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L'Asolano N°1-08

Date post: 19-Mar-2016
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San Giovanni Crisostomo Patrono di Asola 13 Settembre 407 - 2007: Sedicesimo centenario dalla morte di Anno 3 N°1 Gennaio-Febbraio 2008 €.1,50 Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola Anno Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale -70% DCB Mantova
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A L ASOLANO Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola Anno 3 N°1 Gennaio-Febbraio 2008 €.1,50 Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale -70% DCB Mantova Anno Buon 2008 San Giovanni Crisostomo Patrono di Asola Nacque ad Antiochia, in Turchia, fra il 344 ed il 354 d.C. da una famiglia di elevata posizione sociale. Fin da giovinetto la sua cultura cristiana fu afdata al vescovo della città, Beato Melezio. Subito, oltre a straordinarie doti oratorie, rivelò un ca- rattere nobile e forte. Nel 397 divenne Patriarca di Costantinopoli no a quando, vittima delle calunnie di Teolo, patriarca di Alessandria, Giovanni fu esiliato in Bitinia nel 403. Ben presto, però, lʼautorità imperiale fu costretta a richiamarlo per placare il popolo che lo reclamava. Tornò fra il tripudio popolare ma i buoni rapporti con la corte durarono no a quando, alla vigilia di Pasqua del 404, tentò di dare il battesimo ai catecumeni. La cerimonia fu interrotta con le armi e Giovanni fu nuovamente esiliato prima a Cucuso, poi nella più lontana Pizio, sul Mar Nero. Morì il 14 settembre del 407 a Comana, dove fu sepolto. Il 27 gennaio del 438 le spoglie del Santo rientrarono trionfalmente a Costantinopoli e vennero (segue a pag.3) 13 Settembre 407 - 2007: Sedicesimo centenario dalla morte di
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Page 1: L'Asolano N°1-08

AL’ASOLANO

Periodico indipendented’attualità e cultura

del territoriodi Asola

Anno 3 N°1 Gennaio-Febbraio 2008

€.1,50Poste Italiane SpA

Spedizione in AbbonamentoPostale -70% DCB Mantova

Anno

Buon2008

San Giovanni Crisostomo Patrono di AsolaNacque ad Antiochia, in Turchia, fra il 344 ed il 354 d.C. da una famiglia di elevata posizione sociale. Fin da giovinetto la sua cultura cristiana fu affidata al vescovo della città, Beato Melezio. Subito, oltre a straordinarie doti oratorie, rivelò un ca-rattere nobile e forte. Nel 397 divenne Patriarca di Costantinopoli fino a quando, vittima delle calunnie di Teofilo, patriarca di Alessandria, Giovanni fu esiliato in Bitinia nel 403. Ben presto, però, lʼautorità imperiale fu costretta a richiamarlo per placare il popolo che lo reclamava. Tornò fra il tripudio popolare ma i buoni rapporti con la corte durarono fino a quando, alla vigilia di Pasqua del 404, tentò di dare il battesimo ai catecumeni. La cerimonia fu interrotta con le armi e Giovanni fu nuovamente esiliato prima a Cucuso, poi nella più lontana Pizio, sul Mar Nero. Morì il 14 settembre del 407 a Comana, dove fu sepolto. Il 27 gennaio del 438 le spoglie del Santo rientrarono trionfalmente a Costantinopoli e vennero (segue a pag.3)

13 Settembre 407 - 2007: Sedicesimo centenario dalla morte di

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Con questo primo numero del 2008, il nostro giornale inizia il suo terzo anno di vita che, ci auguriamo possa confermare i lusinghieri risultati fin qui raggiunti. Oggi, con le espe-rienze fatte, ci sentiamo più rodati e guardia-mo, con rinnovata fiducia, ad un futuro ancor più ricco di soddisfazioni. Gli otto numeri che ci siamo lasciati alle spalle sono serviti per farci conoscere e per far capire lo spirito indipendente che anima il giornale. Non ab-biamo la presunzione di ritenerci “perfetti”. Il nostro percorso, anzi, è stato costellato di errori che, nonostante gli sforzi profusi, sem-brano essere inevitabili. Anche le nostre opi-nioni, talvolta possono non essere condivise da tutti ma, oltre a dar voce a chi, purtroppo, non sempre viene ascoltato, siatene certi, il nostro intento non è mai stato quello di di-struggere, bensì di stimolare chi ha il potere di fare le scelte migliori per Asola e per la sua Comunità. Il nostro intento è, soprattutto, quello di ricordare insieme a Voi, cari letto-ri, il passato che ci accomuna, di rivedere le immagini di unʼAsola che è stata testimone della nostra giovinezza ed i cari volti delle persone che lʼhanno abitata. Intimamente, crediamo sia possibile offrire a tutti coloro che ancora sentono forte il legame con le pro-prie origini, un giornale capace di rafforzare questo sentimento e di tener vivo lʼorgoglio di appartenere a questa terra asolana ricca di cultura e di civiltà. Soprattutto in tempi in cui la coesistenza multietnica finisce per “dilui-re” i valori della nostra Società, vorremmo che “L̓ Asolano” divenisse per tutti noi un simbolo, ed un riferimento a cui appellarci per rinsaldare la nostra reciproca conoscen-za ed i legami storici con la nostra terra.Recentemente, complice il giornale, abbiamo incontrato due asolani emigrati con il cor-po ma non con lo spirito. Ci riferiamo a due

L’Asolano 1/08 Editoriale 2

L’Asolanobimestrale

Periodico indipendente dʼattualità e cultura del territorio di Asola

ANNO 3 - N° 1Gennaio / Febbraio 2008

* * *Autorizzazione Tribunale di Mantova

N° 2 / 06 del 16 / Giugno 2006

Direttore Responsabile: Guido Baguzzi

Albo Giornalisti N° 110821 e-mail: [email protected]

Direzione e Redazione: Asola (Mantova)

Via Cantarane, 39 - Tel. 338.1516966Sito internet: www.asolano.it

Raccolta pubblicitaria: Dario Compagnoni

Via Garibaldi, 10 - Tel. 340.5958842e-mail: [email protected]

Pubblicità: inferiore al 45%

Stampa: Tipolitografia Rongoni - Asola

Editore: Associazione Culturale “LʼAsolano”

Asola, via Pignole, 24Registrata lʼ11 agosto 2005

Uff. Reg. Castiglione Stiv. N° 3119 / 3

Collaboratori:Annalisa Antonini

Eros Aroldi, Cristiana Azzali, Chiara Bergamaschi, Leonardo Bugada,

Ester Cauzzi, Dario Compagnoni, Egizio Fabbrici, Elia Favalli,

Don Riccardo Gobbi, EOS Piubega,Rosalba Le Favi, Anna Sbalchiero

Massimiliano Todeschi,

Attuale Zona di Diffusione:Asola, Acquanegra, Casalmoro,

Casalromano, Castelnuovo, Casaloldo, Ceresara, Piubega.

Tiratura attuale: 1100 copie

Anno nuovo, vita nuova, nuova copertina, nuova rubrica,

vecchie speranze.Guido Baguzzi

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personaggi del calibro di Egizio Fabbrici e Mario Fertonani, in arte Mario Fortuna, stella canora di Tele Lombardia. Entrambi asolani doc, nati nei primi anni ʻ30, i due amici ora abitano, lʼEgizio sul lago Maggio-re, ed il Mario a Milano. Legatissimi ad Aso-la, non perdono occasione, con una scusa o con lʼaltra, per far delle salutari rimpatriate. Così è stato anche quel giorno, poco dopo la Fiera dei Morti 2007. Al telefono cʼera lʼEgi-zio che mi invitava allʼImpero perchè voleva conoscermi. In un paio dʼore eravamo già di-ventati “parenti” ed avevamo gettato le basi per una nuova rubrica sullʼAsolano. Al mo-mento del caffè, si è seduto al tavolo anche Bruno Broglia che, evidentemente, non ha saputo resistere al richiamo dei due amici di gioventù. Sarei rimasto fino a sera a sentire i loro racconti perchè da essi riaffioravano i gustosi aneddoti di unʼAsola che, per motivi anagrafici, non ho potuto conoscere ma che, nella sua genuina semplicità, resta impareg-giabile testimone di un modo di vivere che oggi, purtroppo, non esiste più. Egizio Fab-brici è un personaggio che, nella sua lunga carriera di fotografo, iniziata nella bottega asolana di Trento Macerata, e conclusasi nella redazione di “TV Sorrisi e Canzoni”, ha viaggiato in mezzo mondo e fotografato i più famosi artisti internazionali del tempo. Una carriera ricca di aneddoti e di avventure che la Sua grande comunicativa sa trasforma-re in racconti al limite della fantasia. Un gior-no, ero a S.Remo per il Festival, quando una signora che aveva sentito un mio racconto mi disse: <ma sa che Lei sa raccontare “le bal-le” come se fossero storie vere?> Ed io, di rimando: <Il fatto è, Signora, che io raccon-to solo storie vere che sembrano “balle”!> I racconti di Egizio Fabbrici sono così affa-scinanti che ho pensato di farne una rubrica e

di intitolarla “Amarcord ... di un ex paparaz-zo asolano”. <Lo sai che il termine “paparaz-zo” è stato coniato da Federico Fellini per il film “La dolce vita”?> mi dice Egizio, <E sai da cosa deriva? Mi trovavo a Cannes e fu lo stesso Fellini a dirmelo. Il termine paparaz-zo deriva dal dialettale “papatàs” il fastidio-so insetto che punge e non si vede!> Questo è lʼasolano Egizio Fabbrici, fotografo di TV Sorrisi e Canzoni che, in ventʼanni, fra tutti i direttori della rivista ricorda con simpatia uni-camente quellʼAntonio Lubrano, anchʼegli legato ad Asola, ed autore di “Falpalà” un li-bro di favole per adulti, fra cui figura anche “la ranocchia di Asola”. Il libro è stato pre-sentato dallo stesso Lubrano sabato 24 novem-bre, in Sala dei Dieci. Vi ricordo che potrete leggere la nuova rubrica di Egizio Fabbrici a pag.15. Per concludere, vorrei conoscere il Vostro giudizio sulla nuova veste grafica del-la copertina. Dobbiamo continuare su questa linea o preferite che si ritorni alla vecchia impostazione? Se vorrete, potete farci ave-re questo ed altri suggerimenti, telefonando al 338-1516966. Fin da ora, grazie di cuore!

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sarà buona (anno secco: raccolto abbon-dante), al contrario se il busto è opaco (anno umido: raccolto scarso). Nella tra-dizione del secolo scorso dalle cascine gli agricoltori partivano con il buio, a piedi o in calesse, per assistere allʼesposizione del Patrono. Dopo la prima S.Messa, con-tenti se il busto era apparso lucido, era usanza fermarsi con gli amici in osteria per mangiare pane e salame, innaffiato con buon vino. Tutte le Messe celebra-te nel giorno di San Giovanni erano so-lenni e ad esse partecipava una moltitu-dine di fedeli che affluivano anche dai

L’Asolano 1/08 Dalla copertina 3

Storia, tradizione, riti sacri e profaninel giorno del Santo Patrono

paesi vicini. Il Monsignore mitrato vestiva i paramenti che erano stati di San Carlo Borromeo ed indossava la mitria, con i dia-manti. Al termine della Messa tutti si met-tevano in fila per baciare il busto del Santo. Dopo le funzioni della sera e la benedizione di oggetti personali presentati dai fedeli, al termine di una processione interna, il busto viene riposto nella sua nicchia, allʼinterno della sua Cappella, in attesa che giunga il nuovo anno. Questo il sacro. Ma Asola era famosa anche per il suo Veglione di San Giovanni, che costituiva uno degli appunta-menti mondani più attesi della zona. Esso si svolgeva in un Teatro Sociale risplendente, con i suoi eleganti palchi lignei, decorati con fregi dʼoro e con poltroncine in velluto ros-so. Le danze erano coordinate da un cerimo-niere per evitare spiacevoli assembramenti in pista. Anche il menu del giorno era parte della tradizione: agnoli in brodo, cappone ripieno, torta margherita, amaretti, ecc.

inumate nella chiesa degli Apostoli. Il nuo-vo imperatore Teodosio II, figlio di Arcadio e Eudossia, implorò il perdono per i suoi genitori che avevano perseguitato il ve-scovo. San Giovanni Crisostomo divenne celebre per le sue grandi capacità oratorie tanto da meritare lʼappellativo di “Bocca dʼoro”. Risalgono ai primi anni del XV se-colo le prime offerte documentate in onore del Santo, a testimonianza che già da quei tempi antichi il culto del Santo si era impo-sto nella tradizione asolana. Tuttavia è solo dal 1575 che ci sono giunte notizie della presenza ad Asola della Santa Reliquia del vescovo di Costantinopoli, costituita dalla mandibola, proprio la parte del corpo che più lo aveva reso celebre. Le Historie del Mangini riferiscono che un monaco di pas-saggio da Asola morì in unʼosteria, lascian-do fra i propri bagagli il prezioso oggetto. Fu poi lʼAbate degli Antonii che lo recu-però per offrirlo alla devozione popolare. Con maggiore probabilità la reliquia pro-viene dalla salma del Crisostomo, custodita a Roma nella Basilica di S.Pietro. Nel 1604 la Comunità di Asola commissionò ad una bottega milanese la realizzazione del bu-sto dʼargento raffigurante il Santo, entro il quale fu collocata la preziosa reliquia. Sul busto è ben visibile la scritta in latino che può essere così tradotta: “Nellʼanno del Signore 1605 la Comunità asolana de-dicò questa immagine a San Giovanni Cri-sostomo Arcivescovo, a testimonianza della sua particolare devozione”. Successivamen-te fu costruito, nellʼomonima cappella, un altare sul quale, dietro una piccola porta di legno con le insegne abbaziali, è stata ricavata la sede entro la quale, da quel lontano settembre 1722, ha trovato po-sto il busto del Santo con la Reliquia. San Giovanni è ufficialmente patrono di Asola dal 1788, quando la nostra Città ottenne dal Senato della Repubblica di Venezia lʼautorizzazione a sostituire la devozio-ne dei santi Faustino e Giovita. Da allo-ra il giorno canonico in cui Asola celebra il proprio Patrono è il 27 gennaio, scelto per ricordare il giorno in cui i fedeli, nei primi anni del 1400, iniziarono a porta-re in Chiesa le loro offerte in Suo onore. I preparativi della festa iniziano fin dai giorni precedenti con tridui di preghiera e solenni funzioni scandite dal rituale suono delle campane. In questa fase viene curato con particolare solennità lʼaddobbo della Chiesa. Di primo mattino, il 27 gennaio, al suono delle campane, il parroco ed il sindaco aprono i due cancelli di ferro e le-gno che chiudono la nicchia del Santo ed il busto dʼargento viene esposto sullʼaltar maggiore, unitamente ai reliquiari degli altri quattro santi mitrati. Questa opera-zione assumeva un particolare significato perchè dallʼaspetto del busto giovanneo si traggono gli auspici sullʼannata agricola. Se il busto è lucido vuol dire che lʼannata

