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LA SICUREZZA NELLE SCUOLE Guida alla prevenzione La guida non sostituisce le procedure, i manuali...

Date post: 01-May-2015
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LA SICUREZZA NELLE SCUOLE Guida alla prevenzione La guida non sostituisce le procedure, i manuali operativi, i regolamenti e le disposizioni emesse dalle scuole e dai loro rispettivi S.P.P.
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Page 1: LA SICUREZZA NELLE SCUOLE Guida alla prevenzione La guida non sostituisce le procedure, i manuali operativi, i regolamenti e le disposizioni emesse dalle.

LA SICUREZZA NELLE SCUOLEGuidaalla prevenzione

La guida non sostituisce le procedure, i manuali operativi, i regolamenti e le disposizioni emesse dalle scuole e dai

loro rispettivi S.P.P.

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PresentazioneIn seguito ai dati pubblicati, la frequenza dei rischi è in aumento e gli stessi livelli di gravità non sono per niente trascurabili.Il primo presupposto per la prevenzione è la conoscenza dei rischi: è opportuno che tale conoscenza sia patrimonio soprattutto di coloro che lavorano nelle scuole e debbono mettere in atto quei comportamenti e quelle misure che possono concretamente ridurre il rischio per la salute.Con questa Guida si intende fornire uno strumento, sicuramente non esaustivo dell’immenso arco di questioni, ma utile a quella sete continua di informazione.La Guida è stata suddivisa in più sezioni, Politica della sicurezza- Principi e norme di comportamento;La denuncia degli infortuni sul lavoro;Entrata ed uscita;La scuola: a) le cause degli incidenti- b) l’ambiente;Videoterminali;I servizi: a) di ristoro- b) igienici;Le allergieValutazione del rischio.

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LA POLITICA DELLA SICUREZZAPrincipi e norme di comportamentoPremessaLa politica della sicurezza è quel comportamento concreto che le scuole, devono avere al fine di prevenire gli incidenti sul lavoro; a tale scopo le scuole devono impiegare tutte le risorse necessarie.La sicurezza è un impegno incondizionato, sia individuale sia collettivo, tanto dell’organizzazione interna ad ogni livello, quanto del sindacato e delle strutture sanitarie.Gli obiettivi della prevenzione Prevenire gli infortuni e le malattie comporta darsi innanzi tutto degli obiettivi, quali:Educare e sensibilizzare alla sicurezza i lavoratori e gli alunni;Mantenere le condizioni per la salvaguardia dell’incolumità individuale e collettiva, in ottemperanza alle prescrizioni di legge e nel rispetto delle relazioni sindacali;Promuovere la formazione e l’informazione in continuo aggiornamento e verificare l’osservanza delle norme e delle procedure in fatto di prevenzione ed infortuni sul lavoro;Valutare il rischio, preventivamente e congiuntamente al rappresentante sindacale, anche in fase d’installazione di nuovi macchinari, di cambiamenti organizzativi, di presenza d’imprese d’appalto.Buoni risultati nella prevenzioneBuoni risultati nella prevenzione degli infortuni si ottengono se:Chi opera, a qualunque livello, ha acquisito la mentalità e l’abitudine al lavoro in sicurezza;Sono disponibili e sono eseguite con scrupolo le procedure per ogni tipo di applicazione. Tutti i lavoratori, e la Direzione in testa, partecipano all’attività di prevenzione e intervengono tempestivamente per correggere situazioni nelle quali le norme non sono rispettate.

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Fattori fondamentali per la sicurezzaI fattori fondamentali per lavorare in sicurezza sono:Eseguire il proprio lavoro in modo professionalmente ineccepibile;Considerare l’atteggiamento verso la sicurezza come elemento essenziale nella valutazione della propria professionalità;Rispettare attentamente norme e procedure; analizzare con cura situazioni di presunto pericolo;Comportarsi con senso di responsabilità ed evitare azioni incaute durante lo svolgimento del proprio lavoro;Operare con la stessa attenzione sia sul lavoro sia al di fuori.

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Condizioni pericoloseSono condizioni pericolose, ad esempio:Non aver valutato i rischi;Assenza di un piano di bonifica ambientale e/o della manutenzione;Illuminazione inadeguata;Uso d’attrezzature non adeguate o difettose o in cattivo stato di conservazione;Uso di macchinari non a norma;Mancanza d’informazione;Locali non a norme;Disordine e mancanza di pulizia.

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Azioni pericolose Sono azioni pericolose: togliere punti metallici); Usare in modo improprio le attrezzature (es.: usare

la punta delle forbici per aprire punti, usarle rivolte verso la mano, ecc.)

Eseguire lavori non di competenza e/o autorizzati (es.: spostare mobili o scrivanie…);

Agire frettolosamente (es.: percorrere i corridoi di corsa, scendere le scale senza attenzione, ecc);

Usare metodi di lavoro errati (es.: usare la fotocopiatrice senza abbassare il coperchio…);

Usare fiamme libere

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COMPORTAMENTI INADEGUATI Sono comportamenti inadeguati, ad esempio: Insistere nel fare un lavoro di cui non si è a

perfetta conoscenza; Non essere nelle condizioni fisiche e mentali

normali; Cercare scorciatoie per eseguire procedure

di sicurezza.

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Prevenire Per prevenire un incidente, quindi, occorre

intervenire su tutte le possibili cause che lo possono provocare:

Verificare che chi esegue il lavoro abbia ricevuto la necessaria formazione e informazione;

Che i lavoratori d’ufficio rispettino le norme impartite dal S.P.P. (in particolare per gli impiegati)

Eliminare, se possibile, il pericolo alla fonte; Adottare misure protettive addizionali; A fronte di azioni pericolose, fermarsi subito e

analizzare dal punto di vista organizzativo le modifiche da apportare.

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LA DENUNCIA DEGLI INFORTUNI SUL LAVOROTUTTI GLI INFORTUNI POSSONO ESSERE PREVENUTI

E QUINDI EVITATI La legge pone a carico del datore di lavoro (industria) l’obbligo di denunciare all’INAIL gli

infortuni sul lavoro che abbiano coinvolto i suoi lavoratori (T.U. n. 1124/ 65- art. 53). L’assicurazione è obbligatoria e copre ogni incidente avvenuto per causa violenta in

occasione di lavoro dal quale derivi la morte o l’inabilità permanente o l’inabilità assoluta per più di 3 gg. (T.U. n. 1124/65- art. 2).

L’obbligo della denuncia scatta nell’ipotesi in cui l’infortunio abbia come conseguenza un’inabilità al lavoro di almeno quattro giorni: sia, in altre parole, prognosticato come non guaribile entro tre giorni (corrispondenti, ai tre giorni di carenza dell’assicurazione successivi il giorno in cui è accaduto l'infortunio).

Il datore di lavoro è tenuto ad inoltrare la denuncia, senza entrare nel merito dell’esistenza o meno dei requisiti, fissati dalla legge, per l’indennizzabilità dell’infortunio.

Il lavoratore, dal suo canto, è obbligato a comunicare immediatamente al suo datore dell’incidente occorsogli, anche se di lieve entità (T.U. n. 1124/ 65- art. 52). L’omissione o il ritardo dell’informazione dell’infortunio accaduto, con la conseguenza del mancato o ritardato inoltro della denuncia da parte del datore di lavoro, pregiudicano il diritto alla prestazione. La denuncia deve essere eseguita:

entro ventiquattro ore dall’accadimento dell’infortunio e per mezzo telegramma (o fax), qualora esso abbia cagionato la morte del lavoratore o sia prevedibile l’esito mortale dell’infortunio;

entro due giorni allorquando l’infortunio abbia causato l’invalidità al lavoro per almeno quattro giorni. Tale termine decorre dal giorno in cui

il datore ne ha avuto notizia (giurisprudenza: coincide con il giorno in cui il datore riceve il certificato medico).

