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L’impresa Intelligente e la Rivoluzione Digitale · hanno stimato nel 20% la riduzione dei costi...

Date post: 24-Jun-2020
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1 L’impresa Intelligente e la Rivoluzione Digitale Booklet divulgativo a cura di Giovanni Atti, Maurizio Parini, Ferdinando Pillon
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L’impresa Intelligente e la Rivoluzione Digitale

Booklet divulgativo a cura di Giovanni Atti, Maurizio Parini, Ferdinando Pillon

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Nota introduttiva al documento

Il nostro team è nato dalla volontà di un gruppo di professionisti che operano come

consulenti nelle diverse aree dell’azienda. Non è un team chiuso, bensì aperto a integrare

nuove professionalità pur avendo un nucleo fondante che ha definito il posizionamento e

se ne fa garante verso le aziende clienti. Alle radici della sua fondazione la volontà di

offrire un team composito, specialistico e sempre aggiornato, sul tema emergente di un

cambiamento epocale indicato di volta in volta come Industry 4.0, Manufacturing 4.0,

Industria intelligente, Smart Industry ecc., tutte definizioni che raccolgono al loro interno

quell’insieme di trasformazioni che la digitalizzazione sta già introducendo nei mercati

avanzati dei principali Paesi –America del nord, Europa, Russia, Cina, India, Corea e

Giappone-. Un cambiamento che richiede il più alto e immediato grado di attenzione di

ogni impresa, piccola, media o grossa che sia, per comprendere dove, quando e come

intervenire nelle varie aree per non restare indietro e perdere la presenza nel proprio

mercato e un nuovo ruolo in nuovi mercati.

Obiettivo del nostro team è quello di diventare un punto di riferimento per l’informazione,

l’aggiornamento e la consulenza aziendale alla programmazione e alla gestione della

transizione, indolore e progressiva, verso questo nuovo modello del fare impresa.

Un supporto autorevole che aiuti a comprendere, accettare e avviare l’impresa su questa

nuova strada che porta al definitivo cambiamento di orientamento e azione della struttura

e dell’organizzazione, e che riduca i rischi del fai-da-te o, peggio, del “non-interesse” verso

un nuovo modo di intendere l’impresa che sarà sempre più presente.

Questo primo documento non ha la pretesa di essere un dotto elaborato in grado di

rispondere alle domande specifiche e particolari di chi è già, almeno in parte, coinvolto e

aggiornato sul 4.0, ma piuttosto una panoramica per comprendere che non è una semplice

evoluzione del modello conosciuto e ben metabolizzato, ma un deciso e sorprendente

cambio d’epoca.

Il documento è stato confezionato selezionando quanto di più chiaro, attinente e

disponibile è presente nella letteratura internazionale, filtrando e ricomponendo

letteralmente migliaia di pagine, soprattutto a beneficio delle PMI; l’attenzione è focalizzata

sull’impatto e il cambiamento che interesseranno la produzione, dalla progettazione alla

realizzazione, perché è l’area più “cara” alle PMI e dove oggi, è possibile agire con

considerevoli vantaggi grazie agli importanti provvedimenti legislativi sviluppati per

l’innovazione e in particolar modo per gli interventi nel mondo 4.0 (vedi legge Calenda).

Buona lettura!

È possibile richiederne copia digitale gratuita a chi ne farà richiesta direttamente indicando: nome cognome,

ruolo in azienda e la propria e-mail professionale al seguente indirizzo: [email protected]

NB non saranno inviate copie a mail generiche info@ e simili

Per ogni contatto o richiesta di informazioni e/o consulenze scrivere a: [email protected]

NOTE. In alcuni casi la nota n. 1 si riferisce al titolo del capitolo. I marchi e i loghi riportati in questo booklet sono delle rispettive Società e vengono riportate solo in riferimento a dichiarazioni o ad esempi già divulgati e di dominio pubblico, le fonti dei quali sono riferite. Le immagini sono ricavate da banche dati gratuite o da testi o articoli o interviste riportate come puro esempio e riferimento di quanto riportato nel testo. Ogni riproduzione è libera, previa comunicazione a [email protected] indicandone il motivo e attribuendo nel caso di riferimenti o pubblicazione parziale o integrale il titolo del booklet e il nome degli autori.

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INDICE

Introduzione all’impresa Intelligente e la Rivoluzione Digitale pag. 4

Fattori che caratterizzano l’Impresa Intelligente pag. 9

Soluzioni Gestionali e Produttive Avanzate pag. 11

Tecnologie Additive realizzate con Stampanti Tridimensionali

Realtà aumentata o integrata a supporto dei processi produttivi pag. 14

Simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi produttivi pag. 18

Integrazione verticale interna e orizzontale lungo l’intera catena del valore pag. 20

Comunicazione multidirezionale tra processi e prodotti abilitata da Internet pag. 23

Gestione dei dati su sistemi aperti e remoti pag. 25

Sicurezza delle operazioni di rete e dei sistemi aperti pag. 27

Analisi dei dati rilevati dai sistemi digitali per ottimizzare prodotti e processi,

previsioni e consentire la manutenzione predittiva pag. 30

La Roadmap di realizzazione dell’Industria Intelligente pag. 32

Curricula autori pag. 35

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Introduzione all’impresa Intelligente e la Rivoluzione Digitale

Nell’era della globalizzazione e della concorrenza sempre più incombente, nell’epoca di

Internet e dei social network, in cui ogni informazione diventa planetaria nello spazio di

pochi minuti e il consumatore determina incontrastato il successo o la fine di un prodotto, il

cliente e il cliente da solo determina il successo o l’insuccesso delle nostre aziende.

Nel prossimo futuro la velocità di consegna e conseguentemente la velocità dei processi e

delle decisioni in generale, sono destinate a diventare la valuta più competitiva, il

paradigma gestionale vincente. Il nostro sistema economico sarà sempre più customer-

centrico e, mai come oggi, interagendo col cliente e soddisfacendo le sue necessità, le

imprese possono captare2 e stimolare la domanda di mercato aumentando il fatturato.

Quello in cui siamo entrati è un ecosistema centrato sul cliente che, prendendo atto della

dinamica evolutiva dei mercati, ha reso desueto il concetto della fidelizzazione.

Gli scambi tra imprese rientrano ancora nei rapporti B2B, ma grazie al feedback

immediato dei social network e alla sempre maggior connettività della supply chain, gli

input che più contano sono quelli del cliente finale ed è forse più opportuno parlare di

rapporto B2B influenzato o eterodiretto dal consumatore (B2B →C).

In concomitanza con questa trasformazione socio-economica e con questa evoluzione

della domanda di mercato, siamo entrati nella rivoluzione 4.03 dove: la digitalizzazione dei

processi e sistemi produttivi; l’estrazione dei big data e il loro trattamento con algoritmi di

analisi - analytics -; l’utilizzo di Internet delle cose (IoT)e dell’intelligenza artificiale (AI); il

ricorso alle stampanti 3D e ai robot; il trasporto con droni e autoveicoli senza conducente;

stanno per sconvolgere, e in modo dirompente - disruption -, il sistema impresa e il modo

in cui le imprese oggi progettano, acquistano, producono, trasportano e fanno assistenza

prodotto.

Siamo di fronte ad un nuovo sistema impresa, a nuovi paradigmi organizzativi e gestionali

che chiedono più flessibilità, imprese più agili e costantemente innovative; dobbiamo

passare ad una nuova cultura che poco spazio lascia alle vecchie abitudini e tradizioni e

non si tratta di un’opzione. Gli executive degli acquisti delle principali multinazionali4 infatti

hanno stimato nel 20% la riduzione dei costi correlati al passaggio al nuovo ecosistema e

si propongono di rinnovare nei prossimi 10 anni il loro parco fornitori, prediligendo imprese

intelligenti.

Grazie a questo mix di applicativi è possibile prevedere in modo più accurato la domanda

di mercato, ridurre tempi e costi produttivi, migliorare qualità e affidabilità dei prodotti,

personalizzarli su richiesta dei singoli clienti, effettuare diagnosi sullo stato di usura di

macchine e impianti attivando approcci di manutenzione predittiva e gestire connessioni in

real-time con clienti e fornitori.

Lo sviluppo delle tecnologie digitali sta portando cambiamenti radicali in tutti i campi,

innovazioni pervasive di cui avvertiamo la presenza giorno dopo giorno. Basta pensare ai

dispositivi portatili sempre più potenti e di costo decrescente, agli strumenti analitici e alle

applicazioni cloud, alle macchine e oggetti dotati di sensori in grado di monitorare

produzione e produttività. L’area di quel che va sotto il nome di Internet delle cose è

probabilmente quella destinata a generare i maggiori cambiamenti nei prossimi cinque-

dieci anni. Stare al passo con questa trasformazione è necessario, diversamente si rischia

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di uscire dal mercato. Molte imprese si sono già mosse, ma c’è ancora molto da fare per

mettere il Paese nelle condizioni di confrontarsi ad armi pari con i paesi più avanzati5.

L’Italia, settimo6 paese manifatturiero del globo, è al ventisettesimo posto in termini di

competitività7 e, salvo cambiamenti radicali, si prevede debba scendere alla trentesima

posizione nel 20208. Se invece parliamo del “Digital Economy and Society Index” della

Commissione Europea il nostro Paese si posiziona ad uno sconfortante 25esimo posto su

28. Grazie al piano di investimenti agevolati previsto dal ministro Calenda nella legge di

bilancio 2016, il governo intende incrementare la penetrazione delle tecnologie digitali

all’interno dei contesti produttivi per migliorare efficienza ed efficacia delle nostre imprese

e aumentarne la produttività9. Un percorso non facile, ma che non ha alternative. Le

imprese devono cogliere questa opportunità e trasformarsi progressivamente in “imprese

intelligenti”. Lo impone la concorrenza internazionale e la necessità di guadagnare

posizioni nel ranking mondiale della produttività.

Di fronte a questa rivoluzione dirompente è necessario giocare per vincere e non per “non perdere”. Non siamo i primi, ma non è troppo tardi. I risultati della survey, fatta dal Center for Global Enterprise10 nei paesi industrializzati, dicono infatti che la maggior parte delle aziende non si è ancora resa pienamente conto dei cambiamenti strutturali che digitalizzazione e connettività stanno portano al ns sistema industriale. L’interconnessione di persone, organizzazioni, processi e oggetti sta cambiando il modo di vivere delle persone e di fare business, aprendo nuovi scenari. Per avere un’idea di quanto profondo è il cambiamento11 in corso, basta pensare al fatto che oltre due miliardi di persone possiedono oggi un dispositivo mobile, che 2,5 miliardi di utenti saranno connessi tramite social network entro il 2020 e che ci saranno circa 75 miliardi di dispositivi intelligenti collegati nei prossimi cinque anni. Sono queste le basi della Digital Economy. Grazie all’impiego di sistemi Cyber-fisici, Internet e Industria 4.0 consentono la

convergenza tra il mondo fisico e quello virtuale (cyberspazio). Nel nuovo ecosistema c’è

una trasparenza e visibilità end-to-end dei processi produttivi della filiera di fornitura e

questo consente decisioni adeguate e tempestive. Occorre ripensare il lavoro in un’ottica

più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario,

lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di

una loro maggiore responsabilizzazione sui risultati.

