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LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo

Date post: 28-Mar-2016
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LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo
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Page 1: LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo
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•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Per una scuola ’alunnocentrica’MetodoGordon: efficacia educativa in uno scenario di sterile tecnocentrismo

RIPERCORRENDO le tappedella nostra storia abbiamo com-preso che l’uomo ha compiutoprogressi sorprendenti in ognicampo.L’umanità “bambina”, de-siderosa di crescere, si è aperta almondo attraverso i miti, le fiabe ele favole, acquisendo una gradua-le consapevolezza di sé. L’Occi-dente europeo, dopo una visioneoscurantista di teocentrismo,“monopolio” di unMedioevo cle-ricale, è passato ad un maturo econsapevole antropocentrismo apartire dall’Umanesimo-Rinasci-mento. L’uomo ha così comincia-to ad avere fiducia nelle propriecapacità e a “costruire” se stesso,diventando artefice del propriodestino.Oggi strumenti “sopraffi-ni” e un certo tecnologismo idola-tratohanno finito per aprire il var-co alla grande era tecnocentrica,impoverendo quell’humanitasche nella scuola dovrebbe essereil veromotore.L’efficentismo fre-netico che dilaga ormai in ogniambito ( anche educativo!) spessocrea sfiducia in noi giovani e so-prattutto non stimola la motiva-zione allo “studio”.

ThomasGordon (1918-2002), psi-cologo americano di orientamen-toumanistico, consapevole di que-sti “vuoti” (nonostante le speran-zose nuove tecnologie!), recuperail materiale più prezioso: quelloumano! Lo sviluppo della perso-na nella sua “unicità” e il suo pro-cesso di maturazione diventano

l’obiettivo primario: solo così sipuò ottimizzare l’apprendimento,rendendolo piacevole e stimolan-te. Il cosiddetto “metodo Gor-don” rappresenta proprio una va-lida opportunità per recuperare ilsenso dell’azione educativa non-ché della sua efficacia, puntando iriflettori sul nostro ruolo di alun-

ni e sulla paritetica centralità del-la relazione educando-educatore.Esso garantisce uno spazio scola-stico “non giudicante”, aperto aldialogo, alla comunicazione,all’ascolto, alla nostra crescita intermini di autenticità e trasparen-za. Partendo da una serie di “eser-cizi psico-pedagogici”, che hannocoinvolto l’intero gruppo-classecon l’uso di “carte speciali”, sia-mo riusciti a vivere e a gestire iltempo scuola in modo armonico,imparando a collaborare e a sana-re eventuali conflitti. Queste car-te esprimono, attraverso le parolee le immagini, sensazioni, emozio-ni, desideri e bisogni ed invitanonoi studenti alla riflessione, allacomunicazione “senza filtri” e al-la condivisione della nostra sto-ria. Il recupero di sé e della dimen-sione valoriale permette di accre-scere la motivazione allo studiononché la propria fondamentaleautostima. Ogni alunno, infatti,nella centralità (e qualità!) dellarelazione educativa sente final-mente di poter esistere per quelloche “è” e non soltanto per quelloche “fa”.

IL METODO Gordon ci ha offerto la possibilitàdi lavorare con strumenti decisamente “sui gene-ris”: non vanno al di là del cartaceo (ad esempio le“carte emozionando”, le “carte chi sono io”, le car-te dei “bisogni”)ma sono capaci di sollevare “mon-tagne”, di superare ostacoli che a prima vista risul-tano insormontabili. In un clima di autentica coo-perazione e con il sostegno dei nostri docenti sia-mo riusciti a prendere atto dell’importanza diaspetti del nostro vivere quotidiano che forse, perdistrazione o superficialità, ci risultavano quasiestranei. Si è trattato di prendere atto di “concetti”nuovi, dai nomi nuovi ma che abitavano segreta-mente in noi! Il loro risveglio ci ha permesso disentirci più “grandi” e dunque più forti per segui-re un percorso (anche scolastico!) più stimolante e