Don Anselmo: 70 anni di vita sacerdotale 18 dicembre 1937 - 18 dicembre 2007 di Annalisa Antonini

Il nome di don Anselmo Ghidini evoca molte stagioni della Chiesa e della storia di Asola. Ordinato sacerdote a 22 anni, lo scorso 18 dicembre ha celebrato 70 anni di consacrazione. Originario di villa Saviola, giunse ad Asola nel 1940 e da allora ad Asola è rimasto, perpe-tuando un lungo rapporto dʼaffetto tra quel prete dalla voce profonda, dai capelli spettinati, dalla personalità ferma e determinata, dalla disponibilità sempre pronta e molte generazioni di asolani che subito capirono la vocazione genuina di quel ministero di pace sostenuto

dalla fede. Figura emblema-tica di quella cultura catto-lica che sapeva conciliare la fedeltà alla tradizione e lʼapertura al nuovo, era obbe-diente, ma personalissimo ed originale, a volte scomodo. I primi anni furono difficili: il peggio era sempre in aggua-to, prima per i pericoli della guerra e poi, per i problemi del dopoguerra (la morte di molti padri di famiglia e il cambiamento del ruolo delle donne, la mancanza di lavoro e lo sradicamento dellʼimmi-grazione, le lotte sociali ed il turbamento delle masse) ma, di fronte ad una gioventù che rischiava di crescere senza punti di riferimento, seppe affrontare gli avvenimenti con la consapevolezza di chi sa che, “quando il fango sale, bisogna essere masso, per segnare la strada giusta”.Non cʼerano differenze ideo-

logiche, di età, di stato sociale, di cultura o educazione che potessero impedirgli di aiu-tare chi aveva bisogno. Per impegnare ed educare cristianamente i giovani attuò mirabili iniziative: fondò gli Scout e la Polisportiva, i Pueri Cantores, la Corale Santa Cecilia e la squadra di calcio San Carlo. Tutto allʼombra dellʼOratorio e del “Curtil di pret”, vero punto di riferimento per tutti i giovani di Asola che, ogni giorno, in quei locali e su quel piccolo campo sfogavano la loro esuberanza in accesi incontri di calcetto, di bigliardino o di tennis tavolo. Insegnò per molti anni alla Scuola Media ed alle Elementari, senza mai trascurare la sua missione principale di curato dʼanime. In età matura, ad ogni ora, assicurò la sua umile ed indispensabile presenza nella Chiesa di San Rocco e allʼOspedale, sempre con la corona del Rosario tra le mani, sempre disposto ad ascoltare, comprendere e consolare. Da 70 anni fa parte della “fanteria” della Chiesa, di quei preti che sanno tradurre la teolo-gia con lʼesempio quotidiano, in modo che ognuno la capisca. Ognuno di noi ha qualche ricordo di Don Anselmo, ed anchʼio ne conservo alcuni ... (segue nel prossimo numero)

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L’Asolano 1/08 Sanità 4

Finalmente, con lʼiscrizione avvenuta lo scorso 22 novembre 2007, presso lʼUffi-cio di Registro di Castiglione delle Stivie-re, lʼAssociazione “Amici dellʼOspedale di Asola”, è ufficialmente riconosciuta ed abilitata a perseguire le importanti finalità per cui è stata costituita. Ciò non di meno, lʼAssociazione ha già segnato un signifi-cativo punto a suo favore con lʼapertura, presso lʼOspedale asolano, del “Centro di Diagnosi, terapia e riabilitazione del Pavimento Pelvico”. Se si considera che una simile struttura non è presente nem-meno negli Ospedali di Mantova, Brescia e Cremona, lʼambulatorio del Pavimento Pelvico inaugurato ad Asola, rappresenta un vero fiore allʼocchiello del nostro Ospe-dale. Con la dizione di pavimento pelvico si intendono tutte le patologie che possono colpire, sia nellʼuomo che nella donna, la zona pelvica. Gli Amici dellʼOspedale, a tal proposito, hanno il piacere di informa-re che, recentemente, è stato acquistato un Dyno Compact (Sistema per Manometria), unʼimportante apparecchiatura elettrome-dicale che completa la dotazione tecnica dellʼAmbulatorio stesso. Questo traguardo è stato raggiunto grazie al generoso contri-buto di tanti privati cittadini e delle seguen-ti Associazioni asolane: Club dei cacciatori, Società di Mutuo Soccorso, Lions Club Chie-se Mantovano, Comitato di San Rocco, As-sociazione Aeronautica Nucleo C. Pastore, Ciclo Club Asola, Associazione Nazionale Alpini, Associazione Nazionale Carabi-nieri, Gruppo Preghiera Padre Pio, As-sociazione “Per Stare Insieme Asola”,

Dal 22 novembre scorso gli “Amici dellʼOspedale di Asola”

sono, a pieno titolo, unʼAssociazione

dini affinchè non venga sottovalutata lʼimpor-tanza dellʼiscrizione se davvero si ha a cuore il futuro dellʼOspedale e si voglia contribuire, con la propria adesione, a difenderlo ed a va-lorizzarlo. Un antico proverbio recita: “lʼunio-ne fa la forza” e mai, come in questo caso, il futuro del nostro Ospedale dipende proprio dalla forza e dalla determinazione che lʼAs-sociazione riuscirà ad esprimere. Non perdete quindi lʼoccasione per dimostrare quanto sia importante anche per voi lʼintegrità e lʼeffi-cienza dellʼOspedale di zona. Per iscriversi è sufficiente recarsi ogni venerdì pomeriggio dalle 14,00 alle 17,30 nella sala del camino, a piano terra del vecchio ospedale, ingresso in via Tomaselli (prendere il corridoio che porta in Chiesa, a metà corridoio a destra).

Si informa che sono disponibili i CD del Concerto “Musica per un sorriso” registrato il 9 maggio 2007 al Teatro San Carlo di Aso-la. E ̓possibile averli versando un contributo di €.10 che verrà devo-luto allʼAssociazione A.B.E.O. che opera in favore dei bambini ma-lati di leucemia e delle loro fami-glie. Per informazioni rivolgersi a William Rizzieri, cell. 337/418483

Associazione Santa Margherita, Associa-zione Santa Maria. La somma raccolta di €. 5925,72 è stata decisiva perchè ha con-sentito di acquistare il Dyno Compact, che serviva per completare lʼapproccio terapeu-tico dellʼAmbulatorio Pelvico asolano. Il costo dellʼapparecchiatura sarebbe stato di molto superiore ma il versamento di quel-la somma e il fine benefico dellʼiniziativa che lʼaveva raccolta, ha fatto il miracolo di convincere lʼAzienda venditrice a praticare un forte sconto. Questa è la forza dellʼAs-sociazione Amici dellʼOspedale ed il signi-ficato del suo impegno. Nessuno avrebbe potuto acquistare quellʼapparecchiatura ad un prezzo così basso ma nel nostro caso è stato possibile perchè oltre ai soldi il vero valore aggiunto è la solidarietà che acco-muna le persone per il conseguimento di un fine di pubblico interesse. LʼAssociazione Amici dellʼOspedale di Asola ha, però, de-gli obiettivi molto più ambiziosi. Obiettivi che sono alla nostra portata solo se lʼAs-sociazione riuscirà ad aggregare attorno al suo Progetto il maggior numero possibile di persone convinte che la loro adesione e il loro piccolo contributo, insieme a tante altre adesioni, sono davvero in grado di “spostare le montagne”. E, volendo rag-giungere gli obiettivi che si sono prefissi “Gli Amici dellʼOspedale di Asola” sono proprio le montagne che devono essere spostare. Fra di esse la montagna della po-litica, forse la più aspra, con le sue decisio-ni irrazionali, i suoi intrecci, la sua assurda burocrazia. “Gli Amici dellʼOspedale di Asola” lanciano un appello a tutti i citta-

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L’Asolano 1/08 Attualità 5

Le nuove tribune coperte sotto le quali, quando piove, si deve aprire lʼombrello.

Sabato 24 novembre è stata una giornata piovosa di quelle che se, ad esempio, vuoi vedere una partita di calcio, vai al campo solo se sai di poter usufruire di tribune co-perte. Oggi il pubblico è esigente e difficil-mente tollera la scomodità di assistere ad una partita, sotto la pioggia, con lʼombrello aperto. LʼAmministrazione desiderosa di as-secondare le aspettative dei cittadini e della Società sportiva che ha in gestione lʼimpian-to, si è premurata di reperire i 420.000 euro necessari per i lavori di ristrutturazione ed ha provveduto ad indire la gara dʼappalto.

Non vogliamo soffermarci su una scelta che, in linea di principio, riteniamo sbagliata. Le esigenze della Società Asolana Calcio, a nostro giudizio, avrebbero potuto essere soddisfatte in modo migliore, rifacendo ex novo la struttura in luogo più decentrato, lu-crando poi sulla vendita del terreno attuale.

STARGATEdi Roberto Paparini

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Come spesso accade quando i soldi e le idee sono scarsi, si finisce per scegliere la classica soluzione di ripiego. Troppo stretto il terreno per un impianto funzionale; troppo irregolare la pista di atletica leggera, per poter ospitare delle gare ufficiali; carente la copertura delle tribune per lasciare allʼasciutto gli spettatori e confortevoli gli spogliatoi; troppo sacrificato lʼimpianto, per poter ricavare i necessari par-cheggi. Ma questo sarebbe poca cosa, se lʼin-tervento principale per il quale è stato deciso lʼinvestimento fosse risultato conforme alle attese degli appassionati. Purtroppo, come siamo stati abituati da un pò di tempo a que-sta parte, quando si tratta di lavori pubblici, alla fine cʼè sempre qualcosa che non quadra.

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La bella struttura usata per coprire le tribune nella pratica ha evidenziato gravi carenze.

Ecco come si presentano le gradinate delle tribune coperte dello “stadio” di Asola, in una nor-male giornata di pioggia, senza vento. Questo, probabilmente, è un raro esempio di una nuova copertura che fa acqua da tutte le parti, esattamente come il Comune di Asola che, per avere un risultato di questo tipo, ha speso la bellezza di 420.000 euro .

Poichè lʼarticolo in questa pagina è di quelli che ti fanno perdere la poesia, ab-biamo pensato di rimediare proponendoVi una breve poesia del nostro amico Navio Cogato che sarà presente anche al Recital di S.Antonio del 22-23 gennaio 2008.

TRISTEZZA (5 gennaio 1982)

In quel loco dove il tempo passava e la primavera stentava a mostrarsi ogni casa assumeva una propria tonalità. La sera avvolgeva le sottili ombre del crepuscolo e le rendeva appassionate. In quel loco la mente sbizzarrita varcava le frontiere del senno per addentrarsi in folli disegni.

Non Vi sembra appropriata?

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L’Asolano 1/08 Attualità 6

In realtà, cʼentra assai poco ma, poichè LʼAsolano è sempre attento a chi mostra attenzione per il suo impegno editoriale, questo articolo vuole essere un doveroso omaggio a Claudio Neviani, non solo nostro assiduo lettore di San Gervasio Bresciano, ma anche nipote di Lodovico Borsari, il brillante inventore del profumo “La Violetta di Parma” e fondatore dellʼunica Azien-da profumiera italiana che ha saputo farsi apprezzare nel mondo al pari delle più rinomate Case francesi. Ma la storia di Lodovico Borsari, ritratto nella foto accanto, è anche quella del “genio italico” che pur essendo rara-mente profeta in patria, riesce sempre a stupire per le sue straordinarie ca-pacità ed intuizioni. Quella della “Violetta di Parma” e della Ditta Borsari, in questo senso, è una storia esemplare che merita di essere ricordata.

Cosa cʼentra Asola con la Violetta di Parma?

Il padre Ferdinando, falegname e la madre Maria Teresa Fantelli, massaia crebbero Lodovico, 3° di tredici sorel-le e fratelli, con scarsi mezzi economici tanto che, appena compiuti i 12 anni, il giovane Borsari entrò, come garzone, nel negozio del barbiere di Via Cavour, in città. Evidentemente, il destino aveva già ordito la sua trama perchè fu proprio da quellʼattività che trasse origine lʼAzienda profumiera. Dapprima, in società con un certo Dario Saccò, con il quale Lodovico iniziò a produrre i primi profumi, lozioni, lavande, mix di gelsomino, neroli e garde-nia; le classiche note agrumate di berga-motto e limone, fino alla realizzazione del “cuoio”, il profumo maschile per eccellen-za. La cosa straordinaria è che da subito i clienti dimostrarono di apprezzare, e non solo durante il trattamento. Sempre più spesso, infatti, ai due “barbieri” giungevala richiesta di poter portare a casa questi

profumi così originali, al punto che i due cominciarono ad organizzarsi. Secondo quanto in seguito, scrisse lo stesso Borsa-ri, la “Violetta di Parma”, il profumo per antonomasia, risale al 1880 e fu ispirato al Borsari dalla ben nota predilezione per le violette della Duchessa di Parma e Piacen-za, Maria Luigia dʼAsburgo. Ma fu solo nel 1897 che i due soci lasciarono la bar-beria per aprire nel piazzale della Stazio-ne di Parma la fabbrica dei profumi vera e propria che utilizzava come contenitori i flaconi di vetro finemente lavorati dalla ditta Bormioli. Nel 1907 Lodovico liqui-dò Dario Saccò e costituì la Società in ac-comandita semplice Borsari Lodovico & C. che subito incrementò il suo capitale, cambiò sede, ristruttui locali della nuova sede in località Mulini Bassi e rinnovò i macchinari per soddisfare le richieste che già allora gli pervenivano da tutto il mondo. Dimostrando una grande capacità

Lodovico Borsari nato a Parma lʼ8/9/1858 e morto a S.Andrea Bagni (Medegnano) il 18/7/1939

tecnica ed, è proprio il caso di dirlo, uno straordinario “fiuto” per gli affari, Lodovi-co Borsari ampliò la gamma dei prodotti e prestò grande attenzione ai dettagli, secondo le indicazioni che gli venivano soprattutto dal mercato estero, particolarmente attratto dalle confezioni ispirate al Decò, la corren-te artistica in auge in quegli anni. Nacquero così i nomi che fecero decollare lʼAzienda e ne fecero la storia: Aurea Parma, Bacio di Duchessa, Segreto dʼamore, Il mio sogno e, soprattutto Notte romana. Dal 1921 Lo-dovico Borsari, sempre più sulla cresta del-lʼonda, fu insignito delle più iportanti onori-ficenze a partire dallʼambitissima “Croce di Cavaliere della Corona dʼItalia” e per finire con il titolo di Commendatore della Corona dʼItalia che gli fu conferito proprio nellʼan-no della sua morte.

