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«L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione» · gennaio-febbraio 2012 1 a ... ha...

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gennaio-febbraio 2012 anno XLIII 1 animazione missionaria MISSIONARIE SECOLARI COMBONIANE Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamen- to Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza In caso di mancato recapito rinviare al mittente: “Ani- mazione Missionaria”, 36100 Vicenza CPO 1 gennaio-febbraio 2017 anno XLVIII I cristiani luterani e cattolici, per la prima volta do- po secoli di reciproche condanne, commemore- ranno insieme l’inizio della Riforma. Papa Francesco ha cominciato a farlo con il suo viaggio in Svezia, partecipando a una commemorazione "ecumenica" cattolico-luterana per l’avvio delle celebrazioni per il 500° anniversario. Il suo gesto profetico e corag- gioso è stato reso possibile da un lungo cammino di riavvicinamento tra cattolici e luterani. «Cin- quant’anni di costante e fruttuoso dialogo ecume- nico – si legge nella Dichiarazione congiunta del 31 ottobre 2016 a Lund (Svezia) – ci hanno aiutato a superare molte differenze e hanno approfondito la comprensione e la fiducia tra di noi. Al tempo stesso, ci siamo riavvicinati gli uni agli altri tramite il comu- ne servizio al prossimo, spesso in situazioni di sof- ferenza e di persecuzione. Attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei. An- zi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide». La Commissione luterano-cattolica sull’unità ha la- vorato instancabilmente per giungere ad una com- prensione comune della commemorazione del 500° anniversario, mettendo al centro della celebrazione Gesù Cristo. È un traguardo notevole se si pensa alle dolorose divisioni da cui è stata segnata la storia della Riforma. Solo intorno a Gesù Cristo, infatti, i cre- denti delle differenti confessioni cri- stiane (cattolici, ortodossi, luterani, battisti, metodisti, ecc. ...) possono ritrovarsi a celebrare insieme. L’unità – ha ricordato in una recente inter- vista il Papa – non si fa «perché ci mettiamo d’accordo tra noi. È il camminare dietro Gesù che unisce». Il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2017 nasce proprio nel contesto di questo an- niversario della Riforma Luterana. Il testo biblico di riferimento scelto per la preghiera (2ª lettera ai Corinzi 5, 14-20), ricorda che la riconcilia- zione è un dono che viene da Dio. Di questo le diverse chiese hanno bisogno per poter dare la loro comune testimonianza al mondo affin- ché possa credere: «Così il mondo crederà che tu mi hai mandato» (Gv 17, 21). Questa testimonianza è necessaria perché l’annuncio del Vangelo sia cre- dibile e l’opera missionaria non sia frenata dallo scandalo delle divisioni, ma è anche un urgente con- tributo che il mondo di oggi, così assetato di pace, di unità e di fratellanza, si attende. I tanti passi verso l’unità fatti fin qui, grazie allo Spi- rito, sono motivo di gioiosa gratitudine e di speran- za; sono, al tempo stesso, invito a non stancarci di invocarne il dono da Dio e incoraggiamento ad es- sere ovunque costruttori di unità e di riconciliazione partendo dal nostro piccolo. Anna Maria Menin È il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2017) incentrata, quest’anno, sulla “commemorazione ecumenica” dei 500 anni della Riforma di Lutero. Il dono dell’unità «L’unità non è il frutto dei nostri sforzi umani o il prodotto costruito da diplomazie ecclesiastiche, ma è un dono che viene dall’alto. Noi uomini non siamo in grado di fare l’unità da soli, né possiamo deciderne le forme e i tempi. Nostro compito è quello di accogliere questo dono e di renderlo visibile a tutti. L’unità, prima che traguardo, è cammino, con le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni, e anche le sue soste». (Papa Francesco ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani; 10.11.2016) «L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione» 1 GENNAIO 2017 50 a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
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gennaio-febbraio 2012anno XLIII1animazionemissionaria

MISSIONARIESECOLARICOMBONIANE

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamen-to Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n. 46) art. 1, comma 2, DCB VicenzaIn caso di mancato recapito rinviare al mittente: “Ani-mazione Missionaria”, 36100 Vicenza CPO

