+ All Categories
Home > Documents > L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro...

L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro...

Date post: 22-Jan-2021
Category:
Upload: others
View: 1 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
21
L’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra National de Paris EDIZIONI DEL TEATRO ALLA SCALA
Transcript
Page 1: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

L’Orfeo

Favola pastorale in un prologo e cinque atti

Libretto diAlessandro Striggio

Musica diClaudio Monteverdi

Nuovo allestimentoIn coproduzione con Opéra National de Paris

EDIZIONI DEL TEATRO ALLA SCALA

Page 2: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

Fondazione di diritto privato

ALBO DEI FONDATORI

Stato Italiano

Fondatori di Diritto

Fondatori Permanenti

Fondatori Sostenitori

Fondatori Emeriti

Fondatori Pubblici Permanenti

Page 3: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

18

Disegni di Robert Wilson per le scene del prologo, I, II e V atto.

Page 4: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

19

Page 5: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

Prologo

La Musica introduce l’argomento della vicen-da drammatica (“Dal mio Permesso amato”)e richiama il potere rasserenante dei suoni,che fermano – come accadeva a Orfeo con ilsuo canto – le forze della natura.

Primo atto

Orfeo ed Euridice stanno per celebrare lenozze. Ninfe e pastori, raccolti intorno a loro(“In questo lieto e fortunato giorno”), li fe-steggiano con canti propiziatori (“Vieni, Ime-neo, deh vieni”) e danze (“Lasciate i monti,lasciate i fonti”). Orfeo si rivolge agli astri,testimoni della sua felicità (“Rosa del ciel, vi-ta del mondo e degna”); a lui si associa Euri-dice. Mentre tutti si dirigono al tempio, il co-ro invita a non abbandonarsi mai allosconforto (“Alcun non sia che disperato inpreda”).

Atto secondo

Orfeo fa ritorno ai suoi boschi e ai suoi prati(“Ecco pur ch’a voi ritorno”). Mentre i pasto-ri lo accompagnano con lieti canti (“In questoprato adorno”), Orfeo si rallegra della suafelicità (“Vi ricorda, o boschi ombrosi”).Improvvisamente i lamenti della messaggeraSilvia (“Ahi caso acerbo”) annunciano unaterribile sventura: Euridice è stata morsa daun serpente mentre coglieva fiori, ed è mortatra le braccia delle compagne. Orfeo, fuori disé, esprime il proposito di scendere nell’oltre-tomba per riportare a sé la sposa (“Tu se’morta, mia vita, ed io respiro?”). Il coro com-piange la sua triste sorte (“Ahi, caso acerbo,ahi fato empio e crudele!”).

Atto terzo

Orfeo, guidato dalla Speranza, è giunto all’in-gresso del regno delle ombre (“Ecco l’atrapalude, ecco il nocchiero”). Qui, rimasto solo,incontra Caronte, il traghettatore delle animedei morti, che tuttavia gli nega l’accesso (“Ohtu ch’innanzi morte a queste rive”). Orfeoprova a muoverlo a pietà (“Possente spirto eformidabil nume”); vista l’inutilità dei suoisforzi, fa cadere nel sonno il severo guardianointonando un canto e accompagnandosi conla cetra (“Ahi, sventurato amante”). Orfeoconduce allora la barca oltre lo Stige, mentreil coro degli spiriti infernali commenta, mera-vigliato, la straordinaria e coraggiosa azione(“Nulla impresa per uom si tenta in vano”).

Il soggetto

a cura di Claudio Toscani

24

Page 6: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

Atto quarto

Proserpina, commossa dagli strazianti lamen-ti di Orfeo che va aggirandosi per gli inferi,intercede in suo favore presso il consortePlutone, pregandolo di restituire la sposaall’infelice. Plutone acconsente, ma pone unacondizione: Orfeo non dovrà mai volgere losguardo a Euridice prima di aver lasciato ilregno dei morti.Orfeo dà libero sfogo alla suagioia (“Quale onor di te fia degno”); ma poi,sulla via del ritorno, è colto dal dubbio cheEuridice lo stia seguendo davvero (“Ma men-tre io canto, ohimè, chi m’assicura”). Si volgedunque a guardare la sposa, e così facendoinfrange il divieto di Plutone, perdendola irri-mediabilmente (“Dove te ’n vai, mia vita?”).Il coro degli spiriti commenta il fatto cheOrfeo, pur vincendo le forze della natura, nonsia riuscito a vincere se stesso (“È la virtuteun raggio”).

Atto quinto

Orfeo, fatto ritorno tra i vivi, piange amara-mente la sua sorte (“Questi i campi di Traciae quest’è il loco”) riproponendosi di rinuncia-re per sempre all’amore e all’arte della musi-ca. Apollo ascolta il suo lamento e, mosso apietà, scende dai cieli per portarlo con sé(“Saliam cantando al cielo”), donandogli l’im-mortalità. Lassù Orfeo potrà contemplare, trale stelle, il volto di Euridice. Il coro (“Vanne,Orfeo, felice appieno”) osserva come il dolo-re sulla terra sia compensato dalla felicità incielo.

25

Page 7: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

Prologue

Music introduces the subject of this dramaticstory (“Dal mio Permesso amato”) and sum-mons the cheering power of sounds, which –as happened to Orpheus with his song – halt-ed the forces of nature.