motivante! E allora ecco che la parolamagica “em-patia”(mettersi nei panni dell’altro, condividendo-ne le esperienze) è stata un colpodi fulmine: abbia-mo imparato a uscire dal nostro piccolo mondo, aguardare con occhi nuovi e a capire che è costrutti-vo (per noi e per gli altri) condividere emotivamen-te le esperienze. Dunque il dare agli altri, ascoltan-doli e comprendendoli, è automaticamente ancheun ricevere con gli interessi! Un certo signor Ma-slow, psicologo umanista e “maestro”di Gordon, èstato davvero illuminante con la sua “piramide deibisogni”, il cui soddisfacimento, tappa dopo tappa,è fondamentale per progettare il nostro camminodi crescita. Dai bisogni fisiologici a quelli di sicu-rezza, dai bisogni sociali a quelli di stima verso lanostra realizzazione!

PROGETTO DI CRESCITA STRUMENTI DI LAVORO “SUI GENERIS” TRA PIRAMIDI (DEI BISOGNI) ED EMPATIA

Psicologia “applicata” e conoscenzadi sé

LABORATORIO Spazio di interazione di gruppo

LAREDAZIONE

HO CONOSCIUTO ilme-todo Gordon nella scuola“Carlo Cattaneo” che fre-quento da due anni. All’ini-zio ero alquanto scettico, so-no piuttosto chiuso di carat-tere,ma sono bastati i primiincontri per ricredermi. Hoprovato molta serenità nelparlare delle mie emozionidurante il problem-solvinge il brain-storming perchégli altri non potevano giudi-carmi per quello che dice-vo. A volte era più sempli-ce, altre più difficile e nelconfronto ho compreso dinon essere “solo”. Questomio pensiero è condivisodai tutti i compagni di clas-se; ora affrontiamo serena-mente le interrogazioni, leverifiche e partecipiamocon gioia ai successi diognuno di noi.Il fatto di conoscere megliome stessomi da più sicurez-za nell’affrontare imiei coe-tanei; rispetto all’anno scor-so sono in grado di espri-mermimeglio e questo faci-lita la comunicazione e raf-forza il rapporto di amici-zia: se riesco ad esprimerela mia gioia, ma anche ilmio disagio, chi mi sta difronte è in grado di conosce-re i miei bisogni, e vicever-sa, per empatia. Penso cheunmondopiù sincero e one-sto inizi da questo. Sarebbeun peccato interrompereproprio adesso questo per-corso appena iniziato per-ché grazie al metodo Gor-don siamo meno inibiti enon temiamo più il giudi-zio dei nostri amici: la con-sapevolezza delle nostrepotenzialità ci fa capire sucosa “puntare” per valoriz-zare le nostre capacità e su-perare le nostre debolezze.

ScuolaMediaScuolaMedia

«C. Cattaneo»«C. Cattaneo»LASPEZIALASPEZIA

IL METODO

La Piramide di Maslow

LA PAGINA é stata realizzata dagli alunnidi 1˚ C Adumitroaei Sergiu, Biggio Nicole,Campagni Federico, Carignani Silvio, Dibe-nedetto Cristian, Dughetti Chiara, El Al-loui Hamza, Evangelisti Luca, Fossati Ga-ia, Gritti Melba, Ilardi Maria, Masini Mat-

teo, Morelli Irene, Paoletti Micol, Vinci-guerra Gaia, Zeuli Emanuel e di 2˚ C: Bor-zani Greta, Cantini Rossella, Cutugno Cin-zia, DeMarinis Luca, D’EsteGiulia, Dibene-detto Gabriel, Di Biasi Francesco, FrunzaMihaela, Grassi Elisa, Isernia Giuseppe,

Lago Greta, Lagomarsni Giacomo, MillhajKlevisa,Moreni Sara, Paolucci Chiara, Pio-li Camilla, Saia Leonardo, Salamina Sa-muele, Salvemini Alessia, Sejdovic Mir-sad, Zucchello Lorenzo.Il Dirigente è Felice Biassoni, i prof tutorsono Aurora Ceccarini e Paolo Mignani.