... e io pago! (a cura di William Rizzieri)

Rimborsi elettorali 180 volte più alti delle spese realmente sostenute. Numero di dipendenti nelle regioni più “virtuose”moltiplicati per tredici volte in ventʼanni.Spese di rappresentanza dei governatori delle regioni fino a dodici volte più alte di quelle del Presidente della Pepubblica tedesca. Province che continuano ad aumentare nonostante da decenni siano considerate degli Enti inutili.Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249 mila. Candidati “trombati” consolati con 5 buste paga.Presidenti di circoscrizione che viaggiano in autoblu.Questa rubrica rappresenta il tentativo di semplici cittadinidi informare altri cittadini come una certa politica, o meglio la sua caricatura, obesa ed ingorda, sia diventata insaziabile ed abbia inquinato lʼintera società italiana.Storie incredibili che, purtroppo, sono vere e parlano di numeri da bancarotta, di aneddoti che sarebbero “spassosi” se non dovessero far venire lʼacidità di stomaco o il mal di fegato aisemplici cittadini che, invece, sono costretti a fare i conti conla dura realtà quotidiana per poter “sbarcare il lunario”, magari rischiando la vita per guadagnare un salario insufficente per mantenere decorosamente la propria famiglia.Le notizie di questa rubrica sono state tratte da un reportage denuncia, realizzato da due grandi giornalisti che fa ben capire perchè i tutti i politici sono tanto attaccati alla poltrona!

Il rag. William Rizzieri che, evidentemente, non teme la gastrite, inizia dal prossimo numero a curare una rubrica vietata a tutti coloro che soffrono di ipersensibilità gastrica ed epatica.

Ve ne diamo un saggio per farvi comprendere lo spirito della rubrica. Che futuro ha un Paese dove la fame di poltrone ha spinto ad inventare le comunità montane

al livello del mare? Dove il Quirinale spende il quadruplo diBuckingham Palace e dove una “lasagnetta al ragù bianco escamorza” dello chef del Senato costa la metà di una pastasciut-ta alla mensa degli spazzini? Dove fiscalmente conviene regala-re soldi ad una forza politica piuttosto che ai bambini lebbrosi? Che futuro ha un Paese così? Aerei di Stato che volano 37 ore al giorno e sono pronti al decollo per portare Sua Eccellenza ad una festa a Parigi. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum.

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Le proprietà terapeutiche della musica

MUSICA, SCIENZA, PENSIERO

L’Asolano 1/08 Musica 7

Anna Sbalchiero

Musica, Scienza, Pensiero è il tema del Convegno multidisciplinare, che si è tenu-to a Lucca sabato 20 ottobre 2007 e che ha riscosso una notevole partecipazione di addetti ai lavori. Il Convegno, promosso dalla Fondazione Umberto Veronesi e dal-lʼAssociazione Musicale Lucchese, ha vi-sto la presenza di illustri relatori, speciali-sti nelle varie discipline trattate, tra i quali in primis il Professor Umberto Veronesi. Musica, scienza e pensiero sono in realtà tre discipline solo apparentemente lontane tra loro, che hanno tutte bisogno di creati-vità, di tecnologie, ma soprattutto di pro-gresso. Quel progresso che in Italia tanto “spaventa” il ministro dellʼIstruzione, vista la fuga dei nostri ricercatori allʼestero. In-teressantissima la conferenza sul rapporto tra musica e medicina, la cosiddetta “Mu-sicoterapia”. Seppur materia di studio an-cora giovane in Italia, attiva dai primi anni 70ʼ, ha già dato riscontri molto concreti in sede di applicazione su pazienti. La musica interviene nel mantenimento dellʼanima.Il suono viene utilizzato come mezzo di co-municazione dai pazienti, La musica viene

infatti impiegata nella cura di disturbi della comunicazione, autismo, disturbi del-lʼumore, disturbi della sfera emotiva, problemi geriatrici, deficit sensoriali. Gli effetti terapeutici della musica sono co-nosciuti da molto tempo, già nel 1500 a.c. era menzionato lʼeffetto della musi-ca sullʼanimo umano. La musica incide profondamente nella psiche e interviene nel mantenimento dellʼanimo umano. È parso subito chiaro quanto attualmente lʼambito toscano (soprattutto la Lucche-sia), costituito da enti locali quali Asl, As-sociazioni musicali, ospedali psichiatrici, operi in questo campo grazie a musicisti, psichiatri, psicoterapeuti, musicoterapeu-ti, che si impegnano da anni in questo importante obiettivo, con spirito di dedi-zione, finalizzato al raggiugimento di una qualità di vita migliore per il paziente.Negli ultimi anni, grazie allʼinteresse cre-scente da parte di psicologi e neuroscien-ziati, la musica è considerata un processo cognitivo a pieno titolo. La pratica della musica infatti pare che abbia il potere di modificare, entro certi limiti, le connessioni

cerebrali e migliorare anche capacità non musicali. Se facciamo un paragone tra mu-sicisti e non musicisti, le differenze sono già evidenti allʼetà di 10 anni. Di recente è stato scoperto dagli scienziati il gene Fox B2, il gene del linguaggio, che è presente nellʼuomo ma è assente, per esempio, ne-gli scimpanzè. Se manca questo gene la persona può avere difficoltà nel linguaggio e difficoltà ad ascoltare la musica e a capir-la. La musica ci accompagna nella vita, fa-vorisce la crescita della sensibilità e della psiche, ha benefici effetti sulla spiritualità ed accompagna la religiosità. Nella musi-coterapia lʼesperienza di molti pazienti è che la musica li aiuta a liberare i sentimen-ti, a esprimere in gesti musicali ciò che non riuscirebbero a dire con le parole. Peccato solo, che in sede di Finanziaria, venga-no immancabilmente proposti “tagli” ai fondi sulla musica, in quanto considerata una disciplina inutile e costosissima. Se pensiamo che in Olanda il 4 per cento del bilancio di un ospedale è obbligatoriamen-te destinato alle arti (musica, arti figurati-ve...), il nostro Paese politicamente parlan-do è ancora troppo lontano dal pensare a questi obiettivi.

La nostra lettrice più anziana è, sen-za dubbio la Signora Laura Fran-ceschi, che abita a Brescia, ed in questo mese di gennaio ha raggiunto la ragguardevole età di 104 anni!!! Lʼintera redazione de LʼAsolano, unitamente agli auguri di rito, au-spica che la Signora Laura possa continuare ad essere nostra assidua lettrice, per tanto tempo ancora.

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zione principale, la detrazione del 19% non spetta sullʼintero ammontare degli interessi passivi pagati nellʼanno, ma è li-mitata al rapporto tra lʼammontare del co-sto, risultante dalla sommatoria del valore dellʼimmobile indicato nel rogito notarile e degli altri oneri accessori connessi con lʼoperazione di acquisto ed il capitale dato a mutuo.Ipotizzando un mutuo di euro 200.000 con un valore dellʼimmobile di euro 150.000, a fronte di interessi passivi pagati nel 2007 per euro 3.000, avremo che il contribuente potrà fruire della detrazione di euro 427,50 pari al 19% sullʼimporto di euro 2.250, otte-nuto dal seguente calcolo: 150.000/200.000 x 3.000 = 2.250.La detraibilità degli interessi passivi su mutui è subordinata alla circostanza che lo stesso sia finalizzato allʼacquisto dellʼabita-zione principale. Per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuen-te o i suoi familiari dimorano abitualmen-te, come risultante dai registri anagrafici ovvero dallʼautocertificazione con cui il contribuente può dichiarare di dimorare abitualmente in luogo diverso rispetto alla propria residenza anagrafica. La destinazione del mutuo allʼacquisto del-lʼabitazione principale deve risultare dal contratto di acquisto dellʼimmobile o dal contratto di mutuo, in mancanza il contri-buente può richiedere alla banca di accer-tare tale circostanza mediante unʼespressa dichiarazione, da ultimo il contribuente in mancanza anche della documentazione da parte della banca può ricorrere ad una di-chiarazione sostitutiva di atto notorio. Tra gli oneri accessori detraibili unitamen-te agli interessi passivi si comprendono lʼonorario del notaio con riferimento alla stipula del contratto di mutuo, le spese che il notaio sostiene per conto del cliente quali ad esempio lʼiscrizione e la cancellazione dellʼipoteca e lʼimposta sostitutiva sul ca-pitale prestato. In sostanza, le spese accessorie che danno diritto alla detrazione sono costituite da spese assolutamente necessarie alla stipula del contratto di mutuo.Per le spese di intermediazione immobi-liare viene riconosciuta la detraibilità dei compensi che il contribuente ha pagato nel corso del periodo di imposta a fronte del-lʼattività di intermediazione svolta relati-vamente allʼacquisto dellʼunità immobilia-re da adibire ad abitazione principale. La detrazione delle spese di intermediazio-

Lʼargomento scelto per la trattazione di questo articolo riguarda la detraibilità degli interessi passivi su mutui contratti per lʼac-quisto, la ristrutturazione o la costruzione della abitazione principale (chi non paga un mutuo oggi?!).Per poter detrarre fiscalmente, in dichia-razione dei redditi, gli interessi passivi su mutui relativi allʼacquisto dellʼabitazione principale occorre soddisfare le seguenti condizioni:• lʼimmobile deve essere acquista-to e adibito ad abitazione principale da parte del proprietario o dei suoi familia-ri entro un anno dallʼacquisto;• lʼacquisto dellʼimmobile deve av-venire nellʼanno antecedente o successivo alla stipula del contratto di mutuo;• la tipologia di contratto da stipu-lare è quella di mutuo ipotecario, altri contratti di finanziamento non permet-tono la detraibilità;• lʼimporto massimo detraibile dal contribuente è calcolato sul 19% della spe-sa effettivamente sostenuta nel corso del-lʼanno per il quale se ne chiede la detra-zione per interessi passivi, con un limite di euro 3.615,20 per ogni mutuo, indipenden-temente dal numero di intestatari;• le spese devono risultare da ido-nea documentazione.Entrando nel merito della trattazione è bene inoltre specificare che lʼintestatario del mutuo deve coincidere con il proprie-tario dellʼimmobile, qualora lʼimmobile sia di proprietà di uno solo dei due coniugi, mentre il mutuo risulti cointestato, la de-trazione non compete al coniuge che non ha acquistato lʼimmobile.Il coniuge proprietario può fruire della de-trazione in relazione non allʼintero ammon-tare degli interessi, bensì solo in proporzio-ne alla sua quota, anche se lʼaltro coniuge è a suo carico. Nel caso di cointestazione sia nella pro-prietà che nel contratto di mutuo, ove un coniuge sia a carico dellʼaltro, compete al dichiarante la detrazione integrale degli in-teressi passivi pagati da entrambi. In caso di immobile acquistato in com-proprietà tra i coniugi, di cui uno solo ti-tolare del mutuo, questʼultimo può eser-citare la detrazione in relazione a tutti gli interessi pagati e non solo sul 50%, ciò in quanto la ripartizione della proprie-tà dellʼimmobile risulta essere ininfluen-te. Inoltre nel caso di mutui eccedenti il costo sostenuto per lʼacquisto dellʼabita-

Interessi passivi su mutui per lʼacquisto, laristrutturazione o la costruzione dellʼabitazione principale

Regole per la detraibilità fiscale (a cura della Dott.ssa Chiara Bergamaschi)

L’Asolano 1/08 Fisco in pillole 8

ne spetta a decorrere dallʼanno 2007 nella misura del 19% della spesa sostenuta con un tetto massimo pari a euro 1.000.La detrazione non viene meno nel caso in cui venga estinto o rinegoziato un contratto di mutuo e ne venga stipulato uno nuovo di importo non superiore alla residua quota di capitale da rimborsare, maggiorata delle spese e degli oneri correlati allʼestinzione del precedente mutuo e accensione del nuo-vo, anche se la banca mutuante è diversa da quella originaria. Il periodo in cui usufruire della detrazione coincide con il periodo nel quale è eseguito il pagamento degli interessi (criterio di cas-sa), di conseguenza nel caso in cui la rata di mutuo in scadenza nel mese di dicembre 2006 sia stata versata a gennaio 2007, la detrazione va effettuata nella dichiarazione dei redditi relativa al 2007.Le condizioni per la detrazione degli inte-ressi passivi su mutui contratti per la co-struzione o ristrutturazione dellʼabitazione principale sono le seguenti:• lʼunità immobiliare deve essere quella nella quale il contribuente o i suoi familiari dimorano abitualmente;• lʼimmobile deve essere adibito ad abitazione principale entro sei mesi dal ter-mine dei lavori;• il contratto di mutuo deve essere stipulato non oltre sei mesi antecedenti o successivi alla data di inizio lavori;• il mutuo deve esser stipulato dal soggetto che ha o avrà il possesso dellʼim-mobile a titolo di proprietà o altro diritto reale;• lʼimporto massimo detraibile dal contribuente è calcolato sul 19% della spesa effettivamente sostenuta nel cor-so dellʼanno per il quale se ne chiede la detrazione per interessi passivi, con un limite di euro 2.582,28;• la detrazione spetta solo in relazio-ne allʼimporto del mutuo effettivamente utilizzato per il sostenimento delle spese di costruzione/ristrutturazione dellʼimmobile opportunamente documentate, ai fini di tale verifica va considerato lʼammontare delle spese effettivamente sostenute, risultanti al termine dei lavori.Le condizioni di detraibilità sin qui descrit-te trovano applicazione per lʼanno 2007, la finanziaria 2008 a oggi, sembrerebbe contenere ampliamenti attinenti in partico-lare agli importi massimi su cui calcolare la percentuale del 19%. C.B.