È un tema complesso e articolato, che tocca molti aspetti, fra cui forse il più difficile è

quello culturale, il nostro modo di essere e di gestire l’impresa. Le funzioni aziendali, oggi

assimilabili a silos autonomi e scarsamente sinergici, devono integrarsi e le supply chain,

devono diventare coese, connesse e collaborative. Trasparenza, visibilità e tracciabilità

devono connotare il nuovo sistema impresa. Il vantaggio della connessione consente alle

organizzazioni di ottenere visibilità in tempo reale e di usufruire della collaborazione di tutti

gli attori della supply chain in termini continuativi per soddisfare le mutevoli esigenze dei

clienti.

I trendsetter dell’Industria 4.0 intercettano attraverso i social media le esigenze del mercato, predispongono campioni virtuali e li mostrano nei social network per ottenere feedback anticipati e ridurre i rischi e i costi di lancio e vendita. Captando l'innovazione dall’esterno attraverso la catena dei talenti12, le imprese sviluppano e arricchiscono

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contenuti e realizzano prodotti e servizi, anche su misura, nello spazio di poche settimane. L’innovazione del futuro nascerà sempre meno all’interno delle imprese, lo conferma l’analisi condotta da SCM World13 in base alla quale il 76% delle grandi aziende è propenso a fare scouting all’esterno e vede nelle start up il primo interlocutore su cui fare leva. Industria 4.0 è un processo end-to-end che parte dalla progettazione arriva alla distribuzione e riguarda anche il post vendita; è un processo in cui ricerca e produzione possono essere delegati14 a specialisti interconnessi e in cui la gestione dell’information technology diventa un ibrido tra sistemi in-house e cloud. Industria 4.0, infine, può anche essere collaborazione con la concorrenza per un determinato prodotto o obiettivo15. Informazioni e dati, sia interni che esterni -big data- diventano il paradigma di base che consente di leggere domanda di mercato e ogni andamento gestionale. Essi stanno alla base del successo aziendale. Occorre integrarli16, saperli leggere e prendere decisioni operative immediate17, non c’è tempo per riunioni o analisi supplementari. L’enorme flusso di dati forniti dalle supply chain digitali cambia il come, il quando e il dove le organizzazioni prendono le loro decisioni. Uno dei problemi del senior management è quello di determinare chi deve decidere, quali decisioni può prendere e quali dati sono necessari per poterlo fare. Non ci sono però dubbi sulla necessità di delegare la maggior parte delle decisioni operative aziendali. Siamo quindi di fronte ad una nuova trasformazione che alcuni definiscono come quarta rivoluzione industriale18, nuovi sforzi e nuovi rischi, ma anche tangibili benefici che si possono così sintetizzare:

aumento della customer satisfaction e delle quote di mercato

anticipazione della domanda di mercato

miglioramento dell’efficienza degli impianti

riduzione del time-to-market dei prodotti

possibilità di introduzione delle modifiche dell’ultimo minuto

eliminazione o forte contenimento del lotto economico

maggior flessibilità operativa

riduzione dei costi gestionali e operativi

miglior gestione delle risorse umane

miglioramento della competitività aziendale

riduzione degli scarti,

maggior automazione dei processi produttivi e gestionali

riduzione dei fermi macchina.

Lo studio di Oxford Economics, presentato a Vienna all’evento europeo “Success Connect

2016”, evidenzia che i pionieri della trasformazione digitale hanno risultati finanziari

superiori alla media del 38% e personale più motivato, grazie a un approccio data-driven e

ad una grande attenzione alle competenze. Nonostante gli evidenti vantaggi che la

digitalizzazione pervasiva è in grado di portare nelle attività imprenditoriali e nei processi

organizzativi, permangono oggi barriere culturali e pregiudizi sulle conseguenze che essa

può avere nei tradizionali processi di business.

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API, da sempre al fianco delle piccole e medie imprese italiane e consapevole della

rilevanza di questa nuova rivoluzione industriale, si è appoggiata ad un team di esperti

esterni con diverse specializzazioni complementari per affrontare i vari aspetti connessi a

questo cambio di epoca: dall’innovazione e prototipazione alla produzione; dal marketing e

vendite al service; dalla logistica alla delivery e garanzia per indirizzare e supportare

chiunque intenda muoversi in questa direzione. Scopo di questo opuscolo è quello di

illustrare in termini sintetici i fattori che possono caratterizzare un progetto di “azienda

intelligente” o Industria 4.0, capace di ricevere e fare proprie le nuove sfide utilizzando

progressivamente le opportunità tecnologiche a disposizione.

Industria 4.0 è chiaramente un tema molto ampio che trova il suo fulcro nella

digitalizzazione dei processi e nella rilevazione e utilizzo dei dati di processo e gestione.

Esso riguarda l’integrazione delle filiere produttive, la logistica, la customizzazione del

prodotto e la qualità. I possibili campi applicativi, strumenti adottabili e modalità attuative

sono molteplici, ma si può agire in termini progressivi o modulari. In relazione alle

caratteristiche del prodotto realizzato, al tipo di produzione adottata e alla complessità dei

processi produttivi gestiti, diverse sono le soluzioni disponibili. Il gruppo di esperti sopra

indicato è disposto ad affiancarsi ad ogni impresa per aiutarla ad individuare quella che

meglio di ogni altra si adatta al contesto operativo specifico e progettare insieme lìingreso

graduale di questa nuova cultura.

NOTE

1. In informatica ed elettronica con digitale ci si riferisce a tutto ciò che viene rappresentato con numeri o che opera gestendo numeri. Il termine deriva dall'inglese digit, che significa cifra (un sistema numerico che contiene solo i numeri 0 ed 1). Digitalizzare significa trasformare in forma digitale di un segnale analogico (grandezza che varia con continuità). Digitale è una grandezza che varia “a salti” o in termini discreti.

2. Intercettano la domanda di mercato (sensing the demand) 3. Da qualche anno a questa parte siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale, presentata da

molti come Industria 4.0: un mix di applicazioni che rende l’impresa più efficiente e competitiva, grazie all’utilizzo di macchine e sistemi intelligenti e all’analisi in tempo reale di enormi quantità di dati. Sinonimi dell’appellativo Industria 4.0 sono: impresa intelligente, smart manufacturing, advanced manufacturing e quarta rivoluzione industriale.

4. Rif. Report del The Center for Global Enterprise “Digital Supply Chain: a Frontside Flip” 5. La Francia ha da poco inaugurato la “Cité de l’objet connecté”: uno spazio di 10.000 mq messo a

disposizione degli startupper per progettare e realizzare oggetti “connessi”. La Germania ha classificato l’IoT come uno tra i settori prioritari in cui concentrare gli investimenti relativi al piano “Industrie 4”. L’Unione Europea ha lanciato una iniziativa dal titolo “Call for Proposals on Internet of Things (IoT) Large Scale Pilots (LSPs)” mettendo a disposizione 140 milioni di euro di fondi per iniziative indirizzate alle seguenti aree: smart city, smart life, industria 4.0, sicurezza infrastrutture, sicurezza alimentare, veicoli a guida automatica, smart home e tecnologie indossabili. La Cina ha investito 800 milioni di dollari per sviluppare il comparto dell’IoT: USA e Corea del Sud non sono di meno. Come si intuisce, si tratta di iniziative che confermano l’interesse dei Paesi menzionati a riservarsi un “posto in prima fila” in un settore ad alto potenziale. Rif. La rivoluzione dell’Internet of Things, Accenture Strategy. Supplemento al n° 4 2014 di Harvard Business Review.

6. Dopo Cina, USA, Germania, Giappone, Sud Korea e India – Classifica 2014 elaborata dai dati World Bank del 2013. Il manifatturiero in Italia incide sul PIL per il 15,4%.

7. Global Manufacturing Competitiveness Index 2016 8. Presentazione del progetto Industria 4.0 del 27.10.2016 del Prof. Marco Taisch Politecnico di Milano 9. Attraverso interventi infrastrutturali, il potenziamento della banda larga e gli incentivi agli

investimenti. 10. Rif. Report del The Center for Global Enterprise “Digital Supply Chain: a Frontside Flip”

11. Rif. The Future of Supply Chain Report (SCM World) Ottobre 2015 12. Rif. La Rivoluzione dell’Internet of Things. Accenture Strategy Harvard Business Review. 13. Rif. The Future of Supply Chain Report (SCM World) Ottobre 2015

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14. Nell’impostazione dell’impresa intelligente si parla di “Crowdsourcing” ovvero di strategia operativa con cui vengono affidate esternamente attività rilevanti quali R&D, ICT e produzione di un nuovo prodotto o servizio, senza l'applicazione del tipico controllo gerarchico dell’azienda tradizionale.

15. Coopetition: strategia di business che coniuga le caratteristiche di competizione e cooperazione. Essa si realizza tra imprese concorrenti che scelgono di collaborare limitatamente a certe attività del proprio business.

16. Lo Studio del Center for Gobal Enterprise (4) evidenzia che le imprese hanno oggi molte informazioni non integrate e non analizzate in termini professionali, definite spesso come “ROT” ridondanti, obsolete e banali.

17. L’approccio dev’essere però propositivo e non reattivo in quanto essi devono essere usati per leggere la domanda di mercato, prevedere trend, rischi e guasti.

18. Con l’invenzione del telaio a vapore del 1787 l’industria tessile inglese era diventata così efficiente e competitiva da pregiudicare la sopravvivenza dei produttori indiani che delocalizzarono in UK parte delle proprie attività. Con l’adozione nel 1913 della catena di montaggio, Henry Ford ridusse pesantemente i costi delle automobili, quadruplicando in poco tempo la penetrazione di mercato della Ford modello “T”. Con la diffusione dell'informatica e dell’elettronica degli anni ’70, abbiamo automatizzato i sistemi di gestione e i processi produttivi, sollevando l’uomo da attività routinarie a basso valore aggiunto. Da qualche anno a questa parte siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale, presentata da molti come Industria 4.0.

