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Ladomenicasettimanale

Date post: 01-Mar-2016
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è un periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura. É il numero 0 del 13 maggio 2012
20
Quest’uomo è ancora libero Storia di Nick ‘o ’Mericano referente del clan dei Casalesi d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura Resiste “Il Casalese” Amnesie di D’Alessio Camorra infame Non passa l’editto decide Carlo Alemi Leggi a pagina 5 Il famoso cantautore non conosce i boss Leggi a pagina 6 Uccisa e calunniata la storia di Mena Leggi a pagina 7 Falsi preti Fedeli raggirati il mercato delle offerte Leggi a pagina 16 L’intoccabile il dis onorevole Nicola Cosentino... N.0 | 13 Maggio 2012
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Quest’uomo è ancora libero Storia di Nick ‘o ’Mericanoreferente del clan dei Casalesi

d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

Resiste “Il Casalese” Amnesie di D’Alessio Camorra infame

Non passa l’edittodecide Carlo Alemi Leggi a pagina 5

Il famoso cantautore non conosce i boss Leggi a pagina 6

Uccisa e calunniatala storia di MenaLeggi a pagina 7

Falsi preti

Fedeli raggiratiil mercato delle offerteLeggi a pagina 16

L’intoccabileil disonorevole Nicola Cosentino...

N.0 | 13 Maggio 2012

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facciamo rete

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 0 | 13 Maggio 2012 N. 0 | 13 Maggio 2012 3

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L'uomo salvato dal Parlamento La storia di Nick' 'o Mericano4Nomina ad personam Il “raccomandato” Claudio de Magistris8Operazione Furfaro Nasce la lista Bassolino-Vendola 9

La Ztl della discordiaTutti contro tutti 10Siani sarebbe ancora vivo Parla l'inviato di Striscia la Notizia 12Messico è strage di cronisti Appello all'Osservatorio Ossigeno13Staccate la spina a TelejatoMafiosi in festa, pronti a ritorsioni 14Chi è Rosaria? E Maria? Sento scracchie: è Lucifero18Strage di Capaci: già 20 anni Giovanni Falcone, un eroe solo20

LA SVISTA Numeri confortanti

per il debutto della “Domenicasettimale.it”

***l numero zero di aprile della Domenica settimanale.it è stato un successo. Cifre davvero rilevanti che confortano. Solo i

download - in meno di venti giorni - sono stati 690 mentre le singole pagine lette direttamente dalla piattaforma ammontano a 4657. Non ho parole. Questa “piccola iniziativa” editoriale che ribadisco è nata per far sopravvivere un'idea romantica di giornalismo militante dove il valore della notizia non è merce di scambio ha incontrato un favore di pubblico inaspettato. Significa che l'intuizione è giusta e chi ha letto ha percepito la genuinità del prodotto. Ringrazio di cuore le altre testate di “FARE RETE” e saluto con affetto la new entry “Diecieventicinque” di Bologna. In questo numero zero della Domenicasettimanale.it pubblichiamo - tra l'altro - il contributo di Pietro Orsatti per esprimere la nostra vicinanza a Pino Maniaci e alla “nostra” Telejato che rischia di chiudere. Un ringraziamento speciale a Eliana Iuorio per averci raccontato la storia di Filomena Morlando e all'amico Alessandro Migliaccio, uno degli autori della trasmissione cult“Le Iene”, per l'inchiesta sui “Finti Preti”. A questo punto vi auguro buona lettura.

I

Settimanale d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie,

interviste, cultura. Giornale in Pdf scaricabile da www.ladomenicasettimanale.it

“Ciò che può compiere un partigiano,

indipendentemente da valutazioni di valore personale, è differente da ciò che può compiere un soldato di un reparto regolare. Chi crea è diverso da chi esegue, chi

fa volontariamente una cosa è

differente da chi vi è costretto, chi

persegue un ideale costruttivo non è

eguale a chi soddisfa un

precetto legale”.

Giorgio Bocca

EditoreTUTTI GIU' X TERRA

Associazione Onlus CF 94223580633

Direttore responsabileArnaldo Capezzuto

Redazionevico Provvidenza, 16

80136 – Napoliinfo. 3495064908

[email protected]

Facebookhttp://www.facebook.com/profile.php?

id=100003526824467hTwitter

https://twitter.com/#!/LaDomenica7Consulente editoriale

Giulia RosatiProgetto editoriale settimanale

GAJ - Graphic Art JuliaHanno collaborato gratuitamente:

Eliana Iuorio, Alessandro Migliaccio, Pietro Orsatti, Monica Capezzuto, Claudio Riccardi, Giulia Rosati,

Pier Paolo Milanese, Genny Attira,Luigi Fonderico

N.0 – 13 maggio 2012 In attesa di Reg. Stampa

Tribunale di Napoli

Responsabile del trattamento dati(D.LGS- 30/06/2003 n.196)

Arnaldo Capezzuto

LA FOTO

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n intoccabile Nicola Cosentino: da almeno dieci anni è al centro di trame, di poteri e di interessi

tentacolari. La frase leit motiv, stella polare del “suo” fare politica è: “Fratù mij mò verimm come ciamm apparrà”. Senza parole. Fissate bene la sua foto di copertina, ecco: una faccia così, può - secondo voi, con onestà - operare per il bene collettivo? La comprereste un'auto usata da uno così? Che direbbe l'antropologo Cesare Lombroso? Se le vie della scienza sono infinite quelle della giustizia no. Per ben due volte i magistrati partenopei hanno chiesto l'arresto del fine giurista di Casal di Principe. Richiesta legittima, confermata da tutti i gradi di giudizio a garanzia dell'imputato. L'ineffabile deputato per ben due volte però è riuscito ad imbrigliare il Parlamento ed a scansare le manette. E' bene ricordare che il sederino di Cosentino è da tre legislature incollato sulla poltroncina della Camera con tanto d'immunità parlamentare garantita e ruolo istituzionale di rango: fino a gennaio scorso - questo politiconzolo - era sottosegretario all'Economia con delega al

U Cipe. Il disonorevole Nick' 'o Mericano si è scoperto un gran fans del senatore Marcello Dell'Utri - già condannato per mafia -. La pratica di beatificazione cosentiniana è cominciata quando il fondatore della concessionaria Publitalia è stato “parzialmente sollevato” dai suoi guai grazie alla strana (non unica) sentenza di Cassazione volta a svuotare - una prassi consolidata - l'applicazione di fatto della contestazione di associazione esterna di stampo mafioso. Una breccia - salva intoccabili - nella legislazione antimafia del dopo stragi di Capaci e via D'Amelio. Della serie: una celebrazione non retorica dei poteri occulti per ricordare il ventennale degli eccidi dei giudici Falcone e Borsellino. Sul capo dell'ex coordinatore regionale della Campania del Pdl piovono inchieste e provvedimenti giudiziari come se fosse l'alluvione. Ci sono undici collaboratori di giustizia tra camorristi, colletti bianchi, funzionari, imprenditori che definiscono il deputato casalese come una persona “acconcia”, ossia “a posto”. Chi vuole approfondire consulti “Il Casalese”.☻

© Riproduzione riservata

La schedatura...Il disonorevole deputato Nicola Cosentino nonostante anni e anni di legislatura alle spalle si segnala agli ultimi posti nella classifica che misura il rendimento dei parlamentari. Poche iniziative di legge, poche interrogazioni e quasi sempre assente alle votazioni. Nei corridoi di Montecitorio gli avevano affibbiato il nomignolo di Nick 'o Museo per le sue eccentriche e discutibili proposte di legge finalizzate unicamente all'istituzione di musei. Ricordiamo: Museo della Seta, Museo della Mozzarella, Museo della ceramica, Museo della flora e della fauna del mare Mediterraneo, Museo della produzione alimentare, Museo della canzone napoletana, Museo del mare, Museo della pasta alimentare, Museo dell'arte orafa. Troppo occupato per presentare un'interrogazione, un atto ispettivo sui clan dei Casalesi – fazione Schiavone? Sulla gestione dei consorzi dei rifiuti? Sulle infiltrazione malavitose nei comuni casertani? Sul racket e usura?