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Diversi anni fa Asola era protagonista di un evento unico, un festival di musica leg-gera, il mai dimenticato Ercole dʼOro la cui anima organizzativa era il compianto maestro e giornalista Alcide Azzoni. La Gazzetta di Mantova di quegli anni ha de-dicato molti articoli alla manifestazione asolana, sempre con toni vivaci ed entu-siastici. Quelle che seguono sono alcune schegge che rendono lʼatmosfera che cir-condava lʼevento. Poichè non per tutti gli articoli è riportata la data precisa; in que-sto caso indichiamo solo lʼanno. “La società dei Palchettisti del Teatro So-ciale di Asola, con il patrocinio dellʼEnte Provinciale per il Turismo di Mantova, indice ed organizza la X edizione del Fe-stival di Musica Leggera Ercole dʼOro”.“Cʼè San Remo, cʼè Castrocaro, poi cʼè lʼErcole dʼOro di Asola” (17/03/70) “Una delle manifestazioni più qualificate dʼItalia per numero di concorrenti, dota-zione di premi, organizzazione, risultati” (1968)“Il giorno dopo, LʼErcole dʼOro era già in piazza, nei caffè, nei ritrovi e nei commenti della gente che passava in rivista nomi e titoli. Così sono nati due partiti. La fazio-ne dei “baudiani” e i partigiani di Enzo Tortora, presentatore dellʼanno preceden-te” (1969)“Al festival di Asola viene in genere ri-

Gli “anni d’oro” dell’Ercole d’Oro

L’Asolano 1/08 9“Dalla Svizzera e dalla Jugoslavia per con-quistare lʼErcole dʼOro” (04/03/67)“Asola rappresenta tra i festivals cadetti di musica leggera un fenomeno a se stante” (14/02/67)“Lʼaver partecipato allʼErcole, o meglio lʼaver vinto, costituisce un biglietto da visita non trascurabile” (1967)“La Società dei Palchettisti, che organizza ogni anno la manifestazione, si può ben dire che ha in mano le redini del più grosso festival italiano, naturalmente tra i cadetti” (1969)“Il concorso asolano è giunto ad una svolta: o lo si riduce o si dovrà pensare ad una sede più adatta. Si corre il rischio di dover respin-gere il pubblico perchè il teatro non può con-tenerlo” (1967)“Questo è lʼErcole di Asola, una trepidazione che rimane, un richiamo, un festival qualifi-cante, un caposaldo della canzone, un atto di coraggio, un passo promozionale per la cit-tadina del Chiese che sotto molteplici aspetti vuole rimanere sulla cresta dellʼonda” (1969)Devo un ringraziamento particolare a Bruno Bertozzi e al suo archivio, senza il quale que-sto articolo non avrebbe visto la luce.

spettata anche la eleganza (sic)” (1969)“È un mondo, in una parola, che si sta muovendo ad Asola per portare in sce-na questa edizione dellʼErcole dʼOro, la manifestazione che è andata via via ma-turandosi e sviluppandosi nel tempo fino ad assumere toni ed importanza nazionali” (28/02/1967) “Della simpatica giovanile manifestazio-ne asolana si è occupata in questi giorni la cronaca dei quotidiani di tutta Italia, da Trieste ai giornali della Sicilia e persino in una pubblicazione inglese” (27/02/68)“Ad Asola Enzo Tortora avrà il suo momento” (27/02/68)“LʼErcole dʼOro di Asola ha il vento in poppa: diventerà sempre più importante?” (1968)“Ci sono delle orchestrine beat che mandano in visibilio il pubblico” (08/03/67)“Scorrendo lʼelenco degli iscritti si incon-trano nomi che già la radio ha portato nelle nostre case, altri che le plance pubblicitarie hanno fatto conoscere ad una cerchia sem-pre più larga di “fans”, altri ancora che han-no firmato dischi o che sono stati protagonisti di fortunate tournees allʼestero o che hanno brillantemente superato i provini televisivi” (06/03/1968)“Saranno le case discografiche, i talent-scout, la stampa specializzata, i responsabili delle orchestre che avranno tutto lʼinteresse a senti-re lʼErcole di Asola” (18/12/67)

Leonardo Bugada

Edizione 1969: Pippo Baudo premia la vin-citrice Anna Trieste di Cagliari. In secondo piano si riconosce il Maestro Alcide Azzoni, Patron del Festival. (Foto dellʼarchivio privato della famiglia Azzoni)

Per chi, per ragioni anagrafiche, non ha vissuto lʼepopea dellʼErcole dʼOro, è difficile comprendere, fino in fon-do, la portata dellʼevento. LʼErcole dʼOro è stata, forse, lʼultima grande manifestazione popolare che si tenne in teatro prima che lo stesso venisse chiuso.

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Page 10: L'Asolano N°1-08

Sempre di frequente lʼagenzia immobiliare propone al candidato compratore di firmare la cosiddetta proposta irrevocabile di acqui-sto. Tale proposta viene spesso presentata come una “prenotazione” dellʼimmobile che altrimenti potrebbe essere venduto ad altri.Invero la proposta irrevocabile di acquisto non è un documento da firmarsi alla legge-ra in quanto si tratta di un impegno preso da una sola parte, lʼacquirente, a versare per lʼimmobile un certo prezzo. Firmarlo senza unʼattenta lettura potrebbe portare a spiace-voli sorprese. Innanzitutto va detto che lʼob-bligo di acquisto è IRREVOCABILE per un certo periodo. Entro questo lasso di tempo il venditore POTRA̓ inviare una lettera con cui accetta la proposta, ma attenzione, niente esclude che il proprietario possa vendere ad altri senza rimetterci alcunchè. Al compra-tore, pertanto, la firma non porta alcun reale vantaggio!!! L̓ importante è dunque non far-si prendere dal timore di “perdere lʼaffare” e andare molto calmi non firmando nulla che non si sia sicuri di aver perfettamente capi-to, eventualmente facendosi spiegare tutto da un legale o da un commercialista, poiché in diritto le parole hanno un preciso significa-to incontrovertibile e la sottoscrizione, poi, OBBLIGA!!! Ad esempio, in genere, nella proposta irrevocabile viene richiesto di versa-re una somma di denaro, o a titolo di acconto o di caparra confirmatoria. I due termini non sono assolutamente equivalenti e producono effetti diversi nel contratto. Se è stato versato un acconto e la compravendita, per qualsiasi motivo non si sia conclusa, lʼacconto dovrà es-sere restituito. Diversamente se è stata versata una somma a titolo di caparra confirmatoria,

Avv. Cristiana Azzali

Mi chiede un lettore: “Vorrei avere chiarimenti sulla natura e sugli obblighi che derivano dalle proposte irrevocabili di acquisto che i mediatori fanno sotto-scrivere a chi cerca casa tramite agenzia immobi-liare”.

Lʼavvocato consiglia...

L’Asolano 1/08 Servizi utili 10

Concediti l’opportunità di riacquistare un bell’aspetto

in caso di mancata conclusione della vendita, per fatto imputabile allʼacquirente, il vendito-re potrà trattenere tale somma a titolo di risar-cimento. In genere, nelle proposte irrevocabili si consegna un acconto che si trasforma in ca-parra al momento dellʼaccettazione del vendi-tore, quindi, in caso di ripensamento è più che probabile che si perdano i soldi già consegnati al momento della sottoscrizione della propo-sta. Altro elemento: nel caso in cui alla propo-sta di acquisto debba seguire un preliminare, perché così convenuto, lʼeventuale mancata conclusione dellʼaffare non fa sorgere in capo al compratore lʼobbligo al pagamento della mediazione. Diversamente se alla proposta di acquisto segue solo la stipula del contratto de-finitivo, in caso di mancata conclusione sorge in capo al compratore, che ha cambiato opi-nione, anche lʼobbligo di corrispondere la me-diazione allʼagenzia. E ̓evidente pertanto che dalla sottoscrizione della promessa irrevoca-bile di acquisto lʼacquirente non trae effettiva-mente alcun vantaggio, si tratta però ormai di una consuetudine così radicata che spesso si è costretti a sottoscriverla. E ̓possibile comun-que integrare o modificare a penna il prestam-pato predisposto unilateralmente dalle agenzie immobiliari per ridurre i rischi connessi alla firma di un patto unilaterale. In primo luogo la durata della proposta irrevocabile deve essere limitata: uno o due giorni sono sufficienti per avere il consenso del venditore atteso che soli-tamente lʼagenzia non fa firmare una proposta al di sotto del mandato ricevuto dal venditore.In secondo luogo riconoscete come anticipo una somma simbolica; la caparra vera e pro-pria verrà versata al momento della stipula di regolare atto preliminare. Sia che si tratti di

acconto che di caparra intestate gli assegni al proprietario dellʼimmobile. Se non si è potuto controllare, sarà bene non apporre la firma; a meno che la controparte o lʼagenzia non ac-cettino lʼaggiunta di specifiche clausole sulla sospensione o risoluzione indicando che la proposta sarà subordinata allʼaccertamento di specifiche caratteristiche dellʼimmobile che non è stato possibile accertare in anticipo. Ri-cevuta lʼaccettazione del venditore è buona norma fissare immediatamente la data del pre-liminare di acquisto.

ABEOinforma sulla donazione di midollo osseo.

A.B.E.O. (Associazione Bambino Emopatico Oncologico) Onlus, da anni persegue finalità specifiche nel settore socio-sanitario ed assistenziale, oltre a promuovere e sostenere tutte le iniziative possibili a favore del bam-bino emopatico ed oncologico sotto il profilo della prevenzione, della diagno-si precoce, del trattamento ottimale e della riabilitazione. ABEO è nata nel 1988 a Verona e nel 1995 a Mantova, per iniziativa di alcuni genitori di bambini affetti da leucemie e tumori solidi, con lo scopo di risolvere problemi pratici ed economici a livello ospedaliero e non; di potenziare la ri-cerca e lo studio sulle malattie oncoe-matologiche, per raggiungere lʼobietti-vo della guarigione.Lo scorso settembre ABEO ha avviato la Campagna di informazione sulla donazione di midollo osseo denomi-nata “Il miracolo siete voi”, tramite la quale lʼAssociazione desidera portare allʼattenzione del maggior numero di persone possibile il tema della dona-zione di midollo osseo, spesso lʼunica via di guarigione per tante malattie. Per raggiungere lʼobiettivo ABEO si è atti-vata, con uno sforzo sia economico che umano non indifferente, in unʼazione concreta a 360 gradi: tramite una cam-pagna pubblicitaria che è partita dalla città e si allargherà ai comuni limitro-fi; in secondo luogo attraverso la crea-zione di punti informativi provinciali nei presidi sanitari in collaborazione con lʼAzienda Ospedaliera “C. Poma”. Ogni punto “ABEOinforma” sarà su-pervisionato da medici e/o infermieri e gestito dai volontari ABEO. Nei giorni di apertura sarà possibile ricevere in-formazioni sulla donazione di midollo osseo e sullʼattività di ABEO, oltre che effettuare i vari prelievi di sangue per chi fosse interessato a diventare poten-ziale donatore. L̓ intenzione è di creare i punti “ABEOinforma” nei Distretti sanitari di Asola, Bozzolo, Castiglione delle Siviere, Pieve di Coriano, Suzzara e Mantova.Per informazioni è attivo il numero telefonico 0376.201856 – 288754 nei giorni di martedì, giovedì e sabato dalle 9.30 alle 12.00.

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Brevi da Ceresaradal nostro corrispondente Massimiliano Todeschi

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Un Santo “ in casa”: Beato Angelo Macrini

In una delle più suggestive chiese di Man-tova, San Barnaba, un quadro attira lʼatten-zione dellʼosservatore più attento: il Tran-sito del Beato Angelo Macrini, risalente al 18° secolo. Ebbene, il soggetto rappresen-tato nellʼopera ha chiare origini, almeno per quanto riguarda la sua vocazione, pro-prio a Ceresara. Fu don Luigi Bosio, par-roco dellʼimmediato secondo dopoguerra, a svolgere le prime ricerche sul Macrini, che alcune fonti archivistiche dellʼOrdine dei Servi di Maria avevano definito “nato a Ceresara di Mantova”, tra la fine del ʻ400 e lʼinizio del ʻ500. Le successive ricerche di don Pietro Pelati hanno invece messo in luce lʼincertezza riguardo al reale luogo di nascita del Santo, appurando tuttavia che a Ceresara esistette un convento, in località Ghisiola, dove si pensa che il giovane Ma-crini abbia trascorso i suoi primi anni di vo-cazione religiosa. Rare sono le notizie suc-cessive: ritroviamo il Beato solo nel 1526, quando viene eletto Vicario generale della Congregazione dellʼOsservanza. Macrini, secondo le fonti documentarie, “brillava per una grande sincerità dʼanimo ed unʼec-cezionale umiltà e devozione”: qualità che gli valsero la massima santità. Pare che al

Franco Ferrari in una recente immagine

momento della morte, avvenuta a Manto-va nel 1539, attorno al suo letto apparve-ro cori angelici che portarono in cielo la sua anima. È ancora don Pelati a ricordare come sia “simpatico rilevare come per un misterioso influsso ancestrale, la demogra-fia ceresarese abbia onorato, pur inconsa-pevolmente, il nostro Beato”, dedicandogli tra lʼaltro una delle vie centrali del paese.

Questʼanno Ceresara ha riproposto il Mercatino di Natale

Fra le manifestazioni organizzate a Ceresara in occasione delle festività nata-lizie, domenica 23 dicembre la riedizione del tradizionale Mercatino di Natale, organizzato dalla Biblioteca civica ʻFerrante Banderaʼ, ha saputo richiamare un vasto pubblico. La manifestazione ha rappresentato una degna vetrina per tutte le associazioni del paese. Alle ore 21, inoltre, nella chiesa parrocchiale, ha avuto luogo un apprezzato concerto del locale Coro, ancora una volta, capita-nato da Barbara Ruffoni ed Andrea Fazzi. Il doppio appuntamento ha rappre-sentato lʼoccasione giusta per trascorrere una domenica tipicamente ʻfestaiolaʼ.

