Luciano Lama
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sen. Luciano Lama
Bandiera italiana
Parlamento italiano
Senato della
Repubblica
Luciano Lama nel
1986
Luciano Lama nel
1986
Luogo nascita
Gambettola (Forlì)
Data nascita 14
ottobre 1921
Luogo morte Roma
Data morte 31
maggio 1996
Titolo di studio Laurea
in scienze sociali
Professione
Sindacalista
Partito Partito
Comunista Italiano -
Partito Democratico
della Sinistra
Legislatura X, XI
Gruppo PCI, PDS
Regione Emilia
Romagna (X), Umbria
(XI)
Collegio Castelnovo
ne' Monti-Sassuolo (X
Leg.), Orvieto (XI)
Incarichi parlamentari
Vicepresidente del
Senato
Presidente della
Commissione di
inchiesta sulle
condizioni di lavoro
nelle aziende
Pagina istituzionale
on. Luciano Lama
Bandiera italiana
Parlamento italiano
Camera dei deputati
Partito Partito
Comunista Italiano
Legislatura III, IV, V
Gruppo PCI
Collegio Bologna
Incarichi parlamentari
V
Componente della
XIII Commissione
(Lavoro e Previdenza
Sociale)
Componente della
Commissione
Parlamentare di
vigilanza sulle
radiodiffusioni
IV
Vicepresidente della
XIII Commissione
(Lavoro e Previdenza
Sociale)
III
Componente della XII
Commissione
(Industria E
Commercio)
Componente della
XIII Commissione
(Lavoro e Previdenza
Sociale)
Componente della
Commissione speciale
per L'esame del
Disegno di Legge
N.1409: "Interventi in
favore dell'economia
nazionale"
Componente della
Commissione speciale
per l'esame del
Disegno n. 2076,
delle proposte di
Legge nn. 247, 248,
933, 1172, 1714,
1903 e della proposta
di inchiesta
parlamentare n. 582,
concernenti la tutela
della libertà di
concorrenza
Pagina istituzionale
Luciano Lama
(Gambettola, 14
ottobre 1921 – Roma,
31 maggio 1996) è
stato un sindacalista,
politico e partigiano
italiano, noto per
essere stato il
segretario della CGIL
dal 1970 al 1986.
Indice [nascondi]
1 Biografia
2 Onorificenze
3 Scritti
4 Note
5 Bibliografia
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Biografia[modifica |
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Pierre Carniti, Sandro
Pertini, Luciano Lama
e Giorgio Benvenuto.
Giovanissimo, aderì al
Partito Socialista
Italiano e partecipò
alla Resistenza
partigiana,
inizialmente nella 8ª
Brigata Garibaldi
"Romagna", per
diventare
successivamente
Capo di Stato
Maggiore della 29ª
Brigata GAP "Gastone
Sozzi". Nell'ottobre
1944 guidò la
delegazione del
comando partigiano di
Forlì che prese
contatto con il
comando alleato per
definire la tattica per
la liberazione della
città romagnola. Dopo
la guerra, passò nel
1946 al Partito
Comunista Italiano e
divenne uno dei suoi
dirigenti fino a far
parte del Comitato
centrale nel 1956.
Due anni dopo fu
eletto per la prima
volta deputato nella
III Legislatura e
confermato nella IV e
V. Si dimette dal
mandato
parlamentare il 2
luglio 1969, in nome
dell'incompatibilità tra
l'attività di
Parlamentare e quella
di Sindacalista[1].
Distintosi nell'ambito
sindacale,
responsabile della
Camera del Lavoro di
Forlì, il suo ruolo di
difensore dei diritti
degli operai contribuì
alla sua scalata nella
CGIL, di cui divenne
segretario nazionale
nel 1970. Operando
in collaborazione con
il socialista Piero
Boni, Lama fu fautore
dell'unità sindacale
con CISL e UIL,
benché questa
strategia non fu
sempre coronata dal
successo. Il 17
febbraio 1977
all'Università di Roma
fu violentemente
contestato da giovani
aderenti a posizioni
extraparlamentari.