Act I

Orpheus and Eurydice are about to celebratetheir marriage. Gathered around them arenymphs and shepherds (“In questo lieto efortunato giorno”) to rejoice with propitiato-ry singing (“Vieni, Imeneo, deh vieni”) anddancing (“Lasciate i monti, lasciate i fonti”).Orpheus sings to the stars, as witnesses to hishappiness (“Rosa del ciel, vita del mondo edegna”) and is joined by Eurydice. As theyall move towards the temple, the chorus ex-horts them never to succumb to discoura-gement (“Alcun non sia che disperato inpreda”).

Act II

Orpheus returns to his woods and fields(“Ecco pur ch’a voi ritorno”). While theshepherds accompany him with cheerfulsongs (“In questo prato adorno”), Orpheusbasks in his own happiness (“Vi ricorda, oboschi ombrosi”). But suddenly, cries of griefare heard from the Messenger Silvia (“Ahicaso acerbo”), announcing a dreadful acci-dent: Eurydice was bitten by a snake whilepicking flowers, and died in the arms of hercompanions. Beside himself, Orpheus ex-presses his intention to descend into Hadesto recover his wife (“Tu se’ morta, mia vita,ed io respiro?”). The chorus bemoans theirsad fate (“Ahi, caso acerbo, ahi fato empio ecrudele!”).

Act III

Orpheus, guided by Hope, has reached theentrance to the Underworld (“Ecco l’atrapalude, ecco il nocchiero”). Alone here, hemeets Charon, ferryman to the souls of thedead. Charon however bars his way (“Oh tuch’innanzi morte a queste rive”). Orpheusendeavours to move him to pity (“Possentespirto e formidabil nume”). But on seeingthat his efforts are to no avail, he lulls thestern guardian to sleep by singing a song tohis own accompaniment on the lyre (“Ahi,sventurato amante”). Orpheus then sails theboat over the Styx, while the chorus of infer-nal spirits comments in amazement on his ex-traordinary and courageous action (“Nullaimpresa per uom si tenta in vano”).

Synopsis

28

Page 8: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

Act IV

Persephone is moved by Orpheus’s heart-rending cries as he wanders through the in-fernal regions, and intercedes in his favourwith her husband Pluto, begging him to re-store Eurydice to this wretched young wid-ower. Pluto consents, but on one condition:that Orpheus shall never look back at Eury-dice before leaving the kingdom of the dead.Orpheus gives vent to his joy (“Quale onordi te fia degno”). But then, on his way backhe is seized by a doubt that Eurydice may notreally be following him (“Ma mentre io can-to, ohimè, chi m’assicura”). And so he turnsto glance at his bride, thus infringing Pluto’sstrict prohibition and irremediably losing her(“Dove te ’n vai, mia vita?”). The chorus ofspirits comments on the fact that Orpheus,though defeating the forces of nature, hasfailed to conquer his own will (“È la virtuteun raggio”).

Act V

Back among the living, Orpheus bitterlymourns his fate (“Questi i campi di Tracia equest’è il loco”), while vowing forever to re-nounce love and the art of music. Apollo lis-tens to his lament and, moved to pity, de-scends from the heavens to take the unhappyman back with him (“Saliam cantando alcielo”), granting him immortality. Among thestars, Orpheus will be able to contemplateEurydice’s face. The chorus (“Vanne, Orfeo,felice appieno”) observes that sorrow onearth can be offset by happiness in heaven.

(Traduzione di Rodney Stringer)

29

Page 9: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

34

L’opera inbreve

di Claudio Toscani

Quando L’Orfeo di Monteverdi vennerappresentato al Palazzo Ducale di Man-tova, il 24 febbraio 1607, l’opera in musi-ca non costituiva una novità assoluta: giàda alcuni anni a Firenze si sperimentava-no forme di teatro interamente cantato,che avevano destato un’eco grandissima.Nell’anno 1600, ad esempio, rappresenta-zioni del genere avevano accompagnatogli sfarzosi festeggiamenti – ai quali erapresente il duca di Mantova VincenzoGonzaga – per il matrimonio di Maria de’Medici ed Enrico IV di Francia. È proba-bile che alla base dell’iniziativa mantova-na del 1607, promossa dal principe eredi-tario Francesco, stesse il proposito diemulare i Medici.Il progetto di mettere in scena un’operain musica fu affidato all’Accademia degliInvaghiti, della quale faceva parte (colnome di “Ritenuto”) il conte AlessandroStriggio che stese il testo poetico. Si trat-tava di una «favola in musica», su un sog-getto già utilizzato da Ottavio Rinucciniper Jacopo Peri e Giulio Caccini, una sto-ria ambientata nel mondo mitico dell’Ar-cadia. Il fatto che vi agissero personaggiirreali – dei, semidei, ninfe e pastori, figu-re allegoriche – poteva giustificare megliol’inverosimiglianza sostanziale della rap-presentazione, nella quale i personaggi,anziché recitare, si esprimevano cantando.Preparata con cura, la rappresentazionedell’Orfeo si tenne in una stanza del pa-lazzo di corte, la «sala del partimento»(probabilmente l’odierna Galleria deiFiumi), essendo il teatro di corte impe-