RIFLESSIONI

«Formazione»tramotivazioneeapprendimento

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••7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Lavorominorile, lavoro sempreIn classe si parla di sfruttamento edella «Dichiarazione sui diritti del fanciullo»

SIAMO i ragazzi della 3B dellascuola media “Dante Alighieri”di Castelnuovo Magra e quest’an-no abbiamodeciso di proporre unargomento che ci sta particolar-mente a cuore, ossia lo sfrutta-mento dei minori. Quest’idea ènata dopo aver letto un brano inclasse con la nostra professoressadi lettere la quale, piacevolmentestupita per il nostro interesse, ciha divisi in gruppi di ricerca perapprofondire l’argomento. Unadelle nostre fonti di documenta-zione è stata la «Dichiarazione suidiritti del fanciullo», in particola-re l’Articolo n˚ 32 paragrafo 1:«Gli Stati parti riconoscono il di-ritto del fanciullo ad essere protet-to contro lo sfruttamento econo-mico e qualsiasi tipo di lavoro ri-schioso o che interferisca con lasua educazione o che sia nocivoper la sua salute o per il suo svilup-po fisico, mentale, spirituale, mo-rale o sociale». E’ assurdo quindiche ancora oggi lo sfruttamentonei confronti dei ragazzi persista:esso non solo simanifesta nei pae-si più poveri, ma anche negli statipiù industrializzati e moderni co-me la Cina popolare ecc.La schiavitù consiste nell’imposi-zionedella proprietà nondi unbe-ne, ma di una persona che è sem-

pre considerata un oggetto facen-te parte del patrimonio del padro-ne. Egli crede di avere diritto disfruttare il lavoro dello schiavo, si-no ad arrivare a poterlo uccidere.I bambini vengono impiegati nel-le più ignobilimansioni, ad esem-pio nell’ambito della prostituzio-ne, come operai nelle fabbriche discarpe e palloni, nelle industrietessili (sono molto utili perchéhanno le mani talmente piccoleche riescono a cucire ogni mini-

mo particolare). I bambini schia-vi sono costretti a lavorare per piùdi 12 ore al giorno senza nessunapausa per riposare e nutrirsi. Danon dimenticare sono, inoltre, ibambini soldato: essi vengono al-lontanati dalle loro famiglieall’età di 4 anni, privati del giocoe dell’istruzione, quindi dell’in-fanzia che non conoscerannomai. I fanciulli vengono inoltreutilizzati per scavare fosse nellequali metteranno degli ordigni

esplosivi. Questa è una delle for-medi sfruttamento più atroci. I ra-gazzi sono in costante pericolo difronte a sostanze tossiche, con si-tuazioni di igiene e sanità pari azero, senza ottenere ovviamentequasi nulla in cambio. I bambininon hanno nemmeno i soldi pernutrirsi, e quindi sono costretti asaccheggiare villaggi, per poi ri-vendere gli oggetti rubati a prezzistracciati e poter finalmenteman-giare.Le bambine sono utilizzate anchecome domestiche nelle case deipadroni. Altre invece lavoranonei campi da mattina a sera. Uninferno senza uscita.Per fortuna nel 1948 con la «Di-chiarazione universale dei dirittidell’ uomo» la schiavitù è stata de-finita una condizione illegale intutto il mondo occidentale.Solo dopo aver affrontato questoargomento abbiamo compresoche ciò che noi consideriamo«scontato» come vivere una vitaserena, giocare, studiare e impara-re è un privilegio riservato a po-chi. Dobbiamo quindi smetterladi lamentarci per le cose più futilie apprezzare ogni gioia che la vitaci offre.

