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«L’Angelo in Famiglia» - Pubbl. mens. - Sped. abb. … L a prossima «Giornata per la vita»...

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«L’Angelo in Famiglia» - Pubbl. mens. - Sped. abb. post. - 50% Bergamo Anno LXXXVIII - N. 2 Febbraio 2010 Direzione ed Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio Bassiano - Bergamo - Viale Papa Giovanni XXIII, 118 - Tel. 21.23.44 VITA GORLESE Gorle 2010:Gorle 2009_chiaraok 1-02-2010 16:49 Pagina 1
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Page 1: «L’Angelo in Famiglia» - Pubbl. mens. - Sped. abb. … L a prossima «Giornata per la vita» (domenica 7 feb-braio) cade in un momento particolare. Le aggres-sioni contro la vita

«L’Angelo in Famiglia» - Pubbl. mens. - Sped. abb. post. - 50% Bergamo Anno LXXXVIII - N. 2 Febbraio 2010

Direzione ed Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio Bassiano - Bergamo - Viale Papa Giovanni XXIII, 118 - Tel. 21.23.44

VITA GORLESE

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La prossima «Giornata per la vita» (domenica 7 feb-braio) cade in un momento particolare. Le aggres-sioni contro la vita umana sono state incalzanti nel

2009: il 9 febbraio è morta Eluana; nell’aprile la CorteCostituzionale ha annullato una delle più importanti di-sposizioni della Legge 40/2004 sulla procreazione artifi-ciale umana, rendendo così possibile la distruzione diret-ta di embrioni mediante la produzione soprannumeraria eil congelamento; nell’autunno l’Agenzia per il farmacoha reso possibile l’uso della pillola RU486; ancora nel-l’autunno l’obiezione di coscienza sanitaria, specie a ri-guardo alla pillola del giorno dopo, diversa dalla RU486,ma anch’essa potenzialmente abortiva, è stata oggetto diattacchi giudiziari. La mia convinzione è che in tutte que-ste vicende il valore della vita non uscirà vittorioso senon viene affrontata allaradice la questione essen-ziale, che tutte le contie-ne: l’uomo è sempre uo-mo fin dal suo primocomparire con il conce-pimento?Il principio di eguaglianzavale anche per i bambininon ancora nati, per i mo-renti, per i malati inco-scienti, in generale per iviventi in stato di grandefragilità? Oltre che coniniziative di vario genereil Movimento per la vitaha cercato di dare una ri-sposta, anche avviandodue percorsi di lavoro: in Italia rilanciando la proposta dilegge per il riconoscimento della capacità giuridica diogni persona fisica fin dal concepimento; in Europa pre-sentando la petizione per la vita e la dignità dell’uomonella speranza di aprire un serio dibattito sulla questioneantropologica e cioè, ultimamente, sulla titolarità dei di-ritti umani. Ma l’impegno per una presa di coscienza delcarattere epocale e planetario di quella che Giovanni Pao-lo II ha chiamato guerra dei potenti contro i deboli non ri-guarda, ovviamente, il solo Movimento per la vita. È diPaolo VI la profezia che forse la Chiesa dei nostri tempisarà ricordata come il grande baluardo dei diritti umani.Capita dunque a proposito la Giornata per la vita, istituita- dobbiamo sempre ricordarlo - all’indomani della legge

194/1978 sull’aborto per ricordare che anche se lo Statorinuncia a difendere la vita dei più piccoli e poveri tra gliesseri umani, la Chiesa non si rassegna e non si rasse -gnerà mai. Molte sono le marginalità per le quali la co-munità cristiana deve intervenire. Per alcune di esse sonoistituite apposite «giornate»: dei malati; dei profughi, deilebbrosi, etc. Ovviamente la vita è tutta la vita, ma lagiornata del 7 febbraio è dedicata specificamente alla me-ditazione sulla vita ignorata, negata o addirittura elimina-ta con la forza delle stesse leggi per effetto di una corru-zione culturale. Questo pensiero va espresso in mezzo al-le variabili condizioni sociali. Perciò è particolarmentefelice il tema prescelto quest’anno dai vescovi italiani: Laforza della vita, una sfida alla povertà.La crisi economica deve essere affrontata per difendere la

vita umana in tutte le suedimensioni, ma senza di-menticare che proprio laconsapevolezza del valoredella vita può dare al sin-golo la forza per superarequalsiasi difficoltà e con-temporaneamente può es-sere la spinta che mobilitatutte le forze sociali ne-cessarie per eliminare ledifficoltà. Per svolgere lasua parte il Movimentoper la vita svilupperà unamolteplicità di iniziativerimesse alla libera fanta-sia delle associazioni lo-cali, e la Presidenza na-

zionale ricorda, come in passato, l’opportunità di dareimpulso a “Progetto Gemma”, agli abbonamenti al men-sile Sì alla vita. Non si deve sottovalutare questo invito.Nella Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II leggiamoquesta esortazione: tutti insieme dobbiamo costruire unanuova cultura della vita e urge una mobilitazione gene-rale. Quest’anno abbiamo voluto collegare alla Giornataper la vita la proiezione su tutto il territorio nazionale delfilm Bella. Il film non è soltanto un’opera artisticamentepregevole che offre un momento di evasione anche allefamiglie, ma è anche una vera e propria delicata e dolcis-sima lezione sul valore della vita più efficace di tante teo-riche conferenze.

(Carlo Casini - Avvenire)

La forza della Vita sfida la povertàUna giornata contro la rassegnazione

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Quarta parteMeditando il tema: “Maestro dove abiti?”, ci siamo lasciati - vedi la se-conda parte sul bollettino parrocchiale di novembre - con queste parole:«Anche ai due discepoli di Emmaus, al termine del loro cammino, si apro-no gli occhi e riconoscono il Signore. Ma costoro, diversamente da Adamoed Eva, scelgono di camminare con il Signore, si fidano di Lui, ascoltanola sua Parola mangiandone i frutti». Cerchiamo, allora, di approfondirequesto meraviglioso testo di Luca che, fra l’altro, è l’ideale preparazioneper vivere quella Pasqua che fra non molto anche noi - attraverso il cam-mino quaresimale - celebreremo liturgicamente. Leggiamo per intero que-sto brano, fermando la nostra attenzione, soprattutto su quei versetti chesono attinenti al discorso che stiamo facendo.

«Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette migliada Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorreva-no e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano inca-paci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante ilcammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così fore-stiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”.Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, da-vanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo con-dannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciòson passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hannosconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di averavuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al se-polcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Ed egli disse loro:“Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportassequeste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro intutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece co-me se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno giàvolge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse labenedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparìdalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversavacon noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E partirono senz’indugio e fecero ritorno aGerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davve-ro il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e co-me l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane». (Luca 24,13-35)

Non è mia intenzione commentare per esteso questo testo che meriterebbe un serio e dettagliato approfon-dimento catechetico. Mi limito a proporre una preghiera - da me composta per una Lectio Divina - che,pur con i limiti di ogni sintesi, dice comunque il messaggio che Luca ci vuol comunicare attraverso questoincontro pasquale.

... meditando la PAROLA ...(Testo e dipinti di don Carlo Tarantini)

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«Padre misericordioso - anche noi - come i due di Emmaus- sempre un po’ sfiduciati, delusi, tristi,

con una speranza malata e gli occhi ancora spenti -ci allontaniamo da te, nostra Gerusalemme, unica vera Pace.

Eppure, il Figlio tuo é venuto a cercarci dentro le nostre paure,si accosta ai nostri ingenui e poco innocenti desideri,

entra nelle nostre tendenziose domande,cammina sulle strade dei nostri fallimenti senza fine

per offrirci le tua fedele presenza che riconcilia, rassicura e consola.E noi, finalmente, ad ascoltare la sua Parola

e condividere il suo Spezzare il Pane.Così - per la potenza del tuo Santo Spirito -

mente stolta e cuore di pietra si aprono, come pure gli occhi.E scoprire lui - il Signore risorto - dentro la nostra misera storia.

