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Lapilli nr.28 Maggio-Giugno 2011

Date post: 29-Mar-2016
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In questo numero si parla della guerra in Libia e di quello che rappresenterebbe il nucleare nel nostro paese. Abbiamo intervistato il presidente dell'ACAF, ass. fotografica catanese. Si fa una dissertazione sulla musica italiana e del regno unito. E per il teatro abbiamo intervistato Odette Paesano. Non potevano mancare i 50 anni del primo uomo nello spazio. E ovviamante anche il Giro d'Italia sull'Etna. E le nostre rubriche fisse: Angolo Lettura e Cartellone.
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DISTRIBUZIONE GRATUITA NR. 28 - MAGGIO - GIUGNO 2011
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Dove trovare Lapilli ---> Registrato presso il Tribunale di Catanian.17/07 del 15/07/2007

Editore ---> Associazione Culturale Lapilli--> [email protected]

Sede ---> Via Nino Bixio 11San Giovanni la Punta - CT

Direttore responsabile ---> Emilia Giuliana Papa--> [email protected]

Coordinatore di Redazione ---> Claudio Sciacca--> [email protected]

Responsabile Marketing e Comunicazione ---> Sebastiano Di Bella--> [email protected]> 347 - 5463318 / 340 - 4236941

Progetto Grafico e Impaginazione ---> Fausto Grasso--> [email protected]

Vignette ---> Giuseppe Ruscica--> www.etherealcomics.blogspot.com

Redazione ---> Sebastiano Di BellaFausto GrassoEmilia Giuliana PapaAngela PuglisiClaudio SciaccaPatrizia Seminara

Hanno collaborato a questo numero ---> Francesco BattagliaFilippo BonaccorsiStefano FiamingoIrene GiuffridaAlessandro LattanzioGabriele PetraliaAngela SpampinatoAlberto Surrentinoi D’Afflitto

Stampa ---> Tipografia A&G - Via Agira 41/43 - CT

Visita il nostro blog ---> www.lapillionline.blogspot.com

CATANIAScuola Popolare di Musica “Lomax”,BiòNievski Pub After Nine Pub AltamiraScenario Pubblico InternetteriaMusiclandFarmavet Etnea - Via Enna 3f Bar EuropaBar La Tavernetta Bar La Tazza d’Oro Bar PriviteraCaffè SauvageFacoltà di Lettere e Filosofia Scienze dell’EducazioneScienze PoliticheGiurisprudenzaAccademia di Belle Arti CUS CittadellaCittadella UniversitariaLibreria Bonaccorso Libreria CavallottoLibreria FeltrinelliLibreria La PagliaLibreria Mondadori Libreria Tempolibro TertuliaCinema Ariston Cinema CapitolCinema KingCinema Odeon San Max Hotel

Sant’Agata li Battiati Edicola Marzà - Via Bellini, 7

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AcirealeBiblioteca Zelantea

GiarreLibreria Le Señorita Bar Mirò (Corso Italia)Associazione Qui Quo Qua

In Questo Numero:

di Fausto Grasso copertina

Il caso Libia: Cause apparenti e reali di Alessandro Lattanzio Pag. 4

Se Geppetto si innamora... di Irene Giuffrida Pag. 14

La Sicilia torna protagonista al “Giro dell’unità d’Italia” di Stefano Fiamingo Pag. 18

Gli eventi di Giugno Pag. 22

Foto di Francesco BattagliaLa Foto del Mese

Il Libro del Mese di Patrizia Seminara Lapilli Scaffale a cura di Emilia Giuliana Papa

Pag. 20

Dubbi nucleari di Fausto Grasso Pag. 6

Fotografia e associazionismo: i 25 anni dell’ A.C.A.F. di Emilia Giuliana Papa Pag. 10

“Senza Orario Senza Bandiera”. Tracce di Rock tra Regno Unito e Italia di Gabriele Petralia Pag. 12

Cinquanta anni fa il primo uomo nello spazio di Alessandro Lattanzio Pag. 16

di Alessandro Lattanzio

IL CASO LIBIA: CAUSE APPARENTI E REALILa controversa guerra in Libia divide l’opinione pubblica e gli stessi leader politici, tra retroscena poco chiari e interessi economici. Andiamo a vedere cosa si nasconde dietro la tanto sbandierata rivolta per la libertà. E quali conseguenze peseranno sul nostro paeseSebbene la rivolta in Libia s’inserisca in ordine di tempo tra quelle esplose in Tunisia ed Egitto, i caratteri, gli obiettivi e gli attori della crisi libica sono radicalmente differenti da quelli dei due paesi confinanti.Esplosa il 17 febbraio, dopo la convocazione della ‘Giornata della Collera’ via facebook e twitter, la rivolta ha coinvolto soprattutto le città della Cirenaica, la regione orientale della Libia, e in particolar modo Bengasi, capitale regionale. Molto si è scritto riguardo a questo evento. Quasi sempre proponendo una lettura degli eventi totalmente manipolata e falsificata. Nei primi giorni della crisi vi è stato un profluvio, uno tsunami, di notizie, che parlavano di cacciabombardieri utilizzati come sfollagente contro il ‘popolo in piazza’, dei diecimila morti e dei cinquantamila feriti; e ancora dei mercenari utilizzati da Gheddafi, dell’avanzata dei ‘pacifici e inermi civili in rivolta’ su Tripoli, di Gheddafi contemporaneamente asserragliato nel bunker e in fuga su un aereo per Caracas, ecc.; ovvero tutta la propaganda sventolata su internet e in televisione da network TV, soprattutto da al-Jazeera (1), allo scopo di giustificare il rovesciamento

armato del governo libico.‘Al-Jazeera’ è un network televisivo che ha la sua sede principale in Qatar, monarchia del Golfo Persico governata da un emiro imparentato con le monarchie di Bahrain e Arabia Saudita. Premesso ciò, diventa chiaro perché il Consiglio Nazionale di transizione libico, ossia il governo dei ribelli di Bengasi, appena le forze ribelli hanno occupato i principali terminal della Libia (i porti utilizzati dalle petroliere per caricare il greggio), abbia stipulato un ‘trattato commerciale’ per la compravendita del petrolio proprio con il Qatar. Quindi, dietro le seducenti parole pro-democrazia e di sostegno alle rivolte mostrate da al-Jazeera, vi erano dei concretissimi interessi commerciali ed economici. Un motivo in più, per l’emiro del Qatar, per inviare quattro suoi aerei a bombardare la Libia. I diritti umani e i diritti dei popoli, su questo lato del Mediterraneo, hanno il solo scopo di giustificare affari economici e

manovre politiche occulte.Si guardi poi ai leader della rivolta: Khalifa Hiftar (2) è il comandante delle truppe ribelli libiche. Ex- generale, disertò negli anni ‘80 dall’esercito libico, e da allora ha vissuto vicino a Washington. Fino al 1990 ha diretto un piccolo esercito anti-Gheddafi, composto da soldati libici fatti prigionieri durante la guerra in Chad, che furono addestrati da statunitensi e francesi, e il 14 marzo è stato fatto rientrare in Libia per comandare le truppe ribelli. Le altre figure principali della ribellione sono: Abdul Fattah Younis, ex ministro degli Interni della Libia; Mustafa Abdel Jalili, ex ministro della Giustizia libico; e Mahmud Jibril, capo del governo dei ribelli, il quale aveva diretto l’Ufficio Nazionale per lo Sviluppo Economico della Libia, permettendo l’apertura dell’economia libica alle aziende anglo-statunitensi e promuovendo la liberalizzazione e la privatizzazione dell’economia statale libica. Tali azioni ne hanno causato la destituzione da parte del governo di Tripoli. Tra i capi ribelli vi è anche Abdul Hakim al-Hasadi, dirigente del Libyan Islamic Fighting Group, (3) un gruppo armato estremista che, dopo aver combattuto contro le truppe della NATO in Afghanistan,

è stato fatto rientrare in Libia. Infine Moussa al-Koussa, l’ex ministro degli Esteri della Libia, che aveva favorito l’instaurarsi di rapporti stretti tra i servizi segreti inglesi e statunitensi e l’intelligence libica, fuggito a Londra il 30 marzo 2011, poiché si è screditato presso il governo libico in quanto ritenuto il promotore della diserzione di Nouri Mesmari, di cui era il superiore responsabile. Quest’ultimo, alto dirigente del governo libico, era infatti fuggito il 21 ottobre 2010 a Parigi, dove era soprannominato ‘Libyan Wikileak’ per avere svelato i segreti militari ed economici della Libia.Fin dai primi giorni della rivolta armata in Libia più fonti, soprattutto israeliane, avvertono che dietro i ribelli libici sono presenti ufficiali dei servizi segreti e militari inglesi, francesi, egiziani e sauditi (questi ultimi hanno numerosi conti da regolare col governo di Gheddafi). Addirittura sarebbe stato aperto

un flusso di armi dall’Egitto verso i territori controllati dai rivoltosi. (4) I primi giorni la rivolta sembrava vincente, e ciò anche grazie alla propaganda dei mass media occidentali e arabi, ma dopo

