18 Impresa & territori Il Sole 24 OreVenerdì 16 Ottobre 2015 - N. 285
Sviluppi urbani. A dicembre saranno gettate le fondamenta del terzo e ultimo grattacielo, firmato dall’americano Libeskind
CityLife al traguardo nel 2018Presentata la torre Hadid, che ospiterà la sede milanese del gruppo Generali
Giovanna ManciniMILANO
pEntro il 2018 Milano l’intero progetto CityLife, uno dei princi-pali sviluppi urbani di Milano, sa-rà completato e la torre di ZahaHadid sarà pronta a ospitare il nuovo headquarter milanese del gruppo assicurativo Generali, che dal luglio 2014 possiede il 100% della società Citylife, in se-guito all’acquisto della quota di Allianz, per 109 milioni.
Lo hanno confermato ieri i ver-tici stessi del gruppo, durante la cerimonia di presentazione dellatorre che oggi è arrivata al 13esimo piano e cresce al ritmo dicirca un piano a settimana. A la-vori terminati (entro il 2017) sarà alta 170 metri per 44 piani, capaci di contenere fino a 3mila persone.La sede del gruppo resterà dun-que a Trieste, ha detto ieri il presi-dente Gabriele Galateri, mentre qui saranno trasferiti gli uffici mi-lanesi di Piazza Cordusio il cui
edificio, ha precisato Galateri, «sarà valorizzato come tutte le nostre proprietà immobiliari».
Sembra dunque confermatal’accelerazione impressa al pro-getto CityLife a partire dal luglio 2014, dopo i primi anni di difficol-tà finanziarie e progettuali che nehanno rallentato e messo in forsela realizzazione. La prima torre, disegnata dall’archistar giappo-nese Arata Isozaki e di proprietà
della società assicurativa Allianz,è già conclusa esternamente e, con i suoi 202 metri e 50 piani, è oggi il grattacielo più alto d’Italia.Per fine 2016 dovrebbero essere completati anche gli ambienti in-terni, che dal 2017 saranno dun-que essere pronti per ospitare idipendenti Allianz. Le fonda-
menta dell’ultima torre, quellafirmata dall’architetto america-no Daniel Libeskind, saranno in-vece gettate ai primi di dicembre,con una cerimonia ufficiale chedovrebbe avere luogo il giorno diSant’Ambrogio alla presenzadello stesso Libeskind.
«Ci sono stati alcuni momentidi difficoltà e rallentamento – ha detto ieri il ceo di Generali, MarioGreco – ma ora il progetto proce-de veloce e per il 2018 contiamo dicompletare tutto e consegnare a Milano un quartiere che saprà in-tegrarsi con la città attraverso i suoi uffici, le sue case, le aree ver-di e le attività commerciali chequi nasceranno». L’investimentodi Generali in CityLife(prima co-me capofila di un gruppo di inve-stitori e poi come unico proprie-tario) rientra del resto in una pre-cisa strategia di asset manage-ment che il gruppo sta portando avanti, oltre che a Milano, anche alla Defense di Parigi e nella City di Londra. «CityLife – ha aggiun-to Greco – è un modello urbani-stico innovativo, oltre che il più grande progetto di riqualifica-zione urbanistica d’Italia e uno
dei più importanti d’Europa». Per Galateri è uno dei tanti segna-li della ripresa di Milano e dellasua capacità di dimostrarsi una città competitiva e attrattiva per gli investitori stranieri.
Di modello «innovativo e inte-grato con la città» ha parlato an-che il sindaco di Milano, Giulia-no Pisapia, per il quale la sfida principale deve essere ora ren-dere quest’area un luogo vivo evissuto, obiettivo a cui contribui-ranno anche i 17mila mq di parcoaperti ieri, che si aggiungono ai 55mila mq inaugurati l’anno scorso e che fanno di CityLife il secondo parco urbano di Milano,come ha ricordato l’ad di CityLi-fe Armando Borghi.
Entro poche settimane saràinoltre inaugurata la fermata TreTorri della nuova linea della me-tropolitana Lilla, che avrà una banchina sponsorizzata da Ge-nerali e Allianz e servirà diretta-mente i residenti che già vivono negli appartamenti di lusso del-l’area, firmati da Libeskind e Ha-did: 530 abitazioni di cui 330 sonogià state vendute o affittate.
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ANSA
Lavori in corso. Vertici di Generali e operai davanti alla torre di Zaha Hadid
Fondazioni liriche. Primo incontro ieri tra i vertici del teatro e le sigle sindacali per arrivare alla stesura dello strumento previsto dal decreto sull’autonomia gestionale
Entro fine anno la Scala avrà il contratto unicoMILANO
pUn percorso in sei tappe che, entro il prossimo 30 dicembre, do-vrà portare il Teatro alla Scala di Milano ad avere il suo contratto unico, previsto dal decreto sull’au-tonomia gestionale della Fonda-zione varato dal Mibact un anno fa.
È quanto hanno concordato ieri,durante il loro primo incontro uffi-ciale su questo tema, i rappresen-tanti sindacali dei lavoratori del te-atro lirico milanese e i vertici della Fondazione. Le parti dovranno
elaborare un testo (che sarà poi presentato al Ministero) in cui do-vranno convergere le centinaia di accordi stipulati negli anni per le diverse figure professionali del te-
atro (dai musicisti ai tecnici, agli amministrativi) e il contratto na-zionale. Il decreto ministeriale sul-l’autonomia prevede infatti che la Scala (come l’Accademia di Santa Cecilia di Roma) debba dotarsi en-tro il 16 febbraio del prossimo annodi un «autonomo contratto di lavo-ro» che stabilisca «all’unico livello aziendale tutte le materie che sono regolate dal contratto collettivo nazionale di lavoro di settore e da-gli accordi integrativi aziendali».