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Denuncia all’Autorità di pubblica sicurezza Oltre che all’Inail, l’infortunio va denunciato anche all’Autorità di pubblica sicurezza. Si tratta

dell’Autorità locale: quella del Comune in cui è avvenuto l’infortunio sul lavoro (questore, commissario o sindaco). Nei Comuni in cui manca un ufficio di pubblica sicurezza, l’Autorità è il Sindaco, quale ufficiale del Governo (la denuncia va presentata al Comando dei Vigili urbani). L’infortunio deve essere denunciato all’Autorità di P.S. qualora esso abbia causato la morte ovvero l’inabilità al lavoro per almeno quattro giorni (T.U. n. 1124/ 65- art. 54, c.1).

Conseguenze dell’inosservanza dell’obbligo della denuncia L’inosservanza dell’obbligo della denuncia dell’infortunio, tanto nella condotta omissiva

quanto nel ritardo, all’Inail o all’Autorità di pubblica sicurezza, costituisce un illecito amministrativo.

La Cassazione ha stabilito con sentenza del 12 ottobre 1967, n. 2423, che nell’ipotesi d’inerzia della denuncia dell’infortunio all’Inail da parte del datore di lavoro, il lavoratore, che è titolare delle prestazioni assicurative, ha il potere di denunciare egli stesso l’infortunio subito, al fine di ottenere l’indennizzo.

Tuttavia l’omissione o il ritardo della denuncia dell’infortunio sono ascrivibili al datore di lavoro nell’ipotesi in cui la mancata o ritardata conoscenza dell’infortunio, da parte del datore di lavoro, siano dovute ad una sua condotta omissiva colposa: in particolare per non aver predisposto un’organizzazione aziendale che gli consentisse di essere informato tempestivamente dell’infortunio (Cass. 23 novembre 1988, n. 11335).

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Art. 9- Tutela della salute e dell’integrità (fisica)

I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica.

Legge 20 maggio 1970- n° 300 (Statuto dei lavoratori)

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Infortunio in itinere L’infortunio in itinere è quell’evento accidentale nel quale incorre il lavoratore

durante lo stretto percorso che collega la propria abitazione con il luogo di lavoro e viceversa. Tale infortunio, perciò, non va confuso con l’incidente che accade sulla strada durante lo svolgimento del lavoro, quando la strada non rappresenta il tragitto casa- lavoro, ma l’effettivo posto dove è svolta l’attività lavorativa.

Dal momento che si è in assenza di una specifica configurazione legislativa in materia, è la giurisprudenza il più delle volte che provvede a giudicare l’infortunio occorso in itinere, in genere col criterio molto rigido del rischio specifico da lavoro: ciò sta a significare che sarà oggetto d’indennizzo solo quell’infortunio, occorso al lavoratore, che s’inserisce nella normale attività lavorativa svolta dallo stesso, e non invece quello subìto percorrendo un tratto di strada per motivi strettamente personali (Cass. Del 9 giugno 1995).

NOTA BENE Ogni infortunio, comprese le lesioni di minima entità, deve essere

immediatamente segnalato in modo che si possa provvedere alle cure e al soccorso del caso. (D.P.R. 547- art. 388)

Art. 388 – I lavoratori, salvo impedimento per causa di forza maggiore, sono tenuti a segnalare subito al proprio datore di lavoro od ai propri capi gli infortuni, comprese le lesioni di piccola entità, loro occorsi in occasione di lavoro.

Il datore di lavoro deve disporre che per gli infortuni, comprese le lesioni di piccola entità, siano immediatamente prestati all’infortunato i soccorsi d’urgenza.

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ENTRATA ED USCITALa giornata di lavoro inizia nel momento in cui si varca il cancello della

scuola e finisce quando lo si riattraversa per uscire: in genere si attraversa un piazzale a piedi o percorrendolo con l’autovettura per raggiungere il posteggio. Di seguito sono elencati, sulla base dell’esperienza, alcuni tra i rischi maggiori che possono accadere:

ALL’INGRESSO E ALL’USCITARischi (riferito alla scuola Cartesio-Luxemburg) pavimentazione bagnata (pioggia), scivolosa (olio), ghiacciata,

sconnessa; presenza di tombini; scalini, marciapiedi; cordoni per rallentare la velocità degli autoveicoli; guide di cancelli sporgenti dal piano stradale; prolunghe elettriche o tubazioni non debitamente segnalate; fretta (correre anziché camminare); le altre autovetture, i pedoni. Nel raggiungere o lasciare il posto di lavoro, occorrerà superare altri

“ostacoli” costituiti da porte, scale, ascensori, corridoi…

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PorteIniziamo dalle porte; le prime che s’incontrano sono in genere di larghezza

sufficiente a permettere il flusso d’entrata ed uscita del personale. Il vetro, materiale duro e fragile ha l’abitudine di non farsi “vedere” ma

“sentire”. Le porte a vetro senza infisso devono quindi essere segnalate con

strisce e vetrofanie collocate a circa 150 cm da terra.Ai sensi dell’art. 14 del D.P.R. 547/55, modificato per sostituzione dal

numero 2 dell’art. 33 del D.lgs 626/94 e D.lgs 242/96, nei luoghi di lavoro che abbiano iniziato ad essere utilizzati dopo il 27/11/94 o che devono ancora essere utilizzati. Le porte devono rispondere alle seguenti caratteristiche:

“le porte dei locali da lavoro devono, per numero, dimensioni, posizione e materiali di realizzazione, consentire una rapida uscita delle persone ed essere agevolmente apribili dall’interno durante il lavoro”;

“quando in un locale le lavorazioni ed i materiali comportino rischi di esplosione e di incendio e siano adibiti alle attività che si svolgono nel locale stesso più di 5 lavoratori, almeno una porta ogni 5 lavoratori deve essere apribile nel senso dell’esodo ed avere larghezza minima (l.m.)di m. 1,20”; non è il nostro caso

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“quando in un locale si svolgono lavorazioni diverse da quelle che comportino rischi di esplosione e di incendio, la l.m. delle porte è la seguente:

fino a 25 lavoratori occupati nello stesso locale: porta avente l. m. di m. 0,80;

con un numero di lavoratori occupati nello stesso locale da 26 a 50: porta con l. m. di m. 1,20 con apertura verso l’esodo;

con un numero di lavoratori occupati nello stesso locale da 51 a 100: due porte che si aprono verso l’esodo; la prima con l.m. di m. 1,20 e l’altra di l. m. m. 0,80;

con un numero di lavoratori normalmente ivi occupati superiore a 100:

oltre alle porte previste al punto precedente, almeno una porta avente l.m. di m. 0,80 ogni 50 lavoratori ivi occupati o frazione compresa tra 10 e 50…”

e) “il numero complessivo delle porte di cui sopra può anche essere minore, purché la loro larghezza complessiva non risulti inferiore”.

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Ascensori

Le regole per l’uso corretto degli ascensori sono: non salire più persone di quelle previste dalla

targhetta di utilizzo; quando le porte sono in movimento di chiusura, non

si deve contrastare il loro movimento inserendo le mani per impedirne la chiusura;

negli ascensori occorre astenersi dal fumare; occorre avvisare se il piano ascensore non è a

livello col piano esterno; chiamare la manutenzione quando si avvertono

rumori inconsueti.

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Scale Le scale di sicurezza, esterne agli edifici,

risentono delle condizioni atmosferiche; pertanto è opportuno che esse siano possibilmente coperte e con listello antisdrucciolo.

Devono essere sufficientemente larghe per permettere la discesa e la salita delle persone.

