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LAB 14enni - acpadova.it

Date post: 08-Nov-2021
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0 Azione Cattolica dei Ragazzi Diocesi di Padova LAB 14enni Cammino annuale per gruppi 14enni dell’ACR
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Azione Cattolica dei Ragazzi

Diocesi di Padova

LAB 14enni

Cammino annuale per gruppi

14enni dell’ACR

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Carissimi educatori,

è sempre bello pensarvi destinatari di un saluto e di un ringraziamento per tutto ciò che regalate ai nostri ragazzi. Le pagine che seguono sono a disposizione per il cammino con i vostri 14enni: speriamo che le proposte che troverete riescano a rispondere alla loro vivacità, al loro entusiasmo e sappiano essere in linea con le loro domande. Ci teniamo a condividere con voi l'idea che ha dato origine a questa guida: condividere le attività già sperimentate o comunque pensate all'interno delle equipe di educatori che seguono i 14enni nella nostra diocesi; ciò che è arrivato è stato, poi, assemblato, sistemato, organizzato e incrementato da una commissione (composta da Gaia, Luca, Matteo e Michela) che ha cercato di creare un percorso diviso in tappe. Pensiamo risulti utile avere a disposizione attività suddivise per tempi dell'anno e tematiche, in modo da poter organizzare un percorso ben scandito e ordinato. La commissione ha anche preso in considerazione la guida dell'Iniziazione cristiana sul tempo della fraternità, in modo da partire da parole chiave e domande legate ai passaggi di vita, relazioni e fede tipici dei 14enni. La possibilità di unire il contributo di realtà diverse ci permette di avere tra le mani una proposta ricca, ma che al contempo può essere ulteriormente arricchita: vi chiediamo, quindi, di mandarci consigli, richieste, varianti, aggiornamenti, in modo che il lavoro fatto sia la base di partenza per la continuazione di un percorso sempre più adatto ai nostri ragazzi. Non esitate a contattarci tramite l'indirizzo mail [email protected] o attraverso l’ACR Line 345/4455671.

Al termine della guida troverete un prezioso contributo di Mariachiara

Vighesso delle sorelle discepole del Vangelo docente di psicologia della

religione su quali siano le possibilità per un 14enni di incontrare il Signore.

Vi ringraziamo per il vostro preziosissimo servizio, a presto e buona

avventura con il magico mondo dei 14enni!

L’equipe diocesana ACR

Andrea Barzon, Chiara Gambin, Elisa Muraro, Samuele Bettella, don Vito Di Rienzo

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IDENTITÀ

MESE DEL CIAO

La domanda: Chi sono?

Il mondo del 14enne:

I 14enni vivono un intenso periodo di cambiamenti, nel corpo, nei pensieri, nei punti di riferimento, nei valori, nelle scelte. È uno dei grandi momenti di trasformazione nella vita di una persona, da bambino a giovane ragazzo, e si vive, quindi, un’evoluzione nel fisico e nel pensiero. Cambiare significa passare da uno stato all’altro e l’anno dei 14 anni, che spesso coincide con la terza media, è un periodo denso di trasformazioni e di preparazione al futuro (anche scolastico) che verrà. Questi cambiamenti, in generale, sono percepiti come difficilmente gestibili o come fonte di preoccupazioni e di vulnerabilità perché non si riesce a definire quale potrà essere la propria identità “da grande”. Il corpo (STUDIO) si presenta come uno dei primi segnali del cambiamento, che può portare a difficoltà di accettazione e alla necessità di accompagnamento nella scoperta della consapevolezza di una nuova grazia. La corporeità è uno dei primi mezzi tramite il quale conosciamo il mondo e ci rapportiamo con gli altri: quando questo si sta trasformando o subisce un cambiamento, chi vive questo passaggio ha bisogno di trovare una nuova strada per relazionarsi con se stesso e con gli altri. Il mondo del 14enne si amplia, si iniziano a frequentare luoghi nuovi o a trovare nuovi passatempi; d’altro canto, certe abitudini rimangono sempre ed è anche da questo mix che inizia ad emergere la personalità nuova del ragazzo. Quindi è importante anche un’analisi (ANIMAZIONE) di questi aspetti, che vanno dalle abitudini in famiglia ai pregiudizi sui comportamenti degli altri; in questo senso è anche importante far capire la legittimità di altre abitudini e “tradizioni”, più o meno diverse a seconda della loro lontananza con il vissuto del 14enne. In questa ricerca della nuova identità diventa importante riuscire a riconoscere le proprie caratteristiche, a dare un nome anche alle più nascoste (SERVIZIO) per cercare di comprendere dove valorizzarle e metterle a frutto. Una ricerca che sia rivolta verso l’essere, con l’obiettivo di affermare il proprio “io” e di identificare i propri talenti, che sia sensibile anche al ruolo del gruppo di pari, gli amici, ma senza che questo omologhi e annulli le risorse dei singoli. Ciascun ragazzo è chiamato, da un lato, a mettersi in gioco “presentando” agli altri le proprie virtù e i propri pregi; dall’altro, all’aiuto e alla comprensione di chi non è soddisfatto di se stesso, cercando di raccogliere le insoddisfazioni (fisiche o caratteriali) altrui per trarne consigli o incoraggiamenti: se il Signore ci ha voluto così, non bisogna abbattersi di fronte a quelli che sembrano difetti, piuttosto cercare di migliorarsi o di convivere con le proprie imperfezioni! Dal corpo al pensiero in questo periodo di prime decisioni autonome nella vita, si presenta anche lo scontro con il mondo degli adulti e con la famiglia, nel bisogno di

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affermare la propria nuova identità (FESTA DEL CIAO). Il rapporto con la famiglia diventa conflittuale, una ribellione che è “di principio” e che modella il confine tra ragazzo e genitori, nello staccarsi da figure essenziali e identitarie dell’infanzia, per rimodellare la propria individualità. Tuttavia, tale individualità resta legata anche al passato e alla storia del singolo: la “storia personale” viene rispolverata in un modo divertente e al passo coi tempi per far riflettere sulla sua importanza e sul suo senso.

... e Dio: I 14enni possono essere aiutati a scoprire la loro identità di figli amati da Dio, per ciascuno dei quali Dio Padre ha pensato un progetto di realizzazione e di pienezza di vita. Ogni caratteristica di ciascun ragazzo è necessaria per incontrare e conoscere Dio e nel corpo, Tempio dello Spirito, accogliamo il dono di Gesù-corpo eucaristico.

Spunti per gli educatori: Mai banalizzare i cambiamenti, le tensioni, il nervosismo.

Comprendere, senza giudicare.

Incoraggiare e valorizzare.

Ascoltare i silenzi.

Essere creativi nel cercare il dialogo.

TAPPA 1: crescita, corpo, cambiamento (STUDIO)

Scopo: i ragazzi sono chiamati a rendersi conto e a fronteggiare i cambiamenti del proprio corpo, molte volte anche difficili da accettare all’inizio: il corpo di ciascuno è un regalo prezioso e ricco di dignità. Gesù stesso si è incarnato in un corpo umano; per ciascuno il corpo è il “Tempio dello Spirito” e come tale va custodito con cura e amore.

Materiali: ostacoli da percorso (coni, cerchi, sedie, panche, corde, tubi di stoffa…),

cartellone, post-it/cubi,

Prima parte: Team agility (20 minuti) I ragazzi, divisi in due squadre, affrontano un percorso che metta a (dura) prova la loro “agility”, facendo loro percepire chiaramente di essere diventati "grandi": possono passare sotto una fila di sedie, attraverso dei tubi di stoffa, sotto panche o tavoli... Gli educatori si possono sbizzarrire per rendere il gioco il più originale e “mignon” possibile! Per dare un po’ di competitività si suggerisce di far recuperare ai ragazzi, al termine del percorso, dei foglietti - tipo cubi o post-it – che potranno usare nell’attività successiva; in

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alternativa può vincere semplicemente la squadra che fa più giri entro un tempo prestabilito o che finisce un certo numero di giri nel minor tempo.

Seconda parte: Brain…writing! (20 minuti)

In questo gioco si propone una variante della nota tecnica del brainstorming, per far riflettere i ragazzi sul periodo di crescita e cambiamento profondi che stanno affrontando: su dei foglietti (quelli conquistati nel Team agility), o direttamente su un cartellone, i ragazzi sono invitati a fornire una personale definizione scritta della parola “cambiamento”. Si consiglia di favorire il lavoro personale dei ragazzi – la scrittura delle definizioni, che può essere subito seguita, se lo si ritiene più opportuno, da un momento di condivisione. Potrebbe essere utile distribuire i ragazzi nella stanza in modo che ognuno sia il più possibile distante dagli altri per poter riflettere al meglio. Lo spazio potrebbe essere arredato con coperte e cuscini e per creare la giusta atmosfera alla riflessione si potrebbe mettere della musica tranquilla di sottofondo. Al termine i ragazzi vivono un momento di condivisione in cui spiegano la definizione pensata.

Terza parte: Il personaggio misterioso (20 minuti)

Essendo il primo incontro dell’anno, si propone di concludere con un gioco leggero e divertente. I ragazzi si dispongono in cerchio; nella fase di preparazione, a turno, ognuno esce dalla stanza, in modo da non poter sentire quello che gli altri ragazzi si dicono. Per ciascuno, devono scegliere un personaggio “misterioso”, che dovrà essere indovinato; una volta scelto, questo viene scritto su un post-it, il quale viene poi attaccato alla fronte del ragazzo uscito dalla stanza, in modo che non possa leggerlo ma che sia ben visibile a tutti gli altri. Per rendere il gioco vivace e simpatico, si consiglia di scegliere personaggi di vari generi e provenienze, purché noti ai ragazzi che li devono indovinare: persone vive o realmente esistite, ma anche personaggi di fumetti, film o videogiochi, cantanti oppure scrittori, piloti di Formula 1… Una volta che tutti i personaggi sono stati scelti, a turno ogni ragazzo può porre una domanda per raccogliere informazioni utili sul suo personaggio, a cui la risposta deve essere solo sì o no (“è un maschio?”, “è realmente esistito?”, “è un cartone animato?”,...). Quando si vuole, durante il proprio turno, si può cercare di indovinare il personaggio sconosciuto; gli educatori possono scegliere se porre dei vincoli (massimo numero di tentativi, aspettare un tot. di turni prima di ipotizzare, ecc.) per rendere il gioco più difficile. Vince chi per primo riesce ad indovinare il proprio personaggio.

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TAPPA 2: abitudini, tradizioni (ANIMAZIONE)

Scopo: i ragazzi analizzano le abitudini e le tradizioni che li accompagnano nella

loro vita: tutto questo costituisce una parte importante nella costruzione della propria identità. Nel confronto con gli altri ciò può creare un terreno comune, altre volte, invece, costituisce una differenza: in ogni caso alla base c’è il rispetto per sé e per gli altri.

Materiali: quiz sulle tradizioni, cartelloni, fogli, penne.

Prima parte: Le mie tradizioni (20 minuti)

Ai ragazzi viene proposto un quiz su alcune attività che sono abituati a fare, come ad esempio: l’ora della sveglia, il cibo che si mangiano, lo sport che si praticano ma anche come festeggiano Natale, come trascorrono le vacanze... Si suggerisce, per avere più controllo dei tempi e far sì che tutti procedano di pari passo, di leggere le domande ad alta voce e di lasciare che tutti rispondano, una per volta, scrivendo su un foglio. Alla fine, liberamente, si possono leggere le proprie risposte in modo da confrontare alcune proprie abitudini con gli altri… E probabilmente anche farsi quattro risate!

Seconda parte: Strano… no? (20 minuti)

I ragazzi si dividono in due o più squadre, a discrezione degli educatori; si consiglia comunque di formare gruppi di massimo 5-6 ragazzi. Ciascun gruppo dovrà stilare una lista di abitudini ritenute “strane” e un’altra invece di abitudini ritenute “normali”. I contenuti delle liste siano molto liberi: possono essere oggetti, azioni, cibi, passatempi, oppure semplicemente parole “strane”; basta che la “stranezza” o “normalità” proposta sia accettata dalla maggioranza della squadra. Dopo aver completato le liste (si diano al più 10 minuti per questa prima fase), le squadre si raccolgono attorno ad un cartellone diviso in due, dove verranno annotate le parole scritte nelle liste: a turno, ogni gruppo propone una voce dalla propria lista, e se questa viene accettata anche dagli altri gruppi può essere scritta sul cartellone sotto la voce corrispondente – “STRANO” o “NORMALE”.