qualche giorno di smarrimento, l’esercito libico ha reagito, respingendo i rivoltosi verso Bengasi e spegnendo le rivolte nel resto della Libia. È a questo punto che sono intervenuti prima i cacciabombardieri francesi e poi i missili e gli aerei della NATO, che attaccato le forze armate libiche, anche in violazione delle risoluzioni ONU 1970 e 1973 che nonostante quanto si faccia credere all’opinione pubblica, vietano esplicitamente un coinvolgimento delle potenze straniere negli affari interni della Libia. In effetti, le potenze non occidentali come Russia, Cina, India e Brasile hanno fermamente criticato l’intervento della NATO: Putin, mentre definisce ‘una nuova crociata’ l’intervento dell’occidente contro la Libia, dichiara che la Russia sta avviando un programma per raddoppiare il proprio arsenale missilistico. E il presidente cinese Hu Jintao, ricevendo Sarkozy, ammonisce: ‘La NATO sta uccidendo dei civili’. Sono già centinaia, infatti, le vittime tra la popolazione libica ad opera dell’intervento della NATO; ma ciò non ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica occidentale,

che fino a ieri era indignata per i civili uccisi dalla repressione attuata da Gheddafi. Anche l’Unione Africana e i paesi dell’America Latina hanno espresso la loro contrarietà all’intervento, mentre nella Lega Araba, su 22 paesi solo 9 hanno appoggiato l’aggressione alla Libia.Gli effetti dell’intervento anglo-francese e statunitense in Libia si stanno facendo già sentire sulla Sicilia e sull’Italia. In effetti il golpe, mascherato da rivolta popolare, contro Gheddafi, è anche un attacco agli interessi nazionali italiani. Il 50% del petrolio importato dall’Italia proviene dalla Libia, e colpire l’attuale governo di Tripoli significa colpire l’Italia, che con quel paese ha stipulato accordi e trattati importantissimi. L’atteggiamento del nostro governo pare, quindi, assolutamente autolesionistico: sarebbe stata questa, a parer nostro, l’occasione giusta per criticare l’operato di Berlusconi e dei suoi ministri; invece quelle forze politiche eternamente contrarie al governo su questioni essenzialmente insignificanti, come il caso di Ruby e di Noemi o delle barzellette su Rosi Bindi, stavolta si sono allineate con Berlusconi; che anzi, dopo esser stato criticato per non essersi da subito schierato contro Gheddafi, ha deciso di fare partecipare direttamente alle operazioni di bombardamento sulla Libia gli aerei dell’aeronautica militare italiana. Un gravoso impegno per il nostro Paese, non solo militare, ma anche diplomatico ed economico. E per fare cosa? Per bombardare uno stato che destina, tuttora, il 50% delle sue risorse energetiche proprio all’Italia?

Fonti... per saperne di più

1. Djamel Labidi, Libia: “Alba dell’Odissea” o cavallo di Troia? Algeria-watch.org, 2011/03/24 2. Patrick Martin, Un comandante della CIA per i ribelli libici, http://wsws.org/articles/2011/mar2011/pers-m28.shtml 28 marzo 20113. Gilles Munier, Libia: i jihadisti del Consiglio nazionale di transizione, france-irak-actualite.com, 31 Marzo 2011 4. Andrea Morigi , Che volenteroso Sarkò: paga pure le armi ai ribelli, http://www.libero-news.it/index.js 24/03/2011

A 25 anni di distanza dal 26 aprile 1986, giorno dell’incidente alla centrale di Chernobyl, in Ucraina, si torna a parlare massicciamente della questione nucleare a causa dell’ultimo catastrofico incidente in Giappone, verificatosi in seguito al terremoto dell’11 marzo scorso a Fukushima. Rispetto a 25 anni fa, questo è ancora più grave, sia dal punto di vista delle perdite umane che – soprattutto - per l’effetto inquinante, in termini di radioattività, che sta producendo. Grave perché un reattore è andato in fusione, perché le correnti eoliche, quelle oceaniche, e le circolazioni idriche sotterranee distribuiranno le particelle radioattive in tutto il globo. Ad affermarlo è la dottoressa Helen Caldicott, ex fisico dell’università di Harvard, che definisce il disastro di Fukushima un “disastro assoluto” anche perché la centrale giapponese contiene 30 volte le radiazioni di quella russa. Sarebbero, poi, da affrontare altre questioni irrisolte, come quelle concernenti i tempi di costruzione di una centrale e la sua resa energetica. Gli attuali reattori di terza generazione (qualche esempio: la AP1000 della Westinghouse oppure la EPR della franco-tedesca Areva), hanno un tempo di costruzione di circa 50 mesi, cui vanno aggiunti i tempi burocratici

a cura di Fausto Grasso

DUBBI NUCLEARIQualche chiarimento su un tema dalle delicate implicazioni che, forse ancora sull’onda emotiva del disastro di Fukushima, sarà affrontato il 12 e 13 giugno col referendum popolare. Un’occasione democratica da cogliere al volo su questa e altre scottanti questioni

per l’acquisizione delle autorizzazioni per il sito, per la realizzazione della centrale e per la messa in funzione d e l l ’ i m p i a n t o , tempi variabili in funzione della legislazione della nazione. Un caso recente è quello finlandese, in cui il processo decisionale per la realizzazione di un nuovo impianto nucleare implica sei successivi stadi, che vanno dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), per la costruzione ed esercizio dell’impianto, al rilascio di una licenza di esercizio da parte del Governo. L’iter per la costruzione dell’impianto di Olkiluoto 3, ad esempio, è iniziato nel 1998 con il lancio della VIA e si è concluso con l’approvazione della nuova centrale da parte del Governo finlandese nel maggio del 2002. La licenza alla costruzione è stata rilasciata nel 2005, i lavori sono iniziati e si concluderanno nel 2011-2012 con la messa in funzione dell’impianto. In tutto sono passati 13 anni. Praticamente si sta mettendo in funzione una centrale con tecnologia vecchia di 15 anni. E parliamo

della avanzatissima Finlandia. Immaginiamo come andrebbero le cose in Italia! Un unico dato che può aiutare la fantasia - perché di questa si parla - è l’appalto per la realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, i cui lavori sono iniziati nel 1966 con la realizzazione del tratto Salerno-Lagonegro. Sono trascorsi appena 45 anni. E ancora non è ultimata. Il nuovo programma nucleare italiano avviato con l’approvazione della legge 99 del 23 luglio 2009 riguardante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e con il relativo Decreto attuativo dell’art. 25 della medesima legge approvato nel 2010, prevede la messa in rete della prima centrale nucleare di terza

COSA PROVOCA UNA CENTRALE NUCLEARE

Una piccola centrale nucleare di 1 Gigawatt ha bisogno di 1.800.00 litri di acqua ogni minuto per raffreddare i reattori o, se vogliamo portare le quantità su cifre comprensibili, sono 30.000 litri ogni secondo. Questo non è solo un grandissimo spreco di acqua, ma è il veicolo ideale per causare danni irreparabili all’ecosistema e quindi per incrementare malattie indotte da radiazioni quali leucemie, tumori, malformazioni. Gli organi e le ghiandole maggiormente esposte alle radiazioni sono: fegato, cistifellea, pancreas, milza, reni, polmoni, ghiandole digestive, tiroide, timo, surreni, ipofisi, ghiandole sessuali.

generazione all’orizzonte del 2020. Ma è stato subito messo da parte. Il Governo ha deciso di dismettere il programma nucleare, rendendo pubblica la notizia di una moratoria inserita nel decreto legge Omnibus. Essa prevede l’abrogazione di tutto l’impianto normativo che attiene alla realizzazione di impianti nucleari nel Paese. L’emendamento così recita: “Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.Certamente la Francia sarà rimasta scontenta, visto che era già stato siglato con l’Italia un precedente accordo che attribuiva la costruzione della centrale ad AREVA, multinazionale francese che opera nel campo dell’energia, in particolar modo nel settore nucleare, e di cui lo stato francese detiene circa il 90% del capitale azionario. Forse la contropartita alla perdita economica della Francia potrebbe essere – a quanto sembra - quella di spostare gli interessi dal nucleare all’acqua. E arriviamo al 12 giugno. Ipotizziamo che non si raggiunga il quorum all’imminente referendum che, tra i suoi punti, oltre alla produzione di energia nucleare, chiede di votare per la privatizzazione dell’acqua. Se avvenisse ciò, il governo potrebbe affidare la gestione del servizio idrico urbano e la gestione dei rifiuti ad una compagnia francese già inserita nel nostro territorio: VEOLIA.Si parla tanto di centrali nucleari,

REFERENDUM. ISTRUZIONI PER L’USOIl 12 e 13 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimere il proprio parere in merito a quattro punti cruciali:

- Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale della norma; - Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione; - Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; - Abrogazione della legge 7 aprile 2010, n.51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n.23 del 2011 della Corte Costituzionale.

Come spesso accade nei referendum, si vota Sì se si è favorevoli all’abrogazione della legge in vigore. In questo caso si tratta di decreti già approvati dal Parlamento, quindi al cittadino viene chiesto se si vuole eliminare tali leggi. Per essere valido il referendum ci dovrà essere almeno il 50% +1 degli aventi diritto al voto.

Vediamoli nel dettaglio: con il primo quesito si chiede di abrogare la parte dell’art.1 del Decreto Legislativo n.152/2006 che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta un 7% a remunerazione del capitale investito, senza dover dichiarare un’eventuale reinvestimento per il miglioramento del servizio. Abrogando questa legge si impedisce di ottenere profitti dall’acqua e quindi si pongono dei limiti ai privati nella gestione del servizio idrico.

Il secondo quesito ci chiede di abrogare l’art.23 bis della legge n.133/2008, una delle ultime normative approvate dal governo Berlusconi che consente, tramite gara d’appalto, l’affidamento del servizio idrico a soggetti privati o a società a capitale misto (pubblico-privato) all’interno delle quali il privato detenga almeno il 40% delle quote. Obiettivo di questa norma sarebbe quello di obbligare le ATO (L’Ambito Territoriale Ottimale per la gestione dei servizi pubblici integrati) ad entrare sul mercato e quindi trasformarsi in società miste.