Espressione del volto preoccupato di Nicola Cosentino alla fine di un'udienza al tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove è

imputato per associazione camorrista

di Arnaldo Capezzuto

L'intoccabile disonorevolePer due volte ha scansato le manette grazie al voto della CameraLa Cassazione ha confermato il quadro accusatorio della Procura:

“Nicola Cosentino ha riciclato denaro per conto dei Casalesi”

Non è uno scherzo:Quest'uomo

è stato sottosegretario all'Economia con delega

al Cipe nel Governo Berlusconi

e coordinatore campano

del Pdl

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iente sequestro, niente rogo. Il libro “Il Casalese” - ascesa e tramonto di un leader politico di

Terra di lavoro - edito dalla piccola casa editrice “Cento Autori” di Pietro Valente resta in libreria. L'editto casertano, la fatwa per ora non passa. Il 26 aprile, infatti, il giudice del tribunale civile di Napoli Anna Giorgia Carbone ha depositato un’ordinanza nella quale “dichiara che la domanda proposta dai legali di Giovanni Cosentino (fratello imprenditore del deputato Nicola Cosentino ndr) non rientra fra gli affari assegnati alla Sezione specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale e dispone quindi la trasmissione degli stessi atti al presidente del tribunale per le decisioni di sua competenza in ordine all'assegnazione del fascicolo”. Sarà Carlo Alemi a decidere. Ai tempi del sequestro e la liberazione dell’assessore della regione Campania

N Ciro Cirillo da parte delle Brigate era lui il giudice che per caparbietà e intuizioni investigative l’allora Presidente del Consiglio Ciriaco De Mita lo bollò come un magistrato che si era posto al di fuori del circuito costituzionale. Oggi da presidente del tribunale Alemi dovrà provare a dipanare una matassa legale che comincia a mostrare molti nodi. Il tutto nasce da una denuncia formulata dai legali di Giovanni Cosentino, titolare delle aziende: Aversana petroli e Ip service srl, considerate la cassaforte di famiglia, contro l'editore e lo stampatore del libro “Il Casalese”. Nell'atto giudiziario il denunciante con rito d’urgenza ha chiesto il sequestro e la distruzione del manoscritto e un risarcimento danni di un milione e 200mila euro. La domanda sorge spontanea : a chi fa paura “il Casalese”? Il manoscritto curato da nove giornalisti

narra l’escalation al potere del deputato Nicola Cosentino, già sottosegretario all’Economia con delega al Cipe nel governo Berlusconi ed ex coordinatore

campano del Pdl. Un potere politico ed economico accumulato in pochi anni dal deputato di Casal di Principe che fa impallidire e lo pongono come il playmaker del governo nazionale. Cosentino oltre a un processo per camorra è imputato anche per aver partecipato alla costruzione di un falso dossier contro l'attuale presidente della Regione

Campania Stefano Caldoro. La strategia era quella di screditare Caldoro, metterlo fuorigioco nella corsa per palazzo Santa Lucia. In molte intercettazioni Cosentino è definito “persona furba come la volpe”.☻

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Lunga vita a “il Casalese”Non passa l'editto casertano contro la Cento Autori Il giudice trasmette gli atti al presidente del tribunale

“Il Casalese” scritto da nove giornalisti ha svelato fatti e misfattidel deputato del Pdl Nicola Cosentino.Presto il libro sarà sponsorizzato dalla Feltrinelli e presentato nelle maggiori città d'Italia.

La copertina della nuova

edizione del libro

“Il Casalese”edito dalla

piccola casa editrice

“Cento Autori” di Villaricca

di Pietro Valente.

Qui accanto,l'ordinanza del giudice

Carbone che si è espresso

per la non competenza del proprio

ufficio, rimandando

l'incartamento al presidente del tribunale.

Affianco,l'interrogazione

parlamentare sulla vicenda

(primo firmatario Francesco Barbato).

Si ringrazia il sito Iustitia.it

di Claudio Riccardi

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Gigi D'Alessio, vittima dei giornali: “Non conosco Lovigino”

Amnesie d'artista“Cantavo, non ero amico dei boss”Esclusivo: Ecco chi frequentava

Era il 1992. Il mio collaboratore Vincenzo D'Agostino, ritenne di

sottoporre una canzone a Luigi Giuliano (ex boss del rione Forcella a Napoli noto con il nomignolo di Lovigino). Lui la lesse e impose di cambiare una parola. La cambiai. Fine del nostro unico incontro”. E poi “Ho suonato anche per qualche boss. Spesso non mi pagavano: un bacio e via”. Parla il cantautore Gigi D'Alessio, intervistato da Andrea Scanzi del “Fatto Quotidiano”, 24 marzo 2012, pagina 14. Sarà l'età, lo stress artistico, la nuova vita sentimentale sta di fatto che D'Alessio soffre di gravi amnesie. Il suo non è stato un semplice incontro occasionale con la famiglia malavitosa dei Giuliano di Forcella ma una frequentazione e un rapporto di amicizia e devozione. Gigi era un assiduo frequentatore di via Giudecca Vecchia, strada che ospitava la casa-quartier generale di Lovigino e di vico Scassacocchi dove risiedeva Luigi Ponticelli alias Giggino 'a Bomboletta (soprannome dovuto all'abitudine di avere con se sempre la lacca spray) impresario musicale (socio della casa discografica “Phonosud Italia”) e cognato di Luigi Giuliano (ha sposato Flora Marzano

“ sorella di Carmela).Peccato che Gigi non ricordi. Un vero peccato. Perché Giggino 'a Bomboletta è stato il suo scopritore e produttore. La musica, i dischi, i cd li ha finanziati la Phonosud Italia impiegando anche soldi di dubbia provenienza. Le famiglie Ponticelli e D'Alessio si frequentavano ed erano in grande amicizia al punto tale che il manager fece da padrino di prima comunione a Claudio, il figlio di Gigi. Quest'ultimo a

sua volta ricambiò cresimando Luigi Antonio, primogenito di “Giggino 'a Bomboletta”.Che dire? Cosa pensare? Gigi D'Alessio conosce la camorra. Gigi D'Alessio ha frequentato la camorra. Gigi D'Alessio non vive sul pianeta Marte. Con Lovigino i rapporti non erano - come dice il cantante - superficiali e occasionali. C'era un rapporto di amicizia e stima. Peccato che Gigi proprio non ricordi. Lovigino, amante e

autore di poesie, scrisse per Gigi “Cent’anni”, una canzone strappa lacrime che in poche settimane divenne l'inno dei vicoli di Napoli. A cantarla sarà lo stesso D'Alessio in coppia con Mario Merola, il re della sceneggiata. Sull'onda lunga del grande successo di popolo del

brano Gigi e Mario gireranno anche il film “Cent’anni”, celebre pellicola trash ancora in circolazione nei quartieri popolari. Il passato a volte non passa. Per D'Alessio sbianchettare la propria biografia è diventata una vera e propria ossessione. L'interprete di tanti successi nell'intervista concessa al cronista Scanzi si lascia andare ad una affermazione che suona come una vera e propria bestemmia : “Alla camorra ho regalato un mucchio di canzoni: ero obbligato. Se dicevo 'no' chi mi proteggeva? Anche i giornalisti ci vanno. E al mattino ricevono il cachemire”. A quali giornalisti si riferisce D'Alessio? Perché non fa i nomi? Ricordo a D'Alessio che ci sono giornalisti che con le loro inchieste combattono il potere dei clan e non cercano la protezione del boss o del clan come ha fatto lui. Al D'Alessio “scordarello” ricordo che un giovane giornalista di nome Giancarlo Siani è stato ammazzato dalla camorra altro che cachemire. A proposito di amnesie ricorrenti vorrei ancora ricordare a Gigi D'Alessio che nel 2005 promise di cantare allo stadio San Paolo per fare beneficenza nel nome di Annalisa Durante: la 14enne uccisa casualmente, il 27 marzo del 2004, da Salvatore Giuliano, giovane rampollo del clan, nel corso di una sparatoria a Forcella. Gigi quella promessa non l'ha potuta mantenere: il concerto fu annullato. Qualcuno ricordò a un distratto D'Alessio che in carcere per quell'omicidio c'era un Giuliano e non era il caso di schierarsi contro gli amici.☻

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Promise di organizzare un concerto di beneficenza in nome di Annalisa Durante,

la 14enne uccisa da Salvatore Giuliano. Qualcuno però gli ricordò che non era il caso di schierarsi contro il clan.