gnato dallo spettacolare allestimento diuna commedia. Una replica ebbe luogo il1° marzo. Alcuni dei cantanti, come il ca-strato Giovan Gualberto Magli e il teno-re Francesco Rasi (che probabilmente ve-stì i panni di Orfeo), vennero ‘prestati’dalla corte medicea. Lo spettacolo fu rea-lizzato con il concorso di un ricchissimoorganico strumentale, comprendente ognisorta di strumenti da tasto, ad arco, a fia-to, a pizzico. Per l’occasione venne datoalle stampe il testo letterario; due annipiù tardi fu pubblicata, a Venezia, la parti-tura, che consentì di realizzare nuovi alle-stimenti e contribuì grandemente alla no-torietà dell’opera.Nel testo del libretto stampato per la pri-ma rappresentazione, il finale dell’operaè diverso da quello che conosciamo: i la-menti di Orfeo vengono interrotti dall’ir-ruzione delle baccanti, che intonano uncoro dionisiaco e puniscono il protagoni-sta con la morte per le sue affermazionimisogine. Nella partitura, invece,Apollo –mosso a pietà dalla disperazione di Orfeo– scende dal cielo e porta con sé il canto-re, beatificandolo. È stata avanzata l’ipo-tesi che Monteverdi abbia previsto le duesoluzioni per due diversi auditori: il pri-mo scioglimento (più sofisticato, in quan-to aderente al mito originale) per gli ac-cademici, il secondo (d’impronta più mo-raleggiante, se non cristiana) per il pub-blico meno colto e raffinato della replica.Ma forse la spiegazione è più banale: lospazio della sala in cui avvenne la primarappresentazione era limitato (nella dedi-

Page 10: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

35

ca del libretto si parla dell’«angustia delluogo») e non permetteva l’impiego dicomplicate macchine sceniche, comequelle che avrebbero dovuto portare incielo Apollo e Orfeo.Rispettoso delle regole tragiche, L’Orfeo

è diviso in cinque atti e rispetta le unità ditempo e di azione. Ogni atto si concludecon un coro, con funzione d’intermedio,preceduto e seguito da interventi stru-mentali; ciò permette l’entrata e l’uscitadei personaggi e consente di realizzare imutamenti di scena. Momenti corali in-tervengono numerosi anche nel corsodell’azione: Monteverdi vi sfoggia quellaricca scrittura della quale s’era già mo-strato maestro nelle sue composizionimadrigalistiche. Anche nelle parti desti-nate al canto solo sfrutta l’esperienza del-la scrittura già sperimentata, ad esempio,nel quinto libro dei suoi madrigali. Leparti poetiche strutturate in versi strofici– che corrispondono a situazioni ‘musica-li’ come canti, danze, cori, preghiere –vengono messe in rilievo con brani an-ch’essi strofici e chiusi, o con pagine po-

lifoniche, o comunque con sezioni dalprofilo cantabile. Il resto è reso con lo sti-le recitante e declamato, cui danno va-rietà e interesse procedimenti arditi nel-l’armonia e una costante attenzione per icontenuti espressivi. Esemplari, per mo-bilità dello stile e patetismo, il raccontodella morte di Euridice, il lamento di Or-feo e tanti altri luoghi. Spiccata è la ten-denza a creare grandi strutture musicaliper dare risalto alle situazioni sceniche.Nonostante l’ambientazione arcadico-pa-storale, L’Orfeo di Monteverdi mostrauna patina tragica che è assente nelleopere precedenti sullo stesso soggetto. Iltaglio è più drammatico: l’azione, invecedi basarsi su racconti che narrano glieventi, presenta in tempo reale gli atti ele decisioni del protagonista. Monteverdirivela, qui, un senso spiccato della teatra-lità, legata anche alla precisa individua-zione psicologica del personaggio di Or-feo, al suo stile di canto vario e intensoche ne fa una figura autenticamente uma-na: il primo vero protagonista nella storiadel teatro musicale moderno.

Page 11: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

5

L’OrfeoFavola in musicaPrologo e cinque atti

Libretto diAlessandro Striggio

Musica diClaudio Monteverdi

Edizione diRinaldo Alessandrini

PERSONAGGI

La Musica sopranoOrfeo tenoreEuridice sopranoMessaggera (Silvia) sopranoLa Speranza sopranoCaronte bassoProserpina sopranoPlutone bassoApollo bassoNinfa sopranoEco tenorePastore I altoPastore II, III tenorePastore IV bassoSpirito I, II tenoreSpirito III basso

Coro di Ninfe e PastoriCoro di Spiriti infernali

(Copyright e edizione Bärenreiter-Verlag, Kassel; Sub-Editore per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali,Milano)

Page 12: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

6

Toccata

PROLOGO

La MusicaDal mio Permesso amato à voi ne vegno,Incliti Eroi, sangue gentil de’ Regi,Di cui narra la Fama eccelsi pregi,Né giunge al ver, perch’è tropp’alto il segno.

Ritornello

Io la Musica son, ch’ai dolci accentiSò far tranquillo ogni turbato core,Et hor di nobil ira, et hor d’AmorePoss’infiammar le più gelate menti.