Il terzo quesito è forse il più sentito e oggetto di acceso dibattito; è quello, cioè, che chiede di abrogare il Decreto Legge 25 giugno 2008 in merito alla costruzione di nuove centrali nucleari per la produzione di energia. Questa potrebbe essere vista come una “pausa di riflessione” a seguito delle vicende della centrale di Fukushima.

E l’ultimo, ma non meno importante, chiede di abrogare gli articoli 1 e 2 della legge 7 aprile 2010 n.51 in merito all’impedimento a comparire in udienza per il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri stessi. Probabilmente il Presidente del Consiglio, stanco di presentarsi in tribunale ogni lunedì mattina, spera che quest’abrogazione non passi.

Staremo a vedere…

Nella pagina a fianco: Simulazione in computer grafica della centrale nucleare finlandese di Olkiluoto. Si possono notare sulla destra i due vecchi reattori già esistenti, sulla sinistra il futuro reattore EPR (primo al mondo).

continua a pagina 8

Illustrazione della fissione nucleare: Un neutrone che colpisce il nucleo di Uranio-235. Il nucleo diventa instabile e si divide, rilasciando energia e neutroni che andranno a colpire altri atomi.

di siti ideali, di normative, di realizzazione entro il, ma non si parla dell’elemento chiave di tutta la faccenda: l’uranio. Secondo l’analista Adam Schatzker, del gruppo finanziario RBC Capital Markets, proprio l’uranio è destinato ad esaurirsi entro quarant’anni, accusando un deficit delle estrazioni a partire già dall’anno prossimo con il conseguente aumento del suo valore sul mercato. Secondo Schatzker la massiccia domanda cinese di energia nucleare accelererà il processo di esaurimento dell’uranio. La Cina, infatti, ha annunciato l’intenzione di realizzare 60 centrali entro il 2023 e la World Nuclear Association ha fatto i conti. Ogni centrale necessita di circa 400 tonnellate di uranio all’anno, il che causerà un picco delle importazioni e, quindi, dei costi. A questo aspetto va aggiunto lo smantellamento dell’arsenale atomico russo, il quale fornisce un terzo della richiesta mondiale di uranio, entro il 2013. I giacimenti di uranio accertati sul pianeta sono stimati in 4-5 milioni di tonnellate. Un consumo di 69.000 tonnellate annue li esaurirà in 42 anni, e se il numero di centrali raddoppierà entro i prossimi venti anni, le fonti si esauriranno nei prossimi 20-25 anni. Quando tutti i reattori saranno pronti non ci sarà più combustibile per alimentarli. Il governo italiano proclamava sì l’indipendenza energetica, a seguito della costruzione delle centrali nucleari nel Belpaese, ma l’evidenza ci mette davanti a un grosso quesito. Sarebbe una politica corretta far credere che sia sufficiente importare uranio per far funzionare le centrali, e non ammettere il concreto rischio di costruirle per poi chiuderle poco tempo dopo per carenza di combustibile? Ha senso farci carico dei costi e rischiare di non poter usufruire dei benefici?

continua da pagina 7

PERCHÈ LE ALGHE HANNO POTERE ANTIRADIATTIVO?

Molto spesso si è sentito parlare del potere delle alghe contro le radiazioni. Le alghe, infatti, contengono gli acidi alginici, i quali assorbono e neutralizzano le radiazioni. Questi acidi non sono assorbiti dall’uomo, dunque escono senza che l’organismo venga intossicato. Le alghe più assorbenti sono della specie Fucus, seguite dalle Laminarie e dalle alghe rosse. Gli alginati contenuti nelle alghe sono dei chelanti naturali in grado di assorbire i metalli pesanti radioattivi come il Plutonio-239, l’Uranio-235, il Nettunio-239, il Curio-242 e altri meno pesanti come il Piombo, il Mercurio, il Cobalto e il Cadmio.

Chioggia-Mestre (Venezia)

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Guida alla percezione delle essenzeLe piramidi olfattive

a nota di testa che si sente immediatamente [ una nota volatile. Dura da immediatamente dopo la vaporizzazione sino ad un massimo di due ore. Le materie prime utilizzate sono esperidate, essenzialmente a base di limone, bergamotto, arancio e neroli.

a nota di cuore si diffonde dai primi 15 minuti sino a quattro ore dopo. Le note di cuore sono composte dal gelsomino, mughetto, caprifogliio, violetta, rosa e magnolia.

a nota di fondo si diffonde a partire da un’ora sino alle seguenti 24 ore. Ci sono alcune materie prime che durano anche 3 mesi su una mouillette. É la nota di fondo che fa durare il profumo nel tempo ed è su di essa che si vanno ad appoggiare le note di testa e le note di cuore. Si possono segnalare come materie prime l’opoponaco l’essenza di rosa, il muschio o il sandalo.

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A.C.A.F.: Associazione Catanese Amatori della Fotografia. Un’associazione ormai radicata e apprezzata per i suoi 25 anni di attività indefessa nel campo della ricerca e della sperimentazione in ambito fotografico, ma che mantiene sempre viva la sua mission originaria: divulgare la passione per la fotografia come piacere che non escluda i neofiti, mirando al coinvolgimento di una fascia sempre più ampia di popolazione locale e non. Il tutto anche attraverso gli incontri sociali settimanali, aperti al pubblico dei non associati. Ogni martedì, dalle 20.30 in poi nella sede di Via Pola 22 a Catania, si assiste a dibattiti sui più svariati aspetti dell’arte

a cura di Emilia Giuliana Papa

FOTOGRAFIA E ASSOCIAZIONISMO: I 25 ANNI DELL’A.C.A.F.

Come è nata l’idea di un’associazione di “amatori della fotografia” e non, più semplicemente, di “fotografi”? Spesso la committenza impedisce la libera espressione artistica, sentivamo che formare un gruppo misto, libero di esprimersi e meno chiuso nel “limbo dei salotti in…” sarebbe servito alla crescita della cultura dell’immagine nostra e dei fruitori.

Qual è la tua professione? Sei un fotografo?Un libero fotografo.

Quest’anno ricorre il 25° anno di attività per l’ACAF. Un traguardo importante e un grosso successo di pubblico durante i festeggiamenti del 27 marzo scorso. Ve lo aspettavate?Ho pure fatto una scommessa, che il teatro da 800 posti l’avremmo riempito. Chi ci segue da tempo non si stupisce. Nella precedente edizione avevamo riempito 500 posti e se andiamo indietro nel tempo i teatri come il don Bosco risultavano sempre pieni. Il segreto? Oltre alla qualità del prodotto presentato, c’è il coinvolgimento diretto dei soci. Tutti si sentono parte attiva dell’evento, pian piano quelli che hanno delle qualità trovano modo per esprimersi qualunque sia il sesso, il credo politico o il colore della pelle.

fotografica e a videoproiezioni da commentare insieme al pubblico presente, in un clima goliardico e familiare e con la partecipazione, tra gli altri, di personaggi del calibro dell’avv. Pippo Pappalardo, fotografo per vocazione, studioso di sociologia della comunicazione e spesso relatore presso circoli, Accademie, scuole, sui temi della lettura critica dell’immagine e dell’utilizzo psicoterapeutico del mezzo fotografico per le sue componenti emozionali e simboliche. Abbiamo incontrato il Presidente dell’Associazione ACAF, Cosimo Di Guardo, per farci raccontare il lungo percorso intrapreso e la rete di contatti acquisita nel corso di questi due decenni.

L’Intervista al Presidente ACAF Cosimo Di GuardoNel corso della grande festa alle Ciminiere si è fatto riferimento all’importanza del confronto diretto con la società e col territorio per coinvolgere il pubblico anche non professionista. Come vi siete mossi negli anni per realizzare questo obiettivo e radicarvi nel territorio? E quali sono state le vostre iniziative più importanti? Il primo concorso, realizzato nel 1986, fu organizzato presso la Camera di Commercio di Catania, che si aprì finalmente alla città, non solo agli addetti ai lavori, ma anche alla massaia, ai ragazzi delle scuole ecc… Sicuramente una rivoluzione, e ovvie le velate critiche: “la città non risponderà”, sentenziavano gli scettici. Risultato: la mostra fu visitata da molte più delle solite 20 persone.In più, sono fonte di orgoglio per noi le sette edizioni del premio FotoArte Sicilia, dove sono stati premiati Giuseppe Leone, Carmelo Buongiorno, Enzo Sellerio, Carmelo Nicosia, Ferdinando Scianna, Letizia Battaglia, Melo Minnella. Abbiamo organizzato anche quattro concorsi nazionali presso la Camera di Commercio; cinque concorsi nazionali inseriti nella settimana dedicata alla Fotografia all’interno della rassegna “Terrazza in Via Crociferi”, manifestazione che per due mesi si occupava di eventi musicali, teatrali, letterari, occupando così un vuoto progettuale delle istituzioni nei confronti dei cittadini, con altrettanti edizioni della rassegna per diaporami. In questi giorni, infine, siamo in mostra anche nella sala espositiva della libreria FELTRINELLI di Catania con la personale “Gente del Marocco” del nostro vicepresidente Salvo Canuti. Dimenticavo: tre concorsi internazionali on line sul tema “I diritti dell’uomo”. Un tema impegnativo…Sì. L’A.C.A.F. si occupa da tempo di sensibilizzare sulle tematiche dei diritti umani con l’utilizzo del mezzo fotografico e, dato l’attuale momento storico in

cui i valori civili si vanno perdendo, questo ci sembra un’importante e doveroso impegno. Oltre ai concorsi, alle manifestazioni e alle mostre, ci siamo occupati anche di una serie di eventi organizzati in piazze e città, portando il nostro contributo nelle scuole o presso le carceri e, per contrasto, pure tra le monache di clausura. per non dimenticare le famose serate del “Martedì” ricco di ospiti

Quanti soci contate oggi? E quanti eravate all’inizio? Chi sono stati i fondatori?Oggi siamo in 64 soci più i soci corsisti; all’inizio eravamo solo 9 soci fondatori ma nei primi sei mesi alcuni hanno rinunciato e sono stati sostituiti, dei soci firmatari oggi rimaniamo io e Pippo Boccaccini. Attualmente, il gruppo fondatori è composto anche da Salvo Canuti, Francesco Barbera, Sergio Fichera, Nuccio Mugavero, Licio La Rocca, Salvo Ragusa, Giuseppe Sergi.