Il concerto fu annullato. di Arnaldo Capezzuto

“D'Alessio è padrino di cresima del figlio del boss Luigi Ponticelli noto come Giggino 'a Bomboletta, primo impresario e manager del cantante

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l terremoto aveva lasciato le sue terribili tracce sul territorio da un mese appena, quella sera del 1980 e Filomena Morlando, una ragazza giuglianese di 25 anni, percorreva la

strada che dalla lavanderia – dove si era recata per ritirare degli abiti – l’avrebbe ricondotta a casa. Un tragitto breve, come la sua vita, interrotti dalla furia degli spari. Brutta storia, quella delle vittime innocenti delle mafie. E già. Nessuno vede, nessuno sente, nessuno parla, se non per nascondere quanto accaduto e “proteggere” chi ha ucciso. Poco importa, che tecnicamente questo atteggiamento si definisca “collusivo” ed integri il reato di favoreggiamento. Nel popolare quartiere intorno alla Chiesa di Sant’Anna, a Giugliano, (cittadina alle porte di Napoli) ad una settimana dal Natale di quasi trentadue anni fa, nemmeno un’anima - di quelle che amano battersi consuetudinariamente il petto in Chiesa - ha sentito o visto Francesco Bidognetti, (Cicciotto ' e mezzanotte) farsi scudo di una giovane maestra elementare, per evitare i sicari del padrino della Nco, Raffaele Cutolo. Quello che in seguito sarebbe diventato uno dei capi del clan, della zona casalese – e che oggi è al 41 bis - alleati al tempo con la Nuova Famiglia, si trovava in soggiorno obbligato proprio a Giugliano. E la “colpa” di Mena, al contrario di quel che si potrebbe pensare, è stata di trovarsi nel posto giusto, nel momento giusto. Perché a trovarsi

nel posto sbagliato e nel tempo (sempre) sbagliato è stato certamente il gruppo di fuoco camorrista. La storia di Mena Morlando è tra le tante storie tragiche, accadute e dimenticate, della nostra terra e del nostro Paese; ad omicidio avvenuto, oltre all’indifferenza della gente, ben presto si aggiunse la calunnia. Mena uccisa due volte, come spesso accade tristemente, nei confronti delle vittime innocenti delle mafie. A cominciare dai giornali dell’epoca, che liquidarono l’episodio, qualificandolo come omicidio di natura passionale. In

via Monte Sion, dove la ragazza abitava con la sua famiglia, oggi si trova una lapide, che nel dicembre dello scorso anno è stata apposta dalla famiglia di Mena insieme ai componenti del Movimento “Contro le mafie”; un momento importante, vissuto con grande emozione dai presenti alla cerimonia. Per consegnare alla memoria della città, di chi non ha conosciuto la storia di questa ragazza, quale segno visibile che rompa il muro dell’indifferenza e dell’omertà, intorno alla stessa parola “camorra”. Uno dei fratelli di Filomena Morlando, Francesco, non ha mai perso la forza di andare avanti, di parlare di sua sorella, di chiedere la verità, di diffondere il valore della Memoria: “Questa lapide vuole idealmente ricordare non solo tutte le vittime innocenti di camorra, con il disprezzo più assoluto e convinto nei confronti di questo sistema, ma anche chi non è morto e porta con sé quotidianamente i segni e le sofferenze infertigli dalla cieca violenza della camorra”. Mena Morlando, alla quale oggi è dedicato il Presidio dell’associazione antimafia Libera a Giugliano - inaugurato da Don Luigi Ciotti e dal magistrato Raffaele Cantone, lo scorso febbraio - trova nuovamente la vita. Nell’operare quotidiano di tutti coloro che credono nella diffusione della cultura, nella informazione corretta e nella conoscenza dei fenomeni, quali antidoti necessari per un cambiamento di mentalità, che parli di dignità e riscatto, che riesca a sgretolare il muro di consenso alle mafie e possa trasformare - nei territori preda delle mafie - tanti sudditi, in Cittadini.☺

I

© Riproduzione riservata

di Eliana Iuorio

“Bisogna rompereil muro dell'omertàe dell'indifferenza,intorno alla parolacamorra. A Mena è dedicato il presidiodi 'Libera'a Giuglianoinaugurato da Don Luigi Ciotti”

Camorra infameUccisa e calunniataLa storia di Mena

L'obiettivo dell'agguato era Francesco Bidognetti (Cicciotto 'e mezzanotte) si salvò dalla furia dei killer della Nco

facendosi scudo di una giovane maestra. Un omicidio efferato sepolto

sotto 32 anni di menzogne, omertà e indifferenza. L'uccisione di Mena

Morlando, 25 anni, fu bollata come delitto passionale

La mano sporca criminale, distruttiva

e bestiale della camorra ha

cancellato il tuo sorriso e i tuoi sogni,

strappando la tua giovine vita

a chi ti amava. L'indifferenza

umana el'omertà ti hanno fatto precipitare

nell'oscuro oblio delle coscienze.

Ma tu sei tornataa vivere nel segno

della giustizia.Ora sono tanti gli

occhi per guardare, le orecchie per

sentire e le vociper parlare.

Ora che il tuo sorriso è diventato nostro e i tuoi sogni vivono in tutti noi la camorra non ha futuro. Per

sempre nel ricordo della tua famiglia e

chi ti porta nel cuore.

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l decreto è il numero “3022” del 15 novembre 2011. La firma in calce è quella del vicesindaco

Tommaso Sodano. L’ “oggetto” del decreto recita : “Collaborazione a titolo gratuito da prestarsi dal signor Claudio de Magistris all’interno dell’ufficio di diretta collaborazione dell’organo politico”. Dopo sette mesi “a nero” il sindaco Luigi de Magistris con un provvedimento ad personam mette in “chiaro” la posizione giuridica e amministrativa del fratello. A Napoli ci si abitua a tutto. Ma la domanda resta sul tappeto e senza uno straccio di risposta: lavorare “a titolo gratuito” assolve dal pensare che Claudio de Magistris in quanto fratello del sindaco è più uguale di un normale cittadino partenopeo? Il fatto che il contratto di consulenza sia a titolo gratuito con Palazzo San Giacomo non cancella l'oggettivo trattamento di favore di stampo familistico. E' o non è un “raccomandato”? E' ancora credibile parlare e “comiziare” sulle buone pratiche della democrazia partecipata? A Napoli i nodi si nascondono, non si sciolgono. Tanto il tempo passa e tutto si dimentica direbbe Eduardo : “E' cosa 'e niente”. Claudio de Magistris dice di non essere un Trota ma un serio professionista della comunicazione. Ex dipendente della società Milagro che ha curato la campagna

elettorale di Luigi de Magistris e da poco si è - coincidenza - aggiudicata con un forte ribasso la gara d’appalto per il Forum dei Comuni per i beni comuni. Consulta : www.linkiesta.it/forum-beni-comuni-milagro-de-magistris. Claudio lavora senza retribuzione ed è inquadrato nel partito politico dell'Idv nel settore comunicazione con un contratto cocopro. Certo non percepirà ogni mese una retribuzione dal Comune di Napoli però è indubbio che occupando

una posizione di prestigio avrà dei sicuri vantaggi. Claudio - infatti - grazie alla sua attività politica-organizzativa acquisirà - nell'arco dei cinque anni - un know how che equivale ad una solida forma d'investimento professionale per il suo futuro. E' innegabile che l'insieme delle relazioni costruite a Palazzo San Giacomo - un giorno - potranno essere messe a reddito. Ecco per una Amministrazione che predica rigore, trasparenza e rivoluzione sarebbe corretto che i criteri adottati per il fratello Claudio si adottassero anche per altri meritevoli cittadini vogliosi – senza compenso – di dare un contributo alla città da dentro al Palazzo?. ☻

I

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Il sindaco ed ex pm Luigi de Magistris

predica rigore,

trasparenza e rivoluzione ma nei fatti

le sue decisioni

appaiono a volte non

coerenti: vedi nomina in

giunta dell'assessore

in conflitto d'interessi D'Angelo,

vicenda Romeo, e

ultimodecreto ad hoc per il

fratello Claudio

(foto piccola)

di Arnaldo Capezzuto

Nomina ad personam “mio fratello, uno di noi”Con un decreto ad hoc cucito su misura

Claudio de Magistris è al Comune Non sarà un Trota ma è “raccomandato”

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i lavora sotto traccia. Incontri, conferenze, iniziative per studiare gli scenari e siglare possibili

accordi politici. Sulle macerie prodotte dalla cosiddetta antipolitica e sul grande sentimento di sfiducia e rassegnazione che regna nel paese: le supposte personalità della politica tentato di cesellare inedite alleanze e dare vita a possibili aggregazioni sperimentali in vista delle sempre più probabili consultazioni elettorali nazionali. Napoli, la Campania rappresentano da sempre un laboratorio politico. E' qui che si gettarono le basi per il progetto infausto dei “Progressisti” e per la costruzione della contraddittoria coalizione dell' Ulivo. Agli attenti osservatori della politica di “casa nostra” non è sfuggito l'attivismo dell'ex governatore e presidente della fondazione “Sudd” Antonio Bassolino. Le quotazioni dell'ex Presidente della Regione Campania sono in netta ripresa nel borsino della politica locale e nazionale. A dare una mano a Bassolino anche il dipanarsi della matassa giudiziaria che lo vede imputato in diversi procedimenti. In poco tempo l'ex sindaco di Napoli ha incassato una prescrizione (sul modello berlusconiano) e un prosciogli- mento in Cassazione sull'accusa di epidemia colposa nell'ambito dell'inchiesta sulla permanenza in strada dei rifiuti. Ossigeno per Bassolino che così comincia a guadagnare spazi di manovra per tessere la tela delle possibili e future alleanze. Bassolino pare scollegato dal nuovo assetto di vertice del Pd. I rapporti con il segretario Pierluigi Bersani sono al minimo storico. I sismografi della politica segnalano però un certo movimentismo dell'ex governatore sul fronte di Sel, la creatura di Nichi Vendola. Pare che sullo scacchiere delle alleanze e future candidature Bassolino abbia molte frecce al suo arco. Tante è vero che - i bene

