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L’EDITORIALE Q originale puntando sul lavoro · 2009. 6. 8. · uando nel XIX secolo nacquero le...

Date post: 11-Oct-2020
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Q uando nel XIX secolo nacquero le prime cooperative di consumo, la globalizzazione era termine ancora sconosciuto. I princìpi costitutivi della cooperazione, la mutualità, la solidarietà, i valori sociali segnarono la storia del paese grazie alla diffusione della miriade di piccole e medie cooperative. Molte di quelle cooperative, con il corso degli anni, sono cresciute, sono nati i primi supermercati, poi gli Ipercoop, la Cooperazione è entrata a far parte delle cittadelle del consumo, i grandi centri commerciali, che hanno ridisegnato gran parte delle nostre periferie, oltreché le abitudini dei consumatori. Il settore distributivo è entrato nell’era della globalizzazione, dovendo cimentarsi con sfide impegnative, quanto quelle che hanno messo alla prova altri settori trainanti dell’economia e del tessuto produttivo italiano. La Coop si è difesa bene, anzi, meglio delle grandi catene distributive, consolidando il primato di maggior azienda distributiva in Italia e a capitale interamente italiano. Quante volte, davanti a questi templi del consumo, immersi nello sciame dei carrelli della spesa e nel formicaio delle automobili in cerca di un improbabile parcheggio, ci siamo chiesti quanto sia rimasto dell’antica radice culturale e sociale che ha originato il movimento cooperativo.A porselo sono anche i lavoratori delle Coop che, parafrasando il famoso spot, intendono chiarire che la Coop siamo anche noi! Sarebbe un grave errore, infatti, di fronte alle sfide che la cooperazione è chiamata ad affrontare, mettere in contrapposizione gli interessi dei soci e quelli dei lavoratori. Per i dipendenti il marchio Coop deve rappresentare un valore aggiunto anche nelle relazioni sindacali, perché valorizzare la partecipazione, il confronto, la contrattazione, il protagonismo delle rappresentanze sindacali è una risorsa dell’impresa cooperativa. E’ stato così nel secolo di storia che abbiamo alle spalle. Lo è ancora per la Coop del terzo millennio? Franco Martini Segretario generale Filcams Cgil L’EDITORIALE Roberta Manieri P er chi, come noi, è sempre più convinto che il settore del consumo e il sistema distributivo italiano deve essere investito da profonde trasformazioni, per guardare oltre la soglia della semplice sopravvivenza alla crisi, il mondo della cooperazione e il sindacato presente nel mondo della cooperazione rappresentano un punto di riferimento importante. È anche vero che il sindacato ha sempre guardato con occhi e cuore diversi alla cooperazione, vera e propria costola del movimento operaio. Le sue radici, la sua storia, la cultura politica e sociale che la pervade è la storia di tanti di noi e anche per questo verso l’impresa cooperativa siamo spesso più esigenti nel rivendicare politiche virtuose, che abbiano al centro la qualità del lavoro e dell’impresa. Questa è anche la ragione per la quale, dentro la crisi che stiamo vivendo, riteniamo che dal sistema cooperativo possano venire risposte avanzate. Una crisi di tali proporzioni pone due problemi: il primo, come starvi dentro, limitando i danni, sul piano occupazionale e su quello delle condizioni economiche e sociali delle persone; il secondo, come uscirne, con quali nuovi equilibri, dal momento che difficilmente si può immaginare che tutto resterà come prima, dal punto di vista dell’orientamento dei consumi e degli stili di vita. In che modo il sistema della cooperazione può rispondere a queste problematiche, come può farlo, ispirandosi e difendendo i valori fondativi della cooperazione e, quando richiesto, avendo il coraggio di favorire al proprio interno le necessarie trasformazioni? Se la manifestazione più immediata della crisi è la crescita della divaricazione sociale, accompagnata dalla caduta del potere d’acquisto delle famiglie, una delle risposte più concrete, in grado di parlare alla condizione sociale della gente, va individuata nella politica dei prezzi. Qui la Cooperazione può fare la differenza! In questi mesi di crisi è cresciuta l’idea, nelle più importanti catene distributive, che il modo per restare competitivi, e quindi favorire prezzi competitivi, sia quello di liberalizzare al massimo le aperture, a partire dalle domeniche, per arrivare anche alle altre festività, fino a poco tempo fa considerate sacre, come il 25 aprile e il 1° Maggio. Noi sappiamo che occorre ben altro per rendere competitiva la grande distribuzione italiana, rispetto ai competitori europei. Ma il sistema della cooperazione ha dalla sua un valore aggiunto, che risiede proprio nelle ragioni della propria esistenza e che fanno della responsabilità sociale il terreno sul quale, appunto, fare la differenza. Il sindacato chiede che questo terreno venga esaltato proprio in questo periodo di crisi, evitando un ripiegamento verso soluzioni organizzative sbagliate, inadeguate, come quella delle liberalizzazioni delle aperture. Dobbiamo dare atto alla Cooperazione di importanti interventi, attuati e in programma, sul fronte sociale. Il tema dell’etica è stato da sempre punto cardine dell’impresa cooperativa e la Coop è stata la prima azienda europea L’ATTIVO DEI DELEGATI C’era una volta la Coop 25 maggio, Bologna. Ore 10.30. Il segretario generale Franco Martini apre l’attivo nazionale dei delegati Coop. La sala è piena, più di 150 delegati da tutta Italia hanno risposto con entusiasmo a questo appuntamento che vuole essere di introduzione al convegno di Firenze del 4 giugno, titolato “Ma la Coop sei ancora tu?”. In un momento di crisi in cui ripensare il sistema distributivo italiano diventa fondamentale per far sì che questo periodo possa essere un’occasione per sviluppare nuove idee e nuovi modelli di consumo, l’attenzione va anche al settore della cooperazione, al quale la segreteria nazionale Filcams ha voluto dedicare uno spazio per confrontarsi, riflettere e presentare proposte concrete. “Convinti del ruolo e della funzione che l’impresa cooperativa deve svolgere in questa fase della vita economica e sociale del nostro paese, la nostra iniziativa – spiega Martini – ha l’obiettivo di combattere le criticità ed esaltare le positività di questo sistema, convinti che le potenzialità siano molto più ampie delle contraddizioni.” L’invito è quello di sviluppare un autonomo progetto politico e sindacale, individuare proposte e soluzioni alla crisi che puntino sulle peculiarità della cooperazione, quali la responsabilità sociale e la partecipazione, tenendo comunque conto della concorrenza reale, agguerrita e spietata. Il discorso del segretario viene seguito con attenzione e interesse. La platea gli dedica tre applausi:il primo sulla troppa importanza che viene attribuita alle aperture domenicali dei centri commerciali, dimenticando spesso che SEGUE A PAGINA 2 SEGUE A PAGINA 2 I.R. al numero 22/2009 di Rassegna Sindacale ANNO I / N. 3 L’IMPRESA COOPERATIVA E LA SFIDA DELLA CRISI Una risposta originale puntando sul lavoro Altro che liberalizzazione delle aperture.Il terreno sul quale fare la differenza è proprio quello della partecipazione Terziario03.qxp 29-05-09 12:31 Pagina 6
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Page 1: L’EDITORIALE Q originale puntando sul lavoro · 2009. 6. 8. · uando nel XIX secolo nacquero le prime cooperative di consumo,la globalizzazione era termine ancora sconosciuto.I