Avete incontrato particolari difficoltà nel portare avanti la vostra attività come associazione senza fini di lucro? Porte aperte o chiuse da parte di istituzioni pubbliche e private?Se non fosse una cosa tremendamente seria farei una bella risata! Una premessa: pur essendo, all’epoca, uomo inserito nel tessuto sociale, insieme ai soci fondatori ci siamo dati l’impegno di non legarci mai a nessuna “cordata politica”. Ci siamo subito resi conto che il Comune di Catania non era affidabile, troppa burocrazia. Quelle poche volte che tentavamo qualcosa, la tempistica non era idonea alle nostre aspettative. Alla Provincia, invece, in 25 anni abbiamo chiesto solo 3 volte la struttura delle Ciminiere e regolarmente ci è stata concessa. Negli ultimi anni la collaborazione con l’intergruppo parlamentare dei diritti dell’uomo ha fatto sì che qualche modesto aiuto per il concorso sia arrivato. La nostra priorità è stata coinvolgere amici che hanno creduto in noi aiutandoci e soprattutto siamo ricorsi a un auto-finanziamento dei soci, in primis dei fondatori.

Proprio in questi mesi l’associazione ha organizzato 2 corsi di fotografia di base che riscuotono anch’essi, a giudicare dal numero di richieste di iscrizione, un buon gradimento. Da quanto tempo avete intrapreso questa nuova attività e chi tiene i corsi?I corsi sono stati decisi per accontentare lunghe pressioni

di amici. Si tratta di un impegno in forma gratuita da parte dei docenti e della segreteria organizzativa, che sono, oltre a me, Salvo Ragusa, Pippo Boccaccini, Salvo Canuti, Francesco Barbera, Licio La Rocca, Romina Giovannetti, Daniele Musso, Mary Indelicato, Maurizio Martena Malfa. È imminente in questi giorni la conclusione dei corsi e il 5 giugno saranno esposti nella nostra sede i primi scatti realizzati dai corsisti.

Per fornire un’informazione in più ai lettori interessati, avete intenzione di organizzare altri corsi nei prossimi anni, magari di livello superiore o più specifici, in altre parole, corsi non rivolti solo a principianti?Compatibilmente con gli impegni dei soci si prevede qualcosa come in passato sul digitale.

Un ricordo che vi riempie di particolare orgoglio tra gli incontri, le mostre o le varie attività svolte in questi anni…Aver avuto modo di condividere percorsi di vita e amicizia con fotografi che hanno fatto la storia della fotografia e aver dato a tanti giovani la spinta giusta per trovare la propria strada, oltre all’opportunità di rafforzare il legame di amicizia col gruppo e l’orgoglio di aver coinvolto parte della nostra comunità trovando in essa motivo per crescere. Quali i vostri prossimi traguardi? Avete nuovi obiettivi?Guai a non avere obiettivi! Sono la linfa vitale! Bisogna riprogrammare sempre, in funzione del futuro, i traguardi da porsi, a patto però che non diventi uno stress.

Cosa rappresenta la fotografia per Cosimo Di Guardo?Per chi proviene dalla camera oscura sono troppe le vibrazioni e le emozioni per poterle descrivere…Il mezzo fotografico ha permesso alla mia curiosità di arricchirsi di esperienze da condividere e mi ha dato l’opportunità di nutrirmi delle esperienze altrui riuscendo, nel mio piccolo, a raccontare la storia che mi circonda non con la penna ma con la luce.

Quali sono i primi passi da compiere per chi si voglia accostare alla fotografia?L’umiltà di ascoltare, e l’intraprendenza del fare.

Grazie e… ai prossimi 25 anni!

“Senza Orario Senza Bandiera”. Tracce di Rock tra Regno Unito e Italia

Era il 1968 quando nei negozi di dischi italiani usciva un lp dei New Trolls dal titolo affatto banale, Senza Orario Senza Bandiera, che, tra i tanti pregi, vantava la collaborazione eccellente di Fabrizio De Andrè in qualità di autore di tutti i testi. Si trattava di un concept album dai contorni assolutamente nuovi, nel quale l’intreccio tra musica e parole contribuiva a creare atmosfere insolite. Sensazioni simili suscitavano allora alcuni passaggi lirici e sonori di certi gruppi inglesi della cosiddetta ‘scena progressive’ dei primi anni Settanta, come i Genesis e i Van Der Graaf Generator, rispetto ai quali sorprende la scarsa attenzione loro riservata in patria, almeno inizialmente, dai “raffinati” conterranei. L’origine di tale fenomeno è profondamente culturale, e in esso si intrecciano le storie di Italia e Inghilterra a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo. L’Italia usciva da un Sessantotto prevalentemente vissuto all’interno del mondo accademico, che di fatto poco o nulla aveva avuto di “popolare”, ma che aveva comunque contribuito a consolidare una sensibilità particolarmente ricettiva rispetto alle proposte musicali che venivano da oltre Manica, oltre che una capacità di ascolto critico

ed aperto verso sonorità ricercate che in certi gruppi (quali Gentle Giant o Emerson Lake and Palmer) sconfinavano spesso in terreni avanguardistici e di contaminazione con la musica classica e il jazz. Nella terra di Albione questi esperimenti avevano già avuto terreno fertile all’ombra del Sergent Pepper dei Beatles, come ben evidenzia il libro “All’ombra di Sgt. Pepper. Storia della musica psichedelica inglese” di Federico Ferrari. Tra il ‘67 e il ‘69 una miriade di gruppi musicali (Pink Floyd inclusi) aveva riempito le serate dei locali londinesi e le maratone di mitici festival e happening, all’insegna dei colori, del sound e della magia della psichedelia. In quegli anni la durata dei brani era cresciuta, il suono si era dilatato e alla frenesia del beat, che i britannici avevano esportato negli USA come il prodotto più importante della loro economia, si era sostituita pian piano una dimensione più consapevole e colta che aveva trovato riscontro proprio tra un pubblico più selezionato, figlio della rinascita culturale della metà dei sixties. L’onda lunga del beat aveva raggiunto i lidi italiani tramite gruppi come Quelli, Ribelli, Equipe 84, che p r o p o n e v a n o cover di brani

famosi, abituando il pubblico del Bel Paese a un gusto diverso, dai ritmi più sostenuti, distante dalla tradizione legata alla melodia napoletana solo in parte intaccata, nell’era pre-Battisti, da artisti come Domenico Modugno o dalla scuola genovese. In Inghilterra la fine degli anni Sessanta segnava, invece, un forte ritorno della conservazione sia politica che culturale (in realtà mai del tutto sopita), con la rinascita di valori avversi alla controcultura e all’underground. Ciò si rifletteva anche in un atteggiamento poco favorevole verso la nascente musica progressiva, che risultava meno comunicativa rispetto al beat e,

di Gabriele Petralia

quindi, meno popolare. L’influenza dei maestri del prog-rock ebbe, al contrario, un effetto deflagrante sul panorama musicale italiano, producendo nei nostri giovani musicisti la scossa e la voglia di rischiare, attraverso la proposta di lavori ambiziosi, spesso opere prime senza seguito. Nasceva il filone musicale del cosiddetto “progressivo italiano” che, pur nella continuità con i nobili padri inglesi, evidenziava originalità e ricchezza di contenuti non soltanto musicali ma anche lirici. Nomi tra i più strani e improbabili

cominciarono a sbocciare nel panorama musicale nazionale, figli di questo fruttuoso incrocio tra semi britannici e italiani, nomi che le norme rigorose del mercato discografico contemporaneo avrebbero bocciato sul nascere non concedendo loro nessuna chance. Balletto di Bronzo, Osanna, Raccomandata con ricevuta di Ritorno, Biglietto per l’Inferno, Locanda delle Fate, Museo Rosenbach, solo per citarne alcuni, fecero parte di questa incessante

fucina creativa. Ai nomi meno noti si affiancavano quelli di coloro che tuttora puntellano la loro discografia con nuove uscite e campeggiano nei manifesti delle rassegne rock estive, come Pfm, Banco del Mutuo Soccorso, Orme e, appunto, i New Trolls. Si trattò, in definitiva, di un processo socio-culturale circolare dove, eliminati confini territoriali e profeti, rimaneva una virtuosa contaminazione fatta di esperimenti e sfide, come lo stesso titolo di quello che possiamo definire un album di transizione – il citato Senza Orario Senza Bandiera appunto – testimonia.

