10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI
Introduzione In seguito ad anni di lavoro nel territorio 0iorentino, prima nei servizi socio-‐educativi e poi come
libera professionista, ho pensato ad una proposta per l’anno scolastico 2015-‐2016.
Oggi il primo “incontro” organizzato grazie alla volontà del dirigente scolastico dello I.c. Barsanti dott. Marco Menicatti e delle collaboratrici prof. ssa Verdiani e prof. ssa Giardi.
Il Laboratorio Educativo de La bottega della pedagogista è frutto di ricerca, di scambio e di cooperazione con varie realtà italiane, è un progetto pedagogico orientato a valorizzare e sostenere la mission educativa del corpo docente e risponde dinamicamente a bisogni emergenti nella scuola. LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA, nasce
come spazio di ricerca, approfondimento e ri<lessione sul grande tema che è l’Educazione. Propone oltre il lavoro in studio specialistico come esperta nei processi formativi, pedagogista clinico e mediatrice (per persone di tutte le età) percorsi per gruppi su temi speci0ici ( formazione docenti, gravidanza, sostegno alla genitorialità, educazione alimentare, educazione allo sport…).
La Pedagogia Clinica “in aiuto alla Persona” da anni propone ricerche e offre sostegno attraverso molteplici esperienze raccolte fra gli articoli della Rivista uf0iciale “Pedagogia Clinica” dell’Associazione Nazionale ANPEC e in alcuni testi, fra cui Scuola che cambia G.Pesci/M.Mani. Essa è una disciplina che persegue il benessere della persona favorendone lo
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DRITTE PEDAGOGICHE
L’INTERVENTO VA PENSATO
IN PRATICA COSA FA LA PEDAGOGISTA IN
STUDIO
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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI
sviluppo delle proprie capacità, attitudini, disponibilità ad apprendere e incoraggiandone l’originalità, la creatività.
La Mediazione familiare e scolastica è innovativa presenza nelle istituzioni e nel tessuto sociale come alternativa costruttiva e produttiva di un nuovo modo di stare nei con0litti, secondo l’ottica del win-‐win (nessun perdente -‐ tutti vincenti) già ampiamente consolidata nei Paesi anglosassoni, di cui anche in Italia inizia a esistere un’interessante attenzione e ricerca (www.aimef.it).
L’esperienza educativa compiuta ogni giorno dal corpo docente, allievi e famiglie è oggi in una fase delicata e sensibile, sollecitata continuamente da stress esogeni ed endogeni, motivo che mi spinge ad offrire percorsi 0inalizzati di matrice pedagogica e la consulenza pedagogica e di mediazione a scuola, fra cui l’incontro di oggi (Maressi-‐Rigoni-‐Pucci).
Scuola, dritte pedagogiche (31-08-2015) Apriamo tutte le porte, spalanchiamo le 0inestre che Settembre è arrivato. Pulizie di 0ine estate, riordino della casa e delle scrivanie per cercare di riconvertire la mente alla quotidianità. Fra 15gg riaprono le scuole molti, nidi sono già aperti e le mamme sono quasi tutte dentro il vortice “compiti-‐acquisto materiali e testi-‐ordinare le documentazioni” e vi voglio fare un REGALO. Andiamo per grado. Vi OFFRO alcune “pillole educative” che normalmente appartengono alle prime consulenze in studio. Per chi mi segue da tempo conosce l’hashtag che ho creato #primadaipoiricevi e questo post ne fa parte (insieme al prossimo che uscirà lunedì 7 relativo al mondo B.E.S., D.S. e disabilità) Nido, lo avete scelto già e sicuramente avete raccolto più informazioni del Tenente Colombo da mamme conoscenti e mamme amiche. Resta solo convincervi che è la cosa migliore da fare (specialmente se siete senza nonni da coinvolgere) rientrare a lavoro e lasciare il vostro bimbo alle tate preparate che avete selezionato. Vivere questo distacco per entrambi sarà molto più faticoso se vi lasciate prendere dai sensi di colpa, il vostro partner vi sarà di aiuto prezioso in questi momenti (e poi non mi venite a dire in studio che i babbi non servono 0ino ai 3/4anni, la Digura paterna è fondamentale). Scuola dell’infanzia, che se non avete cambiato casa sarà probabilmente quella che frequenteranno anche il gruppetto degli amichetti del Nido. Adesso si inizia a fare sul serio, voi mamme siete tornate al lavoro del tutto (o comunque avete ripreso il vostro tram tram) e i vostri piccoletti cominciano a fare giochi sempre più complessi e strutturati. Si potrebbe dire che “la famiglia è per la prima volta tutta al lavoro!”, ognuno di voi durante la giornata porterà avanti sDide e relazioni a volte positive, altre sDiancanti, per lo più tutte arricchenti. Scuola Primaria (che io chiamo elementare a causa della mia vetusta età), qui la famiglia entra in una società cooperativa composta dai bambini, le maestre e voi e ne uscirà solo al termine del percorso di studi variando solo il numero dei
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Alcune esperienze già realizzate
Negli anni ho costruito progetti per gruppi di donne (come UN VESTITO PER TUTTI) e donne in attesa (RIFLESSIONI IN PERCORSO), per docenti (team COLLABORazione) e sportelli di ascolto pedagogico fuori e dentro le scuole.
