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La Vela - parrocchiatencarola.it · Morire a noi stessi, ad ogni zigzag, non per evitare il...

Date post: 16-Feb-2019
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VISITARE I CARCERATI “Dopo aver accompagnato dei giovani del mio vicariato in carcere, ho sentito il desiderio di vivere un’esperienza personale in quel luogo a cui ho sempre e solo associato il male. E io da quel luogo dovevo stare lontana. Ma Qualcuno, toccando la mia indifferenza, mi ha portato lì, da quei ‘lebbrosi’ che San Francesco tanto ripugnava. Ho subito intuito che i colori all’interno non sono solo ‘bianco’ o ‘nero’, come appare descritto da fuori. […] Da insegnante di religione l’esperienza in carcere è stata un’autentica lezione: grazie ai detenuti ho toccato con mano la fede della chiesa primitiva che passa di cella in cella. Ho potuto raccontare ai miei studenti il carcere e non la letteratura su di esso; dire come il ‘catechismo’, che i miei alunni snobbano, sia lì un cammino di incontro e di speranza di vita, anche per coloro ai quali la giustizia ha negato ogni possibilità” (Maddalena Tonello, da LA DIFESA DEL POPOLO del 17 gennaio 2016). Per un cristiano – e per lo stato italiano, che prevede la finalità riabilitativa della pena – il carcere non è un luogo di punizione; è un luogo in cui si fa concreta la realtà che ogni essere umano è più grande delle azioni che compie; che vivere da veri esseri umani è poter dare una svolta alla propria vita. Per questo il papa Francesco ed il vescovo Claudio insistono così fortemente sul carcere come luogo in cui la misericordia si fa più esigente e densa. Un passaggio fondamentale nel far “visita ai carcerati” è favorire la consapevolezza del male inflitto e del danno causato: e su questo fronte sono utili ore di scuola e buone letture, incontro con psicologi ed educatori, attività lavorative e progetti formativi. La crescita spirituale della persona è altrettanto leva preziosa: contenere una persona dietro alle sbarre è relativamente facile. Sondare il mistero della sua coscienza e libertà alla ricerca del “luogo di Dio”, delle tracce della nostra divina figliolanza non è un’avventura semplice… eppure è doverosa. Là, nel profondo, può scattare qualcosa che eleva e trasforma, si può accendere una scintilla di vera umanità. Un momento delicato per ogni operatore di pastorale nelle carceri è il contatto con coloro che soffrono per il crimine commesso dai detenuti: hanno ferite laceranti nell’interiorità non solo i galeotti, pure coloro che hanno perso un congiunto, coloro la cui famiglia patisce per crimini commessi da chi sta dietro le sbarre. Ricordo l’opera illuminata di suore, preti, laici che negli anni successivi alla violenza terroristica delle BR e dintorni si diedero strenuamente da fare per arrivare a incontri di riconciliazione fra assassini e congiunti di assassinati: ecco l’opera meravigliosa della misericordia! Editoriale: Le opere di misericordia Visitare i carcerati Don Raffaele Tre gradi R. Zandonella I santi Valentino e Cirillo e Metodio Così i cristiani spariscono dal Medio Oriente Coretto, possibilità di incontro P. Campogalliani Nonno Nene F. Riccardi L L a a V V e e l l a a P P a a r r r r o o c c c c h h i i a a " " S S a a n n B B a a r r t t o o l l o o m m e e o o " " d d i i T T e e n n c c a a r r o o l l a a A A n n n n o o X X V V n n . . 1 1 F F e e b b b b r r a a i i o o 2 2 0 0 1 1 6 6 El Vissineo CPP del 12 gennaio 2016 Don Daniele Es t r a n e i t à
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VISITARE I CARCERATI