Tale episodio passò
alla storia come la
"cacciata di Lama" e
venne citato da
Fabrizio de André
nella canzone "Coda
di Lupo". Il
sindacalista sarebbe
tornato alla Sapienza,
negli stessi luoghi
dove fu aspramente
contestato, circa tre
anni dopo (13
febbraio 1980[2]):
infatti fu tra gli oratori
della manifestazione,
organizzata in
memoria dell'appena
scomparso Vittorio
Bachelet, nella quale
fu condannato
fermamente il
terrorismo rosso da
parte dei
partecipanti[2].
Nel gennaio del 1978
in un'assemblea
all'EUR di Roma
propose ai lavoratori
una politica di
sacrifici, volta a
sanare l'economia
italiana, rivedendo la
posizione del
sindacato sul salario
come variabile
indipendente. Questa
scelta venne definita
la linea dell'Eur.
Contrario ad un
diretto
coinvolgimento del
PCI e del PSI
all'interno della CGIL,
ebbe nel 1980 un
violento diverbio con
Gianni Agnelli dopo
che la FIAT espulse,
collocandoli in cassa
integrazione, 23.000
dipendenti. Al termine
della sua segreteria,
nel 1986, la CGIL
poteva dirsi rafforzata
in termini di influenza
politica in quanto
divenne il principale
punto di riferimento
della maggior parte
dei lavoratori
dipendenti, in
particolare del settore
privato; anche il
numero degli iscritti
aumentò, soprattutto
nel triennio
1975-1977.
Lama condusse
inoltre il sindacato a
svolgere un ruolo
sempre più attivo ed
importante nei
dibattiti politici,
economici e sociali
nazionali. Nel 1987 fu
eletto Senatore come
indipendente nelle
liste del PCI e rieletto
nel 1992, ma al
termine del mandato
preferì non
ricandidarsi per
motivi di età e di
salute. Nel 1988
venne eletto sindaco
di Amelia, cittadina in
provincia di Terni,
dove da tempo
possedeva una casa
di campagna. Venne
riconfermato nelle
elezioni del 1993, le
prime che
prevedevano
l'elezione diretta del
sindaco, e restò in
carica sino alla sua
morte, avvenuta nel
1996. È sepolto
presso il Cimitero del
Verano di Roma.
Onorificenze[modifica
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Cavaliere di gran
croce dell'Ordine al
merito della
Repubblica italiana -
nastrino per uniforme
ordinaria Cavaliere di
gran croce dell'Ordine
al merito della
Repubblica italiana
— Roma, 24 ottobre
1994[3]
Scritti[modifica |
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Perché la CGIL sia
sempre più forte e più
grande. Milano, CGIL,
1949.
Lavoro, collocamento
e libertà. (Prefazione
di Luigi Longo). S.l.
s.n. 1955.
Di Vittorio. Roma,
Editrice sindacale
italiana, 1972.
Dieci anni di processo
sindacale unitario.
Roma, Editrice
sindacale italiana,
1974.
Il sindacato di classe
ieri e oggi. Roma,
Editrice sindacale
italiana, 1974.
Intervista sul
sindacato. (A cura di
Massimo Riva). Roma
- Bari, Laterza, 1976.
Il sindacato nella crisi
italiana. Roma, Editori
riuniti, 1977.
Il potere del
sindacato. (Intervista
di Fabrizio
D'Agostini). Roma,
Editori Riuniti, 1978.
Intervista sul mio
partito. (A cura di
Giampaolo Pansa).
Roma, Laterza, 1987.
Sinistra con vista:
conversazione con
Luciano Lama. (A
cura di Walter Verini).
Città di Castello,
Edimond, 1995.
Cari compagni. (A
cura di Pasquale
Cascella, prefazione
di Walter Veltroni).
Roma, Ediesse, 1996.
La memoria e
l'impegno: scritti di
Luciano Lama dal '45
al '51. Forlì, Grafiche
Zoli, 2003.
Discorsi parlamentari.
(Con un saggio di
Cesare Salvi).
Bologna, Il mulino,
2004.
Note[modifica |
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^ Lama Luciano, in
Sistema Informativo
Unificato per le
Soprintendenze
Archivistiche. URL
consultato
l'08/10/2009.
^ a b articolo di
Flavio Fusi, pagg.1 e
19 de l'Unità del 14
febbraio 1980, vd.
Archivio Storico Unità.
^ Sito web del
Quirinale: dettaglio
decorato.