Nel caso di flusso inferiore a 100 persone la scala deve avere una larghezza minima di 120 cm.

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CORRIDOIRischi Bagnati Scivolosi Fornire occasioni d’inciampo per via di dislivelli del pavimento,

gradini, oggetti vari “posteggiati”

CORRIDOI Caratteristiche Lisci e senza ostruzioni Larghi almeno XX cm., se sono usati solo dal personale e non

vi sia transito di gente esterna, o di carrelli a mano Rampe, gradini e restringimenti opportunamente segnalati Attenzione alle calzature indossate (tacco alto, suole in

cuoio).

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L’AULA L’ambiente- Le cause degli infortuni L’ambiente Proviamo ad analizzare l’ambiente in cui si lavora, secondo lo schema tradizionale dei quattro

gruppi di fattori di rischio (tabella sottostante). 1° GRUPPO 2° GRUPPO 3° GRUPPO 4° GRUPPO

Temperatura Polveri

Lavoro fisico Posizioni disagevoli Umidità Liquidi

Ritmi, carichi Ventilazione Fumi Monotonia- Ripetitività Rumore Gas- vapori Stress Illuminazione Vibrazioni Responsabilità Cubatura e spazio Radiazioni Turni Gli effetti sulla salute che ne derivano sono:

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A) INFORTUNI B) DISTURBI-MALATTIE

Senza voler fare un discorso riduttivo, si pensa che i fattori più importanti presenti nel lavoro in aula siano quelli appartenenti al primo e al quarto gruppo.

Ciò non significa negare la presenza degli elementi che compongono il secondo e terzo gruppo, particolarmente per chi svolge il proprio lavoro a stretto contatto con i reparti di produzione o a rischio d’esposizioni radioattive. (Non al Cartesio)

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1° GRUPPOL’illuminazione

L’illuminazione è un fattore importante nel lavoro d’ufficio: una cattiva illuminazione vuol dire luce insufficiente, abbagliante, mal disposta, mal diretta (art. 10- D.P.R. 303/56). Gli effetti di una cattiva illuminazione possono essere di due tipi:

lesioni da radiazioni infrarosse che provocano la cataratta;

lesioni da radiazioni ultraviolette che ledono la retina.

Oltre alle lesioni all’organo della vista, una cattiva illuminazione è responsabile nell’ incidere in modo rilevante sugli infortuni. Occorre pertanto verificare:

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ILLUMINAZIONE

Verificare la dimensione dell’oggetto che si fissa la sua distanza la nitidezza dei contorni il contrasto tra l’oggetto e lo sfondo l’illuminazione generale o il fondo rispetto

all’illuminazione specifica del posto di lavoro. Per il Livello di Illuminazione di Esercizio si fa

riferimento alla norma tecnica UNI 10380: i valori medi d’esercizio sono espressi il lux (vedi tabella A).

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Aerazione Dovranno essere installate finestre o altri tipi di

infissi apribili verso l’esterno dell’edificio che, per ciascun locale, garantiscano una superficie aerante pari ad almeno 1/8 della superficie del pavimento.

Qualora ciò non fosse possibile, l’aerazione dovrà essere integrata o interamente sostituita da idoneo impianto di ventilazione meccanica e/o

condizionamento dell’aria, attenendosi alla normativa di riferimento UNI 8852 e UNI 10339 (vedi tabella B).

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Il rumore Il rumore, in genere, non dovrebbe

costituire un problema nella maggioranza dei casi. Se l’onda di pressione (decibel- dBA) è contenuta non si può dire la stessa cosa per la frequenza e in altre parole il numero di vibrazioni emesse.

Rumori modesti ma ad elevata frequenza possono affaticare i lavoratori dal punto di vista mentale, producendo nei casi più gravi, vari disturbi derivanti dallo stato ansioso ed aumentando il rischio d’infortuni.

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Problematiche connesse al D.lgs 277/91 (Capo IV) Nei luoghi di lavoro, il datore di

lavoro/dirigente/preposto devono attuare le misure per la riduzione del rumore, informare circa i livelli di rumore, fornire mezzi di protezione adeguati, effettuare la misura del Livello di Esposizione Quotidiana al rumore riferita alle otto ore giornaliere.

Provvedimenti particolari devono essere adottati quando il rumore supera la soglia degli 80dB e ancora più restrittivi quando supera i 90dB. E’ previsto il controllo sanitario quando il rumore oscilla tra 80 e 85dB. Le misure di prevenzione per ridurre il rumore possono essere:

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interventi alla sorgente (pompe, riscaldamento, condizionamento, ventilatori, laboratori, centri informatici) attraverso ristrutturazioni, manutenzione, isolamento con barriere;

interventi sull’ambiente: posa materiali fonoassorbenti;

interventi sugli operatori: posizionamento in ambienti insonorizzati, uso di dispositivi di protezione individuale, riduzione del tempo di esposizione.

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Il microclima (art. 11- 12- 13- D.P.R. 303/56)

Questo è un altro fattore del 1° GRUPPO altrettanto importante ed è sicuramente legato al tipo d’impegno fisico e mentale che si è chiamati a fornire.

In una situazione normale il corpo umano mantiene facilmente la propria temperatura senza dovere ricorrere a risorse particolari. Nei casi in cui l’organismo è sottoposto ad uno sforzo o se vi è eccesso di calore nell’ambiente, entra in gioco il meccanismo di termoregolazione che attraverso la sudorazione ricerca l’equilibrio perduto.

L'equilibrio che si raggiunge appunto attraverso la sudorazione od evaporazione che dir si voglia, è raggiunto tanto più facilmente quanto minore è l’umidità e quanto maggiore è la ventilazione, entro certi limiti naturalmente.

Si può controllare il microclima senza bisogno di strumenti; per esempio:

bocca secca grado di umidità troppo basso

indumenti attaccaticci umidità elevata

sudorazione frequente temperatura elevata e/o umidità alta e/o scarso ricambio dell’aria

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Il microclima, qualora non corrisponda alle esigenze dell’organismo umano, può produrre anche effetti infortunistici: se pensiamo ai mesi estivi, avvertiamo più facilmente il senso di spossatezza, di stanchezza, perdiamo la capacità di concentrarci, anche per brevi periodi.

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Sempre a riguardo dell’aria che respiriamo negli uffici oggi si parla di sick building syndrome ovvero sindrome da edificio malato.

Vi sono molti malesseri che possono derivare da questa sindrome; tra questi raffreddori che durano nel tempo, mal di testa, male alla gola, irritazione agli occhi, difficoltà respiratorie e via elencando.

Tali malesseri hanno la caratteristica d’essere stabili nel tempo e non legati alle stagioni o a particolari periodi epidemici e devono essere ascritti a fattori quali:

SINDROME LOCALI DI LAVORO MALATI Cause cattivo funzionamento degli impianti di condizionamento presenza di sostanze nocive nei mobili o negli arredi (formaldeide,

amianto) moquette con carico di batteri, acari e altri microrganismi localizzazione degli uffici: a) nelle officine- b) a ridosso d’arterie stradali

molto trafficate o d’aree fortemente inquinate ionizzazione dell’aria temperatura

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Tabella A- ILLUMINAMENTO DI ESERCIZIO

Tipo di locale Valore minimo (lux)

AMBIENTI COMUNI Corridoi, aree di passaggio 50 /100

Ascensori, scale 100

Magazzini e depositi 100

LUOGHI DI LAVORO Uffici generici, aule, sala computer 300 Uffici di progettazione (con disegnatori) 500 Sale riunioni 300

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Tabella B- PORTATE D’ ARIA

ARIA DI RICAMBIO (valori espressi in mc/ora/persona) Tipo di locale Portata per persona (mc/ora x persona)

raccomandato minimo Locali singoli 25.5 25.5- 42.5

Open space 25.5 17- 25.5

Locali riunione 25.5- 34 34- 51

Uffici con computer 16.22 16.2- 42.5 Servizi

nota A A- Ricambio richiesto nei servizi igienici, edifici adibiti a residenza e assimilabili:

0,0011 vol/sec (4vol/sec).