“Dopo aver accompagnato dei giovani del mio vicariato in carcere, hosentito il desiderio di vivere un’esperienza personale in quel luogo acui ho sempre e solo associato il male. E io da quel luogo dovevostare lontana. Ma Qualcuno, toccando la mia indifferenza, mi haportato lì, da quei ‘lebbrosi’ che San Francesco tanto ripugnava. Hosubito intuito che i colori all’interno non sono solo ‘bianco’ o ‘nero’,come appare descritto da fuori. […] Da insegnante di religionel’esperienza in carcere è stata un’autentica lezione: grazie ai detenutiho toccato con mano la fede della chiesa primitiva che passa di cellain cella. Ho potuto raccontare ai miei studenti il carcere e non laletteratura su di esso; dire come il ‘catechismo’, che i miei alunnisnobbano, sia lì un cammino di incontro e di speranza di vita, ancheper coloro ai quali la giustizia ha negato ogni possibilità” (MaddalenaTonello, da LA DIFESA DEL POPOLO del 17 gennaio 2016).Per un cristiano – e per lo stato italiano, che prevede la finalitàriabilitativa della pena – il carcere non è un luogo di punizione; è unluogo in cui si fa concreta la realtà che ogni essere umano è piùgrande delle azioni che compie; che vivere da veri esseri umani èpoter dare una svolta alla propria vita. Per questo il papa Francescoed il vescovo Claudio insistono così fortemente sul carcere comeluogo in cui la misericordia si fa più esigente e densa.Un passaggio fondamentale nel far “visita ai carcerati” è favorire laconsapevolezza del male inflitto e del danno causato: e su questofronte sono utili ore di scuola e buone letture, incontro con psicologied educatori, attività lavorative e progetti formativi.La crescita spirituale della persona è altrettanto leva preziosa:contenere una persona dietro alle sbarre è relativamente facile.Sondare il mistero della sua coscienza e libertà alla ricerca del “luogodi Dio”, delle tracce della nostra divina figliolanza non èun’avventura semplice… eppure è doverosa. Là, nel profondo, puòscattare qualcosa che eleva e trasforma, si può accendere unascintilla di vera umanità.Un momento delicato per ogni operatore di pastorale nelle carceri èil contatto con coloro che soffrono per il crimine commesso daidetenuti: hanno ferite laceranti nell’interiorità non solo i galeotti,pure coloro che hanno perso un congiunto, coloro la cui famigliapatisce per crimini commessi da chi sta dietro le sbarre. Ricordol’opera illuminata di suore, preti, laici che negli anni successivi allaviolenza terroristica delle BR e dintorni si diedero strenuamente dafare per arrivare a incontri di riconciliazione fra assassini e congiuntidi assassinati: ecco l’opera meravigliosa della misericordia!

Editoriale: Le opere di misericordia

Visitare i carceratiDon Raffaele

Tre gradi

R. ZandonellaI santi Valentino e Cirillo e Metodio

Così i cristiani spariscono dal Medio Oriente

Coretto, possibilità di incontro

P. Campogalliani

Nonno Nene

F. Riccardi

LLaa VVeellaaPP aa rr rr oo cc cc hh ii aa "" SS aa nn BB aa rr tt oo ll oo mm ee oo "" dd ii TTee nn cc aa rr oo ll aa

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El Vissineo

CPP del 12 gennaio 2016

Don Daniele

Es t r a n e i t à

Vita di comunità

Condivido con voi, lettori della vela, suggestioni eimpressioni che avverto attorno a me e che miraggiungono giorno dopo giorno dal mondo dell’arte,della musica e della letteratura. Tre gradi è il nome diquesta rubrica: sta ad indicare il ruotaredell’attenzione di grado in grado attorno all’individuo,può essere intesa anche come una salita dove gradoassomiglia a gradino oppure, dando un valoresemplicemente estetico alla parola grado, la nostrarubrica può indicare qualcosa di gradevole per illettore da scoprire e gustare.

Zig­Zag

Ho preso in mano alcunigiorni fa un libro diDavid Grossman il cuititolo mi incuriosiva nonpoco: Ci sono bambinia Zig­Zag. A differenzadi tanta letteraturaimpegnata di cuiGrossman si puòvantare, questo testo èdedicatospecificatamente aibambini; è un testo perl’infanzia. Si tratta diun’esperienza formativavissuta in quel delicatopassaggio che è, nella

cultura ebraica, il Bar­Mitzvah. Il giovanissimo Nono si trovanel treno che da Gerusalemme porta ad Haifa, invitatocontrovoglia ad incontrare lo zio più noioso di sempre,quando si trova immischiato in un rapimento a sua insaputa…la storia lo porterà a ripercorrere le strade non proprio dirittedella sua vita; non troverà un progetto lineare, un senso,piuttosto tanti zig­zag neiquali saprà vedere attraversoi suoi occhi bambino unasperanza, un nuovocammino.Linee spezzate e formespigolose compongono anchel'arte di Nocurve. Si tratta diuno Street Artist che lavoraesclusivamente con il nastroadesivo. Le sue operepossono essere ammirateanche presso il Museo dellaScienza della Tecnica diMilano. Mi piace segnalare in