“Oriental shop sound system” è il titolo del primo album di Fulvio Farkas, da poche settimane pubblicato e presentato al pubblico etneo. Un lavoro in cui l’artista catanese dimostra tutte le qualità, suonando da solo e registrando in multitraccia. Illustrare il pensiero musicale di Farkas è impresa quanto mai ardua, considerate le caratteristiche culturali e artistiche che lo contraddistinguono, così come la pluralità dei linguaggi ritmici e gli elaborati costrutti melodici. Dall’attento ascolto dei brani di sua composizione si rileva la profonda conoscenza della musica classica indiana, nella quale l’artista inserisce morfologie

estrapolate da differenti patrimoni culturali (dagli echi propriamente mediterranei ai cromatismi africani); il tutto intelaiato su trame architettate al contesto, derivate dalla sua formazione di base che risponde a logiche colte contemporanee con accenni alle dinamiche afroamericane.

di Filippo BonaccorsiFulvio Farkas, fine compositore e percussionista, cultore appassionato di musica etnica con particolare riferimento – lo ribadiamo - alle teorie indiane nella loro più profonda essenza, è inoltre dotato di una particolare energia creativa che profonde indistintamente in tutte le varie fasi d’elaborazione, dalla scrittura agli arrangiamenti, all’esecuzione. Un’espressività originale dalla quale “essuda” una spiritualità possente che pervade chiunque lo ascolti, trasportandolo in una dimensione trascendente magica e affascinante.Il nuovo cd, primo a suo nome, ci propone una serie di brani di diversa matrice sui quali prepondera l’uso delle tabla, strumento principe della tradizione indiana insieme al sitar. La sua personalissima visione artistica non determina però soltanto strutture legate alla musica indiana ma, su basi che originano dal patrimonio artistico occidentale e dunque affini alle sue caratteristiche d’estrazione, inserisce svariati elementi estrapolati da diverse culture e tradizioni creando un unico corpo, fluido quanto euritmicamente dosato.

FULVIO FARKAS UN PERCORSO MUSICALE PERSONALISSIMO ALL’INSEGNA DEL

PENSIERO INDIANO

Nella pagina a fianco: la copertina dell’album “Senza orario senza bandiera” dei New Trolls; i Van der Graaf Generator; Emerson, Lake & Palmer.In questa pagina: Francesco Di Giacomo del “Banco del Mutuo Soccorso”; un album dell’ Equipe 84

In uscita il primo album da solista. Un mix di sonorità etniche originali per il percussionista catanese che presenta cover e composizioni inedite

Se Geppetto si innamora …In esclusiva per Lapilli, l’anteprima di una inedita versione teatrale di ‘Pinocchio’, il celebre romanzo di Collodi che ha accompagnato l’infanzia di intere generazioni. Con un finale tutto a sorpresa. Un’idea vincente della giornalista e scrittrice Odette Paesano, che ci racconta la sua avventura creativa pronta per la scena entro la fine dell’anno

Reggetevi forte, lettori di fiabe e amanti del teatro… Geppetto, personaggio di Collodi, sta per mostrare, su carta e palco, un nuovo aspetto di sé. Il merito va tutto all’ironica penna di Odette Paesano, scrittrice di prosa lirica e giornalista del “Sole 24Ore”, che racconta ai lettori di Lapilli genesi e realizzazioni della sua prima opera teatrale “Geppetto innamorato”, un ideale seguito della fiaba di “Pinocchio”. Dimentichiamo dunque il falegname tutto d’un pezzo, dalla moralità irreprensibile e dedito solo all’amore filiale, e addentriamoci con l’autrice salernitana nel ventre della balena, dove tra gag e colpi di scena - è garantito - presto ne vedremo delle belle …

Cosa ha rappresentato “Pinocchio” nell’infanzia di Odette Paesano? Quali elementi di modernità spiccano in questa fiaba, rispetto alle altre?Le scelte e le idee non sono mai casuali. Quando ero piccola amavo curiosare nei mobili di casa e un giorno, fra gli scaffali, trovai una vecchia edizione della fiaba di Collodi, con la copertina cartonata nera e la rilegatura quasi a brandelli: era di mia madre. Insomma, avevo 8 anni, presi quel libro e lo lessi da cima a fondo. Ma ciò che più mi colpì erano le illustrazioni; ce n’era una che raffigurava l’immagine di Geppetto da solo nel ventre della balena seduto su una sedia con una candelina accesa. Questa è stata da sempre l’immagine che io ho associato al libro di Collodi e me la sono portata dentro. Da adulta, ho letto criticamente il libro e ne ho fatto

l’analisi, cogliendone le sfumature e tutti i messaggi contenuti al suo interno, quelli non esplicitati dall’autore, come la solitudine di Geppetto, che anticipa il senso di solitudine caratteristico dell’uomo moderno.

Com’è nata l’idea di un progetto così ambizioso? Crede che il pubblico rimarrà un po’ perplesso oppure che sia già pronto ad accogliere un nuovo finale di una fiaba che è ormai radicata, coi suoi archetipi e il suo messaggio morale, nell’immaginario di grandi e piccini? Questo progetto ha assunto la forma attuale passando attraverso diverse fasi. Quando ho pensato di riscrivere il finale di Collodi in versi, e l’ho pubblicato sul mio sito (n.d.r. http://www.odettepaesano.com) mi sono resa conto che era un testo adatto ad una rappresentazione teatrale. Così ho iniziato a dar forma ad un progetto più grande, con la

consapevolezza che l’argomento trattato nella lirica fosse adatto a diventare qualcosa di più e a dar voce a tutto ciò che i versi non dicono. Ho, quindi, lavorato sulle caratteristiche dei personaggi, sulle vicende, sui conflitti e sulle azioni, che in ambito teatrale hanno un ruolo rilevante. Scritta la sceneggiatura, ho contattato Loredana Butti, direttrice artistica del teatro “Primostudio” di Milano, e le ho proposto di scrivere i dialoghi. Loredana ha una lunga esperienza in ambito teatrale, scrive per il teatro e mette in scena spettacoli da anni. Ci siamo incontrate, le ho illustrato il mio progetto e da qualche mese è nata questa collaborazione. I suoi dialoghi hanno il dono dell’immediatezza e sono carichi di ironia. Indubbiamente Pinocchio è un caposaldo della letteratura favolistica, e non le nego che questo interrogativo che lei mi pone me lo sono già chiesto diverse volte. Ho riscritto il finale osservando gli schemi che la letteratura italiana ci impone, e ho collocato l’amore come leitmotiv dell’opera. Non credo che un epilogo che ha alla base l’amore fra due persone umili e di buon cuore possa essere male interpretato dagli spettatori. Anzi credo che sia una maniera per far rivivere un personaggio che ha stimolato l’immaginario collettivo di adulti e bambini per generazioni.

di Irene Giuffrida

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Da fiaba per ragazzi a parabola per adulti? Qui è Geppetto, non il burattino sua creatura, ad acquisire umanità attraverso l’innamoramento Con questa domanda lei ha centrato perfettamente la tematica dell’opera nella mia riscrittura; il baricentro, infatti, si sposta sulla figura di Geppetto: è lui a dover acquisire umanità, perché Pinocchio l’ha già acquisita. Geppetto è un personaggio che già in Collodi ama, ma il suo amore si canalizza e concretizza con la plasmazione del figlio. Tuttavia, quando il burattino si assenta da casa, il falegname resta solo ad affrontare il dolore. Ed è in questo punto che mi è sembrato opportuno collocare l’introduzione di una figura femminile che potesse dargli la forza e il coraggio di amare.

Il postmoderno interviene a più livelli all’interno di questa nuova versione di “Pinocchio”, eppure molti spunti ci riportano indietro, alla commedia dell’arte, alla prosa lirica, al teatro dell’antica Roma: un compendio di modernità e riferimenti colti non sempre facile da tenere insieme

È chiaro che nella scrittura di un testo ogni autore ripropone il proprio background culturale, che si sovrappone a quanto di originale e innovativo lo scrittore stesso è in grado di esprimere. Come giustamente lei ha colto, questa nuova versione di “Pinocchio” risente della mia formazione culturale. Per rendere organico ciò che appare difficile da tenere unito è necessario che le parti siano ben bilanciate e che quelli che lei definisce “spunti” siano collocati solo sullo sfondo.

Ironia, fantasia, coraggio, capacità di cogliere la realtà dietro l’apparenza: sono questi gli ingredienti utilizzati per “rivisitare” la fiaba, e al tempo stesso “gli attrezzi” utili per fronteggiare la vita e per comunicare in maniera efficace con le nuove generazioni … Il senso della riscrittura è proprio quello di riproporre un classico in forma contemporanea sia alle nuove generazioni che alle generazioni precedenti. Considerato l’intento, è evidente che per rivisitare la fiaba sono state adoperate l’ironia e la fantasia, che sono state per noi strumenti indispensabili per la rivisitazione del testo di Collodi.

Perché vedere il suo lavoro? Quali messaggi, rimasti inespressi da Collodi, vale la pena di recuperare oggi?Perché mostra in chiave ironica tutto quello che non conosciamo di Geppetto. I messaggi inespressi da recuperare: il senso della famiglia, la solidarietà tra persone che vivono in una condizione di separatezza dal resto dell’umanità, il valore dell’amicizia e della condivisione nelle avversità.

Quando vedremo “Geppetto innamorato” in teatro? L’opera sarà messa in scena entro l’anno o al massimo l’anno venturo, tuttavia non so indicarle con esattezza le date e i luoghi di rappresentazione. Il copione definitivo sarà concluso entro questa primavera.