Terza parte: Riflessione (20minuti)

Si propone una discussione sui concetti di stranezza e normalità: come si possono definire? Cos’è giusto pensare come “strano” e come “normale”, e come si lega a queste due classificazioni quella di “diverso”? Gli educatori cerchino di non imporsi nella discussione, ma fungano da mediatori facendo attenzione al fatto che si rimanga sul tema della discussione. In particolare, si ponga l’attenzione dei ragazzi sull’unicità della loro identità: come vedono questa cosa, in positivo o in negativo? È importante cercare di distinguersi il più possibile o di uniformarsi alle “abitudini e tradizioni” degli altri? La condivisione può essere vissuta all’interno delle singole squadre o tutti insieme.

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TAPPA 3: scoperta, presentazione, passioni (SERVIZIO)

Scopo: i ragazzi scoprono la loro bellezza, corporea e caratteriale, e si concentrano

su quali aspetti invece non apprezzano e vorrebbero cambiare. Accettare se stessi non può essere solo un banale cliché, ma un vero e proprio obiettivo da raggiungere per vivere a pieno il proprio corpo e stare in armonia con gli altri. Ognuno di noi ha ricevuto in dono da Dio un corpo unico: dono da valorizzare anche con gli altri e per gli altri! Il servizio sta nell’aiutare anche l’amico ad accettare e amare il proprio corpo, anche quando questo sembra difficile.

Materiali: fogli, foglietti, penne, pennarelli, tempere, cere, pastelli, china, cestino.

Prima parte: Artisti si nasce (25 minuti)

I ragazzi, a coppie, diventano artisti! Ciascuno realizzerà un ritratto del proprio compagno. In particolare, dai ritratti dovranno risaltare le caratteristiche che più colpiscono chi ritrae, come in una caricatura: nasi pronunciati, capigliature fantasiose, menti prominenti… Si possono fornire ai ragazzi matite e penne ma anche colori a tempera, pastelli, cere, chine… Quello di cui hanno bisogno per realizzare i loro capolavori! Si faccia attenzione: insieme ai fogli dove realizzare i ritratti, a ogni ragazzo si dia anche un foglietto che servirà per la fase successiva.

Seconda parte: Il bello, il brutto e il cattivo (10 minuti)

Terminata la fase artistica, ogni ragazzo prende in mano il ritratto che lo raffigura e scrive sul disegno due caratteristiche positive, una relativa al corpo e una al carattere, insieme a una propria passione. Sull’altro foglietto, consegnato precedentemente, scrive altrettante caratteristiche che ritiene invece “negative” e vorrebbe cambiare, in opposizione a quanto scritto sul ritratto. Questa attività sia curata con attenzione dagli educatori in fase di spiegazione e realizzazione: si consiglia di favorire il raccoglimento personale con un momento, anche breve, di silenzio, che si può accompagnare con una musica di sottofondo. Una volta terminata la scrittura, i ragazzi si riuniscono dagli educatori che raccolgono in un cestino i foglietti con le caratteristiche negative (chiaramente devono restare anonimi!). Una volta raccolti tutti, i foglietti vengono ridistribuiti casualmente ai ragazzi, evitando ovviamente che a qualcuno capiti proprio quello con le sue caratteristiche!

Terza parte: Un consiglio da amico (10 minuti)

I ragazzi sono invitati a leggere le caratteristiche negative scritte nel foglietto casualmente ricevuto. Sul retro del foglietto, i ragazzi scrivono un consiglio o un rimedio che “risollevi il morale” all’amico; possono ad esempio valorizzare un “ipotetico” aspetto del carattere o una capacità (in risposta a “non sono bravo nello sport” si potrebbe scrivere “almeno ci provi!”, in risposta a “sono miope e non mi piacciono gli occhiali” si può scrivere “ti stanno bene/ti danno un’aria importante” o “non è colpa tua se sei miope… e allora meglio usare gli occhiali che non vederci!”).

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Questa fase è di fondamentale importanza per mettere in pratica il servizio di “aiuto” verso il prossimo: gli educatori si assicurino che i ragazzi capiscano bene il compito assegnato, aiutandoli con qualche esempio, possibilmente diverso da i casi presenti nel gruppo.

Quarta parte: Riflessione (15 minuti)

A conclusione, i ragazzi si riuniscono in cerchio e ognuno riprende in mano il proprio foglietto. Non è necessario che questo venga condiviso, mentre si invita a parlare del proprio ritratto e delle caratteristiche positive lì scritte. Si termina l’incontro con una breve riflessione sull’importanza di accettare il proprio corpo e sull’aiuto che gli altri ci possono dare per amarci: cosa hanno provato quando ti sei cimentato nel risollevare gli aspetti che gli amici ritengono negativi? Quale importanza può avere questo “servizio” nella loro vita?

FESTA DEL CIAO: esperienze e storia personale, famiglia

Scopo: Oltre che da abitudini consolidate negli anni e dal nostro corpo, la nostra identità è plasmata anche dalle esperienze personali; in questo contesto si inserisce anche il contributo decisivo della famiglia, che in questo periodo può però anche essere vista come luogo dello scontro. I ragazzi sono accompagnati a rendersi conto di tutto ciò e a fare riflessioni in merito: cosa ne sarebbe di me se non avessi avuto la mia storia alle spalle?

Materiali: fogli A3, penne, pennarelli, fotografie, riviste, giornali, colori di vario genere.

Prima attività: Famiglia sì… (30 minuti)

I ragazzi si dividono in gruppi di 3/4 dove ciascun ragazzo sceglie un'abitudine/attività che gli piace e che è solito fare con la famiglia (camminare in montagna, sciare, andare al mare d'estate, cucinare la grigliata alla domenica…). Quindi viene lasciato del tempo al gruppo per organizzarsi e decidere come mettere in scena queste varie attività scelte. Si fa poi una gara: a turno, ogni gruppo mima, senza parlare, ciò che ha deciso in precedenza, mentre gli altri gruppi dovranno indovinare di che si tratta. Vince la squadra che riesce a indovinare più scenette.

Seconda attività: … famiglia no (20 minuti)

Se da un lato la famiglia ha trasmesso valori e passioni formando ciascun ragazzo, è anche vero che diventa un frequente luogo di contrasto per i quattordicenni. I ragazzi, divisi in due gruppi, devono dire le cose che più non sopportano del loro rapporto con i genitori e in particolare a quali divieti/obblighi sono soggetti (coprifuoco la sera, studio, controllo orario per televisione e videogiochi ecc.). Ogni gruppo, una volta che sono state proposte abbastanza lamentele da parte di tutti, deve scegliere cinque “proteste”. Poi, le due squadre si sfidano: a turno, una farà la parte del figlio

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e l’altra del genitore. La squadra “figlio” esprimerà la propria protesta e cercare di difenderla, mentre la squadra “genitore” proverà a controbattere spiegando l’utilità della regola; le due squadre devono “battersi” formulando una argomentazione, il più velocemente possibile: ad ogni turno perde la squadra che rimane in silenzio troppo a lungo o non trova niente da ribattere.

Terza attività: #LaMiaStoria (30 minuti)

Di “storie” i ragazzi ne conoscono molte, che vedono ogni giorno da parte delle persone più disparate: stiamo parlando delle storie di Instagram, chiaramente! Ma cosa ci deve essere in una storia perché sia davvero significativa? In quest’attività i ragazzi provano a costruire una “storia” simile a quelle di Instagram, cercando di sintetizzare in un foglio A3 ciò che sentono rappresentativo della loro storia personale tramite disegni, fotografie, scritte, emoticon… Gli educatori sono quindi invitati ad avvisare per tempo i ragazzi in modo che possano arrivare alla festa del Ciao con

del materiale utile già a portata di mano (soprattutto fotografie), ma possono fornire anche altro materiale più generico come riviste o giornali con una buona quantità di immagini da poter sfruttare per la creazione della storia.

Quarta attività: Riflessione (10 minuti)

Alla fine della giornata i ragazzi si confrontano condividendo al grande gruppo le loro storie. Cos’hanno in comune? E di unico? Quanto importante è/è stata la famiglia per ciascun ragazzo? E come è vista in questo periodo, più come un aiuto o come un tormento? Perché?

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SOGNO

PRIMO TEMPO DI CATECHESI - AVVENTO

La domanda: Qual è il mio sogno?

Il mondo del 14enne:

In questo periodo per i ragazzi di 14 anni si apre un nuovo orizzonte di possibilità: si sperimentano le prime libertà (autonomia nel muoversi, piccole responsabilità personali, gestione del tempo e delle attività) e aumenta il desiderio di fare da soli, di agire e sperimentare, anche andando contro le regole fino a prima accettate e rispettate. Allo stesso tempo si inizia a sentire la “chiamata” verso il prossimo futuro, come nella scelta della scuola, e ciò implica le prime riflessioni su se stessi, sulle proprie caratteristiche e abilità, sui progetti per il futuro o, più in generale, sui desideri per la propria vita. I 14enni rimangono, però, sempre molto legati alla concretezza del presente, ai progetti dell’oggi e alle piccole sfide quotidiane. I modelli di riferimento per plasmare i propri desideri sono spesso virtuali, presenti sui social (Instagram) o influenti sui media (Youtube). C’è quindi bisogno di accompagnare il ragazzo nel prendersi il tempo e nel creare occasioni che aiutino a dare un nome al proprio sogno e a discernere tra desideri e desideri. Il desiderio (ANALISI) ha, nel suo significato etimologico, il “sentire la mancanza delle stelle”. Anche un 14enne sente che qualcosa gli manca, ma talvolta non ha gli strumenti per poter comprendere l’oggetto della mancanza e la bontà di ciò che sente di desiderare. Servono, quindi, esperienze preparate per guidare alla presa di consapevolezza dei propri doni e talenti e per ragionare a partire dalla propria realtà su ciò che si vuole per sè e per gli altri. Nel percorso di scelta (CONFRONTO) è importante segnare una linea di confine tra se stessi e il gruppo: è bello confrontarsi e discutere, ma è necessario il coraggio di non lasciarsi influenzare dagli altri nelle scelte personali che decidono del proprio futuro, come quella della scuola superiore da frequentare. Le decisioni non sono prive di difficoltà e il percorso degli anni che seguiranno sarà sicuramente costellato da ostacoli e sfide da vincere. Durante il tempo di Avvento, poi, si può sperimentare il sentimento dell’attesa (CELEBRAZIONE): l’attesa di un cambiamento, l’incertezza, la paura, ma anche la possibilità di affidarsi, di consegnare a Dio le proprie fragilità perché ne possa fare qualcosa di nuovo e di bello, perché possa realizzare il suo progetto di felicità per ciascuno.

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... e Dio: A 14anni si può parlare e sperimentare la libertà che Dio ha dato all’uomo di fronte al bene e al male: c’è la possibilità di scegliere, non c’è il verdetto di un Dio-giudice, ma la misericordia e il perdono del Dio-padre. La parabola dei talenti, poi, aiuta i ragazzi nell’immedesimarsi in quei servi che hanno avuto dei doni dal loro signore e che hanno scelto (o non scelto) di mettere a frutto, di moltiplicare ciò che hanno ricevuto. Allo stesso modo anche il ragazzo vive la consapevolezza delle proprie capacità come ponte di decollo per il proprio futuro, come possibilità di realizzare il proprio desiderio più grande. Noi stessi, in quanto uomini e donne, siamo la realizzazione del Sogno di Dio, il compimento del Suo desiderio più grande.

Spunti per gli educatori: Aiutare a comprendere il vero significato di libertà: saper scegliere ciò che è

bene per la propria vita.

Creare esperienze e occasioni per realizzare di che cosa il ragazzo ha bisogno per sè e per il suo futuro.

Riuscire a fare esprimere a parole e con i gesti i propri sogni e i propri progetti.

Riflettere sulla diversità come ricchezza.

TAPPA 1: Desiderio, Obiettivo, Felicità, Entusiasmo (ANALISI)

Scopo: il ragazzo partendo dal proprio vissuto cerca e riconosce quali sono i propri desideri e le proprie speranze e riscopre di essere lui stesso frutto del desiderio di Dio.

Materiale: indovina chi (costruirne 1 per squadra), fogli, penne, proiettore, carta di identità del sogno (che trovate nei materiali già pronti e disponibili).

Prima parte (15 minuti)

La prima attività prevede di giocare ad un “INDOVINA CHI” rivisitato, infatti tutti i volti del gioco saranno quelli di personaggi più o meno famosi (attori, sportivi, cantanti, presentatori, scrittori, influencer, youtuber) tra i vari volti vi sarà anche l’immagine di Gesù. I ragazzi vengono divisi in coppie o piccole squadre (in base anche al numero di ragazzi), ogni coppia/squadra si sfiderà ad “INDOVINA CHI”. In relazione alla velocità di gioco è possibile prevedere di fare più manche e magari di mixare/cambiare le squadre in sfida tra loro.