particolare la realizzazione di un “Acab e la caccia alla balena”che ricopre quasi interamente un sottomarino un tempooperativo ed ora in esposizione. Segmenti di nastro adesivocompongono, zigzagando sulla tavola o sull'oggetto che vannoa decorare, disegni, impressioni dure, senza curve appunto,che colpiscono l'osservatore per la loro crudezza, che ad ogniangolo sembrano ferire la vista interrompere la linearitàcontinuità della visione facendoci cambiare prospettiva,lasciando il senso di una certa aggressività dell'opera neiconfronti di chi la guarda.La stessa aggressività che potremmo ritrovare nelle opere diPierre­Boulez. Questo compositore e direttore d'orchestrascomparso da circa un mese è riuscito ad esprimere, nella suaSeconda sonata in modo particolare, una musica che, purzigzagando tra le note, forma una sua unità, una musica checolpisce l'ascoltatoretrasportandolo in unmondo caotico doveperdersi e ritrovarsi.Chi ascoltaquest'opera sitroverà, comeimmerso in unlabirinto stretto, acurvare ad ogniangolo fino a perdereil senso del qui ed oraper esserecompletamenteposseduto dalle suesonorità. Nel ricevereil premio Siemens Pierre­Boulez disse, citando un proverbioportoghese: “Dio scrive dritto servendosi di linee curve“.La Quaresima che in questo tempo si apre per noi è uncammino che ci porta a vivere conversioni ad angolo retto, ainterrompere strade per intraprenderne altre, ad entrare in unlabirinto stretto fatto anche di scelte concrete e severe. Uncammino a zig­zag, ma non senza una meta, non da girovaghi,

piuttosto come pellegrini chenon scelgono la via comodama che si lascianotrasformare del viaggio.Cambiare ci ferisce,convertirci può sembrareduro, intraprendere questoviaggio non è una strada giàscritta. Morire a noi stessi,ad ogni zig­zag, non perevitare il pericolo ma peraffrontarlo, è la strada cheCristo stesso ha scelto nellelinee dure e spigolose dellasua croce, la strada che aprealla risurrezione.

Tre gradiDon Daniele

Vita di comunità

I santi dichiarati tali dalla chiesa per avere in vitapraticato in modo eroico le virtù teologali: fede,speranza e carità. Il 14 di febbraio vengono propostialla devozione (non all’adorazione e preghiera, chespetta unicamente a Dio!) i santi Cirillo e Metodio,patroni d'Europa, e san Valentino, patrono degliinnamorati.

Cirillo e MetodioFratelli nel sangue e nella fede, figli del governatoremilitare della regione, nacquero a Tessalonica (oraSalonicco in Grecia): Cirillo nell'827, Metodio nell'815 (o825). La città contava una forte presenza slava ed essiacquistarono così dimestichezza con quella lingua.Cirillo si trasferì a Costantinopoli per studiare teologia efilosofia. Fu ordinato sacerdote, distinguendosi nellelingue: oltre allo slavo parlava correntemente il greco, ilsiriaco, l'arabo e l'ebraico e naturalmente conosceva illatino. Gli furono assegnati importanti incarichidiplomatici e in Crimea rinvenne la tomba e le reliquie edel papa Clemente I, esiliato e ivi morto martire nell'anno97. Venne quindi inviato dal patriarca di Costantinopoliassieme al fratello Metodio ad evangelizzare la Pannonia(oggi Croazia e parte di Serbia e Ungheria).Inviati come missionari al re della Grande Moravia (oggirepubblica Ceca orientale), per svolgere il loro apostolatoincominciarono a tradurre i testi evangelici e quelliliturgici elaborando una forma scritta della lingua slava,l’alfabeto cosiddetto cirillico, tuttora in uso in Serbia eRussia.In seguito, nell'867, i due fratelli vennero convocati aRoma: papa Adriano II approvò l'opera dei due apostoli el'uso della lingua slava nella liturgia e nella traduzionedella Bibbia. Quindi conferì l’ordinazione episcopale a

Metodio; proprio inquel periodo Cirillosi ammalò, morì e fusepolto con gransolennità proprionella chiesa di SanClemente in Roma:era il 14 febbraiodell'anno 869.In Pannonia però,cambiato il re, iniziòuna persecuzioneproprio controMetodio e i suoidiscepoli, tanto chelo stesso Metodio fumesso in carcere perdue anni. Liberatoper l'energicointervento del papaGiovanni VIII,nell'885 Metodiomorì.Il 31 dicembre 1980

il papa Giovanni Paolo II con la lettera apostolica“Egregiae virtutis” proclamò i Santi Cirillo e Metodiocompatroni d'Europa. Questa proclamazione rende loro ilmerito per l'opera di evangelizzazione dei popolidell’Europa orientale, a completamento dell'azione di SanBenedetto nella parte occidentale e centrale delcontinente. È significativa nel prefazio del giornol'invocazione: “Tu (Signore) doni alla tua Chiesa la gioia dicelebrare la festa dei santi Cirillo e Metodio, con i loroesempi la rafforzi, con i loro insegnamenti l'amministri,con la loro intercessione la proteggi”.