E ritornare, così, presso i fratelli per cantare insieme questa nuova, gioiosa e sicura speranza».

Mi permetto di ricordare che stiamo cercando di rispondere a quella domanda che ci siamo posti all’iniziodi queste riflessioni: “Maestro dove abiti?”. Chiunque definisca se stesso come credente, prima o poi, do-vrebbe formulare questo interrogativo. Ogni incontro che si rispetti richiede uno spazio ben preciso oveaccogliere l’altro, essere da lui accolto e godere, così, di una feconda reciproca presenza. Anche il nostrodesiderio di stare con il Signore è tutt’uno con il bisogno di scoprire il luogo ove poterlo incontrare al fi-ne di gioire della sua presenza. Ciò non è dovuto a semplice curiosità spirituale, ma è ispirato da una fedelucida e seria, libera e matura. La “vista” - in questo cammino di ricerca del luogo del Sacro - è un po’ laprotagonista. Ed è’ proprio il verbo “vedere” a fare da cerniera nel testo di Luca che abbiamo riportato.Infatti la vicenda dei “due di Emmaus” si svolge e si risolve tra due frasi; la prima è posta all’inizio diquesto racconto: “Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci diriconoscerlo” mentre l’altra è al termine del viaggio di questi due discepoli con Gesù: “Quando fu a tavo-la con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhie lo riconobbero”. Bisogna essere in grado di ‘vedere’ per poter ‘riconoscere’. E’, pertanto, necessariauna vista nuova per discernere Colui che da sempre cammina accanto a noi, dentro la nostra storia, spes-so abitata da illusioni e fallimenti, insicurezze e paure, rassegnazioni e dubbi, errori e pregiudizi… Perpossedere occhi capaci di vedere il Signore, anche noi, però, dobbiamo - come Clèopa e il suo compagnodi viaggio - intraprendere un cammino che parte dal confessare sinceramente di non veder chiaro nellecose di Dio e degli uomini, per giungere - attraverso il nostro dirci al Signore e il Suo dirsi a noi - a rico-noscere e far nostro il Suo darsi a noi nel gesto dello spezzare il pane. Il segno fecondo e il frutto sicurodi questo nostro cammino con il Signore è l’urgenza di voler ritornare sui nostri passi - inversione di mar-cia o conversione - per annunciare a tutti i cercatori di Dio che il Signore è veramente risorto e che noi loabbiamo incontrato. Così - sempre per rispondere a quella domanda iniziale - secondo Luca 24,13-35, iluoghi privilegiati del manifestarsi del Signore risorto nella nostra quotidianità sono - ieri, come oggi - ilnostro vissuto più o meno oscuro, l’ascolto della Parola di Dio, lo Spezzare il Pane eucaristico. Solopassando attraverso questi luoghi, possiamo giungere a quella condivisione fraterna senza la quale ognicelebrazione liturgica, da sola, non porterebbe ad un effettivo ed efficace incontro personale con quell’u-nico vero Dio che si è manifestato in Cristo Gesù, Nostro Signore.

Da notare che, sia nel testo di Luca 24,13-35 - i due di Emmaus - sia in quello di Genesi 2.3 - i due del-l’Eden - i temi biblici del ‘mangiare’ e del ‘luogo’ si richiamano: “Non mangiare del frutto dell’albe-

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ro della conoscenza del bene e del male… Mangiare il frutto dell’albero della croce (lo Spezzare ilPane)…”. Secondo questi due racconti, sembra che rifiutare o accogliere Dio dipenda dal mangiare omeno quel determinato frutto di un ben preciso albero. E non potrebbe essere diversamente, dal mo-mento che è proprio attraverso il mangiare che il cibo diventa parte di noi e, in un certo senso, noi dive-niamo il cibo che assimiliamo. Se, ad esempio, mangiamo un cibo velenoso, ne restiamo talmente con-taminati che, noi pure, risultiamo nocivi. Tutto dipende da cosa mangiamo… Nel nostro caso è Dio aindicarci quale frutto-cibo ci mette in comunione con Lui e quale, invece, interrompe tale comunione.Così, l’atto di fede in Dio - dall’inizio alla fine della storia della salvezza - si gioca tutto sulla scelta-decisione di mangiare o non mangiare ciò che Dio ci propone per possedere, custodire e sviluppare innoi la sua Vita. Mangiare risulta, pertanto, il luogo privilegiato per incontrare e stare con il Signore:“Resta con noi… Entrò per rimanere con loro”. E’ attraverso lo “Spezzare il Pane” che il Risorto simostra a noi. E’ mangiando di questo Pane che noi viviamo la comunione con Lui. L’Eucarestia è per-tanto la definitiva, totale e completa - anche se non unica - risposta di Dio al nostro insistente e irrinun-ciabile desiderio di voler abitare con il Signore. In questo spazio liturgico - voluto dal Signore comesua Ultima Cena - possiamo anche noi, come i due di Emmaus, vivere l’ascolto, l’accoglienza, la con-versione, la condivisione fraterna verso una sempre più piena comunione con Dio e tra di noi.

Per la prossima

QUARESIMAverrà proposta

attraverso il metodo della ‘LECTIO DIVINA’,la meditazione del capitolo 9 del vangelo di Giovanni:

“Vivere: credere nel RisortoCredere: vivere da risorti ”

Dato il tema trattato, questi incontri potrebbero essere un’opportunità per prepararci a celebrare il grande mistero della ‘Pasqua’.

Gli incontri si terranno presso la chiesa parrocchiale:

Venerdì 26 febbraioVenerdì 5-12-26 marzo

alle ore 20,45

(Si ricorda di portare il testo: “In principio è la Misericordia”, già utilizzato nei nostri incontri di Avvento.

Per chi ne fosse ancora sprovvisto, saranno disponibili altre copie)

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La Parrocchia di Gorle, in corri-spondenza della chiusura estivadelle scuole, fornisce un servizioalla comunità attraverso la ge-stione del CRE (Centro Ricreati-vo Estivo) e purtroppo non puòsoddisfare la totalità delle nume-rosissime richieste, perché altri-menti l’edificio attuale dell’ora-torio si troverebbe in difetto delladotazione necessaria di serviziigienici e spogliatoi. Inoltre, ildesiderio di provvedere in modopiù completo all’assistenza e al-l’educazione dei ragazzi e deigiovani (in costante crescita nu-merica), operando in stretto rap-porto con le famiglie, e la vogliadi rispondere con adeguati spazi

e strutture all’entusiastica parte-cipazione di bambini ed adole-scenti, prestando particolare at-tenzione allo sport e agli impian-ti sportivi, ha spinto la Parroc-chia ad impegnarsi in alcuneopere di ristrutturazione edampliamento dell’oratorio, sul-la base di un progetto complessi-vo, un percorso intrapreso annifa con la costruzione dell’attualeedificio e la recente riqualifica-zione dell’area verde e del cam-po di calcetto. Il prossimo e impegnativo passo,attualmente in fase di progetta-zione esecutiva (architettonica,strutturale, impiantistica, ecc),prevede la costruzione di un

nuovo edificio e la ristruttura-zione di una porzione del se-minterrato esistente. Il nuovo edificio, un semplicefabbricato di due piani dei qualiuno completamente interrato, de-stinato a deposito e magazzino,ed uno situato al piano del cortiledell’oratorio, adibito a spogliatoie docce, sorgerà dietro il Cine-teatro Sorriso e completerà l’arealibera prospiciente i campetti dipallacanestro e di pallavolo. Il piano interrato, avente superfi-cie lorda di circa 170 mq, è col-legato al piano superiore da unarampa e, per metà del suo peri-metro, presenta un’intercapedinea tutta altezza, aerata e percorri-

