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L’INTERVENTO VA IN PRATICA COSA FA DRITTE PENSATO LA ... ·...

Date post: 18-Aug-2020
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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI Introduzione In seguito ad anni di lavoro nel territorio 0iorentino, prima nei servizi socioeducativi e poi come libera professionista, ho pensato ad una proposta per l’anno scolastico 20152016. Oggi il primo “incontro” organizzato grazie alla volontà del dirigente scolastico dello I.c. Barsanti dott. Marco Menicatti e delle collaboratrici prof. ssa Verdiani e prof. ssa Giardi. Il Laboratorio Educativo de La bottega della pedagogista è frutto di ricerca, di scambio e di cooperazione con varie realtà italiane, è un progetto pedagogico orientato a valorizzare e sostenere la mission educativa del corpo docente e risponde dinamicamente a bisogni emergenti nella scuola. LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA, nasce come spazio di ricerca, approfondimento e ri<lessione sul grande tema che è l’Educazione. Propone oltre il lavoro in studio specialistico come esperta nei processi formativi, pedagogista clinico e mediatrice (per persone di tutte le età) percorsi per gruppi su temi speci0ici ( formazione docenti, gravidanza, sostegno alla genitorialità, educazione alimentare, educazione allo sport…). La Pedagogia Clinica “in aiuto alla Persona” da anni propone ricerche e offre sostegno attraverso molteplici esperienze raccolte fra gli articoli della Rivista uf0iciale “Pedagogia Clinica” dell’Associazione Nazionale ANPEC e in alcuni testi, fra cui Scuola che cambia G.Pesci/M.Mani. Essa è una disciplina che persegue il benessere della persona favorendone lo 1 DRITTE PEDAGOGICHE L’INTERVENTO VA PENSATO IN PRATICA COSA FA LA PEDAGOGISTA IN STUDIO PEDAGOGIA da Gennaio nuovo Spazio esclusivo al Ponte Rosso!
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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI

Introduzione In   seguito   ad   anni   di   lavoro   nel   territorio   0iorentino,   prima   nei   servizi   socio-­‐educativi   e   poi   come  

libera   professionista,   ho   pensato   ad   una  proposta  per  l’anno  scolastico  2015-­‐2016.  

Oggi   il   primo   “incontro”   organizzato  grazie  alla  volontà  del  dirigente  scolastico  dello   I.c.  Barsanti  dott.  Marco  Menicatti   e  delle   collaboratrici   prof.   ssa   Verdiani   e  prof.  ssa  Giardi.  

Il   Laboratorio   Educativo   de   La   bottega  della  pedagogista     è   frutto  di   ricerca,  di  scambio  e  di  cooperazione  con  varie  realtà  italiane,   è   un   progetto   pedagogico  orientato   a   valorizzare   e   sostenere   la  mission   educativa   del   corpo   docente   e  risponde   dinamicamente   a   bisogni  emergenti  nella  scuola.  LA   BOTTEGA   DELLA   PEDAGOGISTA,   nasce  

come  spazio  di  ricerca,  approfondimento  e  ri<lessione  sul  grande  tema  che  è  l’Educazione.  Propone  oltre  il  lavoro  in  studio  specialistico  come  esperta  nei  processi  formativi,  pedagogista  clinico  e  mediatrice  (per   persone   di   tutte   le   età)   percorsi   per   gruppi   su   temi   speci0ici  (   formazione  docenti,   gravidanza,   sostegno  alla  genitorialità,   educazione  alimentare,  educazione  allo  sport…).    

La   Pedagogia   Clinica   “in   aiuto   alla   Persona”   da   anni   propone   ricerche   e  offre   sostegno   attraverso   molteplici   esperienze   raccolte   fra   gli   articoli  della   Rivista   uf0iciale   “Pedagogia   Clinica”   dell’Associazione   Nazionale  ANPEC  e  in  alcuni  testi,  fra  cui  Scuola  che  cambia  G.Pesci/M.Mani.  Essa  è  una   disciplina   che   persegue   il   benessere   della   persona   favorendone   lo  

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DRITTE PEDAGOGICHE

L’INTERVENTO VA PENSATO

IN PRATICA COSA FA LA PEDAGOGISTA IN

STUDIO

PEDAGOGIAda Gennaio nuovo Spazio esclusivo al Ponte Rosso!

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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI

sviluppo   delle   proprie   capacità,   attitudini,   disponibilità   ad  apprendere  e  incoraggiandone  l’originalità,  la  creatività.  