ValentinoLe notizie biografiche del santo sono piuttosto incerteconfondendosi tra realtà e leggenda. La ricostruzione piùaccreditata vuole la sua nascita da famiglia patrizia forsepoco prima dell'anno 180 a Terni e la sua nomina avescovo in giovane età. Certo è che Valentino era a Romaprima dell'anno 270 sollecitato dall'imperatore Claudio IIa sospendere le celebrazioni religiose e ad abiurare lapropria fede, cosa che rifiutò di fare tentando anzi diconvertire l'imperatore stesso al cristianesimo. Fermonella fede fu condannato alla pena capitale ma Claudio gliconcesse la grazia. Valentino era infatti divenuto famosoper la santità della sua vita, per la carità e l'umiltà, perl'apostolato e i miracoli.Venne però arrestato una seconda volta per ordine diAureliano, martirizzato e messo a morte perdecapitazione: era il 14 di febbraio del 273. Il suo corpo futrasportato a Terni e sepolto al miglio LXIII della viaFlaminia nei pressi di una necropoli.L'attribuzione a San Valentino della protezione degliinnamorati risale al fatto che la Chiesa, con ogniprobabilità nel IV secolo, decise di cristianizzare gliantichi riti dellafecondità, pagani elicenziosi, che sitenevano il 15 difebbraio,anticipandoli al 14 difebbraio eattribuendo almartire ternano lacapacità diproteggere ifidanzati. Taletradizione fu poidiffusa daibenedettini, primicustodi della basilicadedicata al santo. Laleggenda attribuiscea San Valentinomolti episodi, anchemiracolosi, dipacificazione e dimeditazione sulvalore del reciprocoamore di coppia.

I santi Valentino e Cirillo e Metodio

R. Zandonella

«Lasciateli, non impedite che i bambinivengano a me; a chi è come loro, infatti,appartiene il regno dei cieli»(Mt 19, 14).

Gesù opera una rivoluzione culturale nella concezioneche c’era nei confronti dei fanciulli, che, non ancoraintrodotti alla conoscenza della legge, non eranoconsiderati a pieno titolo membri del popolo eletto.Ibambini disturbano e non capiscono le sottigliezze dellaLegge divina, che stiano in disparte!

Il Vangelo di Matteo ci racconta, invece, che Gesù sirivolge ai suoi discepoli, che cercavano di allontanare ibambini,esortandoli a lasciarli andare verso di Lui. Latraduzione letterale di Matteo sarebbe: «Lasciate ibambini e non impedite loro di venire davanti a me; ilregno dei cieli è di chi è come loro».

I bambini non sono un corpo estraneo alla Chiesa, ma aloro è stato riservato un posto speciale: è a loro chedobbiamo guardare, perché testimoniano con la loroessenzialità e spontaneità l’autenticità della vita cris­tiana!

Ai grandi (ai suoi discepoli) Gesù chiede di creare perloro le condizioni di incontro.

Ma come?

Anzitutto lasciandoli soli, e quindi non in braccio o permano. Questo significadare la possibilità disperimentare tra diloro il fascino delmessaggio cristiano. Epoi non impedendo diincamminarsi insieme,per andare versol’incontro con Cristo.

Ma dove e quando?

Sicuramente laCelebrazioneeucaristica è il luogo eil momento più adattoall’incontro. Pertanto,è qui che noi adulti

dobbiamo creare le condizioni per lasciare loro lapossibilità di stare davanti a Dio. Tuttavia, questo deveavvenire attraverso modalità adeguate alla loro età,come sa bene chi vive ogni giorno la difficoltà di crearecondizioni per loro significative.

Il canto è uno linguaggio semplice e immediato peresprimere la propria fede e molto apprezzato daibambini, perché attraverso la ritmica (a voltespensierata) e la melodia (in genere semplice edorecchiabile) sperimentano la gioia dello stare insieme.E questa gioia non è molto diversa dalla letizia chedona lo stare davanti a Dio.

Ed ecco il motivo del perché esiste il Coretto nellanostra comunità. Il canto ci sembra un ponte concretoche consente ai bambini di giungere davanti a Cristo e– come dice Davide, giovane membro del coretto –«rende la messa meno noiosa».

Il gruppo di questi anni si è costruito grazie a EvaNicolè (mamma di Sebastiano e Francesco). La suacostanza e il suo impegno lo hanno reso un punto diriferimento per le animazioni liturgiche, anche per imomenti forti come il Natale o la Pasqua. Insieme aigenitori (cantori e musicisti) cerca di trasmettereattraverso il bel canto i valori cristiani: ai bambini vienerichiesta attenzione non solo al loro canto, ma anche aquello degli altri; l’animazione liturgica è semprepresentata come un servizio alla comunità; è

un'opportunità perstare insieme agli altriognuno con il propriomodo di essere.