QQuando nel XIX secolo nacquero leprime cooperative di consumo, la

globalizzazione era termine ancorasconosciuto. I princìpi costitutivi dellacooperazione, la mutualità, la solidarietà, ivalori sociali segnarono la storia del paesegrazie alla diffusione della miriade di piccole e medie cooperative.Molte di quelle cooperative,con il corso degli anni, sono cresciute,sono nati i primisupermercati,poi gli Ipercoop, laCooperazione è entrata a far parte dellecittadelle del consumo, i grandi centricommerciali, che hanno ridisegnato granparte delle nostre periferie,oltreché leabitudini dei consumatori. Il settore distributivoè entrato nell’era della globalizzazione,dovendo cimentarsi con sfide impegnative,quanto quelle che hanno messo alla provaaltri settori trainanti dell’economia e deltessuto produttivo italiano.La Coop si è difesa bene,anzi,meglio delle grandi catene distributive,consolidandoil primato di maggior azienda distributiva inItalia e a capitale interamente italiano.Quante volte,davanti a questi templi delconsumo, immersi nello sciame dei carrellidella spesa e nel formicaio delle automobili incerca di un improbabile parcheggio,ci siamochiesti quanto sia rimasto dell’antica radiceculturale e sociale che ha originato ilmovimento cooperativo.A porselo sono anchei lavoratori delle Coop che,parafrasando ilfamoso spot, intendono chiarire che la Coopsiamo anche noi! Sarebbe un grave errore,infatti, di fronte alle sfide che la cooperazioneè chiamata ad affrontare,mettere incontrapposizione gli interessi dei soci e quellidei lavoratori.Per i dipendenti il marchio Coopdeve rappresentare un valore aggiunto anchenelle relazioni sindacali,perché valorizzare lapartecipazione, il confronto, la contrattazione,il protagonismo delle rappresentanzesindacali è una risorsa dell’impresacooperativa.E’ stato così nel secolo di storiache abbiamo alle spalle.Lo è ancora per laCoop del terzo millennio?

Franco MartiniSegretario generale Filcams Cgil

L’EDITORIALE

Roberta Manieri

P er chi, come noi, è sempre piùconvinto che il settore delconsumo e il sistema

distributivo italiano deve essereinvestito da profonde trasformazioni,per guardare oltre la soglia dellasemplice sopravvivenza alla crisi, ilmondo della cooperazione e ilsindacato presente nel mondo dellacooperazione rappresentano un puntodi riferimento importante.È anche vero che il sindacato ha sempreguardato con occhi e cuore diversi allacooperazione, vera e propria costola delmovimento operaio. Le sue radici, la suastoria, la cultura politica e sociale che lapervade è la storia di tanti di noi eanche per questo verso l’impresacooperativa siamo spesso più esigentinel rivendicare politiche virtuose, cheabbiano al centro la qualità del lavoro edell’impresa.Questa è anche la ragione per la quale,dentro la crisi che stiamo vivendo,riteniamo che dal sistema cooperativopossano venire risposte avanzate.Una crisi di tali proporzioni pone dueproblemi: il primo, come starvi dentro,limitando i danni, sul pianooccupazionale e su quello dellecondizioni economiche e sociali dellepersone; il secondo, come uscirne, conquali nuovi equilibri, dal momento chedifficilmente si può immaginare chetutto resterà come prima, dal punto divista dell’orientamento dei consumi edegli stili di vita.In che modo il sistema dellacooperazione può rispondere a questeproblematiche, come può farlo,ispirandosi e difendendo i valorifondativi della cooperazione e, quandorichiesto, avendo il coraggio di favorireal proprio interno le necessarietrasformazioni?Se la manifestazione più immediatadella crisi è la crescita delladivaricazione sociale, accompagnatadalla caduta del potere d’acquisto delle

famiglie, una delle risposte piùconcrete, in grado di parlare allacondizione sociale della gente, vaindividuata nella politica dei prezzi. Quila Cooperazione può fare la differenza!In questi mesi di crisi è cresciuta l’idea,nelle più importanti catene distributive,che il modo per restare competitivi, equindi favorire prezzi competitivi, siaquello di liberalizzare al massimo leaperture, a partire dalle domeniche, perarrivare anche alle altre festività, fino apoco tempo fa considerate sacre, comeil 25 aprile e il 1° Maggio.Noi sappiamo che occorre ben altro perrendere competitiva la grandedistribuzione italiana, rispetto aicompetitori europei.Ma il sistema della cooperazione ha

dalla sua un valore aggiunto, che risiedeproprio nelle ragioni della propriaesistenza e che fanno dellaresponsabilità sociale il terreno sulquale, appunto, fare la differenza.Il sindacato chiede che questo terrenovenga esaltato proprio in questoperiodo di crisi, evitando unripiegamento verso soluzioniorganizzative sbagliate, inadeguate,come quella delle liberalizzazioni delleaperture.Dobbiamo dare atto alla Cooperazionedi importanti interventi, attuati e inprogramma, sul fronte sociale. Il temadell’etica è stato da sempre puntocardine dell’impresa cooperativa e laCoop è stata la prima azienda europea