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Fattori che caratterizzano l’Impresa Intelligente

L’Industria 4.0 non è un “prodotto a scaffale”, ma un concetto che pervade i processi e la

cultura di ogni azienda; un modo nuovo per gestire impresa e business, un insieme di

applicazioni adottate in modo più o meno spinto e completo in relazione al contesto

operativo e commerciale aziendale. Le principali applicazioni che caratterizzano di questa

nuova trasformazione sono:

1. Soluzioni Gestionali e Produttive Avanzate Advanced Manufacturing Solutions

2. Tecnologie additive realizzate con

Stampanti tridimensionali Additive Manufacturing

3. Realtà aumentata a supporto delle attività

dell’uomo Augmented Reality

4. Simulazione tra macchine interconnesse

per ottimizzare i processi produttivi Simulation

5. Integrazione verticale e orizzontale

lungo l’intera catena del valore Horizontal and Vertical Integration

6. Comunicazione multidirezionale tra processi

e prodotti abilitata da Internet Industrial Internet

7. Gestione dei dati su sistemi aperti e remoti Cloud

8. Sicurezza delle operazioni di rete e dei sistemi

aperti (protezione da attacchi esterni) Cybersecurity

9. Analisi dei dati rilevati dai sistemi digitali

per ottimizzare prodotti e processi, previsioni e

consentire la manutenzione predittiva Big Data & Analytics

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I prodotti1 dell’impresa intelligente sono: Intelligenti Connessi Personalizzati Verdi Diagnostica Con il produttore Nella concezione e produzione Bassi consumi di energia Localizzazione Con l’utente Nella fruizione e pagamento Sensoristica Con gli altri oggetti Riciclabili

I pilastri della digital transformation e cioè gli ambiti tecnologici che abilitano la

trasformazione digitale sono:

1. Automazione La progressiva automazione del lavoro porta velocità, efficienza e riduzione degli errori.

2. Informatizzazione

L’evoluzione degli applicativi software e il ricorso a soluzioni cloud potenziano

l’intelligenza di governo dei processi.

3. Dematerializzazione

La dematerializzazione o l’eliminazione dei documenti cartacei favorisce la

digitalizzazione e nuove logiche di integrazione e di condivisione tra i lavoratori.

5. Cloud Computing

Tecnologia che consente alle imprese di usufruire, tramite server remoto, di risorse

software e hardware, il cui utilizzo è offerto come servizio da un provider, in

abbonamento o on demand con pagamento in base al tempo di utilizzo. I servizi cloud

consentono alle piccole imprese di utilizzare gli applicativi tipici dell’impresa intelligente

senza dar luogo a sensibili investimenti.

6. Tecnologia Mobile

Si intendono tutti quei dispositivi elettronici portabili -weareable - quali telefoni cellulari,

palmari, smartphone, tablet, smartwatch, laptop, lettori MP3, ricevitori GPS ecc..

Possono essere dedicati o di uso generalizzato. Le loro dimensioni e peso sono tali da

poter essere agevolmente trasportati dall'utente. Essi rappresentano le normali

dotazioni di operai e impiegati dell’impresa smart e consentono la connettività tra

persone, prodotti e macchine.

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Soluzioni Gestionali e Produttive Avanzate

Industria 4.0 punta su soluzioni gestionali e produttive avanzate, quali:

1. Introduzione delle tecnologie digitali nei contesti produttivi, con possibilità di comandare

e gestire a distanza macchine e sistemi, monitorarne le prestazioni e ottenere al

contempo dati sulla produzione, produttività e indicazioni per la loro manutenzione

predittiva2. Mondo fisico e digitale si intersecano per generare nuovo valore. Non più

solo meccanica, ma meccatronica, ossia integrazione di meccanica, elettronica e

software. Display di tipo touch che offrono ogni tipo di informazione, e sintesi, nonché la

possibilità di interventi da remoto attraverso sistemi mobili, smart phone e tablet.

2. Interconnessione di prodotti, macchine e sistemi, citata spesso come “sistemi

ciberfisici3”, per consentire la loro interazione attraverso l’utilizzo di protocolli standard

basati su Internet e l’analisi dei dati per definire le loro configurazioni operative, gestire

le modifiche richieste dal cliente, analizzare gli stati di usura e predire i guasti. Al cuore

di Industria 4.0 ci sono i sistemi ciberfisici (CPS). Prodotti, macchine e impianti sono

così dotati di intelligenza, capacità di calcolo e comunicazione. La connessione di tutti

questi sistemi dà luogo alla fabbrica intelligente. Il futuro che si prospetta è quindi

caratterizzato dalla disponibilità di un’enorme quantità di dati e di informazioni che

vanno integrati, governati, analizzati e utilizzati per una migliore gestione dell’azienda e

del business.

3. Completa integrazione tra produzione e manutenzione4 conseguente alla possibilità di fare diagnosi in tempo reale dello stato di usura della macchine, prevedere guasti e dar luogo alla manutenzione predittiva.

4. Automazione dei processi e utilizzo di robot collaborativi interconnessi e rapidamente programmabili5. Il problema della collaborazione o integrazione “uomo-robot” si pone quando è necessario eseguire operazioni troppo complesse per poter essere effettuate da robot e viceversa; operazioni ripetitive in cui la precisione e l’affidabilità di un robot non possono essere eguagliate dall’uomo.

5. Supply chain integrate con interconnessione digitale dei sistemi produttivi dell’intera filiera. Serve impostare una solida e affidabile rete di relazioni interna ed esterna e implementare un’efficace gestione delle informazioni correlate. La rete o network di

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fornitura - cliente, impresa, fornitori - rappresenta la base su cui collocare le soluzioni che rendono applicabile il nuovo modello. Deve essere facile da gestire, sicura e in grado di integrare tutti gli attori del processo per offrire un’unica visione. Ciò consente di estrarre un’ampia serie di dati e di analizzarli in tempo reale, ottenendo un quadro globale6 della situazione: dalla progettazione del prodotto, alla produzione fino al customer support. Servono quindi imprese capaci di integrare, attraverso relazioni di fiducia e trasparenza, fornitori e clienti con processi rapidi ed eccellenti di supply chain management. Il rapporto con partner e provider implica contratti che garantiscano risultati e definiscano responsabilità per inadempimento o inesatto adempimento.

6. Sistemi di gestione PLM7 che governano ogni fase del ciclo di vita del prodotto e che

consentono di integrare dati, processi, sistemi aziendali e, in ultima analisi, persone, per

dare vita alla citata rete di fornitura. Questi software permettono all'azienda di prendere

decisioni “informate” in tempo reale o in tempi relativamente brevi.

7. Schedulazione dei piani e flussi di produzione con software moderni ed efficaci quali il MES (Manufacturing Execution System8). Per determinati processi, gli MRP (Material Requirements Planning) non sono molto efficaci e può essere utile investire sul monitoraggio in tempo reale delle macchine e reparti e gestire i flussi di produzione con strumenti validi e moderni, abbandonando i fogli Excel o in generale i prospetti cartacei.

8. Ottimizzazione della capacità di progettazione e adozione di materiali innovativi, come i

biomateriali o i micro e nano componenti. 9. Formazione e valorizzazione delle competenze delle maestranze e adozione di un

efficace sistema di gestione della conoscenza.

Industria 4.0 significa sistema di gestione decentrato dove i processi sono controllati e

corretti in modo automatico. La tecnologia attualmente disponibile è molto più semplice

rispetto al passato e l’obiettivo è quello di consentirne l’accesso a tutti. Il processo di

digitalizzazione dev’essere progressivo e ampio. Chi non si adegua rischia la perdita di

competitività e la progressiva uscita dal mercato.

Molte aziende stanno portando avanti dei progetti pilota, ma poche hanno un approccio

strutturato con un business case, un piano ben definito di investimenti, una valutazione

degli impatti sull’organizzazione e sulle persone e una road map dettagliata con

elencazione delle attività, date e persone incaricate ad eseguirle.

La tecnologia non è più un “lusso” ad esclusivo beneficio delle grandi aziende o di pochi

eletti. Con il ricorso alle soluzioni cloud anche le piccole imprese possono usufruire di ogni

tipo di applicativo, senza far fronte a investimenti impegnativi. Le tecnologie abilitanti sono

un universo piuttosto articolato, non ce n’è una che prevale sull’altra, bisogna riuscire a

sceglierle in modo appropriato e mixarle.

“Dobbiamo però trasformare le nostre imprese, ripensare il modo di produrre per adattarci

alle nuove esigenze del mercato e controbilanciare le mosse della concorrenza. Per

rendere una fabbrica intelligente non basta acquistare nuova tecnologia, occorre pensare

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ad un percorso strutturato che le imprese debbono fare partendo dal piccolo. Per questo i

risultati si vedranno tra 5-10 anni.”

Dall’intervista di Gianluigi Viscardi, Presidente del Cluster Fabbrica Intelligente rilasciata a Sistemi & Impresa n° 8 del mese di Ottobre/Novembre.

È necessario creare una nuova generazione di lavoratori che usa la tecnologia per creare nuove soluzioni e guidare il cambiamento. Questa “Connected Workforce9” dev’essere in grado di prendere decisioni consapevoli in tempo reale e di agire in modo corretto usufruendo delle informazioni giuste al momento giusto. Le nuove tecnologie stanno cambiando il mondo del lavoro, creando nuove sfide per le imprese e per i loro dipendenti. Smartphone, tecnologia “wearable10”, robotica, realtà virtuale e intelligenza artificiale sono una realtà recente, ma in rapida diffusione anche in ambito aziendale. Questi “dispositivi intelligenti” sono oggi sufficientemente diffusi, poco costosi e possono essere interconnessi per abilitare i lavoratori a ogni livello a svolgere il proprio lavoro con maggiore efficienza, produttività e sicurezza.

1. Presentazione del progetto Industria 4.0 del 27.10.2016 del Prof. Marco Taisch Politecnico di Milano 2. Monitoraggio continuo delle performance e del grado di usura della macchina, agendo sulla prevenzione

e del guasto. Impiego della diagnostica (tools digitali di elaborazione delle informazioni) per il miglioramento continuo.

3. CPS - Cyber Physical System 4. Total productive maintenance 5. Definizione di Robot dall’ISO 8373: meccanismi di azionamento programmabili, composti da due o più

assi con un determinato grado di autonomia, mobili in un determinato ambiente e capaci di realizzare obiettivi predefiniti.

6. End-to-end o dall’inizio alla fine. 7. PLM - Product Lifecycle Management. 8. Presuppone la digitalizzazione del sistema produttivo 9. Forza di lavoro connessa. Tratto dal “La rivoluzione dell’Internet of Things Accenture Strategy -Harvard 10. Business review 11. Letteralmente: ”indossabile o portabile”.

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Tecnologie Additive realizzate con Stampanti Tridimensionali

L’“Additive Manufacturing” è una tecnologia che permette la realizzazione di oggetti

tridimensionali attraverso speciali stampanti a getto di materia. Una rivoluzione per molti

settori industriali che consente di realizzare prototipi e piccole quantità con una riduzione

di costi impensabile fino a pochi anni fa.