Insomma, attraversoil Coretto noi adulticerchiamo di favorirequesto incontro, che,se è adatto aibambini, a maggiorragione può essereuna possibilità ancheper coloro chebambini non sonopiù, ma che sisforzano di esserecome loro.

Vita di comunità

Corettopossibilità di incontro

Musicisti e direttore del Coretto

Vita di comunità

«Ad Aleppo diciamo che abbiamo due nemici: il primoè il Daesh, è la guerra, l’assedio della città. Il secondosono gli approfittatori che aggravano la scarsità dicibo, elettricità e carburante, rendendo impossibile lavita per tutti. L’embargo colpisce soprattutto lapovera gente, perciò andrebbe tolto o almenoripensato per favorire l’afflusso di aiuti alla città e aisiriani».

Claude Zerez è un professore sessantenne, fuggito nel2014 dalla città­martire della Siria settentrionale eaccolto come rifugiato politico in Francia. La guerra,oltre al padre, nell’ottobre 2012 gli ha portato via lafiglia 18enne, Pascale, «rapita, uccisa dai ribelli anti­Assad e poi gettatain strada dove poisono riuscito araccoglierla»,racconta. Lui stessoè stato più volteminacciato, tantoda decidere infinedi scappare, diaffrontare il viaggioverso l’Europa: «Hoattraversato decinedi posti di blocchi eho avutol’impressione chefosse propria miafiglia aproteggermidall’alto, come seogni volta facesse calare un velo davanti agli occhidegli uomini armati, per farmi passare indenne».

Zerez si dice oggi «pacificato» sul piano personale.«Dopo i primi mesi di dolore e di rabbia sono riuscitoa perdonare per l’assassinio di mia figlia – racconta–. Ma non dimentico». Non dimentica le violenze che ilsuo popolo sta subendo, «una via crucis quotidianache cristiani e musulmani stanno vivendo insieme».Insiste il professore su questa parola, descrivendo lapacifica convivenza fra la popolazione delle duereligioni fino allo scoppio della guerra e i tanti gesti cheancora oggi parlano di una vicinanza, di un destino co­mune.

«Quando mia figlia è stata uccisa, per lei si è pregatoanche nella moschea di Aleppo, e, 40 giorni dopo, allacommemorazione in chiesa erano presenti pure moltimusulmani – ricorda –. Questa non è una guerra direligioni. È un conflitto politico, per interessieconomici e di potere, che utilizza la religione a finistrumentali». La dittatura di Bashar al­Assad non è

mai stata rispettosa dei diritti umani e «la corruzioneera evidente ovunque. Ma ora c’è il pericolo disostituire quel regime con uno ben peggiore». E sirischia che la presenza dei cristiani in Medio Orientevenga sradicata: «Ad Aleppo su 4 milioni di abitantieravamo 300mila, poi siamo calati a 55mila, a 22milae oggi sono ancora meno», dice ancora Zerez, cattolicomelchita, che si definisce «aramaico, cristiano, sirianoe poi arabo, ma solo di cultura».

La convivenza tra musulmani e cristiani, inquesta terra martoriata, è ancora possibile oggie lo sarà domani. Ma prima c’è da aprire corridoiumanitari, rafforzare gli aiuti, stringere tregue, mentre«personalmente sono pessimista: se non si agisce con

decisione, la guerrarischianell’immediato futurodi allargarsi ad altriPaesi e l’Europadovrà affrontareondate di 7­8 milionidi profughi». Perquesto il professorelancia un dupliceappello: «Allecomunità cristianeaffinché preghino esiano solidali con ilpopolo siriano», e aigoverni perchévincanol’indifferenza,superino i troppi

interessi economici, a volte inconfessabili, e agiscanoper favorire la pace», mettendo fine anche aifinanziamenti impropri alle diverse fazioni di ribelli.Prima che sia troppo tardi, prima che la guerra diventiincontrollabile e si espanda.

Impegno dei cristiani e delle istituzioni, quindi. Ma percostruire davvero un futuro di pace saràsoprattutto necessario «rieducare un’interagenerazione di ragazzi che non è più andata ascuola e ha imparato solo la drammatica logica dellearmi, della violenza cieca, dell’indottrinamentoestremo – conclude Zerez –. Quello che spinge bambinidi 10­12 anni a denunciare i parenti, li obbliga asgozzare i genitori, a ritenere giusto che i cristiani chenon pagano la jizya (la tassa) vengano crocifissi.Ragazzini che ho visto giocare a calcio con la testamozzata di un uomo». Generazione perduta dariconquistare all’umanità.