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Aria condizionata

Gli impianti di condizionamento si possono classificare in tre gruppi: Che trattano l’aria in un’unica centrale e poi inviata nei vari ambienti; Che trattano l’acqua in centrale e poi la inviano agli scambiatori di calore situati

nei vari ambienti; Che trattano in centrale sia l’acqua che l’aria. Per verificare se gli impianti esistenti sono a norma, il S.P.P. di un’azienda

dovrebbe procedere ad analizzare i seguenti punti: Analisi del microclima: a) verifica degli indici termometrici; b) controllo della

velocità dell’aria nei posti di lavoro. Verifica della adeguatezza dei parametri sopra rilevati con le dimensioni dei

locali, e le variazioni nel tempo. Verifica della portata d’aria reale esterna e della omogeneità di distribuzione nei

vari ambienti. Controllo del posizionamento delle prese d’aria esterne e dell’efficienza dei filtri. Controllo dell’efficienza della manutenzione con riferimento alla presenza di

materiali inquinanti nelle canalizzazioni (Tab.C).

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Note per il controllo del microclima

I filtri devono essere in grado di trattenere tutte le particelle solide di dimensioni superiori a 50 micron ed il 90% di quelle con dimensioni comprese tra 50 e 0.5 micron.

Le norme UNI consigliano una velocità dell’aria (Va) di <0.15 m/sec. Portata dell’aria esterna filtrata non inferiore a 20 mc/persona/ora. I parametri per il controllo del comfort termico in ambienti con ridotto

dispendio di energie sono: Temperatura dell’aria (Ta): estate 25.5-26.5°C; inverno 22-23°C. Umidità relativa (UR): 40-60%. Sufficiente apporto di aria di ricambio.

Qualità dell’aria (senza inquinanti). Omogeneità delle condizioni microclimatiche nei vari punti dei locali e

nelle diverse ore del giorno. Le prese d’aria esterna devono essere posizionate a m. 3 dal suolo

(cortili) o a m. 6 da camini o altre fonti di emissioni.

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Tabella C- PUREZZA DELL’ARIA(valori limite espressi in mg./mc)

livello di punta media annua Particolati 0.15

0.06 Anidride solforosa 0.08

0.4 Ossido di carbonio 20.0

30.0 Ossido di azoto 0.2

0.5 Ossidanti fotochimici 0.1

0.5

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4° GRUPPOPosizioni disagevoli

Nelle “posizioni disagevoli” si possono tranquillamente ricondurre quelle statiche di chi lavora ore senza cambiare posizione.

Può sembrare strano a chi non lavora seduto per otto ore, ma il lavoro muscolare statico, in altre parole la contrazione continua di un gruppo di muscoli, sempre quelli, fa comparire la fatica più di un lavoro dinamico.

Alla fatica fisica si aggiunge la fatica psicologica producendo spesso stati d’ansia, perdita di concentrazione e altro. Ovviare a questi inconvenienti è possibile, a patto di poter cambiare, con una certa frequenza la posizione statica. Sarà perciò utile alzarsi dalla scrivania ogni tanto e distribuire con oculatezza le pause fisiologiche.

Ripetitività, monotonia, ritmi eccessivi, saturazione dei tempi producono effetti stancanti soprattutto di carattere psicologico. Il risultato conseguente è lo scarso rendimento e il senso di spersonalizzazione. Vi sono certamente casi limite, ove si presenti la necessità di modificare l’organizzazione del lavoro.

Infine l’ansia e le frustrazioni. Ognuno di noi ha di sé, frequentemente, una valutazione superiore rispetto a quella degli altri nei suoi confronti. In certi casi ed in presenza delle difficoltà di soddisfare le proprie attese personali si possono ingenerare fasi di frustrazione e ansia. La medicina consiste nel non abbandonarsi nel cosiddetto “adattamento passivo”, ma di cercare una proficua integrazione tra i propri obiettivi e quelli dell’azienda.

Norme tecniche di riferimento: UNI 8852- UNI 10339 Prospetto 3- UNI 10380 (maggio 1994)

Leggi: D.P.R. 303/56- D.P.R. 547/55

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Lo stress da lavoro Stress è un termine usato per indicare la reazione a una

situazione che si percepisce di non poter affrontare con successo e che ha come conseguenza un indesiderato deterioramento fisico, mentale ed emotivo.

La classe di fattori che inducono lo stress sono molteplici: ad esempio il carico di lavoro può divenire fattore di stress sia se il carico è eccessivo, sia che esso sia scarso. Ma l’eccesso e la carenza di lavoro vanno intesi anche in senso quantitativo e qualitativo, in senso fisico e psichico.

Un alto carico di lavoro può rivelarsi non stressante se associato ad un’elevata discrezionalità da parte del lavoratore.

Un altro fattore individuato risiede nella complessità del lavoro o, viceversa, nella sua monotonia. Lo stress in questo caso deriva da un’elevata richiesta di lavoro e da una mancanza di controllo dello stesso.

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Altro fattore di stress è determinato dai problemi ambientali non conosciuti e non controllati, quali il rumore, l’ illuminazione scadente, il microclima, i locali angusti (punti trattati nella presente guida).

E’ pertanto fondamentale conoscere, perchè un rischio ignoto è più stressante di un rischio riconosciuto e controllato.

E’ possibile il verificarsi di un altro fattore: il conflitto di ruolo allorché un lavoratore deve ricoprire ruoli diversi e tra loro incompatibili; si dice invece ambiguità di ruolo quando manca chiarezza circa i compiti che il lavoratore deve svolgere e circa le prospettive che gliene derivano.

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Vi è poi un altro elemento di stress che deriva dall’insufficiente partecipazione di un lavoratore alla determinazione di un processo lavorativo. Quasi sempre questo fattore è determinato da una non adeguata organizzazione del lavoro e/o da una struttura organizzativa e gerarchica di carattere accentratrice e burocratica.

Se poi passiamo ai rapporti coi superiori o tra colleghi, si può verificare come questi, se la loro qualità e quantità sono scadenti, deludenti e vessatori, possano essere per molti lavoratori una fonte di stress. Oggi va sotto il termine mobbing proprio questo tipo di problema che, a quanto risulta dalla ricerca fatta in Europa, sta assumendo dimensioni tali da richiedere un attenzione particolare anche da parte del sindacato.

Nelle scuole è una questione degna di massima attenzione lo sviluppo della carriera degli linsegnanti. Sappiamo di molti casi di stress e di conseguenti malattie allorché si è diffusa la paura di perdere il posto di lavoro; o talvolta di fronte alla perdita delle capacità necessarie a svolgere efficacemente i propri compiti; o per un eccessivo o assente iter di crescita professionale e promozionale.

Un’ultima categoria di problemi attiene all’interfaccia tra lavoro e l’ambiente esterno, in primo luogo l’ambito familiare.

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Fattori moderatori dello stress Numerosi fattori possono agire come moderatori dello stress. Tra

questi vi è il sostegno sociale, che può tamponare, fino ad un certo punto gli effetti di una condizione lavorativa sfavorevole. Il sindacato può certamente svolgere un ruolo attivo in tal senso.

Anche i tratti della personalità si associano allo stress da lavoro, anche se la personalità non è un fattore immutabile. Dalle ricerche condotte si ricava un’associazione tra effetti dello stress e carattere tendente all’instabilità emotiva e tensione. Alcune caratteristiche della personalità, come l’estroversione/introversione, potrebbero modificare la risposta allo stress.