1gennaio-febbraio 2017 anno XLVIII

Icristiani luterani e cattolici, per la prima volta do-po secoli di reciproche condanne, commemore-

ranno insieme l’inizio della Riforma. Papa Francescoha cominciato a farlo con il suo viaggio in Svezia,partecipando a una commemorazione "ecumenica"cattolico-luterana per l’avvio delle celebrazioni peril 500° anniversario. Il suo gesto profetico e corag-gioso è stato reso possibile da un lungo camminodi riavvicinamento tra cattolici e luterani. «Cin-quant’anni di costante e fruttuoso dialogo ecume-nico – si legge nella Dichiarazione congiunta del 31ottobre 2016 a Lund (Svezia) – ci hanno aiutato asuperare molte differenze e hanno approfondito lacomprensione e la fiducia tra di noi. Al tempo stesso,ci siamo riavvicinati gli uni agli altri tramite il comu-ne servizio al prossimo, spesso in situazioni di sof-ferenza e di persecuzione. Attraverso il dialogo e la

testimonianza condivisa non siamo più estranei. An-zi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è piùgrande di ciò che ci divide».La Commissione luterano-cattolica sull’unità ha la-vorato instancabilmente per giungere ad una com-prensione comune della commemorazione del 500°anniversario, mettendo al centro della celebrazioneGesù Cristo. È un traguardo notevole se si pensa

alle dolorose divisioni da cui è statasegnata la storia della Riforma. Solointorno a Gesù Cristo, infatti, i cre-denti delle differenti confessioni cri-stiane (cattolici, ortodossi, luterani,battisti, metodisti, ecc. ...) possonoritrovarsi a celebrare insieme. L’unità– ha ricordato in una recente inter-vista il Papa – non si fa «perché cimettiamo d’accordo tra noi. È ilcamminare dietro Gesù che unisce».Il tema della Settimana di preghieraper l’unità dei cristiani 2017 nasceproprio nel contesto di questo an-niversario della Riforma Luterana. Iltesto biblico di riferimento sceltoper la preghiera (2ª lettera ai Corinzi5, 14-20), ricorda che la riconcilia-zione è un dono che viene da Dio.

Di questo le diverse chiese hanno bisogno per poterdare la loro comune testimonianza al mondo affin-ché possa credere: «Così il mondo crederà che tumi hai mandato» (Gv 17, 21). Questa testimonianzaè necessaria perché l’annuncio del Vangelo sia cre-dibile e l’opera missionaria non sia frenata dalloscandalo delle divisioni, ma è anche un urgente con-tributo che il mondo di oggi, così assetato di pace,di unità e di fratellanza, si attende. I tanti passi verso l’unità fatti fin qui, grazie allo Spi-rito, sono motivo di gioiosa gratitudine e di speran-za; sono, al tempo stesso, invito a non stancarci diinvocarne il dono da Dio e incoraggiamento ad es-sere ovunque costruttori di unità e di riconciliazionepartendo dal nostro piccolo.

Anna Maria Menin

È il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio2017) incentrata, quest’anno,sulla “commemorazioneecumenica” dei 500 anni dellaRiforma di Lutero. Il dono

dell’unità«L’unità non è il fruttodei nostri sforzi umanio il prodotto costruito da diplomazie ecclesiastiche,ma è un dono che viene dall’alto.Noi uomini non siamo in grado di fare l’unità da soli,né possiamo deciderne le forme e i tempi.Nostro compito è quello di accogliere questo dono e di renderlo visibile a tutti.L’unità, prima che traguardo,è cammino,con le sue tabelle di marciae i suoi ritmi, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni,e anche le sue soste».