A VOLTE sui mass media alcune notizie hannomeno risalto rispetto ad altre. Quando si tratta delnomedi una grandemultinazionale le informazio-ni negative ci arrivanomaggiormente attraverso larete.Negli anni ‘90 era scoppiato il casoNike: bam-bini che cucivano palloni di cuoio destinati aimer-cati occidentali .Dopo lo scandalo e l’indignazionedell’opinione pubblica tutto sembrava risolto manegli ultimi anni un’altra grandemultinazionale èimplicata in un episodio simile. Sapete chi sonogli «schiavi di Topolino»? Noi lo abbiamo scoper-to navigando su internet: sono adolescenti cinesicon un’età variabile dai 13 ai 16 anni che lavorano12 ore al giorno per confezionare i pupazzi con cuigiocheranno i loro quasi coetanei di tutto il mon-

do e con i quali, forse, abbiamo giocato anche noi.A lanciare l’allarme è stata una ong americana con-tro lo sfruttamento minorile: sotto accusa sono fi-niti soprattutto gli orari insostenibili per qualun-que lavoratore, figurarsi per un ragazzo di 14 anni.Secondo l’ong i baby-operai restano in fabbrica76 ore alla settimana per uno stipendio di soli 1100yuan (121 euro) al mese, circa 11 centesimi all’ora.Siamo rimasti colpiti anche dalle disumane condi-zioni dell’ambiente di lavoro e dalla pericolositàdei materiali chimici che devono maneggiare.L’azienda, da parte sua, ha risposto alle accuse so-stenendo di aver avviato un’inchiesta e noi speria-mo di leggere presto che questo caso si sia risolto,come quello della Nike.

LAVORO APPELLO DI UNA ONG AMERICANA PER DIFENDERE QUESTI RAGAZZI SFRUTTATI EMALPAGATI

InCina tanti adolescenti «Schiavi di Topolino»

ATTIVITA’ Ragazze e ragazzi devono prima di tutto studiare

LAREDAZIONE

«…È QUASI buio e stoguardando tra le foglie: aldi là del fiume c’è un villag-gio. Perfetto, questa seramangerò dopo tre giorni didigiuno! Il Padrone mi haminacciato anche oggi, nonneposso più di queste conti-nue pressioni. Hamel, ilmio compagno, èmorto ieridopo l’ennesima serie di cal-ci e pugni del Padrone enon posso permettergli dimietere altre vittime.Noi ra-gazzi siamo una squadra, ciproteggiamo a vicenda, eogni persona è come l’anel-lo di una catena: mortouno, morti tutti. Sappiamoche le possibilità del Padro-ne di sopravvivere senza dinoi sono pari a zero. Siamonoi che reggiamo la barac-ca! Per ora siamo in sei ra-gazzi, ma presto il Padroneandrà a comprare altri inno-centi. Kajheda ha 5 anni, èla più piccolina del gruppoeppure combatte ogni gior-no come tutti noi. È da po-co che l’ha comprata, ma ècome se fosse la nostra sorel-lina minore da sempre.Quando “vivi” qui impariad amare il prossimo comefosse te stesso: può sembra-re impossibile, ma l’odiodell’uno nei confrontidell’altro non c’è. Fra di noic’è solo il sentimento di fra-tellanza che ci unisce e cirende forti. Forti nel mon-do, ma non contro il Padro-ne, perché l’ultimo compa-gno che ha provato a ribel-larsi è stato picchiato amor-te. Adesso sono qui, ho 21anni e sono riuscito a fuggi-re da quell’inferno. Raccon-to la mia storia con la spe-ranza che il futuro sia mi-gliore, perché non si puòcontinuare con questo terri-bilemassacro». Ci siamo im-medesimati in Khaehdr,“immaginario” bambino-soldato.

ScuolaMediaScuolaMedia

«D. Alighieri»«D. Alighieri»CASTELNUOVO MAGRACASTELNUOVO MAGRA

TEMPO LIBEROC’è chi giocaalla guerra e chi lavora in fabbrica

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella classe III B della scuola media «D.Alighieri» di Castelnuovo Magra. SonoBertini Sally, Bianchi Mattia, Bogazzi An-drea, Borotto Elia, Bosco Greta, Coloretti

Camilla, Di Pasquale Francesca, LuchesiniLorenzo, Malloggi Giacomo, ManfrediAlessandro, Marzari Sofia, MoussaddakRonaldo, Musetti Ginevra, Orlando Ales-sio, Petacchi Giulia, Petacco Sean Valerio,

Petrolo Daniele, Ponzanelli Marco, RaitiGabriele, Salini Patrick, Simonelli Luca,Tinfena Francesco, Tonelli Giada, VillanoDiego. I docenti «tutor» sono i professoriLogli Veronica e Giorgi Maria Luisa.