AMPLIAMENTO RISTRUTTURAZIONE

DELL’ORATORIO

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bile. Il piano terra del nuovo edi-ficio, libero sui quattro lati, hauna superficie lorda di circa 90mq ed ospita un atrio di ingresso,due spogliatoi separati, compren-denti le relative docce e serviziigienici, un bagno-doccia per di-sabili, lo spogliatoio con bagnoper l’arbitro ed un locale per ildeposito di materiale sportivo.All’esterno si trova una scala checonduce al ballatoio comune delcinema e dell’oratorio ed alla co-pertura verde del nuovo corpo difabbrica. La scala, con funzioneantincendio, in futuro verrà uti-lizzata per accedere anche al pia-no primo del nuovo edificio. Lastruttura e gli impianti del nuovofabbricato, infatti, sono stati di-mensionati per permettere la co-struzione di un piano aggiuntivo,che ospiterà altri servizi igienicie due aule, separate da una pare-te divisoria mobile, trasformabili

all’occorrenza in un’unica salariunioni. Questo piano, per orasolo progettato, non verrà co-struito quest’anno ma quando vene sarà necessità, in funzionedella crescita della comunità. In continuità con l’esistente, ilnuovo edificio verrà realizzato incemento armato a vista ed il pro-spetto principale sarà definito dauna griglia di pilastri e travetti esottolineato dall’uso vivace delcolore. L’intervento complessivo, oltrealla costruzione del nuovo edifi-cio, prevede anche la manuten-zione straordinaria di una partedel fabbricato esistente, finaliz-zata alla creazione di una salacomunitaria con annessa cuci-na. Con questo obiettivo la gran-de aula, situata al piano semin-terrato, attualmente destinata alaboratorio, cambierà destinazio-ne d’uso, divenendo la sala per i

pranzi comunitari, mentre l’esi-stente autorimessa/deposito verràtrasformata in cucina con relativadispensa. I bagni localizzati sotto la gradi-nata, attualmente accessibili solodall’esterno, diverranno fruibilianche dalla sala comunitaria: ri-qualificati con un bagno per di-sabili ed incrementati con un ba-gno/doccia di pertinenza del per-sonale della cucina. In questomodo, sommando la dotazione dibagni del nuovo intervento aquella dell’esistente e a quelladell’esistente riqualificato, il nu-mero di servizi complessivamen-te a disposizione dell’Oratoriodiverrà più che sufficiente per ac-cogliere tutte le domande di par-tecipazione al CRE, nel rispettodelle richieste della competenteASL, in tema di dotazione mini-ma di spogliatoi e servizi per iCentri Ricreativi Estivi.

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Infine, il cantiere del progettoappena descritto comprenderàanche un consistente interventodi riqualificazione della rete fo-gnaria esistente e di predisposi-zione di un impianto per ilriciclo delle acque meteoriche.Attraverso quest’ultimo si preve-de infatti di raccogliere l’acquapiovana proveniente dai pluviali,mediante l’utilizzo di serbatoi in-terrati, per destinarla agli scari-chi dei wc e all’irrigazione delcampetto di calcio. La parroc-chia, sensibile agli aspetti am-bientali, utilizza già un sistemasimile per irrigare il prato delparco giochi. L’acqua meteorica,raccolta dai tombini del cortileasfaltato, viene attualmente con-vogliata, filtrata e accumulata inuna cisterna interrata, dalla qualepuò essere prelevata per irrigareil prato dell’area verde e, soloparzialmente, la superficie delcampo di calcio.E’ altresì in fase di studio l’ipote-si di utilizzare fonti energeticherinnovabili per il funzionamento

degli impianti, non limitandole(come previsto dalla normativa)alla sola produzione di acqua cal-da sanitaria del nuovo edificio,ma estendendone l’uso all’interocomplesso, per integrare l’im-pianto di riscaldamento e coprireil fabbisogno di energia elettrica.Il costo per la costruzione delnuovo edificio, per la realizza-zione della sala comunitaria con

annessa cucina e nuovi servizi,per la riqualificazione fognaria eper la parte di fonti rinnovabilirelative all’acqua calda sanitariadegli spogliatoi, ammonta a circa350.000,00 €. A tale importo,vanno aggiunti una quota relativaad imprevisti (stimata pari a circail 10% del costo di costruzione),gli oneri per la sicurezza, le spe-se tecniche (architetto, ingegne-re, impiantista, certificatore,coordinatore sicurezza, collauda-tore, ecc) e soprattutto l’IVA,preventivando così una spesa to-tale di circa 500.000,00 €. A di-minuire la cifra complessivaprovvederanno però i ribassi infase di gara d’appalto, le detra-zioni statali per le opere riguar-danti la ristrutturazione dell’esi-stente, le detrazioni finalizzate alcontenimento dei consumi ener-getici e alla riqualificazione dellacentrale termica, e la possibilitàdi concorrere ad un finanziamen-to regionale per gli oratori e …quant’altro la Provvidenza met-terà sul nostro cammino.

Arc. Diana

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Don Aldo

continua

ad insegnarci

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I libri che don Aldo ha lasciato in parrocchia continuano a parlarci di lui. Ogni tanto, aprendo un suo libro, sal-tano fuori foglietti e bigliettini vari con suoi appunti: una scrittura minuta e inconfondibile che mette a duraprova gli occhi di chi vuole leggere e comprendere. Ultimamente è capitato alla nostra segretaria di imbattersiin alcuni appunti sul tema del sacerdozio. Essendo ormai prossima la data dell’anniversario della morte di donAldo (+27 febbraio 2002) ed essendo questo l’anno sacerdotale, abbiamo pensato di trascrivere qualche fraseutile per la riflessione di tutti e per far conoscere un po’ di più la spiritualità di don Aldo.

* * *

- Il sacerdote è uno di noi (di voi) che ha nella parlata l’accento della sua gente, che porta in sé i pesi, le ten-tazioni, le paure di tutti e che con questo bagaglio di limiti e di condizionamenti fa l’esperienza di Dio, cioèprova nella sua carne, uguale a quella di tutti, cosa vuol dire incontrare Dio.Anche lui è una povera creatura, è figlio della sua famiglia, figlio della sua gente, figlio della sua società, maha anche il grande desiderio di portare tutti a Dio e di far sperimentare a tutti che Dio salva e ama. Credecon tutte le sue forze che il vero Amore non è morto.

- Vale la pena oggi di proporre l’ideale del sacerdozio ai nostri giovani? Certamente sì.In seminario ho studiato tanto, ma la conoscenza appresa sui libri è stata solo una preparazione remota al-l’impegno fondamentale della mia vita: come fare ad incontrare Dio? Come fare l’esperienza di Dio? Comestare alla sua presenza e come parlargli? Come lasciarsi formare e reimpastare da Dio?

- Sono stato segnato dal sacramento dell’Ordine per essere un buon pastore a servizio del popolo di Dio, perdiventare capace di guidare, nutrire, far crescere le persone. Il sacramento mi ha impresso il modo di vivereper gli altri, il modo di pensare, di giudicare, di celebrare, ha plasmato la mia personalità. Ho collaboratocon la grazia di Dio per cercare di migliorare il carattere, il modo di accostarsi alle persone, il modo di pre-gare e di agire.