Questʼanno le due attesissime serate dedicate al Recital di S.Antonio che, di norma, si tengono nella sala del Teatro parrocchiale S.Carlo, in date preceden-ti a quel 17 di gennaio, giorno canonico dedicato al Santo, sono slittate alla setti-mana successiva. Purtroppo, la disponi-bilità di un solo Teatro determina, spes-so, un “ingorgo” di manifestazioni che si contendono i giorni lasciati liberi dalle proiezioni cinematografiche. Evidente-mente, è questo il motivo del ritardo con il quale la programmazione del Recital di S.Antonio è stata fissata per i giorni sopra citati. Ma, lʼattesa fra il pubblico è tale, che anche questo ritardo è tolle-rato da chi già pregusta il sottile piacere di assistere allo spettacolo offerto dagli artisti asolani “allo sbaraglio”. Come lo scorso anno, poichè il Teatro non riesce a contenere tutte le presone che voglio-no assistere allo spettacolo, gli organiz-zatori hanno deciso di ripetere la sera-ta. Così alla “prima” entreranno solo i primi trecento che si presenteranno al-lʼingresso. Chi rimarrà escluso potrà ri-tirare comunque il biglietto e rifarsi la sera successiva, assistendo alla seconda rappresentazione, con la certezza di ave-re il posto a sedere garantito. Comun-que per poter assistere alla prima serata è necessario presentarsi al botteghino con un buon anticipo. Ricordiamo che il cast di questʼanno è particolarmen-te ricco di personaggi, alcuni dei quali già applauditi lo scorso anno, altri come Mario Fortuna, star di Tele Lombardia, non nuovi al palco del San Carlo, ma alcuni, come il complesso dei giovani castelnuovesi, “Black Drone” e il grup-po de “I Reböt”, sono veri esordienti per lʼattesissima manifestazione asolana di gennaio. E poi, come non ricordare i sempre mitici Felice Piazza, Cristian Gallia, Franco Magnani, Busi & San-drini, Odoardo Uggeri, Alvin & Willy, Eros Aroldi, Chiara Guerreschi, Na-vio Cogato, I Sensa Penser, Elio Tas-sellari, Piazza & Caleffi, Gian e Felice Fanfaroni? Ricordiamo, inoltre, che gli spettacoli avranno inizio alle ore 20,30 circa e che non è richiesto lʼabito scuro!

Recital di SantʼAntonio22-23 gennaio 2008

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L’Asolano 1/08 Sanità 12

La locale sezione dellʼABIO, Fondazione per il bambino in Ospedale, si è fatta pro-motrice di una bella e simpatica iniziativa che ha portato un po ̓ di luce nella giorna-ta dei bimbi ricoverati nel reparto pediatri-co dellʼOspedale Asolano. Agnese Beruffi, una delle volontarie ABIO di Asola ci ha riferito che lʼiniziativa di donare giocattoli ai bambini ospedalizzati, nella tradiziona-le ricorrenza di Santa Lucia, è partita dai genitori degli alunni delle classi prime delle scuole elementari di Asola. Con questo gesto i genitori hanno voluto sensibilizzare i loro figli affinchè essi si sentissero idealmente vi-cini ai piccoli coetanei che stanno vivendo una condizione di disagio e sofferenza. La dirigenza scolastica e le insegnanti, hanno favorito questa lodevole iniziativa. Dal can-to suo lʼAssociazione di Volontariato della Fondazione ABIO, in stretta collaborazione con il Primario incaricato, dott. Roldano Astolfi, ed il personale ospedaliero del re-parto di pediatria, per rendere più coinvol-gente per i piccoli degenti la manifestazione in loro onore, ha organizzato allʼinterno del reparto una festicciuola con la consegna dei regali, direttamente dalle mani di Santa Lu-cia che, in via del tutto eccezionale, si è resa visibile unicamente ai piccoli ricoverati ed ai “grandi” presenti nel reparto. La sorpresa per i piccoli è stata grande al pari dellʼemo-zione che ha saputo suscitare in loro. Que-sta è anche stata lʼoccasione per i giornalisti presenti di far conoscere al pubblico dei loro lettori la realtà di un reparto, quello della Pe-diatria asolana, che nonostante la discrezio-ne con cui svolge il suo prezioso compito,

sa coniugare nella giusta misura, anche a detta degli stessi genitori dei bimbi ricovera-ti, efficienza ed umanità. Le cose che vanno bene non fanno notizia, e per questo si tende a dimenticare. Crediamo invece sia giusto fare un plauso ai medici, a tutto il personale e ai preziosi volontari dellʼABIO, ed evi-denziare la qualità e la professionalità del loro impegno per ridurre la sofferenza dei bambini affidati alle loro cure.

Abbiamo fotografato S.Lucia!nella Pediatria allʼOspedale di Asola

10 dicembre 2007 - 2° anno di attività

Asola 13 dicembre 2007: Nel reparto di Pediatria allʼOspedale, per iniziativa della locale sezione ABIO, Santa Lucia si è lasciata fotografare insieme ad alcuni, emozionatissimi, piccoli degenti. (Foto de L̓ Asolano)

Santa Lucia velata in visita nella stanza di una piccola paziente poco prima di la-sciarle un dono (Foto de L̓ Asolano)

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e il ponte di barche non era praticabile, Lui ha fatto retromarcia con la corriera e, dopo aver preso la ”bidiscùrsa”, è saltato dal-lʼaltra parte...con la corriera! E come non ricordare “Scagassa” il parrucchiere che si comperò una bella moto B.S.A, che subito venne ribattezzata “Bisogna Saperla Ado-perare”?. Ce nʼerano di tipi strani ad Aso-la! La Linda Trota che portava a spasso la madre a cui era stata amputata una gamba, sulla carriola e, sempre per stare in tema di gente senza gamba, ricordo “el Cisirù” che suonava o, meglio, “el ciùcàå le tòlê” (la batteria) nel suo locale, uno scantinato pomposamente chiamato “la Grotta Azzur-ra” frequentata dai giovani della Asola bene. Io non appartenevo allʼAsola bene ma an-davo ugualmente a ballare il “bughi-vughi” (boogie-woogie) in competizione con Wal-ter Gnatta, detto il figlio della luce, perché suo padre era capo tecnico alla “Brescia-na” la Società elettrica, antesignana del-lʼENEL, quella che, per intenderci, dava la luce ad Asola. A ballare andava un gruppo di belle ragazze, quando le ragazze erano belle al naturale, senza trucchi e si chiama-vano Lidia Pecorari, Luigina Lovo, Wan-da Bottarelli, Vittoria detta ”cita”, Tere-sa Zecchina (tua suocera, che non riescoa pensare come suocera) perché il tempo per me si è fermato là! Come non ricor-dare Tataù il tabaccaio che, rifiutando di arrendersi, al precipitare degli eventi, disse a chi lo minacciava, <lo sapevo, lo sapevo,che la mia era carne da macello!>. E il

Caro direttore,ogni anno, da tanti anni, ritorno al mio pae-sello, e ogni volta si ripete lo stesso copio-ne: passato Casalmoro, il cuore comincia ha battere più forte e quando, allʼimprov-viso vedo il CAMPANILE il cuore mi và in gola, mi viene il “magone”, gli occhi di-ventano lucidi e come in un film girato al contrario partono i miei ricordi. Arrivo in piazza e vedo Ercole e poi vedo i portici. Tu penserai: <che cʼè di strano?>. Lo stra-no è che, quando lo racconto ai miei amici, la statua di Ercole è alta come la STATUA della LIBERTA ̓ e i PORTICI, come per incanto, diventano più grandi dello stesso ARCO di TRIONFO di PARIGI. Il guaio è che io stesso ne sono convinto, perché quando guardo la mia Asola la rivedo con gli occhi di quando ero bambino! Così dietro Ercole non cʼerano la drogheria di Genevini; el bar Sport del “Bigio” Mari-ni; el fotografo Tartarotti; la macelleria de Otello Brüsini; la farmacia Hilzinger, o la salümeria de Romanini, ma i più bei ne-gozi di Milano. Rivedo Giannino ”ciùli” arrivare in piazza con i pattini a rotelle per saltare, in un sol balzo, i gradini del caffè Savoia, e fuori dal caffè Commercio mio zio “bùsiå” che faceva a gara con Cesare Sacchi a chi le sparava più grosse. Mio zio “bùsiå” faceva lʼautista per la Bariselli &Mantovani (Che poi sarebbe diventata la SAIA) e quindi raccontava le sue imprese di “pilota” come quella volta che doveva attra-versare il PO ma, poichè il fiume era in piena

“Amarcord” di un ex paparazzo

Asola...nei miei ricordi

di Marisa Broglia e Nadia Artoni & C.

Caprioli detto “regulasså” che, in tempo di guerra, controllava i permessi a chi passa-va sul ponte del Chiese? Una volta aveva chiesto a un contadino, che voleva passa-re con un carretto,<Cusa get lê denter?> Quello pronto rispose: <mes pursel!> e il Caprioli, incalzante: <vif o mort?> Senza attendere la risposta, gli chiese di mostrar-gli il permesso, e quello, ovviamente, non avendo alcun permesso, gli mostrò la bol-letta della luce. Il Caprioli, poco avvezzo ai documenti, la guardò e, dandosi un tono, pronunciò la celebre frase: <te se mia tropp en regulasså, ma per staôltå passa!>. E quando andavamo al cinema Sociale e al-lʼimprovviso lʼimmagine sullo schermo si divideva a metà? Subito dalla platea si alzavano richiami beffardi: <Riciotti..Qua-drooooooo!>. Erano i primi film america-ni con i vari Clark Gable che si esibiva in lunghi ed appassionati baci alle sue part-ner. A Lui si è certamente ispirato lʼOtello detto “fighetta”, sempre impomatato come si usava allora che, però, quando parlava si intartagliava un pò. Un giorno arrivò al bar Commercio tutto pimpante, tanto che gli amici subito gli chiesero come era an-data la sua ultima avventura galante. <Le andada bê, som endat sotå al po, po, pont de Cës e se som ba, ba, baasaat come dù, dù, dù ...artisti!> Ricordo anche il vec-chio falegname, che dormiva con la cassa da morto sotto il letto e, in barba a Musso-lini, aveva chiamato i suoi 4 figli Giustizia, Violenza, Libertà e Tumulto. In fatto di nomi non scherzavano neppure il fotogra-fo Trento Macerata e sua sorella Trieste.Da Trento Macerata, sempre in compe-tizione con la signora Ennia, mamma del mitico Gianni Tartarotti, io ho impara-to il mestiere e per questo lo ringrazierò per tutta la vita. Grazie alla passione per la fotografia che Lui mi ha trasmesso ho avuto la possibilità di girare il mondo, di-ventando fotoreporter e lavorando per tanti importanti settimanali italiani e stranieri. Pensando a questo, anchʼio mi sono creato uno slogan: <Ho girato il mondo da ricco con i soldi degli altri>. Volendo parlare di Trento Macerata servirebbe un capitolo a parte. Potrei cominciare da quando aveva comperato il mitico “Guzzino” senza sa-perlo usare. Così, la prima volta che lo mise in moto fece due volte il giro della circon-vallazione perchè non riusciva a fermarsi. Oppure quando, vestito da donna, cantò al teatro Sociale spacciandosi per un sopra-no austriaco (aveva una voce che manco la Callas...), Purtroppo, ad un certo punto gli si alzò un pò la gonna, quanto bastò per mo-strare la protesi che era costretto a portare a causa della poliomelite contratta da bam-bino. Scoperto il trucco, la platea si mise ha urlare <Ma lʼè el maciô, lʼè el maciô> e da lì iniziò il finimondo: gli tirarono di tut-to. Una volta ho raccontato tutto questo ai figli di una mia cara amica asolana che mi hanno guardato e mi hanno chiesto: <Ma di quale paese sta parlando?> Senza saperlo avevano ragione, perché quel paese non cʼè più. Ma, non importa, perchè io continue-rò a pensare che la statua di Ercole è alta come quella della Libertà a Gnù Jork !!!Un saluto da un (ex) asolano con Asola nel cuore. Egizio Fabbrici

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L’Asolano 1/08 Amarcord... 13

Egizio Fabbrici

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Nella foto sotto è stata immortalata: “Lʼultima cena degli anziani” nel refet-torio del vecchio asilo di via Fulvio Ziac-chi prima che lo stesso venisse demolito per lasciar posto al nuovo asilo, attuale sede della biblioteca. Per la pubblicazio-ne di questa bella foto dobbiamo ringra-ziare Odoardo Uggeri che, con molta di-sponibilità ci ha permesso di riprodurla.

Considerati i consensi raccolti per le foto dʼepo-ca pubblicate nelle passate edizioni de L̓ Asolano, in questo primo numero del 2008 abbiamo deciso di riservare alla rubrica più spazio ed una posizione di maggior rilievo. Abbiamo, inoltre, deciso di of-frirVi un sistema per individuare con più facilità i personaggi presenti sulle foto già pubblicate e, gra-zie alla Vostra collaborazione, di completarle con i nomi mancanti. Avendo già pubblicato i nomi delle foto del N°4/2007, inizieremo dal N°5 del 2007.

La foto grande in copertina risale al 6 novembre 1955 e ritrae lʼormai celebre gruppo dei “Gio-vani del Secolo Passato” (Gio.deSe.Pa.). Del gruppo non abbiamo ancora tutti i nomi ma ci siamo vicini: 1) Andrea Bettelli, 2) ..., 3) Oli-vo Somenzi, 4) ..., 5) ... Turganti, 6) Francesco Vergani, 7) ... Broglia, 8) ..., 9) Cesare Mon-teverdi, 10) “Nino” Buzzi Di Marco, 11) ... Malcisi, 12) ..., 13) Guglielmo Pellegrini, 14) ..., 15) Limani, 16) Leonessi, 17) ..., 18) Andrea Terzi, 19) ..., 20) ... Ferrari (zio di Cesare Pa-parini), 21) Luigi Beschi, 22) Annibale Mori.

La foto piccola che ritrae le dipendenti dellʼOspe-dale risale al 1960. 1) Erminia Prignacchi, 2) Angiolina Peverada, 3) Giacomina in Tosoni, 4) Franca in Manfredi, 5) Suor Ceciliana, 6) Giuseppina ... 7) Nella..., 8) Suor Palmira, 9) Giulia Seniga, 10) Luisa Uggeri, 11) Elena Lia, 12) Mari Manera, 13) Brunelli ..., 14) Enrica Bellini, 15) Andreina Volpi.

Questa foto ha fatto discutere, soprattutto,per il personaggio n°4. sulla cui identità ci sono giunte quattro diverse ipotesi. I nomi sotto ri-portati sono quelli ufficiali: 1) Dino Ciccola, 2) ...Cavallari, 3) Paolo Capra, 4) Dino Rizzi, 5) Attilio Lanzini in arte il Mocio, 6) Gianni Cle-mente (Tartarotti), 7) ... Taino, 8) Piero Rongoni.

Questa immagine, di circa 50 anni fa, ha immortalato lʼultimo pranzo offerto dal Comune agli anziani, nella sala del vecchio asilo di via Fulvio Ziacchi. Presiede un giovane Odoardo Uggeri (in piedi vicino alla porta, con en gran cô de caéi). Purtroppo, da allora, nessun ̓altra Amministrazione ha più riproposto questa bella iniziativa.

La nostra piccola storiarivista attraverso le immagini

1960: Inaugurazione della nuova cucina dellʼOspedale

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Il gruppo dei dipendenti della cucina dellʼOspedale fotografato in occasione della cerimonia di inaugurazione avvenuta nel 1967. Nelle due immagini si riconoscono diversi personaggi alcuni dei quali scomparsi. Vedete se riuscite a ricordarli tutti.