L'additing manufacturing consente di realizzare oggetti in 3D, più o meno complessi

attraverso il progressivo deposito di strati di materiali in polvere, mantenendo le stesse

qualità "tecniche" del pezzo realizzato col tradizionale sistema produttivo con materie

plastiche, polimeri, composite e metalliche . In particolare quelle che trattano prodotti finiti

metallici possono essere strutturate in almeno in tre sottoclassi: il Direct Metal Sintering

(Dms), Electron Beam Melting (Ebm), Selective Laser Sintering (SLS). Il vantaggio

principale della stampa 3D o comunque delle tecnologie additive è la velocità di

produzione di oggetti specifici più o meno complessi, nonché la grande accuratezza dei

particolari.

“Pochi giorni fa’ un cliente arabo ha chiesto una fornitura di 100 elettropompe molto

speciali con tempi di produzione ristretti. Anni fa avremmo rifiutato questo ordine, anche

perché la nostra azienda è abituata a volumi più elevati (produciamo 2 milioni di pompe

l’anno). Oggi invece un giovane ingegnere in due ore ha progettato i componenti speciali

richiesti e li ha stampati con una stampante 3D. Il giorno dopo abbiamo spedito il tutto.

Dall’intervista a Giulio Pedrollo VP Nazionale di Confindustria rilasciata a Sistemi &

Impresa n° 8 del mese di Ottobre/Novembre 2016

La stampa 3D è una tecnologia emergente1 che viene utilizzata in un numero crescente di

industrie: dai dispositivi medici alle calzature, dall’aeronautica all’automotive2 e ad ogni

tipo di sistema ed equipaggiamento. In linea con le connotazioni di Industria 4.0, è

tecnologia dirompente che semplifica in modo sorprendente il modo di produrre manufatti

anche estremamente complessi. Le aziende utilizzano oggi la stampa 3D per ridurre costi

e tempi di sviluppo del prodotto. La Personalizzazione a basso costo dei manufatti è una

delle funzionalità più interessanti della stampa 3D ed elimina il gap di competitività con i

Paesi low-cost.

Sviluppando conoscenza e utilizzo della stampa 3D, saremo sempre più in grado di

accelerare l’innovazione e il processo di sviluppo di nuovi prodotti. Dove serviva una

settimana oggi basta un giorno.

Il fatturato del settore è cresciuto del 25% dal 2014 al 2015 ed è prevista un aumento del

230% da oggi al 2020, quando le stampanti 3D dovrebbero essere 10 volte più veloci

rispetto a quelle attuali. Gli avanzamenti nella scienza dei materiali e della chimica

organica consentiranno uno sviluppo ancora più rapido dell’additive manufacturing in tutti i

settori industriali.

Kevin Plank, CEO dell’Under Armour (USA)

“Abbiamo recentemente lanciato la nostra prima calzatura digitale progettata e realizzata

con sistemi 3D offrendo agli atleti un prodotto super-ibrido che ha risolto un bisogno

insoddisfatto attraverso un processo proprietario di stampa 3D. Questa tecnologia digitale,

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accoppiata con altre quali la sensoristica, robotica, big data e analytics, ci permetterà di

entrare in contatto con nuovi clienti, ridurre i costi e trasformare il nostro modo di

pianificare, formare, prevedere e consegnare agli atleti di tutto il mondo."

I vantaggi della stampa 3D non risparmiano la logistica3. Una testimonianza diretta arriva

da UPS, il colosso americano delle spedizioni, con una riorganizzazione della supply chain

i cui risultati sono già tangibili e apprezzati. Non si tratta di semplici miglioramenti

dell'efficienza, ma di cambiamenti strategici nell'offerta di servizi. UPS è passata dalla

semplice consegna alla gestione di operazioni di assemblaggio e manifattura, attrezzando

allo scopo il centro di smistamento di Louisville, nel Kentucky, con un centinaio di

stampanti industriali.

1 Rif. The Center for Global Enterprise – Digital Supply Chains: A frontside Flip 2. I costruttori di automobili la utilizzano per creare in poco tempo prototipi per il telaio e parti interne, così da verificare concretamente e a costi ridotti, se una soluzione tecnica o stilistica è fattibile o meno; varie organizzazioni militari hanno rivelato di adottare le stampanti 3D per la costruzione di parti di droni e di aerei.

3.Rif. La stampa 3D rivoluziona le spedizioni. Così UPS ora fa anche il produttore e l'assemblatore.

Giuseppe Goglio Digital Logistics Marzo 2016

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Realtà aumentata o integrata a supporto dei processi produttivi

Per realtà aumentata, si intende l'arricchimento della percezione visiva e acustica di un’immagine mediante informazioni, dati e suoni – informazioni multimediali – manipolati e convogliati elettronicamente. È la sovrapposizione in un display tra mondo reale e informazioni, dati, e suoni e messaggi vocali per dare un quadro più completo a chi lo osserva e lo utilizza. I dispositivi a realtà aumentata supportano analisi e decisioni degli operatori di processo. Una vera e propria evoluzione delle modalità di fruizione di notizie e contenuti, che avviene arricchendo il campo visivo dell'utente con nuovi input.

La realtà aumentata1 è una tecnologia che sfrutta i display dei dispositivi mobili e

wearable2 e delle vetrine interattive per aggiungere informazioni a ciò che vediamo. L’Italia

fino a oggi non è molto coinvolta, ma la lista dei big che stanno testando questa forma di

comunicazione è sempre più lunga. Audi, Ikea, Chanel, Tissot e Lego sono i nomi più

importanti di una tecnologia che va oltre la semplice comunicazione pubblicitaria, per

sfondare anche in ambito education. Per esempio in una scuola del Texas viene utilizzata

un’applicazione che permette di raccontare flora e fauna grazie all’augmented reality.

Con l'aiuto della tecnologia della realtà aumentata, informazioni circa il mondo reale circostante diventano interattive e digitalmente manipolabili. Informazioni costruite digitalmente in relazione ad un ambiente e agli oggetti effettivamente presenti, vengono sovrapposti. La realtà aumentata inserisce i componenti del mondo digitale nel mondo reale percepito da una persona. Un esempio è un casco di realtà aumentata per i lavoratori edili che visualizza informazioni relative ai siti di costruzione. I componenti hardware della realtà aumentata sono: processori, display, sensori e dispositivi di input. Moderni dispositivi di mobile computing come smartphone e tablet contengono questi elementi che spesso includono una fotocamera e sensori MEMS quali accelerometro, GPS e una bussola, che li rende adatti piattaforme di AR.

In ambito business, un esempio viene dall’austriaca Knapp1, che ha realizzato una

soluzione per il picking in magazzino. L’utilizzo di particolari occhiali guida gli addetti verso

la merce da ritirare indicando anche dove portarla. Si tratta, in pratica, di una soluzione

simile al voice picking che utilizza però la realtà aumentata.

Mitsubishi Electric e Metaio - da poco acquisita tra l'altro da Apple, che entra nel mondo

della realtà aumentata - invece, hanno sviluppato un'applicazione che funge da assistente

di manutenzione, mediante il riconoscimento ottico di oggetti e la tecnologia della realtà

aumentata. In questo caso l’applicativo per IPad si sovrappone alla visione in tempo reale

della fotocamera, fornendo le indicazioni per la manutenzione delle macchine e rendendo

superfluo il manuale cartaceo di manutenzione.

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Lo scorso novembre3 (2016), Microsoft ha annunciato il suo visore a realtà aumentata

Hololens uno strumento per architetti e designer che consente di proiettare in 3D i progetti

per poterli esplorare come se fossero reali. Da allora, Microsoft ha continuato a lavorare

con Trimble e l’Università di Cambridge per esplorare nuovi modi di applicazione della

tecnologia della realtà mista al mondo della progettazione e dell’edilizia. Un problema

importante per questo settore è il processo di ispezione e di manutenzione delle

infrastrutture che può essere lungo, laborioso e soggetto ad errori umani. Grazie all’utilizzo

di Hololens queste problematiche saranno superate perché il visore di Microsoft consentirà

di visionare materiale e cantieri senza muoversi dalla scrivania, grazie al programma di

monitoraggio automatizzato delle varie fasi di costruzione di una struttura.

Un secondo progetto su cui Microsoft e l’Università di Cambridge stanno lavorando è

quello del rilevamento del grado di deperimento dei ponti e viadotti. In futuro non sarà più

necessario inviare squadre di tecnici per valutare la consistenza e tenuta della loro

struttura. Basterà infatti rilevare immagini della stessa che saranno poi rielaborate in un

modello 3D visionabile attraverso gli Hololens senza dovercisi recare di persona.

Un’indagine di Juniper Research stima in 82 milioni di dollari il mercato dei dispositivi di realtà aumentata del 2012 e prevede un fatturato di 5,2 miliardi nel 2017. Secondo McKinsey la Realtà aumentata sarà una delle interfacce uomo-macchina di maggior sviluppo nell'ambiente produttivo. L’operatore oltre a vedere l’immagine di un determinato contesto, potrà avere ulteriori informazioni, segnalazioni o altri messaggi sensoriali. 1. La realtà aumentata si prepara al decollo di Luigi Ferro - Digital4 Executive, Scenari 01 Marzo 2013 2. Le persone vogliono tecnologie sempre meno intrusive, vogliono i vantaggi della rete senza dover

necessariamente portare un oggetto con sé. La convergenza finale è quindi quella di avere la tecnologia su di noi, invece che con noi. Si va quindi verso sistemi indossabili; si realizzerà la promessa del wearable computing, degli e-tessuti. La miniaturizzazione farà passi avanti decisivi. Un passaggio intermedio in questa direzione è dato probabilmente dagli smart watches, ma in questo solco c’è anche il machine to machine applicato alla persona: sensori sempre più invisibili per tenere sotto controllo i nostri valori vitali, i nostri consumi energetici, in generale il nostro stato di salute. Rif. Le innovazioni che cambieranno il mondo di Alessandro Longo – Digital4 Executive Maggio 2013.

3. Microosft e l'Università di Cambridge hanno lavorato assieme per ideare alcuni programmi atti ad utilizzare il visore Hololens nel mondo dell'edilizia. Di Filippo Vendrame, Digital4 Executive Gennaio 2017

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Simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi

produttivi

Il Piano Nazionale Industria 4.0, parimenti a quello tedesco, prevede due tipi di

simulazione, quella tra “macchine interconnesse per l’ottimizzazione dei processi” e quella

relativa ai “modelli gestionali interni e dell’intera supply chain” finalizzata all’integrazione

delle informazioni lungo la catena del valore dal fornitore al consumatore”. L’obiettivo

ultimo è quello di ottenere una “comunicazione multidirezionale tra processi produttivi e

prodotti”.