Don Aldo

continua

ad insegnarci

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Cari concittadini di Gorle,qui è il Cineteatro Sorriso che vi parla e vi chiede

qualche minuto di attenzione.Nell’anno appena trascorso (2009) ho notato una dimi-nuzione della vostra partecipazione agli spettacoli da meproposti, soprattutto ai film e non solo a quelli di purodivertimento, ma anche a quelli di qualità, validi cultu-ralmente. La diminuzione è stata di circa il 25% rispetto all’annoprecedente. Cosa sta succedendo?Voi mi direte: è la crisi economica che si fa sentire…Può essere vero, ma non sono del tutto convinto perchéle multisale che propongono gli stessi film che vi propon-go anch’io e con costi ben più alti rispetto ai miei, conti-nuano a fare il tutto esaurito. A Natale, per esempio, erapraticamente impossibile trovare un posto per vedere“La principessa e il ranocchio”, mentre io contavo sulledita delle mani il numero degli spettatori.Non è per caso che è subentrata un po’ di “disaffezione”verso le proposte fatte in casa?Non è forse diventata una moda quella di andare semprealtrove? Io guardo i volti degli spettatori che entrano dame e scopro che in proporzione gli abitanti di Gorle sonopochi… Non vi interesso più?Non vi interessa più la cultura, il divertimento sano dacondividere con i figli, la comodità della vicinanza, la fa-miliarità dell’accoglienza, l’opportunità di una sala del-la comunità, il contenimento dei prezzi?In questi anni, a costo di grandi sacrifici, ho cercato dirinnovarmi in alcune mie parti per apparire ed esserepiù bello, più accogliente, più moderno; ho visto crescere

un bel gruppo di volontari (circa trenta), ho cercato difare una programmazione attenta alle famiglie puntandosulle novità, sulle proposte simpatiche ma non stupide, dinon trascurare la cultura e i temi importanti, ho cercatodi contenere il più possibile i prezzi di ingresso e i prezzidel bar… ma purtroppo ho visto diminuire progressiva-mente il numero degli spettatori.Ogni tanto mi prende un po’ di delusione e tristezza, per-ché ho alle spalle una lunga storia di oltre 40 anni e milascio andare a immaginare il mio futuro e il vostro: ioridotto a fare una proiezione settimanale di film vec-chiotti o forse addirittura con la polvere sulle poltrone ela saracinesca sempre abbassata… e voi chiusi in casa oin fila presso qualche multisala, mentre il paese, ridottoormai a dormitorio, di sera non avrà anima viva in cir-colazione e dovrà affidarsi sempre di più alla videosor-veglianza e alle ronde.Scusatemi… forse è solo un incubo o un sogno disturbatoche faccio quando sono indigesto; io non voglio essereprofeta di sventura, non mi arrenderò facilmente di fron-te alle difficoltà.Però voi datemi una mano, se ritenete che io sia ancorautile a questa comunità, aiutatemi adesso prima che siatroppo tardi. Uscite un po’ di casa, venite a trovarmi,portatemi l’allegria dei vostri bambini, venite a vedere ediscutere i film di qualità che meritano attenzione, date-mi la soddisfazione di vedere ancora, almeno nelle gran-di occasioni, la coda degli spettatori che fanno la fila sulmarciapiede per entrare da me. Vi assicuro che siete tuttiattesi e tutti benvenuti. Vi saluto, con un po’ di vergognae di rossore sulla facciata per le cose che vi ho detto. Ma se non lo dico a voi che siete miei amici, a chi le rac-conto le mie preoccupazioni? Allora, ci vediamo eh!?

Il vostro Cineteatro Sorriso

Ci scrive il Cineteatro Sorriso

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RICKY di François OzonMercoledì 24 febbraio ore 20,45Latore di un cinema non consolatorio che alle risposte preferisce ledomande, François Ozon firma il più bel film del suo diseguale de-calogo sulla famiglia. Due opere in una. Colori, sgradevolezze eorizzonti lividi al principio, sogno, libertà e danza all’improvviso.In una periferia parigina senza speranza nel domani, due operai di-sillusi si amano senza risparmio. Tra un turno massacrante e un’im-possibile normalità, la vita non è un lungo fiume tranquillo. Il fruttodell’azzardo è Ricky, un bambino che al biberon preferisce il volo.Magnifico apologo sull’aspirazione spesso troppo sacrificata alcambiamento, sulle gabbie senza sbarre che rinchiudono le classinei grigi sobborghi attraversati da un’improbabile remissione, sul-l’amore che sa vedere oltre se stesso e sacrificarsi, se il momentochiama e chiede generosità.

Malcom Pagani

IL MIO AMICO ERIC di Ken LoachMercoledì 3 marzo ore 20,45Nel suo undicesimo film a Cannes, Ken Loach celebra il matrimonioinedito tra la commedia proletaria e il repertorio di Frank Capra, for-mando una coppia irresistibile: Eric Cantona, star indimenticata delManchester United e Eric il postino, cinquantenne depresso in amba-sce sentimentali e alle prese con un criminale che gli plagia il figlioc-cio. Non sapendo a che santo votarsi si rivolge al poster del suo omo-nimo, san Cantona. Ed ecco che il calciatore francese gli si materia-lizza davanti per fargli da coach nel ritorno alla felicità. Divertentedall’inizio alla fine, con una virata drammatica verso la metà, per evi-tare l’inflazione di ottimismo, il film è una miniera di inventiva. Co-micissimi i pomposi aforismi di Cantona. Impagabile il gruppo diamici del postino, che fanno squadra con lui per proteggerlo dal tep-pista. E originale l’approccio col tifo calcistico di Loach, da sempreinnamorato del pallone. Egli ci mostra il lato di ‘sinistra’ della tifose-ria: quello che non vuole dare i soldi ai canali di Murdoch ma vive ilcalcio come un’esperienza di amicizia e solidarietà.

Roberto Nepoti

F I L M D I Q U A L I TA ’febbraio - marzo 2010

presso

il cinema Sorriso

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IL NASTRO BIANCO di Michael HanekeMercoledì 10 marzo ore 20,45Siamo nel 1913, nei mesi che precedono la prima guerra mondia-le, in un villaggio della Germania del nord dominato da un ordinerepressivo. Il pastore, il medico, il barone dettano legge sui conta-dini e sui tanti bimbi e adolescenti biondissimi, terrorizzati dallepunizioni che gli infliggono gli adulti. Haneke dice che col filmvoleva ‘illustrare un sistema di educazione dal quale è emersa lagenerazione nazista’.Rapporto rafforzato dal bianco e nero spietato, fotografia dell’e-poca, e dall’uso di immagini dell’Heimatfilm, le feste rurali, chesaranno fondamento dell’estetica del terzo Reich.Quei ragazzini dunque sono gli adulti che voteranno pressochéunanimi Hitler, allevati da un seme di violenza che si rivolta con-tro gli adulti e i più deboli rivelando il meccanismo originario delsoldatino nazista, il torturatore torturato a cui il nazismo prometterivincite.

Cristina Piccino

L’UOMO NERO di Sergio RubiniMercoledì 17 marzo ore 20,45Il Rubini regista funziona sempre meglio sulle note della malinco-nia e del sorriso che su quelle del melodramma: lo dimostra anchenel suo ultimo film, che trova il proprio centro emotivo nell’amo-re dello sguardo di un figlio per il padre, ovvero quello di Sergioper il proprio papà ferroviere con tentazioni (o velleità?) artisti-che. Questo sguardo tenero e premuroso, che informa tutto il filme va ad abbracciarne persino i personaggi negativi, dà all’interavicenda una grazia e una levità che fanno parte del carattere delregista-attore, ma che vengono spesso soffocate dalla sua (altret-tanto innata) grandeur o dalla sua attrazione verso il lato oscuro.Qui invece Rubini si regala un bel ruolo di protagonista ma nonda prim’attore, con accanto una delicata Valeria Golino e un effi-cace Riccardo Scamarcio, il cognato sciupafemmine. Tutti entra-no a far parte del racconto corale di una cittadina pugliese con al-trettanti motivi per scappare di quanti ce ne sono per restare. Noiinvece abbiamo l’opportunità di guardarla semplicemente da fuorie goderci il panorama.

