sono stati i vostri primi passi
per muovervi sul territorio?
«Abbiamo individuato varie aree digravitazione per ogni provincia; piùprecisamente: 5 per Latina, 4 perFrosinone e Viterbo, una per Rieti eben 9 per Roma, talvolta collegatecon i poli produttivi definiti dalla
Regione Lazio, come ad esempioquello della ceramica farmaceuticadi Civita Castellana o della chimicadi Latina, e poi abbiamo operatouna suddivisione del nostro targettra quattro tipologie di aziende: quel-le con un fatturato tra i 2 e i 5 milionidi euro; tra i 5 e i 10, tra i 10 e i 25, esuperiore a 25 milioni. Su ogni area,attraverso le nostre banche dati, rac-cogliamo informazioni sulle aziendeper avviare i contatti».
Che genere di risposte avete?
«In generale riscontriamo interes-se e una certa facilità a prenderecontatto con le realtà produttive, ela mia precedente esperienza diArea Manager mi porta a conside-
rare che, dopo la presentazione,prima che l’azienda maturi l’esi-genza di un incontro per la finaliz-zazione del contratto, possonopassare anche 5/8 mesi. Ma nel no-stro caso dopo i primi quattro mesiabbiamo già portato a casa deicontratti e questo ci conforta e cidà la spinta per proseguire sullastrada intrapresa».
Da chi è composto il vostro staff?
«Siamo io, Chiara Gaudio che vieneda Euler Hermes e sta assumendosempre più un ruolo di account ca-pace di rispondere a 360 gradi alleesigenze dei nostri assicurati, e Ma-rilena Roberto nel ruolo di consulentecommerciale».
GIOVANEE DINAMICA
Un tessuto produttivo molto vario,dove la stretta del credito ha continuato a crescere:sono queste le caratteristiche del territorio su cui svolgela sua attività l’Agenzia Euler Hermes Italia di Roma.
Incontro con Roberto Gramiccia, Agente Generale Agenzia Roma
di Marco Lanzi
Di Agenzia in Agenzia
la RIVISTA Euler Hermes ItaliaDi Agenzia in Agenzia
30
Come vive il suo ruolo da Agente
Generale?
«Come un professionista sempre inmovimento. I numeri non bastanoper conoscere le aziende, bisognaandare sul posto, conoscere gli im-prenditori, le loro storie, i segreti delloro business. Per farlo giro molto,da questa nostra sede all’EUR versosud, quindi la zona industriale dellaPontina, e dalla mia abitazione sullaCassia, verso nord, Viterbo e oltre».
Avete individuato delle zone più inte-
ressanti dove poter raggiungere po-
tenziali clienti?
«Generalmente per il nostro businessil territorio più interessante è dovec’è concentrazione d’industria o polidi commercio all’ingrosso; anche gliagglomerati agricoli, rappresentatidalle forme cooperativistiche, atti-rano la nostra attenzione. Dovendoperò individuare delle zone direi leprovince di Latina e Frosinone dovec’è un’elevata concentrazione indu-striale-commerciale, ma anche laprovincia di Roma che si differenziadalla zona metropolitana dove do-mina l’economia dei servizi».
Nel Lazio la crisi sta mordendo molto
più a fondo che in altre regioni ita-
liane. Questo elemento può rappre-
sentare un freno alla vostra attività?
«La crisi regionale è legata principal-mente alla crisi del settore edile, unsettore che a Roma e in provincia ge-nera un enorme indotto anche nel-l’ambito della siderurgia e dei materiali.Allo stesso tempo resistono però dellenicchie e dei comparti che risentonomeno della crisi, come l’agro-alimen-tare di Latina e tutto il mercato dellagrande distribuzione. Detto questo,per noi non si tratta di elementi ne-cessariamente negativi perché lacrisi porta con sé una maggiore do-manda di assicurazione dei crediti
proprio perché il rischio dei mancatipagamenti si fa più elevato».
Si parla molto di credit crunch anche se
le ultime rilevazioni della CGIA di Mestre
indicano che il Lazio è una delle poche
regioni in Italia dove il credito alle im-
prese, anche se in misura ridotta, è con-
tinuato a crescere. In che modo questo
elemento ha influito sulla vostra attività?
“È vero che in altre regioni i rubinettidel credito sono stati chiusi più dra-sticamente, ma anche nel Lazio si èverificata una leggera riduzione delleerogazioni o comunque un ripensa-mento delle modalità. In generale lastretta del credito porta con sé l’in-cremento dei mancati pagamenti,quindi si allungano i termini di paga-mento, e proprio i mancati pagamentifanno crescere per le aziende la ne-cessità di assicurare il loro credito».
Negli ultimi mesi si è parlato di un
boom delle esportazioni nazionali,
ma guardando ai dati assoluti nel
Lazio l’export vale poco più del 4%
del Pil laziale. Qual è il vostro supporto
alle aziende che scelgono la strada
dei mercati esteri?
«La percentuale di esportazioni sulPil regionale è bassa però è anchevero che chi esporta affronta megliola crisi, perché si presenta a mercatidove è meno sentita la stagnazionedei consumi, molto forte in Italia.Così per le aziende che si organizzanoe partono per vendere in Paesi stra-nieri, avere una polizza di garanzia
è indispensabile, soprattutto quandonon si ha una conoscenza approfon-dita del mercato dove si sceglie diinvestire e magari si vendono benio servizi a soggetti che hanno pocasolvibilità».
Quanto è radicata la cultura dell’as-
sicurazione del credito sul territorio?