DRAMMA

LastoriadiKhaehdr

soldato bambino

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•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Fango e acqua: la paura di chi c’eraTestimonianze ineditedi chi ha vissuto la tragediadi Vernazzasulla suapelle

LE TESTIMONIANZE ineditedi chi ha vissuto la tragedia diVer-nazza sulla propria pelle.La signora S. lavorava nel bar vici-no alla stazione. Veniva una piog-gia fortissima e c’era molto vento.“All’inizio eravamo tranquilli” ciha raccontato “poi quando abbia-mo sentito l’odore del gas e l’ac-qua che arrivava alle ginocchia ab-biamo sbarrato le porte con tavo-li. Oltre a noi c’erano molti turistie due bambini. Proprio uno di lo-ro ha chiesto al proprietario senon c’erano altre vie di fuga e allo-ra lui si è ricordato di una portamurata che portava in un localecon accesso al piano alto. Con unmartello abbiamo aperto un bucosufficientemente largo per passar-ci uno alla volta. Io sono passataquasi per ultima e ho fatto in tem-po a vedere un albero enorme cheveniva trascinato via come se fos-se una foglia. Quando l’acqua hainiziato a scendere i vigili ci han-no raggiunti e ci hanno portato inmunicipio dove abbiamo passatola notte”.La signora G. R. era invece nellasua pizzeria in fondo al paese:“Ho iniziato a preoccuparmi

quando il tombino si è alzato dimezzo metro. Nonostante miavessero detto che era impossibileraggiungere casa mia, sono co-munque andata alla macchina esono riuscita a arrivarci. Da lì hovisto il disastro che era successo eho pensato che i cittadini di Ver-nazza erano tutti morti. Il mio vi-cinonon riusciva a contattare la fi-

glia che era a scuola. Quando so-no arrivati i soccorsi ci hanno det-to che il paese era diviso a metà.Dove ero io c’era ancora la lucema non potevamo raggiungerequelli che stavano dall’altra partedove non c’era più né luce né gas.Il giorno seguente nella pizzeriaho trovato un disastro: pezzi dimacchine, alberi e tanto fango. A

volte non mi sembra vero quelloche è successo…è troppo”Antonella, una nostra compagnaracconta: “Ha iniziato a piovereverso le 10.30 e fino a sera questapioggia non si è fermata mai. Do-po pranzo ho sentito molte urlaprovenienti dalla via principale,ma da casa non potevo vederequello che succedeva. Mio padreè sceso e io sono rimasta sola. Po-co dopo due miei amici mi hannodetto di andare in municipio e liho seguiti salendo le scale il piùvelocemente possibile. Non ho vi-sto subito quello che è successoma vedere il mio paese ridotto co-sì è stato tremendo. Camminavonel fango e piangevo”.Ancora più forte è il racconto diTiziano, un alunno della prima:“Ero con mio padre chiuso nel ri-storante quando abbiamo vistol’acqua salire, siamo riusciti a tele-fonare ai nostri vicini che ci han-no calato una corda dal terrazzo eci hanno aiutato a salire. Il giornodopo ho visto che il paese era divi-so da un fiume in piena. La terrasi era fermata e arrivava alle fine-stre del primo piano”.