Bene Odette, in attesa di assistere alla sua opera teatrale, la ringraziamo per le anticipazioni e i retroscena che ha rivelato ai nostri lettori …

CINQUANTA ANNI FA IL PRIMO UOMO NELLO SPAZIO

di Alessandro Lattanzio

“La Terra è blu [...] Che meraviglia! È incredibile!”. Con queste parole Jurij Gagarin descriveva l’esperienza del suo volo cosmico: il primo volo nello spazio di un essere umano, avvenuto il 12 aprile 1961. “La sensazione di assenza di peso era alquanto poco familiare, rispetto alle condizioni della Terra. Qui, ti senti come se fossi appeso in posizione orizzontale a delle cinghie. Ci si sente come sospesi.”

Jurij Aleksevich Gagarin era nato il 9 marzo 1934 a Klushino, un villaggio vicino alla grande città di Smolensk, 300 km a ovest di Mosca. Il padre lavorava come falegname in un kolchoz, mentre lui frequentò la scuola per fonditori di Leberstij. Durante la guerra del 1941–45 Jurij vive un’esperienza che ne segnerà il destino, quando ha l’occasione di vedere per la prima volta degli aerei: un caccia LaGG-1 mentre viene abbattuto, e il cui pilota riesce a lanciarsi, e un caccia Jak che effettua un atterraggio d’emergenza proprio vicino al villaggio dove il futuro astronauta viveva.Nel 1951 iniziò a frequentare la scuola tecnico-industriale di Saratov, ma fu nel 1955 che scelse la strada che lo avrebbe portato tra le stelle: si iscrisse ad un aeroclub dove, mentre continuava gli studi per conseguire il diploma di tecnico metallurgico, acquisì il brevetto di paracadutista e compì il suo primo volo su un velivolo d’addestramento a elica Jakovlev Jak-18. Il passo successivo fu l’adesione all’Accademia Aeronautica di Orenburg, dove si addestrò sui velivoli a reazione MiG-15UTI. L’8 gennaio 1956 prestò quindi giuramento come ufficiale della VVS, l’aeronautica militare sovietica.

Nell’ottobre 1957 il mondo fu testimone del lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale orbitante intorno alla Terra, ma quelli erano anche i giorni in cui dovevano essere esaminati i cadetti della scuola di volo di Orenburg. Jurij Gagarin superò gli esami come pilota ufficiale. Il Colonnello Kibalov, che presiedeva

la Commissione d’esame di Stato, espresse su di lui il seguente giudizio: ‘Il cadetto Gagarin è raccomandato per essere nominato Tenente. Durante il suo corso ha dimostrato di possedere disciplina e maturità politica. Conosce e applica le regole dell’Aviazione sovietica. Addestramento fisico, buono. Conoscenza teorica, eccellente. Ha completato il suo programma di volo e si impegna per migliorare. È appassionato di volo, vola con coraggio e confidenza. Supera l’esame di stato in tecnica di volo e tecnica di combattimento con il voto di ‘eccellente’. Gagarin si è qualificato con un livello di prima categoria. È leale verso la causa del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e verso la patria socialista”. Subito dopo la nomina a Tenente, avvenuta il 7 novembre 1957, Jurij sposa Valija Gorjacheva, una ragazza

conosciuta frequentando la scuola di ballo di Saratov, ed è quindi destinato alla base aerea di Nikel, vicino a Murmansk, 300 chilometri oltre il Circolo Polare Artico. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista dell’Unione Sovietica e gli nasce la primogenita Elena.

Nell’ottobre di quello stesso anno operavano le commissioni che, visitando le varie basi dell’aeronautica sovietica, selezionavano i primi cosmonauti. Jurij si sottopose alle visite mediche e affrontò brillantemente le prove matematiche e i test di resistenza allo stress, risultando tra i primi 20 classificati, sui 2200 candidati presentatisi. Quindi si sottopone al secondo ciclo di test, più specifici, comprendenti prove nella cabina pressurizzata, resistenza alle temperatura e alla centrifuga, esami mnemonici e comportamentali.Superata positivamente anche questa selezione, Gagarin è trasferito assieme alla famiglia presso la Città delle Stelle, il complesso vicino a Mosca dove i futuri cosmonauti si addestravano con test psicofisici, sport e istruzione teorica (principi basilari della missilistica, studio della progettazione delle capsule, astrofisica, geofisica e medicina dello spazio).Fu lì che conobbe il progettista (Costruttore-Generale) a capo del programma spaziale sovietico, Sergeij Pavlovivh Koroljov, la cui identità rimarrà coperta da segreto militare fino agli anni ‘70, dieci anni dopo la morte, avvenuta nel 1966.

Il 25 gennaio 1961 Jurij viene scelto tra la rosa dei sei candidati al primo lancio nello spazio di un uomo. Tale gruppo comprendeva: Grigorij Neljubov, Andrijan

Nikolaev (che sposerà poi Valentina Tereshkova, la prima donna cosmonauta), Nikolaj Popovich, Valerij Bykovskij e German Titov, che diverrà il suo sostituto.Il 26 marzo, pochi giorni dopo la nascita della secondogenita Galja, Jurij arriva a Bajkonur, il cosmodromo sovietico da cui partono le principali missioni spaziali dell’URSS. L’11 aprile 1961 viene posto sulla rampa il missile R-7 Semjorka, che ospitava nell’ogiva la capsula spaziale Vostok 1. Quella sera stessa Gagarin e Titov si preparano: partita di biliardo, cena e visita medica. La mattina successiva Jurij, indossata la tuta, viene fatto salire sulla rampa ed entra nella Vostok 1, il cui decollo avviene alle 9.07. Fu allora che pronunciò la celebre frase ‘Pojechali’ (‘Si parte!’).Durante il volo, durato 108 minuti, la Vostok 1 e il suo passeggero, viaggiando a una velocità di 27.400 km/h, compiono un’orbita ellittica intorno alla Terra, raggiungendo un apogeo (altitudine massima) di 302 km e un ipogeo (altitudine minima) di 175 km. La discesa della capsula si conclude a 7.000 metri da terra, quando Jurij si lancia col seggiolino eiettabile dalla navicella appesa al treno di paracaduti. Tocca il suolo alle 10.55 del 12 aprile 1961, presso un kolchoz nella regione di Saratov, proprio laddove era iniziata la sua avventura tra le stelle. Le prime persone che incontra furono la contadina Anna Taktatova con la nipote.Il 14 aprile Jurij arrivò a Mosca, accolto trionfalmente da una immensa folla riunita nella Piazza Rossa, dal presidente Nikita Krushjov e dai vertici politici dell’Unione Sovietica.Era entrato nella Storia, e la razza umana nel Cosmo.

Nella pagina a fianco: Juri Gagarin durante gli allenamenti;Vostok I, la navicella spaziale con cui Juri Gagarin compì il primo viaggio nello spazio e la stessa navicella esposta per la prima volta a Mosca il 29 aprile 1968;In questa pagina: Nikita Kruscev accoglie gli astronauti Gagarin, Andrian Nikolayev e Pavel Popovich, Piazza Rossa, Mosca, 18 agosto 1962; la copertina del Time dell’aprile 1961; Gagarin con la moglie Valija Gorjacheva

LA SICILIA TORNA CO-PROTAGONISTA AL “GIRO DELL’UNITÀ D’ITALIA”

di Stefano Fiamingo

Volge ormai al termine la 94a edizione del Giro d’Italia, che quest’anno è giunto anche in Sicilia, con un percorso che ha coinvolto i paesi etnei

Mancano solo pochi giorni alla fine della più attesa e nota gara ciclistica italiana. Si sono disputate in tutto 21 tappe, che hanno attraversato 17 delle 20 regioni italiane. Tra queste la Sicilia, che ha ospitato – dal 15 maggio in poi - per l’undicesima volta, la celebre “Corsa Rosa”, così detta perché il ciclista al comando della classifica indossa come simbolo distintivo una maglia rosa. La prima volta del Giro in Sicilia fu nel 1930, in occasione della 18a edizione; per rivederlo bisogna attendere il 1949, per la 32 a edizione, vinta trionfalmente da Fausto Coppi. Si ritorna in Sicilia cinque anni dopo, per il Giro numero 37, e poi nel 1961, in occasione del centesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Quindici anni più tardi, nel 1976, la Sicilia torna ad ospitare la Corsa Rosa, e lo stesso accadrà ancora nel 1986, nel 1989, nel 1999 e nel 2003. L’ultimo precedente del Giro in Sicilia è del 2008, per la 91a edizione, quando nell’isola sono andate in scena addirittura 3 tappe.Quest’anno la Sicilia ha ospitato una

sola tappa, la 9a, una tappa particolare, una tappa d’alta montagna dove l’Etna è stata affrontata per ben due volte. Una prima volta da Linguaglossa, quando i corridori, partiti da Messina, hanno scalato il versante nord del vulcano, giungendo fino al Rifugio Citelli, per poi scendere verso Acireale.I protagonisti del Giro hanno attraversato San Giovanni La Punta e Mascalucia concludendo la tappa a Nicolosi, nella zona del Rifugio Sapienza, a quota 1904 metri, nel versante sud dell’Etna. Ma nella tappa siciliana l’Etna non è stata l’unica protagonista: prima di raggiungere Linguaglossa, infatti, la Carovana Rosa ha toccato alcune delle località più belle della costa jonica, quali Roccalumera, Taormina e Giardini Naxos.La Sicilia torna, dunque, protagonista della Corsa Rosa nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: la ‘carovana’ del Giro, partita dalla Reggia di Venaria