Francesco Riccardi (dal quotidiano AVVENIRE)

Così i cristiani spariscono dal Medio Oriente

Nella foto le macerie di Aleppo

Vita di comunità

E S T R A N E I T A’Del tutto inaspettato, a volte affiora in noi un sentimentoincomprensibile di estraneità, a cui si accompagna poi unsenso di smarrimento. Ci sembra di aver perduto lapercezione viva, immediata, di quei riferimenti familiari, checi appaiono essenziali nel nostro procedere quotidiano.Riferimenti a persone soprattutto, ma anche a certezze evalori che, più o meno consciamente, costituiscono presenzerassicuranti nel nostro cammino.

Paradossalmente accade che questo disagio ci sorprende, piùdi frequente, quando ci troviamo in compagnia, e giungequindi più imprevedibile. Ci interroghiamo se possa essereproprio il trovarsi in compagnia, che sospinge ad avvertirequesta percezione, unita a un vissuto di solitudine.Si intuisce allora che un’estraneità, in qualche forma, ci abitadentro, e non è da noi riconosciuta. E’ un’estraneità da noirifuggita, uno straniero che da sempre dimora dentro di noi.

Siamo soliti lamentarci, e non senza ragioni, di vivere non dirado relazioni umane precarie, in cui non si percepiscereciproca condivisione, partecipazione, ascolto. Non è raroinfatti, sperimentare incontri in cui si rivela carenza di dialogo,in cui non ci si sente persone che realmente ricercano dicomunicare per comprendersi. Alla fine si è un po’ comeabitanti di mondi lontani, rassegnati a rimanere prigioniericiascuno della propria solitudine, dolorosamente indifferentil’uno all’altro.

Certamente siamo immersi in un contesto umanoestremamente frammentato, suddiviso in molteplici settori,dove sembra di muoversi in una miriade di interessi ecompetenze diverse, come abitanti di tessere di un mosaico,non partecipi del disegno complessivo. Si reagisce spessocercando contaminazioni senza reale comunicazione, senza unlinguaggio di intesa. E forse viviamo troppo passivamentequesti confini, diventando succubi cittadini di habitat chiusi ecircoscritti. Se da un lato questo ci rassicura, dall’altro ciimprigiona, e contribuisce ad alimentare relazioni difficili edeludenti, insinuando un senso di estraneità nei nostri incontri.

Per di più, è sentire comune di temere la solitudine materiale.L’assenza di persone intorno, nell’affrontare una giornata,viene vissuta come una sorta di handicap a cui rimediare al piùpresto. Per attenuare questo disagio, è naturale, cerchiamocontatti con i familiari, con le nostre usuali amicizie, e in generecon i nostri affetti più prossimi con cui condividere pensieri econsuetudini, convinti che se siamo collegati con personeconosciute non ci sentiremo soli.

Ma ragioniamo stando ai fatti più immediati, senza viveretuttavia una reale convinzione. Infatti, così facendo, rischiamodi assecondare altri confini, tra le persone familiari, amiche econosciute, e le altre sconosciute, tra le nostre convinzionirassicuranti e quelle che appartengono agli altri, tra lo stare solie lo stare in compagnia. Rischiamo di incorniciare diversi

mondi di vita, per garantire un nostro habitat familiare, da cuiresta fuori un mondo che ci è estraneo.

Conviene ricordare che la scienza, in particolare nei primidecenni del Novecento, ha vissuto l’urgenza di stabilire deiconfini chiari e definiti, per circoscrivere ciò che è scientifico daciò che non lo è. Tracciando una recinzione che garantisse lasua purezza, si pensava di immunizzarla da ciò che le èestraneo e che avrebbe potuto infiltrarsi. Ma grandissimiscienziati, come ad esempio i fisici Einstein e Planck, hannoavversato duramente questa concezione, giudicandolamortificante e illusoria. Una scienza chiusa e circoscritta, che siritiene autosufficiente, sarebbe una realtà statica e senza vita.La scienza all’opposto, in quanto attività dinamica in continuacrescita, vive a confini aperti, comunicando con tutta la realtàculturale dell’uomo, dialogando con la storia dell’uomo.

Forse non molto dissimile sembra quanto accade in unarelazione tra persone. Se si cerca di circoscrivere un habitatfamiliare evitando la fatica di confrontarsi con gli sconosciuti, sigenerano relazioni che appassiscono e deludono, relazioni chenon riconoscono che anche dentro di noi, inevitabile, c’èl’esistenza dello straniero: “L’uomo, scopritore di tanti misteridella natura, deve essere incessantemente riscoperto” (KarolWojtyla).