Un altro parametro che influenza la resistenza allo stress è il concetto di sé : un elevato concetto di se stessi si associa spesso a successo e soddisfazione nel lavoro, mentre la svalutazione di se stessi si accompagna spesso a depressione.

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Fase di resistenza Fase di allarme Fase di esaurimento

Nella fase A (reazione di allarme) tutte le risposte corporee allo stress sono in atto; ma se lo stress dura a lungo, dopo un po’ il corpo vi si abitua e subentra una fase di adattamento o resistenza (B). Se lo stress persiste, vi è un limite al periodo di adattamento, oltre il quale si entra nella fase di esaurimento (C).

Ricerche effettuate sugli equipaggi dei bombardieri alleati durante la II Guerra Mondiale hanno dimostrato che la fase di allarme si manteneva per le prime cinque o sei missioni; in seguito subentrava la fase di adattamento, che però, dati gli altissimi livelli di stress, durava solo per altre cinque missioni. Dopo l’undicesimo volo si entrava nella fase finale di esaurimento: questa fase si contraddistingueva con forme di rassegnazione, si poteva vedere giovani diventare vecchi quasi da un giorno all’altro.

Gli stessi principi valgono per gli stress giornalieri, anche se in modo meno accentuato

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Stress: effetti a lungo termine FISICI EMOTIVI Iperventilazione Rifiuto Cattiva respirazione Rabbia e

irritazione Disturbi della vista Infelicità Dolori al petto Depressione,

apatia Affaticamento muscolare Facilità alle

lacrime Dolori al collo Allontanamento dalle

amicizie Rischio di dolori alla schiena

Paranoia Affaticamento muscolare Isolamento Cattiva digestione Perdita della capacità di

amare/ voler bene Possibilità di ulcere

COMPORTAMENTALI

Indolenza Sistema immunitario Lunghe pause Influenza Lunghe permanenze in

ufficio Artrite Insonnia Pressione sanguigna Uso di stimolanti Invecchiamento Attenzione ossessiva all’orologio

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Le cause degli infortuniPer quanto possa sembrare inverosimile, ci sono innumerevoli

occasioni d’infortunio negli ambienti scolastici.La tabella che segue, con buona approssimazione, riporta quelle

che sono le cause maggiori degli infortuni :Tutti i locali Rischi Cadute e scivolamenti Urti e schiacciamenti Ferite da punta e da taglio Impianti elettrici Sollevamento e trasporto Disordine

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Cadute e scivolamenti Sono le voci responsabili di circa la metà di tutti gli infortuni che

avvengono negli ambienti. Prima degli aspetti tecnici, occorre ricordare che quelli emotivi, quelli

psicologici, la stanchezza e l’umore entrano prepotentemente in gioco e contribuiscono ad accentuare la gravità delle conseguenze.

Cadute e scivolamenti

Cause Oggetti fissati al pavimento (colonnine per l’allacciamento elettrico e

telefonico) Prolunghe che sporgono dalla scrivania e che non sono fissate al

pavimento Oggetti depositati a terra (borse, scatole …) Tappeti mal fissati o con bordi alzati Moquette scollata o deteriorata Oggetti scivolosi caduti sul pavimento (fogli d’acetato, piccoli coperchi di

plastica, floppy disk …) Pavimento bagnato dall’acqua usata anche per piante e fiori Dislivelli del pavimento non segnalati Sedie rotte o usate in modo errato

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Sembra che il guaio maggiore, legato alle cadute ed agli scivolamenti, risieda nell’abitudine: gradualmente impariamo a “vivere” con le situazioni anomale e a tenerle sotto controllo, tanto da riuscire a “schivarle” senza neanche pensarci più. Conviviamo coi pericoli presenti nel nostro ambiente e ne consegue la certezza che non esistono rischi di cui preoccuparsi: fino a prova contraria.

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Evitare i rischi di scivolamento e cadute comporta: Non lasciare oggetti sul pavimento Assicurarsi che le colonnine portautenze siano sempre collocate sotto la

scrivania o in posizione di sicurezza Controllare che le prolunghe e il filo del telefono non siano occasione d’inciampo Non spostarsi a spinta sulle sedie a rotelle Evitare di indossare calzature che possono essere pericolose, come ad esempio

i tacchi a spillo … Ricordarsi che la fretta è cattiva consigliera, quindi non correre Appoggiarsi sempre ai corrimani delle scale (quando presenti) Nel trasporto d’oggetti voluminosi guardarsi sempre intorno per evitare di cadere

e urtare altri Non salire in piedi sulle sedie, specie se a rotelle Controllare che il pavimento sia sempre in buono stato di manutenzione Verificare (se presenti) che le lamine d’ottone o alluminio poste sulle soglie delle

porte siano sempre perfettamente aderenti al pavimento

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Urti e schiacciamenti I motivi per cui accadono questi tipi d’incidenti sono di tre ordini:A) spazi di movimento limitati;B) uso scorretto di procedure di lavoro; scordarsi dell’esistenza della forza di gravità. Caso A- Spazi di movimento limitati porte aperte degli armadi cassetti di scrivania aperti sostare dietro una porta sedie, tavolini o altro fuori posto urto contro mobili a spigolo vivo urto contro chiavi lasciate nelle toppe delle serrature chiusura di ante o cassetti con il ginocchio o con il corpo

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Caso B Uso scorretto di procedure di lavoro chiusura dei cassetti afferrandoli per il bordo e non per le

maniglie chiusura di ante a scorrimento degli armadi afferrandole per il

bordo e non per le maniglie aprire e chiudere finestre a scorrimento orizzontale esercitando

pressione sul telaio contrastare la chiusura di porte o cancelli di ascensori con le

mani spostamento di mobili o attrezzature d’ufficio quando non è

previsto nella mansione apertura scorretta dei cassetti provocandone il ribaltamento

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caso C Scordarsi dell’esistenza della forza di gravità disposizione di oggetti pesanti e attrezzature voluminose e

pericolose (taglierine…) nei piani alti di armadi apertura violenta di cassetti senza battuta d’arresto quadri non fissati correttamente alle pareti armadi o scaffali non ancorati al muro Rispetto agli “scivoloni” gli schiacciamenti sono un fatto più

soggettivo che si lega molto anche allo stato d’animo del lavoratore, o a fattori di stress, d’ansia, di stanchezza…

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Ferite da taglioLe cause sono di duplice natura: condizioni tecniche di pericolo azioni pericolose Caso A- Condizioni tecniche di pericolo porte a vetri e finestre non in sicurezza mobili metallici con spigoli vivi o piani taglienti taglierine con lame non protette oggetti in vetro (posacenere, vasi, quadri …) forbici e tagliacarte appuntiti puntine da disegno, lamette, temperini, coltelli … chiodi o viti sporgenti da muri o porte o mobili … bottigliette di vetro e lattine Caso B- Azioni pericolose Per evitare i rischi di incidente sono utili alcune piccole precauzioni quali: controllare che non vi siano chiodi o viti sporgenti richiedere il montaggio di vetri di sicurezza eliminare strumenti taglienti e appuntiti non riporre alla rinfusa oggetti taglienti nei cassetti dotarsi di forbici e tagliacarte con punte arrotondate collocare gli oggetti di vetro in posizione sicure non raccogliere con le mani vetri rotti i frammenti di vetro gettati nei cestini o in contenitori siano avvolti in abbondante carta o stracci non inumidire con le labbra i bordi delle buste allo scopo di chiuderle maneggiare i fogli di carta prendendoli per gli angoli e non per i lati sostituire velocemente i vetri rotti non infilare le mani in fotocopiatrici, macchine da scrivere …

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Impianti elettrici Per accendere una lampada da 100 Watt a 220 Volt, occorrono 0,45Ampere;

per avviare un motore elettrico da 1 kW a 220 Volt occorrono circa 3,3 Ampere. Per uccidere un uomo è più che sufficiente applicargli per qualche secondo 0,1 Ampere!