NON era un film sull’apocalisse quello che si è pre-sentato agli occhi dei soccorritori accorsi a Vernaz-za ma una realtà assurda anche per chi è abituato aintervenire nelle emergenze. Non paura per ciòche si doveva affrontare, ma sgomento per non po-ter essere subito presenti ovunque. Questo lo statod’animo, come emerge dal racconto dei vigili delfuoco Andrea Stretti e Nicola Donno, di chi si ètrovato lì il 25 ottobre. Dalle parole dei due CapiSquadra appare chiaro come una serie di concauseabbiano reso difficilissimi i soccorsi a Vernazza,dove è saltato ogni tipo di collegamento e dove iprimi soccorsi sono potuti giungere con un carrel-lo ferroviario agganciato a un vagone procedendoa passo d’uomo grazie a chi spalava la terra dai bi-nari. All’alba, i vigili del fuoco si sono calati

dall’elicottero su Vernazza. Impossibile elencaretutti gli interventi, si citano solo il salvataggio deidue giovani intrappolati in banca, tirati fuori in ap-nea, e dei due anziani coniugi recuperati nei pro-pri letti e calati dal loro appartamento in un climadi dignitosa compostezza. Compostezza di tutti gliabitanti che ha contribuito a facilitare le operazio-ni. Gestire una tale emergenza non era facile, ma lefasi (soccorso, messa in sicurezza delle strutture, re-cupero dei beni) si sono succedute puntualmente.Come ricordato da Donno e Stretti, lavorare conpersonale di Comandi diversi, ma con la sensazio-ne di trovarsi con colleghi di sempre, è la provache, anche quando si scende all’inferno, la profes-sionalità non viene meno. E questo in una societàdove si insegue il facile successo è bene ricordarlo.

TESTIMONIANZEA TREMESI DI DISTANZA I VIGILI DEL FUOCORACCONTANO L’INFERNODI VERNAZZA

Viamare, via cielo, via terra: difficile anchearrivare

TIZIANO RACCONTA I pesci del mare incontrano quelli del fiume

LAREDAZIONE

UNA bomba d’acqua quel-la del 25 ottobre; una bom-ba d’acqua che da sola nonspiega ciò che è accaduto,ma che indubbiamente hale sue origini nella particola-re situazione climatica chesta interessando anche le no-stre zone. Si deve partire dalunedì 24 ottobre quandoun vasto fronte freddo, favo-rendo il formarsi di una sac-ca nel golfo del Leone, ha ri-chiamato un flusso di cor-rente più calda. Questo fiu-me di aria calda, arricchitodi vapore nel suo tragitto,ha posto le basi per precipi-tazioni intense. Nella nottehanno cominciato a formar-si delle linee temporaleschee nella giornata del 25 si erain presenza di una situazio-ne di blocco: un fronte fred-do esteso sul golfo del Leo-ne e un fronte caldo sul marLigure. La notevole diffe-renza di pressione tra la pia-nura Padana e il mar Ligu-re ha poi causato una persi-stente ventilazione dalla ter-ra verso il mare: l’aria piùfredda, a contatto con l’ac-qua più calda ha incremen-tato l’evaporazione creandouna zona di bassa pressione,e spinta contro le Prealpi hafacilitato la generazione del-la pioggia. Il primo tempo-rale, nato sul mare e scarica-tosi nell’interno, ha creatoun flusso di aria fredda cheritornando al mare (moltocaldoper la stagione) ha cre-ato i presupposti per la for-mazione di un’altra cellatemporalesca e così di segui-to.Questa l’origine del siste-mamulti cella che si è autoa-limentato insistendoore sul-la stessa area geografica. Lanatura ci ha messo del suo,ma forse, sui cambiamenticlimatici (come un mare distagione troppo caldo) qual-che responsabilità è da attri-buire anche all’uomo.