S

informati – danno per scontata e sicura la candidatura della sua pupilla Rachele Furfaro, già assessore comunale alla Cultura, consigliera dello stesso Presidente Bassolino alla Regione per le politiche relative a spettacolo e cultura e infine nominata sempre dall'ex governatore a presiedere la Fondazione Campania dei Festival, che organizza(va) il “Napoli Teatro Festival Italia”, carica che la Furfaro ha lasciato presentando le dimissioni dopo l' insediamento del nuovo presidente della Regione Stefano Caldoro. Ora Bassolino punta ad una ricollocazione strategica di Rachele Furfaro, come probabile candidata alla Camera dei Deputati in quota dello stesso Bassolino nelle fila di Sel. Solo rumors?

Sembra che qualcosa di vero ci sia. La fondazione “Sudd” guidata dallo stesso Antonio Bassolino è in subbuglio: incontri, iniziative e riflessioni sulla politica nei territori. E proprio su questo fronte non è sfuggita la due giorni della seconda edizione della scuola di formazione di “Sudd” svoltasi a fine aprile nei comuni di San Mauro del Cilento e Pollica. Presenti

molti big della politica ma in particolare si è notata la presenza di Gennaro Migliore (segreteria nazionale Sel) e per l'appunto Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sel in grande sintonia con un sorridente Antonio Bassolino.

© Riproduzione riservata

Operazione Furfaro l'ex presidente del Teatro Festivalin lizza per un collegio alla Camera sponsor ufficiale Fondazione SuddNasce la lista Bassolino-Vendola

Ex presidente della Fondazione Campania dei

Festival sembra avviata a conquistare una candidatura alla

Camera in quota dell'ex presidente della Regione Campania

Antonio Bassolino. Pare che l'ex governatore abbia un grande feeling

con Nichi Vendola, leader di Sel

assassas

“L'ex presidente della Regione ha incassato una prescrizione e un proscioglimento che gli consento di muoversi più agevolmente sullo scacchiere della politica”

L'asterisco Rachele Furfaro, era ed è la direttrice della scuola privata “Dalla parte dei Bambini” e si segnalò all'attenzione della politica per il metodo innovativo d'insegnamento adottato e per le molte attività didattiche collaterali. Un successo che convinse l'allora sindaco Antonio Bassolino a nominarla assessore comunale alla Cultura nella sua giunta, carica che conserverà con la consiliatura guidata da Rosa Russo Iervolino. Nel frattempo c'è il tempo per organizzare e fondare l'associazione “Emily”, una sorta di lobby rosa delle donne in politica. L'associazione guidata da Annamaria Carloni, senatrice Ds e poi Pd e compagna di Antonio Bassolino sarà poi sciolta nel 2008. Rachele Furfaro si candida alle elezioni per il rinnovo del Comune di Napoli ma il riscontro elettorale è molto scarso. Bassolino nel nuovo ruolo di presidente della Regione Campania non si dimentica di lei e la nomina consigliera per le politiche relative a spettacolo e cultura. Trascorrono pochi mesi e Rachele Furfaro viene collocata alla presidenza della Fondazione Campania dei Festival, carica che la Furfaro lascerà con l'elezione del nuovo presidente della Regione Stefano Caldoro.

di Genny Attira

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FOTOREPORTAGE

Ztl della discordia l'ingorgo della gioia

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Senza auto dalla Rotonda Diaz al Castel dell'Ovo. Così il lungomare di Napoli non si era mai visto. E' un tripudio di biciclette, skateboard, pattini e di appassionati di jogging. Ma lasciata la mega Ztl di via Partenope ecco spuntare quel mostro chiamato traffico di Pier Paolo Milanese

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 0 | 13 Maggio 2012 N. 0 | 13 Maggio 2012 11E' dietrofront. Cambia la Ztl del lungomare quella istituita tra le polemiche per le gare dell'America's Cup : sarà attiva dal lunedì al venerdì dalle 8 e 30 alle 14 mentre nei weekend i varchi resteranno aperti. Corre ai ripari l'Amministrazione partenopea dopo le forti critiche piovute sulle modalità con cui era stata decisa la chiusura di un pezzo importante della città. La Ztl totale (chiusura 7-18 sette giorni su sette) ritornerà a Natale e in modo definitivo grazie all'installazione di telecamere per il controllo dei varchi. L'assessore alla Mobilità Anna Donati ci mette la faccia e dice poco convinta : “Non è stato un passo indietro – precisa – semplicemente un aggiustamento”. Al di là delle parole la Ztl presentava evidenti criticità figlie di un unilateralismo amministrativo. Reggono, invece, le Ztl del Centro storico: da Piazza Dante a Piazza Carità passando per piazza Bellini e via dei Tribunali.

a un lato ci sono gli ultras delle strade chiuse, delle piazze

pedonalizzate e delle maxi Ztl. Sempre più napoletani per spostarsi adoperano la cara e vecchia bicicletta e timidamente una volta settimana fanno jogging sul lungomare come direbbe il sindaco liberato. Poi ci sono i moderati che pur apprezzando il recupero di una certa vivibilità e aria salubre sostengono che occorre gradualità e mediazione con le esigenze dei diversi attori sociali e categorie produttive.

D

Manca gradualità e mediazione

Attorno a questi due poli cresce e tracima il partito del malcontento che si oppone al blocco della circolazione. Ci sono commercianti, professionisti, automobilisti, residenti ma anche i tanti che sostengono come le maxi Ztl contribuiscono a trasformare Napoli in una grande periferia. La diatriba non è da poco. C'è chi al di là dei pro e contro con un' attenta disamina ha individuato una serie di criticità pratiche e metodologiche nel fare dei componenti della giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris. E' giusto restituire spazi alla

città, sviluppare una diversa cultura sull'uso dell'auto, tutelare l'ambiente e la salute però - questa è l'accusa – si avverte la mancanza di un disegno, l'assenza di un progetto strategico, di un'idea di città. Ci sono - ad esempio - gli abitanti di Posillipo che protestano : “Siamo isolati dal resto della città”. Ci sono i commercianti che manifestano: “Siamo pronti a cedere le nostre attività”. Ci sono i gestori dei locali che avvertono: “Provvedimento calato dall'alto. Chiudiamo le saracinesche: la movida non passa più per via Partenope e via Riviera di Chiaia”. Ci sono gli automobilisti che si lamentano per la disorganizzazione: “Parcheggi e posti per la sosta temporanea insufficienti” (da poco è disponibile in viale Dohrn un'area sosta per 400 auto). Ci sono i cittadini che accusano: “A piedi? Una parola. I mezzi pubblici sono inesistenti”. Ci sono, infine, i vigili che a denti stretti denunciano: “Ci usano come barriere umane. Lasciati soli nell'emergenza”. La matassa, insomma, presenta molti nodi e non è semplice scioglierli con il cesarismo.

