L’End of Waste dei rifiuti inerti
Position Paper
1. PREMESSA
Per attuare l’economia circolare in vari settori industriali e soprattutto nell’edilizia è
necessaria l’emanazione di uno strumento normativo che vada a regolamentare il settore
del recupero dei rifiuti inerti con particolare riferimento alla cessazione della qualifica di
rifiuto.
Gli operatori del recupero hanno necessità di regole certe perché nel quadro normativo
attuale sono presenti ampi spazi di interpretazione che possono comportare gravissime
conseguenze (contenziosi civili, blocco dell’attività, sequestro degli impianti, avvio di
procedimenti penali) anche per gli imprenditori più attenti e coscienziosi.
Le autorizzazioni oggi a disposizione dei recuperatori sono di due tipi: semplificate ed
ordinarie, ma mentre il regime semplificato è codificato (DM 5/2/98 e smi), quello
ordinario non si basa su standard e regole comuni, in quanto esse variano da regione e
regione, talora da provincia a provincia.
Il DM 5/2/98 è generico, superato tecnicamente, mal si adatta al recupero dei rifiuti inerti
e non può e non deve rappresentare un riferimento per le riforme che il settore richiede.
Nel presente documento, gli operatori del settore del recupero dei rifiuti inerti sintetizzano
i loro problemi quotidiani e propongono delle possibili soluzioni.
2. GLI AGGREGATI RICICLATI E ARTIFICIALI
I materiali prodotti dagli impianti di recupero dei rifiuti inerti sono denominati sulla base
delle definizioni delle norme tecniche CEN “aggregati”.
Essi a loro volta si distinguono in riciclati ed artificiali (o industriali) a seconda della
tipologia rifiuti che ha dato loro origine.
La definizione di ognuno di essi è pertanto la seguente:
Aggregato: Materiale granulare utilizzato nelle costruzioni. Gli aggregati possono essere
naturali, artificiali o riciclati.
Aggregato riciclato: Aggregato risultante dalla lavorazione di materiale inorganico
precedentemente utilizzato nelle costruzioni.
Aggregato artificiale: Aggregato di origine minerale derivante da un processo industriale
che implica una modificazione termica o di altro tipo.
3. CODICI EER DEI RIFIUTI DA RECUPERARE
Gli impianti di recupero, autorizzati sia con procedura ordinaria sia con procedura
semplificata, possono ricevere una notevole quantità di rifiuti che hanno la caratteristica
comune di avere una natura inerte (sono rifiuti inerti quelli che non subiscono alcuna
trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. I rifiuti inerti non si dissolvono,
non bruciano nè sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono
biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali
da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana).
Non è interesse degli operatori ricevere rifiuti di altra natura e qualora vengano autorizzati
a ricevere rifiuti che sono caratterizzati da un codice EER generico (ad esempio 170904
o 191209) o attribuito per questioni amministrative in casi di eventi calamitosi come
terremoti o alluvioni (200301 o 200399), la frazione accettata (e talvolta autorizzata) è
limitata a quella inerte.
Un elenco abbastanza completo dei codici attinenti al settore del recupero dei rifiuti inerti
è riportato in All. 1, nel quale si ripercorre anche l’intero schema di flusso per raggiungere
l’End of Waste.
4. LE REGOLE DELL’END OF WASTE (EOW)
Ai sensi dell'art. 184-ter Dlgs 152/06, un rifiuto cessa di essere tale, quando è stato
sottoposto a un'operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il
riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni:
a) la sostanza o l'oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;
b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
c) la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la
normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
d) l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto non porterà a impatti complessivi negativi
sull'ambiente o sulla salute umana.
Nel caso della produzione di aggregati per le costruzioni (inclusi quelli dedicati a usi non
strutturali come riempimenti e colmate) le prime tre condizioni sono soddisfatte in modo
inequivocabile al momento in cui il produttore effettua la marcatura CE sulla base delle
norme tecniche europee armonizzate (CEN).
Anche nel caso della produzione di materie prime da utilizzare in processi industriali (ad
esempio l’industria della ceramica, del laterizio, del cemento, etc.) i prodotti riciclati
saranno conformi agli standard esistenti applicabili a tali materiali o, qualora non
esistenti, alle specifiche tecniche fissate dai clienti che determineranno le condizioni per
il raggiungimento dell’EoW dal punto di vista tecnico.
Più problematico è fissare delle regole per soddisfare la condizione d), cioè quella relativa
alla preservazione della salute umana e dell’ambiente.