Seconda parte (30 minuti)

Una volta terminata la sfida ad “INDOVINA CHI” si procede ad una sfida in cui competono tra loro tutte le coppie/squadre. L’obiettivo di questo secondo gioco è quello di abbinare ad ogni personaggio dell’INDOVINA CHI il suo sogno. Vince ovviamente la squadra che abbina più sogni. Vengono quindi lasciati 5/10 minuti di tempo in cui l’elenco dei sogni rimane proiettato (oppure riportate in un cartellone tutti sogni dei vari personaggi) e in cui i ragazzi su un altro foglietto devono scrivere

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tutti gli abbinamenti. Cercando nelle varie biografie dei personaggi scelti, si riportano non solo i sogni classici che si conoscono di queste persone (che spesso coincidono con il motivo per cui sono diventati famosi), ma di metterne anche diversi e meno scontati (es: diventare genitore, fare un viaggio particolare, laurearsi... ecc.). Una volta dato lo STOP al tempo viene chiesto ad una coppia alla volta di scegliere un personaggio e dire a che sogno l’hanno abbinato (sarebbe bello mentre si parla del personaggio proiettarne l’immagine e aver poi pronto un cartellone con tutte le immagini e i sogni abbinati da appendere nella stanza). Per quanto riguarda l’immagine di Dio il sogno da abbinare è quello della creazione dell’uomo, noi siamo frutto del desiderio più grande che Dio ha.

Terza parte (40 minuti)

Una volta scoperti tutti gli abbinamenti, si fa riflettere i ragazzi sul fatto che ogni persona ha dei sogni e dei desideri, non importa quanto puntino in alto o se siano più o meno ambiziosi, ma ognuno di noi custodisce un sogno. Anche Dio ha dei sogni e noi siamo la realizzazione di uno dei suoi sogni, anzi del suo più grande sogno e desiderio, ci ha infatti creati a sua immagine e somiglianza. Si invitano i ragazzi a pensare a loro stessi e al loro vissuto ponendogli la domanda: “...E tu un sogno ce l’hai?” Si lascia quindi il tempo (ai ragazzi) di scrivere su un foglio quali sono i loro sogni e poi di sceglierne uno da scrivere nella CARTA D’IDENTITÀ DEL SOGNO che completeranno, una parte alla volta, ogni incontro (prima parte: nome del sognatore e nome del sogno). Terminato di scrivere la carta d’identità si fa un breve giro di condivisione in cui ognuno condivide con gli altri il sogno scelto. Per la volta successiva si chiede ai ragazzi di portare una fototessera da attaccare sulla C.I..

TAPPA 2: Bivio, Cammino, Responsabilità, Coraggio (CONFRONTO)

Scopo: il ragazzo confrontandosi con i suoi coetanei sperimenta che per realizzare

i propri desideri è necessario fare delle scelte, perseguirle e accettarne le conseguenze. Scopre che la scelta è un momento particolare ed intenso che deve vivere lui in prima persona divenendone responsabile, ma sapendo che al proprio fianco ha sempre qualcuno pronto a sostenerlo (figure di riferimento – Dio).

Materiale: il necessario per il gioco “la città della scelta”, Scelt - Test, proiettore/schermo e computer, carta d’ identità del sogno.

Prima parte (60 minuti)

La tematica di tutto l’incontro sarà la scelta. Si propone ai ragazzi il gioco “La città della scelta” in cui sperimenteranno l’importanza delle scelte che nella vita sono necessarie e che portano con sé delle conseguenze.

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Idea di fondo del gioco e ambientazione Il gioco mira a sottolineare l’importanza delle scelte che siamo chiamati a prendere quotidianamente e alle conseguenze che accompagnano ogni scelta. L’idea è quella che nella nostra vita dobbiamo cercare di trovare la Bussola: un punto di riferimento che ci aiuti e orienti nelle scelte che dobbiamo fare. I ragazzi divisi in crew girovagano per i vari punti della città che frequentano alla ricerca della bussola. Svolgimento I ragazzi vengono divisi in 4 gruppi (o più in relazione al numero), le crew, che saranno identificate con quattro colori. Dovranno girare tra i vari ambienti della città, per arrivare a trovare il tesoro finale, che è la bussola. Tutte le crew partono dalla stessa isola (Parchetti/giardinetti), anche se con tempi diversi in base ad una sfida iniziale:

tutti i componenti di ogni squadra devono sedersi su delle sedie e poi sdraiarsi gli uni sulle ginocchia degli altri (come nell’immagine). L’educatore poi toglie le sedie e mantenendo la posizione in equilibrio vince chi resiste più tempo.

Ogni crew poi seguirà un percorso differente, che si costruirà in relazione alle scelte che farà nel gioco. In ogni PUNTO-AMBIENTE (adeguatamente segnalati nell’area di gioco), viene presentata, una situazione di vita concreta che pone i ragazzi di fronte ad una scelta tra 2-3 opzioni. In relazione alla scelta fatta la crew dovrà affrontare delle prove diverse per raggiungere il prossimo PUNTO-AMBIENTE. Tutte le volte, la crew dovrà svolgere la prova di fronte ad un membro della giuria (educatore), altrimenti non potrà andare a cercare il PUNTO-AMBIENTE successivo. Il giurato una volta attestato il superamento della prova firma il bigliettino su cui è scritta la prova. Attraverso le scelte che faranno e a come svolgeranno le prove le crew avanzeranno nel percorso o verranno penalizzati e fatti retrocedere assumendosi così le responsabilità delle proprie scelte. In questo modo passeranno da un PUNTO- AMBIENTE all’altro, fino ad arrivare al tesoro. Ci saranno poi delle variazioni/azioni disturbanti quando partirà una certa musica, il gruppo dovrà fare qualcosa di prestabilito collaborando, altrimenti gli educatori (che rappresenteranno i condizionamenti nelle scelte), possono sporcarli di tempera in faccia. La squadra non potrà continuare il percorso fino a quando non saranno tutti puliti dalla tempera (cioè liberati dai condizionamenti per poter scegliere); per questo ogni squadra avrà a disposizione una borraccia d’acqua e un pacchetto di 10 fazzoletti di carta. Il tesoro finale (bussola), sarà indicato nel biglietto che si trova con una delle scelte dell’ultimo PUNTO-AMBIENTE. Potrà essere un anagramma, un messaggio cifrato,

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un indovinello o qualcosa del genere che indichi il posto nel quale sarà nascosto il tesoro (bussola).

PUNTI-AMBIENTE E PROVE

PARCHETTI/GIARDINETTI

Sei al parco con i tuoi amici in bicicletta e inizia a piovere: A – cerchi un riparo dalla pioggia vicino aspettando che passi B – riparti comunque perché sei in ritardo rispetto all’orario in cui dovevi rientrare a casa per fare i compiti Se scegli: A – siccome aspetti, non sai cosa fare mentre finisce la pioggia; giocate a carte e provate a fare un castello. Andate dalla giuria e costruite almeno 4 castelli di carte (di almeno due piani l’uno). Poi potrete andare a cercare il punto-ambiente Sport/palestra. B – affrontate il rischio per non perdere tempo, però il temporale è pericoloso. Vestitevi il più possibile con oggetti impermeabili (k-way, cappelli, ombrelli ecc.), andate nel bar che c’è in patronato, entrate e cantate: “I’m singing in the rain”. Il tutto in presenza di un membro della giuria. Poi potrete cercare il punto-ambiente Scuola.

SPORT/PALESTRA

Oggi è giornata di allenamenti, ma ti manca la voglia di andarci: A – perchè la mamma non mi sgridi le dico che vado all’allenamento in bici, ma in realtà raggiungo i miei amici al parco. B – Chiedo ai genitori di stare a casa, dicendo all’allenatore che sto poco bene, per una volta non succede nulla. C – ti armi di buona volontà fai uno sforzo e decidi di andare comunque all’allenamento. Se scegli: A – siccome siete dei bugiardi, dovete inventare una canzone di scuse originale, e andare a cantarla a un membro della giuria. La canzone prima deve essere approvata dalla giuria, e deve essere di almeno 15 righe. Poi visto la vostra passione per il parco tornate al punto-ambiente parchetti/giardinetti.

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B – per una volta si può anche saltare l’allenamento, ma per non farvi scoprire dall’allenatore fate vedere che grandi attori siete simulando davanti alla giuria ognuno un malessere diverso. Alla fine potrete cercare il punto-ambiente gelateria. C – Allenarsi è un dovere ed è faticoso andate dalla giuria e svolgete davanti a loro gli esercizi che vi chiederanno (corsa, flessioni, addominali...) E poi…. al punto-ambiente scuola.

GELATERIA

Ti cade la parte finale del gelato sulla panchina fuori dalla gelateria, ma non ti vede nessuno: A – Dai la colpa al vostro amico, che imbarazzato con tutti che lo guardano decide di pulire con un fazzoletto per te. B – perdete un po’ di tempo, andate dentro a dirlo al proprietario e vi fate dare da lui qualcosa per pulire C – fate finta di niente, ormai il gelato l’avevate finito, andate via come se niente fosse Se scegli: A – OK, bello scherzo al vostro amico, però non ha pulito bene e dovete dargli una mano. Andate nella stanza dove solitamente fate gruppo e date una bella spazzata. Solo così si va per premio al punto-ambiente Sport. B – siete proprio dei bravi ragazzi. scrivete una poesia di lode al gelato e andate dalla giuria a recitarla, poi a punto-ambiente Scuola. C – pessima scelta, così le persone che arriveranno in gelateria dopo il vostro passaggio non potranno più sedersi. Per penitenza fate dei palleggi da pallavolo, ma attenti, perché dovete riuscire a fare 20 passaggi senza che la palla cada o venga fermata. E poi per punizione prendete la scelta A.

SCUOLA

A scuola c’è un ragazzino un po’ strano che non conoscete, vi intimorisce un po’ e tutti lo prendono in giro: A – gli sorridete e lo salutate, magari conoscendolo non è così male e potreste diventare amici. B – fate finta di niente, stando attenti a non capitare nei posti nei quali potreste vederlo, non vorreste essere presi in giro anche voi perché visti vicino a lui. Se scegli: A – OK, allora si parte con una nuova amicizia il ragazzo/a si chiama (nome a scelta). Fate una stupenda dichiarazione di amicizia un/a ragazza/o di un altro gruppo. Poi andate al punto-ambiente Cinema.

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B – avete scelto di evitarlo/a, però siete stati presi di mira lo stesso da un bullo e dovrete scappare. Per farlo fate un giro lunghissimo, fatevi dare gli orari dell’autobus da uno degli educatori e copiate tutti gli orari delle partenze e degli arrivi su un foglio. Dopo questo dovrete scegliere anche la lettera A (solo dopo aver fatto la prova degli orari).

CINEMA

Siete al cinema con i vostri amici e il film che state guardando non vi piace e vi annoia: A – Chiaccherate e scherzate tra voi aspettando che finisca e che i vostri genitori vi vengano a prendere. B – Uscite dalla sala e decidete di aspettare tutti insieme l’arrivo dei genitori mangiando dei pop-corn insieme e chiaccherando fra voi. C – fate un bel pisolino su quelle comode poltrone. Se scegli: A – ma bravi disturbatori… andate dalla giuria e fatevi cronometrare 2 minuti in cui dovrete stare in una posizione indicata dalla giuria immobili e in perfetto silenzio e poi tornate al punto-ambiente parchetti-giardinetti. B – siete dei bravi ragazzi, e sapete rispettare gli altri spettatori senza disturbarli. Portate alla giuria 7 oggetti il cui nome inizia con la lettera A, 6 con la lettera P, 8 con la lettera S, e 7 con la lettera M. Poi veloci a cercare il punto-ambiente mare. C – certo certo, così magari iniziate anche a russare e non vi accorgete della fine del film. Scoppia anche un bell’incendio!!! E adesso va spento. Per svegliarvi per bene ci vuole un po’ di musica andate dalla giuria ed eseguite la prova di Just-Dance che vi propongono, poi svolgete la lettera B.

MARE

Dopo una giornata al mare siete stanchissimi, ma dovreste farvi una bella doccia: A – decidete di non lavarvi, tanto siete stati in acqua tutto il giorno, non puzzate. B – vi sciacquate sulle docce in spiaggia per poi darvi una bella lavata nella doccia a casa. Se scegli: A – è un’idea veramente economica, però ora puzzate come delle capre e siete appiccicosi di sale. Se volete continuare, fate una bellissima scultura umana, rappresentando una macchina (anche con audio), e rimanete così per almeno 4 minuti. Poi tornate al punto-ambiente cinema.

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B – OK, come ogni doccia che si rispetti va accompagnato da una bella canzone, andate dalla giuria e fate il karaoke di una canzone a scelta simulando di essere sotto la doccia. Poi andate al punto-ambiente parrocchia.