ScuoleMedieScuoleMedie

«Di Giona-Signorini»«Di Giona-Signorini»LE GRAZIE-RIOMAGGIORELE GRAZIE-RIOMAGGIORE

LA VIGNETTA L’acqua ci dà lavitama a volte ce la toglie

LA PAGINA è stata realizzata da BerghichGloria, Dabroja Sabina,D’Aprile Micol, Fa-ietti Marco, Giunti Alice, Giusti Giulio, Ma-niscalco Lorenzo, Martino Lucrezia, MoriEmma, Myftaraj Mimosa, Palmas Leonar-do, Pirone Chiara, PisanoCostanza, PolaniElia,Sadlej Damian, Selimi Sauro, Turano

Matteo, Agrifogli Noemi, Barbati Serena,BelloManuele, Bertano Arianna, BlandinoMattia, Carassale Mattia, Coluccia Giaco-mo, Consoli Veronica, Danese Martina,Fonzi Sara, Giunti Elisabetta, Intorcia Ma-rika, Malvolti Luca, Matana Zeno, MercoleStefano,MoraSilvio, NuzzelloNicolò, San-

venero Aurora, Stradini Marlena, AzzaroGiacomo, Barberotti Matilde, CappelliniLuca, Cataldi Marco, Daniello Noemi, Do-nelli Greta, Franceschetti Leonardo, Maz-zitelli Antonella, Pasini Pietro, VesignaMarco. Tutor Natale Gloria, Ghio Tiziana,Colla Marta. Dirigente Beretta Giancarlo.

RIFLESSIONI

Bomba d’acquaSolo

fatalità?

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••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Quale territorio, per quali cittadini?Lecollinedi Fabiano: esempioperuna riflessionegenerale

QUALE territorio, per quali citta-dini? Questa la domanda che cisiamoposti da giovanissimi croni-sti della classe. E abbiamo sceltole colline della nostra Fabiano perproporre sul tema una riflessionegenerale.Le colline di Fabiano, come tuttala zona occidentale dei promonto-ri del golfo, rientrano nell’areadei SIC (siti di interesse comuni-tario).Vi sono habitat particolari legatialle caratteristiche geologico-car-siche (campi a massi, doline), vivivonomolte specie animali e bo-taniche di generale interesse(piante... volatili,mammiferi e ro-ditori), tuttavia, per chi percorrauno dei bei sentieri fino al monteSantaCroce, o nei dintorni del pa-ese alto, risulta evidente lo statodi abbandono dei manufatti, lapresenza di cave e spesso di disca-riche abusive, per non parlare delgeneralizzato disordine edilizio.In Liguria il 98 per cento dei co-muni sono esposti a frane e allu-vioni, 470 chilometri quadrati(kmq) sono ad elevato rischioidrogeologico e i tragici avveni-menti dell’ottobre scorso, anchese eccezionale è stata la quantità

di pioggia caduta in poco tempo(500 ml d’acqua in poche ore, glistessi raggiunti in media in 6 me-si), ci devono far riflettere sul valo-re, sulla vulnerabilità e sulla curadel nostro territorio.Sappiamo che l’uomo ha semprepiù abbandonato gli antichi per-

corsi insieme alle attività per cuierano stati costruiti, così pure lezone boschive o coltivate non so-no più sfruttate, molti muri a sec-co tendono a cadere, mulattiere egradinate sono invase dalle erbac-ce, danneggiate dai cinghiali o dasmottamenti del terreno, quando

addirittura l’uomo non intervie-ne depositando abusivamente ri-fiuti di ogni genere.Sul monte Santa Croce e lungotutta la Litoranea, ben visibili dadiversi punti, esistono zone di ca-va di portorino e di materiale perl’edilizia, vecchie e nuove, che fe-riscono il paesaggio e aumentanoi rischi idrogeologici, come risul-ta chiaramente anche da una re-cente interrogazione parlamenta-re dei “Verdi” sull’argomento.La valorizzazione dei sentieri(con l’attività dimappatura e cen-sitoria del Comune della Spezia,quella didattica del LabTer, quel-la delle associazioni di volontaria-to, del CAI, e così via) e le iniziati-ve come l’ «orto in condotta»mira-no a sensibilizzare alla conoscen-za e alla salvaguardia del patrimo-nio naturale e paesaggistico.Nel corso di questi anni, propriograzie a queste iniziative di cui sia-mo stati protagonisti, abbiamopreso coscienza dell’importanza edella fragilità del nostro territorioe abbiamo imparato ad osservare,a riflettere e a giudicare, acquisen-doun crescente senso di responsa-bilità individuale, che è il primopasso verso un impegno condivi-so.