Simulazione tra macchine interconnesse

Oggi tutti i prodotti – anche quelli meno sofisticati – possono essere progettati, validati e

ottimizzati rispetto a diversi contesti di utilizzo e obiettivi di costo, ricorrendo a modelli

virtuali. Si tratta di un approccio che consente di ridurre drasticamente la sperimentazione

su prototipi fisici, contenendo così il time to market, costi ed il rischio d’errore. La pratica

della simulazione sta diventando sempre più ricorrente sia nelle grandi organizzazioni che

nelle imprese medio-piccole.

Si tratta chiaramente di uno degli elementi che caratterizza la “quarta rivoluzione

industriale” e che concorre ad assicurare un maggior margine di competitività,

indispensabile al successo dell’impresa. L’uso dell’Engineering Simulation è quindi

destinato a diventare parte integrante delle nostre conoscenze e dei normali processi

aziendali.

La modellazione e fabbricazione digitale è un processo che unisce progetto e produzione

mediante l'utilizzo di software di modellazione 3D o di progettazione assistita (CAD) e

processi di fabbricazione additiva e sottrattiva. La stampa 3D rientra nelle applicazioni

additive, mentre le lavorazioni fanno parte della fabbricazione sottrattiva. La modellazione

digitale e fabbricazione consente ai progettisti di creare modelli fisici che possono essere

utilizzati per verificare la validità del progetto. Trattasi di uno strumento che può essere

applicato in molti settori: dalla manifattura, all’architettura e alla moda.

Simulazione dei modelli Gestionali

I prodotti e i loro sistemi di produzione diventano sempre più complessi a causa del continuo aumento delle loro funzionalità, personalizzazioni ed evoluzione delle forme di cooperazione tra aziende. La definizione di modelli gestionali di riferimento facilita la gestione di questa crescente complessità. Essi sono in genere validati primo del loro utilizzo e gestiti poi da computer che prendono in consegna attività di routine quali l'esecuzione di calcoli, controlli degli stati di avanzamento e verifica delle milestone di programma. La simulazione dei modelli consente di ridurre i rischi di progetto o di programma attraverso l'individuazione tempestiva degli errori, la verifica delle esigenze del sistema e la validità delle soluzioni proposte. I modelli possono altresì fornire un flusso di informazioni che rende più efficiente l’attività ingegneristica e migliora la cooperazione interdisciplinare.

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Gli obiettivi della simulazione digitale sono:

la creazione di un modello in grado di rappresentare la reale complessità del sistema gestionale al fine di comprenderne i comportamenti, misurarne la robustezza o resilienza del caso si verifichino determinati eventi2 e ottimizzarne le prestazioni3,

l’aumento dell’efficienza e una migliore qualità nei prodotti/servizi erogati.

Tenuto conto dei suoi costi iniziali di sviluppo, la pratica della simulazione è particolarmente adatta alle produzioni ripetitive di serie medio-grandi e alle applicazioni industriali con severe norme di sicurezza. È comunque opportuno essere consapevoli delle possibilità che essa offre in quanto trattasi un'attività a valore aggiunto che riduce costi gestionali e rischi. La percentuale dei costi associati alle attività client-specific e quindi addebitabili al cliente verso quelle client-independent da spesare, svolge un ruolo importante nella decisione di adottare modelli digitali di gestione.

1. Base di riferimento: Recommendations for implementing the strategic initiative Industrie 4.0- Report finale del gruppo di lavoro Aprile 2013

2. Eventi naturali che impattano la continuità dei flussi produttivi, variazioni inattese dei trend di mercato, introduzione di nuove tecnologie, merger e acquisition, ecc

3. La simulazione può riguardare la situazione corrente o “as is”, possibili opzioni o “what if “ e la soluzione organizzativa finale o “to be”.

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Integrazione verticale interna e orizzontale lungo l’intera catena del

valore

Con Industria 4.0 cambiano le logiche di integrazione produttiva sia a livello orizzontale,

tra aziende, sia a livello verticale, tra gli strumenti di progettazione, produzione e supporto

prodotto1. In base al report: “Recommendations for Implementing the Strategic Initiative

Industrie 4.0”2, la strategia dell’impresa intelligente prevede due grandi aree di sviluppo

l’integrazione verticale e quella orizzontale. In particolare:

lo sviluppo, l’implementazione e l’integrazione verticale dei sistemi di progettazione, produzione e di supporto post vendita, flessibili e riconfigurabili, grazie all’ausilio di applicativi CAD-CAM, ERP, sistemi ciberfisici e di smart manufacturing3;

la ridefinizione della catena del valore attraverso piattaforme o reti di collaborative manufacturing. Queste reti si estendono sul territorio per l’integrazione di informazioni e processi di diverse aziende in diversi contesti (integrazione orizzontale).

Con l'integrazione verticale entra in gioco la possibilità di disporre di soluzioni, che

permettono la comunicazione tra macchine e tra macchine e prodotti. Questi cessano

di essere oggetti passivi e diventano oggetti “intelligenti”. Progettazione, produzione,

controllo, manutenzione prodotto e relazioni con clienti e fornitori si fondono in un unico

ecosistema gestito in tempo reale attraverso dispositivi digitali e big data.

Le aziende di tutto il mondo stanno lavorando per sviluppare supply chain digitali, focalizzate sul cliente, che riducano notevolmente tempi e costi e che apportino valore aggiunto sia in termini di innovazione prodotto che in termini di processi gestionali avanzati. Come anticipato nel paragrafo introduttivo, gli executive degli acquisti delle principali multinazionali4 hanno stimato nel 20% la riduzione dei costi correlati al passaggio al nuovo ecosistema. Cisco Systems, Inc. ha stimato5 in tre trilioni di dollari il valore aggiunto che supply chain e logistica potranno apportare alle aziende dal 2013 al 2022, quale combinazione tra maggiori ricavi e riduzione dei costi. La digital supply chain (DSC) o catena di fornitura digitale è un modello di piattaforma o di organizzazione orientata al cliente che cattura e massimizza l'utilizzo dei dati multicanale in tempo reale. Permette la stimolazione della domanda, la sua comprensione e la sua gestione, ottimizzando le prestazioni offerte e riducendo al minimo i potenziali rischi. Il

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cambiamento cruciale consiste nel passare da un’organizzazione di supporto ad un’organizzazione strategica cui compete il coordinamento di determinati progetti di innovazione e di riduzione costi e che è quindi corresponsabile del profit and loss6.

Il CEO di Lockheed Martin ha affermato7: “Noi intendiamo costruire una supply chain digitale supportata in termini collaborativi dai nostri fornitori e orientata a captare la domanda dei ns clienti, magari anticipandola.”

I nuovi sistemi e attori del supply chain management (SCM) costituiscono il punto focale dell’impresa intelligente, in quanto:

l’integrazione e la digitalizzazione delle filiere costituiscono la base per l’acquisizione di vari vantaggi competitivi, innovazione del prodotto compresa;

interfacciando anche il cliente finale, devono essere in grado di captarne le necessità e proporre adeguate soluzioni;

devono prendere decisioni tempestive correlate all’output delle analisi dei dati e

Informazioni provenienti dall’intera filiera;

devono essere in grado di impostare e gestire rapporti integrati di periodo medio-lungo e di definire strutture e clausole contrattuali capaci di tutelare al meglio la propria azienda;

devono guidare i rapporti con i system integrator che da venditori di prodotti e servizi, devono diventare dei risolutori di problemi con tutte le responsabilità e conseguenze che questo comporta. Questi devono affiancare il committente nell’analisi dell’impatto che la digitalizzazione ha sul suo business al fine di valutarne i rischi e proporre soluzioni compatibili8.

Perché ciò possa essere realizzato è necessario organizzare uno stretto collegamento e collaborazione tra tutti gli attori della filiera produttiva e questo richiede:

il sostegno del top management e la sua disponibilità ad investire tempo e risorse nella progressiva trasformazione dell’azienda ed in particolare della supply chain;

l’integrazione digitale end-to-end delle varie fasi di creazione di valore nell’intero ciclo di vita dei prodotti;

l’integrazione dei sistemi IT della filiera produttiva o del supply network. La condivisione tempestiva delle informazioni rappresenta infatti un fattore sempre più determinante per poter assicurare velocità e flessibilità al sistema impresa

La realizzazione e l’utilizzo di una piattaforma digitale per ogni tipo di interazione o scambio di documenti commerciali con fornitori e clienti rappresenta chiaramente la “soluzione per eccellenza”. Molti provider del settore IT offrono in proposito soluzioni cloud capaci di soddisfare ogni esigenza e questo consente alle piccole imprese usufruire di adeguati strumenti senza dover investire in sistemi proprietari da aggiornare in continuazione. La tecnologia digitale ha il potere di generare una convergenza tra gli elementi della catena di fornitura. Essa consente di ottimizzarne l’intera struttura e non solo le singole funzioni unendo progettisti, fornitori, produttori, distributori, service provider e clienti. Essa stimola nuovi modi di pensare e di lavorare, migliorando la visibilità, la collaborazione e l'innovazione. La connessione o connettività tra imprese-persone, processi e prodotti

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rappresenta il fondamento o la base portante del nuovo ecosistema. Sfruttando i vari strumenti digitali, le aziende collegate godono di ampia visibilità ed elevati livelli di controllo e possono interagire in tempo reale con l'intero ecosistema in ogni fase del business.

Il coinvolgimento delle persone nei progetti apre poi il tema delicato della cultura delle organizzazioni e del clima interno. Occorre infatti creare un terreno favorevole e un atteggiamento proattivo verso l’innovazione.

Nell’era digitale idee e contributi non vengono solo dalla supply chain. Un fattore abilitante da non trascurare è infatti l’iperconnessione delle masse9. Questa è un’epoca in cui per la prima volta una persona si può rivolgere al mondo intero, via internet, per chiedere informazioni, servizi o finanziamenti. E questo dà vita alle community online e fenomeni come crowdfunding e crowdsourcing. Il crowdfunding può essere una soluzione per il grande problema di chi fonda una startup: i finanziamenti. Introdotto nel 2009, oggi è un business da 16 miliardi di dollari che in 10 anni può arrivare a 150/300 miliardi, cioè 10 volte l’attuale potenzialità di capitali per chi ha una buona idea». Il crowdsourcing viene invece utilizzato sia per il reperimento di nuovi fornitori, sia per la raccolta di idee, pareri e informazioni su un prodotto o tema di particolare interesse.