Reale, alle porte di Torino, prima capitale del Regno d’Italia, passando per Quarto dei Mille, è scesa giù per la Penisola lungo la dorsale tirrenica fino a sbarcare al di là dello Stretto. Un percorso che, ripercorrendo metaforicamente la spedizione garibaldina, sembra voler ricongiungere idealmente il territorio italiano. Non è, d’altra parte, un caso che il Giro d’Italia tributi questo omaggio al 150° anniversario dell’Unità: la Corsa Rosa da sempre rappresenta uno dei romanzi nazional-popolari nei quali la gente italiana si specchia e si riconosce; una di quelle manifestazioni che, un po’ come i Mondiali di calcio o il Festival di Sanremo, spingono gli Italiani a riscoprire la propria identità, ad incrementare lo spirito di comunione e di condivisione nazionale. Per di più, il Giro d’Italia è approdato in Sicilia il 15 maggio, data in cui ricorre l’anniversario dell’approvazione dello Statuto autonomista della Regione Siciliana, quasi a voler rilanciare un’idea di unità nazionale che non prescinda dalle specificità delle diverse regioni, ma che, al contrario, ne rispetti l’identità, la storia particolare e le singole esigenze. La tappa siciliana sarebbe stata di certo gradita al

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compianto Marco Pantani, che sulle strade dell’Etna avrebbe verosimilmente gettato al vento la sua proverbiale bandana, per poi cominciare a “scattare” verso l’arrivo, suscitando l’entusiasmo del pubblico e la frustrazione degli avversari. Ma il grande scalatore di Cesenatico seguirà il Giro “dall’alto”… Certo, ci saremmo augurati che, al termine dei 169 km di tappa fosse stato un siciliano a tagliare per primo il traguardo del Rifugio Sapienza:

magari quel Vincenzo Nibali, scalatore messinese, soprannominato ‘lo Squalo dello Stretto’, che sulle salite del vulcano si allenava fin da bambino. Purtroppo, i fatti ci hanno smentito e la vittoria di tappa è andata allo spagnolo Contador, mentre Nibali si è dovuto accontentare del quarto posto.Dopo aver toccato la Sicilia, la carovana del Giro si è concessa una giornata di riposo per poi ripartire da Termoli, in Molise, e risalire lo Stivale lungo il versante Adriatico. Adesso è la volta delle tappe alpine, durante le quali i corridori affronteranno le salite più dure: tra queste, il Passo Giau, che con i suoi 2236 metri di quota rappresenta per l’edizione di quest’anno la cosiddetta ‘Cima Coppi’, ovvero il passo di maggiore altitudine raggiunto dai ciclisti nel corso del Giro. L’epilogo della 94a edizione della Corsa Rosa avverrà domenica 29, quando nel circuito cittadino di Milano si terrà la 21a ed ultima tappa, con arrivo trionfale in Piazza Duomo. Secondo gli addetti ai lavori quello che sta per concludersi sarà il Giro più duro degli ultimi anni: si disputeranno ben 8 tappe d’alta montagna, di cui 7 con arrivo in salita; saranno, invece, 7 le tappe per velocisti con arrivo in pianura.

ALL’OMBRA DELL’ETNA…PROGRAMMA EVENTI COLLATERALI

- Domenica 8 maggio - ore 9:00, Pedara: “Aspettando il Giro d’Italia tutti in bici a riscoprire Pedara”. Passeggiata ciclistica non competitiva con premiazioni e giochi vari

- Domenica 8 maggio - ore 15:00, Nicolosi: “1° Raduno Ciclistico Città di Nicolosi”. Passerella ciclistica a squadre, per rendere omaggio alle maglie del Giro d’Italia

- Sabato 14 maggio - ore 20:30, Nicolosi: Ruggero Sardo presenta la “Serata in Rosa”. Spettacolo di musica, cabaret e notizie sulla corsa in Rosa. Saranno presenti Autorità e Campioni del mondo del ciclismo

- Domenica 15 maggio - ore 10:00, Nicolosi: “Aspettando il Giro”. Percorso di abilità in bici riservato a ragazze e ragazzi in età tra gli 8 e i 14 anni (ai partecipanti gadget del Giro d’Italia)

- Domenica 15 maggio - ore 13:00/15:00, Aci Bonaccorsi: “Aspettando in piazza il Giro d’Italia”. Pranzo a cura del gruppo gastronomico locale, per intrattenere il pubblico in piazza in attesa del passaggio della Carovana Rosa;

- Aci Sant’Antonio: durante la tappa si dovrebbe svolgere un piccolo momento commemorativo, nel quale le ammiraglie renderanno omaggio al ciclista spagnolo Juan Manuel Santiesteban che, nel lontano 1976 proprio ad Aci Sant’Antonio, nel corso della prima tappa di quel Giro d’Italia, cadde e morì. Si attendono le conferme e le autorizzazioni definitive da parte della Prefettura.

Tra i favoriti per la vittoria finale vi sono lo scalatore spagnolo Alberto Contador (già vincitore nel 2008), il marchigiano Michele Scarponi e, il già citato Vincenzo Nibali che, dopo aver trionfato all’ultimo Giro di Spagna (la Vuelta), dopo la delusione vissuta nella sua terra, sogna almeno di piazzarsi nelle prime posizioni della classifica generale.Nella pagina a fianco: il gruppo di testa durante la tappa etnea;In questa pagina: Cataldo a 1.500mt dall’arrivo sull’etna; Sotto: Vincenzo Nibali

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a cura di Emilia Giuliana Papa

Lapilli Scaffale a cura di Emilia Giuliana Papa

EMANUELA PAVONEL’isola di fuocoLa riflessione editore, 2010 pp.42 € 10,00

Narrativa ItalianaFRANCO DI MARENon chiedere perchèRizzoli, 2011 pp.306 € 18,00

Narrativa ItalianaMARGARET MAZZANTININessuno si salva da soloMondadori, 2011 pp.189 € 19,00

Narrativa StranieraPITTACUS LORESono ilk numero quattroNord editore, 2011 pp.383 € 18,60

Narrativa ItalianaANTONIO TABUCCHIRacconti con figureSellerio editore, 2011 pp.356 € 15,00

Narrativa StranieraDOMINIQUE LA PIERREIndia mon amourIl saggiatore, 2011 pp.200 € 16,50

SaggisticaDARIO FOIl Boccaccio riveduto e scorrettoGuanda editore, 2011 pp.448 € 22,00

SaggisticaLUCA MERCALLIPrepariamociChiarelettere, 2011 pp.224 € 14,00

SaggisticaF.IMPOSIMATO - S.PROVVISONATOAttentato al PapaChiarelettere, 2011 pp.368 € 16,00

SaggisticaNADIA FRANCALACCIPaura di volareChioarelettere, 2011 pp.248 € 15,00

ScienzaROBERTO GIACOBBOAldilà. La vita continua?Mondadori, 2011 pp.185 € 17,50

Esordisce con una breve raccolta di intense liriche, pubblicata da La Riflessione – Davide Zedda Editore, la catanese Emanuela Pavone. L’Isola di fuoco – questo il titolo del libretto – è la Sicilia, la terra dove Emanuela è nata e dove vive tuttora (/Terra di sapori intensi / odori mediterranei / …/ terra di cuore / di amore e di contrasto / terra di vita / nascita e morte /), cui l’autrice si rivela molto legata e che, con le sue imponenti presenze naturali – il mare e l’Etna in primo luogo – le è fonte di continua ispirazione, oltre che frequente sfondo dei suoi componimenti. Ma la natura e il simbiotico legame che – lo si avverte bene – l’autrice stabilisce con le sue più diverse forze e manifestazioni, non esauriscono i temi della raccolta. Protagonista del libro è l’Amore innanzitutto, in tutte le sue forme: come passione terrena, intensamente vissuta o sognata, anche al di là dei comuni pregiudizi; come affetto filiale per la madre prematuramente scomparsa; come pietas verso i più poveri e sfortunati. E

ancora, amore come aspirazione alla libertà, verso cui volare con le ali di un gabbiano, come passione per i viaggi e per la natura che - ora attraverso i colori e il profumo del mare, ora attraverso l’Etna ( dama dal bianco mantello / Con il cuore di fuoco / ed i fianchi di ghiaccio /), ora tramite il cielo triste e nuvoloso - sembra partecipare dei sentimenti dell’autrice. Infine, su tutti, il motivo centrale che lega tutte le poesie: il perché del dolore e la domanda sul senso della propria esistenza, caratterizzata da una “complicata essenza” composta di due forze ora opposte ora complici: il “mare delle illusioni”, che “si nutre di brividi e follia”, e la ragione, che “costruisce una via”. Un’esistenza che, a volte, sembra esaurirsi solo in una infinita nostalgia e in un vano rimpianto per le cose passate, “vissute…lasciate…dimenticate”. E / Cosa c’è di più triste / di questa misera realtà di rimpianti / E nostalgici ricordi / che mai più potranno divenire quotidianità / ?

di Patrizia Seminara

Narrativa ItalianaANNA VASTADi un fantasma e di mariProva d’autore, 2011 pp.62 € 10,00

Narrativa ItalianaANTONIO TABUCCHIRacconti con figureSellerio editore, 2011 pp.356 € 15,00

Narrativa ItalianaGRAZIA CALANNACrono silenteProva d’autore, 2011 pp.80 € 10,00

Poesia all’ombra dell’EtnaCONCITA GAZZO RUSSOPoesia per la poesiaAntasicilia editore, 2011 pp.348 € 10,00

ScienzaROBERTO GIACOBBOAldilà. La vita continua?Mondadori, 2011 pp.185 € 17,50

DANA MAELSogni SueñosLinee Infinite edizioni, 2011 pp.68 € 10,00

Naftalina

di Ricky Caruso, con Monika Zanchi, Emiliano Cinquerrui, Aldo De Luca, Irene Catania, Chiara Segreto, Rosario Samuel Adonia; Italia 2011; 1h e 32 min.