Starbene 2014
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componenti. Come in ogni cooperativa perché a 0ine anno ci siano degli utili da spartire tutte le componenti devono investire tutto quello che hanno nel portare avanti gli obbiettivi, allearsi fra i soci permette di delineare strategie più ef0icaci e veloci. I bambini, alcuni in particolare, entrano nel sistema regole-‐lavoro con maggior lentezza per motivi svariati e per questo sia i genitori che le insegnanti dovrebbero occuparsi di sostenerli 0inché non hanno raggiunto un buon inserimento che li conduca a vivere una permanenza scolastica nutriente, allegra e motivata. Per farlo a volte è suf<iciente una buona comunicazione ricca di silenzi che ascoltano, altre è necessario chiedere a una specialista come me (perché se qualcosa non funziona bene va aggiustato, così anche un processo educativo). Scuola Secondaria di I grado (le medie), la maggioranza dei bambini (perché tali restano quando vi approdano) sembrano già degli adolescenti per la tipologia di comunicazione, accesso alle informazioni e stile di vita ma non lo sono. La loro capacità relazionale, la capacità di decodi0ica e critica della realtà, l’affettività sono quelle dei bambini grandi e da qui sempre più spesso nascono le loro dif0icoltà di adattamento al nuovo sistema. Facendo formazione ai docenti ascolto anche delle dif<icoltà a comunicare con le famiglie, in studio quest’ultime riportano la stessa cosa rispetto ai primi: forse noi professionisti dovremmo potervi dare un aiuto maggiore per favorire la nascita di rapporti positivi scuola-‐casa (per questo credo molto nei due tipi di intervento che promuovo, lo sportello pedagogico e la mediazione scolastica) ma 0inché la “buona scuola” non ce lo consente provate a stare in ascolto e non nel giudizio. Ultima cosa ricordatevi (genitori e docenti) che i bambini a scuola lavorano, quindi 0inito l’orario hanno un sano diritto a giocare, svagarsi, baloccarsi e annoiarsi e il tempo libero non deve essere completamente speso in attività scolastiche e strutturate, altrimenti è tempo prigioniero. Scuola Secondaria di II grado, sperando che i ragazzi abbiano scelto qualcosa che gli piaccia adesso devono essere sostenuti ancor di più nel consolidare le loro qualità e potenzialità di persone inserite in un contesto sociale fatto di norme, diritti e doveri. La capacità critica e creativa saranno le armi che avranno per superare le prove complesse, i momenti di crisi e a voi due soci (famiglia e scuola) il ruolo più impegnativo: renderli autonomi e responsabili. A noi pedagogiste il compito di aiutarli a comprendere se hanno adottato strategie poco ef<icaci per i loro apprendimenti e modi di relazionarsi col <ine di facilitarli nell’adottarne di nuovi e più produttivi.
L’intervento va pensato (02-‐02-‐2015) In realtà oggi è stato un giorno potente. Le idee e le ri0lessioni, le energie di una settimana senza weekend hanno prodotto un bellissimo incontro a scuola con la coordinatrice di classe di uno dei miei ragazzi. La scuola, specialmente gli istituti professionali, riservano sempre sorprese a noi specialisti perché nascondono perle di umanità e professionalità che non ci si aspetterebbe vista la confusione che vi gravita attorno. Da pedagogista clinica temo spesso di incrociare quella fetta di docenti in caccia di diagnosi e di certi0icazioni (per tutta una serie di motivi anche credibili) che li sostengano nella progettazione didattico-‐educativa dei ragazzi che non rientrano nella loro categoria “senza problemi”, ma quando, come oggi, mi trovo a cooperare con professori che si pre-‐occupano di individuare una strada accogliente e funzionale per i loro discenti ascoltando con attenzione le mie osservazioni e riferendomi dettagli essenziali per la co-‐costruzione di un percorso … ecco avverto una possibilità per il futuro. Lavorare in equipe è fondamentale. E per me deve essere necessariamente composta dai ragazzi con le loro famiglie, i loro insegnanti e gli eventuali specialisti, tutti amalgamati e proiettati verso l’obiettivo che insieme è stato concordato. Questo è per me “un intervento pensato”. Se uno solo dei pezzi di questo puzzle non partecipa adeguatamente l’incastro o salta o i risultati tardano a venire, e chi ne soffre? i bambini. Sono loro che si sentiranno semplicemente osservati, inadeguati, morti0icati da “gente” che gli gira intorno ma che non li arricchisce in niente.