Non è la solitudine materiale che ci fa percepire isolati, né lasola compagnia di persone familiari è sufficiente a farcipercepire uniti agli altri. Non sono sufficienti i soli affetti, anchei più preziosi, ad aprirci la strada, occorre un atteggiamento diricerca della prossimità con l’uomo, ovunque esso sia, perdialogare con lo straniero che è dentro di noi, e superare lapercezione di isolamento.

Isolamento allora, è non sapere aprirsi a un incontro senzaconfini, è non cercare l’incontro con l’uomo che sta nell’altro,intorno a noi, lontano da noi, dentro di noi, nel mondo. Elontano e vicino allora si confondono indistinguibili.

Ogni relazione autentica è un cammino che si muove traconosciuto e sconosciuto, in cui parole e silenzio, solitudine ecompagnia, incontro con l’altro e incontro con se stessi, sonoinestricabilmente legati.Anche la nostra religiosità può rischiare di adagiarsi in confinidefiniti, statici, in pratiche astratte e senza vita che larassicurano. Può rischiare di non sapere interrogarsi edialogare con se stessa, di non sapere cercare l’incontro con chinon ci è familiare, con coloro che non sono dei “nostri”. Puòessere una religiosità ristretta che non sa aprirsi alla prossimitàcon l’uomo ovunque esso si trovi.

Il vero incontro ci mette in relazione con l’uomo, e ci chiamaovunque.

Quell’uomo che attende sempre oltre i nostri confini.

P. Campogalliani

Qualche tempo fa, seduto al parco su una panchina,seguii un'amabile conversazione fra due signore. Poiuna chiese all'altra se il nipotino camminava da

solo... “Ben, Maria Santissima, el corre come el vissineo!”Questa parola, cancellata da tanti anni dal nostro...vocabolario, mi portò indietro di oltre ottant'anni. Allora lestrade non erano asfaltate; avevano buche profonde e,quando pioveva, si riempivano d'acqua. A quel puntoentrava in scena lo “stradino”. A questo personaggiobisognerebbe fare... un monumento! Sotto il sole estivo,con la “baigia” (badile) prendeva un poco di “coego”(tappeto di erbetta verde che cresceva rigogliosa, perchélungo la strada c'erano sempre corsi d'acqua) e lo mettevanella buca, così la ghiaia si “sedeva” bene. Come facesse lostradino, con quel caldo, rimane un mistero. Eppure c'è chiè disposto a giurare di non avere mai visto uno stradinosudare! Fermarsi... quello sì. Era bello vederlo nel suo...ozio. Puntava il badile per terra, sull'estremità del manicoappoggiava entrambe le mani e, per ultimo, il mento!

C'era poi il periodo, in particolare a marzo, in cuisoffiava un forte vento, sollevando polvere, foglie edun'infinità di detriti. Nella sua corsa, a volte, il vento

formava una specie di cono e lo sospingeva a grandissimavelocità. Questo fenomeno lo chiamavamo “vissineo”!

Ora le strade sono asfaltate. Possediamo una zelanteamministrazione che le tiene pulitissime.Possediamo parchi meravigliosi, alberati con gusto.

Le foglie hanno appena il tempo di cadere che – zacchete –c'è già l'addetto a raccoglierle. Di questo sono garante ioche abito di fronte al... più bel parco di Tencarola! E' bello,

in particolare d'autunno, col primo... venticello vederlecadere poco... distante dall'albero (Manzoni insegna!), perriposare durante l'inverno. Ma, come detto, ci pensal'addetto ad afferrarle prima ancora che possano cadere. Avolte il troppo zelo storpia!

Tornando al vissineo, non ci sono più le condizioniperché si possa ancora verificare. Non ci sono più lestrade... bianche, dove si sollevava la polvere. Quelle

che sono rimaste vengono usate per... le corse ciclistiche,con buona pace per le... forature!

Certo, non ci sono più le condizioni, ma noi anzianiche abbiamo vissuto quel periodo teniamo questiricordi stretti nella nostra mente e nel nostro cuore!