I cavi elettrici di tensione trasportano energia non immediatamente quantificabile, se tal energia è mal utilizzata o indirizzata può produrre danni irreversibili fino alla morte.

Il nostro corpo, di fronte ad una corrente elettrica è debolissimo, non è in altre parole in grado di opporre resistenza; riesce a sopportare un’intensità di corrente inferiore a 0,01 Ampere (1 millesimo di Ampere) con differenza di potenziale di 25/50 Volt rispettivamente se corrente continua o alternata.

Tale vulnerabilità deriva dal fatto che la resistenza che il corpo umano riesce a realizzare nei confronti del passaggio di corrente varia nell’ordine di 500/ 2.000 Ohm. Nel caso di elettrocuzione ciò significa, riferendoci ad una tensione di 220 V, essere attraversati da una corrente variante tra 0,44 e 0,11 Ampere: decisamente letale.

La resistenza al passaggio di corrente può aumentare se indossiamo guanti dielettrici, calzature di gomma, pedane isolanti; può invece diminuire se siamo a piedi nudi e bagnati, con contatto prolungato, dipende inoltre dalla stanchezza, dall’umidità del corpo …

Nella tabella sottostante sono elencati alcuni accorgimenti, tenendo conto delle cause più frequenti di elettrocuzione:

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SCOSSE ELETTRICHEAccorgimenti

prolunghe e cavi devono essere disposti e fissati in modo da evitare deterioramento per schiacciamento o taglio

non fare passare cavi elettrici sotto tappeti o moquette perchè non è controllabile l’isolamento dei conduttori

non fare passare cavi o prolunghe sotto le porte usare per quanto possibile prolunghe adatte allo scopo e che

non richiedono l’uso di adattatori le prese a muro dovrebbero ricevere una sola spina le spine “volanti” devono essere dotate di dispositivo di

antitrazione e antitorsione ogni utilizzatore, macchine, portalampade, ecc … dovrà essere

munito d’ interruttore le spine devono essere estratte dalle prese dopo aver spento

l’interruttore ed agendo sulla spina stessa e non tirando il cavo evitare di attorcigliare i cavi allontanare cavi e prolunghe da fonti di calore

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Norme CEI 11-8:Impianti di produzione, trasmissione e

distribuzione energia; impianti di terra; 64-2: impianti elettrici nei luoghi con pericolo

d’esplosione; 64-8: impianti elettrici utilizzatori a tensione

nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua;

64-8 versione 2: ambienti a maggior rischio in caso d’incendio;

81-10/1-2-3-4: protezione di strutture contro i fulmini. Leggi legge. 134/71; legge 186/90; legge 37/09; D.P.R.

447/91; legge 10/91.

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Sollevamento e trasporto Alle volte accade di movimentare oggetti pesanti o voluminosi.

L’esperienza insegna che molti incidenti sono legati a cause di trasporto o sollevamento e le conseguenze ricadono su parti del corpo quali polsi, caviglie, gomiti, ginocchia e articolazioni varie.

A volte si sostiene che non è il caso di esagerare quando, per esempio, si sollevano pesi di 10/ 15 Kg.: si dice che non è il caso di chiamare gli incaricati per simili banali operazioni.

E' proprio in questi casi che succede l’incidente, perché si fa l’operazione in modo scorretto o perché si compie un movimento inconsueto, o perché non si valuta sufficientemente il rapporto peso/volume dell’oggetto.

Allo scopo di evitare danni alle articolazioni o alla spina dorsale, riportiamo una tabella di riferimento ed alcuni accorgimenti:

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MOVIMENTAZIONE CARICHIAccorgimenti

Non strafare Visuale libera Usare attrezzature specifiche come carrelli, cinghie, funi, pattini

… Usare dispositivi di protezione come i guanti Sollevare i carichi piegando le ginocchia e mantenendo schiena

e testa diritte, gambe larghe e piedi rivolti verso la direzione del movimento Assicurarsi di avere afferrato bene l’oggetto e sollevarlo applicando una forza progressiva evitando il sollevamento a strappo

Non torcere il busto durante il movimento Tenere il carico il più vicino possibile al corpo Articoli di riferimento: Artt. 47-48-49 del D.lgs 81/08

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Verifica del valore di peso sollevato in rapporto alla frequenza di sollevamento (turno di 8 ore o meno). Condizioni di piena accettabilità PESO DEL CARICO FREQUENZA DI SOLLEVAMENTO Maschi Femmine 18 kg. 12 kg. 1 volta ogni 5 minuti 15 kg. 10 kg. 1 volta ogni minuto 12 kg. 8 kg. 2 volte ogni minuto 6 kg. 4 kg. 5 volte ogni minuto

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Disordine Il disordine può anche essere causa d’incidenti, e in genere esso

è associato all’aspetto organizzativo. Nel comune pensare esso indica: confusione, disorganizzazione, mancanza di programmazione, mancanza di controllo.

Va da sé che il buon ordine non può essere un “optional” e tanto meno una mania, ma può rappresentare un atteggiamento corretto e sensibile nei confronti dei pericoli insiti nell’ambiente di lavoro.

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VideoterminaliCome intendere la postazione di lavoro

Il titolo VII D.lgs 81/08 parla di “uso d’attrezzature munite di videoterminale” e il primo comma dell’art. 174 recita:

“Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio di cui all’art. 4, c. 1, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo:

ai rischi per la vista e gli occhi; b) ai problemi legati alla postura e all’affaticamento fisico e mentale; c) alle condizioni ergonomiche e d’igiene ambientale”.

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L’art. 173 descrive le definizioni di postazione di lavoro: “a) Videoterminale: s’intende uno schermo alfanumerico o

grafico, a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato; b) posto di lavoro: l’insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera o altro sistema d’immissione dati, in altre parole software, per l’interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l’unità a dischi, il telefono. Il modem, la stampante, il supporto per documenti, la sedia, il piano di lavoro nonché l’ambiente di lavoro immediatamente circostante; c) lavoratore: colui/colei che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale in modo sistematico e abituale, per 20 ore settimanali, dedotte le interruzioni di di cui all’art. 173, in conformità ai requisiti minimi di cui all’allegato XXXIV.

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Da ciò si può evidenziare che la prestazione di lavoro non si compone del solo schermo; che in conformità a dati scientifici attualmente disponibili la legge italiana ha convenzionalmente stabilito 4 ore, il tempo continuativo, ai fini della valutazione del rischio da VDT (ma su tale punto è aperta una discussione di revisione); che nell’installare una postazione di lavoro è opportuno che questa corrisponda a criteri ergonomici e d’igiene;

che, infine, anche il lavoro ad un portatile può essere considerato alla stessa stregua di un lavoro ad un videoterminale (ma su questo punto il legislatore è carente).

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In base all’art. 177, il datore di lavoro è tenuto a fornire per ciascun posto di lavoro: a) le informazioni sulle misure applicabili in base all’analisi fatta; b) le informazioni sulle modalità di svolgimento dell’attività; c) le informazioni circa la protezione degli occhi e della vista.

Inoltre, al 2° comma si prevede una formazione adeguata, non solo un’informazione, in particolare su quanto previsto al comma precedente.

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I rischi e gli effetti dannosi sul lavoratore Radiazioni- Elettricità- Vista- Affaticamento fisico/mentale- Disturbi

muscolari Alcune prime osservazioni che riguardano i possibili danni alla salute, si

possono ricavare dalla ricerca medica. Le radiazioni emesse dallo schermo sono più o meno come quelle di un

qualunque televisore; si escludono possibilità di danni per le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, in normali condizioni d’esercizio e con apparecchiature in buono stato e dell’ultima generazione.