L’ATTIVO DEI DELEGATI

C’era una volta la Coop 25maggio, Bologna. Ore

10.30. Il segretario generaleFranco Martini apre l’attivo

nazionale dei delegati Coop.La sala è piena, più di 150 delegati datutta Italia hanno risposto conentusiasmo a questo appuntamento chevuole essere di introduzione alconvegno di Firenze del 4 giugno,titolato “Ma la Coop sei ancora tu?”.In un momento di crisi in cui ripensareil sistema distributivo italiano diventafondamentale per far sì che questoperiodo possa essere un’occasione persviluppare nuove idee e nuovi modellidi consumo, l’attenzione va anche alsettore della cooperazione, al quale lasegreteria nazionale Filcams ha volutodedicare uno spazio per confrontarsi,riflettere e presentare proposteconcrete. “Convinti del ruolo e dellafunzione che l’impresa cooperativa deve

svolgere in questa fase della vitaeconomica e sociale del nostro paese, lanostra iniziativa – spiega Martini – hal’obiettivo di combattere le criticità edesaltare le positività di questo sistema,convinti che le potenzialità siano moltopiù ampie delle contraddizioni.”L’invito è quello di sviluppare unautonomo progetto politico e sindacale,individuare proposte e soluzioni allacrisi che puntino sulle peculiarità dellacooperazione, quali la responsabilitàsociale e la partecipazione, tenendocomunque conto della concorrenzareale, agguerrita e spietata.Il discorso del segretario viene seguitocon attenzione e interesse. La platea glidedica tre applausi:il primo sulla troppaimportanza che viene attribuita alleaperture domenicali dei centricommerciali, dimenticando spesso che

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ANNO I / N. 3

L’IMPRESA COOPERATIVA E LA SFIDA DELLA CRISI

Una risposta originalepuntando sul lavoroAltro che liberalizzazione delle aperture.Il terreno sul quale fare la differenza è proprio quello della partecipazione

Terziario03.qxp 29-05-09 12:31 Pagina 6

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tale modalità organizzativapotrebbe riguardare anche

musei e centri culturali; il secondo sulruolo del sindacato nella cooperazione,indispensabile per realizzare soluzioniinnovative condivise; il terzo sul titolodel prossimo convegno “Ma la Coop seiancora tu?”. Una sfida che il sindacatovuole lanciare per sollecitare unariflessione costruttiva sulla qualità dellepolitiche settoriali e delle relazionisindacali, affinché i valori caratteristicidella cooperazione non vadano persi.L’intervento di Martini è seguito daquelli dei delegati, tanti, appassionati,critici, a tratti polemici. Tutti, comunque,manifestano un forte attaccamento aquesto mondo, tutti si sentono parte diuna famiglia che ora però li trascura,dedicando più spazio ai soci e allepolitiche economiche di sviluppo.Puntando più all’esterno che all’interno.“Le coop hanno abbandonato le lorofinalità sociali per adeguarsi alla grandedistribuzione e integrarsi al regime dimercato, rigettando quei valorimutualistici che le avevanocaratterizzate nel passato”. È il pensierodi Sabina Vesce della Coop Estense,che dichiara da subito che saràpolemica, perché il suo obiettivo èdenunciare i cambiamenti di un’impresache vanta un’etica ineccepibile ma nelconcreto dimostra, con le sue scelte,una scarsa attenzione al lavoratore.Aperture domenicali, contratti basati sulcontenimento salariale esull’introduzione di ulteriori flessibilità,nonché la proposta inaccettabile delsalario di merito (o discriminatorio,come verrà definito da qualcuno inseguito) hanno portato negli anni a unindiscutibile peggioramento dellecondizioni di lavoro.Cristina Ronco dell’Iper di Novaraconcorda: “Sta scadendo il rapporto coni lavoratori, le relazioni sindacali sonoandate peggiorando, si sono frantumatee disgregate, anche perché noi negliultimi anni siamo rimasti senza un veroprogetto strategico e politico. Nelterritorio di Novara – spiega Cristina –c’è difficoltà a creare le relazionisindacali, da un lato perché non c’èstoria e coscienza sindacale, dall’altroperché abbiamo dato troppo spazio,lasciatemelo dire, a questa ‘non piùcooperativa’ ma impresa, che vuole staresul mercato sfruttando la forza lavoro”.È per questo che Sandra Salvadoridell’Unicoop Firenze sostiene lanecessità di rinnovare le relazionisindacali e la qualità degli accordi fatti,perché durante la contrattazione disecondo livello si dia importanza allaconsultazione referendaria del pareredei lavoratori, per non lasciarli in manoall’azienda.“È necessario definire una linea comunedi condotta da tenere nei confronti dellacooperativa” afferma Roberta Gattodella Coop Adriatica.Dagli interventi dei delegati sipercepisce un malessere generale,un’insoddisfazione per il deteriorarsi

della qualità lavorativa, e il rammaricoper il fatto che a causare tutto questosiano proprio le cooperative diconsumo, che stanno perdendo i valoricon cui sono nate, “un involucro benconfezionato che si svuota di contenutiprogressivamente” dice Elena Salvaranidella Coop Nordest.“In passato – racconta Mario Iacovelli,da trent’anni in Unicoop Tirreno –lavorare nella Coop significava lavorarein un sistema di valori condiviso. Illavoratore contribuiva a portare avantiuna logica di impresa, si sentivacoinvolto e motivato”.Daniele Giurleo dell’ Iperliguria diceche quando ha iniziato a lavorare “eraun momento di crisi in cui si lavoravagratuitamente per aiutare la cooperativain difficoltà. Poi piano piano tutto ècambiato”.Per molti di loro, lavoratori Coop datanti anni, che si riconoscevano nel“marchio” e si sentivano parte di unafamiglia, questi cambiamenti sonodavvero come ferite.Per loro l’apertura del negozio il 25aprile e il Primo Maggio è una questionemorale, come racconta quasi inorriditaAlida De Luca della Coop AdriaticaVittorio Veneto: “Noi a Vittorio Veneto il25 aprile non abbiamo aperto perché ilcontratto integrativo lo vieta. Ma per laclasse dirigente è banalmente soloquesto il motivo, dimenticando cheVittorio Veneto è la città premiata con lamedaglia d’oro alla resistenza”.“La contraddizione è nella dirigenza –sostiene Fabio Fantini della Coop diFirenze –. Rispetto agli altri negozi, peresempio, in un ipermercato nato comeSpa c’è una formazione diversa, unapproccio dirigenziale che tende alrisultato commerciale, e in fase dicontrattazione mi ritrovo a confrontarmicon chi neanche riesce a capire lenostre esigenze”.