El Vissineo

Vita di comunità

Quaresima 2016

Lodi quaresimaliIl vicariato propone di pregare le Lodi Mattutine i sabatidi quaresima, con inizio alle 8.30 e riflessione dei padriCappuccini di S. Leopoldo sulle opere di misericordiacorporale e spirituale:­ sabato 13 febbraio, a S. Domenico

sabato 20 febbraio, a Caselle;­ sabato 27 febbraio, a Rubano

sabato 5 marzo, a Sarmeola;­ sabato 12 marzo, a Saccolongo

sabato 19 marzo, a Selvazzano

SS. MesseNelle celebrazioni delle domeniche di Quaresima valorizzere­moil canto del «Signore Pietà»; del ritornello del salmoresponsoriale; del «Mistero della Fede» (anamnesi);dell’«Agnello di Dio»non vi sarà il canto finale: scioglieremo l’assemblea insilenzio, per rimarcare la diversità del tempo liturgico egustare la preghiera silenziosa. Alla S. Messa delle 10 il corettoeseguirà a sfumare nel silenzio un ritornello meditativo

VENERDI’ SANTO ­ 25 marzoIl consiglio pastorale ha deciso ­ ad experimentum per unanno ­ che LA celebrazione liturgica della PASSIONEDEL SIGNORE sia proposta alle 15, ora della morte diNostro Signore, come previsto dall’ordinamento liturgico(mentre negli anni scorsi era celebrata alle 21).La sera del Venerdì Santo alle ore 21 sarà proposta laVia Crucis di 14 stazioni, con una breve processioneall’esterno della chiesa.

L’incontro si è aperto con una incisiva informativa delCentro di ascolto vicariale Caritas (CDAV) su alcunesituazioni particolarmente delicate di emergenzaabitativa. A tutti i consiglieri è stato chiesto di daresuggerimenti operativi, di concerto con l’azione di altreassociazioni e delle istituzioni pubbliche.Siamo nel Giubileo della Misericordia: come dareconcretezza alla misericordia a partire dall'osservatoriodel centro di ascolto? Dalla presentazione del CDAVemerge il volto di un territorio che ancora soffrepesantemente per le conseguenze della crisi.Come secondo punto dell’ordine del giorno si è svolta laverifica dell'incontro del 3 dicembre su «Giovani epolitica», che a suo modo è stato un modo di "leggere" larealtà sociopolitica del nostro territorio. Dopo larelazione introduttiva del sociologo Girardi dellaFondazione Lanza, vi sono stati i commenti dei politicipresenti in buon numero. Purtroppo a mancare sonostati in gran parte i consiglieri pastorali delle dieciparrocchie del vicariato. In consiglio si è ricordato che lafede non è mai disincarnata; che si nutre anche di curadel territorio, pur senza indebite ingerenze.Successivamente si è accolta come rappresentante dellerealtà dei gruppi famiglia Stefania Mangano. Il direttivoNOI ha indicato Oscar Lazzaretto come nuovo referente.

Gli scout del Padova 10 hanno visto la presenza delcapogruppo Alberto Cappellozza, in attesa di definire unrappresentante stabile. Contestualmente sono statepresentate le dimissioni per ragioni personali di AngelaGrandis e Marco Carraro.Sono state raccolte delle veloci risonanze sull’Avvento eNatale, periodi in cui la partecipazione liturgica sembrasia stata buona. Apprezzata l’iniziativa di addobbare laporta centrale della chiesa, a richiamare il Giubileo dellaMisericordia indetto dal papa.A riguardo delle SS. Messe di Quaresima si è decisoquanto segue, valorizzando i suggerimenti deglianimatori del canto liturgico: proporre il piùfrequentemente possibile il «Signore Pietà»; valorizzareil ritornello del salmo (Bonum est confidere in Domino),l’anamnesi (Mistero della Fede) con risposta «Tu ci hairedenti», l’«Agnello di Dio». Come sperimentato glianni scorsi non ci sarà canto finale per dar spazio ad unsilenzio denso di preghiera; per venire incontro allapresenza di numerosi bambini al termine delle SS.Messe delle 10, verrà eseguito alla fine un ritornello diTaizè a sfumare fino al silenzio.

Consiglio pastorale parrocchialedel 12 gennaio 2016

Consiglio Pastorale Parrocchiale

La novità importante è che, ad experimentum per unanno, la celebrazione del Venerdì Santo – LAPASSIONE DEL SIGNORE – è proposta alle ore15, ora della morte di Nostro Signore, come previstodall’ordinamento liturgico (mentre negli anni scorsi eracelebrata alle 21).

La sera del Venerdì Santo alle ore 21 sarà proposta laVia Crucis di 14 stazioni, con una breve processioneall’esterno della chiesa… come fa il papa a Roma.

RESOCONTO DEL GRUPPO CARITAS parrocchiale ­ anno 2015

Festa della mamma

ENTRATE

€876

Lotteria delle torte €1.666,88

€2.678,50

€700,00

Mostra artigianale

Offerte

Totale entrate €5.921,38

USCITE

Contributi a persone in disagio(bollette, spese sanitarie, supportoall’istruzione, viveri ecc)

Spese per elettricità e gas

€ 5.724,48

€78,92

Totale uscite € 5.803,40

Risulta un attivo di: €117,98


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