(Papa Francesco ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani; 10.11.2016)

«L’amore di Cristoci spinge verso la riconciliazione»

1 GENNAIO 201750a GIORNATA MONDIALEDELLA PACE

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Intenzioni di preghiera

giovanianimazionemissionaria

fare sanità, a sr. Giovanna del Good Samaritan, a Elizabeth, Gabriel, Grace eOkidi, che ci hanno accolti nelle loro case. Non posso dimenticare i momenti di spiritualità vissuti con le comunità locali,i catechisti di Ngetta, futuro e motore del cristianesimo in Uganda, la comunitàdi Gomi che ci ha accolti per la messa domenicale; la partecipazione alla gioiadella comunità di Lira al momento delle ordinazioni sacerdotali. Penso a fr.Elio Croce, “l'uomo del fare” che, credo, abbia costruito mezza Gulu, a Gloriauna giovane donna che vive nello slum di Kampala facendosi prossima agliultimi e che, pur nella precarietà di quel luogo, non si arrende e sa sognare etrasmettere il desiderio di un nuovo modo di vivere, ispirato all'amore, allamisericordia di Gesù. In Uganda siamo andati per incontrare la gente, a “stare” con loro. Abbiamoaccolto l’invito di chi ci incontrava per strada, l'abbraccio dei bambini negliorfanotrofi donando loro carezze, lasciandoli a bocca aperta e con occhistupiti con semplici giochi di magia. Sono contentissima di essere andata inAfrica non solo per lavorare in un ospedale o per turismo. Lì ho scoperto chel’accoglienza è quanto di più arricchente ci possa essere per il cuore umanodi qualunque paese del mondo esso sia.Ho incontrato tanti maestri di vita, esperienze autentiche vissute nel quoti-diano, un modo diverso di vivere la fede. Forse proprio nello slum, negliocchi e nei gesti di Gloria, nelle sue riflessioni sul Vangelo, ho visto quanto ilcristianesimo cambi la vita. Ho capito che la missione non sradica un popolodalla sua cultura. Dio non ci vuole appiattiti e uguali; il suo messaggio diamore, di misericordia e di speranza vale per tutti ed è capace di parlare a cia-scuno nella sua diversità. Portare e vivere il Vangelo è aprirsi a una Vita Nuovacapace di far scoprire l’umanità più profonda e autentica.Dall’Uganda mi porto a casa la sensazione di aver riscoperto l'umanità che ac-comuna tutti i popoli.

Caterina

Tutti ci chiedevano che cosa saremmo andati a fare in Uganda e la nostrarisposta, forse poco convincente anche per noi, era: “Andiamo a cono-

scere e a incontrare le persone”. Certo per una mentalità occidentale cosìpropensa al “fare”, questo lasciava un po’ perplessi. Ma la voglia di “vivere” lamissione e di non accontentarci solo di sentirne parlare, ci ha spinti ad acco-gliere la sfida del viaggio e a fidarci di chi ce lo proponeva. Affrontate le diffi-coltà più immediate – datori di lavoro restii a concedere ferie, impegni di stu-dio universitario e famiglie non sempre accondiscendenti – ci siamo impe-gnati, durante i circa sei mesi di preparazione, a conoscere un po’ la realtàdell’Uganda: storia, tradizioni, il cammino della chiesa in quel Paese. Ci siamoavventurati anche nello studio del lango, lingua dei Luo, popolazione con laquale avremmo trascorso la maggior parte del tempo. Queste le tappe del nostro viaggio: Kampala, Ngetta (Lira), Gulu e, di nuovo,Kampala. Abbiamo incontrato tantissime persone e realtà missionarie, di cuimolte legate alla famiglia comboniana. A Kampala abbiamo conosciuto la par-rocchia di Mbuya, il centro Reach-Out, la redazione di Leadership, e perfinola comunità Eritrea, grazie a padre Sebhat. Siamo potuti entrare anche in unodegli slum. A Ngetta abbiamo incontrato le realtà nate dalla missione combo-niana: le scuole, l'orfanotrofio, il dispensario, la Radio Wa, il CPC (CatecheticalPastoral Centre), il centro COSBEL, l'ospedale di Aber, la scuola di Aboke, ilsantuario di Iceme. A Gulu, abbiamo conosciuto il centro di spiritualità deicomboniani, il Good Samaritan, l'orfanotrofio St. Jude e il St. Mary's HospitalLacor. Ognuna di queste realtà meriterebbe un articolo a parte per raccontare dellastoria, del coraggio di andare avanti anche in anni difficili, dell'opportunità diriscatto che sta offrendo agli ultimi, ai senza voce, ai dimenticati.I luoghi sono legati alle persone. Penso a sr. Maria Marrone che lavora per ibambini affetti da HIV, a Christine, l'ostetrica del dispensario di Ngetta che ciha accolti, a sr. Rosemary, a p. Sam direttore dell'ospedale di Aber, che forma-tosi negli USA, ha deciso di tornare tra i suoi per costruire un nuovo modo di