PARROCCHIA Eccoci arrivati vicini all’ultima tappa! Ci siamo quasi. Qui trovate tre ragazze, vestite di bianco, di rosso e di nero. Sono molto carine, e vi chiamano ad andare verso di loro. Quale scegliete? A – quella vestita di bianco B – quella vestita di rosso C – quella vestita di nero Se scegli: A – è una catechista: vuole che diciate il rosario insieme a lei. Leggete e ripetete a memoria alcune righe prese dal catechismo e dopo provate con la prova numero C. B – è una signora che era in chiesa per una preghiera vi indica la strada giusta. Ora andate a cercare la bussola dopo aver risolto questo enigma. C – vi è andata male; è una delle signore delle pulizie! Vi obbliga a stare immobili in posa per almeno 4 minuti perchè ha appena lavato il pavimento del patronato, e poi vi fa ritentare la scelta tra A e B.

Riepilogo percorso

A B C parchetti

Sport Scuola

Sport

parchetti gelateria scuola

gelateria

sport scuola a

scuola

cinema a

cinema

parchetti mare b

mare

cinema parrocchia

parrocchia

c tesoro scelta a-b

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Seconda parte (10 minuti)

Terminato il gioco si consegna ai ragazzi un test (Scelt - Test) è un test che fa riflettere sulle scelte compiute dando un profilo ad ogni ragazzo in base alle risposte.

Terza parte (15 minuti)

Terminate le due attività si passa a un piccolo momento di riflessione dove si fanno ragionare i ragazzi sulle sensazioni provate durante il gioco e in relazione all’esito del Test; facendoli riflettere sul fatto che sono loro i protagonisti delle proprie scelte e non devono aver paura di seguire le proprie passioni e i propri interessi anche quando non coincidono con quelli del gruppo di amici e li fanno sentire diversi. Ognuno di noi è unico ed è quindi giusto valorizzare la propria unicità. Si riflette poi sul fatto che scegliere a volte può fare paura ma i ragazzi non devono sentirsi abbandonati, possono cercare aiuto e consiglio nelle persone loro vicine (amici, genitori, educatori, insegnanti, fratelli…) e sapere che comunque il Signore è sempre al loro fianco per sostenerli. Si fa poi compilare la seconda parte della C.I. del sogno (caratteristiche del sogno). Per concludere l’incontro si propone di far vedere un video tratto dal film “Davanti agli Occhi” https://www.youtube.com/watch?v=lVcmmK2hm_w

TAPPA 3: Contrasto, Aspettative, Ostacolo (CONFRONTO)

Scopo: Il ragazzo, attraverso il confronto con i testimoni, riflette sul suo futuro, in particolare quello scolastico, facendo emergere aspettative, timori, preoccupazioni e potenzialità del passaggio alla scuola superiore e scopre che attraverso molte persone Gesù gli tende una mano per attraversare questo momento impegnativo.

Materiale: bende, musica, casse.

Prima parte (10 minuti)

Si fa iniziare l’incontro dei ragazzi facendoli entrare nella stanza dove si svolge normalmente attività al buio o tenendoli bendati in modo tale che non vedano chi ci sia all’interno della stanza. Una volta fatti posizionare si fa partire la canzone di Jovanotti “La linea d’ombra” che parla del futuro e delle scelte da compiere. Terminata la canzone si riaccende la luce o si sbendano i ragazzi e scoprono che ci sono degli ospiti in stanza. Alla fine dell’incontro sarebbe bello magari lasciare ai ragazzi il testo della canzone e/o fare un cartellone con il testo scritto da lasciare poi appeso nella stanza.

Seconda parte (75 minuti)

Testimoni: si invitano alcuni giovanissimi della parrocchia o del MSAC per raccontare ai 14enni la propria esperienza della scelta delle scuole superiori e come la stanno

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vivendo. È importante lasciare del tempo ai ragazzi per poter porre delle domande. L’intervento dei testimoni può essere strutturato in stile intervista doppia de “Le Iene”, in modo tale da preparare una scaletta di domande da far avere per tempo ai testimoni invitati. Si consiglia se possibile di invitare un testimone per indirizzo scolastico tra quelli più gettonati. È importante durante l’incontro creare un clima sereno di dialogo perché ognuno possa intervenire con libertà. Si fa poi compilare la terza parte della C.I. del sogno (come realizzarlo/attraverso quali scelte).

Terza parte (5 minuti)

Si conclude l’attività tutti insieme con una preghiera:

“Signore, anche tu hai un sogno, realizzare il tuo regno

fatto di amore e di pace, di giustizia e di libertà,

dove tutti gli uomini possano vivere nella gioia più piena.

Questo sogno lo hai proposto a ogni uomo in ogni tempo

e non ti stanchi mai di riproporlo. Aiutaci a capirlo e a riconoscerlo.

Aiutaci a scoprire qual è il tuo sogno su di noi, facendoci aiutare dalle persone

che in questa strada si sono già incamminate. Ci impegniamo, con il tuo aiuto,

a realizzare con Te questo grande sogno

nei modi e nei tempi che ci indicherai. Tu ci hai dato tutte le capacità

per aiutarti a realizzarlo, fa’ che non vengano sprecate

o, peggio, utilizzate per compiere il male. Certo, è difficile,

ma sappiamo che non ci lasci mai soli: il tuo Spirito ci darà il coraggio e la forza

per andare avanti così ogni uomo

possa gioire del tuo amore.”

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TAPPA 4: Attesa, Preparazione, Impegno, Fatica CELEBRAZIONE PENITENZIALE IN PREPARAZIONE DEL

NATALE

Scopo: Il ragazzo attraverso la celebrazione penitenziale scopre che a volte la

realizzazione dei nostri sogni può subire una battuta d’arresto. Le scelte sbagliate o gli imprevisti della vita possono portarci a dei rallentamenti e ad avere la sensazione che non raggiungeremo mai i nostri obiettivi. Ma è proprio qui che il ragazzo riscopre un Dio-Padre che non giudica, ma perdona e dona la forza e gli strumenti per riprendere in mano la propria vita e ricominciare a Sognare, avendo cura del proprio sogno e imparando dalle proprie ferite.

Materiale: foglietto guida della celebrazione con esame di coscienza, vasetti di terracotta, colle tipo “UHU” (con beccuccio), “Uniposca”/pennarelli dorati, bulbi/semi, pennarelli per la decorazione, martelli, giornali o sacchetti dove appoggiarsi per rompere i vasi senza perdere i cocci. Questo incontro/momento può essere preparato e gestito insieme a chi accompagna nel percorso di Iniziazione Cristiana. Se si riesce si consiglia di svolgere l’incontro facendo partecipare anche i genitori.

Prima parte: INTRODUZIONE (5 minuti)

L’incontro inizia tutti insieme in chiesa, si curino i canti e la creazione di un’ambientazione adatta. A tutti viene proposta la lettura del vangelo e un piccolo momento di riflessione guidato dal sacerdote (nella riflessione il sacerdote sottolinei anche l’attinenza del vangelo con le tematiche dei sogni e delle scelte ad esempio la scelta di Maria a dire di sì al Signore e portare avanti con determinazione e perseveranza il sogno-progetto di Dio, il fatto che con l’avvento si vive un momento di attesa che va preparato e curato proprio come quando studiamo/lavoriamo ci impegniamo per raggiungere i sogni aspettando che si concretizzino ed avverino).

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Vangelo proposto:

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,8-20) C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Parola del Signore

Seconda parte: SVOLGIMENTO:

Dopo il primo momento introduttivo si affronta la serata dividendola in 3 fasi: 1. Nella prima fase ad ogni ragazzo/genitore verrà consegnato un vasetto di

terracotta da decorare pensando e scrivendo nel vasetto un loro desiderio/sogno/obiettivo che vorrebbero realizzare.

2. La seconda è quello dell’esame di coscienza e della riconciliazione.

Durante l’esame di coscienza con un colpo di martello vengono rotti i vasetti e messi dentro ad un sacchettino, questo per significare che a volte nella vita compiamo delle scelte che ci portano sulla strada sbagliata che non ci permette di realizzare i nostri sogni, ma che non per questo dobbiamo sbarazzarci dei pezzi rotti ma tenerli e affidarci al Signore che ci dia la forza per ri-assemblarli. Avviene quindi il momento della confessione terminata la quale il Sacerdote consegna simbolicamente una colla e un “Uniposca” dorato per ricostruire il vasetto.

3. Nella terza fase i ragazzi/genitori ricostruiscono i vasetti con la colla (UHU) e

l’“Uniposca” dorato, gli ostacoli e le nostre fragilità non ci devono impedire di perseguire i nostri sogni e i nostri obiettivi, anzi dobbiamo far tesoro di questi ostacoli e delle lunghe attese perché con l’impegno e la costanza potremmo trarre i frutti migliori e più vantaggiosi proprio dall’aver vissuto questi momenti di difficoltà che rendono unico e speciale il nostro percorso. Con l’“Uniposca” dorato andiamo a valorizzare le crepe proprio perché non dobbiamo vergognarci delle difficoltà

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vissute e delle diversità che abbiamo dagli altri, ma valorizzarle e farle il nostro punto di forza. Alla fine della terza fase si fa compilare ai ragazzi l’ultima parte della C.I. del sogno (chi mi può aiutare, ostacoli).

Terza parte: CONCLUSIONE:

Nella conclusione gli educatori aiutati dall’assistente ripercorrono un po’ le fasi appena vissute e per concludere ad ognuno viene consegnato un bulbo o dei semi da piantare all’interno del vasetto. Il bulbo rappresenta il loro sogno di cui devono aver cura e costanza nel coltivarlo se vogliono far in modo che si realizzi, non dimenticandosi mai che nei momenti di difficoltà Dio sarà sempre pronto a sostenerli e accompagnarli. Per la riuscita in tempi adeguati si consiglia di richiedere la presenza/aiuto di più di un sacerdote per il momento delle confessioni in modo da velocizzare le tempistiche. Gli educatori provino a realizzare l’attività precedentemente per verificarne i tempi e i materiali più adatti.

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AFFETTIVITÀ

MESE DELLA PACE

La domanda: Come posso dare e ricevere amore?

Il mondo del 14enne: Nell’età dei 14 anni esplode in bellezza e varietà il mondo delle relazioni, non solo d’amore e di affetto, ma anche di amicizia e di sostegno. I ragazzi imparano a vivere i sentimenti che provano e a gestirli, con più o meno prove ed errori. Spesso le emozioni sono intense e creano dispiacere o sofferenza. Gli altri diventano un mezzo per conoscere meglio se stessi ed è nella consuetudine dell’età anche “usare” gli altri per soddisfare i propri bisogni. L’educazione all’affettività vuole mostrare quale strada si può percorrere per vivere l’esperienza della felicità e dell’amicizia profonda con l’altro, nel rispetto e nell’amore. Non solo l’amicizia, ma anche la scoperta della sessualità si colloca in una dimensione di confusa attrazione e distanza: si creano situazioni di imbarazzo e incertezza e tali nuovi emozioni richiedono di essere accompagnate con discrezione. A sentimenti ed emozioni (STUDIO) è utile dare un nome: creare autoconsapevolezza e capacità di analisi a questa età diventa uno strumento utilissimo da spendere nel corso della vita. L’educatore, con maggiore esperienza e consapevolezza, può essere il mezzo tramite il quale il ragazzo riesce a vedere e valutare ciò che vive e prova, crescendo così nella coscienza della propria identità. Dall’approccio individuale al significato del gruppo (ANIMAZIONE): gli amici sono la nuova famiglia del ragazzo di 14 anni, hanno un ruolo importantissimo nel rafforzare il proprio “io” e diventano luogo del confronto e metro di paragone. Per un 14enne è essenziale essere accettato dai propri pari e potersi identificare in un gruppo ben delineato (pensiamo alle categorie dello sport: la squadra di calcio, il gruppo di ginnastica ritmica…), ma deve essere aiutato a esprimere la propria originalità, senza fondersi in maniera piatta nel gruppo, piuttosto contribuendo con la propria autenticità a creare relazioni profonde e durature con gli amici. Come realizzare una sinergia positiva tra i ragazzi? Tramite la comunicazione (SERVIZIO), considerando quindi le altre persone come simili a me, con le mie stesse necessità e fragilità, da accogliere e accettare. Anche il nuovo rapporto con la famiglia rientra in questo nuovo ordine di relazioni: i genitori non sono più gli adulti infallibili dell’infanzia, ma persone da amare e rispettare, anche se ci possono essere scontri e incomprensioni. L’attenzione dell’equipe educatori va posta, allora, alle peculiarità di ciascun gruppo, con la capacità di riconoscere quali possono essere le problematiche o i conflitti da sciogliere con i propri ragazzi (bullismo, sessualità, conflitti in famiglia…). Con la conclusione del percorso, la Festa della Pace diventa un momento prezioso per vivere il prendersi a cuore, il prendersi cura di se stessi e degli altri,

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nell’esperienza di servizio al gruppo dei più piccoli e dell’associazione in generale. È un primo passo verso l’adozione di un atteggiamento di responsabilità e amore nelle relazioni, che passa anche attraverso il sentirsi gratificati nel partecipare con il gruppo di giovani e adulti alla realizzazione di un incontro di respiro ampio.