Le politiche sono esclusivamente afavore dei soci e dell’esterno “ma ipilastri della Coop sono tre – diceEmanuele Landi dell’Ipercoop –:i lavoratori, i soci e quelli chemomentaneamente sono alla dirigenza“.Alla fine, tutti contenti della possibilitàdi questo incontro e della proposta delsegretario generale di farlo diventare unappuntamento annuale di confronto edi individuazione di proposte concreteper una gestione alternativa del lavoro.Nonostante il disagio manifestato e ilmalcontento per i cambiamenti, infatti,c’è la rabbia e la voglia di continuare alottare, perché un spiraglio si intravede,come ha raccontato Alessandro De PauCoop Lombardia, dove la Filcams haascoltato le esigenze dei lavoratori perinserirle all’interno della piattaforma peril rinnovo del contratto integrativo.Tuttavia c’è bisogno di una propostache diventi un progetto concreto permodificare flussi e tendenze troppodiverse dal passato, che trascurano ivalori fondanti della cooperazione.“Ma la Coop sei ancora tu? Ce lochiediamo tutti da un po’” concludeLaura dell’Iper di Afragola, Napoli.“Il messaggio è chiaro tra di noi –conclude Martini – non siamo contro laCoop anzi siamo per la Coop, siamo afavore della Coop. Ma vogliamo essereascoltati, la Coop siamo anche noi.Dobbiamo aprire una fase nuova, unafase in cui non venga trascurato il puntodi vista del lavoratore, in cui controalcuni pregiudizi dirigenziali mettiamoin campo il merito. Il merito di come siorganizza un negozio, di come siorganizza un processo lavorativo,di come si mette in discussione ladignità del lavoro, soprattutto quando la dignità del lavoro è donna.La rappresentanza sindacale può farebene alla cooperazione. Siamo qui per impostare un lavoro.” R. Ma.

ad aver ottenuto lacertificazione SA 8000. La

responsabilità sociale è tema cheorienta gran parte delle attività delleimprese Cooperative, in particolare sualcune problematiche, cherappresentano per noi terreniimportanti per affermare un’idea diversadi sviluppo del consumo, ispirata allasostenibilità sociale e ambientale.Innanzitutto il tema della salute e dellaqualità del consumo, attraverso uncontrollo su tutta la filiera, una garanziasuperiore agli standard previsti dalleleggi, un impegno forte nel commercioequo-solidale, una tolleranza zero sugliorganismi geneticamente modificati.In secondo luogo, il tema dell’ambientee del territorio. Qui, addirittura, gli scopiche appartengono da sempre allamissione della cooperazione incrocianole principali sfide dello sviluppocontemporaneo, rendendoassolutamente attuali le ragioni delleimprese cooperative. Il rispetto delterritorio e la compatibilità ambientaledei nuovi insediamenti; il controllo dellepolitiche agricole, il principio diprecauzione applicato agli organismigeneticamente modificati (come possibili

produttori di mutazioni ambientali); lariduzione degli imballaggi, la raccoltadei materiali nocivi, la diffusione deiprodotti biodegradabili.Se tutto il settore del consumo èchiamato a misurarsi con l’insieme diqueste problematiche, contribuendo afare della crisi un’opportunità, occorreavere un’idea diversa di assetto delladistribuzione italiana, della grande e diquella meno grande. E avere un’idea dicome dovrebbe essere fuori dalla crisi.La nostra opinione è che uno sviluppotendente a polarizzare le strutturedistributive sempre più verso i grandiformati sia socialmente insostenibile.Noi crediamo che la cooperazionedebba ripensare gli indirizzi del propriosviluppo, provando a smarcarsidall’ondata prevalente, che guarda auno sviluppo a senso unico dei grandiformati distributivi, per non smarrire lapeculiarità del sistema cooperativo,quella di dare una risposta ai bisogni diconsumo, anche là dove la grandedistribuzione non può arrivare.Ma la diversità Coop deve comunquemisurarsi con le caratteristiche dellacrisi e con il mercato degli agguerriticompetitori, con la consapevolezza che

una esperienza nata nel XIX secolodeve poter riproporre le proprie finalitàsociali rileggendo la propria storia, leproprie tradizioni consolidate, ledimensioni dello sviluppo realizzato nelcorso di questi decenni, a partire dallapropria struttura e dal suo rapporto colterritorio.In questo, un contributoimportante può venire da positiverelazioni sindacali, dall’esercizio di unacontrattazione in grado di coniugaretutele dei lavoratori e necessità delleimprese cooperative.I risultati ottenuti in materia distabilizzazione dei rapporti di lavoro,vanno decisamente sottolineati, datoche la crisi di questi mesi dimostra cheproprio questo è il punto più difficiledel rapporto con la grandedistribuzione.Naturalmente, questa scelta deve esserevalorizzata e non fatta vivere come unhandicap, come una tassa in più che lacooperazione paga, indicando quellastrada quale l’unica in grado di offrireuna risposta avanzata alla crisi, quelladella valorizzazione del capitale umano,della risorsa professionale,dell’investimento sul fattore umano,contro la destrutturazione del lavoro.

...ma la coop sei ancora tu?

Le risposte

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L’attivo dei delegatiDALLA PRIMA C’era una volta la Coop

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L’impresa cooperativa e la sfida della crisiDALLA PRIMA Una risposta originale, puntando sul lavoro

MARIO IACOVELLIUnicoop TirrenoLa Coop non siamo più noi da molto tempo.Si sono persi i valori che erano alla basedella cooperazione,le motivazioni chespingevano i consumatori a muoversi dallaperiferia per venire a fare acquisti allaCoop.Ma soprattutto certi valori non hannopiù una rappresentanza politica,lacooperazione ha meno forza e prevalgono ivalori aziendali e commerciali.

PAOLO BALDERESCHI Unicoop FirenzeSe la domanda è riferita ai clienti,la risposta è sì.Se riferita ai lavoratori,invece,la risposta è in dubbio.Le Coop devono sciogliere un nodo.Il lavoratore contribuisce ancora alla vitadella cooperativa? È ancora un valoreaggiunto? Il lavoratore coop non era unsemplice dipendente.Aveva dei valori,eracoinvolto.Ora,forse,questi valori vengonosfruttati solo per presentarsi sul mercato.

VINCENZO BEVILACQUACoop lombardiaDobbiamo essere ancora noi.La coop deve continuare a distinguersi,ma c’è bisogno di un maggiorcoinvolgimento dei lavoratori permigliorare la qualità del lavoro.I valori ci sono ancora.

CINZIA DEL BIANCOIpercoop MontecatiniDal punto di vista ideologico si,ma lagestione dei lavoratori è troppo improntataa una visione aziendalistica.Capisco cheanche la Coop deve rincorrere il mercato,ma serve più attenzione al lavoratore.