L’Asolano 1/08 Come eravamo 14

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L’Asolano 1/08 Come eravamo 15

La foto a lato, del 1933 ci offre una rara immagine di Monsignor Antonio Besutti con un gruppo di suoi catechisti. Sotto il volto di Mons. Besutti, detto “nasa nigoi” perchè era solito passeggiare, a testa alta, quasi volesse annusare le nuvole. Una delle sue mete preferite era la passeggiata delle vecchie mura (oggi zona Agip).

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La foto ritrae il gruppo della Compagnia Filodrammatica di Asola che faceva parte dellʼOpera Nazionale Dopolavoro. Siamo negli anni 1936-38 e noi abbiamo ricono-sciuto i seguenti personaggi: 1) Giovanni

Martarelli, 2) Merighi, 3) Nino Gra-matica, 5) Climene Rinaldi? 6) Rita

Margoni, 7) Francesco Vergani, 11) Cavallari, 13) Marcella

Margoni, 15) ... Gamba, 17) Ezzelino Marchini, 18) ... Voi sapreste fare di

meglio? Attendiamo, come sempre, di conoscere i nomi che ci segnalerete per

completare il quadro delle nostre conoscenze.

Con lʼimmagine a sinistra Vi proponiamo la foto ufficiale del corpo dei Vigili Urbani in servizio ad Asola negli anni ʻ50-ʼ60. La fotografia scattata nel cortile dove attual-mente si trova lʼingresso degli uffici dei servizi sociali, ritrae i sei vigili comunali dellʼepoca in divisa da cerimonia. Il primo da sinistra è Angelo Fainozzi, seguito da Ezzelino Marchini, (lo stesso al N°17 della foto sopra) Walter Corradi, Gino Fassi, Umberto Chiorzi e Angelo Passarella. Erano anni belli in cui i Vigili avevano saputo instaurare con la gente un rapporto basato su una grande umanità e, per questo, erano considerati da tutti, amici, prima ancora che pubblici ufficiali.

Per le foto pubblicate in questa pagina ringraziamo di cuore Umberto Marchini, figlio di “Zelo”.

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RONGONI 16

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L’Asolano 1/08 Nuove attività 17

OTTICA RIZZIERILenti progressive per

la presbiopia

Con le lenti progressive avrai un colpo dʼocchio che non si inter-rompe e non si offusca mai in nessun punto dello spazio.

re confort e contrasto. Per chi trascorre molte ore al videoterminale, è possibi-le una leggera colorazione con taglio ai 550 nm (giallo/arancio) per ridurre la fatica e lʼabbagliamento. Infine, per la lettura allʼaperto ed al sole, sono pos-sibili tutte le colorazioni protettive con protezione UV 400.

La presbiopia è una modificazione fi-siologica, di tipo funzionale, del cristal-lino. Fin dallʼinfanzia il cristallino inizia progressivamente a perdere la naturale capacità di messa a fuoco da lontano a vi-cino e viceversa. La riserva è molto am-pia e la perdita non è avvertita finchè non raggiunge un punto critico (dai 40 ai 50 anni), nel quale cominciano le difficoltà e la visione da vicino diviene annebbiata o, comunque, difficile: i caratteri di stam-pa appaiono sempre più piccoli e la luce non sembra mai sufficiente. La difficoltà di visione da vicino sembra comparire allʼimprovviso, in realtà la modificazio-ne fisiologica si è sempre mantenuta co-stante. Infatti, dal punto critico in poi la difficoltà di messa a fuoco è sempre più percepibile. La presbiopia è una condi-zione che si manifesta in tutti gli occhi, sia privi di difetti visivi, sia con difet-ti visivi quali: miopia, ipermetropia e astigmatismo; il miope può avvertire la presbiopia un po ̓ più tardi, lʼiper-metrope un po ̓ prima. A seconda che sia presente un difetto visivo o meno suc-cedono cose diverse:A: chi non ha difetti visivi, inizierà ad avere difficoltà nella visione da vicino, che si annebbia, e tenderà ad allonta-nare gli oggetti in maniera innaturale per poterli mettere a fuoco.B: chi è miope scopre che vede meglio da vicino levando gli occhiali. Questo però non significa che la visione da lon-tano sia migliorata.C: chi è ipermetrope, di solito, si accor-ge prima della presbiopia. Spesso chi ha piccoli difetti ipermetropici, infatti, utilizza il meccanismo dellʼaccomoda-zione anche per mettere a fuoco da lon-tano; quando arriva la presbiopia que-ste persone hanno bisogno di occhiali sia da vicino che da lontano.LE SOLUZIONI PROPOSTE DAL-LʼOTTICA RIZZIERI:La presbiopia viene corretta con len-ti di potere tale da permettere una buo-na visione per vicino. Tali lenti sono di tipo convergente (positive) nei soggetti emmetropi. Negli ipermetropi il valo-re della correzione per la presbiopia va sommato al valore delle lenti in uso; nei miopi, invece, le diottrie della presbio-

pia vanno sottratte dal valore delle len-ti utilizzate per lontano. Spesso i miopi leggeri che diventano presbiti leggono senza occhiali. La presbiopia oggi può essere compensata con lenti progressive, monofocali, a profondità di campo e bifo-cali; ed ognuna di esse assolve a specifi-

che necessità di utilizzo:Le lenti progressive rappresentano la soluzione tecnologica dʼavanguardia per eccellenza: hanno fuochi dinamici e danno una visione ottimale a tutte le distanze utilizzate. Il loro impiego, in-fatti, sopperisce in modo naturale alla diminuita elasticità della focalizzazio-ne, assicurando nitidezza perfetta ad ogni distanza di osservazione.La messa a fuoco dalla visione lontana a quella vicina avviene con graduale ed equilibrato passaggio attraverso quella zona di visione intermedia indi-spensabile per far fronte a esigenze di-namiche della vita di tutti i giorni. Per conoscere la migliore soluzione per il tuo stile di vita e per la tua montatura, chiedi consiglio al Centro Optometri-co Rizzieri che saprà indicarti la lente che più si adatta alle tue esigenze.Per tutte le lenti si consiglia almeno il trattamento antiriflesso per aumenta-

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Per comporrequesto articolo

abbiamo volutamente utilizzato un carattere

più grande per venire incontro

alle esigenze del presbite

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ni del corpo umano hanno dimostrato che da seduto lʼuomo ha una frequenza di ri-sonanza (4-5Hz) vicina alle frequenze dei comuni mezzi di trasporto. Una struttura che vibra alla sua frequenza di risonanza ha maggiori probabilità di subire lesioni; questo significa che un guidatore di pro-fessione è a maggior rischio per danni alla struttura fisica. Misurazioni in vivo du-rante le vibrazioni hanno dimostrato che la pressione e tensione verticale del disco aumentano; si ha inoltre una contrazione cic1ica dei muscoli spinali che incrementa ulteriormente il carico sulla colonna verte-brale. Poiché la posizione seduta riguarda entrambe le categorie più a rischio di ra-chialgia, descriverò prima lʼaspetto ergo-nomico della posizione seduta in ufficio (le caratteristiche generali valgono anche per i guidatori di professione), poi darò alcune specifiche importanti per chi sta seduto su un mezzo di trasporto.

Guidare Chi guida, per professione, deve assicurarsi che il mezzo di trasporto sia strutturato in modo da ridurre al minimo lʼeffetto delle vi-brazioni e da non richiedere sforzi per essere manovrato. Ecco alcuni consigli: l. interrompere spesso la guida (basta-no pochi minuti);

2. mantenere una buona postura, evi-tando di stare seduti in flessione e passiva-mente poiché la tenuta muscolare ha un ef-fetto attenuante sulle vibrazioni; 3. evitare di fare sforzi dopo avere gui-dato a lungo (dopo lʼesposizione alle vibra-zioni del mezzo, la risposta muscolare ad un carico ha una maggiore latenza e la schiena quindi è meno protetta) e prima di scaricare dei pesi (il carico e/o anche semplicemente delle valigie) è meglio camminare per qual-che minuto. Poichè, chi guida la macchina, in genere, tiene le ginocchia più alte del bacino, il suo tratto lombare tende a fletter-si. In questi casi è consigliabile lʼuso di un cuscinetto a livello lombare o del passaggio dorso-lombare per mantenere una leggera lordosi e indurre una migliore postura del re-sto della colonna. Lo schienale deve essere leggermente inclinato indietro e il sedile si-stemato in modo che la posizione globale sia intermedia per tutte le articolazioni (braccia e gambe semiflesse e comode rispetto ai co-mandi). In questa postura è molto importante anche il poggiatesta, che in alcune auto può essere comodamente utilizzato per scarica-re il peso del capo; è però importante, nel momento in cui si offrono consigli circa la guida, ricordare che il poggiatesta è soprat-tutto un salva vita e non solo un salva schie-na, che deve essere sufficientemente elevato (molti trascurano questo aspetto) per evitare che in caso di urto frontale il rachide cer-vicale vada in iperestensione e ne possano conseguire lesioni a volte gravissime. Infine, anche guidando si devono ricordare gli arti superiori, che vanno appoggiati il più pos-sibile per evitare che il peso gravi tutto sui trapezi e quindi sul rachide cervicale: usare a sinistra il finestrino e a destra, se possibi-le, un altro appoggio; evitare in ogni caso di essere talmente arretrati da doversi spostare esageratamente in avanti con il tronco e/o la spalla quando si deve cambiare la marcia.

La posizione seduta:analisi

(seconda parte)

Come comportarsi stando seduti? Qualsiasi posizione tenuta a lungo è potenzial-mente dannosa; è utile quindi cambiare spesso il modo di stare seduti. Ecco alcuni esempi: 1. a fondo sedia, con la schiena sorretta dallo schienale; in questa postura è anche pos-sibile scaricare parte del peso sullo schienale stesso; 2. sul bordo della sedia, spostando un piede posteriormente ed effettuando una lieve estensione di unʼanca, che favorisce l ̓antiver-sione del bacino, in modo da facilitare la posi-zione di leggera lordosi del tratto lombare; 3. appoggiati allo schienale leggermente inclinato indietro; si deve solo prestare atten-zione a non inclinare esageratamente indietro lo schienale per non provocare un aumento dellʼattività dei muscoli anteriori del collo per sostenere lʼorizzontalità dello sguardo; 4. altre posizioni asimmetriche per pe-riodi più brevi di tempo.

Studiare Per chi studia valgono gli stessi principi finora elencati ed inoltre: 1. la scrivania deve essere sufficiente-mente alta da consentire di scrivere senza flet-tersi con la schiena; 2. per scrivere può essere utile arretrare la sedia, inclinare avanti il tronco ed appoggia-re gli arti superiori alla scrivania; 3. è meglio sistemare il libro da studiare più verticale che orizzontale, così da avere lo sguardo rivolto in avanti e non in basso. 4. quando si studia in casa è possibile ed importante cambiare spesso posizione, non re-stando quindi sempre alla scrivania: si possono alternare frequente più posizioni, come a letto sia supini che proni, in poltrona, in piedi cam-minando, etc .. Ultimo, ma consiglio non meno importante, è di svolgere unʼattività motoria ricreativa che compensi le inevitabili abitudini sedentarie e aiuti a “mantenersi in forma” . La posizione seduta nel mondo del lavoro: capirla e gestirla

Introduzione Rivolgiamo ora la nostra attenzione al mon-do degli adulti e quindi del lavoro. I lavora-tori sedentari più a rischio di rachialgia ed altri disturbi muscolo-scheletrici sono colo-ro che hanno poche possibilità di muoversi dalla posizione seduta. Categorie a rischio ben preciso sono le atti-vità impiegatizie in genere e quella dei gui-datori di mezzi di trasporto, che si trovano nellʼoggettiva impossibilità di cambiareposizione e subiscono inoltre lʼeffetto delle vibrazioni del mezzo. Studi sulle vibrazio-

L’Asolano 1/08 Consigli 18

Prof. Gianni Zanotti

Lo scorso dicembre è morto Cesare MorenghiChi non ha vissuto i fasti del bar Gallo dʼOro non può capire cosa significhi per noi ragazzi di allora questa notizia. Con Cesare Moren-ghi è si, scomparso il gestore di quel bar, ma anche lʼamico, il complice, il confidente, forse uno degli ultimi legami con quella gioventù spen-sierata. Erano gli anni ʻ60 -ʼ70 ed i giovani per divertirsi e stare insie-me non avevano tutte le opportu-nità che ci sono oggi. Il bar Gallo è stato il ritrovo che, per molti di noi, ha segnato lʼepoca del passag-gio dalla fanciullezza allʼetà adulta. Frequentare quel bar significava essere accettato fra gli adulti, gio-care a carte o a bigliardo con i ra-gazzi più anziani, bere i primi caffè. E il discreto testimone di questa fase importante della nostra nuova vita so-ciale è stato proprio Cesare Morenghi. Il bar è stato chiuso molti anni fa ma, fino a quando era vivo Lui, esisteva un riferimento, anche solo emotivo, con quegli “anni ruggenti”. Con la sua recente scomparsa, a 92 anni, è finita quel-lʼepoca e di Lui non ci resterà che il ricordo. Riposa in pace Cesare Morenghi.

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L’Asolano 1/08 Curiosità 19

piamo che il succo prodotto industrialmen-te viene venduto a circa 16 €. al Kg., ma la passione e la meticolosità con le quali Umberto cura le sue piante; ne raccoglie i frutti e prepara il succo, sono garanzia di una qualità irraggiungibile per qualsiasi in-dustria. Il succo “allʼUmberta” così come lo abbiamo chiamato per distinguerlo da quello ottenuto con altri metodi è un liquo-re, dal gusto gradevolmente dolciastro che, come si dice, può avere anche effetti dige-stivi e cardiotonici. Per chi volesse prova-re a seguire le sue spiegazioni, per realiz-zare in proprio il suo succo di melograno, Umberto precisa che, non tutti i frutti sono adatti allo scopo. Quelli “giusti” devo-no avere un gusto dolciastro e non troppo aspro. Un altro punto riguarda la conserva-zione. Il succo va conservato in frigorifero, in bottiglia di vetro.

Con i 51 litri di succo di Melograno pro-dotti questʼanno, Umberto Marchini è, di sicuro, il maggior produttore di zona del prezioso nettare dalle grandi e benefi-che virtù. Avendo appreso del suo hobby lo abbiamo intervistato per conoscere i se-greti di questa sua straordinaria passione. Innanzitutto, occorre precisare che, per ot-tenere questo risultato Umberto ha utiliz-zato unicamente i frutti prodotti dalle sue due piante. Ed anche a questo proposito crediamo si tratti di records. Il primo de-terminato dallʼabnorme produzione com-plessiva di frutti, ed il secondo, dalle dimen-sioni raggiunte da ciascuno di questi frutti. Nel primo caso, basti dire che le due piante hanno fornito alla causa del loro bravo colti-vatore, ben 400 grossi melograni. Il secondo record è determinato dalle inconsuete dimen-sioni dei frutti: quasi 1,5 Kg., il più volumi-

Succo di Melograno allʼUmberta, dalla ricetta originale di Umberto Marchini

La Ricetta

Umberto Marchini mostra tre dei suoi gioielli dei quali il più grosso pesava 1460 gr.