1. Industrial IoT, Integrazione e connettività alla base dell'Industry 4.0 europea di Mario Bellini Internet4 Things Ottobre 2016

2. Recommendations for implementing the strategic initiative Industrie 4.0- Report finale del gruppo di lavoro tedesco dell’Aprile 2013

3. Analizzati al par. 1: ” Soluzioni Gestionali e Produttive Avanzate”

4. Rif. Digital Supply Chains: A frontside Flip a cura del The Center for Global Enterprise

5. Rif. Accenture Strategy – The Digital Supply Network A New Paradigm for Supply Chain Management

6. Rif. Digital Supply Chains: A frontside Flip a cura del The Center for Global Enterprise

7. Rif. Digital Supply Chains: A frontside Flip a cura del The Center for Global Enterprise

8. Rif. Accenture Strategy – The Digital Supply Network A New Paradigm for Supply Chain Management

9. Tecnologie "esponenziali", iperconnessione di massa e Flow: «Opportunità mai viste nella storia» di

Daniele Lazzarin Digital4 Executive 8 Febb. 2016

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Comunicazione multidirezionale tra processi e prodotti via Internet

L’internet delle cose (IoT) è l’interconnessione di dispositivi fisici con applicativi software, sensori, attuatori e rete che consente loro di collezionare e scambiare dati. L’IoT permette a questi oggetti di essere rilevati e/o controllati da remoto attraverso infrastrutture di comunicazione esistenti. L’Internet delle cose e servizi consente di generare reti che incorporano l'intero processo produttivo e convertono le fabbriche in un ambiente intelligente in cui persone, macchine e risorse comunicano tra loro nel modo più naturale come in un social network.

I prodotti intelligenti sono identificabili e localizzabili in ogni momento e sono in grado di conoscere i dettagli del loro processo di fabbricazione; sanno come sono costruiti e come potranno essere utilizzati e sono in grado di riconoscere i segni di usura durante il loro ciclo di vita. Tutte queste informazioni possono essere tra loro collegate al fine di ottimizzare la smart factory anche in termini di logistica, distribuzione e manutenzione.

Nel futuro delle telecomunicazioni e dell'economia dei paesi avanzati, lo sviluppo di Internet delle Cose - Internet of Things – è destinato ad avere un ruolo determinante. Concettualmente, l’IoT è un'etichetta o slogan per un futuro sempre più connesso, in cui gli oggetti di uso giornaliero, dagli elettrodomestici alle automobili ai dispositivi medici, sono provvisti di sensori e microchips e sono collegati o collegabili ad Internet per condividere i dati in essi contenuti. In prospettiva l’IoT darà luogo ad un ecosistema per dispositivi interconnessi: oggetti e sistemi che si scambieranno in modo automatico vari tipi di dati. In questo nuovo mondo, la maggior parte delle comunicazioni sarà da macchina a macchina (M2M) e ci sarà un continuo scambio di informazioni tra dispositivi, sensori, computer e reti. Questo è possibile grazie ai progressi conseguiti dalla tecnologia dei sensori che ne hanno ridotto drasticamente i costi, consentendo altresì la geolocalizzazione ed altri avanzamenti tecnologici. Una volta che questi dispositivi sono connessi a una rete, i consumatori e le imprese hanno la possibilità di raccogliere e analizzare quantità significative di dati generati dagli stessi in tempo reale, consentendo alle persone di prendere decisioni che massimizzano l'efficienza in termini di tempi e costi. Tra le piattaforme più interessanti ci sono i prodotti che integrano l’intelligenza artificiale focalizzata sull’assistenza virtuale, sia a livello domestico che professionale. Provvisti di realtà aumentata potranno spegnere le luci, aggiustare la temperatura, controllare le telecamere di sorveglianza e i livelli di sicurezza generali. Abbinando questo al machine learning, si otterrà qualcosa di molto vicino a un maggiordomo digitale onnipresente3.

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In aggiunta al suo impatto sul sociale e quindi sulla nostra vita quotidiana, il suo potenziale economico è enorme. L'Internet delle cose sta creando una inusuale ricchezza di informazioni circa le abitudini e modalità di lavoro di clienti e consumatori. Nel 20152, c'erano 13,4 miliardi di dispositivi collegati, dai fornelli per cucinare il riso ai frigoriferi per auto, ai pozzi di petrolio e gas. Le proiezioni dicono che entro il 2020, ci saranno 38,5 miliardi di dispositivi collegati, un aumento del 285% in un periodo di cinque anni. IoT significa soprattutto sensori. Nel 2015, il loro fatturato è stato di 101,9 miliardi di dollari ed è previsto un tasso di crescita annuo del 10,1% fino al 20212. Il settore automobilistico da solo coprirà un quinto della domanda di mercato. In uno smartphone medio, tra sensori di luci, termometrici e ad impronte digitali di tipo touch, ce ne sono almeno quattordici. L’ IoT è certamente anche una delle principali tecnologie abilitanti per lo sviluppo di nuovi modelli di business. Oltre a trasformare in modo radicale il nostro modo di vivere, l’IoT produrrà effetti economici rilevanti. Non a caso i politici se ne stanno interessando, tentando di adottare leggi e regolamenti che tengano il passo con l’innovazione o che almeno non li ostacolino. Servono chiaramente norme e standard internazionali che rispettino le regole della libera concorrenza e i principi della neutralità tecnologica1. Mentre l'IoT porterà significativi benefici per l’impresa, una maggiore connettività darà anche luogo a nuovi rischi e vulnerabilità. L'industria ICT riconosce la privacy come una priorità nel successo di l'IoT e condivide le preoccupazioni di politici e operatori4. L’Associazione delle Industrie di Telecomunicazione tedesca – TIA5 - ritiene che qualsiasi azione legislativa debba essere concentrata nelle aree e situazioni in cui esistono significativi problemi di privacy e sicurezza dei dati. A parer suo, se i dati sono de-identificati o aggregati non richiedono lo stesso livello di sicurezza o privacy esistente per i dati sensibili di un’impresa. 1. Rif. Report del Working Group: Recommendations for Implementing the Strategic Initiative Industry 4.0

2. Rif. Digital Supply Chains: A Frintside Flip – The Center for Global Enterprise

3. Rif. Così l’intelligenza artificiale cambierà il business nel 2017 di Paolo Longo Gigital4Executive Feb 2017

4. Rif. Report del Working Group: Recommendations for Implementing the Strategic Initiative Industry 4.0

5. Telecommunications Industry Association (TIA): rappresenta i produttori e fornitori di reti di

comunicazione globale e coordina l’attività di sviluppo di norme, policy, opportunità di business,

informazioni di mercato, organizzazione eventi e networking.

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Gestione dei dati su sistemi aperti e remoti

Il cloud computing o nuvola informatica è un modo di erogare servizi digitali, che permette

di archiviare, memorizzare ed elaborare informazioni, sfruttando risorse software e

hardware distribuite o centralizzate in un un'unica struttura in remoto secondo l'architettura

client-server. Le infrastrutture di cloud computing sono grandi data center che consentono

all'utilizzatore di poter disporre delle risorse hardware e degli applicativi di cui necessita,

con la formula del pagamento a consumo.

Vantaggi del cloud computing

Abbattimento dei costi fissi iniziali (investimenti in hardware e software). I

programmi e i dati risiedono nell'infrastruttura cloud, gestita da personale molto

esperto e qualificato.

Maggiore attenzione al proprio core business: vengono liberate energie umane

prima completamente dedite alla gestione dell'infrastruttura; la gestione di tutta

l'architettura informatica è infatti demandata al provider.

Maggiore scalabilità: di fronte alla necessità di maggiori o minori risorse, il gestore

può espandere o limitare con estrema flessibilità l'infrastruttura.

Accesso al cloud anche con dispositivi mobili: la connessione ai dati può avvenire da qualsiasi posto e in qualsiasi momento, anche attraverso smartphone, notebook, portatili o pc desktop capaci di collegamento internet attraverso un browser qualsiasi.

Sicurezza del sistema: maggiore di quella mediamente disponibile nelle imprese, con servizi certi di backup.

Indipendenza dalle periferiche: trattandosi di programmi e dati online, non si è vincolati ad utilizzare particolari hardware o determinate configurazioni di reti.

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Svantaggi del cloud computing Da più parti si manifesta qualche resistenza per i potenziali rischi che provengono da un lato dalla completa dipendenza da Internet, dall'altro dalla sicurezza informatica e violazione della privacy cui sono soggetti i dati memorizzati.

● Dipendenza Internet: l’eventuale interruzione della connessione può determinare il blocco di ogni attività.

● Sicurezza Informatica e Violazione della Privacy: tenuto conto del fatto che i dati

sono memorizzati in server virtuali soggetti ad interventi del Provider, esiste il rischio di manipolazioni per ricerche di mercato, spionaggio industriale o altro. Il rischio sicurezza aumenta con le reti wireless, molto più esposte a casi di pirateria informatica e diventa ancor più complicato, se le server farm, dove sono memorizzati i dati personali e sensibili sono localizzate in un Paese diverso da quello dell’utente. In caso di violazione della privacy o fallimento infatti, si potranno incontrare serie e fondate difficoltà a procedere legalmente.

Parte di questi rischi esiste però anche se si utilizzano sistemi proprietari e la mancanza di connessione con la Rete impedisce la connettività tra imprese a prescindere dall’utilizzo dei sistemi cloud. L’impiego di linee telefoniche dedicate è infatti sempre meno frequente. In ogni caso le imprese devono investire sempre di più in Information Technology. La tecnologia cloud riduce i costi e il personale addetto2. Essa consente alle PMI di disporre di piattaforme sostanzialmente sicure, flessibili e meno costose. Significativo e meritevole di attenzione è il punto di vista di Luca Ballerio, Central Director - Strategic Business Modelling & CIO di Epta Refrigeration3 che riportiamo qui di seguito. «Rispetto ai tradizionali modelli di valutazione delle modalità di sourcing (make vs. buy, in

house vs. outsourcing/BPO4), il Cloud consente di sofisticare l’approccio ed esternalizzare

solo le componenti tecniche di servizio, mantenendo in azienda le competenze pregiate,

che rappresentano il reale vantaggio competitivo. In questa attività di ridisegno dei

processi aziendali, il responsabile IT è chiamato a interpretare un ruolo profondamente

diverso rispetto al passato: questo nuovo modo di fare IT consente al CIO di evolvere da

ricercatore di efficienza ad abilitatore di nuovi modelli di business, da “braccio operativo” a

“mente operativa”, sempre più in simbiosi con la guida dell’azienda».

1. Informazioni prese dal sito di Infomart - Software Gestionale per Commercialisti, Aziende e Consulenti del

Lavoro

2. Rif. Digital Supply Chains: A Frinside Flip – The Center for Global Enterprise.

3. Rif. Dal progetto al servizio, la direzione IT cambia ruolo. Digital4 Executive Aprile 2015. 4. Business Process Outsourcing

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Sicurezza delle operazioni di rete e dei sistemi aperti

Riferimento di base: Recommendations for Implementing the Strategic Initiative Industrie 4.0 Report del gruppo di lavoro tedesco dell’Aprile 2013

“Poco prima dell’inizio del giorno del ringraziamento1, gli hacker sono entrati nel sistema di

sicurezza e pagamenti dei negozi Target, il secondo distributore discount degli USA e,

grazie all’utilizzo di un software donnoso2, hanno rubato i dati di oltre 40 milioni di carte di

credito. La penetrazione nel sistema è avvenuta dal sito di un fornitore addetto alla

manutenzione dell’impianto di climatizzazione dei supermercati”. La sintesi dell’articolo di

Tom Reeve evidenzia in modo schiacciante la rilevanza del tema security nell’economia

digitale.