Ritornello

Io su Cetera d’or cantando soglio,Mortal orecchio lusingar talora;E in questa guisa à l’armonia sonoraDe la lira del ciel più l’alme invoglio.

Ritornello

Quinci à dirvi d’Orfeo desio mi sprona,D’Orfeo che trasse al suo cantar le fère,E servo fé l’Inferno à sue preghiere,Gloria immortal di Pindo e d’Elicona.

Ritornello

Hor mentre i canti alterno, hor lieti, or mesti,Non si movaAugellin fra queste piante,Né s’oda in queste rive onda sonante,Et ogni auretta in suo camin s’arresti.

Ritornello

ATTO PRIMO

PastoreIn questo lieto e fortunato giornoC’hà posto fine à gl’amorosi affanniDel nostro Semideo, cantiam, Pastori,In sì soavi accenti,Che sian degni d’Orfeo nostri concenti.

[Altro Pastore]Oggi fatta è pietosaL’alma già sì sdegnosaDe la bell’Euridice.Oggi fatto è feliceOrfeo nel sen di lei, per cui già tantoPer queste selve ha sospirato e pianto.

[Altro Pastore]Dunque in sì lieto e fortunato giornoC’ha posto fine à gl’amorosi affanni,

Del nostro Semideo, cantiam, Pastori,In sì soavi accenti,Che sian degni d’Orfeo nostri concenti.

Coro di ninfe e pastoriVieni Imeneo, deh vieni,E la tua face ardenteSia quasi un sol nascenteCh’apporti a questi amanti i dì sereni.E lunge homai disgombreDa gl’affanni e del duol gl’orrori e l’ombre.

NinfaMuse, onor di Parnaso, amor del Cielo,Gentil conforto a sconsolato core,Vostre cetre sonoreSquarcino d’ogni nub’il fosco velo:E mentre oggi propizio al nostro OrfeoInvochiam Imeneo,Su ben temprate corde,Sia il vostro canto al nostro suon concorde.

Balletto

Coro di ninfe e pastoriLasciate i monti,Lasciate i fonti,Ninfe vezzos’e liete.E in questi pratiAi balli usatiVago il bel piè rendete.Qui miri il Sole vostre carole,Più vaghe assai di quelleOnd’a la Luna,La notte bruna,Danzano in ciel le stelle.

Ritornello

Lasciate i monti,Lasciate i fonti,Ninfe vezzos’e liete.E in questi pratiAi balli usatiVago il bel piè rendete.Poi di bei fioriPer voi s’honoriDi questi amanti il crine,C’hor dei martiriDei lor desiriGodon beati al fine.

Ritornello

PastoreMa tu, gentil cantor, s’a tuoi lamentiGià fésti lagrimar queste campagne,Perch’hora al suon de la famosa cetraNon fai teco gioir le valli e i poggi?Sia testimon del coreQualche lieta canzon che detti Amore.

Page 13: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

7

OrfeoRosa del ciel, vita del mondo, e degnaProle di lui che l’Universo affrena,Sol, che’l tutto circondi e’l tutto miriDa gli stellanti giri:Dimmi, vedesti maiDi me più lieto e fortunatoAmante?Fu ben felice il giorno,Mio ben, che pria ti vidi,E più felice l’horaChe per te sospirai,Poi ch’al mio sospirar tu sospirasti;Felicissimo il puntoChe la candida manoPegno di pura fede a me porgesti.Se tanti cori havessiQuant’occhi ha il ciel eterno e quante

[chiomeHan questi colli ameni il verde maggio,Tutti colmi sarieno e traboccantiDi quel piacer ch’oggi mi fa contento.

EuridiceIo non dirò qual siaNel tuo gioir, Orfeo, la gioia mia,Che non ho meco il core,Ma teco stassi in compagnia d’Amore.Chiedilo dunque à lui s’intender bramiQuanto lieta gioisca e quanto t’ami.

Balletto

Coro di ninfe e pastoriLasciate i monti,Lasciate i fonti,Ninfe vezzose e liete.E in questi pratiAi balli usatiVago il bel piè rendete.Qui miri il Sole vostre carole,Più vaghe assai di quelleOnd’a la Luna,La notte bruna,Danzan’in ciel le stelle.

Ritornello

Vieni Imeneo, deh vieni,E la tua face ardenteSia quasi un sol nascenteCh’apporti a questi amanti i dì sereni,E lunge homai disgombreDa gl’affanni e del duol gl’orrori e l’ombre.

PastoreMa s’il nostro gioir dal Ciel deriva,Come dal ciel ciò che qua giù n’incontra,Giust’è ben che devotiGl’offriam incensi e voti:Dunqu’al tempio ciascun rivolga i passi,A pregar lui ne la cui destra è il mondo,Che lungamente il nostro ben conservi.

Ritornello

PastoriAlcun non sia che disperato in predaSi doni al duol, benché tall’hor si assagliaPossente sì che nostra vita inforsa.

Ritornello

Che poi che nembo rio gravido il senoD’atra tempesta inorridito il mondo,Dispiega il Sol più chiaro i rai lucenti.

Ritornello

E dopo l’aspro gel del Verno ignudo,Veste di fior la primavera i campi.

Coro di ninfe e pastoriEcco Orfeo, cui pur dianziFuron cibo i sospir bevanda il pianto:Oggi è felice tantoChe nulla è più che da bramar gl’avanzi.