«Sicuramente è conosciuta, ma nonancora con il livello di capillarità eapprofondimento che meriterebbe.In questa fase, però, con i ritardidei pagamenti e la maggiore rigiditàdelle banche nella concessione delcredito, diviene uno strumento ine-ludibile per favorire la creazionedi una disciplina nel ciclo del creditoe per continuare a fare impresa,ancor di più in un territorio com-plesso e ricco di competitor comequello laziale».
(variazioni tra il I semestre 2011 e quello 2010)Fonte: Banca d’Italia
Agricoltura 0,6%Estrazione di minerali 80,8%Alimentari, tabacco 3,9%Tessile e abbigliamento 28%Pelli, calzature 132,5%Legno 14%Prodotti petroliferi raffinati 44,9%Prodotti chimici 28,9%Articoli farmaceutici 3,7%Computer, apparecchi elettronici 14,1%Prodotti e altre attivitàmanifatturiere -9,9%Energia, trattamento rifiuti -3,3%Media 20,8%
Le esportazioni delle aziendelaziali divise per i maggiorisettori merceologici
L’Agente Generale Roberto Gramiccia, Marilena Roberto e Chiara Gaudio.
31
IUn brand unico e unanuova identità azienda-le: due novità importanti
che testimoniano l’evoluzio-ne della compagnia e la suaintegrazione globale. È que-sta la nostra scelta che siiscrive sulla scia tracciatanegli ultimi tre anni, nelcorso dei quali Euler Her-mes ha profondamente rivi-sto la sua struttura operati-va al fine di diventare unGruppo integrato e forte-mente orientato al Cliente. Eproprio la nuova identitàdel Gruppo, riflette questicambiamenti. “L’obiettivo – commentaPaolo Carrozza, DirettoreMarketing e Comunicazio-ne di Euler Hermes Italia – èquello di focalizzarsi sulcliente soprattutto in fasedi export con strategie alli-neate a livello internazio-nale per guidarlo nella sfi-da di fare business in mer-cati sconosciuti e semprepiù competitivi, ma anchequello di aumentare lanotorietà di marca e la rico-noscibilità”.Con lo scopo di affermare lanuova identità, il Gruppo hadeciso di unificare tutte lecompagnie che lo compon-gono, sotto un unico brand,
‘Euler Hermes’. Dalla fine dimarzo 2012, le oltre 50entità del Gruppo presentiin tutto il mondo, hannocomunicato sotto questonuovo nome. Il sito Internetwww.eulerhermes.com è sta-to riprogettato per riflettereil brand unificato e il forteorientamento al Cliente diEuler Hermes. Il sito diGruppo è già on air mentrela versione italiana ripro-gettata sarà disponibile inrete a partire dal mese dinovembre. Più che mai,Euler Hermes intende offri-re le migliori soluzioni assi-curative per gli scambi com-merciali e le informazionidella più elevata qualità aipropri Clienti, al fine di per-mettere loro di prenderedecisioni giuste per svilup-pare il business e navigarecon successo nei continuicambiamenti dello scenarioeconomico. Questo obiettivoè tradotto in Our Knowledge
Serving Your Success (“La
nostra conoscenza, al servizio
del vostro successo”).“Un unico marchio per EulerHermes – conclude Carrozza– significa dunque più forzaa livello internazionale emaggiore condivisione deivalori”.
BRAND E IDENTITÀ AZIENDALE:EULER HERMES PENSA GLOBALE
La nuova identity di Gruppo riflettei cambiamenti organizzativi mirati
a un forte orientamento verso il cliente
Avvenimenti
Agenzia Generale Euler Hermes Italia dell'Abruzzo ALBA ADRIATICA (TE) 0861 753218
Agenzia Generale Euler Hermes Italia dell'Alta Lombardia COMO 031 523129
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Bologna BOLOGNA 051 4072870
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Brescia BRESCIA 030 3532092 - 3532093
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Busto Arsizio BUSTO ARSIZIO (VA) 0331 621035 - 635066
Agenzia Generale Euler Hermes Italia della Campania CASERTA 0823 472059 - 472573
Agenzia Generale Euler Hermes Italia delle Dolomiti TREVISO 0422 545626
Agenzia Generale Euler Hermes Italia dell'Emilia MODENA 059 9785970
Agenzia Generale Euler Hermes Italia del Friuli Venezia Giulia UDINE 0432 506910
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Italia Centro PONTE SAN GIOVANNI (PG) 075 5996011
Agenzia Generale Euler Hermes Italia del Lazio ROMA 06 8177004
Agenzia Generale Euler Hermes Italia delle Marche JESI (AN) 0731 214771
Agenzia Generale Euler Hermes Italia del Medio Tirreno SANTA CROCE SULL'ARNO (PI) 0571 32668 - 32669
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Milano Sud SAN DONATO MILANESE (MI) 02 515358 - 51828663
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Milano MILANO 02 43995402 - 43995466 - 4690617
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Montecatini MONTECATINI (PT) 0572 773472
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Monza e Brianza MONZA 039 2328727
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Padova PADOVA 049 7800618 - 7803631
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Parma PARMA 0521 941961
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Puglia e Molise BARI 080 5093509 - 5093409
Agenzia Generale Euler Hermes Italia Roma ROMA 06 5921494
Agenzia Generale Euler Hermes Italia della Sicilia CATANIA 095 316464
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Torino TORINO 011 6313090
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Toscana Nord PRATO 0574 444103
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Verona VERONA 045 8104810 - 560992
Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Vicenza TORRI DI QUARTESOLO (VI) 0444 267415
Per conoscere l’Agenzia Generale più vicina visitate il sito: www.eulerhermes.it > homepage > Agenzia Generale
La nostra presenzasul territorio