Umberto Marchini in piena attività ritratto in cucina mentre è intento ad estrarre i grani.

noso di essi, mentre la maggior parte deglialtri superava abbondantemente il chilo. Sap-

La Ricetta

La prima operazione è la scelta dei frutti. Chi non avesse la fortuna di possedere due piante come quelle di Umberto Marchini, per produrre in casa un succo di buona qualità deve procurarsi i melograni adatti, tenendo presente che per 1 litro di liquore occorrono circa 8 kg. di frutti. Successiva-mente, dovrà seguire la seguente scaletta:1) Sgranare il frutto senza rovinarlo tagliando, come si vede nella foto, le due estremità del frutto e incidendo poi, verti-calmente, la scorza a spicchi, in modo da poterlo aprire con le mani. Indi estrarre i grani e accumularli in un contenitore.2) Spremere i grani in uno schiaccia-patate per estrarre il succo grezzo che va raccolto in un vaso di vetro.3) Filtrare con una garza per elimina-re i residui, versando il succo in un altro vaso.4) Aggiungere alcool e zucchero nelle seguenti proporzioni: Ogni litro di succo circa 150 ml. di alcool da 95° + 250 gr. di zucchero. Mescolare per far sciogliere lo zucchero.5) Lasciar decantare e filtrare Dopo la prima settimana filtrare sovrapponendo 4 garze su un imbuto e travasando il succo in un altro vaso. Lʼoperazione va ripetuta per tre volte al termine delle successive settimane.6) Imbottigliare e conservare in fri-gorifero Dopo la terza filtratura il succo liquoroso è pronto e si può imbottigliare. Quindi riporre in frigorifero. In queste condizioni la sua durata può raggiungere un anno. (sempre che non venga bevuto prima)7) Bere un bicchierino da liquore al termine di ogni pasto principale. Potre-te così apprezzare, oltre al gusto grade-vole del liquore, i benefìci dello stesso come coadiuvante della digestione e come cardiotonico.

nuove stanze, è stato quindi ricavato un nuovo ambulatorio, un bagno protetto, una sala da pranzo, un soggiorno ed al-tro ancora. I nuovi spazi sono per la Casa di Riposo una risorsa in più che si aggiunge allʼesistente per rispondere alle sempre crescenti richieste di accoglienza che le giungono dalle Comunità della zona. Sabato 12 gennaio 2008, si è tenuta la Cerimonia di inaugurazione del nuovo nucleo il cui programma contemplava, alle ore 10.30 la Santa Messa officiata dal neo Vescovo di Mantova Mons. Roberto Busti; alle ore 11.45 la Cerimonia vera e propria; alle ore 12.30, a conclusione della manifestazione, in una sala della Struttura, si terrà il pranzo preparato dalle brave cuoche della Casa, per le autorità invitate. I presenti potranno inoltre ammirare le fotografie dei partecipanti al 1° concorso fotografico, esposte nella Mostra appositamente allestita, per lʼoccasione, dalla Fondazione Casa di Riposo di Asola O.N.L.U.S.

La Casa di Riposo di Asola porta a 108 i suoi posti letto complessivi.La Casa di riposo asolana rinnova le strutture ed amplia la propria ricet-tività. Gli spazi necessari sono stati reperiti riconvertendo alcune stanze non utilizzate ed altre adibite a “Casa albergo”. In tal modo è stato possi-bile realizzare un nuovo nucleo per ospiti non autosufficienti con 11 nuo-vi posti letto con i quali la capienza complessiva della residenza sanitaria assistenziale sale a 108 posti. Per ottenere la relativa autorizzazione dal-lʼA.S.L. la Fondazione ha dovuto dotarsi anche di locali di supporto sen-za i quali non sarebbe stato possibile dar vita al nuovo nucleo. Oltre alle

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L’Asolano 1/08 Attività storiche 20

Nella foto a fianco, scattata lʼ11 agosto 1921, lungo lʼargine del Chiese, durante un sereno pick-nic aziendale, è ritratto il gruppo dei titolari e dipendenti della Tipografia Scali-ni & Carrara. Alla luce degli avvenimenti futuri, la foto risulterà emblematica perchè dalle persone presenti avranno origine le due attuali tipografie asolane. Ottorino Scalini cederà la Tipografia a Giovanni Martarelli, mentre da Italo Carrara deriverà la tipogra-fia che oggi è gestita dai fratelli Italo e Mau-rizio Gerevini, figli di Franca Carrara. Mentre i fratelli Gerevini hanno proseguito la tradizione di famiglia, rivolgendosi princi-palmente al settore editoriale e commerciale, la Tipografia Rongoni, che nasce risponden-do principalmente alle richieste dei calzifici, che in quegli anni stanno vivendo un momen-to felice, seguirà un altro percorso. Le due differenti scelte aziendali si ripercuoteranno soprattutto sullʼacquisto delle attrezzature e condizioneranno le dimensioni aziendali.

LʼASCESA DELLA

TIPOLITOGRAFIA RONGONIGran parte del merito della nascita ed, in se-guito, dello sviluppo della Tipografia spetta alla Signora Matilde Azzini (zia di Giulio, la stessa della foto in alto), che entrò a lavorare nella tipografia di Vigilio Martarelli e presto assunse responsabilità gestionali. Lasciata la tipografia, per passare alla SAIA, sul nuovo posto di lavoro conobbe Piero Rongoni, al quale trasmise lʼidea di acquistare la Tipogra-fia da cui Lei era uscita e che, nel frattempo, Martarelli aveva posto in vendita. Decisiva per Rongoni fu la certezza che, facendo “il grande passo”, avrebbe potuto avere tutto il lavoro di stampa della stessa SAIA, anche gra-zie alla disponibilità del direttore di allora.

anno, si trasferisce nella nuova e più funzio-nale sede di Via Sardegna, in zona industria-le. Piero Rongoni rimane al timone del-lʼAzienda che porta il suo nome fino al 1998 anno in cui cede le proprie quote e si ritira.Il lavoro non manca e lʼAzienda, sotto lʼabi-le spinta imprenditoriale di Giulio Azzini si allarga e si attrezza modernamente, fino a di-ventare, con i suoi 34 addetti attuali, il suo in-dotto esterno e con un giro dʼaffari che sfiora i 7 milioni di euro, una fra le più importanti realtà industriali di Asola, (creata e gestita da asolani!). Il 29 novembre 2007, con la fuo-riuscita dei due soci Bruno Peri e Grazia-no Legnani, si realizza un ultimo ed impor-tante riassetto societario. Con il subentro delle figlie e di Patrizia Maini, la moglie di Giulio Azzini, la Tipolitografia diviene una vera e propria “Azienda di famiglia”.

La gloriosa tradizione della Stampa ad Asola(Quarta e penultima puntata)

Così, nel 1956 Piero Rongoni e Costantino Gozzoli acquistarono la Tipografia Marta-relli nella quale, dopo aver chiuso nel 1955 la selleria di via Mazzini (attuale negozio della parrucchiera Maura Predaroli?), en-trarono a lavorare anche Carlo Rongoni ed Eugenia Simonati, rispettivamente padre e madre di Piero. Nei primi tempi, il vero conduttore dellʼazienda fu Carlo Rongoni. Nel 1963, grazie a “zia Matilde”, fu assun-to Giulio Azzini. Nel gennaio 1977, avendo cessato Gozzoli, Rongoni ampliò la società coinvolgendo nella gestione lo stesso Giulio Azzini, Bruno Peri, Angelo Peri e Grazia-no Legnani. Questa compagine resistette fino al 1984, anno in cui uscì Angelo Peri. LʼAzienda prosegue la sua attività nella vec-chia sede di Via Fratelli Cairoli fino al 1987 quando, il 13 novembre di quello stesso

Nella foto sotto, si riconoscono, da sinistra seduta: Gina Carrara; di fianco, in piedi, Viola Boccaccio e Matilde Azzini, zia di Giulio; la terza seduta, Gigina Scalini. La ragazzina in primo piano è Noemi Car-rara; dietro di lei, Giustizia (Dilma) Boc-caccio; dietro con i baffi, Ottorino Scalini; dietro di lui, Italo Carrara.

Sopra, Italo e Maurizio Gerevini, foto-grafati nella loro tipolitografia di via Santa Maria, il 7 dicembre 2007.A fianco, in una foto del 1994, il gruppo di dipendenti e titolari della tipolitogra-fia Rongoni, con le mogli, durante una gita aziendale in Austria.

I tempi cambiano: dal 1921 passiamo al 1994. Dalla gita aziendale, con il carretto, lungo lʼargine del Chiese, della Tipografia Scalini & Carrara, a quella in Austria del personale della Tipolitografia Rongoni, in una foto ricordo di Gianni Tartarotti.

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L’Asolano 1/08 Arte 21

Il Polittico della Madonna della Misericordia

E ̓importante poi notare come il paesaggio sia trattato in modo molto diverso negli af-freschi della Cappella Daina e in alcune ta-vole del polittico: se nei primi, e si prenda ad esempio la Natività, lo sfondo risulta spento e privo di vitalità, nei pannelli del polittico, ad esempio nel S. Marco, il paesaggio risulta essere caldo e avvolgente. Lʼattribuzione al Della Corna sarebbe poi confutata dagli studi effettuati sul polittico durante gli ultimi re-stauri, dove si è potuto constatare che alme-no tre artisti parteciparono alla realizzazione pittorica delle tavole. La questione rimane dunque aperta, le fonti disponibili non sono molte e gli stili e le scuole che si incrocia-no in queste tavole sono innumerevoli, ma lo studio e la ricerca devono proseguire per poter dare ancora più importanza a questa splendida opera dʼarte. Come scrisse Alci-de Azzoni: “Asola sarà infinitamente grata a quanti offriranno il loro valido contributo per fare conoscere ancor più e meglio que-stʼopera stupenda che da cinque secoli invita alla tenerezza ed alla meditazione”.

Sullʼaltare maggiore della nostra cattedrale si trova il magnifico polittico della Madon-na della Misericordia. L̓ opera è composta da ventisette tavole dipinte, montate su una elegantissima cornice tardo gotica. I pan-nelli centrali raffigurano una Crocifissione e unʼincoronazione della Vergine, che ac-coglie sotto la propria protezione i fedeli. Accanto a queste due rappresentazioni tro-viamo: nella parte superiore S. Antonio Abate, S. Giovanni Crisostomo (o S. Era-smo), S. Agata e S. Rocco; mentre nella parte inferiore, sono raffigurati S. Loren-zo, S. Andrea, S. Marco e S. Sebastiano.Le immagini più piccole poste sulla predel-la rappresentano gli Apostoli, ciascuno con in mano un cartiglio dove rieccheggiano le parole del Credo. Infine sulle cuspidi si possono ammirare: al centro il Padre Eter-no, a sinistra S. Agostino e S. Ambrogio, e a destra S. Gregorio Magno e S. Girolamo.Secondo fonti antiche il polittico sarebbe stato donato alla cittadinanza asolana dalla Repub-blica di Venezia per la sua devozione; altre fonti invece, tramandano che sarebbe stato of-ferto dalla Serenissima in cambio di una reli-quia della mascella di S. Giovanni Crisostomo. Ma veniamo ora alle questioni più interes-santi riguardanti questʼopera: non si può an-cora stabilire con certezza chi sia lʼautore, o gli autori, dei dipinti e non è tuttora pos-sibile dare una datazione esatta delle tavole.Le due questioni sono strettamente legate, ma se per la datazione ci si può riferire quasi certamente allʼultimo quarto del XV secolo, ben più arduo è stabilire chi sia lʼartefice dei pannelli pittorici. La critica, soprattutto otto-novecentesca, ha tentato più volte di risolve-re questo enigma: nel 1873, i Proff. Bertini e Caini attribuiscono lʼopera a Bartolomeo Vivarini, pittore veneziano attivo tra il 1450 e il 1499. Per il Testi (1915) invece, lʼopera fu eseguita da un ignoto veneto conoscitore del-lʼarte ferrarese. Nel 1924 col Folgari abbiamo un cambiamento di direzione: non sarebbe sta-to un artista veneto a dipingere le tavole, bensì un cremonese e per lʼesattezza Girolamo da Cremona. Posizione opposta quella del Lon-ghi che nel 1927 attribuisce le tavole a Gentile Bellini, riportando quindi il polittico alla tradi-zione veneta. I primi anni cinquanta risultano essere determinanti per le questioni relative allʼattribuzione dellʼopera: vengono restaura-ti e scoperti alcuni affreschi della chiesa, così che nel 1958 il Voltini assegnando ad Antonio della Corna gli affreschi della cappella Daina attribuisce, per somiglianza stilistica, le tavo-le del polittico allo stesso pittore cremonese.La tesi del Voltini si basa soprattutto sullʼana-logia di alcuni particolari comuni alle opere:

ad esempio la somiglianza tra il leone po-sto ai piedi di S. Marco (polittico) e quello ai piedi di SantʼAfra (affresco della cappella Daina) o ancora sul trattamento dei panneg-gi delle vesti dei personaggi raffigurati nelle opere. Questa presa di posizione ebbe molto seguito, tanto che, in una mostra a Mantova del 1961, il polittico figura come opera di Antonio della Corna. Tuttavia tale attribuzio-ne è stata messa in dubbio da molti studiosi tra cui Alcide Azzoni che sottolinea come la Madonna del pannello centrale del polittico sia più simile allo stile del Vivarini, mentre i calzari indossati dai personaggi dei dipinti sarebbero più vicini allo stile mantegnesco.

Elia Favalli

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LʼAssociazione Amici dellʼOspedale, di cui troverete un più ampio spazio a pagina 4 di questo giornale, ricorda a tutti i cittadi-ni di Asola e a quelli dei comuni della zona che, ogni venerdì dalle ore 14 alle 17,30, sono aperte le iscrizioni allʼAssociazione. Potrete sottoscrivere la Vostra adesione nella Sala del Camino, a piano terra, en-trando dal vecchio ingresso e seguendo il corridoio, a sinistra, che porta in Chiesa. Più sono gli iscritti e maggiori sono le possibilità di difendere lʼOspedale!