Gli operatori del settore ritengono che le modalità per valutare gli impatti oggi presenti
nella normativa sul recupero dei rifiuti (DM 5/2/98 e smi) non siano idonei al settore dei
rifiuti inerti (si ricorda infatti che non solo il DM 5/2/98 fa riferimento alle sole procedure
semplificate, ma per di più prevede un unico test per valutare l’impatto sulla salute
dell’uomo e sull’ambiente che va indirettamente a limitare la presenza negli aggregati di
elementi costituenti dei rifiuti originari) e sia pertanto necessario rifarsi alla definizione
di EoW presente nelle norme e ragionare ex-novo sull’opportunità di mantenere limiti
alla cessione sui materiali o inserire nuovi criteri e/o metodi di misura.
Esistono inoltre diverse problematiche legate sia alla metodologia di esecuzione dei test
sia alla preparazione di campioni rappresentativi (di cui si dirà approfonditamente nel
seguito), che rendono molto complesso fissare un criterio affidabile e ripetibile.
Per tale ragione gli operatori cercano di applicare sistemi di qualità, con i relativi controlli,
per tutelarsi dal rischio di non raggiungere le condizioni di EoW al termine del processo
di recupero.
Poiché il problema è comune a tutti gli operatori europei è utile allora fare riferimento al
Protocollo di gestione dei rifiuti da C&D pubblicato dalla Commissione Europea (All. 2)
che indica proprio come per ovviare al problema del campionamento e della sua
scarsissima rappresentatività sia consigliato l’inserimento di diversi momenti di controllo
del processo di recupero (prima di accettare i rifiuti in impianto mediante audit
predemolizione e piani di gestione dei rifiuti presenti, durante l’omologa, durante il
processo, sui prodotti di recupero).
Infine sembra logico per fissare le condizioni di EoW dei prodotti da immettere sul
mercato mantenere l’impostazione delle norme europee armonizzate sugli aggregati, che
sono emanate per le loro diverse tipologie d’uso.
In tal modo i requisiti tecnici saranno garantiti dalla marcatura CE (o dal soddisfacimento
delle specifiche tecniche fornite dai clienti per i semilavorati) mentre i requisiti ambientali
dovranno essere fissati proprio in funzione delle modalità d’uso degli aggregati, che
potranno impattare sulle diverse matrici ambientali in modo completamente diverso.
È ad esempio necessario distinguere i materiali per riempimenti/rimodellazioni
paesaggistiche/colmatazioni da quelli dedicati al mondo delle costruzioni.
Sul primo uso i criteri di EoW di carattere ambientale devono essere più stringenti (per
questi usi non strutturali i criteri di EoW sulle caratteristiche fisico-meccaniche si
limitano alla granulometria) e laddove i nuovi prodotti siano costituiti anche da rifiuti
originati dagli scavi o con componente terrosa rilevante (EER 17.05.04, EER 20.03.01,
EER 20.03.99) si ritiene opportuno e logico inserire limiti alla concentrazione delle
sostanze inquinanti e fare riferimento, in presenza di frazioni fini (0÷2 mm), ai limiti
validi per i suoli presenti nella Tab. 1, All. 5 della Parte IV del D.Lgs. 152/06.
5. CRITICITÀ RILEVATE DAI GESTORI DEGLI IMPIANTI
Gli operatori chiedono che la norma specifica del settore che verrà emanata tenga presenti
le criticità che essi incontrano nella gestione quotidiana degli impianti e tenda al loro
superamento attraverso soluzioni ragionevoli ed efficaci, frutto dell’esperienza operativa.
Nel seguito si riporta quindi un elenco delle principali problematiche con una proposta di
soluzione.
In All. 1 si riporta infine lo schema di flusso del processo che deve portare al
raggiungimento dell’EoW dei vari prodotti da immettere sul mercato.
Criticità rilevate dai gestori degli impianti di trattamento dei rifiuti inerti
nel processo per il raggiungimento dell’End of Waste
Accettazione dei rifiuti in
ingresso
Trattamento in impianto
Caratterizzazione dei prodotti
Stoccaggio
Ambientale Tecnica
Codici EER autorizzati
Utilizzo
Criticità 1 Limitazione dei codici già
autorizzati
Criticità 3 - Rappresentatività dei campioni;
- Impatto sulla salute e sull’ambiente;
- Parametri da ricercare;
- Presenza di frammenti di cemento amianto
Criticità 4 Tracciabilità dei lotti di produzione
Criticità 5 Garanzia della qualità ambientale
per le specifiche destinazioni d’uso
Criticità 2 - Rappresentatività dei campioni;
- Caratterizzazioni delle piccole quantità.