Un viaggio per“incontrare”

Dieci giovani del cammino GIM(Giovani impegno missionario) si sono messi in viaggio versol’Uganda, la scorsa estate,accompagnati da Maria Pia,missionaria secolare combonianae da padre Maurizio, comboniano.Ecco il racconto di una di loro.

Perché cattolici e luterani sappiano testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo, invitando l’umanità ad ascoltare eaccogliere la buona notizia dell’azione redentrice di Dio. (Cfr. Dichiarazione congiunta, Lund – Svezia, 31 ottobre 2016)

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animazionemissionaria

La povertà non è l’unico problema dell’Ugan-da. Secondo un recente rapporto del mini-

stero dell’istruzione 8 su 10 maestri elementarinon sanno leggere e fare i conti correttamente.Più dell’80% dei giovani sono disoccupati. Unaragazza su quattro, dai 15 ai 19 anni, è incinta oha già partorito un figlio: situazione rischiosa,spesso mortale, per la salute delle giovani madrie dei neonati, e che a livello sociale alimenta ilnumero di ragazze madri, spesso abbandonatedal padre dei loro figli. C’è inoltre il fenomenodi una corruzione sempre più rampante e diffu-sa, che rimane impunita. Basti pensare che coni fondi erogati per costruire 5.147 km di strade,ne sono stati realizzati solo 1.500, con vari trattiche hanno già bisogno di riparazioni. Dal puntodi vista politico si ricorre in modo sempre piùfrequente e sfacciato all’intervento della poliziaper reprimere brutalmente chi la pensa in mododiverso da chi è al potere, violandone i diritti, lalibertà di espressione e di movimento. La genteprotesta di fronte a questa escalation di violenzada parte di chi dovrebbe difenderla, ma la situa-zione non cambia.È una lettura che può apparire tutta in negativo,quasi senza speranza... Ma, grazie a Dio, sonoanche testimone delle grandi meraviglie chel’amore misericordioso del Padre continua a ope-rare intorno a me, in questa Uganda, fra la genteche è diventata mia e a cui, come vescovo, sentodi appartenere; ogni giorno incontro personeumili e splendide. Ciò non significa chiudere gliocchi sul male, sulle ingiustizie, sulla povertà eviolenza, ma cogliere la provocazione a fare tuttoil possibile perché questa parte di mondo diventipiù conforme al sogno di Dio per i suoi figli, giàora, mentre sono in pellegrinaggio verso la casadel Padre. Tocca a me e a ciascuno di voi. So cheoggi la missione ad gentes sembra passata di mo-da… Cosa ci stanno a fare ancora i missionari ingiro per il mondo, con tutto il progresso econo-mico, tecnologico e materiale, con la libertà re-ligiosa e il diritto di ognuno di credere e viverecome gli pare? Ma “il mandato del Vangelo nonsi è esaurito” – ci ha ricordato Papa Francesconel Messaggio per la Giornata Missionaria Mon-diale 2016 – “Siamo tutti invitati ad uscire, comediscepoli missionari, a portare il messaggio della

testimonianze

Tutti invitati ad uscire, tutti inviati

Il vescovo Giuseppe Franzelli ci scrive dalladiocesi di Lira, nord Uganda, una zona con iltriste primato di ospitare la percentuale piùalta di popolazione povera di tutto il Paese.