Grande successo di pubblico al cinema King, alla fine di Maggio per l’anteprima catanese di Naftalina, esordio nel lungometraggio di Ricky Caruso, nome già comunque noto nel settore della produzione di corti, presentati in diversi festival.Il prologo è fuorviante: girato con ritmo serrato, mette in scena il classico omicidio seriale che lascia presagire l’ennesima variante sul genere. E invece è un trucco (Cavallone docet!), perchè il secondo prologo è l’antitesi del primo: spazi stretti, unico ambiente, camera puntata sull’unica protagonista (la bravissima esordiente Irene Catania), tempi dilatatissimi in cui il personaggio esprime l’ossessione per la propria fisicità. Ed è questo lo stile con cui procederà tutto il film, ricco di scene in cui i protagonisti vengono ritratti nella loro degenerazione familiare: la madre (Monika Zanchi, volto noto del cinema anni ‘70) padrona, il padre (Rosario Samuel Adonia) silente e

assente, addirittura privo di volto, i fratelli (Aldo De Luca ed Emiliano Cinquerrui) oppressi dalla madre, la sorella (Irene Catania) ribelle, relegata in un mondo tutto suo, l’unica a non sedere a tavola con gli altri, infine la nuova arrivata, la sorellina/bambolina (Chiara Segreto), che diviene oggetto del desiderio di tutti. Ed ecco che quello che sembrava un thriller si trasforma nella messa in scena di un rapporto familiare malato visto attraverso l’ottica deformante del bizzarro, con uno stile personalissimo, che, a parte gli ovvi rimandi al cinema di Cavallone, va accostato piuttosto all’estetica di Tsai Ming Liang.Un’opera prima rischiosissima, perchè mettere in scena la “non azione” è difficilissimo, soprattutto per un esordiente. Caruso, invece, centra in pieno il bersaglio, usa i tempi giusti e non vira mai nell’autocompiacimento. A coadiuvarlo, a parte la Zanchi, un cast di esordienti che ci mette veramente l’anima e che raggiunge livelli di capacità espressiva e recitativa degni di attori d’esperienza. Un plauso generale a questo piccolo (e grande) film, che ci si augura possa presto godere di una regolare distribuzione.

di Alberto Surrentino D'Afflitto

Ritorna con Sogni (Sueños), recentemente edito da Linee Infinite Edizioni, Dana Mael (pseudonimo di Loredana Mazzacurati), scrittrice eclettica e introspettiva, farmacista di professione. Di origini ispano – austriache, l’autrice pubblica questa seconda raccolta di poesie in doppia versione, italiana e spagnola, a tre anni di distanza dal primo volume, l’apprezzato Mariposas (Farfalle). Il senso del libro è già nel titolo, come anche nelle massime introduttive delle prime pagine e, ancor più, nella citazione iniziale tratta da Pedro Calderón de la Barca (“Cos’è la vita? Un’illusione, un sogno, una finzione”). Perché, se la vita è soltanto un sogno, essa è anche e soprattutto illusione, è un attimo che, proprio in quanto finzione, è destinato a svanire, anche se – sembra dire la poetessa – delle illusioni abbiamo tutti bisogno (/ Regalami un sogno / dammi l’illusione / di un raggio di sole / prima dell’oscurità finale/). “I sogni / non fanno rumore /…/ Entrano nei pensieri / con il delicato profumo / d’un fiore / dagli evanescenti petali”, ma essi, al nostro risveglio, spariscono: /Appassiscono / uccisi dal gelido fiato / della realtà prepotente /. Dunque, di tutto ciò di cui è fatta la vita, le cose belle - l’amore, una carezza di conforto, l’arcobaleno che, dopo la tempesta, diventa la “promessa d’un ritorno di gioia” - sono solo fantasmi, apparenze; vere realtà sono, invece, il dolore, la morte, i rimpianti ( / Il dolore / è il compagno / che mai / sceglierà / di abbandonarti /; / A me / affidarono / la tua / sentenza di morte…; / Ora / di te che mi hai generato / rimane soltanto / il ricordo /). Sicché alla fine la vita stessa è una “Commedia”, la crudele autrice di un copione drammatico in cui la scena è dominata, dietro le quinte, dal dolore che, come uno spettro, sorride divertito.Eppure, questo pessimismo non sembra sfociare mai nella disperazione, e i componimenti di Dana

Mael si rivelano poesie dai toni dolci e delicati, piene di colori e di rassicuranti immagini naturalistiche. Ed è forse per questo che – tra esse – vi è spazio anche per una lirica dedicata alla nascita di un bambino, (forse il figlio o il nipote?), Valentino, del quale lei stessa aspetta con impazienza il primo vagito e il primo sorriso. La vita che, prepotente, trionfa sulla morte.

di Patrizia Seminara

Casa di riposo

Assistenza disbrigo pratiche socio-sanitarieAssistenza sanitaria e infermieristica continuaAssistenza medicina di base con prescrizione e ritiro farmaci, terapia analisi clinicheEsami diagnosticiFisioterapiaDiete personalizzate

Cartellone Giugno 2011

Mercoledì 1 GiugnoDJ Solal from Gotan ProjectMercati Generali h.23,00 € 12,00

Giovedì 2 GiugnoPINETOPOLIScampagnata MusicalePineta di Nicolosiingresso libero

Giovedì 2 GiugnoACAF presentaGente del Maroccodi Salvo CanutiLibreria Cavallotto - Corso Siciliaingresso libero

Giovedì 2 GiugnoGAF Scicli Giovane Arte Fiera in Barocco Cinquanta artisti si presentanoComune di Scicli.Fino al 5 Giugno

Sabato 4 GiugnoFrankie Hi NRGMercati Generali h.23,00 € 11,50

Sabato 4 GiugnoTeatro Stabile CataniaAmleto in trattoriaregia di Francesco RandazzoCortile Platamone h.20,45 da € 20,00in replica fino al 10 Giugno

Sabato 4 GiugnoRicardo Villalobos Dj SetVOLA h.23,00 € 35,00

Sabato 4 GiugnoOrazeroViolinisti in JeansSala Etna - Ora Luxury, Viagrande h.20,30 € 12,00

Domenica 5 GiugnoACAFPrimi scatti Corsisti ACAFSede ACAF, Via Pola, 22ingresso libero

Domenica 5 GiugnoEtna’ngeniousaI sentieri del vulcano: la Grotta dei lampioniper info: www.etnangeniousa.it

Martedì 7 GiugnoCATALOGO DEGLI ADDIIParole di Marina ManderImmagini di Beppe GiacobbeLibreria FeltrinelliIngresso liberofino al 30 Giugno

Giovedì 9 GiugnoANTEPRIMA DEL SICILIA QUEER FILMFESTLibreria Feltrinelliingresso libero

Venerdì 10 GiugnoMiss KittinMercati Generali h.23,00 € 22,00

Sabato 11 GiugnoArigraf - Associazione di Ricerca GrafologicaI delitti in famiglia: da Pietro Maso ad Avetranaa cura di Ruben De Luca e Elena ManettiAula Magna Cittadella Universitaria Dipartimento di Matematicah. 9,00 € 30,00

MUSICA TEATRO CINEMA MOSTRE INCONTRI SPORT

Sabato 11 GiugnoOrazeroI LautariSala Etna - Ora Luxury, Viagrande h.20,30 € 12,00

Lunedì 13 GiugnoTeatro Stabile CataniaRoberta TorreIl cinema che fa miracoliCortile Platamone h.20,45

Giovedì 16 GiugnoTeatro Stabile CataniaQuei ragazzi di Regalpetradi Gaetano Savatteri e Vincenzo Pirrotta, regia di Vincenzo PirrottaLuogo da definirsi h.20,45 da € 20,00in replica fino al 26 Giugno

Sabato 18 GiugnoKap BambinoMercati Generali h.23,00 € 12,00

Sabato 18 GiugnoFIVB World League Pallavolo MaschileItalia - Francia Pala Catania h.20,30 € 11,50

Sabato 18 GiugnoMostra scambio di auto e moto d’epocaStadio comunale - Trecastagni h.9,00 ingresso liberofino al 19 Giugno

Domenica 19 GiugnoEtna’ngeniousaIl fiume Oxena e il suo letto di lavaper info: www.etnangeniousa.it

Domenica 19 GiugnoWorkshop chitarra acusticatenuto da Davide MastrangeloCorrente Acustica Associazione Culturale chitarra acustica.Via Principe di Piemonte, 6 - Viagrandeh.9,30

Mercoledì 22 GiugnoRAKUEN COSPLAY ALLA RISCOSSALibreria Feltrinelliingresso libero

Mercoledì 22 GiugnoCaribouMercati Generali h.23,00 € 22,00

Sabato 25 GiugnoNero espressodj Agosta, Borrelli, Cottone e Napoli Mercati Generali h.23,00 € 12,00

Domenica 26 GiugnoVASCO ROSSIStadio S. Filippo - Messinah. 21,00 da € 35,65 a 64,40

Mercoledì 29 GiugnoCristina DonàMercati Generali h.22,00 € 12,00

Sabato 2 LuglioOrazeroIl Gatto BluSala Etna - Ora Luxury, Viagrande h.20,30 € 12,00

Domenica 3 LuglioEtna’ngeniousaUno sguardo sull’infinito: il Vulcano sotto le stelleper info: www.etnangeniousa.it

Sabato 9 LuglioBrunori Sas liveLeeroy Thornhill (Prodigy) dj setMercati Generali h.23,00 € 12,00

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