LUANA DI TUOROIper di AfragolaLo spero.Ma ammetto che io non mi ciriconosco,lavoro in un’azienda,non in unacooperativa,dove dovrebbero emergere ivalori,il lato umano.Prima mi sentivo unaprivilegiata a lavorare qui,ora è una cosaben diversa

IGOR MAGNICoop LiguriaSiamo sempre un po’meno “noi”.Se è vero che le finalità sociali ancora cisono,è anche vero che molto è cambiato.I rapporti della cooperativa con i lavoratori e i sindacati non sono più buoni.

MARISA PECERECoop AdriaticaSi la coop sono ancora io.Certo in questo momento è più difficile,èpiù complesso,perché per essere ancoraCoop bisogna reinventarsi.Ma è possibile,la fatica non deve spaventarci.

MATTIA FONTANELLACoop AdriaticaLa Coop sono io.Partecipare si può.Costruire delle alleanze e condividere èancora possibile.L’opinione pubblica èforte,non si può non tenere conto delconfronto.

SABRINA VESCECoop AdriaticaIl dubbio c’è.Ogni territorio ha le suepeculiarità,il deterioramento non è per tutti.Ma nella nostra realtà c’è stato un peggioramento delle condizionilavorative.È diminuita anche lapartecipazione al destino della coop:non c’è più il coinvolgimento dei lavoratori,ma soprattutto,cosa ben più grave,non c’è più la volontà di condividere.

GIANCARLO PALLINIUnicoop TirrenoSi,in Toscana,almeno.Forse perché è il territorio di nascita della cooperazione,ma i valori esistono e sono sempre forti.Indubbiamente c’è una maggiore tendenza verso il mondo aziendale e a causa della competizione si perdonoalcune sfaccettature rispetto al passato.Ma è sempre come una famiglia,unafamiglia che cresce e ha più difficoltà aseguire tutti i suoi componenti.

FABIO FANTINI Unicoop FirenzeÈ una risposta un po’in bilico.C’è parecchia differenza tra Coop e Coop in giro per Italia.Il rinnovamento del gruppo dirigente ha fatto perdere un po’il senso delle cooperative.Nonostante tutto l’Unicoop Firenze ancora sidistingue rispetto alle altre,anche se c’èmolta attenzione verso i socie e spesso ilavoratori vengono dimenticati.

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L e grandi cooperativein Italia sono nove ecoprono tutto ilterritorio nazionale:

Coop Liguria, CoopLombardia, Novacoop(Piemonte); Coop Adriatica(Veneto, Marche,Abruzzo eBologna), Coop ConsumatoriNordest (parte dell’EmiliaRomagna e Veneto), CoopEstense (Emilia Romagna ePuglia); Coop Centro Italia(Umbria e L’Aquila), UnicoopFirenze, Unicoop Tirreno(Toscana, Lazio e Campania).Più di 50.000 dipendenti di cuiil 69% donne, circa 6 milioni disoci e quasi 1.400 puntivendita tra ipermercati,supermercati, discount e puntivendita di piccole e mediecooperative. Numeriimportanti che fanno dellaCoop il principale attore delsettore grande distribuzioneitaliana.La Filcams ha all’attivo 25.000iscritti, quasi cioè la metà deidipendenti di tutta Italia.Con questo biglietto da visita lerelazioni sindacali in Coopdovrebbero esprimere ilmeglio di sé: da una parte unaazienda solida, dall’altra unsindacato forte e radicato. Ineffetti, il livello di diffusionedella contrattazione di secondolivello è alto, con la presenza diaccordi aziendali in tutte lecooperative. Nel corso deglianni la contrattazione hagarantito ai lavoratoricondizioni economiche enormative significativamentesuperiori alla media dellagrande distribuzione privata.Nell’ultimo rinnovocontrattuale si è evitata laspaccatura registrata conConfcommercio e ciò harappresentato indubbiamenteun elemento positivo nelcontesto sindacale, pur con leinevitabili sofferenze su alcunipunti del Ccnl. Importante, tragli altri, è stato il risultato avutosulla stabilizzazione del lavoro.A seguito della normativaprevista dal contrattonazionale si è stabilita, infatti,la trasformazione a contratto atempo indeterminato dei circa1.000 lavoratori a termine per iquali stavano per scadere i 36mesi.Negli ultimi anni, lacontrattazione ha dovutomisurarsi con i processi diomologazione della grandedistribuzione, indotti dallosviluppo a senso unico delmercato dei grandi formati,con la cooperazioneimpegnata a misurarsi con gliagguerriti competitori privati.Già il contratto nazionale hadovuto tentare laregolarizzazione di unapratica, non certo virtuosa,sempre più in uso, quella delleesternalizzazioni (appalti,terziarizzazioni), acquisendodiritti alle informazionipreventive per i lavoratoriinteressati. Ma è il tema dellaflessibilità, poi, quello sulquale la contrattazione disecondo livello si esercita dipiù e sul quale l’impresacooperativa tende adavvicinare i propri modelliorganizzativi a quelli deiconcorrenti: flessibilitàdell’orario, riposi giornalieri esettimanali, lavoro domenicale,part-time e contratti a termine.

Su questi terreni il confrontonegoziale con le Coop non èmai stato una “passeggiata”,perché ognuno, naturalmente,fa il proprio mestiere: le Coopquello di tutelare gli interessidell’impresa, il sindacato,quelli dei lavoratori. Maquando si contratta, quando cisi confronta, l’accordo alla finesi trova sempre e con buonasoddisfazione delle parti. Iproblemi nascono quando lapratica del confronto vieneabbandonata o mortificata. Letensioni principali, sul frontedei rapporti sindacali, chevanno caratterizzando alcunerealtà aziendali e territoriali,nascono proprio da qui,dall’idea che l’organizzazionedel lavoro sia ambito esclusivodell’azienda.Il sindacato, nella realtàcooperativa, viene spessocriticato per eccesso diconservatorismo. Ma non ècosì, noi non rinunciamo ametterci in gioco, nonrinunciamo a guardare dentronoi stessi, a interrogarci sulla