Criticità 1: Limitazione dei codici EER già autorizzati
PROBLEMA
L’eliminazione, nel futuro Decreto di EoW, di codici EER già presenti nelle
autorizzazioni delle attività di recupero (e quindi attualmente recuperati con
l’introduzione nel mercato di prodotti conformi alle norme tecniche per i diversi
impieghi) impedirebbe l’accettazione di quei rifiuti e conseguentemente imporrebbe
come unica soluzione il loro smaltimento in discarica.
PROPOSTA DI SOLUZIONE
La lista dei codici EER ammessi alla produzione di aggregati riciclati nel Decreto deve
essere più ampia possibile in quanto l’accettazione del singolo rifiuto ai processi di
recupero deve seguire un criterio di tipo merceologico (limitando eventualmente alla sola
frazione inerte alcune codifiche EER).
Esistono tipologie particolari di rifiuti, caratterizzati da un codice EER generico (ad
esempio 170904 o 191209) o attribuito per questioni amministrative in casi di eventi
calamitosi come terremoti o alluvioni (200301 o 200399), che devono essere ammessi
alla produzione di aggregati riciclati inserendo eventualmente una limitazione alla sola
componente inerte.
Un altro grave problema che attanaglia molte città è costituito dai rifiuti inerti abbandonati
e interrati. Anche in questo caso, quando le caratteristiche chimico fisiche lo consentano,
essi devono essere ricompresi nell’elenco per non fissare il loro destino obbligatoriamente
alla discarica.
Criticità 2: Accettazione dei rifiuti in ingresso
Il prelievo dei campioni e la loro rappresentatività
PROBLEMA
Impossibilità di avere campioni rappresentativi sia dei rifiuti in ingresso sia dei prodotti
in uscita a causa della loro estrema eterogeneità, con la conseguenza che i metodi di prova
presentano una scarsissima precisione (grado di concordanza tra risultati di prova
mutuamente indipendenti ottenuti nelle condizioni stabilite - UNI ISO 5725-1) ed i
risultati non sono ripetibili anche all’interno dello stesso lotto di produzione.
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Inserire diversi momenti di controllo di qualità nell’intero processo di recupero in modo
da cercare di prequalificare i rifiuti in ingresso sulla base della loro tipologia ed origine.
Non basare la valutazione sui risultati ottenuti da un singolo test condotto su un singolo
campione, ma impiegare un approccio statistico in cui i controlli siano basati su più prove
e le valutazioni consentano anche un superamento dei limiti, purché rapportato ad un
significativo numero di prove aventi esito positivo.
Le stesse frequenze di prova potrebbero essere legate alla costanza dei risultati ottenuti.
Caratterizzazione delle piccole quantità
PROBLEMA
Esiste una impossibilità pratica di caratterizzare analiticamente piccole quantità (1÷10 t)
di rifiuti da conferire agli impianti di recupero in quanto il costo delle analisi chimiche è
molto superiore al costo del conferimento.
Peraltro alcuni codici EER possono invece andare direttamente in discarica per inerti
senza una preventiva caratterizzazione analitica (concorrenza sleale delle discariche per
inerti).
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Compilazione da parte del produttore di una scheda di caratterizzazione sulla base
dell’origine e delle modalità di produzione del rifiuto e successiva conseguente
assunzione della responsabilità da parte del gestore degli impianti.
Criticità 3: Caratterizzazione dei prodotti
Il prelievo dei campioni e la loro rappresentatività
PROBLEMA
Impossibilità di avere campioni rappresentativi sia dei rifiuti in ingresso sia dei prodotti
in uscita a causa della loro estrema eterogeneità, con la conseguenza che i metodi di prova
presentano una scarsissima precisione (grado di concordanza tra risultati di prova
mutuamente indipendenti ottenuti nelle condizioni stabilite - UNI ISO 5725-1) ed i
risultati non sono ripetibili anche all’interno dello stesso lotto di produzione
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Inserire diversi momenti di controllo di qualità nell’intero processo di recupero in modo
da cercare di prequalificare i materiali in uscita sulla base della composizione
merceologica dei rifiuti di origine.
Non basare la valutazione sui risultati ottenuti da un singolo test condotto su un singolo
campione, ma impiegare un approccio statistico in cui i controlli siano basati su più prove
e le valutazioni consentano anche un superamento dei limiti, purchè rapportato ad un
significativo numero di prove aventi esito positivo.