...e Dio: Gesù ha indicato le Beatitudini come strada per la felicità: un percorso non semplice, ma che assicura felicità vera e duratura. Anche Lui ha sperimentato sentimenti diversi nel corso della sua vita (amicizia, rabbia, dolore…) e le emozioni sono molto umane, sono una Parola da scoprire. Gesù può diventare, per un ragazzo di 14 anni, una relazione, un’amicizia da intraprendere e da coltivare nella quotidianità ed è, in questo senso, significativa la testimonianza degli educatori e degli adulti.

Spunti per gli educatori: Accompagnare nel dare un nome ai sentimenti e alle emozioni senza

banalizzare e senza amplificare;

Leggere il malessere;

Fare esperienza di dono per gli altri insieme al gruppo;

Testimoniare l’amore nella relazione di coppia e l’affetto fraterno nelle relazioni di amicizia.

TAPPA 1: Inside Out (STUDIO)

INSTAEMOTION

Scopo: il ragazzo prende coscienza di essere immerso in un mondo di emozioni e sentimenti che vanno a comporre la base delle relazioni nella quotidianità e quindi comincia a guardarsi dentro per capire quali sono i sentimenti che lo muovono nella vita quotidiana e, cercando di descriversi, fa sunto della propria esperienza emotiva. Il ragazzo, dopo una riflessione sul proprio mondo interiore, si apre verso il gruppo che lo aiuta a mettere "in luce" qualità non ancora riscontrate.

Materiali: lista emozioni primarie e secondarie, cellulari dei ragazzi, props varie per

rendere "divertente" i selfie, cartoncini, penne e pennarelli, fogli bianchi con la grafica di Intagram, scotch di carta.

Prima parte: InstaEmotion (30 minuti) I ragazzi vengono invitati a riflettere su cosa è per loro un'emozione e quali sono le emozioni primarie che riconoscono nella vita di tutti i giorni. Dopo questo breve momento di confronto libero i ragazzi avranno 10 minuti per pensare e scattare alcuni selfie (minimo 7) che li rappresentino nell'atto di esprimere un'emozione. Si chiede di lasciare liberi i ragazzi di esprimersi attraverso lo strumento fotografico, dando loro meno spunti possibili ma invitandoli al confronto con gli altri del gruppo se necessario. Si chiede un po' di originalità per non copiare gli altri, si consiglia in caso di

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raggruppare i ragazzi in coppie per permettere di svolgere al meglio l'attività. In caso siano disponibili si possono dare ai ragazzi "strumenti di scena", quali occhiali strani, cappelli, quanto necessario per rendere il momento più dinamico e coinvolgente. Consigliamo, qualora non esistesse, di creare un gruppo Whatsapp all’interno del quale i ragazzi potranno caricare i selfie per la continuazione dell’attività. In un secondo momento ci si raduna tutti in cerchio (se il gruppo è molto numeroso si consiglia di suddividere i ragazzi in due o più gruppi) e si chiede ai ragazzi di mostrare i selfie cercando di chiedere quanti di loro hanno rappresentato la stessa emozione. I ragazzi noteranno che molti di loro avranno cercato di raffigurarsi in atteggiamenti gioiosi, tristi, di rabbia...Quante emozioni primarie sono riusciti a rappresentare? Quali sono state quelle più semplici da fotografare? Quali emozioni li mettono più in difficoltà, in imbarazzo? Se i ragazzi si trovano in difficoltà si può consegnare loro una lista delle emozioni primarie e secondarie (basta cercare sul web il lavoro dello psicologo Paul Ekman) all'inizio dell'attività, altrimenti lo si può fare prima della condivisione per permettere ai ragazzi di cominciare a riconoscere quelle che incontrano nella vita di tutti i giorni.

Seconda parte: I filtri, emozioni che colorano la vita (10 minuti)

Ad ogni ragazzo viene chiesto di scegliere fra tutti i selfie (valutino gli educatori se ampliare la ricerca alle gallerie personali) le tre foto che secondo lui lo rappresentano di più e descriversi come in un post Instagram. Viene chiesto ai ragazzi di capire quale è il sentimento che per loro è più importante e creare con questo un hastag. Sarà il sentimento da cui i ragazzi si sentono più rappresentati. Si chiede loro poi di scrivere nel cartoncino la breve descrizione come se fosse un post legato alle foto scelte e inserire la parola chiave sotto forma di hashtag. I ragazzi condividono, poi, in gruppo le loro descrizioni, in maniera molto veloce.

Terza parte: Social, la rete di sentimenti (20 minuti) I ragazzi sono invitati a pensare anche un hashtag per ogni altro componente del gruppo, cercando di descrivere gli altri ragazzi con una loro qualità. Il ragazzo che si vede rappresentato dall'imbarazzo o dalla malinconia può essere descritto con l'amicizia, solidarietà, speranza... Se i ragazzi si trovano in difficoltà per questa seconda parte si consiglia di stampare la lista di sentimenti-esempio per aiutarli nella scelta. Una volta individuato la parola per ognuno si può attaccare alla schiena di ogni componente del gruppo un foglio rappresentante la grafica del famoso social, ogni ragazzo girando per la stanza scriverà la parola sulla schiena del compagno a rotazione, di modo che ogni componente abbia tante "qualità sentimentali" quanti i componenti del gruppo stesso. Per facilitare questo momento si può anche usare una musica di sottofondo. I ragazzi staccheranno i fogli solamente quando hanno finito di scrivere tutti.

FOCUS ON! La parola hashtag è composta dall'inglese hash che indica il simbolo cancelletto (#) seguita da tag il cui significato è "etichetta, cartellino": è quindi un tipo di etichettatura usato su alcuni social network e servizi web come aggregatore tematico.

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TAPPA 2: BRANCO…LO nel buio? (ANIMAZIONE)

Scopo: il ragazzo riflette sulle figure importanti della sua vita e sulle relazioni, componendo lo schema di relazioni che rappresentano il suo mondo.

Materiale: lista di "famiglie", foglietti con personaggio, nastro adesivo (o nastro

bianco e rosso), lista di parole per educatore, foglietti con lo schema dell'equazione, fogli riflessione con domande, penne.

Prima parte: Family Affair (10 minuti) A ogni ragazzo viene consegnato un foglietto chiuso nel quale è indicato un elemento di una categoria. Gli educatori scelgono tante categorie quante le "famiglie" che si vogliono formare. Se la categoria che l'educatore sceglie è quello delle favole nel foglietto vi si troverà scritta una delle seguenti parole: Biancaneve, Principe ranocchio, Fata Turchina, Principe Azzurro, Orco, Specchio magico... Se si scelgono i personaggi storici: Napoleone, Cleopatra, regina Elisabetta, Cristoforo Colombo, Omero, Maria Antonietta... Si possono anche scegliere categorie più semplici come gli animali o i lavori. Si consiglia comunque di cercare “famiglie” molto particolari che possano risultare divertenti e, perché no, che riescano a far uscire il ragazzo dalla propria "zona sicura". Al via dell'educatore i ragazzi dovranno mimare la parola scritta nel loro foglietto, cercando di capire a quale "famiglia" appartiene. Lo scopo del gioco è ricomporre la famiglia nel minor tempo possibile e, allo stesso tempo, capire qual è la particolarità che accomuna tutti i membri del gruppo.

Seconda parte: Influencer (15 minuti) L'educatore divide a metà la stanza in modo visivo tracciando una linea sul pavimento con del nastro adesivo colorato o con del nastro bianco e rosso. Viene spiegato ai ragazzi il gioco: l'educatore leggerà una serie di parole, l'una contraria all'altra. In base alla scelta personale il ragazzo si posizionerà sulla metà campo che indica la scelta da lui effettuata. Per esempio: se l'educatore dice "destra bianco, sinistra nero" il ragazzo che sceglie il colore bianco si posiziona sulla parte della stanza a destra della linea separatoria. Si chiede ai ragazzi di non farsi influenzare dagli amici all'interno del gruppo ma di scegliere con la propria testa. In realtà il quattordicenne è portato ad essere influenzato dalla scelta della maggioranza, soprattutto del gruppetto in cui si sente più appartenere e sarà interessante osservare le dinamiche che può creare tale influenzamento più o meno consapevole. Esempi di contrari: bianco-nero; italiano-matematica; Avengers-Justice league; piadina-pizza; estate-inverno; telefono-pc; studiare-copiare; unire-dividere; singolo-gruppo; paura-coraggio; vendetta-perdono; famiglia-indipendenza...

Terza parte: L'equazione del quattordicenne (20 minuti) Viene chiesto ai ragazzi di prendersi del tempo per ricercare le figure che nella vita lo "influenzano": dai familiari, agli amici che li aiutano nelle scelte, al gruppo con cui condividono passioni e interessi, da Gesù agli insegnanti e anche personaggi

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pubblici che ritengono avere influenza nella loro vita. Si chiede poi di riflettere sulle figure che hanno influenzato negativamente le loro relazioni come i bulli della scuola, l'amico che ha tradito, la persona che ha ferito. Si lasciano un paio di minuti per pensare, invitando i ragazzi a cercare il loro spazio di riflessione personale. Si consegnano i fogli con l'equazione e si spiega di scrivere al di sopra della linea di frazione tutte le persone "positive" mettendo tra i vari nomi il segno +. Al di sotto della linea scrivere le figure "negative", sempre mettendo tra i vari nomi il segno +. Il risultato della divisione tra le influenze positive e quelle negative è il quattordicenne stesso. Essendo il tema molto delicato invitate i ragazzi a compilare lo schema anche con simboli o iniziali a loro comprensibili. esempio:

𝑚𝑎𝑚𝑚𝑎 + 𝑝𝑎𝑝à + 𝐺𝑒𝑠ù + 𝐸𝑙𝑖𝑠𝑎 + 𝐴𝑙𝑒𝑠𝑠𝑎𝑛𝑑𝑟𝑎 𝐴𝑚𝑜𝑟𝑜𝑠𝑜 + 𝑀𝑎𝑟𝑡𝑖𝑛𝑎

𝑝𝑟𝑜𝑓 𝑚𝑎𝑡𝑒 + 𝐹𝑒𝑑𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜 + 𝑒𝑥 𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑚𝑖𝑐𝑜= 𝐼𝑂

Si invitano poi i ragazzi in cerchio, chiedendo loro se vogliono condividere qualcosa che hanno scritto, dando maggior importanza alla parte positiva della frazione. Si chiede ai ragazzi di riflettere sulle relazioni della propria vita, come sono cambiate dall'infanzia ad oggi? Quanto di ciò che faccio è influenzato da altri? Chi seguo nella mia vita?

TAPPA 3: Ad occhi aperti (FESTA DELLA PACE)

Al gruppo quattordicenni si propone di fare servizio attivo durante la Festa della

Pace: accoglienza dei gruppi parrocchiali, segreterie, servizio d’ordine, animazione sul palco, sistemazione degli spazi… Si propone comunque un’attività per ritagliare un momento di animazione per il gruppo, che può essere svolta in qualsiasi momento della festa, a discrezione degli educatori.

DO SOMETHING (60 minuti)

Scopo: il ragazzo riflette sulle qualità che ritiene necessarie per far sì che le relazioni diventino solide e portino frutto.

Materiale: video canzone, cartelli, materiale creativo, macchinetta fotografica o cellulare (volendo computer) Viene mostrato ai ragazzi il video "Do Something" di Matthew West. L'artista prende spunto dal brano evangelico Matteo 5, 13-16. Cosa ci rende "sale della terra e luce del mondo"? Riflettendo su questo tema l'autore ha chiesto alle persone della sua comunità di esprimere in un cartello un atteggiamento che loro ritengono fondamentale per potersi prendere cura degli altri, del mondo che li circonda e della società, facendone, nel loro piccolo, un posto migliore. Viene consegnato ai ragazzi il testo della canzone in italiano e una traccia di riflessione guidata da alcune domande.