necessità di evolvere gli stessinostri approcci, per capirequali siano le nuove esigenzeposte dalle evoluzioni delsettore distributivo di questianni. Ma ciò non può venirestrumentalizzato. C’èflessibilità e flessibilità! Forse èvero che dobbiamo saperguardare di più a una tutelauniversale di chi lavora nellacooperazione, evitandocontrapposizioni tra vecchi enuovi lavoratori. Ma non cipare una grande sceltainnovativa, moderna – come inqualche cooperativa pareprevalere – quella di inseguirela via dei rapporti individualitra impresa e lavoratore, chehanno quale effetto proprioquello di rompere la solidarietàinterna, che è ingredienteindispensabile per farfunzionare al megliol’ingranaggio produttivodell’azienda stessa. Il salariolegato al merito individuale –ad esempio – sa molto diantico, non perché lameritocrazia rappresenti un

disvalore, al contrario. Inquesto caso, però, cometestimoniano le realtà nellequali questa suggestione vaprendendo campo, l’ipotesiappare più come il tentativo diimboccare una scorciatoiarispetto alla strada maestra,quella della concertazione deimodelli organizzativi.In definitiva, la contrattazionenon è difficile per il meritodelle questioni, quanto, per lepratiche adottate. Contrattare,oggi, di fronte alle enormidifficoltà poste in essere dallacrisi e dalle grandi sfide dellaglobalizzazione è pratica diresponsabilità e di maturità.Proprio per questorappresenta una risorsa ancheper l’impresa. Chi lavora daanni in una impresa acquisisceun patrimonio di competenzeche appartiene innanz ituttoall’azienda stessa, che devesapientemente valorizzare.Pensare che il sindacatorappresenti un’altra cosa,quindi, è meglio fare senza, olo stretto indispensabile, èvisione di corto respiro e discarsa prospettiva.Anche suquesto terreno lacooperazione può fare ladifferenza, a partire dallavalorizzazione dellacontrattazione aziendale, dicui si sono riempiti tanteprolusioni sociologiche ealtrettanti modelli separatisulla riforma contrattuale, mache alla prova dei fatti rischiadi essere mortificata ovanificata dalla passiva presad’atto delle leggi di unmercato in crisi e non delprotagonismo di chi quelmercato cerca di cambiarlo, inmeglio, per le aziende e perchi ci lavora. F.M.

Un passo avanti, dueindietro? Parafrasando unfamoso saggio di Lenin,speriamo non sia questa laconclusione della sceltameridionalista dellacooperazione e, più in generale,della grande distribuzione. Ilpasso avanti è l’opportunitàrappresentata dal Sud per iprogrammi di sviluppo delleCoop, che già da anni vedeimpegnata la cooperazione inimportanti regioni, quali laPuglia, la Campania, la Sicilia,la Sardegna. I due passi indietropotrebbero essere per le areeinteressate dagli investimenti eper le stesse cooperative delcentro-nord, protagoniste di talisviluppi, a fronte delle difficoltàche tali scelte incontrerebbero.Il caso Campania è unpericoloso campanellod’allarme ed al tempo stessouna chiave di lettura di quanto lamancata programmazione nelsettore distributivo possa dareluogo a calcoli sbagliati, quandoil parametro prioritario assuntoè quello dello sviluppo deigrandi formati. In Campania laCoop ha continuato ad aprireIpernegozi, quandocaratteristiche socio-economiche dei territoriinteressati ed insediamentidistributivi già esistenti avrebbeconsigliato scelte più congruealle caratteristiche dei bacinid’utenza interessati.Oggi siamo a fare i conti conl’effetto boomerang. Lacooperazione cerca di evitaredanni peggiori alle aziende chehanno promosso gliinvestimenti, cedendo a privati ipunti di vendita in perdita; ilavoratori pagano il prezzo dellariduzione dei posti di lavoro odel loro mantenimento, incambio di una parte dei dirittiacquisiti, con le inevitabili ecomprensibilissimeconseguenze in termini ditensioni sociali.L’avevo detto? Non serve oggirecriminare, ma imparare lalezione. Il sindacato non servesolo nel momento in cui occorregestire le conseguenze. Ilconfronto preventivo sulle sceltedi sviluppo, oltre ad essere undiritto sancito dal contratto, èinteresse delle aziendecooperative. Un sindacato che siconfronta è una risorsa in piùper l’impresa, non una noiosapratica burocratica,possibilmente da scansare.

LA CAMPANIA

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LA CONTRATTAZIONE

Quando si negoziaun accordo si trovaI problemi nascono quando la pratica del confronto viene abbandonata

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TESI

“I sola delle casse”è un progetto digestione

dell’orario di lavoro: lelavoratrici, raggruppate inpiccole unità chiamate isole,possono decidere in manieraautonoma l’organizzazionedei propri turnicoordinandosi tra di loro.L’adesione è individuale evolontaria, i gruppi sonoesclusivamente composti dacassiere, quindi tutte donne,e sono costituiti cercando diunire persone concaratteristiche ed esigenzediverse.Si tratta di un sistema checonsente alle lavoratrici,disponibili a ruotare su turni,di ritagliarsi il tempo per ipropri impegni personali;allo stesso tempo l’aziendapuò evitare vuoti esovrapposizioni di orario efavorire un clima aziendalepiù sereno.Ogni “isola” ha adisposizione un tabellonecreato ad hoc dove vengonovisualizzati i bisogni e leesigenze della cooperativa(curve di carico); le cassiereesprimono le proprie

preferenze posizionandodelle pedine magnetiche sui turni di lavoro prescelti el’animatrice, una cassieraeletta dal gruppo, controllala copertura degli orari everifica la necessità diapportare eventualimodifiche.In questo modo ognilavoratrice conosce i propriturni di lavoro con largoanticipo e può organizzare eprogrammare meglio lapropria vita privata.È necessario però che lelavoratrici tengano sottocontrollo il loro monte ore:alcune settimane infattipotrebbero avere un orarioinferiore o superiore a quello previsto; ildisavanzo viene accumulatoin una sorta di banca deltempo, chiamata “calza delleore”, che periodicamentedeve essere azzerata.Il sistema delle Isole è nato nel 2000 e si è diffusopian piano in diversecooperative: è una soluzioneche, se ben organizzata, puòportare benefici sia allelavoratrici che all’azienda, intermini di soddisfazione e

produttività, favorendo lapresenza delle donne nelmondo del lavoro.Un’importante opportunitàper chi deve gestire casa efamiglia, una modalitàorganizzativa che permetteuna pianificazione a lungotermine evitando spesso larichiesta di permessi e ferie,con notevoli beneficieconomici.Più solidarietà tra colleghe,incremento dellaproduttività, minoreassenteismo e personale più soddisfatto:un’esperienza positiva che,tuttavia, non sempre è statagestita bene, e che si smontafacilmente se lapartecipazione dellelavoratrici non è alta,se la dirigenza intervieneeccessivamente conlimitazioni e cambiamenti o,come in alcuni casi, se lacrisi si intromette e spingeverso soluzioni diverse.Ma se la crisi già crea disagie malumore, non sarebbeun’idea più saggiamantenere quelle soluzioniche almeno in partefavoriscono chi lavora?