Le stesse frequenze di prova potrebbero essere legate alla costanza dei risultati ottenuti.
Valutazione dell’impatto sulla salute dell’uomo e sull’ambiente dei prodotti riciclati
PROBLEMA
L’unica modalità di prova presente nell’attuale quadro normativo italiano per valutare
l’impatto sulla salute dell’uomo e sull’ambiente dei prodotti riciclati è costituita
dall’esecuzione di un test di cessione (All. 3 del DM 5/2/98), ormai superato (è già stata
redatta la nuova modalità di prova dal Comitato Europeo di Normazione - CEN) e che
contiene limitazioni alla concentrazione di sostanze costituenti i rifiuti da C&D (ad es.
solfati, COD, cloruri ed alcuni metalli pesanti).
Inoltre la procedura imposta dalla normativa per eseguire il Test di Cessione prevede di
macinare il campione fino ad ottenere un materiale omogeneo di granulometria inferiore
ai 4 mm. In tal modo la superficie di contatto liquido/solido aumenta in maniera
esponenziale rispetto alle reali condizioni in cui il materiale sarà utilizzato. Il dilavamento
di un materiale così finemente macinato risulterà pertanto sempre sensibilmente
superiore, ad esempio, a quello di un aggregato 0/30 o 40/70.
Bisogna inoltre considerare che l’applicazione di un limite mediante un test di cessione
da eseguire in laboratorio non tiene conto della naturale attenuazione che avviene durante
il percorso di lisciviazione (dilavamento del materiale e trasporto verso la falda). La
concentrazione dei contaminanti riscontrata nell’eluato infatti non corrisponde
necessariamente alla concentrazione che giungerebbe in falda.
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Possibilità di valutare il rilascio di sostanze pericolose non solo mediante prove di
percolazione (Test di Cessione, anche aggiornato sulla base della nuova normativa UNI
CEN/TS 16637-3:2016), ma anche mediante test ecotossicologici, soprattutto nel caso di
aggregati artificiali.
In ogni caso le modalità di prova previste nell’esecuzione del Test di Cessione necessitano
una revisione per tener conto delle reali condizioni di utilizzo del materiale.
Ovviamente l’impiego di nuovi standard di prova comporterà la necessità di rivalutare i
limiti attualmente presenti nella normativa nazionale in materia.
Parametri da analizzare
PROBLEMA
Alcuni parametri da ricercare nell’eluato del Test di Cessione sono dei costituenti dei
materiali prodotti e non dei contaminanti (es. cloruri, solfati, COD/TOC) in quanto sono
contenuti in specifiche frazioni presenti nei rifiuti da recuperare (cemento e malte,
cartongesso, terre da scavo). Porre dei limiti alle concentrazioni di tali parametri non solo
è un controsenso logico, ma soprattutto, date le difficoltà di avere campioni
rappresentativi del prodotto finito (aggregato riciclato), rischia di negare il
raggiungimento dello status di End of Waste agli aggregati riciclati prodotti da normali
rifiuti da costruzione e demolizione.
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Eliminare i parametri che rappresentano dei costituenti dei materiali prodotti e non dei
contaminanti (es. cloruri, solfati, COD/TOC) e/o inserire nuovi criteri e metodi di misura.
Presenza di frammenti di cemento amianto
PROBLEMA
Tra i rifiuti in entrata all’impianto di conferimento occasionalmente possono occultarsi
frammenti di materiali contenenti amianto di matrice compatta (eternit), anche in
modestissime quantità, che potrebbero sfuggire ai controlli in ingresso previsti nelle
procedure di accettazione.
In tal caso, al termine del processo di recupero essi si ritrovano nel prodotto finito in
uscita.
PROPOSTA DI SOLUZIONE
La minima presenza di frammenti da una parte e l’impiego degli aggregati riciclati
prevalentemente in strati dall’altra limitano fortemente il reale rischio di rilascio di fibre
aereo disperse in aria.
Nel caso di ritrovamenti di frammenti di materiali contenenti amianto di matrice compatta
(eternit), si potrebbe introdurre la ricerca del parametro amianto fissandone il limite
previsto dalla Tab. 1, Allegato 5, Parte IV del D.Lgs. 152/06, che si ricorda essere pari a
1000 mg/kg.
Criticità 4: Tracciabilità dei lotti di produzione
PROBLEMA
Le analisi effettuate sugli aggregati per verificare il raggiungimento dell’EoW vengono
effettuate su lotti di 3.000 m3 o 5.000 t. I gestori degli impianti si trovano spesso in
difficoltà, per motivi logistici, a garantire la tracciabilità dei singoli lotti stoccati in cumuli
in attesa dell’immissione sul mercato, nè c'è un motivo logico, operativo o dettato da
ragioni di tutela ambientale, di differenziare cumuli con medesime caratteristiche
merceologiche in base alla loro provenienza.