Page 14: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

ATTO SECONDO

Sinfonia

OrfeoEcco pur ch’a voi ritorno,Care selve e spiaggie amate,Da quel sol fatte beatePer cui sol mie nott’han giorno.

Ritornello

PastoreMira ch’a sé n’allettaL’ombra, Orfeo, de’ que’ faggi,Hor che’nfocati raggiFebo dal ciel saetta.

Ritornello

Su quell’herbosa spondaPosianci e in vari modiCiascun sua voce snodiAl mormorio de l’onde.

Ritornello

Duoi PastoriIn questo prato adornoOgni selvaggio NumeSovente ha per costumeDi far lieto soggiorno.

Ritornello

Qui Pan, Dio de’ Pastori,S’udì talhor dolenteRimembrar dolcementeSuoi sventurati Amori.

Ritornello

Qui le Napee vezzose,Schiera sempre fiorita,Con le candide ditaFur viste a coglier rose.

Ritornello

Coro di ninfe e pastoriDunque fa degno OrfeoDel suon de la tua LiraQuesti Campi ove spiraAura d’odor sabeo.

Ritornello

OrfeoVi ricorda, o bosch’ombrosi,De miei lungh’aspri tormenti,Quando i sassi ai miei lamentiRispondean fatti pietosi?

Vi ricorda, o bosch’ombrosi?

Ritornello

Dite all’hor non vi sembraiPiù d’ogn’altro sconsolato?Hor fortuna ha stil cangiatoEt ha volto in festa i guai.Dite all’hor non vi sembraiPiù d’ogn’altro sconsolato?

Ritornello

Vissi già mesto e dolente,Hor gioisco e quegli affanniChe sofferti hò per tant’anniFan più caro il ben presente.Vissi già mesto e dolente.

Ritornello

Sol per te, bella Euridice,Benedico il mio tormento;Dopo’l duol vi è più contento,Dopo’l mal vi è più felice.Sol per te, bella Euridice.

PastoreMira, deh mira Orfeo, che d’ogni intornoRide il bosco e ride il prato.Segui pur co’l plettro auratoD’addolcir l’aria in sì beato giorno.

MessaggieraAhi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele,Ahi stelle ingiuriose, ahi ciel avaro.

PastoreQual suon dolente il lieto dì perturba?

MessaggieraLassa! dunque debb’io,Mentre Orfeo con sue note il ciel consolaCon le parole mie passargli il core?

PastoreQuesta è Silvia gentile,Dolcissima compagnaDe la bella Euridice: ò quanto è in vistaDolorosa. Hor che fia? Deh sommi Dei,Non torcete da noi benigno il guardo.

MessaggieraPastor, lasciate il canto,Ch’ogni nostr’allegrezza in doglia è volta.

OrfeoDonde vieni? Ove vai? Ninfa, che porti?

MessaggieraA te ne vengo Orfeo,Messaggiera infelice,

8

Page 15: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

Di caso più infelice e più funesto:La tua bella Euridice…

OrfeoOhimè, che odo?

MessaggieraLa tua diletta sposa è morta.

OrfeoOhimè!

MessaggieraIn un fiorito pratoCon l’altre sue compagneGiva cogliendo fioriPer farne una ghirlanda à le sue chiome,Quand’angue insidioso,Ch’era fra l’erbe ascoso,Le punse un piè con velenoso dente.Ed ecco immantinenteScolorirsi il bel viso e ne’suoi lumiSparir que’lampi, ond’ella al Sol fea scorno.All’hor noi tutte sbigottite e mesteLe fummo intorno, richiamar tentandoLi spirti in lei smarritiCon l’onda fresca e con possenti carmi,Ma nulla valse, ahi lassa,Ch’ella i languidi lumi alquanto aprendo,E te chiamando: Orfeo, Orfeo.Doppo un grave sospiro,Spirò fra queste braccia; ed io rimasiPiena il cor di pietade e di spavento.

PastoreAhi caso acerbo! Ahi fat’empio e crudele!Ahi stelle ingiuriose! Ahi cielo avaro!

PastoreA l’amara novellaRassembra l’infelice un muto sasso,Che per troppo dolor non può dolersi.

PastoreAhi, ben avrebbe un cor di Tigre ò d’OrsaChi non sentisse del tuo mal pietate,Privo d’ogni tuo ben, miseroAmante.

OrfeoTu se’ morta, mia vita, ed io respiro?Tu se’ da me partitaPer mai più non tornare, ed io rimango?Nò, nò, che se i versi alcuna cosa ponno,N’andrò sicuro à più profondi abissi;E intenerito il cor del Rè de l’ombre,Meco trarrotti a riveder le stelle.O se ciò negherammi empio destino,Rimarrò teco in compagnia di morte.A dio Terra, a dio Cielo e Sole, a dio.

Coro di ninfe e pastoriAhi caso acerbo! Ahi fat’empio e crudele!Ahi stelle ingiuriose! Ahi cielo avaro!

Non si fidi huom mortaleDi ben caduco e frale,Che tosto fugge, e spessoA gran salita il precipizio è presso.