L’ESPERIENZA DI AUTOGESTIONE ALLE CASSE

L’isola delle donne

...ma la coop sei ancora tu?

Terziario03.qxp 29-05-09 12:31 Pagina 3

Page 4: L’EDITORIALE Q originale puntando sul lavoro · 2009. 6. 8. · uando nel XIX secolo nacquero le prime cooperative di consumo,la globalizzazione era termine ancora sconosciuto.I

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Si accende una nuova era.

Eliminiamo le lampadine

a incandescenzaCoop, in anticipo di un anno rispetto alle indicazioni di

legge,elimina le lampadine a incandescenza dai propri

scaffali entro il 2009 e le sostituisce con lampade a

risparmio energetico.Una scelta di rispetto ambientale che eviterà

di immettere in atmosfera 120.000 tonnellate di CO2

all’anno,ma anche una scelta che farà risparmiare

soci e consumatori sulla bolletta elettrica,visto

che le lampade a basso impatto hanno

una durata di vita da 6 a 10 volte maggiore.

Cambieresti “Cambieresti?”, che sta per Consumi,AMBIEnte,Risparmio

Energetico e STIli di vita, è un progetto sviluppato con l’obiettivo di

sensibilizzarei cittadini e di far abbracciare loro il verbo della

sostenibilità.Sperimentato, con ottimi risultati, dal 2004 a Venezia ora

il progetto si sta estendo anche ad altre realtà, tra queste Casalecchio

di Reno.Quattro gli ambiti in cui intervenire, rifiuti, risparmio

energetico, alimentazione e mobilità sostenibile per diffondere

semplici e buone pratiche alle 100-150 famiglie volontarie e a tutta la

cittadinanza.Con l’aiuto di Coop Adriatica che,oltre a fornire a tutte le

famiglie partecipanti all’iniziativa kit di riduttori di flusso (che

consentono un risparmio fino al 40% di acqua) e una lampada a

basso consumo, renderà il supermercato di Casalecchio un

“baricentro” della informazione sulla sostenibilità, lo riempirà di

prodotti tipici locali e biologici e aprirà punti per la raccolta di prodotti,

per esempio le confezioni tetrapak, che generalmente

non vengono differenziati.

Distributori ricariche Dal 2006,Unicoop Firenze e Unicoop Tirreno si sono dotatiin via sperimentale di sistemi di distribuzione automaticadi detersivi. Il consumatore fornito di un flaconeriutilizzabile da un litro ha la possibilità di acquistare diversiprodotti di detergenza contenuti in appositi “dispenser”allocati nei punti vendita.Tale iniziativa riveste una tripliceimportanza: riduzione degli sprechi e,quindi,dell’impattoambientale,un risparmio monetario per il consumatore e mantiene viva l’attenzione del consumatore sull’impatto ambientale.

Lo shopper degradabile Al fine di ridurre il loro peso e quindi l’incidenza sui rifiuti di circa il 40%, Coop sostituisce le tradizionali buste per la spesa con uno shopper in plastica degradabile. Si tratta di un saccoprodotto a partire da polimeri plastici convenzionali, conl’aggiunta di uno speciale composto che ne accelera in modocontrollato la degradazione completa senza alcun rilascionell’ambiente di sostanze nocive per l’uomo e l’ecosistema. Ilprocesso di degradazione, che ha inizio a un anno e mezzodalla produzione del manufatto e che si completa nell’arcodi tre anni, garantisce l’eliminazione sistemticadall’ambiente di diverse migliaia di quintalidi plastica all’anno, a parità di resistenza,di prezzo, di capacità.

Educazione al consumo consapevoleL’educazione al consumo consapevole è una

delle attività distintive di Coop. Il coinvolgimento

attivo dei ragazzi avviene nelle aule scolastiche

ma anche nei punti vendita, super e ipermercati,

che divengono così veri e propri laboratori formativi

e didattici. I temi centrali sono le merci e i consumi,

quei prodotti che le persone, in particolare bambini

e ragazzi,desiderano e acquistano,hanno acquistato

e vorrebbero acquistare, il loro rapporto con

i consumi e l’immaginario che di essi si nutre.

3.000 scuole interessate,più di 200.000

studenti coinvolti con la collaborazione

di 400 punti vendita.

Ogm, conoscenza e prudenza,la posizione di Coop Coop ha anche deciso di sottoporre il proprio sistema di garanzieall’esame di un "occhio esterno" indipendente e qualificato,ottenendo,da due enti di certificazione, il riconoscimento relativoall’assenza di mais, soia e loro derivati geneticamente modificati, siaper i prodotti a marchio Coop, cioè 300 prodotti contenenti soia omais e loro derivati, sia per le filiere animali a marchio Coop, circa 19milioni fra bovini, suini, avicoli e 2.300 tonnellate di pesced’allevamento. Inoltre Coop sviluppa progetti di filiera con laproduzione primaria attraverso i cosiddetti "patti con l’agricoltura italiana", con lo scopo di aumentare i volumi e la stabilità della relazione in cambio di efficienza.

Uno sportello per l’ambiente Dalla fine di aprile sarà allestito presso il Centro di orientamento un info-pointdello Sportello provinciale Energie rinnovabili e Risparmio energetico alla Coopdi Sestri Ponente. Lo sportello fornisce informazioni sugli impianti a energiada fonti rinnovabili (solare termico, fotovoltaico,minieolico,miniidroelettrico,biomasse,geotermia), introduce gli utenti ai temi del risparmio e dell’efficienzaenergetica e garantisce loro un supporto tecnico alle decisioni nella valutazionecosti-benefici per la realizzazione degli impianti; inoltre fornisce un servizio di assistenza tecnico-fiscale per cittadini, imprese e associazioniinteressati a conoscere gli incentivi fiscali, le agevolazioni e i contributi europei, statali e regionali.