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Testo Traduzione

I woke up this morning Saw a world full of trouble now Thought, how'd we ever get so far down How's it ever gonna turn around So I turned my eyes to Heaven I thought, "God, why don't You do something?" Well, I just couldn't bear the thought of People living in poverty Children sold into slavery The thought disgusted me So, I shook my fist at Heaven Said, "God, why don't You do something?" He said, "I did, I created you" Chorus: If not us, then who If not me and you Right now, it's time for us to do something If not now, then when Will we see an end To all this pain It's not enough to do nothing It's time for us to do something Verse 2: I'm so tired of talking About how we are God's hands and feet But it's easier to say than to be Live like angels of apathy who tell ourselves It's alright, "somebody else will do something" Well, I don't know about you But I'm sick and tired of life with no desire I don't want a flame, I want a fire I wanna be the one who stands up and says, "I'm gonna do something" Chorus: If not us, then who If not me and you

Mi sono alzato questa mattina e ho visto un mondo pieno di casini adesso pensavo, com’è possibile che siamo caduti così in basso come potrebbe mai cambiare questa situazione Così ho alzato gli occhi verso il cielo e ho pensato: “Dio, perché non fai nulla?” Beh, davvero non posso sopportare il pensiero di gente che vive in povertà bambini venduti come schiavi il solo pensiero mi disgusta così ho stretto il mio pugno al Cielo dicendo: “Dio, perchè non fai qualcosa?” Lui ha risposto: “Ma l’ho fatto, ho creato te!” Rit: Se non noi, allora chi se non io e te Proprio adesso, è l’ora per noi di fare qualcosa Se non ora, allora quando Noi vedremo una fine a tutto questo dolore non è sufficiente non far nulla è tempo per noi di fare qualcosa Sono così stanco di dire che noi siamo le mani e i piedi di Dio Ma è più facile dirlo che esserlo Vivere come angeli dell’apatia che dicono a loro stessi che va tutto bene, “qualcun altro farà qualcosa” Beh, non so cosa farete voi Ma io sono stanco di una vita senza alcun desiderio Non voglio una fiamma, voglio un fuoco Voglio essere quello che si alza in piedi e dice “Io voglio fare qualcosa!” Rit: Se non noi, allora chi se non io e te

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Right now, it's time for us to do something (yes, it is) If not now, then when Will we see an end To all this pain It's not enough to do nothing It's time for us to do something Bridge: We are the salt of the earth We are a city on a hill (shine shine, shine shine) But we're never gonna change the world By standing still No we won't stand still (x3) Chorus: If not us, then who If not me and you Right now, it's time for us to do something If not now, then when Will we see an end To all this pain It's not enough to do nothing It's time for us to do something

Proprio adesso, è l’ora per noi di fare qualcosa Se non ora, allora quando Noi vedremo una fine a tutto questo dolore non è sufficiente non far nulla è tempo per noi di fare qualcosa NOI siamo il sale della terra NOI siamo la città sul colle (splendi, splendi, splendi!) Ma non cambieremo mai il mondo semplicemente stando ancora fermi no, noi non staremo fermi!

Cosa ti colpisce di questa canzone? Il testo parla di aspetti negativi che fanno del mondo un posto tremendo. Quali

sono le cose che ti fanno davvero stare male? Pensa anche a ciò che succede a te o vicino a te.

Cosa potrebbe far sì che questa vita sia migliore per tutti? Cosa manca di più a questa società perchè diventi un luogo più vivibile e accogliente?

A seguito della riflessione si chiede ai ragazzi di individuare quale atteggiamento o loro caratteristica personale ritengano fondamentale per dare il loro apporto alla comunità in cui vivono e in cui intrecciano ogni giorno relazioni significative. Si chiede di rappresentare questa parola, o scriverla in maniera creativa su un cartello. Di questa ultima parte dell’attività si potrebbero fare delle foto o delle riprese video da mostrare alla fine della festa, da postare nel sito della parrocchia o da inviare nel gruppo WhatsApp dei ragazzi come ricordo.

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FEDE

SECONDO TEMPO DI CATECHESI –

QUARESIMA

La domanda: Perché devo credere?

Il mondo del 14enne: Nell’età della preadolescenza si inizia, forse per la prima volta nella vita, a mettere in discussione l’esistenza di Dio e si accetta o si rifiuta la Sua presenza nella quotidianità. Può essere che la religione, con i suoi precetti e i suoi riti, venga vissuta come obbligo e imposizione della famiglia o anche come una credenza buona solo per i “vecchi” e i “bigotti”. Si vive, quindi, una crisi, un momento di rottura e di inevitabile cambiamento, un momento che può essere ricco di risvolti positivi e se diventa un’occasione di ricerca, può mettere in discussione le proprie ribellioni. Il ragazzo è chiamato e invitato proprio a porsi in un atteggiamento di silenzio (ANALISI) per conoscere o imparare a capire la propria dimensione spirituale, per iniziare a svilupparla e per non lasciarla sopire. Cosa significa avere fede per me? Quali esempi di fede profonda vedo attorno a me? Cosa può desiderare Dio per me? Vivere un’esperienza di testimonianza di fede autentica e forte (CONFRONTO) attraverso l’esempio concreto di chi ha scelto Dio come centro della propria vita è sicuramente la strada privilegiata per riflettere anche sul proprio mondo spirituale, per scardinare i pregiudizi, per conoscere direttamente cosa può plasmare la Parola nella vita di alcuni. Spesso per i ragazzi di 14 anni aprirsi al mondo della Chiesa significa anche passare attraverso esperienze di visita a luoghi speciali (monasteri, conventi…) e conoscere persone carismatiche che parlino di Dio in termini concreti e con l’esempio personale (monache di clausura, frati e suore che operano nel sociale). La relazione con Dio, infine, si crea con pazienza e dedizione attraverso la preghiera. Spesso “pregare” è un’azione vissuta con difficoltà e noia, con scarsa propensione all’ascolto e alla meditazione. Nell’adorazione (CELEBRAZIONE) preparata insieme e condivisa nelle scelte, il ragazzo può sperimentare una forma di preghiera, via privilegiata per stare con il Dio-amico, per affidare le piccole e grandi sconfitte di ogni giorno, per gioire del bello e del buono. È indispensabile accompagnare i ragazzi con l’esempio degli educatori, persone giovani, che costituiscono una guida spirituale importantissima.

...e Dio: Dio non abbandona mai un suo figlio, nonostante si cerchi la libertà e si contesti la religione. Dio desidera il meglio per ciascuno, ha un progetto grande di amore su di noi. Gli insegnamenti del Signore possono apparire come regole dure a cui

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sottostare, sacrifici che mortificano e per i quali non si hanno energie da spendere. Nella Parola di Dio c’è, però, la strada per vivere in pienezza la propria vita, per gustare pienamente la gioia: un primo sentiero da intraprendere con i ragazzi di 14 anni può essere quello di guidarli nella preghiera di ringraziamento. Riuscire a concentrarsi sul “grazie” anziché su una “richiesta” può aprire il mondo interiore del ragazzo a una nuova dimensione, allacciando un rapporto di lode con il Padre, anticamera di una relazione più matura e adulta.

Spunti per gli educatori: Accompagnare a conoscere Dio come amico; Fare esperienza di preghiera (anche di vario tipo: lode, ringraziamento, richiesta…); Essere testimoni, fornire un esempio; Introdurre nella comunità qualche servizio a misura di ragazzo (durante la celebrazione, ma anche nei locali del centro parrocchiale)

TAPPA 1: The Sound of Silence (ANALISI)

Scopo: il ragazzo partendo dal proprio vissuto inizia ad interrogarsi sul tema della

fede, scopre che è una dimensione particolare che non fa molto rumore, ma va scoperta imparando a fare silenzio e a saper ascoltare non solo con le orecchie, ma con tutto il corpo, con tutta la mente e con tutto il cuore.

Materiali: fogli di giornale e oggetti per far rumore, frasi da comunicare, penne e

fogli per la riflessione, immagine di Gesù, tracce audio di rumori, tracce audio serene, cuscini e/o coperte, illuminazione speciale (candele o luci soffuse).

Prima parte (20 minuti) I ragazzi sperimentano come tutti i giorni la nostra vita sia piena di attività da fare, persone da ascoltare, frenesia e si faccia fatica a rimanere in silenzio e ascoltare veramente a volte perdendo così dei messaggi importanti. I ragazzi vengono divisi in due squadre e la stanza di gioco viene disposta in tre sezioni: nel mezzo si posizionano tutti componenti di una squadra dotati di giornali e oggetti vari per fare rumore, nelle sezioni più esterne da una parte si posizionano due ragazzi della seconda squadra e nell’altra il resto della squadra. Ai due ragazzi viene data una frase scritta al contrario che cercano di trasmettere, urlando, al resto della squadra per farla indovinare. La squadra al centro deve ostacolare la trasmissione del messaggio facendo confusione con i giornali e gli oggetti forniti. Tra le frasi da far indovinare consigliamo di mettere messaggi vari: alcuni banali e semplici, altri possono essere tratti dal Vangelo o da preghiere. Terminato il gioco si fa riflettere i ragazzi sulle sensazioni che hanno provato, facendoli poi ragionare sul fatto che per ascoltare gli altri e ascoltare sé stessi è necessario fermarsi e prendersi del tempo per sé rimanendo in silenzio e mettendosi in ascolto.

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Seconda parte (45 minuti)

Ai ragazzi viene consegnata una penna e un foglio piegato a metà e pinzato per tenerlo chiuso, vengono poi fatti entrare in una stanza preparata con cuscini e coperte per sedersi per terra, ognuno dove vuole sparso nella stanza, la stanza è illuminata solo da candele o lampade per creare una luce soffusa e un’atmosfera particolare. Si chiede ai ragazzi di mantenere il silenzio e ascoltare. Una volta che tutti si sono posizionati si fa partire una traccia audio che inizia prima con i rumori caotici e confusionari della città (che sentono tutti i giorni), poi cambia riportando diversi suoni della natura (verso di alcuni animali, il vento, la pioggia, il mare, un ruscello, ecc.), nella terza parte inizia una musica rilassante/meditazione senza parole. Poco dopo l’inizio della parte musicale un educatore dice ai ragazzi che possono aprire il foglio e iniziare a leggere ad alta voce il testo che si trova nel foglio:

Quante parole, quanti rumori, quanti suoni… Siamo costantemente immersi nella frenesia della nostra quotidianità, in una giostra che non si ferma mai. Il SILENZIO è per noi uno sconosciuto. Quante volte in una giornata ti fermi in silenzio ad ascoltarti? A pensare? A prenderti un minuto per TE? ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Adesso, ora in questo momento puoi farlo fermati e ascoltati. Fermati e ascolta non solo con le orecchie, ma con tutto te stesso.

Viene proiettata o illuminata un’immagine di Gesù:

Ora guarda, chi è? ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Cosa rappresenta per te? Te lo sei mai chiesto? ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Spesso nella Chiesa senti parlare di Fede, ma cos’è per te la Fede? ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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Terminato di leggere il testo, si spegne anche la musica e si lascia qualche minuto ai ragazzi per rileggere il testo e provare a rispondere.

Terza parte (15 minuti)

Una volta terminata la seconda attività si riaccendono le luci e si fa un piccolo momento di condivisione sull’attività vissuta chiedendo ai ragazzi cos’è per loro la Fede o cosa viene loro in mente quando sentono questa parola, stimolandoli a rispondere con sincerità sottolineando che non c’è una risposta corretta. Si conclude spiegando ai ragazzi che è normale avere dei dubbi e delle domande sulla fede e su come vada vissuta, ma che il Signore ci parla e sostiene attraverso la parola che ci ha lasciato (Vangelo) e con tanti segni che se impariamo ad osservare, ascoltare, cogliere possono aiutarci a vivere meglio la nostra fede.

TAPPA 2: Esperienza in uscita (CONFRONTO)

Scopo: il ragazzo entra in contatto con la realtà di chi ha scelto di fare della fede e

della preghiera uno stile di vita e un “impegno” al 100%. Tramite la testimonianza di un/una religioso/a e la visita in prima persona della struttura che lo/a ospita si avvicina ad una diversa interpretazione del vivere la Fede, soprattutto nell’accogliere la Parola.

Attività unica (una mezza giornata o una giornata intera)

Si propone la visita ad una struttura di religiosi, che può essere un monastero, un’abbazia, un convento, o qualsiasi altra struttura (visitabile) nel territorio. Gli educatori curino la preparazione per tempo, avvisando i ragazzi e le loro famiglie e contattando la struttura scelta per la visita; chiaramente è a discrezione di ogni gruppo scegliere un giorno che possa andare bene a tutti o comunque alla maggioranza dei ragazzi e degli educatori. Il compito di trovare una struttura comoda e/o vicina può sembrare arduo, ma ci sono molte realtà di religiosi sparse in tutta la nostra diocesi, basta cercare un po’ e scoprire cosa offre il territorio! Lo scopo della visita è quello di conoscere meglio la realtà dei religiosi, che scelgono di dedicare la loro vita alla preghiera e alla fraternità; questa vocazione è in effetti da molti considerata strana, se non assurda: parlare con i diretti interessati potrebbe essere un ottimo modo per chiarire qualche dubbio o comunque approfondire la conoscenza di queste realtà. Si consiglia di accordarsi con la “guida” che seguirà il gruppo nella visita per focalizzare la sua testimonianza su questi nuclei fondamentali:

racconto della propria vocazione e del motivo che l’ha spinto/a alla vita di religioso/a;

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descrizione della vita in comunità: cosa si fa concretamente tutti i giorni, che interazioni ci sono, con il mondo esterno, quale il servizio alla comunità cristiana…

spiegazione/personale interpretazione del vivere la Parola di Dio; in particolare, si consiglia di collegare questa parte della testimonianza al brano del Vangelo scelto come filo conduttore per il cammino annuale dell’anno associativo corrente.