Le Ztl non sono Disneyland

Alcuni intellettuali come Fulvio Tessitore ci vanno giù duro: “La gestione delle aree pedonalizzate, sono un fatto positivo, se accompagnate da tutto il corredo delle condizioni e risorse necessarie. Le Ztl non sono la chiusura di questo e quel quartiere per far pattinare o fare footing: a questo servono i parchi giochi o Disneyland. Le Ztl raffigurano una scelta di progettazione e di governo dello sviluppo economico e sociale di una città. Il fatto è che per far questo bisogna avere una “idea” della città, bisogna conoscerne effettivamente (non sulle cartine turistiche) l'urbanistica anche nella sua conformazione socio-economica, i centri produttivi e commerciali”. “Bisogna essere umili, rispettosi e capaci di correggere i propri errori, cosa questa che è la prima condizione di un buon governante. In caso contrario si fanno solo capricci infausti”. ☻

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Nelle foto partendo dal basso: l'isola pedonale del lungomare; traffico bloccato in via Depretis; incroci presidiati dai vigili e una protesta anti Ztl

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Sono convinto che Giancarlo Siani sarebbe ancora vivo se i suoi colleghi avessero vissuto con coscienza diversa il ruolo di informatori

proprio come ha avuto il coraggio di fare lui”. Luca Abete, inviato in Campania, della trasmissione “Striscia la notizia” in onda su Canale 5 racconta, dal suo punto di vista - di non addetto ai lavori - cosa significa veramente informare. Spunto della chiacchierata (ampio servizio su www.ossigeno.it) l'aggressione che ha subito insieme al suo operatore a San Rufo nel salernitano da parte del gestore di un centro ippico nel corso di un servizio televisivo e all'ospedale San Gennaro di Napoli. “No, non è la prima volta che mi menano. Il mio 'battesimo' è avvenuto il 25 aprile 2009 quando io e i miei due operatori fummo aggrediti da otto persone durante un servizio

sulle scommesse consentite ai minorenni. Fu un pomeriggio piuttosto movimentato. Anche lo scorso anno durante un servizio su alcuni mezzi della Protezione Civile in provincia di Napoli le cose si misero male. Anche in quel caso non sono mancati calci, pugni e strattoni. Lo spintone, il contatto non proprio pacifico, la violenza verbale ricorrono piuttosto frequentemente nei miei servizi. L’esperienza vissuta a San Rufo, però, sarà difficile dimenticarla. Ho avvertito

un senso di impotenza verso persone che non avevano assolutamente voglia di ragionare. Sembravano solo interessati a far male e distruggere le prove di quanto stava avvenendo”. “Quando esco a registrare so che può succedere di tutto. Non ignoro la delicatezza di certi argomenti e quanto

possa dar fastidio vederli portati alla luce. Sono cosciente, però, di avere dalla mia parte la bontà della missione che sono chiamato a svolgere, la consapevolezza del supporto di chi crede in me e un’utilissima dotazione di coraggio misto a un pizzico di sana incoscienza. Ho l’abitudine di affrontare il mio interlocutore con estrema determinazione, ma sempre con rispetto, garbo e lealtà, puntando

alla possibile risoluzione della problematica che affrontiamo senza provocazioni inutili. Questo mi aiuta a fare al meglio il mio lavoro, anche se, di certo, non mi mette al riparo da conseguenze che non escludo possano sorgere, ma che mi auguro si presentino più tardi possibile”. “Mi piace sperare, però, che qualcosa possa cambiare affidando il futuro alle nuove generazioni. Solo lavorando sulla consapevolezza dell’opportunità che ciascuno possa individualmente determinare un cambiamento dello stato delle cose, attribuendo, insomma, potere al singolo che si dissocia dal gruppo, si potrà immaginare quel riscatto per il quale io, il mio microfono e le mia pigne continueremo a lottare”.

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“Giancarlo Siani sarebbe ancora vivo se ci fosse stata

una coscienza diversa”Luca Abete inviato

di Striscia la notizianel corso di un'intervista

all'Osservatorio Ossigeno per l'informazione parla del cronista partenopeo

ucciso dai killer il 23 settembre 1985

Armato di microfono e pigne Luca Abete, inviato del Tg satirico, percorre la Campania in lungo e in largo a caccia

di ingiustizie. Ultimamente è stato aggredito e malmenato a San Rufo dal gestore ippico e all'ospedale San Gennaro

di Arnaldo Capezzuto

“Quando esco a registrare dei servizi so che può succedere di tutto. Non ignoro la delicatezza di certi argomenti e quanto possa dar fastidio vederli portati alla luce”

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La cronista messicana Cinthya Rodriguez della rivista Proceso invia un messaggio a Ossigeno

Drammatico appello: “Qui ammazzano i giornalisti,

vi scongiuro fatelo sapere”Sono Regina Martìnez, Esteban Rodriguez, Gabriel Huge e Guillermo Luna Varela. Il bilancio del 2012 conta già dieci vittime. Dal 2008 sono 42i cronisti messicani assassinati. L’impunità dei narcos.

di Alberto Spampinato

direttore di Ossigeno per l’Informazione, consigliere della Fnsi

“Quattro giornalisti assassinati in pochi giorni nello Stato di Veracruz. Continua in Messico il massacro di cittadini inermi e di giornalisti, la caccia e l’assassinio di chi non accetta la dittatura del silenzio imposta dai trafficanti di droga. Venerdì 27 aprile a Xalapa è stata uccisa Regina Martìnez, giornalista della rivista Proceso di Veracruz. Pochi giorni dopo, a Boca del Rio, sono stati trovati i corpi di altri tre giornalisti: Esteban Rodriguez, Gabriel Huge e Guillermo Luna Varela. I loro cadaveri smembrati erano in sacchi di plastica. C’era anche il corpo della compagna di Luna Varela”.

Il messaggio“…Il messaggio di Cinthya Rodriguez è arrivato ieri notte e non poteva essere più drammatico. “Aiutami. Mi trovo in Messico – ha scritto – e qui stanno succedendo delle cose orribili. Sabato scorso a Veracruz hanno ucciso una mia collega giornalista della rivista Proceso, per la quale scrivo anch’io. Si chiama Regina Martìnez. E’ stata strangolata a

casa sua e oggi, nello stesso Stato di Veracruz, hanno trovato i corpi di altri tre giornalisti. Qui in questo articolo si dice ancora che sono due, ma proprio adesso abbiamo saputo che sono tre, e c’è anche il corpo di un’altra persona, ma ancora non sappiamo se sia di un giornalista. In questo altro articolo dicono che prima di essere uccisi questi giornalisti sono stati torturati e mutilati”.

Cronisti torturati e mutilati“In questo Stato, governato dal dicembre del 2010 da Javier Duarte – aggiunge Cinthya Rodriguez -, sono stati uccisi almeno 11 giornalisti. Undici nell’arco di un anno e mezzo. Le vittime sono Miguel Ángel López Velasco, suo figlio, fotoreporter Miguel López Solana; Yolanda Ordaz, Noel López Olguin, Regina Martínez Pérez. Oltre i 3 di oggi. Aiutami a farlo sapere. Spero che tu possa diffondere la notizia sul sito di Ossigeno. Appena tornerò in Italia ne riparleremo”.

Uccisi undici giornalistiCara Cinthya, abbiamo diffuso la notizia nell'articolo di Matteo Finco (leggi http://www.ossigenoinformazione.it/?p=7287) e dobbiamo assolutamente parlarne ancora. Incontriamoci appena rientri in Italia. Dobbiamo fare assolutamente qualcosa anche qui. Dobbiamo riprendere alcune iniziative che hanno avuto un grande seguito fra i cittadini. Ricordi quando abbiamo diffuso insieme a Libera l’appello per la sicurezza di Anabel Hernandez minacciata di morte? E

quando ci hai raccontato la rabbia del poeta Javier Sicilia al quale i narcos hanno assassinato il giovane figlio facendone una delle quarantamila vittime degli ultimi quattro anni?

Cara Cinthya aiutaci a capire Cara Cinthya, aiutaci ancora a capire cosa accade nel tuo paese. Il Messico è lontano, ma il mondo è piccolo e sempre più interdipendente. Penso che anche in Italia ci sia molta emozione e preoccupazione per ciò che sta accadendo nel tuo paese. Cercheremo di fare qualcosa.

Chiediamo al Governo...Intanto chiediamo al nostro governo di fare sentire la sua vicinanza ai riformatori che vogliono rendere più efficace la legislazione antidroga e la possibilità di perseguire i crimini contro i giornalisti rendendo questi reati di competenza federale, dotando i cronisti di una più estesa protezione di polizia, con auto blindate e altri strumenti indispensabili in una terra in cui si combatte una guerra non dichiarata che fa trenta morti al giorno. Hai ragione, cara Cinthya, ciò che accade in Messico non è un problema solo del Messico. Dobbiamo aiutare il Messico a uscire da questa tragedia, dobbiamo aiutarlo a guarire al più presto da una infezione criminale che nessun cordone sanitario potrà tenere a lungo confinata nei vostri confini nazionali e perciò rischia di arrivare ovunque, fino a casa nostra.Consulta:www.ossigenoinformazione.it

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La denuncia

Staccate quella spina L'emittente Telejato rischia la chiusura

Mafiosi in festa e pronti a ritorsioni

Il 30 giugno, con il cosiddetto

“switch off” le televisioni comunitarie (circa 250 in tutta

Italia) verranno abolite. Lo ho deciso la legge di Stabilità del 2011, ma non

se n’è accorto nessuno, neanche dall’opposizione. La loro lunghezza d’onda è stata venduta alle reti di telefonia mobile. Il ministero dello Sviluppo Economico ha disposto il pagamento per tutte le lunghezze

d’onda del digitale terrestre, eccetto che per le tre reti RAI, per La 7, per Sky. Questo “dono” è stato chiamato