Risparmia le energieIl progetto “Risparmia le energie” è un’importante e articolata campagna di informazione e sensibilizzazione sui temi del risparmio e dell’efficienzaenergetica che si inserisce in una serie di iniziative che Coop ha messo in atto per contrastare le minacce dei cambiamenti climatici. Si tratta di un progetto rivoltoai soci e consumatori attraverso la selezione, su basevolontaria, di 1.500 famiglie che, attraverso uno specificopercorso di formazione, potranno acquisire gli strumentiteorici e tecnici necessari per incidere concretamente sui propri consumi. Durante un intero anno le famigliecoinvolte potranno utilizzare il sito dedicato al progetto per dialogare tra loro e confrontarsi con gli esperti sui temi del risparmio energetico per poter capire come trasformare le proprie abitudini e mettere in atto buone pratiche in tema di risparmio energetico.

Un Giovane Appennino

di Energia

“Un Giovane Appennino di Energia”, realizzato

dal distretto sociale Coop di Castelnovo ne’ Monti, è

volto alla diffusione tra i giovani dell’Appennino

reggiano della cultura del risparmio energetico e

delle fonti energetiche rinnovabili. I destinatari della

formazione qualificata sono stati 25, 100 i

partecipanti alle visite guidate al Parco nazionale di

Succiso e al borgo antico di Cecciola, 700 le

famiglie destinatarie del kit per il risparmio

energetico e idrico, oltre 2.000 i partecipanti ai

momenti formativi e ai convegni organizzati, come

la festa Coop consumatori Nordest sul tema

“Ambiente e fonti energetiche alternative e

rinnovabili”, che ha accolto più

di 500 partecipanti da molte regioni.

Inserto mensile d’informazione della Filcams CgilVia L.Serra,31,00153 Roma, tel.06/5885102 e-mail:[email protected]

A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionaleTel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail:[email protected]

Hanno collaborato: Claudio Dossi,Dalida Angelini,Rocco Campa,Lori Carlini,Luigi Coppini,Delegati Filcams Coop,Mattia Fontanella,Marisa Pecere

Rassegna SindacaleSettimanale della Cgil

Direttore responsabile Paolo Serventi Longhi

Grafica e impaginazioneMassimiliano Acerra, Ilaria Longo

EditoreEdit.Coop.società cooperativa di giornalisti,Via dei Frentani 4/a,00185 RomaIscritta al reg.naz.Stampa al n.4556 del 24/2/94

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StampaStabilimento Grafico Editoriale Fratelli Spada Spa,Via Lucrezia Romana,60 Ciampino,RomaChiuso in tipografia lunedì 1 giugno,ore 13

GLOSSARIO

Art.45 della Costituzione Ita-liana. Il valore sociale della coope-razione ha trovato riconoscimento nel-la Costituzione Repubblicana, nella qua-le risulta fondamentale la tutela dei di-ritti sociali e il ruolo di rilievo delle clas-si lavoratrici nella vita politica e socia-le della nazione.In questo senso l’articolo 1 recita che“L’Italia è una repubblica fondata sullavoro ”, ed in questo contesto si inse-riscono il riconoscimento del valoresociale della cooperazione e il dovereda parte dello Stato di promuoverne efavorirne l’incremento, assicurando-ne il carattere e la finalità;come espres-so nell’articolo 45:“La Repubblica ri-conosce la funzione sociale della coo-perazione a carattere di mutualità esenza fini di speculazione privata. Lalegge ne promuove e favorisce l’incre-mento con i mezzi più idonei e ne assi-cura, con gli opportuni controlli, il ca-rattere e le finalità”.

ANCC - Associazione Nazio-nale delle Cooperative diConsumatori. Le Cooperative diConsumatori sono associate, a livellonazionale, a Legacoop e all’Associazio-ne nazionale Cooperative di Consuma-tori, Ancc-Coop, alla quale corrispon-dono nel territorio le tre associazioni di-strettuali:Distretto Adriatico, DistrettoTirrenico, Distretto Nordovest, che han-no funzioni di coordinamento e promo-zione.La Legacoop ha una funzione dirappresentanza dell’intero movimentocooperativo aderente.Oltre a questo sioccupa anche della vigilanza interna,con l’obiettivo di verificare la naturamutualistica delle Cooperative ed il ri-spetto del modello legale stabilito dal-la legislazione civilistica e speciale.Inparticolare, Ancc è responsabile dellaregia complessiva del sistema: attra-verso i propri organi, ha il compito didefinire la strategia comune e di detta-re gli indirizzi generali di intervento.

Coop Italia - Consorzio nazio-nale per gli acquisti e le po-litiche di marketing. Coop Ita-lia è la centrale di marketing del siste-ma, il luogo centrale in cui nascono evengono attuate le politiche commer-ciali, sulla base della delega delle Coo-perative che prendono parte alle deci-sioni partecipando al CdA del Consor-zio, nonché a commissioni e gruppi dilavoro attivati per l’elaborazione deglispecifici progetti.Coop Italia opera co-me centrale di acquisti del sistema edè il punto di sviluppo e presidio del Pro-dotto a Marchio.Il Consorzio ha un’or-ganizzazione per canale (Ipermercatoe Supermercato).L’attività di Coop Ita-lia si esprime in tre aree fondamentali:il sistema delle garanzie e della sicu-rezza da offrire al socio ed al consuma-tore in generale; il sistema delle econo-mie dell’intera filiera commerciale,l’intero complesso di attività di promo-zione e comunicazione commerciale.

Il Fotovoltaico Gli impianti fotovoltaici sono impianti che trasformanol’energia solare direttamente in energia elettrica.L’energia solare è una fonte rinnovabile e l’energiaelettrica così prodotta si definisce “pulita”,ovvero a “emissioni zero”,senza consumo di petrolio.Coop ha installato i primi pannelli nel supermercato di Ponte a Greve in provincia di Firenze. Il ricorso al fotovoltaico, fino a questo momento,permette alle strutture Coop di integrare l’energia proveniente dalla rete,garantendo una riduzione dei consumi.Attualmente sono 6 le strutture sulle quali sono applicatipannelli fotovoltaici che,complessivamente,nel 2007 hanno prodotto un totale

di 565,6 MWh,per una potenza installata di 1.320 kWp,pari a 24.900 tonnellate di CO2 non immesse in atmosfera.

Alimenta il tuo benessere Kit didatticoUna campagna di promozione di buone abitudini alimentarie di sano movimento, un kit didattico destinato al mondodella scuola così da dar vita a specifiche iniziative sultema. Percorsi didattici, laboratori che le insegnantipossono realizzare in autonomia nelle proprie classi.Alimenta il tuo benessere - Dalla colazione al sonno,passando per movimento e divertimento - IlMerendometro: l'ora della merenda -Il decalogo per crescere sani, sono solo alcuni dei percorsi proposti dalla Coop alle insegnanti.

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