Una causa di rischio è costituita dall’elettricità, per questa ragione è obbligatoria l’assicurazione INAIL (vedi paragrafo a parte).

Il rischio maggiormente accertato è l’affaticamento visivo (astenopia). Alla domanda “… se uno vede bene e lavora molto al vdt, corre il rischio

di andare incontro ad una diminuzione visiva permanente o ad una malattia degli occhi?”. La risposta della medicina è no.

Invece alla domanda: “… se uno ha già alterazioni della vista (presbiopia, miopia, ipermetropia) alla lunga può andare incontro ad un peggioramento?”

La risposta è, che senza adeguate misure preventive, probabilmente si.

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Nella sentenza del 15 dicembre 1991 del dr. Guariniello, in seguito alle perizie, si afferma tra l’altro: “… il lavoro al terminale ottico, pur causando disturbi visivi ed oculari, non produce alterazioni permanenti all’apparato visivo a breve termine (mesi) nella maggioranza dei casi. Non è possibile escludere, tuttavia, per particolari soggetti (eteroforici [gravi in caso di scompenso) un aggravamento del quadro patologico anche a breve termine.

I disagi oculari consistono per lo più in bruciore, rossore, dolore, senso di corpo estraneo e sono più frequenti di quelli visivi, in altre parole visione sdoppiata o confusa o sfarfallamento. In genere il lavoro al vdt mette in evidenza vizi oculari minori non corretti.

[1] Eteroforico: strabismo latente

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Un’altra categoria di disturbi addebitati al lavoro al vdt si riferisce a quelli muscolari (stanchezza, rigidità, crampi, formicolii), i quali sono dovuti in gran parte a posture non confacenti, mantenute anche per diverso tempo. Sono rischi legati a tutti i lavori sedentari, ma quello al video è probabilmente più accentuato, a causa del minor movimento dei muscoli.

Infine i rischi connessi all’affaticamento fisico e mentale: in pratica, secondo la Medicina, l’affaticamento rompe gli automatismi utili del comportamento e le operazioni più semplici richiedono un surplus di controllo. Da una parte possono comparire sintomi d’iniziale ipoglicemia, come sudori e tremori, dall’altra disturbi, come depressione, irritabilità prostrazione. Un aumento dell’ansia è un fatto generalizzato.

Inoltre, tutta una vasta gamma di manifestazioni da stress, in relazione a specifici agenti stressanti come temperatura non adeguata, rumore continuo non controllato, illuminazione abbagliante o non adeguata, inquinamento aereo, problemi organizzativi (interruzioni, ritmi,organizzazione del lavoro in generale).

Misure per l’eliminazione o la limitazione del rischioLa principale misura di prevenzione consiste nell’interrompere l’attività visiva e abbandonare la postura seduta per far altro che non sia leggere o lo star fermo; meglio cambiare ambiente.

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Intervenire sull’organizzazione del lavoro L’art. 175 “1. Il lavoratore, ha diritto ad una interruzione della sua

attività mediante pause ovvero cambiamento di attività.2. Le modalità di tali interruzioni sono stabilite dalla contrattazione collettiva anche aziendale.3. In assenza di una disposizione contrattuale riguardante l'interruzione di cui al comma 1, il lavoratore comunque ha diritto ad una pausa di quindici minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale.4. Le modalità e la durata delle interruzioni possono essere stabilite temporaneamente a livello individuale ove il medico competente ne evidenzi la necessità.5. È comunque esclusa la cumulabilità delle interruzioni all'inizio ed al termine dell'orario di lavoro.6. Nel computo dei tempi di interruzione non sono compresi i tempi di attesa della risposta da parte del sistema elettronico, che sono considerati, a tutti gli effetti, tempo di lavoro, ove il lavoratore non possa abbandonare il posto di lavoro.7. La pausa è considerata a tutti gli effetti parte integrante dell'orario di lavoro e, come tale, non è riassorbibile all'interno di accordi che prevedono la riduzione dell'orario complessivo di lavoro.

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Quindi nel determinare il tempo di lavoro e il tempo di riposo al vdt, noi entriamo nel campo della contrattazione dell’organizzazione del lavoro. E’ compito del RLS non lasciare che questo aspetto che tocca la salute, la professionalità e la stessa occupazione sia lasciato ad un rapporto unilaterale tra aziende e lavoratori.

L’aspetto organizzativo è tanto importante, quanto altrettanto strategico è un nostro controllo se si pensa all’evoluzione che sta avendo il lavoro “mobile”. Si parla di quei lavoratori, che sono sempre più numerosi, che lavorano in luoghi diversi con un portatile. Innanzi tutto va precisato che la legge su questo versante è carente, perché non specifica la fattispecie di lavoro col portatile, che deve essere considerato una postazione di lavoro come altre. I notebook non sono né normati, né assicurati per il lavoro all’esterno della propria azienda: un qualunque incidente legato all’apparecchiatura come potrebbe essere coperto assicurativamente?

Inoltre sul piano organizzativo il lavoro al portatile apre scenari nuovi e per certi versi anche poco controllabili, almeno sindacalmente.

Dal punto di vista aziendale la cosa va certamente bene, in quanto i lavoratori usano il computer anche a casa, lavorano di sera e/o nei giorni festivi, oltre l’orario contrattuale: un bel modo per aggirare il controllo sindacale e i diritti

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Visite mediche E’ l’art. 176 che istituisce la sorveglianza sanitaria per quegli stessi lavoratori, 1.

I lavoratori sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41, con particolare riferimento:a) ai rischi per la vista e per gli occhi;b) ai rischi per l’apparato muscolo-scheletrico.2. Sulla base delle risultanze degli accertamenti di cui al comma 1 i lavoratori vengono classificati ai sensi dell’articolo 41, comma 6.3. Salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabilita dal medico competente, la periodicità delle visite di controllo è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni o limitazioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquennale negli altri casi.4. Per i casi di inidoneità temporanea il medico competente stabilisce il termine per la successiva visita di idoneità.5. Il lavoratore è sottoposto a visita di controllo per i rischi di cui al comma 1 a sua richiesta, secondo le modalità previste all’articolo 41, comma 2, lettera c).6. Il datore di lavoro fornisce a sue spese ai lavoratori i dispositivi speciali di correzione visiva, in funzione dell'attività svolta, quando l’esito delle visite di cui ai commi 1, 3 e 4 ne evidenzi la necessità e non sia possibile utilizzare i dispositivi normali di correzione.

In pratica con le pause si diminuiscono le entità dei vari rischi al vdt e con le visite mediche si tiene sotto controllo il possibile danno.

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LAVORO AL VDTConsigli

Tabella di sintesi Disponi il vdt in modo che non abbia fonti di luce diretta né dietro (cioè di fronte

ai tuoi occhi), né davanti allo schermo In generale, la luce artificiale è preferibile a quella naturale e l’illuminazione

diffusa è preferibile a quella diretta Se il tuo video non è di buona qualità, usa uno schermo antiriflesso a

intensificazione di contrasto Se hai un difetto di rifrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia)

usa le lenti correttive che l’oculista ti ha prescritto: eviterai di stancare gli occhi Aggiusta l’altezza della sedia in modo da non dover curvare la schiena mentre

lavori e da tenere lo sguardo orientato in avanti e leggermente in basso Cerca di appoggiare gli avambracci al tavolo (non ai braccioli della sedia) ed i

piedi ad un supporto Cambia ogni tanto posizione: mantenere a lungo immobili gli arti o il tronco

determina fastidiosi dolori tendinei e muscolari Diversifica per quanto ti è possibile il tuo lavoro, in modo da rispettare un

numero ragionevole di pause NOTA BENE I riferimenti legislativi su questa materia sono nel D.lgs 81/08.