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Consentire al gestore dell’impianto di recupero lo stoccaggio in unici cumuli di diversi
lotti omogenei di aggregati, già certificati e qualificati, aventi le medesime caratteristiche.
In generale le caratteristiche fisico-meccaniche degli aggregati prodotti sono abbastanza
costanti, pertanto il produttore può assumersi la responsabilità di attribuire al carico in
uscita dall’impianto l’etichetta CE di un singolo lotto tra quelli costituenti l’intero cumulo
e di rispondere al cliente in caso di non conformità.
Criticità 5: Garanzia della qualità ambientale per le specifiche destinazioni d’uso
PROBLEMA
Gli operatori del settore ritengono che le modalità per valutare gli impatti ambientali oggi
presenti nella normativa sul recupero dei rifiuti (DM 5/2/98 e smi) non siano idonei al
settore dei rifiuti inerti.
I prodotti in uscita dagli impianti di riciclaggio dei rifiuti inerti possono essere impiegati
in molteplici utilizzi ed ognuno presenta diversi possibili impatti sulle matrici ambientali.
Utilizzare un unico metodo (Test di cessione) su prodotti destinati ad utilizzi diversi
potrebbe risultare riduttivo in alcuni casi (ad es. utilizzo come riempimento a contatto con
la matrice ambientale suolo), superfluo in altri (utilizzi legati).
PROPOSTA DI SOLUZIONE
Determinare le condizioni di EoW dei prodotti da immettere sul mercato mantenendo
l’impostazione delle norme europee armonizzate sugli aggregati che sono emanate per le
loro diverse tipologie d’uso.
In tal modo i requisiti ambientali dovranno essere fissati in funzione delle specifiche
destinazioni d’uso degli aggregati tenendo pertanto conto dei diversi impatti che gli usi
stessi possono avere sulle matrici ambientali. I materiali per riempimenti, ad esempio,
sono impiegati a diretto contatto con le matrici ambientali e necessitano pertanto controlli
più stringenti, gli aggregati per calcestruzzo sono invece utilizzati “legati” e non
presentano particolari problematiche ambientali.
End of Waste dei rifiuti inerti
Codici EERProduzione ed
identificazioneTrattamento Prodotti Condizioni di End of Waste
Accettazione in
impiantoDestinazioni d usoMix design
EER17.01.0117.01.0217.01.0317.01.0717.03.0217.05.0817.09.04
ProcessoMateriale da costruzione
(aggregati)
Verifiche pre-demolizione e piano di
gestione dei rifiuti
Omologa del rifiuto + eventuale
analisi di caratterizzazione
Sì
Materiale da riempimento
Rimozione dei rifiuti pericolosi
Demolizione selettiva e strip out
Operazioni di differenziazione in loco
Caratterizzazione analitica di parametri pertinenti
No
Respingimento del carico
No
Opere di ingegneria civile e costruzione delle strade
Calcestruzzo
Malta
Miscele bituminose
Recuperi ambientali, riempimenti e colmate
UNI EN 13242UNI EN 14227
Test di cessione con ricerca analitica di parametri pertinenti
Stoccaggio in cumuli omogenei
UNI EN 12620
UNI EN 13139
UNI EN 13043
Massicciate ferroviarie UNI EN 13450
Opere di protezione (armourstone)
UNI EN 13383
TECNICHE AMBIENTALI
UNI EN 13242
Analisi sul tal quale (Compatibilità Tab. 1 del D.Lgs.152/06) Solo se il prodotto è originato anche da rifiuto EER 17.05.04, EER 20.03.01,
EER 20.03.99
EER
01.04.0801.04.0901.04.1001.04.1301.04.1210.02.0110.02.0210.09.0310.09.0810.10.0810.12.0110.12.0610.12.0810.13.1110.13.1412.01.1717.05.0419.12.09
19.12.12(1)20.03.01(1)20.03.99(1) ..(2)
(1) Limitatamente alla frazione inerte
(2) Tutti i rifiuti inerti impiegabili per la
produzione di aggregati riciclati o
artificiali
Verifiche ambientali pertinenti all uso
Materia prima per altri processi produttivi
Vari settori industriali (ad es. ceramica, laterizio,
cemento) Specifiche tecniche fornite dal cliente