MessaggieraMa io, ch’in questa linguaHò portato il coltelloC’ha svenata ad Orfeo l’anima amante,Odiosa ai Pastori et alle Ninfe,Odiosa a me stessa, ove m’ascondo?Nottola infausta, il soleFuggirò sempre e in solitario specoMenerò vita al mio dolor conforme.

Sinfonia

Coro de pastoriChi ne consola, ahi lassi?O pur, chi ne concedeNe gl’occhi un vivo fonteDa poter lagrimar come conviensiIn questo mesto giorno,Quanto più lieto già tant’hor più mesto?Oggi turbo crudeleI due lumi maggioriDi queste nostre selve,Euridice ed Orfeo,L’una punta da l’angue,L’altro dal duol trafitto, ahi lassi, ha spenti.

Coro di ninfe e pastoriAhi caso acerbo! Ahi fat’empio e crudele!Ahi stelle ingiuriose! Ahi cielo avaro!

Duoi pastoriMa dove, ah dove hor sonoDe la misera NinfaLe belle e fredde membra,Dove suo degno albergoQuella bell’alma elesse,Ch’oggi è partita in su’l fiorir de’giorni?Andiam Pastori, andiamoPietosi a ritrovarleE di lagrime amareIl dovuto tributoPer noi si paghi almeno al corpo esangue.

Coro di ninfe e pastoriAhi caso acerbo! Ahi fat’empio e crudele!Ahi stelle ingiuriose! Ahi cielo avaro!

Ritornello

9

Page 16: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

12

ATTOTERZO

Sinfonia

OrfeoScorto da te, mio Nume,Speranza, unico beneDe gl’afflitti mortali, homai son giuntoA questi mesti e tenebrosi regniOve raggio di Sol già mai non giunse.Tu, mia compagna e duce,In così strane e sconosciute vieReggesti il passo debole e tremante,Ond’oggi ancora speroDi riveder quelle beate luciChe sol’a gl’occhi miei portan il giorno.

SperanzaEcco l’atra palude, ecco il nocchieroChe trae l’ignudi spiriti à l’altra riva,Dove hà Pluton de l’ombr’il vasto impero.Oltre quel nero stagn’, oltre quel fiume,In quei campi di pianto e di dolore,Destin crudele ogni tuo ben t’asconde.Hor d’uopo è d’un gran core e d’un bel

[canto.Io sin qui t’ho condotto, hor più non liceTeco venir, ch’amara legge il vieta,Legge scritta col ferro in duro sassoDe l’ima reggia in sù l’orribil soglia,Ch’in queste note il fiero senso esprime:“Lasciate ogni speranza, ò voi ch’entrate.”Dunque se stabilito hai pur nel coreDi porre il piè ne la Città dolente,Da te me’n fuggo e tornoA l’usato soggiorno.

OrfeoDove, ah, dove te’n vai,Unico del mio cor dolce conforto?Poiché non lunge homaiDel mio lungo cammin si scopr’il porto?Perché ti parti e m’abbandoni, ahi, lasso,Su’l periglioso passo?Qual bene hor più m’avanzaSe fuggi tu, dolcissima Speranza?

CaronteO tu ch’innanzi a mort’a queste riveTemerario te’n vieni, arresta i passi;Solcar quest’onde ad uom mortal non dassi,Né può co’morti albergo aver chi vive.Che? Vuoi forse, nemico al mio signore,Cerbero trar da le tartaree porte?O rapir brami sua cara consorte,D’impudico desire acceso il core?Pon freno al folle ardir, ch’entr’al mio legnoNon accorò più mai corporea salmaSì de gl’antichi oltragg’ancor ne l’almaSerbo acerba memoria e giusto sdegno.

Sinfonia

Page 17: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

14

OrfeoPossente spirto, e formidabil nume,Senza cui far passaggio a l’altra rivaAlma da corpo sciolta invan presume;Non vivo io, nò, che poi di vita è privaMia cara sposa, il cor non è più meco,E senza cor com’esser può ch’io viva?A lei volt’ho il camin per l’aer ciecoAl inferno non già, ch’ovunque stassiTanta bellezza il Paradiso ha seco.Orfeo son io, che d’Euridice i passiSegue per queste tenebrose arene,Ove già mai per huom mortal non vassi.O de le luci mie luci serene,S’un vostro sguardo può tornarmi in vita,Ahi chi niega il conforto a le mie pene?Sol tu, nobile Dio, puoi darmi aita,Né temer dei ché sopr’ un aurea CetraSol di corde soavi armo le ditaContra cui rigid’alma invan s’impetra.

CaronteBen mi lusinga alquantoDilettandomi il core,Sconsolato Cantore,Il tuo piant’e ’l tuo canto.Ma lunge, ah, lunge sia da questo pettoPietà, di mio valor non degno effetto.

OrfeoAhi, sventurato amante,Sperar dunque non liceCh’odan miei prieghi cittadin d’Averno?Onde, qual ombra erranteD’insepolto cadavero e infelice,Privo sarò del Cielo e de l’Inferno?Così vol empia sorteCh’in questo orror di morteDa te, cor mio, lontano,Chiami tuo nome invano,E pregando e piangendo io mi consumi?Rendetemi il mio ben, tartarei Numi!