Questa prima fase ha finalità so-
prattutto tecniche. Una volta sigla-to il contratto unico, precisano fon-ti sindacali, verrà il momento della trattativa “vera e propria” per il rin-novo triennale dell’integrativo, che darà spazio a eventuali richie-ste e proposte di natura normativa e salariale da parte dell’azienda e dei lavoratori.
L’incontro di ieri è stato anchel’occasione per fare il punto sul bi-lancio della Fondazione che, ha as-sicurato il sovrintendente Alexan-der Pereira, chiuderà in pareggio
nel 2015 (e anche nel 2016), nono-stante gli introiti da biglietteria du-rante il periodo estivo siano stati inferiori alle attese per circa 400mila-600mila euro, grazie a maggiori contributi in arrivo da sponsorizzazioni.
Dal punto di vista finanziario i la-voratori hanno ricevuto rassicura-zioni anche sul credito (di circa 5 milioni) che la Scala avanza dall’ex Provincia di Milano, che potrebbe saldare i suoi debiti attraverso la cessione di immobili, ad esempio
gli spazi di piazza Oberdan, dove il teatro potrebbe trasferire alcuni uffici del centro e risparmiare così sui costi di affitto.
Ieri si è parlato anche del futurodei laboratori dell’Ansaldo (re-sponsabili degli allestimenti sceni-ci del teatro), che potrebbero tro-vare spazio e valorizzazione all’in-terno del progetto sull’utilizzo del-l’area oggi occupata da Expo: l’ipotesi è già in fase di discussione da parte di una commissione for-mata dai vertici della Scala assiemea Comune di Milano, Regione Lombardia, MM ed Expo spa.
Gi.M.© RIPRODUZIONE RISERVATA
EMILIA ROMAGNA
LOMBARDIA
LA SFIDAIl sindaco Pisapia: «Un’area innovativa e integratacon la città». I vertici della società: «Modello urbanisticotra i più moderni d’Europa»
Innovazione. L’indagine di Forum Pa
Le città d’Italiaa due velocità
Natascia RonchettiBOLOGNA
pLa sorpresa è che Bologna si ferma e che Firenze, in corsa,la tallona. Quanto a Milano, si riconferma la prima della clas-se: la città più «smart» del Pae-se, un cantiere di progetti in-novativi e un laboratorio strutturale e di innovazione sociale. «È ormai una eccel-lenza in quasi tutti i campi», di-ce Giorgio Dominici, diretto-re generale di Forum Pa e cu-ratore dell’indagine «ICity Rate», realizzata in collabora-zione con Openpolis.
La ricerca misura ancorauna volta il grado di «smart-ness» delle città italiane, sullabase di 150 indicatori. Rimet-te sul podio i capoluoghi dellaLombardia, dell’Emilia Ro-magna e della Toscana e dise-gna le due facce dell’Italia. Nel Nord metropoli e capo-luoghi di provincia procedo-no, mentre il Sud continua adarrancare. Roma inciampa sulla governance e sull’am-biente, per poi crollare sulla legalità, scivolando al ventu-nesimo posto.
La prima città del Meridio-ne nella classifica occupa solola sessantesima posizione: è Cagliari, che comunque rie-sce a reggere rispetto ad altre città metropolitane come Messina, Catania o Reggio Calabria. Quasi una débâcle: in Puglia si salva Lecce, che sotto la spinta dell’innovazio-ne si ritaglia un ruolo da apri-pista per il Mezzogiorno.
La classifica – arrivata allaquinta edizione – prende in considerazione sette dimen-sioni. All’economia, alla quali-tà della vita, all’ambiente, al capitale sociale, alla mobilità ealla governance si affianca in
quest’ultima edizione la lega-lità, per un totale di 150 indica-tori. Una griglia di parametri che vanno dai servizi di con-nessione infrastrutturale al consumo di energia, dalla mi-crocriminalità alle iniziative di conferimento dei rifiuti. E che porta in primo piano le piccole città, nuove “micro-capitali” di innovazione. Nellatop ten spiccano i piccoli ca-poluoghi: Modena (quarto posto), seguita da Venezia,
Parma, Reggio Emilia, Trento,Padova e Trieste.
Queste ultime due perdonoun po’ terreno rispetto all’an-no scorso, ma le altre acqui-stano posizioni. Modena, per esempio, è seconda in Italia per la diffusione di imprese con più di 250 addetti. Nella sua provincia ci sono brand storici dell’auto – Ferrari, Ma-serati, Pagani – ma il suo siste-ma produttivo ha anche forte vocazione all’internaziona-lizzazione, cosa che fa la diffe-renza insieme al fermento delle start up innovative e alleottime performance nel cam-po dell’assistenza all’infanzia e della cura degli anziani.
Ma se le prime tre posizionivengono riconfermate, «sono le distanze che ora cambia-no», spiega ancora Giorgio Dominici. Bologna, per esem-pio. Prima nel 2011, adesso sembra essersi adagiata sulla rendita di posizione, con il ri-schio di una progressiva ero-sione della sua effettiva capa-cità di competere.
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IL BILANCIOIl sovrintendente Pereiraha assicurato il pareggiodel budget 2015 nonostante gli introiti del periodo estivo siano stati inferiori alle attese
LA CLASSIFICAIl capoluogo lombardosi conferma primodella classe, seguito da Bologna e Firenze. Arranca il Mezzogiorno
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