La  Mediazione  familiare  e  scolastica  è   innovativa  presenza  nelle  istituzioni   e   nel   tessuto   sociale   come   alternativa   costruttiva   e  produttiva   di   un   nuovo   modo   di   stare   nei   con0litti,   secondo  l’ottica  del  win-­‐win  (nessun  perdente  -­‐  tutti  vincenti)  già  ampiamente  consolidata  nei  Paesi  anglosassoni,  di  cui  anche   in   Italia   inizia  a  esistere  un’interessante  attenzione  e  ricerca  (www.aimef.it).  

L’esperienza  educativa   compiuta  ogni  giorno  dal   corpo  docente,  allievi  e  famiglie  è  oggi  in  una  fase  delicata  e  sensibile,  sollecitata  continuamente   da   stress   esogeni   ed   endogeni,   motivo   che   mi  spinge   ad   offrire   percorsi   0inalizzati   di  matrice   pedagogica   e   la  consulenza   pedagogica   e   di   mediazione   a   scuola,   fra   cui  l’incontro  di  oggi  (Maressi-­‐Rigoni-­‐Pucci).  

Scuola, dritte pedagogiche (31-08-2015) Apriamo  tutte  le  porte,  spalanchiamo  le  0inestre  che  Settembre  è  arrivato.  Pulizie  di  0ine  estate,  riordino  della  casa  e  delle  scrivanie  per  cercare  di  riconvertire  la  mente  alla  quotidianità.  Fra   15gg   riaprono   le   scuole   molti,   nidi   sono   già   aperti   e   le  mamme   sono   quasi   tutte   dentro   il   vortice   “compiti-­‐acquisto  materiali  e  testi-­‐ordinare  le  documentazioni”  e  vi  voglio  fare  un  REGALO.  Andiamo   per   grado.  Vi  OFFRO   alcune   “pillole   educative”   che  normalmente  appartengono  alle  prime  consulenze  in  studio.  Per   chi   mi   segue   da   tempo   conosce   l’hashtag   che   ho   creato  #primadaipoiricevi   e   questo   post   ne   fa   parte   (insieme   al  prossimo   che   uscirà   lunedì   7   relativo   al   mondo   B.E.S.,   D.S.   e  disabilità)  Nido,   lo   avete   scelto   già   e   sicuramente   avete   raccolto   più  informazioni   del   Tenente   Colombo   da   mamme   conoscenti   e  mamme  amiche.  Resta  solo  convincervi  che  è  la  cosa  migliore  da  fare  (specialmente  se  siete  senza  nonni  da  coinvolgere)  rientrare  a   lavoro  e   lasciare   il   vostro  bimbo  alle   tate  preparate   che  avete  selezionato.   Vivere   questo   distacco   per   entrambi   sarà   molto   più  faticoso  se  vi  lasciate  prendere  dai  sensi  di  colpa,  il  vostro  partner  vi  sarà  di  aiuto  prezioso  in  questi  momenti  (e  poi  non  mi  venite  a  dire  in  studio  che  i  babbi  non  servono  0ino  ai  3/4anni,  la  Digura  paterna  è  fondamentale).  Scuola   dell’infanzia,   che   se   non   avete   cambiato   casa   sarà  probabilmente   quella   che   frequenteranno   anche   il   gruppetto  degli   amichetti   del   Nido.   Adesso   si   inizia   a   fare   sul   serio,   voi  mamme   siete   tornate   al   lavoro   del   tutto   (o   comunque   avete  ripreso  il  vostro  tram  tram)  e  i  vostri  piccoletti  cominciano  a  fare  giochi  sempre  più  complessi  e  strutturati.  Si  potrebbe  dire  che  “la  famiglia   è   per   la   prima   volta   tutta   al   lavoro!”,   ognuno   di   voi  durante   la   giornata   porterà   avanti   sDide   e   relazioni   a   volte  positive,  altre  sDiancanti,  per  lo  più  tutte  arricchenti.  Scuola   Primaria   (che   io   chiamo   elementare   a   causa   della  mia  vetusta  età),  qui   la   famiglia  entra   in  una  società  cooperativa  composta   dai   bambini,   le  maestre   e   voi   e   ne   uscirà   solo   al  termine   del   percorso   di   studi   variando   solo   il   numero   dei  

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Alcune esperienze già realizzate

Negli anni ho costruito progetti per gruppi di donne (come UN VESTITO PER TUTTI) e donne in attesa (RIFLESSIONI IN PERCORSO), per docenti (team COLLABORazione) e sportelli di ascolto pedagogico fuori e dentro le scuole.