PARLIAMO di catastrofi: non tutte, lo abbiamocapito insieme, sono inevitabili. Spesso nascono

da incuria. Siamo chiamati ad essere responsabili,tutti, del nostro pianeta nella sua complessità (geo-

sfera, idrosfera, atmosfera e soprattutto zooosfera:creature a due zampe, quattro, con le ali, le pinne e

striscianti). I gravi fatti legati all’alluvione inLigu-ria hanno qualcosa in comune con il naufragio del-

la Costa. L’uomo si comporta inmodo irresponsa-bile verso il pianeta e verso i suoi simili.

Nella discussione abbiamo trovato tante possibiliazioni positive e abbiamo contribuito ad esprimer-

le:Nicholas: fare del pianeta ununico grande par-

co internazionale;Niccolò: non disboscare, ridur-re le emissioni che portano alle piogge acide;Mar-tina: non versare petrolio inmare;Giulio: abolirele guerre che sono il massimo della distruzione;Yang: pulire i fiumi; Claudio: aumentare le areeprotette e poi proteggerle davvero; Greta e Cas-sandra: smettere di fumare e di bere (per partiredanoi stessi);Davide: sostituire i combustibili fos-sili con le energie alternative; Alice e Sara: fareraccolta differenziata fino alla eliminazione dellediscariche; Oussam: proteggere gli animali e la-sciarli liberi; Michele e Lisa: innalzare gli arginie non costruire vicino ai fiumi.Aspettiamo di diventare adulti per concretizzare.

PENSIERO E AZIONE IMPEGNO: ESSERERESPONSABILI VUOL DIREDARE UNARISPOSTA

Lacronacadi undibattito in classe

PRATICA I ragazzi al loro secondo anno di orto scolastico

LAREDAZIONE

LARIFLESSIONE cheproponiamo è su«Agricivismo e riffa conlattuga e basilico».E vi spieghiamosinteticamente il perchéattraverso due semplicipassaggi.Comiciamo con«agricivismo».Con il termine agricivismosi definisce un nuovomovimento, spontaneo,attraverso il quale singoli ogruppi di personerecuperano spazi verdi percoltivare i propri ortaggi.Sembra peraltro che ilfenomeno siainternazionale: da NewYork, al Regno Unito(terrace garden); e,ovviamente, anche inItalia, prolificano ortiurbani e suburbani, in casee spazi privati o pubblici,che coinvolgono uncrescente numero dipersone di diverse età.La prima esperienza,quella avviata a Bologna,risale già a diversi anni fa,mentre noi siamo solo alnostro secondo anno diorto scolastico.Tuttavia, tra la semina e ilraccolto, abbiamo scopertola pazienza, l’attenzione aquelli che sono i ritminaturali e ai fenomeniclimatici, il rapporto congli anziani che ci hannotrasmesso con le loroconoscenze, anche le storiee i ricordi.Poi, con la «Riffa dellozuccone» (il primo premioconsiste in uno zucchinoenorme che per sbaglionon era stato raccolto) sonoin molti che hanno potutogodere del premio di unortaggio freschissimo ebiologico.

ScuolaMediaScuolaMedia

«Fratelli Incerti»«Fratelli Incerti»FABIANOFABIANO

LA VIGNETTA Non tutte lecatastrofi sono inevitabili

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-

ti Di Prisa, Cozzani, Ginesi, Miotti (della

classe III B), Milone, Tinto, D’Aprile, Di

Mauro, Telara, Gavini (della classe II B) e

dalle classi I e II A della Scuola Seconda-

ria di primo grado “Walter e Riccardo In-

certi “ a Fabiano.

Il dirigente scolastico èProfessoressaRo-

saria Micheloni e le insegnanti tutor chehanno seguito i ragazzi nel lavoro di idea-zione e di redazione di questa pagina sonoSilvia Pellegrottti, Paola Faleni e Paola DiCapua.

RIFLESSIONE

Agricivismoe riffacon lattugaebasilico


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