Paola Casella

WELCOME di Philippe LioretMercoledì 24 marzo ore 20,45‘Welcome’ è la parola che Simon legge sullo zerbino del suo vici-no di casa, subito dopo che quello stesso coinquilino lo ha minac-ciato perché ospita un immigrato curdo e gli ha sbattuto la portain faccia prima di chiamare la polizia. Usato sarcasticamente perantifrasi, ‘Welcome’ è stato scelto come titolo del film che rac-conta il respingente ‘benvenuto’ che Francia e Gran Bretagna

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danno agli immigrati che fuggono dai loro martoriati paesi . Main questo modo rischia di confondere lo spettatore superficiale eaccentuare una lettura ‘sociale’ e ‘politica’, mentre la sua veraforza sta soprattutto da tutt’altra parte, da quella di un uomo chedi fronte all’odissea di un diciassettenne curdo scopre dentro di séun’umanità e una moralità che fino ad allora aveva cancellato. Ilfilm finisce per lasciare più spazio al rapporto tra l’uomo e il ra-gazzo (e tra l’uomo e la sua ex moglie) che alla semplice descri-zione dei meccanismi polizieschi o legali che si abbattono sui di-sperati in cerca di attraversare la Manica. Calais, il razzismo dellepersone, l’insensibilità delle istituzioni, la durezza della repressio-ne, l’inumanità della legge diventano la cassa di risonanza dentrocui prende forza e si spiega il dramma privato.

Paolo Mereghetti

I film di qualità verranno proiettati presso il Cinema Sorriso solo al mercoledìcon inizio alle ore 20,45, sempre al prezzo speciale di €. 4.50.

Sono garantite: presentazione del film, scheda critica,possibilità di confronto al termine della proiezione.

A A ACari lettori del bollettino, come sapete è da anni che non aumentiamo il costo dell’abbonamento al-l’Angelo in Famiglia, ed anche per il 2010, nonostante gli aumentati costi di stampa, abbiamo mante-nuto il prezzo fisso a 20 Euro. Abbiamo sempre avuto un buon numero di esercenti gorlesi che hannopubblicizzato la loro attività attraverso il bollettino (vedasi pagine 23-24) e permesso al bollettino di so-pravvivere: grazie mille a tutti loro! Purtroppo quest’anno alcuni esercenti non hanno rinnovato la loropubblicità (come vedete a pagina 24 ci sono spazi vuoti), e questo, unitamente ai costi di stampa au-mentati, ci mette in difficoltà nel sostenere i costi del bollettino.Abbiamo bisogno della generosità degli esercenti gorlesi: offriamo loro il nostro spazio per pubbli-care la loro attività, in cambio di un esiguo contributo annuo di Euro 160 (compreso abbonamen-to e possibilità di portare la spesa in detrazione nella dichiarazione dei redditi).Se qualche esercente fosse interessato, è pregato di contattarci al nostro indirizzo e-mail bolletti-no.oratoriogorle.net oppure contattare Don Franco o Don Davide. Grazie.

La redazione

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ADORAZIONE del giovedì

e MESSE in ORATORIO

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Nel Consiglio pastorale del 12gennaio si è fatta una revisione del-le pratiche pastorali riguardanti l’a-dorazione del giovedì e le SanteMesse celebrate in oratorio.Prima di proporre questo tema alConsiglio, c’era già stato un con-fronto tra i catechisti, i sacerdoti edaltre persone. E’ stato fatto ancheun monitoraggio sulla partecipazio-ne e sulle presenze effettive dellepersone all’adorazione in oratorio.Tutti hanno convenuto che l’adora-zione è certamente una bella inizia-tiva che dura da parecchi anni e chemerita maggiore attenzione e coin-volgimento da parte di tutti i cre-denti.Sono stati però segnalati anche al-cuni inconvenienti:Per esempio è capitato, con una cer-ta frequenza, che in alcune ore nonci fosse nessuno davanti al Santissi-

mo esposto (questo pone problemidi sicurezza oltre che rendere vanoil culto eucaristico fuori dalla mes-sa. E’ un abuso liturgico infattiesporre il Santissimo se non ci sonopersone che lo adorano!; è capitatoche qualcuno si dovesse fermare inchiesa oltre l’ora di adorazione scel-ta, nella speranza che arrivassequalcuno a dare il cambio; è capita-to che durante le ore del catechismo(dalle 14,30 alle 18) il baccano e ilvia vai delle persone fossero cosìforti da rendere praticamente im-possibile l’adorazione. A questi in-convenienti si aggiunge il fatto chenei mesi invernali la chiesina dell’o-ratorio risulta difficile da riscaldare(anche accendendo stufe supple-mentari…) mentre la chiesa parroc-chiale è sempre riscaldata, anche algiovedì, per la tipologia dell’im-pianto di riscaldamento. In tempi di

crisi e di necessaria sobrietà, sem-bra davvero un non senso riscaldarecontemporaneamente due chiese. Forse dobbiamo anche riconoscereche non siamo più capaci di tenerecompagnia a Gesù o non abbiamopiù la possibilità di farlo a causa de-gli impegni delle persone e il venirmeno di alcuni anziani che negli an-ni scorsi avevano garantito una pre-senza costante.Sembra quindi arrivato il momentodi fare una revisione e di prenderealcune decisioni per mantenere lapratica importante dell’adorazione,ma con modalità diverse di attuazio-ne rispetto al passato. Dopo ampia discussione, che ha vi-sto la partecipazione appassionatadi tutti i consiglieri e una straordi-naria ricchezza di contributi, sonoemerse alcune scelte che il Consi-glio Pastorale nella sua autorevolez-za propone ora a tutti, con l’intentodi mantenere e rilanciare questa im-portante pratica pastorale iniziatadal parroco don Aldo.Queste in sintesi le decisioni presedal Consiglio Pastorale e che ver-ranno “sperimentate” per alcuni me-si:A partire dall’inizio della prossi-ma quaresima l’adorazione euca-ristica del giovedì verrà trasferitanella chiesa parrocchiale: inizieràal termine della Messa delle ore 9e proseguirà sino a qualche minu-to prima della Messa della sera(17,30 nei mesi invernali; 18,00con l’ora solare).Un volta al mese verrà propostal’Adorazione comunitaria alle ore20,45 del giovedì, sempre in chiesa

ADORAZIONE del giovedì

e MESSE in ORATORIO

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parrocchiale e sarà animata daivari gruppi parrocchiali.Inoltre nella Messa delle ore 9verrà inserita la recita comunita-ria delle Lodi e l’esposizione delSantissimo verrà fatta in modosolenne. Alla sera, prima dellaMessa, verranno recitati i Vespri esi concluderà l’adorazione con labenedizione solenne. Non verràpiù fatta l’esposizione dopo laMessa della sera.Durante l’orario di eventuali fu-nerali e confessioni pomeridiane,l’esposizione verrà sospesa.Per non privare la chiesa dell’ora-torio della possibilità di celebra-zioni eucaristiche, la S. Messaverrà celebrata in Oratorio ungiorno alla settimana da metà set-tembre a fine ottobre (quandonon necessita il riscaldamento),nel mese di giugno, in prossimità

della festa di compleanno dell’o-ratorio, nella festa di S. GiovanniBosco, nei ritiri di gruppo e in al-tre occasioni che si individueran-no (mai però in domenica!). Prima di pervenire a queste decisio-ni ci sono stati parecchi interventidei consiglieri per sottolineare l’im-portanza della preghiera e la neces-sità di educare ragazzi, giovani eadulti al culto eucaristico fuori dallaMessa, per garantire una presenzasicura di qualche persona ad ogniora di adorazione, per sensibilizzarei propri conoscenti e i propri gruppia partecipare all’adorazione. Non èmancata la lettura di testi del magi-stero sull’importanza dell’adorazio-ne e una vivace discussione sulladifferenza tra una presenza eucari-stica nel tabernacolo e un’esposizio-ne solenne dell’eucarestia.Si è sottolineato che la continuazio-

ne dell’adorazione eucaristica pertutta la giornata del giovedì richie-de, per non fallire, un impegno co-munitario ed è un atto di fiduciaverso il proposito di stare un po’ dipiù con il Signore ad intercedere pertutti, anche per coloro che sono nel-l’impossibilità di essere presenti.Con questo “credito di fiducia” of-friamo a tutti l’opportunità di ravvi-vare la consapevolezza della presen-za reale del Signore in mezzo a noie di adorarlo con il cuore colmo digratitudine.“La presenza di Gesù eucaristia de-ve costituire un polo di attrazioneper un numero sempre più grandedi anime innamorate di Lui, capacidi stare a lungo ad ascoltarne la vo-ce e quasi a sentirne i palpiti delcuore. Gustate e vedete quanto èbuono il Signore con noi!” (Gio-vanni Paolo II).