“beauty contest”, ma è difficile capire in che cosa consista il

concorso di bellezza: non certo nella scadente qualità di quello che queste

emittenti trasmettono. Il ministro Corrado Passera - ha scoperto il problema probabilmente anche

grazie a Telejato, che ha sollevato il caso con una petizione corredata da

tremila firme – ha recentemente dichiarato che il “beauty contest” sarà annullato e che le emittenti Mediaset, Sky e La 7 dovranno

gareggiare alla pari di altre.

icono che a giugno taglieranno la spina. Dicono che circa 200.000 persone

perderanno la loro voce. Dicono che queste sono le leggi del mercato, se non hai i soldi per comprarti un diritto non puoi neanche esercitare un dovere. Dicono che c’è un mare di gente che brinderà quando quella porta sarà chiusa. Dicono che va bene così, i provocatori devono essere isolati. Dicono che la mafia non esiste e se mai è esistita lo è stata solo perché c’era gente che raccontandola le dava importanza. Dicono che non bisogna disturbare il navigatore. Dicono che per andare in video bisogna avere un editore. Dicono che per avere un editore bisogna essere obbedienti. Dicono che non bisogna pensare male del trasformismo. Dicono che il patto con il diavolo non è poi così male basta farci l’abitudine. Dicono che per vivere bisogna andare porta a porta con il cappello in mano. Dicono che la politica “del bene” non può mai essere criticata. Dicono che gli affari sono affari e chi se ne fotte della libertà di informazione. Dicono che chi

D ha i baffi, parla in dialetto, si fa capire dalla gente, spiega le cose in modo semplice e macina chilometri, impreca, si incazza, ride, vive, sbatte il muso, suda, non dorme e vive di malox e sigarette non abbia diritto di considerarsi cronista. Dicono che chi mette la propria vita sul piatto della bilancia sia fesso. Dicono queste cose nel Belpaese.

Al festival di Perugia sfilano i big

Dicono queste cose mentre al Festival del Giornalismo di Perugia sfilano i big (reali e presunti) dell’informazione e si concede ennesimo spazio a chi spazio ne ha da decenni (2000 puntate non bastano?) facendo dell’informazione al servizio del potere farsa e inganno. Ma si sa, in un paese come questo mica si può pretendere che “la questione morale” riguardi anche a se stessi. Anime belle, fottiamocene allegramente di chi informazione la fa sul serio, senza una lira, sul campo, rischiando vita e coglioni per raccontare un frammento di realtà. E se poi lo fanno fuori – e ci hanno provato

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E' una piccola “roccaforte“ dell’informazione libera, trasmette da Partinico, vicino Palermo, epicentro di uno dei territori a più alta densità mafiosa. Direttore della “più piccola televisione del mondo, con il telegiornale più lungo del mondo” è Pino Maniaci, un omino con un paio di baffoni e con una telecamera ormai parte integrante del suo essere e vivere di Pietro Orsatti

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eccome se ci hanno provato – poi facciamo un bel premio di giornalismo o un osservatorio o un fiction da mandare in prima serata. In memoria di. Lo spettacolo deve continuare. Spettacolo. Conosco Pino Maniaci, e Patrizia, Letizia e Giovanni, da un bel po’ di anni. Mi onoro della loro amicizia. Con loro ho diviso risate e lacrime, paura e rischi, successi di un giorno e paure e difficoltà di anni.

In memoria di...

Con Pino mi sono trovato a scappare come un cretino in mezzo alla campagna per essere andato a filmare una delle tante stalle abusive dei Fardazza (se non sapete chi sono i Fardazza andate a guardarvi il capitolo “strage di Capaci” e “ala militare di Cosa nostra” su Wikipedia visto che ormai a questo contenitore avete delegato la memoria e la semplificazione), mi sono beccato minacce e intimidazioni, fatto chilometri, cercato tracce del fenomeno mafioso, raccontato pezzi di realtà, cagato sotto la notte dell’attentato del 17 luglio 2008. Cronista di razza Pino, di quelli dalle scarpe sfondate e dai peli

sullo stomaco. Uno che non molla. E infatti non ha mollato. Perfino quando l’ordine dei giornalisti siciliani (lo stesso che gli ha dato poi il tesserino da pubblicista dopo la colossale figura di merda che stava facendo) si fece parte in causa in un tentato processo nei suoi confronti per “esercizio abusivo della professione”. Uno che non ha mollato nonostante la fame, le minacce a lui e alla sua famiglia, amici e collaboratori. Uno che per azzittirlo lo dovresti strangolare per strada o fargli saltare in aria la macchina (e ci hanno provato infatti sia a strangolarlo che a fargli saltare per aria la macchina).

Telejato è lui

La televisione più piccola e rompicoglioni del mondo. Oggetto prezioso e delicato, seguito da più di 200.000 persone che senza saltare un giorno preferiscono il Tg di TeleJato ai programmi rassicuranti e politicamente allineati di Rai e Mediaset. Dove? In un triangolo di terra di Sicilia che va da Corleone a Castellammare del Golfo a Cinisi. Con al centro Partinico da dove va in onda. Vi devo spiegare che razza di

territorio è? Vi devo raccontare la storia di Cosa nostra dal 1943 in poi? Vi devo parlare di quanto sangue e dolore violenza quel territorio è stato attraversato? Spero di no. Se non sapete un cazzo di quello di cui sto parlando c’è sempre Wikipedia, di lei vi fidate, no? Bene Pino Manici a giugno chiuderà TeleJato. Una roba del genere, che dovrebbe essere tutelata e tenuta in vita da un Stato e da una comunità che abbiano un minimo di di dignità, verrà azzittita. Grazie a una leggina dal nome rassicurante di “Beauty contest” che mette all’asta tutte le frequenze televisive con una base di partenza irraggiungibile per un’emittente delle dimensioni di TeleJato. Perché nonostante le promesse di mantenere uno spazio (promessa fatta da questo governo) per le televisioni comunitarie (e questo è formalmente e nei fatti TeleJato) alla fine l’impegno non è stato mantenuto. E TeleJato chiuderà.

E Telejato chiuderà...

E parliamo di informazione? E parliamo di “paese moderno”? E parliamo di svolta morale? Alla fine i “piccioli”, in questa logica di riduzione della vita di una collettività a una conduzione meramente economica, vincono su tutti. I soldi non puzzano. Anzi, ormai siamo andati oltre. I soldi sono tutto. Tutto il resto è sacrificabile. Anzi, peggio, ignorabile.

Consulta:http://orsattipietro.wordpress.com/2012/04/27/beauty-contest-telejato-quando-leconomia-governa-la-vita-e-liberta/

http://www.facebook.com/pages/Comitato-Siamo-tutti-Telejato/268979743122840

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E' strano che i maggiori (presunti tali) e più seguiti giornalisti televisivi (Michele Santoro, Fabio Fazio, Gad Lerner, Marco Travaglio, Peter Gomez, Corrado Formigli, Giovanni Floris, Lilli Gruber, Roberto Saviano) non abbiano ancora preso una posizione sulla vicenda della televisione di Partinico e delle TV comunitarie in genere. Potrebbe darsi che, nel mare magnum delle vicende nazionali e della Legge sulle concessioni delle frequenze, possa essere sfuggito il destino riservato alle televisioni comunitarie ed in particolare ad una televisione di frontiera come TeleJato. Comitato “Siamo tutti TeleJato”

Da quando Telejato

è nel mirino della mafia si è alzato un muro di difesa. Questo muro

ha un nome: “Siamo tutti

Pino Maniaci”; l' obiettivo: “schierarsi,

con la propria faccia”;

un futuro: “unirsi e creare un network

informativo LIBERO.

Il silenzio dei colpevoli

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di Alessandro Migliaccio

Sfruttano il loro carisma innato e la loro abilità comunicativa per raggirare persone deboli e vulnerabili. Indossano un falso abito talare e si spacciano per sacerdoti : si presentano come dei santoni-guaritori. Vendono false speranze, rassicurano gli interlocutori trasmettendo fiducia e comprensione. Il popolo dei fedeli li ama e si affidano totalmente a loro. L'esercito degli imbonitori aumenta e preoccupa non poco la Chiesa. Il fenomeno dilaga e sembra essere senza controllo. Colpa anche la crisi economica che toglie ogni certezza e induce la gente ad aggrapparsi ad ogni appiglio possibile.