Al termine della visita, prima di tornare a casa, sarebbe opportuno che i ragazzi si confrontassero su ciò che hanno vissuto, sulle sensazioni provate e sui pensieri scaturiti; in questa fase gli educatori sono invitati a fare da mediatori per facilitare la condivisione e naturalmente possono anche loro condividere le loro idee, sensazioni e opinioni. Se ce n’è la possibilità, potrebbe essere interessante raccogliere prima della visita le aspettative dei ragazzi su ciò che stanno per vivere, per poi rimetterle in gioco durante la condivisione finale e confrontarle con le loro opinioni una volta conclusa la visita. Se possibile, organizzare l’esperienza con un gruppo di IC?

TAPPA 3: So ringraziare per quello che ho? (CELEBRAZIONE)

Scopo: Il 14enne scopre quanto è fortunato ad avere quello che ha, comprende che

ci sono altre persone meno fortunate e a volte non si è abbastanza grati per quello che si ha, tendendo anche allo spreco. In questa tappa, si dà la possibilità al ragazzo di ringraziare per quello che ha direttamente “davanti” a Gesù.

Materiali: foglio guida per l’adorazione, canti per l’adorazione, materiale necessario per la cena povera.

Prima parte (20 minuti)

In questa parte, i ragazzi prepareranno assieme agli educatori il momento di adorazione che vivranno nella parte successiva. In questo momento, i ragazzi guidati dagli educatori, proveranno i canti che poi verranno eseguiti durante l’adorazione. Gli educatori arrivino all’incontro con i canti già scelti e soprattutto un foglio guida per l’adorazione con canti e preghiere già inserite. Inoltre è necessario che gli educatori provvedano a contattare il parroco per l’adorazione.

Seconda parte (30 minuti)

In questa seconda parte, i ragazzi vivranno il momento di adorazione guidati dai propri educatori. Impareranno a stare davanti al Santissimo e a vivere momenti di dialogo e di silenzio con Gesù. Sarà in questo momento che i ragazzi avranno l’occasione di affidare al Signore tutti i momenti della loro vita, le loro difficoltà, i loro dubbi... e soprattutto di fare un esame di coscienza di tutte quelle volte che non abbiamo ringraziato per un dono ricevuto, pensando a quelli che purtroppo non vivono la nostra stessa condizione di agiatezza.

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Terza parte (20 minuti)

In questa parte, finito il momento di adorazione, gli educatori raggruppano i ragazzi per un momento di condivisione, dove ognuno liberamente può esprimere ciò che ha suscitato in lui il momento dell’adorazione, anche le fatiche e le difficoltà.

Quarta parte: Cena Povera (a discrezione degli educatori) Al termine dell’attività, i ragazzi con i propri educatori possono concludere tutti assieme con un’esperienza di cena povera. Gli educatori, se lo ritengono necessario, possono contattare delle persone della comunità che diano una mano nei preparativi della cena oppure potrebbe essere l’occasione per preparare con i ragazzi tutto l’occorrente. Come menù povero si può prevedere:

Riso in bianco

Uova sode

Insalata

Pane azzimo

Mela

Acqua Al termine della cena, gli educatori possono ribadire il concetto che molte persone purtroppo non hanno tanta scelta nel mangiare oppure hanno da mangiare il minimo indispensabile, non hanno il nostro stesso privilegio di poter scegliere tra vari cibi. Anche l’attenzione a ciò che consumiamo e a come lo facciamo (lo spreco di cibo, l’essere a volte schizzinosi, l’ingordigia…) può essere una via per imparare a ringraziare per quello che abbiamo.

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DIVERTIMENTO

MESE DEGLI INCONTRI

La domanda: Come posso divertirmi ora?

Il mondo del 14enne: Non ancora adulti e non più bambini: i 14enni hanno ancora bisogno di giocare, perché nel “mondo del gioco”, che è diverso e altro dal “mondo della vita”, si possono sperimentare altri modi di essere se stessi, in un contesto di fantasia e di estraniamento dalla realtà. Per un ragazzo il divertimento è un obiettivo primario e inizia ora un periodo di ricerca che lascia da parte il gioco da bambini, per tentare qualche modalità di divertimento da grandi. Spesso questa ricerca è filtrata dalla presenza dei genitori, ma si possono facilmente creare situazioni di conflitto o tensione e la pretesa di libertà si può realizzare anche con gesti che potrebbero essere pericolosi. Il ragazzo si misura, quindi, con regole e rischi, ma anche con una nuova responsabilità dovuta alla sua crescita (STUDIO): quando si compie una certa azione, ora si inizia davvero a essere chiamati a rendere conto delle proprie scelte dagli adulti e dai coetanei. Spesso nelle proibizioni e nei divieti c’è una forma di tutela che ci permette di vivere al meglio e pienamente la nostra vita: bisogna solo scoprirlo! Per divertirsi bisogna essere protagonisti: questo è un assunto innegabile e per sperimentare un divertimento in prima persona è necessario trovare luoghi e modalità adatte all’età dei 14enni. Ecco che il gruppo di amici può essere la realtà ideale per realizzare questo fine (ANIMAZIONE). Anche la parrocchia può diventare il luogo in cui provare a essere costruttori di divertimento, cimentandosi in attività che realizzano il bene, lavorando per gli altri, valorizzando le qualità di ciascuno (SERVIZIO): vivere la festa nel senso di attenderla, preparala, realizzarla, come mezzo per conoscere gli ingredienti di un vero e pieno divertimento!

...e Dio: Gesù ci mostra nel Vangelo la sua esperienza di vita e di divertimento realizzato nell’amicizia sincera, nelle relazioni profonde, nella condivisione della mensa e della festa (compagnia, cibo e Parola).

Spunti per gli educatori: creare occasioni e spazi per sperimentare forme nuove di divertimento; indicare come sfuggire alla noia; testimoniare con la propria realtà di giovane una forma possibile di divertimento reale e pieno.

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TAPPA 1: Conosco il mio divertimento? (STUDIO)

Scopo: Il 14enne analizza il proprio divertimento e riflette sui tanti modi che ci sono per divertirsi, alcuni possono essere rischiosi per sé e anche per gli altri ed è per questo importante rispettare delle regole.

Materiali: immagini o testi con “falsi divertimenti”, immagini o testi con “conseguenze”, fogli con “impedimenti”, cartellone, colla, pallone, domande su “divertimento”, penne o matite.

Prima parte (60 minuti) I ragazzi vengono suddivisi in tre gruppi e affronteranno tre attività a stand, della durata di 20 minuti ciascuna:

1. Ogni rischio porta a una conseguenza!

Il 14enne viene a contatto con qualche rischio che può incontrare nella propria vita e con la conseguenza a cui esso può portare. All’interno della stanza, i ragazzi troveranno dei foglietti dove sono scritti dei FALSI DIVERTIMENTI e degli altri foglietti dove sono scritte le CONSEGUENZE di tali falsi divertimenti.

Ecco alcuni esempi di FALSI DIVERTIMENTI, abbinati alle CONSEGUENZE:

Fumo uno spinello Tossicodipendenza

Invento un soprannome “simpatico” per un amico

Bullismo

Provo un alcolico in un bar che mi permette di berlo

Alcolismo

Prendo qualcosa di piccolo che mi piace da un negozio senza pagarlo

Furto

Giochi online Dipendenza

Invio chat o foto private Diffamazione

Il ragazzo dovrà andare alla ricerca degli abbinamenti corretti recuperando un foglietto alla volta e, una volta trovati, dovrà incollarli su un cartellone preparato precedentemente dagli educatori. Sarebbe interessante che gli educatori ragionassero su quelle che emergono come “fragilità” dei ragazzi o del gruppo, nel tema del divertimento, e cercassero di orientare le proposte anche calandole sulla realtà che vivono i propri 14enni. Al termine del gioco, l’educatore condurrà i ragazzi in una breve riflessione indirizzata sul ragionare riguardo al fatto che a volte noi seguiamo certi divertimenti che ci sembrano belli o eccitanti, ma spesso non conosciamo la conseguenza a cui essi

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portano. Altri divertimenti sani (si potrebbe provare con i ragazzi a chiedere “quali sono?”) sono trascurati o ritenuti infantili.

2. So quello che faccio?

In questo stand il 14enne valuta il fatto che alcune azioni sono pericolose e riflette sulla scelta giusta da fare. I ragazzi giocheranno al mimo: uno alla volta, i ragazzi dovranno mimare un’azione potenzialmente pericolosa che gli verrà suggerita dall’educatore o che potrebbe individuare in autonomia. Il resto del gruppo dovrà capire quale pericolo sta mimando e ipotizzare come affrontare tale situazione. Ad esempio: il mimo sta rappresentando un ragazzo a cui piace correre forte con il motorino. Il resto del gruppo dovrà individuare il pericolo e capire che andando veloci con il motorino, si può sbattere da qualche parte oppure cadere e si dovranno quindi pensare a delle soluzioni per vivere questo momento in sicurezza.

3. La regola è uguale per tutti.

In questo stand il 14enne scopre quanto sia importante rispettare le regole, che hanno la funzione di far bene a se stessi e agli altri. I ragazzi vengono suddivisi in due squadre e affronteranno un percorso a ostacoli, il cui scopo è di portare un pallone fino alla fine del percorso, rispettando tutte le indicazioni date dagli educatori, anche le più assurde. Chi infrange un’indicazione, viene ammonito e salta un giro. Se lo stesso giocatore commette un’altra infrazione, viene espulso ed eliminato dal gioco. Vince la squadra che riesce per prima a completare tutto il percorso e arrivare alla fine con tutti i giocatori. Ovviamente se dovessero esserci degli espulsi in tutte e due le squadre, vince la squadra con maggior numero di giocatori rimasti. Gli educatori penseranno a quali tipi di “regole” possono rendere ardua e allo stesso tempo divertente questa attività. Al termine del gioco, l’educatore condurrà i ragazzi in una breve riflessione indicando che, soprattutto in un gioco di squadra, è importante il rispetto delle regole sia perché si può mettere in difficoltà la squadra e sia perché si può creare del malumore all’interno del gruppo. Il rispetto delle regole è importante anche nella vita di tutti i giorni, per evitare di incappare in situazioni potenzialmente pericolose per sé e per gli altri.

Seconda parte (30 minuti)

In questa seconda parte, il 14enne guarda in profondità dentro di sé cercando di dare un nome al suo divertimento nella vita di tutti i giorni. Viene consegnato ai ragazzi un foglio in cui sono poste le seguenti domande, specificando che non è necessario rispondere a tutte: Cos’è il divertimento secondo me? Mi diverto di più da solo o con gli altri? Quali sono le persone con cui mi diverto maggiormente? Cosa non deve assolutamente mancare perché io possa divertirmi? C’è differenza fra divertirsi e fare “casino”? Se sì, quale? In che situazioni non mi diverto?

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L’educatore può decidere di aggiungere o togliere domande. Completate le domande, si può fare un momento di condivisione con i ragazzi dove ognuno può esprimere le proprie risposte. Al termine si pone ai ragazzi un’ultima domanda: Gesù nella sua vita terrena si è mai divertito? Se sì, quali sono stare le occasioni di divertimento, di festa, di compagnia?

TAPPA 2: L’unione fa la forza (ANIMAZIONE)

Scopo: Il 14enne scopre che c’è più divertimento in gruppo perché il gruppo ti aiuta e ti sostiene nei momenti più difficili e se vissuto in piena amicizia, il gruppo può aiutare a raggiungere una gioia vera.

Materiali: spago, attaccapanni, cerchi di giornale, scatolone.