tenerezza e della compassione di Dio all’interafamiglia umana”. Tutti invitati ad uscire dal no-stro guscio, tutti inviati! Anche voi, dovunquesiate e qualunque lavoro facciate.A Lira, mai come in questo anno della Misericor-dia appena concluso, mi sono sentito al tempostesso oggetto, messaggero, testimone e stru-mento di misericordia. Più volte ho guidato folledi fedeli entrando, pellegrino e peccatore comeloro, attraverso la porta della misericordia dellacattedrale di Lira e del santuario mariano di Ice-me. Con umiltà e riconoscenza ho sperimentatosulla mia pelle l’amore misericordioso del Padreche non si stanca di perdonarmi e abbracciarmi.Anche nella Chiesa, in Uganda, facciamo quoti-dianamente esperienza della debolezza e abbia-mo bisogno di perdono. Ma neppure gli episodiche scandalizzano e fanno soffrire possono oscu-rare la gioia di essere, nonostante tutto, stru-menti della misericordia di Dio. È quanto mi è accaduto il 2 ottobre scorso nellaprigione centrale di Lira. Costruita molti decennifa dagli inglesi per circa 250 detenuti, ne ospitaattualmente oltre 750. Di notte i prigionieri, pi-giati in grandi stanzoni, fanno i turni per dormi-re, stretti, sdraiati sul pavimento, per due ore a

testa. In questo ambiente degradante e disuma-no mi è stato concesso di annunciare e portarela misericordia di Dio. I cancelli sbarrati del car-cere sono divenuti la “porta della misericordia”attraverso cui il perdono di Dio irrompe spez-zando le catene del male, liberando e abbrac-ciando i suoi figli. Una trentina di detenuti ha ri-cevuto il dono dello Spirito nella cresima. Tra lemura del carcere mi sono unito al canto ricono-scente e gioioso di questi uomini liberi: “Kica‘Obanga pe bino tum” (la misericordia di Dionon avrà mai fine). Per l’amore forte e miseri-cordioso di Dio non ci sono ostacoli, neppure inostri sbagli e peccati.Il Signore non ci chiede di eliminare completa-mente il male e di risolvere tutti i problemi delmondo; Egli lascia che grano e zizzania crescanoinsieme. A noi è chiesto di continuare a seminareil bene, con perseveranza, giorno per giorno,continuando ad essere testimoni di misericordia,la sola che, alla fine vincerà. Coraggio, allora, ebuona missione!

Mons. Giuseppe Franzellivescovo di Lira - Uganda

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RECENSIONI

Rapiti con DioDue mesi prigionieri di Boko Haram

4 aprile 2014. Gianantonio Allegri, Giampaolo Martae Gilberte Bussière (due preti fidei donum di Vicenzae una suora canadese) sono missionari da temponel nord del Camerun, al confine con la Nigeria, zonainfestata da Boko Haram. Quella notte vengono ra-piti da un commando di terroristi. Costretti a tra-scorrere due mesi nella foresta, vivono un’autenticaspogliazione: della libertà, prima di tutto; ma anchedei minimi conforti materiali, come il cibo, l’acqua,un tetto, un giaciglio. L’inspe-rata opportunità - pur limitataai primi giorni - di celebrare lamessa, e poi la scelta di impe-gnare ogni giornata nella con-divisione della parola di Dio enella preghiera trasformano laloro prova in un autentico cam-mino di conversione. Lo raccon-ta il diario che suor Gilberte rie-sce, clandestinamente, a com-pilare. Subito dopo la liberazio-ne, vi annota infatti: «La vita fraterna eccezionaleche abbiamo vissuto ci aiuterà a vivere il rispetto, lapazienza, la tolleranza, l’umiltà, la mitezza, la com-passione e l’amore ovunque andremo a vivere».

Autore: Gianantonio Allegri, Gilberte Bussière, Gianpaolo MartaPrefazione di Giancarlo BregantiniEditrice: EMI, Euro 10,00

Le Missionarie secolari combonianesono un Istituto secolare di dirittopontificio e vivono la spiritualità di San Daniele Comboni.Il loro fine specifico è la cooperazionemissionaria nell’animazione dellaChiesa locale e nel servizio in missione.

Sede centrale: 55012 Carraia (Lu), Via di Carraia 192, tel. 0583.980158e-mail: [email protected]

Sono presenti in Europa, America Latina, Africa.