Nella survey annuale effettuata dalla rivista Supply Chain Management3 il 30% degli

intervistati – su un totale di 1408 – ha classificato al primo posto il rischio "sicurezza dei

dati e incidenti informatici" associato alla gestione delle piattaforme digitali. Il 50% degli

intervistati si è dichiarato soddisfatto del livello di sicurezza esistente nella propria azienda,

ma ritiene che sia molto più arduo proteggere dati e informazioni allorquando si utilizzano

piattaforme digitali che collegano l’intera supply chain e quindi anche fornitori o clienti che

non danno sufficiente importanza al tema sicurezza.

Tra gli obiettivi primari di ogni impresa intelligente devono quindi figurare:

sicurezza e affidabilità del sistema informatico,

backup completo, sicuro e affidabile dell’intero processo aziendale.

È quindi necessario4: predisporre e gestire con la massima attenzione:

strategie, architetture e standard di sicurezza al fine di assicurare un elevato grado

di riservatezza e integrità delle interazioni in rete;

soluzioni affidabili e, non troppo costose, per proteggere know-how e proprietà

intellettuale dei processi digitali e i dati di ogni singolo cliente e fornitore, IT service

provider compresi.

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È altresì necessario adottare un approccio globale in materia di protezione e sicurezza

ricorrendo a processi crittografici o procedure di autenticazione sicure. Il termine

"Protezione" si riferisce al fatto che i sistemi tecnologici (macchine, impianti di produzione,

prodotti, ecc.) non dovrebbero rappresentare un pericolo sia per le persone che per

l'ambiente, mentre il termine "sicurezza" si riferisce al fatto che il sistema stesso ha

bisogno di essere protetto contro un uso improprio e accesso non autorizzato.

Quando si parla di sicurezza e di cyber-sicurezza ci si riferisce alla protezione dei dati e

dei servizi nei sistemi digitali contro gli abusi, accesso non autorizzato, modifiche e

distruzione. Gli obiettivi delle misure di sicurezza sono:

riservatezza: restrizione dell'accesso ai dati e servizi prestati agli utenti,

integrità: precisione e completezza dei dati;

corretto funzionamento dei servizi e disponibilità: mezzo per misurare la capacità

di un sistema di eseguire una funzione in un determinato momento.

In relazione al sistema tecnologico o piattaforma considerati e ai dati e i servizi che esso

incorpora, la security fornisce la base per la privacy sull’informazione, cioè la protezione

delle persone contro le violazioni dei diritti afferenti i dati personali. Essa permette inoltre

la protezione del know-how, cioè la tutela dei diritti di proprietà intellettuale.

Prodotti di successo saranno inevitabilmente bersaglio di pirateria. In un mercato globale, la tutela della proprietà intellettuale è quindi fondamentale. I problemi connessi con questo fenomeno non si limitano al suo impatto sulle vendite, ma includono anche danni all'immagine aziendale e alla perdita di know-how. Nei casi più estremi, ex pirati o hacker possono anche diventare concorrenti. Il problema non è più limitato alla replica fisica del prodotto, ma al furto mirato del know-how digitale che sta alla base della sua realizzazione.

Gli elementi necessari per garantire la sicurezza operativa includono bassi tassi di guasto

e un’elevata robustezza del sistema, ovvero la capacità di continuare a funzionare

correttamente anche quando si verificano guasti di non grave entità. L’Affidabilità del

sistema si riferisce invece alla probabilità dello stesso di funzionare correttamente per un

determinato periodo di tempo in un determinato ambiente.

Attualmente esistono sensibili differenze per quanto riguarda il livello di sensibilizzazione

alla sicurezza nei diversi settori industriali. In considerazione del fatto che Industria 4.0

comporterà un aumento delle reti e della cooperazione tra numerose aziende e

organizzazioni, sarà necessario disporre un maggiore livello di sicurezza e i partner digitali

dovranno fornire prove concrete della loro competenza.

Poco si sa in termini di minacce ai sistemi informatici e troppo poco è stato fatto in termini

di protezione. Industria 4.0 richiede un approccio più proattivo alla protezione e sicurezza

in fase di progettazione. Attualmente si opera soprattutto in termini reattivi alla fine del

processo di sviluppo quando si verificano i problemi. Trattasi chiaramente di palliativi

costosi e non di soluzioni affidabili e permanenti. Protezione e Sicurezza non sono le

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componenti di un processo, ma un processo che deve essere gestito in modo adeguato

sin dall’inizio.

Al momento, c'è insufficiente monitoraggio degli indicatori di valutazione del rischio e poche informazioni vengono scambiate in relazione agli incidenti sulla sicurezza. Azioni in queste aree potrebbero contribuire a fermare la diffusione di virus o di cyber-attacchi indiscriminati. La ricerca in questo settore dovrebbe essere focalizzata su temi quali la prova di identità certa e la cyber-sicurezza o protezione delle infrastrutture critiche. Le architetture di riferimento comprensive dei sistemi di protezione e sicurezza potrebbero anche servire come base per il rilascio di certificati e classificazioni di sicurezza. Proteggere le informazioni scambiate durante l'intero processo produttivo è fondamentale per il successo di Industria 4.0. Questo vale per le macchine, prodotti, processi interessati e unità organizzative coinvolte che devono possedere identificativi elettronici univoci. È di questi giorni - Febbraio 2017 – la notizia della costituzione del National Cyber Security Centre (NCSC) inglese. Esso costituisce l’authority centrale in tema di cyber security e cyber attacchi ed è destinato a divenire il punto di riferimento e contatto per imprese e quanti vogliano suggerimenti e aggiornamenti in tema di sicurezza. Aperto ventiquattro ore su ventiquattro per 365 giorni l’anno, offre, tra l’altro, supporto e assistenza nei casi indebita intrusione. “Il nostro compito è quello di fare del Regno Unito il posto più sicuro per vivere e fare business online", ha detto Ciaran Martin, CEO di NCSC. "Vi aiuteremo assicurando la professionalità dei nostri servizi, migliorando la sicurezza della Rete e vi assisteremo per dare una soluzione agli incidenti più gravi”.

Quale risposta alle crescenti intrusioni digitali, costate agli USA 240 miliardi di dollari5, il Congresso ha approvato varie proposte legislative sulla security. Man mano che crescono le preoccupazioni sul tema, molti paesi adottano purtroppo approcci nazionalistici. La Cina ha recentemente approvato una legge che impone alle imprese straniere che fanno affari con aziende locali di tenere dati e informazioni, anche riservate, su server locali.

1. Cyber security – it’s your responsibility to secure your supply chain di Tom Reeve – Technology

Magazine 20 Genn.2017 2. Malware: abbreviazione per malicious software (software dannoso), indica un qualsiasi software usato

per disturbare le operazioni svolte da un computer, rubare informazioni sensibili, accedere a sistemi informatici privati, o mostrare pubblicità indesiderata.

3. Hacked to Death: Data Security in Supply Chain di Kevin O' Mara – Supply Chain Management 16.01.17 4. Recommendations for Implementing the Strategic Initiative Industrie 4.0 Report del gruppo di lavoro

tedesco Aprile 2013. 5. Rif. Digital Supply Chain: a Frontside Flip – The center for Global Enterprise

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Analisi dei dati rilevati dai sistemi digitali per ottimizzare prodotti e

processi, previsioni e consentire la manutenzione predittiva

Nell’ecosistema digitale il networking è diventato fondamentale. Cambia il modo in cui

condividiamo le informazioni e in cui gestiamo transazioni e rapporti tra imprese. L’uso di

dispositivi mobili è diventato prassi comune e sono aumentate le aspettative in merito ai

servizi che le aziende devono offrire. Qualsiasi strategia di marketing professionale non

può prescindere dall’analisi dei Big Data e, considerata l’importanza di questo strumento,

è estremamente utile riuscire a prevedere il futuro con adeguate analisi predittive.

Aziende prodotti e clienti sono sempre più connessi e informati. Milioni di persone sono

collegate tra loro attraverso i social network e tutte possono scambiarsi opinioni in merito a

questo o a quel prodotto. Questa grande mole di informazioni è in grado di plasmare, sia

in positivo che in negativo, l’immagine che i consumatori hanno di una determinata marca.

È in questo scenario che si colloca, per le aziende, l’importanza di sfruttare le potenzialità

delle analisi predittive. Ma bisogna fare attenzione perché i Big Data da soli non sono

sufficienti, occorre utilizzarli in modo strutturato e armonico.

Big Data Analytics è il processo mediante il quale vengono esaminate grandi moli di dati

per scoprire i modelli sottostanti, le correlazioni non note, gli stati di usura di macchine e

prodotti, i trend di marketing, le preferenze dei clienti ed altre informazioni utili dell’azienda.

I risultati analitici possono portare ad attività di gestione e di marketing più efficaci,

possono ridurre i rischi e assicurare nuove opportunità di guadagno, consentono un

miglior servizio ai clienti, sia interni che esterni, e assicurano una migliore efficienza

operativa e vantaggi competitivi sulla concorrenza.

L'approccio2 “data driven” o “guidato dai dati” antepone alla creatività a briglia sciolta, e

soprattutto alle decisioni istintive, l'analisi delle informazioni per avvalorare le assunzioni

del business. In un mondo che è sempre più connesso, “big e small data” e “multicanale”,

sono le parole d'ordine della “gestione intelligente”. Le tre V dei big data –volume, varietà,

velocità– impongono alle organizzazioni che intendono sfruttare questi nuovi asset

intangibili una capacità di risposta rapida alle sollecitazioni del mercato.

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Questo non significa che gli analytics sono in ogni caso una panacea, né tanto meno che i

dati in sé sono sempre e comunque affidabili. Anche laddove contestualizzati e incrociati

con fonti differenti, se non vengono opportunamente verificati attraverso il continuo

riscontro con il mercato e con la rilevanza che hanno per il consumatore rischiano di

essere ambigui o addirittura dannosi3.

Col termine “analytics o analitica aziendale” si intende un sistema evoluto di elaborazione

dei dati che permette di acquisire una visione accurata della situazione attuale, di

individuare scenari futuri e di favorire e suggerire decisioni efficaci e risultati tangibili. L’uso

dei dati per guidare il processo decisionale non è in sé una novità; la differenza rispetto al

passato è che ora, grazie alla digitalizzazione dei processi e al continuo calo dei costi per

la loro raccolta e analisi, sono disponibili molte più informazioni relative ad ogni elemento

rilevante. L’analitica aziendale può essere: descrittiva, diagnostica, predittiva, prescrittiva e

preventiva4.