Prima parte (60 minuti)

In questa prima parte il 14enne scopre quanto sia importante fare gruppo con i propri amici perché c’è collaborazione e si è pronti ad aiutarsi a vicenda. I ragazzi giocheranno tutti assieme e si disporranno in cerchio. Ogni ragazzo avrà in mano uno spago e tutti gli spaghi saranno attaccati a un attaccapanni che si trova al centro del cerchio. Gli spaghi dovranno essere attaccati sulla parte inferiore dell’attaccapanni perché la parte fatta ad uncino servirà come amo. Lo scopo del gioco è quello di raccogliere con “l’amo” dei cerchi, fatti con carta di giornale, posti per terra e metterli dentro uno scatolone. In questo momento i ragazzi dovranno comunicare fra di loro per i vari spostamenti che dovranno eseguire. Si può aggiungere anche una variante: a un certo punto, i ragazzi dovranno giocare senza comunicare fra di loro. Al termine del gioco, l’educatore condurrà i ragazzi in una breve riflessione facendogli capire che in un gruppo, per raggiungere un obiettivo, ci vuole la collaborazione di tutti e questo porta all’ascolto di tutti, anche di chi magari non ci sembra “adatto” a noi.

Seconda parte (30 minuti) In questa seconda parte il 14enne lavorerà insieme con gli educatori per organizzare al meglio la tappa finale di questo cammino, la FESTA DEGLI INCONTRI. Per questa occasione si pensava che fosse il 14enne il vero protagonista della festa, il promotore di una parte della realizzazione. Per la creazione dell’evento, il gruppo dovrà farsi carico di organizzare con cura uno o più dei seguenti aspetti: inviti, musica, cibo, regali, un gioco o un’attività per i più piccoli. Gli educatori aiutino i ragazzi nella realizzazione e facciano il possibile perché si pensi a qualcosa di effettivamente realizzabile. Attenzione: Per l’organizzazione della festa, se non bastasse questo momento, ci sarà la possibilità di continuare la preparazione anche nella prossima tappa.

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TAPPA 3: Divertimento… in parrocchia! (SERVIZIO)

Si preveda per tempo un’attività in cui partecipino alcune persone che ricoprono un servizio in parrocchia (sacrestano, chierichetto, membro consiglio pastorale, membro del coro, ecc.). Gli educatori provvedano di contattare personalmente questi testimoni e si consiglierebbe anche di contattare persone poco conosciute dai ragazzi.

Scopo: Il 14enne scopre che il vero divertimento non sta solo nel soddisfare se stessi, ma anche nel donare del proprio tempo al servizio di qualcun altro.

Materiali: schede “soliti ignoti”, cartellone con l’elenco dei servizi.

Prima parte (60 minuti)

In questa attività il 14enne scopre che il vero divertimento sta anche nel mettere a disposizione del proprio tempo a servizio di qualcun altro. A questo incontro, vengono invitati dei membri della parrocchia che svolgono un ruolo all’interno di essa e i ragazzi dovranno scoprire il servizio di questi membri attraverso il gioco dei SOLITI IGNOTI. I ragazzi giocheranno insieme così potranno consultarsi tra di loro. Uno alla volta, i membri si fanno avanti e si presentano dicendo nome, cognome ed età, poi la parola passa ai ragazzi che dovranno cercare di capire il ruolo che riveste. Se lo ritengono necessario, possono chiedere massimo 3 indizi al personaggio (eventualmente, prima dell’incontro, si chiede ai membri di pensare a 3 indizi da dire ai ragazzi). Si continua fino a quando non sono state svelate tutte le identità. Al termine del gioco, si chiede ai membri di raccontare un po’ la loro storia e il perché hanno scelto di ricoprire quel ruolo. Al termine, si lascia spazio ai ragazzi per eventuali domande. Poi l’educatore, se lo ritiene opportuno, può condurre i ragazzi in una breve riflessione sull’attività appena svolta, stimolandoli ad individuare la possibilità di dedicare del tempo alla propria parrocchia.

Seconda parte (30 minuti) In questa seconda parte, si da tempo ai ragazzi e agli educatori per concludere i preparativi per la festa degli incontri.

TAPPA 4: Divertimento condiviso (FESTA DEGLI INCONTRI)

Scopo: In questa festa, si consiglia a ragazzi ed educatori di vivere appieno questo

evento, di provare veramente quella gioia del divertimento condiviso non solo con i propri compagni, ma anche con tutta la comunità.

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Note di metodo

Si mettono in pratica tutti i preparativi curati dal gruppo 14enni, sotto la supervisione attenta, ma discreta degli educatori. Al termine della festa, i 14enni in gruppo, con l’aiuto di tutti gli educatori, si ritrovano per riflettere e condividere la bellezza e le fatiche che hanno sperimentato lavorando insieme, mettendo a disposizione le idee, i talenti, la creatività, i dubbi e l’impegno di tutti e di ciascuno.

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È possibile incontrare il Signore in ogni età della vita?

Educare alla fede, accompagnare altri a conoscere la persona di Gesù, la sua Parola, il

suo stile di vita, significa anche imparare a conoscere le persone che ci sono affidate;

conoscere le caratteristiche dell’età che stanno vivendo, il loro carattere, le situazioni

che stanno affrontando, i sentimenti e i desideri.

L’esperienza religiosa cambia nel corso della vita, non è statica, non è un passaggio di

contenuti astratto.

Ciascuno di noi incontra e conosce il Signore con quello che è, con la propria età e

personalità, con i suoi doni e i suoi limiti. L’incontro è sempre originale, perché è una

relazione viva che ci mette in gioco con quello che siamo realmente, non solo con ciò

che vorremmo o dovremmo essere.

Il Signore non rinuncia a nessuno, non esclude nessuno dalla possibilità di incontrarlo:

non c’è età o carattere che gli impedisca di cercare la relazione con noi.

Allora potremmo dire che ci sono delle attenzioni educative “universali”, legate alle

diverse età della vita e alle dinamiche della crescita, ma, allo stesso tempo, ci sono

delle attenzioni “singolari”, che riguardano l’originalità di ogni persona, relative alla

sua storia famigliare, al contesto in cui si vive, alle caratteristiche della personalità, che

innanzitutto vanno conosciute e non subito giudicate come più o meno adeguate.

Non è la stessa cosa parlare di Dio a un quattordicenne, a un ventenne o a un adulto,

come non è la stessa cosa dialogare sulla fede con una persona che sta soffrendo o con

qualcuno che sta vivendo un tempo di felicità: occorrono attenzioni diverse, linguaggi

e atteggiamenti differenti.

Riscoprire il Signore a 14 anni…

“Quattordici anni”, oggi, costituiscono un’età di passaggio, di confine tra la

preadolescenza e l’adolescenza: un’età in cui si inizia a percepire il bisogno di vivere

la fede “con le proprie gambe”. C’è un risveglio delle capacità della persona: pensiamo

al risveglio affettivo, ai cambiamenti del corpo, alle nuove capacità di pensiero o alla

necessità di cominciare a fare le prime scelte, a prendere le prime decisioni.

Alcuni confini che i ragazzi stanno varcando:

da un rapporto con Dio, vissuto come un’idea mentale, legata alle nozioni

dell’istruzione religiosa ricevuta, al senso di un legame che può avere una

dimensione emotiva e affettiva;

da una concezione di Dio, vissuta a partire da sé, alla possibilità di scoprirlo come

Altro da sé: attraverso la conoscenza della Parola di Dio, la testimonianza di persone

che parlino di Lui con la vita e la possibilità di incontrarlo nel servizio, nel “fare

qualcosa per gli altri”;

dal bisogno rassicurante di essere parte di un gruppo per vivere la fede (il gruppo

parrocchiale o il proprio nucleo famigliare), al risveglio del desiderio di essere

soggetti attivi del proprio rapporto con Dio;

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da una preghiera vissuta attraverso la partecipazione ai riti, a una preghiera più

interiorizzata, attraverso la quale Dio comincia a essere vissuto come Qualcuno di

vicino, capace di ascoltare e con il quale poter dialogare.

Come “varcare i confini della fede” insieme ai ragazzi?

In questo periodo la sfida della fede, che può costituire anche la prima crisi di fede, è

relativa al desiderio di autonomia.

Il desiderio di cominciare a decidere da sé e per sé può far sì che i ragazzi vivano

l’esperienza religiosa come un impedimento e non più come una sicurezza-

rassicurazione.

Si risveglia l’autonomia della volontà e il bisogno di farsi valere della personalità.

E per quanto la forza sia ancora modesta e la struttura interiore insicura, questo

bisogno si manifesta in modo prepotente. L’istinto spinge ad andare oltre il mondo

infantile e a guadagnare l’ampiezza della vita; l’aspirazione a farsi valere spinge

alla rivolta contro le autorità che fino a quel momento erano indiscusse, essa cerca

libertà1.

Diviene importante far respirare Dio non come un impedimento alla ricerca di sé, della

propria identità, ma come un compagno di viaggio. Occorre trasmettere ai ragazzi che

la relazione con il Signore non mortifica la propria persona, i sentimenti e i desideri: la

fede, infatti, non ingabbia l’esistenza, ma può ridare vita, creatività, spazio a ciò che

siamo.

Come comunicare questo messaggio?

Imparando a riconoscere e ascoltare le esigenze dei ragazzi, e a tenerne conto

seriamente, tentando anche proposte pastorali personalizzate.

Cercando di comprendere cosa c’è nella mente e nel cuore di ogni ragazzo,

ascoltandolo, facendogli domande, andando oltre i suoi comportamenti manifesti,

soprattutto in un momento della vita in cui l’espressione di sé non è chiara e lineare.

Un preadolescente non riesce ancora a esprimere bene cosa vive, ma ciò che vive

ha comunque un suo valore.

Vincendo la paura dei dubbi, sia dei propri, sia di quelli dei ragazzi, innanzitutto

non giudicandoli come insensati, ma cogliendo l’occasione di una riflessione

insieme. Incoraggiando a mettersi in discussione e a mettere in discussione la realtà,

perché il dubbio e la crisi fanno parte della vita di ogni persona e di ogni discepolo

di Gesù. Ciascuno di noi vive momenti di difficoltà nella fede: dubbi legati al non

comprendere alcuni concetti del messaggio cristiano o al non riuscire a coordinare

i dati della fede con quelli della scienza; oppure dubbi che nascono dal non capire

1 R. GUARDINI, La storia della fede e il dubbio di fede, in Filosofia della religione. Esperienza religiosa e fede (Opera

omnia II/1), Morcelliana, Brescia 2008, 317.

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il significato di alcuni testi della Bibbia o dal non riuscire ad attualizzarli; infine

dubbi morali, che possono insorgere quando non si riesce a fare, a vivere quello che

la fede ci insegna.

Diffondendo fiducia, poiché essa è l’antidoto contro le paure della vita che tutti

abbiamo.

Ma che cos’è la fiducia? È credere che ci sarà sempre una provvidenziale

corrispondenza tra i nostri bisogni, il mondo e Dio, anche quando le cose non vanno

come noi pensavamo. Questa lotta tra fiducia e sfiducia ci sarà sempre in noi;

l’importante è che la sfiducia non abbia il sopravvento. La fiducia è l’esperienza più

generativa che possiamo vivere, genera la vita con il mondo, con Dio, con gli altri

e con noi stessi: più si dona, più circola e cresce. Dando fiducia ai suoi ragazzi, un

educatore matura come persona e aiuta i ragazzi stessi a crescere. Se un ragazzo si

fida del suo educatore e lo stima, sarà più facile per lui fidarsi di quel Dio di cui

concretamente gli si parla. La non fiducia ci separa dal mondo, ci allontana dagli

altri e ci isola tristemente.

L’esperienza religiosa fa parte della vita, non è qualcosa che semplicemente si

aggiunge, incide sul nostro rapporto con il mondo, con le situazioni e con le persone.

Si può essere maturi nella fede anche a quattordici anni, se si è disponibili a conoscere

Dio, a pensarlo e sentirlo come un bene per la propria vita e, allo stesso tempo, se si è

disponibili ad accettare se stessi e gli altri, a saper scorgere il bene che c’è in ciascuno,

anche quando non è così evidente.

Il rifiuto e l’esclusione degli altri sono l’estremo della immaturità religiosa, al contrario

l’estremo della maturità religiosa è l’altruismo, la capacità di conoscere Dio come Altro

da sé e di accogliere la diversità dei “piccoli altri da sé” che incontriamo ogni giorno.

Sorella Mariachiara Vighesso

Discepole del Vangelo

Breve Bibliografia

ANGELINI G., Educare si deve, ma si può? Vita e Pensiero, Milano 2002.

DAL MOLIN N., Verso il blu. Lineamenti di psicologia della religione, Edizioni Messaggero, Padova 1995.

DIANA M., Ciclo di vita ed esperienza religiosa. Aspetti psicologici e psicodinamici, Edizioni Dehoniane,

Bologna 2012.

GUARDINI R., Le età della vita, Vita e Pensiero, Milano 2011.

—, Lettere sull’autoformazione, Morcelliana, Brescia 1994.

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