CARNEVALE INSIEME14 febbraio 2mila10

Anche quest’anno vogliamo festeggiare insieme il carnevale e allora vi aspettiamo alle

14.30 presso il parco delle fontaneda dove partirà la sfilata insieme.

Tutti, ma proprio tutti, grandi e piccini sono invitati a mascherarsi!Il tema per quest’anno sarà

ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE!

La mascherina più bella e originale di un bambino, di una bambina e di unadulto verrà premiata!!!!

Si ringraziano fin da ora le associazioni che collaboreranno alla buona riuscita della giornata.

Vi aspettiamo numerosissimi!!!

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CarnevaleÈ appena finito il Natale e la prossima importantefestività religiosa verso cui ci incamminiamo è laPasqua, ma tra queste due ricorrenze della liturgiacattolica troviamo il più frivolo e scherzoso perio-do di carnevale.Il carnevale richiama diversi riti invernali collegatialla credenza della scomparsa della luce del soletrattenuta dalle tenebre e poi rinata. Nei paesi me-diterranei i riti del carnevale hanno origine agrico-la e per i Romani coincidevano con i saturnali o ilupercali. Dopo l’avvento del Cristianesimo questi antichi ri-tuali hanno progressivamente perso la loro connota-zione magica, ma le pratiche in uso sono rimaste. Ilclero medioevale tollerò feste popolari molto gros-solane come la festa dell’Asino o quella dei Folliche richiamavano le feste pagane e si celebravanodell’Epifania al mercoledì delle Ceneri.Per molto tempo si è creduto che l’origine del ter-mine Carnevale derivasse da “carne levare”, ovve-ro prepararsi al digiuno quaresimale. Ed il fattoche per 40 giorni si dovesse digiunare per fede eper prepararsi alla Pasqua, doveva risultare nonpoco pesante per un popolo che già il digiuno lofaceva “forzatamente” per tutto l’anno. Dunquetrascorrere un certo periodo prima della quaresimaspensieratamente, per forza di cose doveva rappre-sentare quella valvola di sfogo per evitare che lagente, già in condizioni di estrema povertà, potes-se trovare sfogo in rivolte.Con il tempo tra i divertimenti più graditi si sonoaffermati i balli in maschera, uno dei quali - il bal-lo degli Ardenti - per poco non costò la vita a Car-lo VI re di Francia travestito, per l’occasione, daorso.Il carnevale di Venezia è stato, fino al XIX secolo,il più importante in Italia. L’intervento del doge edel senato conferiva una solennità particolare allefeste che comprendevano fuochi di artificio, giochidi funamboli, parate e combattimenti simbolici. Nei carnevali dei secoli scorsi le classi sociali simescolavano completamente e i travestimenti ri-flettevano le aspirazioni dei singoli. Ancora oggi,nel carnevale di Haiti, le persone di colore indos-sano maschere bianche e si travestono da governa-tori e generali.

COLOMBINA:è l'unica ma-schera femmi-nile ad impor-si in mezzo atanti personag-gi maschili èbriosa e furbaservetta. E' vi-vace, graziosa,

bugiarda e parla veneziano.E' molto affezionata alla suasignora, altrettanto giovane egraziosa, Rosaura, e pur direnderla felice è disposta acombinare imbrogli su im-brogli. Con i padroni vecchie brontoloni va poco d'ac-cordo e schiaffeggia senzamisericordia chi osa impor-tunarla mancandole di ri-spetto. Ha un vestito sempli-ce con delle balze sul fondoe un grembiule con qualchetoppa. Ha un berretto biancoin testa.

PULCINELLA:nato a Napoli,è di umoremutevole epauroso. Haun caratterepoco affidabi-le e cerca diuscire dalla si-tuazione in

cui si è cacciato con ognimezzo a disposizione.L’unico suo affanno è procu-rarsi il cibo, per il quale è di-sposto a raccontare bugie,rubare e farsi prendere a ba-stonate. Il suo ruolo spessocambia: servo, capitano,vecchio, o falegname; qual-siasi sia il mestiere, il suoideale di vita è il dolce farniente. Porta una camiciabianca con lunghe manicheche coprono le mani e uncinturone nero alla vita chemette in evidenza il pancio-ne. I pantaloni sono moltoampi e morbidi. La sua ma-schera è nera con un grandenaso aquilino.

ARLECCHINO:originario diBergamo, rap-presentò nelteatro del 1550la mascheradel servo appa-r e n t e m e n t esciocco, ma inrealtà dotato di

molto buon senso. Ghiotto,sempre pieno di debiti ed op-portunista, rappresenta il sim-bolo di colui che si adatta aqualunque situazione ed è di-sposto a servire chiunque, purdi ricavarne dei vantaggi. Allesue prime apparizioni indos-sava un abito bianco, che di-venne poi di tutti i colori a for-za di rattopparlo. Alla cinturaporta infilato il "batocio" (ba-stone) e la"scarsela" (borsa),sempre vuota.

PANTALONE: èuna delle piùantiche ma-schere venezia-ne. Piange sem-pre miseria edè alla costantericerca dei“bezzi”', comeerano chiamatii soldi di quel-

l’epoca. Pantalone è un mer-cante ricco, avaro e pedante. Isuoi servi patiscono la fame,perché ha la strana abitudinedi cacciarli proprio quando èil momento di mettersi a tavo-la. Sulla scena gironzola conle braccia dietro la schiena,infila ovunque il naso aduncosenza smettere di chiacchiera-re. Indossa casacca, pantalonie calze rosse (tipico colore delmercante veneziano). Il cap-pello è nero, soffice e senzatesa. Indossa una sopravvestenera, ampia con manichemolto larghe, delle ciabattesenza tacco, con punte rivolteverso l’alto, come si usa inOriente. La sua maschera ha ilnaso a uncino e una barbetta.

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Incontri adolescenti 1a superiore ...…un viaggio dentro se stessi

Da questo mese, e per 5 mesi, gli adolescenti impegnati nel cammino di catechesi si

presentano e raccontano alla comunità quali le tematiche che stanno affrontando.

Buona lettura!