Starbene 2014

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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI

componenti.   Come   in   ogni   cooperativa   perché   a   0ine   anno   ci   siano   degli   utili   da   spartire   tutte   le  componenti   devono   investire   tutto  quello   che  hanno  nel   portare   avanti   gli   obbiettivi,  allearsi   fra   i  soci  permette  di  delineare  strategie  più  ef0icaci  e  veloci.  I  bambini,   alcuni   in  particolare,   entrano  nel   sistema  regole-­‐lavoro  con  maggior   lentezza  per  motivi  svariati   e  per  questo   sia   i   genitori   che   le   insegnanti   dovrebbero  occuparsi   di   sostenerli   0inché  non  hanno   raggiunto   un   buon   inserimento   che   li   conduca   a   vivere   una   permanenza   scolastica  nutriente,  allegra  e  motivata.  Per  farlo  a  volte  è  suf<iciente  una  buona  comunicazione  ricca  di  silenzi  che  ascoltano,  altre  è  necessario  chiedere  a  una  specialista  come  me  (perché  se  qualcosa  non  funziona  bene  va  aggiustato,  così  anche  un  processo  educativo).  Scuola  Secondaria  di  I  grado  (le  medie),  la  maggioranza  dei  bambini  (perché  tali  restano  quando  vi  approdano)   sembrano   già   degli   adolescenti   per   la   tipologia   di   comunicazione,   accesso   alle  informazioni  e  stile  di  vita  ma  non  lo  sono.  La   loro  capacità  relazionale,   la  capacità  di  decodi0ica  e  critica  della  realtà,  l’affettività  sono  quelle  dei  bambini  grandi  e  da  qui  sempre  più  spesso  nascono  le  loro   dif0icoltà   di   adattamento   al   nuovo   sistema.   Facendo   formazione   ai   docenti   ascolto   anche   delle  dif<icoltà  a  comunicare  con  le  famiglie,  in  studio  quest’ultime  riportano  la  stessa  cosa  rispetto  ai  primi:  forse  noi  professionisti  dovremmo  potervi  dare  un  aiuto  maggiore  per  favorire  la  nascita  di  rapporti  positivi   scuola-­‐casa   (per   questo   credo  molto   nei   due   tipi   di   intervento   che   promuovo,   lo   sportello  pedagogico  e  la  mediazione  scolastica)  ma  0inché  la  “buona  scuola”  non  ce  lo  consente  provate  a  stare  in  ascolto  e  non  nel  giudizio.  Ultima  cosa  ricordatevi  (genitori  e  docenti)  che  i  bambini  a  scuola  lavorano,  quindi   0inito   l’orario  hanno  un  sano  diritto  a  giocare,  svagarsi,  baloccarsi  e  annoiarsi  e   il  tempo  libero  non  deve  essere  completamente  speso  in  attività  scolastiche  e  strutturate,  altrimenti  è  tempo  prigioniero.  Scuola  Secondaria  di  II  grado,  sperando  che  i  ragazzi  abbiano  scelto  qualcosa  che  gli  piaccia  adesso  devono  essere  sostenuti  ancor  di  più  nel  consolidare  le  loro  qualità  e  potenzialità  di  persone  inserite  in  un  contesto  sociale  fatto  di  norme,  diritti  e  doveri.  La  capacità  critica  e  creativa  saranno  le  armi  che  avranno  per  superare  le  prove  complesse,  i  momenti  di  crisi  e  a  voi  due  soci  (famiglia  e  scuola)  il  ruolo  più  impegnativo:  renderli  autonomi  e  responsabili.  A  noi  pedagogiste  il  compito  di  aiutarli  a  comprendere  se  hanno  adottato  strategie  poco  ef<icaci  per  i  loro  apprendimenti  e  modi  di  relazionarsi  col  <ine  di  facilitarli  nell’adottarne  di  nuovi  e  più  produttivi.  