Sacerdoti improvvisatiFare il prete dovrebbe essere la naturale conseguenza di una vocazione, di un’illuminazione o di una “chiamata” ricevuta da Dio. Purtroppo, però, in Italia sempre più spesso ci sono persone che s’improvvisano sacerdoti e che vestono l’abito talare pur non essendo consacrati per ingannare una cerchia di persone, i quali diventano affezionati fedeli e permettono a questi furbacchioni di guadagnarsi un lauto stipendio mensile esentasse attraverso le loro offerte e donazioni spontanee. In tempo di crisi e con un governo che, attraverso l’inasprimento di tasse e sanzioni, deve far quadrare i conti, succede anche questo.

Segnalazioni alla Chiesa“Sono numerose, infatti, le segnalazioni giunte alla Chiesa di persone che, sulla scìa di figure carismatiche che negli anni si sono affermate come in grado di

compiere miracoli e leggere nel cuore e nella mente delle persone (vedi Padre Pio o Natuzza Evolo) cercano di sfruttare la fede di popolazioni fortemente credenti che vivono in piccoli centri urbani o paesi di campagna, per costruirsi un ruolo, un’identità sociale: quella della guida spirituale, del santone a cui rivolgersi per ottenere una grazia oppure una benedizione.

Offerte per le “missioni”Il tutto, ovviamente, prevede in modo più o meno velato, il pagamento di offerte e donazioni economiche per portare avanti la “missione” di questi falsi preti santoni oppure, in alcuni casi, per la costruzione del tempio in cui proseguire i riti religiosi e le benedizioni miracolose. Uno di questi

casi è quello che riguarda un uomo sulla cinquantina, che a Pollena Trocchia, sul Vesuvio, veste l’abito talare e dice messa in un casolare conosciuto come l’Oasi del Volto Santo accanto al quale vive in un appartamento con sua madre. Lui si fa chiamare “don Luigi” e ad ogni messa o benedizione miracolosa incassa offerte dalla cerchia di circa cento fedeli che lo segue con completa dedizione convinta che egli sia un vero sacerdote della Chiesa cattolica italiana e che abbia doti di guaritore.

“Don Luigi”, il guaritoreTant’è che gli stessi fedeli raccontano che “don Luigi è conosciuto in tutto il Sud Italia” e che “vengono a trovarlo persone dalla Puglia e dalla Calabria per le sue guarigioni e per i suoi esorcismi”. Eh si, perché, altro classico del finto prete guaritore è quello di essere in grado non solo di curare il corpo ma anche l’anima delle persone e di cacciare via Satana. Non a caso, nella stanza adiacente a quella in cui si svolgono le messe, la madre di don Luigi vende ai fedeli tutta una serie di prodotti e spezie che, dicono loro, tolgono il malocchio, allontanano le malelingue e curano i dolori alle ginocchia e alla testa. Uno di questi sali miracolosi, addirittura, se messo all’interno di un’automobile, sarebbe in grado di far evitare gli incidenti. I fedeli, inoltre, lasciano offerte sempre più consistenti per ricevere le benedizioni personali di don Luigi, il quale millanta di aver guarito moltissime persone

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L'inchiesta. Il mercato delle offerte e delle donazioni esentasse

La carica dei falsi preti fedeli raggirati con finti miracoli Il caso di “don Luigi” a Pollena Trocchia sul Vesuvio

IL FENOMENO

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da mali incurabili e soprattutto dall’infertilità. L’illusione si unisce alla fede in una visione mistica della vita in cui, di fronte alla disperazione e al dolore, ci si deve pur aggrappare a qualcosa per non perdere del tutto le speranze e la voglia di vivere. Le “gesta” di don Luigi del Volto Santo sono ben note ai carabinieri, che nel 1994 – come si legge in due articoli di Repubblica e Corriere della Sera – lo denunciarono ed arrestarono per usurpazione di titolo e possesso di armi. Nel casolare trasformato in chiesa, oltre ai prodotti miracolosi tra cui confetti in grado di far trovare l’anima gemella ai single, i militari trovarono cento milioni di lire nascosti in alcuni cuscini. Dopo quell’episodio, però, a distanza di più di venti anni, il falso prete è ancora al suo posto a vestire l’abito talare e a dire messa ai fedeli nonostante non sia autorizzato dalla Curia di Nola.

Non è l'unico impostoreMa don Luigi del Volto Santo non è l’unico falso prete finito sui giornali negli ultimi anni. Nel febbraio del 2010, a Secondigliano, quartiere napoletano, un finto prete venne ammanettato proprio mentre diceva confessava nella chiesa Sant’Antonio di Padova, davanti agli occhi increduli dei fedeli. E ancora: nel marzo del 2011, a Messina, un finto prete venne accoltellato da uno dei fedeli truffati che aveva scoperto che il falso sacerdote, approfittando della fiducia conquistata nelle persone, rubava soldi e gioielli dalle abitazioni dei fedeli che andava a trovare. Fingersi prete e fingersi santone è un escamotage utile per sbarcare il lunario e purtroppo i finti preti, specie in questo periodo di crisi economica, sono in aumento in Italia.

Non possiedono il “Celebret”Paradossalmente, mentre da un lato la Chiesa lamenta il continuo calo del numero di sacerdoti (il dato è sceso a 22mila), dall’altro è costretta a segnalare alle forze dell’ordine la presenza di falsi sacerdoti che senza alcuna autorizzazione svolgono tutte le funzioni concesse a chi possiede il “Celebret”, ovvero il tesserino che certifica che una persona, letteralmente, “può celebrare”. La truffa è ancora più grave se si considera che in ballo non ci sono solo i soldi delle offerte ma soprattutto la fede e la speranza di decine di persone di guarire da malattie devastanti.

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Come procurasi un abito da sacerdote? Basta andare sul sito web di eBay e digitare nella casella “cerca”, la parola chiave “talare”. Le offerte partono da 90 euro fino a raggiungere i 250 euro. Le vetrine on line che trattano questo tipo di articolo provengono in maggioranza da Stati Uniti, Grecia, Polonia, Regno Unito, Spagna e Canada.

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Mi capita di rado di ascoltare la radio, per un problema logistico non per intolleranza al mezzo, di misura, a mio avviso, migliore della Tv. Ebbene, incappo nella rubrica di uno pseudo mago residente - ipotizzo - alle falde del Vesuvio, un Amelio di disneyana memoria che, lungi dal volersi impossessare della famigerata numero uno, sembra essere solo in cerca di un modo creativo per sbarcare il lunario.

Il mago con voce suadente e convincente invita a chiamare al numero che inizia - guarda caso- con un prefisso speciale, per conoscere cosa riserverà il futuro. Con la fame di certezza che c’è in giro, un qualche malcapitato ingenuo che telefoni lo si trova ancora. La telefonata al costoso numero un semplice dettaglio, uno scotto minimo da pagare al cosa sarà. La musica mistica e soffusa, la voce del mago nasale e tracagnotta, la scarsità del linguaggio mi rendono curiosa e così porgo l'orecchio alla telefonata che si annuncia un corto reality sul filo made in Naples.

La telefonata

“Pronto?” “Ah, buongiorno, sono Giovanni Esposito (nome di fantasia) da Napoli.” La voce giovanile indica che i seguaci del mago non sono necessariamente le fasce più anziane, per definizione più deboli.“Ah, ciao.” La voce piatta. “Dimmi “...pausa ad effetto – “chi è Rosaria?”Dall'altro capo del filo silenzio : penso sia caduta la linea. Invece il ragazzo - imbarazzatissimo, nu fil 'e voce...“ehm...veramente, nun 'o saccio” “Come!” tuona la voce del mago -“Rosaria ! E Maria? Chi è” pausa, voce sommessa caritatevole, a richiamare l'immagine della Madonna. “Maria...?” Il silenzio è assai rumoroso, si sentono scariche nel microfono... “ma io non ho nessuna..” immaginò

il ragazzo rimpicciolirsi come il grande supermario Bros.“Pensaci!” Arituona 'o mago. E' questione di principio. Puteva mai sapè il mago che, nella casa di questo disgraziato, non c'erano nè Marie e nè Rosarie? Se ne trovano in ogni famiglia! Dove stanno più tutti questi bei nomi popolari di una volta? Mò si chiamano Martina, Federica, Giada.

Pensaci: Chi è Rosaria? Chi è Maria?

E' possibile fare il mago in queste condizioni? Questo nel frattempo era il mio retro-pensiero, sghignazzando alla vista della sfiga del povero mago. Non s'era aggiornato, poverino! “Beh..veramente...mò che ci penso ...ci sarebbe una lontana cugina di mia cognata che si chiama Maria...” scava che ti riscava, il poverino una Maria la trova. Giusto per non urtare la sensibilità maghesca. Vuoi vedere che ti influenza negativamente il destino?”Lo vedi? Io leggo.” La voce bassa, modulata, dolce, sembra quella da conversazione salottiera, quattro chiacchiere tra amici, con la consapevolezza di essere dalla parte del giusto. Eccerto: fa il mago. “Posso sapere come andrà il lavoro?” “Eh...” la voce del mago è tremula come il vento che accarezza le fronde degli alberi – “eh.....io lo sento e tu..tu...lo vedi?” Il cliente non risponde. Sta a telefono, che può vedere? Il mago imperterrito continua...