Cominciamo a presentarci: siamo ilgruppo di prima superiore e ci incon-triamo il lunedì sera in oratorio dalle20:30 alle 21:45. Nel lunedì della fo-to eravamo Elisa, Federica, Daniele,Davide, Francesco, Claudia, Nicola,Lorenzo, Davide e le due animatriciDaniela e Roberta. Ma non siamo so-lo noi, perché a volte ci raggiungonoanche altri compagni del 1995, Lui-gi, Camilla... Il tema che ci guidaquest’anno, su proposta della Dioce-si di Bergamo, riguarda la nostraidentità, conoscere se stessi. Questocosa vuol dire? Significa provare ariflettere su cosa vuol dire essereadolescenti, perché l’adolescenza èquell’età di passaggio e di cambia-menti il cui primo passo è cercare diprendere consapevolezza su chi sivuole essere e diventare. Affrontarequesto tema implica cercare di scom-porlo nelle sue diverse sfaccettature:l’identità, infatti, è definita dalla no-stra storia, dalle relazioni con gli al-tri, da come viviamo il rapporto conil nostro corpo, con le emozioni...Questo comporta anche riflessioni inmerito a cosa sia la libertà, sullemaggiori libertà di scelta che l’adole-scente ha (se il genitore gliele attri-buisce...) e in parallelo sulle respon-sabilità che l’adolescente deve dimo-strare di sapersi assumere, in relazio-ne anche ai propri valori e al mododi gestire il proprio tempo libero.Certo, tenere alta l’attenzione e lapartecipazione attiva dei ragazzi suqueste tematiche non è sempre faci-

le, per questo cerchiamo di realizzaregli incontri non come una classica le-zione, bensì coinvolgendo i ragazzitramite giochi, scenette, film, articolidi attualità su cui discutere. Il tuttocercando di far passare il punto di ri-ferimento che è l’essenziale per

un’educazione oratoriana: l’insegna-mento cristiano derivante dal Vange-lo. Ricordiamo che gli incontri ado-lescenti sono aperti a tutti! A chiun-que voglia scoprire e vivere questabella opportunità di dialogo, di ricer-ca, di confronto, di nuove amicizie.

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LCosta Azzurra 2 / 5 GENNAIO 2010 - PERLE DI STOLTEZZA

Voglio inanellare con voi alcune piccole perledella gita in Costa Azzurra, come per formareuna collana che sempre porterò sul cuore.

• Il vento del primo giorno che portava via le orecchie.

• L’acqua minerale, per pagarla sono dovuto uscire dalristorante cercare una clinica abusiva e donare un rene.

• Il burro cacao dell’Andry.

• La letargia del Luca.

• Il Giorgio e il Michele che pestano il Luca sul sedileposteriore del Vito.

• Il mio satellitare che prendeva una volta giunti allameta.

• I Salmi recitati a cori alterni.

• Il petto di canard (anatra) del ristorante Pellicano diNizza.

• L’Hotel Negresco di Nizza.

• La signora (?) in bici che ci ha fatto il gestaccio perchéostruivamo la pista ciclabile.

• Il Giano che si china a baciare il cordolo su un tornan-te di Montecarlo, con una passione che neanche ilPrincipe con la Bella Addormentata.

• I crostini al formaggio e noci del Michele.

• Il Don che celebra con la casula disegnata da Matisse.

• Qualcuno che anela a SMS d’amore, per altro mai ar-rivati.

• Qualcun’altro che fa finta di studiare Apidologia madeve rileggere la stessa frase tre volte perché pensa adaltro.

• Il tris di minidolci del ristorante Pellicano di Nizza.

• Il Giorgio che suona al Piano Bar.

• Il metro scarso per cinque della hall del nostro albergo.

• La guida esperta dell’Andry all’interno dei parcheggi.

• Sophie e Chiara che ci hanno sopportati.

• L’anice stellato.

• La Chiesa di Giovanna d’Arco, la Chiesa russo-orto-dossa e il museo di Picasso chiusi…

• Tutti gli yacht con la passerella più grande della halldel nostro albergo.

• Il Giano che non riesce ad aprire la porta scorrevoledella creperia.

• Le francesi che si piegano dalle risate.

• Il Nicola che si è chiesto più volte se io e l’Andry era-vamo catechisti o che altro.

• Tutto quello che il mio senso della decenza mi impedi-sce di mettere nero su bianco.

IL GATTO

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L’angolo della poesiaL’angolo della poesia

La mia stella(Adriano Leoni)

Sono un uomo solosono un uomo infelice.Non ho niente e non ho maiavuto niente.Senza famigliasenza figli.Mi dissero sei nato sottouna cattiva stella.Non c’ho mai pensato!E’ sera, cerco un posto perpassare la notte.Alzo gli occhi al cielo cosìper caso.Miriadi di stelle brillano lassù.Il mio sguardo si posa su unadi esse.Ne rimango come affascinato.La riconosco è quella!Sembra che mi sorrida, sorridoanch’io.Mi stendo e sprofondo nell’oblio.Chi al mattino mi ha trovatosenza più vita, ma sorridentenon saprà mai il perché!

La poesia di Adriano Leoni ci parla del mondo deisenza tetto, dei senza fissa dimora, di quelle personeche sono costrette a vivere per strada nell’eterna ricer-ca di un qualche cosa che gli permetta di sopravvivere;quelle persone che la notte si riparano, alla meno peg-gio, con dei cartoni e che hanno per tetto le stelle. Per una piccolissima percentuale di loro è una liberascelta di vita, ma la maggior parte subisce le conse-guenze di fatti tragici dai quali è difficile risollevarsi.Per qualcuno può essere la perdita del posto di lavoro,

per altri un abbandono affettivo (separazione o divor-zio) che genera l’esclusione dalla compagine familia-re, o della perdita del coniuge che genera depressionee il lento abbandono della vita sociale. Né vanno di-menticate le persone con disagio psichico più o menograve, gli ex tossicodipendenti non più giovani e convarie problematiche di inserimento sociale, personecon gravi dipendenze dall’alcool o dal gioco. Sono persone che vivono ai margini delle nostra so-cietà il più delle volte compatiti, molte volte derisi enei casi più gravi vittime di violenze gratuite.Quando la violenza è tale da interessare i mezzi diinformazione, o quando arriva l’emergenza freddo equalcuno di loro viene trovato, assiderato, allora assur-gono agli onori della cronaca e, per qualche giorno ciricordiamo di loro.Da parte della Chiesa e delle istituzioni, dei servizi so-ciali pubblici e privati, e del mondo del volontariato(Caritas in testa), si è creato a favore di queste personeuna rete organizzata di solidarietà presente sui territoricittadini che assicura loro un pasto caldo e un postoletto dove passare la notte. Tutto questo mondo emarginato non ha bisogno solodi assistenza, ma anche di cure. Prendersi cura di unapersona significa garantire la sua sopravvivenza, maanche ridargli dignità; curare il suo corpo ma anchepensare al suo spirito, ascoltandolo e aiutandolo a riac-quistare una sua identità sociale che gli permetta di ri-prendersi, sia pure a fatica, un posto nella vita dellasocietà.

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Continuano gli articoli che si propongono di far conoscere alcuni aspetti delnostro paese. Molte delle nostre vie sono intitolate a poeti e scrittori.

Via Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli, uno dei massimi poeti delDecadentismo italiano, nacque a San Maurodi Romagna in provincia di Forlì il 31 Di-cembre 1855. La sua infanzia fu segnata daun tragico evento: nel 1867 il padre fu assas-sinato in circostanze mai chiarite. L’episodiosegnò indelebilmente la sensibilità del picco-lo Giovanni, che perdette in breve tempo altrifamiliari: la madre, la sorella maggiore, i fra-telli Luigi e Giacomo.Avvicinatosi agli ideali socialisti, Pascoliaderì all’Internazionale e frequentò AndreaCosta.Nel 1879 fu arrestato per aver partecipato auna manifestazione di protesta, ma dopo tremesi di prigionia, e dopo che anche GiosuèCarducci si era schierato a suo favore, fu as-solto. Iscrittosi all’Università di Bologna gra-zie a una borsa di studio vinta al liceo, si lau-reò in letteratura greca nel 1882. Iniziò alloraun’intensa attività di poeta in latino e vinsevari concorsi internazionali. Dopo aver inse-