L’intervento va pensato (02-­‐02-­‐2015)  In  realtà  oggi  è  stato  un  giorno  potente.  Le   idee   e   le   ri0lessioni,   le   energie   di   una   settimana   senza  weekend   hanno   prodotto   un   bellissimo  incontro  a   scuola   con   la   coordinatrice  di   classe  di  uno  dei  miei   ragazzi.  La   scuola,   specialmente  gli  istituti  professionali,  riservano  sempre  sorprese  a  noi  specialisti  perché  nascondono  perle  di  umanità  e  professionalità  che  non  ci  si  aspetterebbe  vista  la  confusione  che  vi  gravita  attorno.  Da   pedagogista   clinica   temo   spesso   di   incrociare   quella   fetta   di   docenti   in   caccia   di   diagnosi   e   di  certi0icazioni   (per   tutta   una   serie   di   motivi   anche   credibili)   che   li   sostengano   nella   progettazione  didattico-­‐educativa  dei  ragazzi  che  non  rientrano  nella  loro  categoria  “senza  problemi”,  ma  quando,  come  oggi,  mi  trovo  a  cooperare  con  professori  che  si  pre-­‐occupano  di  individuare  una  strada  accogliente   e   funzionale   per   i   loro   discenti   ascoltando   con   attenzione   le   mie   osservazioni   e  riferendomi  dettagli   essenziali   per   la   co-­‐costruzione  di  un  percorso  …  ecco   avverto  una  possibilità  per  il  futuro.  Lavorare  in  equipe  è  fondamentale.  E  per  me  deve  essere  necessariamente  composta  dai  ragazzi  con   le   loro   famiglie,   i   loro   insegnanti   e   gli   eventuali   specialisti,   tutti   amalgamati   e   proiettati   verso  l’obiettivo  che   insieme  è  stato  concordato.  Questo  è  per  me   “un   intervento  pensato”.   Se  uno  solo  dei  pezzi  di  questo  puzzle  non  partecipa  adeguatamente  l’incastro  o  salta  o  i  risultati  tardano  a  venire,  e  chi  ne  soffre?  i  bambini.  Sono  loro  che  si  sentiranno  semplicemente  osservati,  inadeguati,  morti0icati  da  “gente”  che  gli  gira  intorno  ma  che  non  li  arricchisce  in  niente.  

Questo  post  nasce  dalla  mia   forte  motivazione  ad  essere  ogni  giorno  un  miglior  specialista  del  giorno  precedente,  con  una  capacità  osservativa  in  costante  allenamento  e  con  l’abilità  a  progettare  interventi  educativi   continuamente   attivata   dai   workshop   tematici   cui   partecipo   regolarmente.   Ai   colleghi  suggerisco  di   investire   in  aggiornamenti   e   formazioni  perché   la  nostra  è  una   responsabilità  importante,   ogni   giorno   abbiamo   il   futuro   di   qualcuno   fra   le   mani,   la   possibilità   che   un  bambino  (ma  anche  un  adulto  o  una  famiglia)  possa  divenire  un  bambino  felice  nel  mondo  e  soddisfatto  da  se  stesso.  

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10 NOVEMBRE 2015 LA BOTTEGA DELLA PEDAGOGISTA DI VANIA RIGONI

Ma in pratica cosa fa la pedagogista in studio? prima parte (dal blog 14-09-2015)