Questo post nasce dalla mia forte motivazione ad essere ogni giorno un miglior specialista del giorno precedente, con una capacità osservativa in costante allenamento e con l’abilità a progettare interventi educativi continuamente attivata dai workshop tematici cui partecipo regolarmente. Ai colleghi suggerisco di investire in aggiornamenti e formazioni perché la nostra è una responsabilità importante, ogni giorno abbiamo il futuro di qualcuno fra le mani, la possibilità che un bambino (ma anche un adulto o una famiglia) possa divenire un bambino felice nel mondo e soddisfatto da se stesso.
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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI
Ma in pratica cosa fa la pedagogista in studio? prima parte (dal blog 14-09-2015)
Dopo aver parlato di alleanze educative (famiglia-‐scuola-‐specialista), di difDicoltà e di normativa scolastiche credo sia opportuno che racconti (almeno per i tratti salienti) come una pedagogista privato lavora in alcune situazioni speci0iche contattato dai genitori. Per quanto riguarda le dif5icoltà di apprendimento benché esista un 0ilone di specialisti che “testano” i bambini 0in dalla scuola dell’infanzia suggerisco di osservare la disponibilità che hanno i piccoli a partire dall’ultimo anno (5anni) rispetto all’acquisizione di alcune abilità psicomotorie e pre-‐curricolari (coordinazione, discriminazione visiva-‐sonora-‐tattile, classi0icazioni… ). Per i disturbi del linguaggio invece, già dai 3 anni si può iniziare a fare un’osservazione più accurata come vi spiegherà la mia collega dott. Giulia Pucci in alcuni articoli che sta elaborando per La Bottega della Pedagogista. In pratica una volta che arriva in studio una famiglia, spesso non prima della 0ine della seconda classe primaria il mio compito è quello di accogliere la storia personale di quel bambino e i suoi genitori perché comprendere i passaggi nodali e con quali modalità sono stati affrontati racconta quali stimoli, sollecitazioni hanno nutrito lo sviluppo di quella persona che oggi è davanti a me con una qualche dif0icoltà. Tengo a sottolineare che non tutte le dif<icoltà degli apprendimenti sono disturbi classi<icabili, alcuni sono “inciampi” e rallentamenti dello sviluppo, altri possono legarsi a eventi come una nascita prematura, una perdita importante, una malattia (otiti croniche), una disabilità <isica, un’adozione, il cambio di lingua per migrazione pertanto è fondamentale comprendere e compiere un’osservazione pedagogica accurata. Alcune famiglie approdano al mio studio dopo aver già ottenuto una diagnosi fatta dalle ASL o centri accreditati, alcune hanno anche già fatto il percorso logopedico, mio compito è raccogliere il tutto creando 0in dal primo incontro un clima di accoglienza e ascolto simpatetico e a-‐giudicante dove il bambino è sempre presente, perché è il primo a sapere e sentire che qualcosa non va come dovrebbe (questo è l‘inizio del mio intervento pedagogico). Se la scuola è l’inviante, chiedo ai genitori di potermi incontrare con essa per ascoltare anche il loro punto di vista professionale. Negli incontri successivi saremo il bambino ed io, così da completare l’osservazione utilizzando gli strumenti che ho acquisito anche in seguito alla formazione come pedagogista clinico. Durante questi momenti (che variano in numero a seconda dei bambini) giocando con palle, fogli, ritmi, esercizi ludicomotori, alcuni test OS Giunti speci0ici per gli apprendimenti, vado a costruire una relazione signi0icativa che mi permetterà di lavorare successivamente e raccolgo quelle informazioni che poi riunirò in quella che è chiamata veri<ica delle P.A.D. in pedagogia clinica (potenzialità abilità e disponibilità). Questo documento non vuol essere una diagnosi ma una fotogra0ia dello stato attuale dello sviluppo di quel bambino evidenziandone le risorse, i punti di forza e le inef0icienze. Da ciò posso preparare un percorso educativo speci0ico (comprensivo di suggerimenti per l’extrascuola) per lui e la sua famiglia, che sarà sempre parte del mio intervento, e le insegnanti con cui sono solita interfacciarmi. Questo vale per tutti gli ordini di scuola con opportune modi<iche nel rispetto della persona e della sua dignità. Talvolta il mio lavoro si conclude in pochi mesi altri necessità di un periodo più ampio, sempre conduce i soggetti a rendersi autonomi e capaci di imparare e correggersi. Talvolta sono i genitori che necessitano di sostegno alla loro funzione educativa. Sempre il clima sarà quello dell’ascolto e dell’accoglienza, della crescita e consapevolezza. Come potete comprendere non posso raccontare in un solo post tutto quello che accade in uno spazio pedagogico per famiglie, questo è solo una parte.
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Dott.ssa VANIA RIGONI (pedagogista ANPEC, mediatrice familiare AIMEF) 333 2351003 www.labottegadellapedagogista.com [email protected]
Starbene 2015