gnato latino e greco presso i licei di varie località (Matera, Massa, Livorno), acquistò la casadi Castelvecchio di Barga, in Garfagnana, dove trascorse gran parte della sua esistenza incompagnia della sorella Maria.L’opera di Pascoli segue tre linee principali: la poesia in italiano, la poesia in latino (nelcomplesso scrisse circa una ventina di poemetti) e l‘attività di critico e commentatore diDante, confluita in vari volumi fra i quali Minerva oscura (1898) e Sotto il velame (1900).Nel 1905 succedette a Carducci alla cattedra di letteratura italiana all’Università di Bologna.In conformità alla sua idea di letteratura universale, Pascoli lavorò a testi latini, greci, neo-greci e sanscriti, e nell’ambito della sua attività editoriale diresse una collana intitolata “Bi-blioteca dei popoli”.Nel 1891 fu pubblicata la raccolta Myricae, un testo classico ispirato alla pace della vita dicampagna e il cui titolo si rifà ad un’opera di Virgilio, nel quale Pascoli volle portare in ri-salto una lirica delle cose semplici, fatta di oggetti comuni presi soprattutto dalla campagna(“sono frulli d’uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane”) e cantati con unlessico e un metro molto originali per la tradizione poetica italiana. Questo risultato fu otte-nuto con grande perizia tecnica prendendo spunto dai classici (Virgilio, Catullo e Orazio),ma guardando anche all’esperienza simbolista di varie nazioni. La sua poesia non fu descrit-tiva ma allusiva, e scaturì dalla convinzione che si potesse cogliere l’ineffabile solo con

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mezzi formali rigorosi e grazie ad una nuova lingua poetica, ottenuta attingendo dal latino, dalla linguaparlata e dal lessico tecnico. I Primi poemetti (1904) e i Nuovi poemetti (1909) segnarono una diversatendenza, basata sulla volontà di “raccontare”. Oltre ai temi già sperimentati (il mondo della campagna,la contemplazione della natura, l’aspirazione ad una vita semplice), risalta lo spazio dato alla rappre-sentazione delle vicende degli emigranti verso l’America: il lessico si fa particolarmente sperimentale,un intreccio di italiano e inglese assolutamente estraneo alla tradizione lirica italiana. Di alto livello so-no anche i Canti di Castelvecchio nei quali la sua ricerca proseguì su una linea ormai ben definita. NeiPoemi conviviali (1904) l’attenzione si spostò sul mondo classico e sui suoi miti, anche in forma di ri-flessione, riproducendo modelli antichi. Con Odi e inni (1906), ultima sua opera, si avvicinò alle tema-tiche nazionalistiche e scrisse, nel 1911, un discorso favorevole all’impresa coloniale in Libia intitolatoLa grande Proletaria si è mossa.Le idee fondamentali di Pascoli sono racchiuse in un testo molto importante intitolato Il fanciullino do-ve la poesia è vista come una disposizione infantile a stupirsi, ed è dunque una qualità irrazionale del-l’uomo; grazie a questa sensibilità è possibile cogliere analogie sottili e nascoste fra gli oggetti e le for-me di vita più semplici. Il poeta deve perciò calarsi in una situazione “infantile” per poter cantare constupore il mistero delle piccole cose. Grazie a questa poetica Pascoli allargò i confini della realtà degnadi diventare soggetto di poesia e l’ha resa ricca di suggestioni sonore.Pascoli morì il 6 Aprile 1912 a Bologna per un cancro.Con Delibera del Consiglio Comunale del 6 Ottobre 1976 si decise di intitolare la laterale della viaBuonarroti, che termina a ridosso del campo sportivo ed è parallela a via Roma, a Giovanni Pascoli inlinea con la denominazione attribuita, nella medesima occasione, ad altre vie presenti in zona anch’es-se chiamate a ricordare famosi personaggi italiani dediti alla scrittura e alla poesia.

(Cinzia e Pierluigi)

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La ClessidraRiflesso nel vetro, un frate si avvicina lentamente al-

la bacheca del museo, guarda gli oggetti esposti edinevitabilmente sofferma lo sguardo sul più bello inesposizione, lo stesso che sto guardando io.“Parecchi anni fa, quando la gente aveva meno fretta epiù tempo per le cose belle, misurava il tempo con laclessidra”, esordisce. “Certo non è uno strumento preci-so come i nostri orologi, ma tanto bastava”.“Lo guardo con un lieve sorriso sulle labbra e gli dico lacosa più banale che mi viene in mente: “Avevano un belda fare comunque a tenerla d’occhio e doverla girareogni volta che si esauriva la sabbia”.“Si ma proprio per questo era un oggettovivo, la dovevano curare come una crea-tura”, mi risponde il frate. “Sa che unaparabola dei Sufi, mistici mussulmani, de-scrive la vita come una clessidra che sisvuota, inesorabilmente ma con gioia, dellapropria sabbia?”.“Perché con gioia?”, chiedo meravigliato.“La gioia della clessidra nasce da una cer-tezza: sa che una mano, all’improvviso, lacapovolgerà. Quante volte la mano di Dioci ha capovolti, senza alcun merito no-stro! Con quanta gioia abbiamo ricomin-ciato! E la sabbia cadeva dalle dita nonpiù come granelli perduti, ma come se-mi, nel solco, che producono frutti”.Rimango meravigliato da questo passaggiosimbolico: Clessidra - sabbia - Dio che capo-volge la nostra vita e trasforma il nulla che cade dallenostre mani in opere.“La gioia della clessidra è velata anche sotto un altrosimbolo”, prosegue il religioso. “La sabbia corrispondeai mille momenti della nostra giornata, mentre la boccadella clessidra al tempo, stretto e breve, della preghiera. Igranelli sono i frammenti del giorno che passano per unistante attraverso il punto più stretto della clessidra, at-traverso la nostra coscienza vigile, che benedice e pre-

ga”.Rimango colpito dalle parole di questo frate che parten-do da un oggetto riesce a parlarmi di preghiera.“Già, la preghiera …”, rispondo io un po’ sconsolato.“Sa la fatica che faccio a pregare, a trovare il tempo, atrovare le parole?”.“La funzione della preghiera è ricongiungere l’universoal Signore, ricongiungere le cose alla loro sorgente, in-collare i nostri granelli di tempo all’Eterno. Quando nel-la preghiera - dalla nostra bocca, quasi bocca di una cles-

sidra - fluiscono i granelli di polvere o i momentid’oro delle nostre giornate, si stringe il nostro

legame con l’universo, con le stelle, conUno che ha gioia della nostra gioia”.Il francescano fa una pausa, quasi a cer-care il modo migliore per spiegarmi il va-lore e le modalità della preghiera, poiprosegue: “San Paolo dice: ‘tutto ciò chefate, tutto, fatelo nel Signore. Sia chemangiate sia che beviate, fatelo nel nomedel Signore’. E sant’Ignazio di Antio-chia: ‘Le vostre cose materiali, se fattenel Signore, sono spirituali’. Dobbiamoimparare a riscoprire l’importanza di ogniminuto del giorno. Neppure un granellodella nostra giornata allora resterà fuori,neppure una virgola o un capello andràperduto. Clessidra esatta e santa, checonta e benedice, è la nostra preghiera.

Pregare come una clessidra, allora, facen-dovi scorrere tutto ciò che ci fa vivere. Almeno co-

me breve parentesi luminosa all’inizio e alla fine di ognigiorno. Allora nulla andrà perduto. La sabbia sembreràinfinita, infiniti i granelli diventati semi”.Il mio cuore si gonfia di gioia. “Oggi ho imparato moltosulla preghiera”, riesco appena a dirgli. “La ringrazio dicuore”.Mi saluta stringendomi la mano. “Sono padre Ermes”,conclude.

La Clessidra

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“… perché la fede ci dice che il bello della vita non sta dietro,ma sta davanti: in quel futuro che si chiama Gesù”.

(Dall’omelia di Mons. Roberto Amadei del 16 Marzo 2007)

Grazie, Vescovo Roberto!

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