Pubblicazione dell’Istituto SecolareMissionarie Comboniane. “Animazione Missionaria” c.p. 15136016 Thiene (VI), ccp 10681369

Direttore responsabile: Danilo Restiglian

Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 268 del 14/5/1971Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza

Stampa: La Grafica e Stampa via dell’Economia 78 - 36100 VicenzaGrafica: Orione. Cultura, lavoro e comunicazioneVia Soldini 4 - 25124 Brescia

animazionemissionaria dal mondo

«Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce»: è il tema scelto da Papa Francesco per la 103ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

La migrazione è un fenomeno mondiale,non solo europeo o mediterraneo. Tutti

i Continenti sono toccati da questa realtà chenon riguarda esclusivamente persone in cer-ca di lavoro o di migliori condizioni di vita,ma anche adulti e minorenni che fuggonoda vere tragedie.È necessario garantire che in ogni Paese i mi-granti in arrivo, e le loro famiglie, godanodel pieno riconoscimento dei propri diritti.Ciò che preoccupa maggiormente è la con-dizione dei minori nel contesto della migra-zione internazionale. Infatti, i bambini e ledonne rappresentano le categorie più vul-nerabili all’interno di questo grande feno-meno e proprio i minorenni sono i più fra-gili, spesso invisibili perché privi di docu-menti o senza accompagnatori.Con il tema “Migranti minorenni, vulnerabilie senza voce”, il Santo Padre vuole focalizza-re l’attenzione sui più piccoli tra i piccoli.Spesso, i bambini arrivano soli nei Paesi didestinazione, non sono in grado di far senti-re la propria voce e diventano facilmente vit-time di gravi violazioni dei diritti umani.Questa ricorrenza trova la sua origine nella

lettera circolare “Il dolore e le preoccupa-zioni” che la Sacra Congregazione Concisto-riale inviò il 6 dicembre 1914 agli OrdinariDiocesani Italiani. In essa, si chiedeva per laprima volta di istituire una giornata annualedi sensibilizzazione sul fenomeno della mi-grazione e anche per promuovere una col-letta a favore delle opere pastorali per gliemigrati italiani e per la formazione dei mis-sionari d’emigrazione. Conseguenza di quel-la missiva fu, il 21 febbraio 1915, la celebra-zione della prima Giornata Mondiale del Mi-grante e del Rifugiato.

(Comunicato del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti)

15 GENNAIO 2017Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

AMERICA / ARGENTINAUn sacerdote e un giornale contro la droga

Padre Mariano Oberlin guida, insieme ai genitori dei ragazzi che hannoavuto seri problemi con la droga, una lotta costante contro questo fla-

gello che colpisce molto duramente la cit-tà di Cordoba e il quartiere in cui opera.Dal 2010 è parroco della parrocchia Cru-cifixión del Señor, nel quartiere Müller,conosciuto come “inferno” per i moltigiovani che cadono nella dipendenza del-la droga e che sopravvivono per strada.Nel primo mese dal suo arrivo in par-rocchia morirono tre giovani a causa del-la droga. Così, con l’aiuto delle istitu-zioni provinciali e nazionali, ha costruitouna casa molto povera dove oggi vivono

dieci ragazzi e altri dieci sono ospiti temporanei, una scuola e due labo-ratori per imparare un mestiere. Secondo la nota inviata a Fides dal quo-tidiano di Cordoba “La Voz”, il sacerdote conta su pochissime risorse permantenere questa attività, tra cui lo stesso giornale che insieme al sacer-dote denuncia costantemente la situazione d'emergenza dovuta alla man-canza di supporto delle autorità sanitarie e del governo. La droga si spacciaormai a cielo aperto, ed è quasi normale vedere ragazzi seminudi e dima-

griti vagare per le strade o appoggiarsiai muri delle case perché non hanno piùforza né salute. È ormai nota la crescita del consumo didroga fra i giovanissimi e la diffusione del-la droga in tutto il territorio argentino.Un anno fa la Conferenza Episcopale Ar-gentina (CEA) ha pubblicato il documen-to “No al traffico di droga, Sì ad una vitapiena”, in cui chiedeva di riconoscere ladroga come “una tragedia nazionale”

Agenzia Fides, 30/ novembre 2016


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