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Il mago o presunto tale con voce suadente invita a telefonare

Chi è Rosaria? E Maria? “Sento scracchie: è Lucifero”

Il racconto di Monica Capezzuto

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“Quello” immagino la mano con l'indice teso, vestito con camicione bianco, la voce nasal cavernosa, “è” pausa effetto, un thriller casereccio pane e pummarola, insomma “l'albero di lucifero!” La voce è alta, intensa; immagino un tintinnìo di bracciali e mani che si agitano impazzite.

Lucifero chi?

Dall’altro capo del telefono un silenzio respirato a malapena, le scariche nel telefono fortissime : disturbano ma aggiungono un certo pathos alla scena. tanto che mi sorge il dubbio che siano create ad arte. Bisognerebbe capire quest'albero di Lucifero che è. “Lucifero?” tremolante, una versione vocale alla Troisi prima maniera, ormai il guaglione sta collassando. Mi auguro solo che sia seduto. “Siiiiiiiiii, lucifero” ribadisce sadicamente il mago, convinto.

Molta energia negativa...

Le scariche nel microfono continuano ad intermittenza e disturbano non poco la conversazione e pure l'audio. “Vedo molta energia negativa attorno a te” sentenzia ancora il veggente, con la voce di chi è nel giusto e non teme contraddizioni. Il respiro dell'utente è flebile, come se assistesse in diretta audio alla propria condanna a morte.

Un' altra scarica più forte filtra attraverso gli altoparlanti. “Le senti?” la voce nasale tuona vibrante, lo immagino con entrambe le mani alzate e gli occhiali scuri da iettatore-” le senti?

Queste sono le scracchie!

Tutte queste scracchie sono l'energia negativa che passa attraverso il filo, sono le scracchie sotto l'albero di Lucifero! “Non prende neanche fiato,

il mago. Credo si sia accasciato, stremato dallo sforzo medianico. Anche il ragazzo non proferisce più parola e all’improvviso si sente il classico tututututu di linea caduta. Sembra il suono di un elettrocardiogramma piatto. L’ultimo respiro insomma. Il mago, perso un cliente, seraficamente invita gli altri a telefonare al numero speciale. “Le linee sono tornate libere” dice. Chissà invece cosa avrà pensato quel povero ragazzo, speranzoso in una risposta ai suoi se ma seppellito con tutto il suo futuro da scracchie ai piedi dell’albero di lucifero.

Senza 'e fessi...

Scuoto la testa e mi meraviglio ancora dell’arte di alcuni e dell’ ingenuità di altri. In fondo la realtà è che ognuno è artefice del proprio destino e se si aspettano aiuti dall’alto, è difficile costruire qualcosa di concreto. A ciascuno il suo, senza maghi né scracchie né alberi di Lucifero. A Napoli si dice : “Senza ’e fessi, nun campano i dritti.”

Quando si dice la saggezza popolare.© Riproduzione riservata

Il prossimo racconto a firma di Monica Capezzuto è

“Gente Distratta”

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Strage di Capaci: già 20 anni Giovanni Falcone, un eroe solo

Scusate, chi comanda a Napoli?osa è accaduto a Napoli negli ultimi 15 anni di emergenza rifiuti? Chi si è arricchito? Chi ha vinto, se ha

vinto? Chi ha perso, se ha perso? Spesso nel nostro paese i segreti vengono disvelati solo quando muoiono i protagonisti, e a volte nemmeno in quel momento. Ancora oggi non si comprende infatti perché dal 1995 al 2005 per un tempo così lungo non si sia fatto nulla, soprattutto durante l’amministrazione di Antonio Bassolino, per risolvere la crisi strutturale del ciclo integrato. A chi conveniva mantenere in piedi il carrozzone del commissariamento straordinario che faceva piovere soldoni

C nelle casse delle istituzioni che poi non reimpiegavano per rimettere in moto il sistema di smaltimento? Quali erano le connivenze con la criminalità organizzata che nel frattempo si arricchiva? E adesso cosa è cambiato, se veramente è cambiato qualcosa? Nel libro “Chi comanda a Napoli” (ed. Castelvecchi Rx, euro 12,50, pag, 181), Antonio Musella e Giuseppe Manzo, autori del manoscritto, cercano di rispondere ad alcuni di questi quesiti. Colpisce, però, l'avviso di copertina : “Con un' intervista esclusiva a Luigi De Magistris”. Insomma della serie : un libro di lotta e di governo.

l 23 maggio 1992: la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e tre

uomini della scorta, scosse l’Italia come un terremoto immane, segnando le coscienze e dimostrando l’urgenza di una reazione intransigente e senza tentennamenti contro la mafia, da parte delle istituzioni e della società civile. Da vent’anni Maria Falcone si dedica a mantener viva la memoria di suo fratello con un’ attività intensa che serva a tutti e ancora di più ai giovani, come educazione alla legalità. È un’ opera meritoria perché fu proprio grazie al lavoro di Giovanni che lo Stato trovò final-mente il modo per combattere con effi- cacia il fenomeno mafioso. Senza il suo intuito investigativo, la sua visione ampia e la determinazione assoluta, Cosa Nostra avrebbe potuto conti-nuare a dominare incontrastata. Eppure – come traspare nelle pagine drammatiche e struggenti di questo libro in cui Maria, affiancata dalla giovane giornalista esperta di mafia Francesca Barra, rievoca la vita di suo fratello – Giovanni Falcone si trovò molto spesso solo nel suo cammino. Solo quando insinuarono che si prendeva troppa confidenza con Buscetta.

I Solo quando i diari di Chinnici, ucciso da poco tempo, furono utilizzati per gettare ombre sul suo operato. Solo quando fu costretto a «mettere i piedi sul sangue del mio amico più caro», Ninni Cassarà. Solo quando si scatenò il dibattito contro i «professionisti dell’antimafia». Solo quando, al pensionamento di Antonino Caponnetto, fu di fatto decretata la fine del pool antimafia in cui avevano lavorato lui e Borsellino. Solo

quando era stimato negli Stati Uniti, molto meno in Italia. Solo quando qualcuno disse che l’attentato all’Addaura se l’era organizzato lui stesso. Solo quando l’amico Leoluca Orlando gli volse le spalle. Solo quando non faceva mai trapelare la paura, nemmeno ai familiari. E poi fu sempre solo perché rinunciò a una vita normale, tanto da doversi spesso tenere a distanza dall’adorata moglie Francesca. Ma il destino, in una delle rare occasioni in cui si erano concessi di stare soli in macchina li ha colpiti sotto la

violenza di una strage immane. Dopo tutto questo, Giovanni Falcone è oggi indubitabilmente un grande eroe italiano, riconosciuto come tale nel mondo. Il suo metodo rivoluzionario ha cambiato la nostra storia, il suo esempio le nostre coscienze.☺

Risate anticamorracon “Casa Esposito”

i può ridere della camorra? Pare di si. Sono arrivati gli Esposito! Il rione Sanità, dove è nato il principe della risata Totò, è uno dei più

affascinanti e misteriosi di Napoli. Qui vive, con la sua famiglia allargata, Tonino Esposito, orfano di un boss della camorra. Tonino riceve dal clan un sussidio mensile e potrebbe vivere di rendita. Invece si intestardisce a voler imitare le gesta paterne, senza riuscirvi. Perché è goffo, sfigato, arruffone, incapace di difendersi: un antieroe (nella camorra non ci sono eroi) tragicomico e decadente, che tra incubi e visioni, ingenuità e imbranataggini, ne combina di tutti i colori. In un mix esilarante tra i Cesaroni e i Soprano, uno spac-cato divertente e allo stesso tempo crudele della Napoli contemporanea, città dalle mille contraddizioni e dalle tante difficol-tà, capace però di non perdere mai la speranza per un futuro migliore. Per la prima volta, il lato ridicolo di una famiglia di malavitosi e quando utilizza un linguaggio semplice ma così vivido e colorato che fa assomigliare la storia a una serie di scatti fotografici. “Benvenuti in casa Esposito. Le avventure tragicomiche di una famiglia camorrista”, è il primo romanzo di Pino Imperatore (Giunti editore, pagg. 272, € 10,00), che dopo una serie di racconti minori ma di grande successo ha fatto quest'anno il suo debutto con un romanzo originale e solo apparentemente di puro disimpegno. ☺

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