1. L’analisi descrittiva si occupa di descrivere ciò che accade o che è accaduto per riassumere e chiarire le dinamiche che hanno connotato determinate prestazioni e offre una visione d’insieme o di dettaglio.

2. L’analisi diagnostica cerca le cause che hanno portato ad una determinata situazione. Consente di individuare i motivi di determinate tendenze o avvenimenti, per migliorare le attività che non hanno portato i risultati previsti.

3. La previsione di ciò che accadrà nel futuro è affidata all’analisi predittiva. Essa è in grado di migliorare la comprensione del business, contribuendo a prevedere il comportamento degli utenti e le performance dell’organizzazione. È comunemente usata per rendere competitive le strategie di marketing digitale e per far emergere nuove opportunità di business. Ciò è possibile grazie alla raccolta, all’analisi e alla modellazione dei dati sul comportamento dei clienti e sullo storico delle performance offerte.

4. L’analitica prescrittiva si spinge oltre la previsione di risultati futuri, fornendo raccomandazioni sulle azioni da intraprendere

5. Infine, l’analisi preventiva indaga le azioni da intraprendere per evitare risultati negativi, come per esempio l’abbandono da parte dei clienti. Si occupa quindi della correzione e dell’ottimizzazione delle strategie e dei processi, per anticipare le possibili problematiche e garantire migliori performance.

L’analisi predittiva è quella maggiormente diffusa e i principali benefici che essa offre sono:

l’ottimizzazione delle strategie di ricerca e acquisizione dei clienti;

la focalizzazione delle attività sui comportamenti ed esigenze dei clienti;

miglioramento della pianificazione delle campagne digitali, scegliendo i canali più rilevanti in relazione al trend corrente del mercato;

identificazione delle migliori strategie di retention e affinamento dei processi di CRM.

1. “Data-driven marketing, per conoscere il cliente CRM e analytics sono solo il primo passo” di Domenico

Aliperto Digital4 Executive 2. Lucio Lamberti, Professore Associato di Multichannel Customer Strategy del Politecnico di Milano e

membro di Ph.e.e.l., il nuovo laboratorio dell'ateneo dedicato al biomarketing.

3. “Data-driven marketing, per conoscere il cliente CRM e analytics sono solo il primo passo” op. cit.

4. “Data-driven marketing, per conoscere il cliente CRM e analytics sono solo il primo passo” op. cit.

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La Roadmap di realizzazione dell’Industria Intelligente

Da quanto emerso in modo più o meno esplicito nelle pagine precedenti, appare evidente

che nessuna impresa o organizzazione in generale può permettersi il lusso di continuare

ad operare come ha sempre fatto, ignorando il trend di digitalizzazione in corso. Chi lo fa

perde competitività rispetto ai concorrenti e rischia di essere escluso dall’albo fornitori di

buona parte dei clienti.

La trasformazione digitale è difficile, ma necessaria è un cambiamento profondo e

pervasivo. Non ci sono soluzioni precostituite o come evidenziato dal gruppo di lavoro

tedesco1 non esiste una soluzione standard valida per ogni impresa. Diventare un’azienda

intelligente significa prima di tutto essere consapevoli di dover cambiare e in alcuni casi di

dover ridisegnare l’impresa. È una trasformazione culturale e gestionale che coinvolge

tutto il personale a partire dai responsabili. È un progetto di lungo termine che implica un

processo modulare di innovazione sistematica correlato agli obiettivi che si intendono

perseguire. Giochiamo per vincere o per non perdere? Vogliamo essere dei leader o ci

basta essere dei gregari?

L’obiettivo impresa intelligente trova il suo fulcro nella digitalizzazione dei processi e nella

rilevazione e utilizzo dei Big Data. Riguarda il miglioramento delle prestazioni dei sistemi

produttivi e l’integrazione delle catene di fornitura, la logistica, la customizzazione del

prodotto e la qualità. I possibili campi applicativi, strumenti adottabili e modalità attuative

sono molteplici, ma si può agire in termini progressivi o modulari. Le soluzioni disponibili

sono molte e la scelta del percorso da seguire o roadmap da attuare dipende dal tipo di

produzione adottata, dalla complessità dei processi produttivi gestiti, dalla connotazione

delle filiere produttive utilizzate e soprattutto dai requisiti e aspettative dei clienti più

esigenti.

Certamente esistono significative differenze tra un approccio tipico di una Grande

Azienda rispetto a quello di una PMI (anche se ovviamente esistono sempre possibili

eccezioni)

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Alcune considerazioni sono comuni :

Prerequisito è sempre la” digitalizzazione “come pure un coerente sviluppo di

organizzazione e competenze

Si tratta comunque sempre di un processo “ strategico “ che richiede conoscenza,

capacità di analisi , chiare priorità , gestione del rischio , pianificazione dei vari passi,

in una “visione“, non solo di breve, ma anche di medio/lungo periodo coerente con le

differenti maturità delle varie tecnologie. Tecniche di analisi dei punti di forza e di

debolezza (SWOT analisys), posizionamento competitivo, calcolo del Ritorno degli

Investimenti (RO I) sono strumenti e metodologie utili e spesso indispensabili.

Guardando alla realtà italiana la “ Sfida-Opportunità “ può essere , in modo semplificato,

così schematizzata :

Alcune considerazioni di fondo non possono essere ignorate (seguendo alcuni passi

dell’intervento di Simone Fubini* nel congresso FAST -Federazione Associazioni

Scientifiche e Tecniche-, sul tema in oggetto, di fine 2016 ) :

Solo poche migliaia di imprese sono in grado di investire per realizzare ecosistemi

autonomi e significativi che includano anche molte attività dei distretti. Molte di

queste o perché sono controllate da multinazionali estere o perché comunque

operano come fornitori di prodotti, componenti o sottosistemi, e partecipano ad

ecosistemi e filiere più vaste. Debbono quindi adeguare le loro piattaforme digitali per

ottimizzare i flussi operativi delle multinazionali loro clienti.

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Negli ecosistemi possono inserirsi imprese di ridotte dimensioni e anche singoli

professionisti purché offrano valore aggiunto e si adeguino agli standard di offerta

dell’ecosistema.

Nell’industria italiana il livello di automazione delle linee produttive è normalmente

elevato. In passato si è investito molto per ridurre il ” costo del Lavoro “. Spesso è

sufficiente investire per collegare gli impianti al Cloud o in alcuni casi per far

comunicare tra di loro macchine, impianti ed operatori.

Il focus delle imprese italiane però in prospettiva, oltre che sulla produzione, dovrà

concentrarsi sulla propria presenza nei mercati internazionali favorendo una

progettazione sempre più rapida e flessibile, il fast prototyping, con le stampanti 3D,

ma soprattutto, con la realizzazione di logistiche interne ed esterne all’impresa per

rendere efficiente la gestione della produzione in funzione della variabilità delle

configurazioni dei prodotti, le movimentazioni dei materiali ed il controllo della catena

distributiva tramite sensoristica intelligente ed IOT oltre che rendere più efficiente ed

ubiqua la vendita, anche attraverso l’utilizzo di E- Commerce, soprattutto per le

piccole imprese di prodotti di alta qualità.

Sono queste alcune tra le principali considerazioni che caratterizzano un momento di

potenziale profonda trasformazione (soprattutto sulla spinta della evoluzione tecnologica)

che può rappresentare tanto una significativa opportunità quanto un grave rischio:

dipende da noi, da come lo affrontiamo e da quanto lo conosciamo veramente per le sue

sfide ed suoi rischi e dalle nostre capacità di decisione, gestione e controllo.

* Simone Fubini, ingegnere, ha iniziato l'attività professionale in Olivetti.

Dopo una lunga esperieza con General Electric e Honeywell nel settore informatico, è stato amministratore delegato di Telettra, direttore centrale di Fiat e direttore generale di Olivetti. Come imprenditore ha creato Projecta per operare in settori innovativi. È tra i fondatori di Ubiquity azienda leader nel settore del messaging su rete mobile.

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PMI 4.0 Expert Team

Curricula Fondatori

Giovanni Atti. Ha operato per oltre quarant’anni in posizioni manageriali

in grandi aziende nazionali e straniere in ambito acquisti, organizzazione

e vendite. È stato per tre anni presidente e amministratore delegato di

ADACI Formanagement, una società di formazione e consulenza. Già

Presidente, per tre mandati, dell’Associazione Italiana di Acquisti e

Supply Management e Vicepresidente dell’International Federation of

Purchasing and Supply Manageement, è docente in ambito di master

universitari e consulente aziendale nei settori acquisti & supply management e

contrattualistica nazionale e internazionale. Autore di articoli, studi e ricerche, ha anche

pubblicato due libri: “Category Management nella Grande Distribuzione e nell’Industria” e

“Legge sui Contratti della Repubblica Popolare Cinese”.

Maurizio Parini. Laureato in fisica, ha lavorato come manager di

imprese multinazionali: Philips, Honeywell Information Systems Italia,

Bull Italia, Mekfin/Finmek. Ha competenze specifiche di sviluppo ed

acquisizione prodotti hardware e software, system integration,

marketing e vendite, M&A e strategie, nell’ ICT, Energia e Beni

industriali. E’ stato socio fondatore di Blupeter società di consulenza

direzionale oggi in Efeso Consulting Italia e di Innosense (innovation agent). E’ stato

Presidente /A.D. di società di software e servizi, nel C.d.A. di Assinform e nel comitato

scientifico di FINC ( Fondazione Italiana Nuove Comunicazioni) e di Smau. È socio

fondatore ed “ animatore” del Gruppo del Fare. È stato il rappresentante del Gruppo Efeso

(Partner) nell’Osservatorio 2016 su Industry 4.0 del Politecnico di Milano.

Ferdinando Pillon. Carriera aziendale con esperienze prevalenti nel

settore tecnologico di imprese multinazionali. Ruoli di responsabilità fino

alla Direzione Marketing per i mercati Italia e Spagna. Dal 1991 socio

fondatore e senior partner di società di consulenza: di CRM (DB mktg

nelle origini), sistemi informativi, marketing operativo e supporto vendite,

architetture di comunicazione. Nel 1997 fonda SI-PMA Strategie

Innovative, studio di consulenza specializzato nel marketing strategico e posizionamento

nel mercato di company brand e brand di prodotti e servizi; change management per

l’innovazione; organizzazione reti vendite. Competenze specifiche nelle diverse aree del

marketing strategico e operativo, M&A e strategie, reti vendite, analisi delle informazioni

ad uso strategico, TQM. Esperto dei modelli di analisi della Theory of Costraint. Ha al suo

attivo diverse esperienze diversificate di formazione. Autore di articoli e co-autore di libri

dedicati al CRM, Mktg, Comunicazione. E’ socio del Gruppo del Fare e aderisce ad alcuni

network internazionali. È Associated partner di Actire London (ex Lead2B) specializzata in

M&A e management ad interim.


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