Sinfonia

Ei dorme, e la mia cetra,Se pietà non impetraNel indurato core, almen il sonnoFuggir al mio cantar gl’occhi non ponno.Su, dunque, a che più tardo?Temp’è ben d’approdar su l’altra sponda,S’alcun non è ch’il nieghi,Vaglia l’ardir se foran van’i prieghi.È vago fior del tempoL’occasion, ch’esser dee colta a tempo.Qui entra nella barca, e passa cantandoMentre versan quest’occhi amari fiumi,Rendetemi il mio ben, tartarei Numi!

Sinfonia

Coro di spiriti infernaliNulla impresa per huom si tenta invano,

Page 18: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

20

Né contro a lui più sà Natura armarse:Ei de l’instabil pianoArò gl’ondosi campi e’l seme sparseDi sue fatiche, ond’aurea messe accolse.Quinci, perché memoriaVivesse di sua gloria,La Fama a dir di lui sua lingua sciolse,Ch’ei pose freno al mar con fragil legno,Che sprezzò d’Austr’ e d’Aquilon lo sdegno.

Sinfonia

ATTO QUARTO

ProserpinaSignor, quel infeliceChe per queste di morte ampie campagneVa chiamando Euridice,Ch’udit’hai pur tu dianciCosì soavemente lamentarsi,Moss’ha tanta pietà dentr’al mio coreCh’un’altra volta io torno a porger preghiPerché il tuo Nume al suo pregar si pieghi.Deh, se da queste luciAmorosa dolcezza unqua trahesti,Se ti piacqu’il seren di questa fronteChe tu chiami tuo cielo, onde mi giuriDi non invidiar sua sorte à Giove,Pregoti per quel focoCon cui già la grand’alm’Amor t’accese,Fa ch’Euridice torniA goder di quei giorniChe trar solea vivend’in fest’e in canto,E del miser’Orfeo consola’l pianto.

PlutoneBenché severo ed immutabil fatoContrasti, amata sposa, i tuoi desiri,Pur null’homai si nieghiA tal beltà congionta a tanti prieghi.La sua cara EuridiceContra l’ordin fatale Orfeo ricovri.Ma pria che tragga il piè da questi abissiNon mai volga ver lei gli avidi lumi,Che di perdita eternaGli fia certa cagion un solo sguardo.Io così stabilisco. Hor nel mio regnoFate, ò Ministri, il mio voler palese,Sì che l’intenda OrfeoE l’intenda Euridice,Né di cangiarl’altrui sperar più lice.

Un spirito del coroO degli abitator de l’ombre eternePossente Rè, legge ne fia tuo cenno.Che ricercar altre cagioni interneDi tuo voler nostri pensier non denno.

Un altro spirito del coroTrarrà da quest’orribili caverneSua sposa Orfeo, s’adoprerà suo ingegnoSì che no’l vinca giovenil desio,Nei gravi imperi suoi sparga d’oblio.

ProserpinaQuali gratie ti rendoHor che sì nobil donoConcedi a preghi miei, Signor cortese?Sia benedetto il dì che pria ti piacqui,Benedetta la preda e’l dolc’inganno,Poi che, per mia venturaFeci acquisto di te perdendo il sole.

Page 19: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

21

PlutoneTue soavi paroleD’amor l’antica piagaRinfresca nel mio core.Così l’anima tua non fia più vagaDi celeste diletto,Sì ch’abbandoni il marital tuo letto.

Coro di spiritiPietade, oggi, et AmoreTrionfan nel’Inferno.

Un spirito del coroEcco il gentil cantoreChe sua sposa conduce al ciel superno.

Ritornello

OrfeoQual honor di te sia degnoMia cetra onnipotente,S’hai nel Tartareo regnoPiegar potuto ogni indurata mente?

Ritornello

Luogo havrai fra le più belleImagini celesti,Ond’al tuo suon le stelleDanzeranno co’ gir’ hor tard’or presti.

Ritornello

Io per te felice à pieno,Vedrò l’amato volto,E nel candido senoDe la mia Donn’ oggi sarò raccolto.Ma mentre io canto, ohimè, chi m’assicuraCh’ella mi segua? Ohimè, chi mi nascondeDe l’amate pupille il dolce lume?Forse d’invidia punteLe deità d’Averno,Perch’io non sia qua giù felice à pienoMi tolgono il mirarvi,Luci beate e liete,Che sol col sguardo altrui bear potete?Ma che temi, mio core?Ciò che vieta Pluton, comandaAmore.A Nume più possente,Che vince huomini e Dei,Ben ubidir dovrei.

(Qui si fa strepito dietro la tela.)

Ma che odo? Ohimè lasso!S’arman forse a miei danniCon tal furor le furie innamoratePer rapirmi il mio ben, ed io’l consento?

(Qui si volta Orfeo)

O dolcissimi lumi, io pur vi veggio,Io pur…Ma qual eclissi, ohimè, v’oscura?

SpiritoRott’hai la legge, e se’ di grazia indegno.

EuridiceAhi, vista troppo dolce e troppo amara:Così per troppo amor dunque mi perdi?Ed io, misera, perdoIl poter più godereE di luce e di vita, e perdo insiemeTe, d’ogni ben più caro, o mio consorte.