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SERVIZI (da art. 36 a art. 42- D.P.R. 303/56) di ristoro- igienici Servizi di ristoro La giornata di lavoro si snoda in ambienti anche diversi dal proprio lavoro specifico, che possono

essere salotti per visitatori e clienti, sale riunioni, locali di refezione, aree di ristoro, archivi … Per queste ragioni la lista che segue, lungi dall’essere completa, evidenzia una serie di rischi,

simili a quelli che si corrono tra le “mura domestiche”. Attenzione alle bevande calde Occhio agli affollamenti Diffidare dal pavimento bagnato Consumare le bibite in prossimità del distributore Non prendere a pugni i distributori automatici Evitare flussi incrociati con i vassoi della mensa Riporre sedie e sgabelli in posizione di sicurezza, sotto il tavolo Sostituire piatti, oliere, bicchieri, vassoi scheggiati Eliminare sedie difettose Non permettere le sistemazioni dei carrelli-raccogli vassoi sulle via di fuga o davanti alle uscite di

sicurezza Non fumare Servizi igienici Si propone un analogo elenco per i servizi igienici: Attenzione ai pavimenti bagnati Le lampade devono essere munite di protezione che ne impedisca la caduta accidentale Non ci devono essere prese vicino ai lavabi Interruttori posizionati all’esterno Le porte dei bagni devono potersi chiudere con chiavistello o con maniglia autobloccante Assicurarsi che i sanitari siano in buone condizioni sia igieniche sia strutturali

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LE ALLERGIE Un’indagine allergologica dovrà sempre essere programmata in

funzione delle specificità del settore di lavoro: si dovranno prendere in considerazione tutte le operazioni o mansioni, nonché i materiali usati, nel ciclo lavorativo e presenti nell’ambiente.

Nella presente Guida ci siamo limitati a considerare i rischi per la salute che derivano dalle operazioni di duplicazione, che implicano l’uso di macchine da riproduzione di documenti e disegni.

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Le carte La carta copiativa (copiatura di bolle …), oggi molto meno usata, è stata

causa di rari casi di dermatite a causa di alcune sostanze in essa contenute (vedi tabella sottostante).

Più gravi sono i fenomeni causati dalle carte autocopianti (bollettari, moduli, …), a causa della presenza di solventi. Si è riscontrato che le lavoratrici o i lavoratori possono presentare secchezza, prurito con o senza eruzione cutanee, bruciore, parestesie alle mani o ad altre parti del corpo come il collo o il viso. Talora può comparire un eczema, gli occhi e le mucose possono essere interessati col verificarsi di congiuntiviti, secchezza della bocca e delle labbra, naso chiuso, mal di gola, cefalee (da VIVERE IN UFFICIO- Nicola Magnavita- Ed Lavoro 1990): è la “sindrome da ufficio malato”.

La produzione di diazocopie (riproduzione di lucidi) è stata associata all’insorgenza di dermatiti da contatto, causati dai cloruri di diazonio.(es. acido nitroso/ nitrito di sodio)

Si sono verificate dermatiti desquamative, irritative, dovute al rilascio di ammoniaca dai fogli usciti dalla macchina; dermatiti pruriginose; in altri casi sono state riscontrate asme bronchiali. E’ pertanto importante aerare i locali dove sono presenti tali macchine.

La produzione di fotocopie può anch’essa essere all’origine di una serie di problemi per la salute, ai quali è possibile ovviare innanzitutto con una buona ventilazione dei locali. Il processo fotoelettrico determina

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SEGNALETICA I segnali di pericolo e di divieto dovrebbero

essere presenti in tutti i luoghi di lavoro. La cartellonistica non è utile solamente a chi lavora in quell’ ambiente, ma anche a coloro che ci transitano occasionalmente.

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In caso di evacuazione In questi casi non bisogna mai servirsi degli ascensori, ma

usare le scale o ancor meglio, se esistente, la scala antincendio. Se non è possibile uscire dalla stanza in cui si è imprigionati, cercare di adottare le seguenti misure:

Chiudere la porta e sigillarla con panni bagnati, se possibile Non spalancare le finestre, ma avvicinarsi ad esse per

respirare, tenendole semichiuse per non alimentare la combustione

Chiedere aiuto Evitare di sporgersi eccessivamente Non saltare assolutamente nel vuoto Se i vestiti prendono fuoco, rotolarsi sul pavimento o

soffocare le fiamme con una coperta Attendere l’aiuto dei vigili del fuoco senza panico

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LA LISTA DELLE OSSERVAZIONIQuestionario- Check listI R.L.S, insieme ai lavoratori, devono essere in grado di valutare i rischi; la check-

list di seguito riportata, che subirà tutte le modifiche necessarie caso per caso, è uno utile strumento di lavoro.

Osservazione generaliNella zona in cui si lavora, si osservino le seguenti cose: Ci sono pericoli evidenti I colleghi lavorano in modo sicuro L’area dà un’impressione di pulizia ed efficienzaComportamento Qualcuno ha l’abitudine di correre per corridoi e scale? Ci sono interventi su apparecchiature in moto? Sono aperte porte senza guardare con dovuta circospezione? Sono sollevati, trasportati oggetti pesanti? Sono sollevati oggetti in modo scorretto? Esiste il corrimano per le scale? E’ adoperato? C’è disordine? Si fuma? Si rispetta il carico degli ascensori? Le taglierine sono usate con attenzione? Sono riposte in fase di stasi in un posto sicuro, non alto, con la lama abbassata? Le fotocopiatrici sono piazzate in aree isolate? Tagliacarte e forbici hanno le punte arrotondate? Vi sono cassetti e armadi aperti?

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Vi sono sparsi sulle scrivanie o sui mobili oggetti appuntiti e taglienti? Vi sono vetri, porte o scrivanie scheggiate? Vi sono cavi elettrici e telefonici per terra senza protezioni? Vi sono chiavi lasciate nelle serrature? Vi sono tappeti o moquette consumati o rotti e quindi insicuri? Vi sono ostacoli sul pavimento o per i corridoi? Vi sono oggetti riposti con scarsa attenzione in cima agli armadi?Impianti ed apparecchiature elettriche Funziona tutto bene? Ci sono le protezioni? Si è in presenza di cavi logori? Le prese di corrente sono sovraccariche? Sono appropriate le istruzioni per l’uso di fotocopiatrici, computer, macchine da

scrivere, lavagne luminose … Le lampade da tavolo sono di materiale igroscopico? Ogni apparecchiatura elettrica è munita di interruttore? L’impianto di condizionamento è ben funzionante?

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Mobili Sono solidi e ancorati bene al muro o a terra? Sono adatti al lavoro e collocati al posto giusto? Sono senza sporgenze pericolose?L’ambiente Vi sono uscite senza ostacoli? I locali sono adeguati? L’illuminazione è sufficiente? Vi è ordine e pulizia? Vi sono sfiati dell’aria non ostruiti? I locali sono periodicamente rinfrescati con pitture?Interesse per la sicurezza Sono stati fatti corsi di formazione sulla sicurezza ambientale? Tutti conoscono le proprie responsabilità relative alla sicurezza individuale e

collettiva? Sono conosciute le politiche del S.P.P. Tutti conoscono la procedura antincendio? E l’uso? Tutti sanno a chi si deve riferire in caso d’incidenti e infortuni?

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Situazioni pericolose Quali conclusioni traete dai vostri controlli? Sono necessari ulteriori provvedimenti? Ulteriore addestramento? Cambiare mobili o variarne la disposizione? Riparazioni o modifiche da apportare? Sono necessari interventi di riorganizzazione del lavoro? Altro?


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