Dopo   aver   parlato   di   alleanze   educative   (famiglia-­‐scuola-­‐specialista),   di  difDicoltà   e   di   normativa   scolastiche   credo   sia   opportuno   che   racconti  (almeno  per  i  tratti  salienti)  come  una  pedagogista  privato  lavora  in  alcune  situazioni  speci0iche  contattato  dai  genitori.  Per  quanto  riguarda  le  dif5icoltà  di  apprendimento  benché  esista  un  0ilone  di  specialisti  che  “testano”  i  bambini  0in  dalla  scuola  dell’infanzia  suggerisco  di   osservare   la  disponibilità   che  hanno   i   piccoli   a  partire  dall’ultimo  anno  (5anni)   rispetto   all’acquisizione   di   alcune   abilità   psicomotorie   e   pre-­‐curricolari   (coordinazione,  discriminazione  visiva-­‐sonora-­‐tattile,  classi0icazioni…  ).  Per  i  disturbi  del  linguaggio  invece,  già  dai  3  anni  si  può  iniziare  a  fare  un’osservazione  più  accurata  come  vi  spiegherà  la  mia  collega  dott.  Giulia  Pucci  in  alcuni  articoli  che  sta  elaborando  per  La  Bottega  della  Pedagogista.  In  pratica  una  volta  che  arriva  in  studio  una  famiglia,  spesso  non  prima  della   0ine  della  seconda  classe   primaria   il  mio   compito   è   quello   di  accogliere   la   storia   personale   di   quel   bambino   e   i   suoi  genitori   perché   comprendere   i   passaggi   nodali   e   con   quali  modalità   sono   stati   affrontati   racconta  quali  stimoli,  sollecitazioni  hanno  nutrito  lo  sviluppo  di  quella  persona  che  oggi  è  davanti  a  me  con  una  qualche  dif0icoltà.  Tengo  a   sottolineare   che  non   tutte   le  dif<icoltà  degli   apprendimenti   sono  disturbi   classi<icabili,   alcuni  sono   “inciampi”   e   rallentamenti   dello   sviluppo,   altri   possono   legarsi   a   eventi   come   una   nascita  prematura,  una  perdita   importante,  una  malattia  (otiti  croniche),  una  disabilità   <isica,  un’adozione,   il  cambio   di   lingua   per   migrazione   pertanto   è   fondamentale   comprendere   e   compiere   un’osservazione  pedagogica  accurata.  Alcune  famiglie  approdano  al  mio  studio  dopo  aver  già  ottenuto  una  diagnosi  fatta  dalle  ASL  o  centri  accreditati,  alcune  hanno  anche  già   fatto   il  percorso   logopedico,  mio  compito  è  raccogliere   il   tutto  creando   0in  dal  primo   incontro  un  clima  di  accoglienza  e  ascolto  simpatetico  e  a-­‐giudicante  dove   il  bambino  è  sempre  presente,  perché  è  il  primo  a  sapere  e  sentire  che  qualcosa  non  va  come  dovrebbe  (questo  è  l‘inizio  del  mio  intervento  pedagogico).  Se  la  scuola  è  l’inviante,  chiedo  ai  genitori  di  potermi  incontrare  con  essa  per  ascoltare  anche  il  loro  punto  di  vista  professionale.  Negli  incontri  successivi  saremo  il  bambino  ed  io,  così  da  completare  l’osservazione  utilizzando  gli  strumenti  che  ho  acquisito  anche  in  seguito  alla  formazione  come  pedagogista  clinico.  Durante  questi  momenti   (che   variano   in   numero   a   seconda   dei   bambini)   giocando   con   palle,   fogli,   ritmi,   esercizi  ludicomotori,   alcuni   test   OS   Giunti   speci0ici   per   gli   apprendimenti,   vado   a   costruire   una   relazione  signi0icativa   che  mi  permetterà  di   lavorare   successivamente  e   raccolgo  quelle   informazioni   che  poi  riunirò   in   quella   che   è   chiamata   veri<ica   delle   P.A.D.   in   pedagogia   clinica   (potenzialità   abilità   e  disponibilità).  Questo  documento  non  vuol  essere  una  diagnosi  ma  una  fotogra0ia  dello  stato  attuale  dello  sviluppo  di  quel  bambino  evidenziandone  le  risorse,  i  punti  di  forza  e  le  inef0icienze. Da   ciò   posso   preparare   un   percorso   educativo   speci0ico   (comprensivo   di   suggerimenti   per  l’extrascuola)  per  lui  e  la  sua  famiglia,  che  sarà  sempre  parte  del  mio  intervento,  e  le  insegnanti  con  cui  sono  solita  interfacciarmi.  Questo  vale  per  tutti  gli  ordini  di  scuola  con  opportune  modi<iche  nel  rispetto  della  persona  e  della  sua  dignità.  Talvolta  il  mio  lavoro  si  conclude  in  pochi  mesi  altri  necessità  di  un  periodo  più  ampio,  sempre  conduce  i  soggetti  a  rendersi  autonomi  e  capaci  di  imparare  e  correggersi.  Talvolta  sono  i  genitori  che  necessitano   di   sostegno   alla   loro   funzione   educativa.   Sempre   il   clima   sarà   quello   dell’ascolto   e  dell’accoglienza,  della  crescita  e  consapevolezza.  Come  potete  comprendere  non  posso  raccontare  in  un  solo  post  tutto  quello  che  accade  in  uno  spazio  pedagogico  per  famiglie,  questo  è  solo  una  parte.    

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Dott.ssa VANIA RIGONI (pedagogista ANPEC, mediatrice familiare AIMEF) 333 2351003 www.labottegadellapedagogista.com [email protected]

Starbene 2015


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