Un spirito del coroTorna a l’ombre di morte,Infelice Euridice,Né più sperar di riveder le stelle,Ch’omai fia sordo a preghi tuoi l’Inferno.

OrfeoDove te’n vai, mia vita? Ecco, io ti seguo,Ma chi me’l nieg’ ohimè? Sogno, ò

[vaneggio?Qual occulto poter di questi orrori,Da questi amati orroriMal mio grado mi tragge e mi conduceA l’odiosa luce?

Sinfonia

Coro di spiritiÈ la virtute un raggioDi celeste bellezza,Preggio de l’alma ond’ella sol s’apprezza:Questa di tempo oltraggioNon tem’ anzi maggioreNel’huom rendono gl’anni il suo splendore.Orfeo vinse l’Inferno e vinto poiFù da gl’affetti suoi.Degno d’eterna gloriaFia sol colui ch’avrà di sé vittoria.

Sinfonia

Ritornello

Page 20: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

22

ATTO QUINTO

OrfeoQuesti i campi di Tracia, e quest’ è il locoDove passomm’ il corePer l’amara novella il mio dolore.Poi che non hò più spemeDi ricovrar pregando,Piangendo e sospirandoIl perduto mio bene,Che posso io più se non volgermi à voi,Selve soavi, un tempoConforto a miei martir, mentr’ al ciel

[piacque,Per farvi per pietà meco languireAl mio languire?Voi vi doleste, o monti, e lagrimaste,Voi sassi, al dipartir del nostro sole,Et io con voi lagrimerò mai sempre,E mai sempre darommi, ahi, doglia, ahi,

[pianto!

Eco… hai pianto!

OrfeoCortese Eco amorosa,Che sconsolata sei,E consolar mi voi ne dolor miei,Benché queste mie luciSien già per lagrimar fatte due fonti,In così grave mia fera sventuraNon ho pianto però tanto che basti.

Eco… basti!

OrfeoSe gl’occhi d’Arg’ havesti,E spandessero tutti un mar di pianto,Non fora il duol conforme a tanti guai.

Eco… ahi!

OrfeoS’hai del mio mal pietade, io ti ringrazioDi tua benignitade.Ma mentr’ io mi querelo,Deh, perché mi rispondiSol con gl’ultimi accenti?Rendimi tutti intègri i miei lamenti.Ma tu, anima mia, se mai ritornaLa tua fredd’ ombra à quest’ amiche piaggie,Prendi da me queste tue lodi estreme,C’hor a te sacro la mia cetra e’l canto,Come a te già sopra l’altar del coreLo spirto acceso in sacrifizio offersi.Tu bella fusti e saggia, e in te riposeTutte le gratie sue cortese il Cielo,Mentre ad ogn’altra de suoi don fu scarso.D’ogni lingua ogni lode a te conviensi,

Ch’albergasti in bel corpo alma più bella,Fastosa men quanto d’honor più degna.Hor l’altre donne son superbe e perfideVêr chi le adora, dispietate, instabili,Prive di senno e d’ogni pensier nobile,Ond’a ragion opra di lor non lodasi.Quinci non fia già mai che per vil feminaAmor con aureo stral il cor trafiggami.

Sinfonia

Apollo (discende in una nuvola cantando)Perch’ a lo sdegno e al dolor in predaCosì ti doni, ò figlio?Non è, non è consiglioDi generoso pettoServir al proprio affetto.Quinci biasmo e periglioGià sovra star ti veggio,Onde movo dal Ciel per darti aita.Hor tu m’ascolta e n’havrai lode e vita.

OrfeoPadre cortese, al maggior uopo arrivi,Ch’a disperato fineCon estremo doloreM’havean condotto già sdegn’ edAmore.Eccomi dunque attento a tue ragioni,Celeste padre, hor ciò che vuoi m’imponi.

ApolloTroppo, troppo gioistiDi tua lieta ventura,Hor troppo piagniTua sorte acerba e dura.Ancor non saiCome nulla qua giù diletta e dura?Dunque se goder brami immortal vita,Vientene meco al Ciel, ch’a sé t’invita.

OrfeoSì, non vedrò più maiDe l’amata Euridice i dolci rai?

ApolloNel Sole e nelle stelleVagheggerai le sue sembianze belle.

OrfeoBen di cotanto padre sarei non degno figlioSe non seguissi il tuo fedel consiglio.

Apollo e OrfeoSaliam cantando al cieloDove ha virtù veraceDegno premio di sé, diletto e pace.

Ritornello

Coro di ninfe e pastoriVanne Orfeo, felice a pieno,A goder celeste honoreLà ’ve ben non mai vien meno,Là ’ve mai non fù dolore,

Page 21: L’Orfeo - La ScalaL’Orfeo Favola pastorale in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi Nuovo allestimento In coproduzione con Opéra

23

Mentr’ altari, incensi e votiNoi t’offriam lieti e devoti.

Ritornello

Così và chi non s’arretraAl chiamar di Nume eterno,Così gratia in Ciel impetra

Chi qua giù provò l’Inferno;E chi semina fra doglieD’ogni gratia il frutto coglie.

Ritornello

Moresca

Maxime Dethomas, Orfeo, vignetta in Henry Prunières,La vie et l’oeuvre de Claudio Monteverdi, Paris, Librairie de France 1926.


Recommended