Non vogliamo essere sempre critici con lʼAmministrazione, anzi, se appena possia-mo ci fa piacere sottolineare le scelte che si possono condividere. E ̓con questo spirito che abbiamo cercato di comprendere e di giustificare i motivi per i quali è stata sol-levata la pavimentazione della piazza per fare un buco atto ad alloggiare lʼalbero di Natale. Ciò non di meno questa scelta ci sembra alquanto eccentrica ed inconsueta. Anche se la tradizione dellʼalbero natalizio naturale è un pò in declino, e molti optano per quello sintetico, non ci sembra di aver mai sentito casi in cui qualcuno, per posizio-nare il proprio albero domestico, abbia pri-ma pensato di sollevare qualche piastrella del pavimento del salotto di casa per creare un buco entro il quale collocare lʼalbero. Di solito, persone meno fantasiose dei no-stri amministratori utilizzano un bel vaso.Alcuni potranno controbattere che le di-mensioni dellʼalbero scelto per la piazza di Asola (finalmente un albero decente!) sono ben maggiori dei più grandi alberi dome-stici. Verissimo ma, allora, se è necessario un buco nella pavimentazione della piaz-za in rapporto alle misure dellʼalbero, ci chiediamo quale buco verrà fatto in piazza S.Pietro a Roma, visto che al Papa è stato regalato un albero alto circa 25 metri! E ̓vero che quello dellʼalbero e del buco nel-la pavimentazione della piazza è un falso problema, ma il modo usato per risolverlo, a torto o a ragione, può essere emblemati-co dello strano modo di pensare dei nostri amministratori. In ogni caso, tanti auguri!

* * *Recentemente ci è giunta una circolare dal-lʼAssociazione del Tennis Tavolo Asola che crediamo sia giusto pubblicare perchè questo sport merita certamente più considerazione di quanto purtroppo riesce a riscuoterne.< Caro amico, come saprai, dopo dieci anni, Asola ha acquistato il diritto di disputare il Campionato Nazionale di serie A2 maschi-le, dopo aver vinto il campionato di B1. La squadra è composta dal cinese Sha Ke, dai giovani prodotti del nostro vivaio, i fratel-li Marco ed Enrico Rech Daldosso e da Luca Lancellotti. Tale conquista è impor-tante non solo come motivo di successo e di vanto per lʼeccellente lavoro fatto dalla nostra scuola di tennistavolo che opera da anni nel Centro Sportivo Schiantarelli, ma anche perchè riporta Asola nellʼOlimpo del tennistavolo nazionale, come in un passato glorioso e non dimenticato. Gli incontri si giocano al sabato al Palazzetto del Centro Sportivo Schiantarelli alle ore 16, in con-temporanea con la squadra maschile che di-sputa il Campionato di Serie B2. Ti ricordo che Asola partecipa anche al Campionato di Serie A2 Femminile. Potrai trovare tutte le cronace della nostra attività, e molte altre notizie, sul sito www.tennistavoloasola.it >

Il Cav. Giuseppe Malcisi, Presidente Pro-vinciale Artigianfidi del C.N.A. Mantova ci ha pregato di porre in evidenza il fenome-no dellʼusura che, secondo i dati più recenti resi noti dallʼA.D.U.S.B.E.F., sta assumendo proporzioni davvero allarmanti anche nella nostra Provincia. Poichè i dati sullʼinsol-venza confermano un incremento del livello prossimo al 18%, le persone che ricorrono al prestito sono in continuo aumento e, di conseguenza, per ignoranza o per cattiva informazione, cresce anche il numero delle persone che finiscono nella rete degli usu-rai. L̓ Artigianfidi del C.N.A., in partico-lare, nella persona del Suo Presidente, Sig. Malcisi, da sempre molto sensibile al pro-blema, per contrastare concretamente tale situazione, ha deciso di aumentare lʼorga-nico dell ̓ufficio di Mantova con due nuovi collaboratori, al fine di velocizzare lʼistrut-toria delle pratiche di concessione dei finan-ziamenti alle imprese artigiane mantovane. Lo scorso 29 ottobre, il Presidente Malcisi ha anche partecipato ad un “summit” in prefettura a Milano a cui erano presen-ti, oltre al Prefetto Raffaele Lauro, anche lʼon. Rosato, sottosegretario del Ministero dellʼInterno e commissario del governo per le iniziative antiraket ed antiusura. Nellʼoc-casione sono stati discussi i vari aspetti del problema e le strategie più adatte per con-trastare il preoccupante fenomeno di que-ste pratiche criminali. Le autorità presenti, ribadendo la necessità di potenziare la pre-venzione, hanno riconosciuto, a tal fine, il ruolo importante ricoperto localmente dalle organizzazioni sindacali, come il C.N.A. Ar-tigianfidi, guidata a Mantova dal Presiden-te Cav. Giuseppe Malcisi, sotto nella foto.

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Nella foto in alto, lʼAlbero piantato in piaz-za. Nella foto in basso, il particolare del buco e del sistema di ancoraggio adottato per met-tere in sicurezza lʼalbero del Natale 2007.

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non si schiera, non prende posizione, si tiene distante, spesso ritenendo inutile darsi delle ragioni. Paradossalmente potrebbero risulta-re meno problematiche le reazioni contrarie alla fede, alla chiesa, ai princìpi morali, per-ché questo permette di discutere, di dissen-tire, di confrontarsi, soprattutto quando si è motivati da buona fede nelle proprie idee.L̓ indifferente, in sostanza, non ricerca. S. Agostino così afferma sul tema della ricerca: “Signore mio Dio, unica mia speranza, fa ̓che stanco non smetta di cercarti, ma cerchi sempre il tuo volto con ardore”. Ciò che manca alla persona indifferente è lo stimolo vitale della ricerca, lʼimpegno ad andare più

Ritengo utile proporre la riflessione sul fe-nomeno, a mio avviso largamente diffuso, dellʼindifferenza. Sembra prevalere oggi una sorta di indifferenza generale, che si espri-me nellʼincapacità di dare spessore e ragione alle situazioni della vita e a quanto succede attorno a noi. L̓ interesse della gente si fer-ma perlopiù alla curiosità morbosa di fronte alle tragedie passionali o familiari di cui in-formano le trasmissioni televisive e i giorna-li, oppure di reazione negativa di fronte alle calamità naturali, sociali, al chiacchiericcio sulle vicende politiche..., ma nella sostanza tutto ciò non scuote più di tanto la coscienza, almeno fino a quando non si viene coinvol-ti direttamente da situazioni problematiche. La molteplicità e la complessità della vita di oggi provoca in genere reazioni immediate e superficiali, riducendo il pensiero a motivi di sdegno e di critica. Il fenomeno “indifferen-za” tocca aspetti diversi della vita: può essere riferito ai valori fino a trasformarsi in nichili-smo, disinteresse della vita e spesso dispera-zione; oppure può riguardare gli ideali, dove lʼinteresse è rivolto verso mète immedia-te, vicine, legate al tutto e subito, togliendo spazio al sogno e alla speranza; esiste anche “unʼindifferenza” verso la sacralità della vita, una sorta di altra fede che esclude la possibi-lità di una vita affidata a Dio. E ̓soprattutto questʼultimo aspetto che rende problematica per molte persone la scelta di fede, soprattutto per i giovani, anche se per fortuna non tutti.L̓ indifferenza religiosa nasce dal disinte-resse puro e semplice per il significato del-la vita, fino a diventare un “modus viven-di” che ha inizio proprio quando una perso-na non ha la minima curiosità di sapere da dove proviene la sua vita e dove sta andan-do, e di conseguenza quale sia il senso del vivere. Possiamo tradurre questo modo di sentire in termini più semplici con la parola “menefreghismo”. E ̓ lʼatteggiamento di chi

in là del punto in cui ci si trova, alla scopertadi una speranza di vita, una speranza sem-pre nuova al quotidiano. E ̓ questo dunque il punto propositivo importante da mettere in atto: lo spirito di ricerca. Esso si concre-tizza con la lettura, con il confronto serio su problematiche esistenziali, con la parteci-pazione ad eventi culturali, con lʼapprofon-dimento della Bibbia, con la partecipazione a gruppi di ascolto e formazione anche par-rocchiali o associativi, con la preghiera... La Chiesa, la parrocchia, non può esimersi dallʼoffrire questa opportunità: quando saprà dare, ai giovani soprattutto, lo spirito di ricer-ca, allora offrirà concretamente la possibilità di scoprire che esiste un Valore sopra ogni altro, una Persona, per la quale, se accetti di giocarti la vita, hai in cambio il centuplo quaggiù e la vita eterna, e tutto questo nel contesto di una comunità fraterna che fa della comunione e della sostegno reciproco lʼim-pegno prioritario. A fronte di questa offerta, a tutti, nessuno escluso, è chiesta la disponi-bilità a non chiudere il cuore alla possibilità di ricercare, approfondire e di irrobustire la coscienza, per non accontentarsi di campare alla giornata.

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L’Asolano 1/08 Parole di Vita 24

“Brillantina”: il musical di casa nostra di scena al San Carlo il 26 e 27 febbraio con il ricavato devoluto alla Parrocchia

Dalle “ceneri” dei Vil-lage People e sullʼonda del successo ottenuto in una estiva festa sullʼaia, a quel “nêder del zöch” che risponde al nome di Guglielmo Zanoni è nata lʼidea di dar vita ad una vera compagnia per riproporre, in chia-ve nostrana, il famoso spettacolo di John Tra-volta ed Olivia Newton Jones. Lo spettacolo, di grande impegno per gliartisti, dura circa 90 minuti e rappresenta un vero e proprio banco di prova per ciascuno degli interpreti. La compagnia ha già iniziato con molto impegno le prove anche perchè questʼanno spera di rifarsi dalla delusione patita lo scorso anno dai Village People e di poter approdare alla “Corrida” di Jerry Scotti, su Canale 5. Nella foto si riconoscono da sinistra, Gabriel Ruggeri, Maria Musa, Marzio Pedrazzi, Nadia Lovo, Guglielmo Za-noni (el nêder), Debora Tanadini, Mauro Feroldi, Elena Bonora, Egidio Ambrosini, Elisa Ottelli ed, in primo piano, Nataly Visieri. Non abbiamo dubbi che “Brillantina” sarà il successo asolano dellʼanno e nel numero di marzo, ve ne renderemo ampiamente conto.

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Eros Aroldi

cede nel meridione dʼItalia dove avviene esattamente il contrario. Altra particolarità da ricordare come già accennato nelle edi-zioni precedenti è la forma superlativa de-gli aggettivi. Mentre il superlativo relativo si ottiene nello stesso modo dellʼitaliano, il superlativo assoluto si consegue posponen-do allʼaggettivo lʼavverbio fés o premetten-do gran “bèl fés, gran stüpit”. Altro modo per ottenere lʼidea del superlativo è lʼunire al positivo un secondo aggettivo che ne raf-forzi il significato “strach mórt, mòi mis” (stanco morto, bagnato fradicio). Per un gruppo limitato di aggettivi, infine, il grado più elevato dellʼaggettivo si consegue rad-doppiando il positivo, come avviene a volte anche in italiano (mogio mogio), nel dialetto però questa figura viene rafforzata portando ad una forma gerundiva il secondo aggettivo “bu bunènt, nöf nüènt, nét nètènt ” (buonis-simo, nuovissimo, pulitissimo). Per ultimo, voglio ricordare, come gli aggettivi numera-li cardinali mantengano i generi alla manie-ra latina , fino al numero tre “giü, giönå”, “du, dò”, “tré, trè”. In italiano tale forma è ridotta al solo numero uno (uno, una).

La pagina del dialettoPiccolo Dizionario etimologico: lettera L

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L’Asolano 1/08 Dialettando 25

Lettera L

Lelo Stupidotto. In lingua spagnola “lelo” sta ad indicare sia lo stupido che lʼoca, ritenuta un animale particolarmen-te sciocco. Fino a pochi anni or sono, le massaie solevano radunare i branchi delle oche al grido “Lelo, lelo” Evidentemente lʼoccupazione spagnola delle nostre terre ha lasciato qualche traccia anche nel nostro dialetto .

Ligerå Birbante, molto probabilmente perché i monelli tenevano abbassata su-gli occhi la “ligerå” la visiera del berretto per non essere riconosciuti durante le loro scorribande.

Luartis Luppolo, pianta rampicante i cui germogli vengono utilizzati in primavera nelle frittate. Da “lupus” lupo. Nel nostro dialetto luf è il lupo maschio, luá la femmi-na, perciò letteralmente erba della lupa. A suffragare ulteriormente tale ipotesi esiste un cascinale, situato in prossimità di Maria-na, detto appunto “Casaluá” Caccialupa.

Ludriå Lontra: simbolo di voracità “tè set ʻngurt cume na ludriå ”. Nellʼitaliano arcaico il vocabolo “ludro” era usato come sinonimo di ingordo e deve la sua origine allʼunione di due vocaboli latini lus (boc-ca) e uter (otre), ossia ingordo come un otre. Questo carnivoro, ormai scomparso dai nostri corsi dʼacqua, in cui amava ci-barsi abbondantemente di pesci, serviva ancora, ai tempi della mia infanzia, per in-timorire i bambini affinché non si avvici-nassero alle prode dei ruscelli “Vardå che adré alå riå ghe la ludriå che te tira zô ”.

NOTE GRAMMATICALI

Il pronome personale io che deriva dal nomi-nativo latino ego, viene tradotto con mé dal dativo latino mihi; allo stesso modo il tu è tradotto con té dal latino tibi. Nella seconda e nella terza persona singolare nonché nella terza plurale, i pronomi personali vengono raddoppiati, té tè, lü ʻl, lur i “té tè ghet, lü ʻl gà, lur i ga” (tu hai, egli ha, essi hanno).Nel nostro dialetto, come nella generalità dei dialetti settentrionali, non esiste il pas-sato remoto, esso viene sostituito dal pas-sato prossimo; ciò fa propendere la nostra scelta per il passato prossimo anche quando ci esprimiamo in italiano, cosa che non suc-

Deentà ʻmpiegàt

Vó iå dumà, zio me racumandele me bestiöle tratemele bé,me da dumà deente nʼimpiegàtluntà de ché, con la camiså biancå.Parte ʻn pó prèst, salüdem èl zio Ginolʼé za ʻndat viå, tacå za a ʻmbrunì.

-Eros, lea sö i-é quasi sinch e mesåva che ale nöf te ghet de èser là,magare primå, se sa mai, tʼel setche là a di àter te ghet de render cönt.Ghe miå pö i tò, che la ghe a sèmper bé,fat véder brao, isé i te tegnarà.

E pian pianelo con la machininåsò riat là che lʼerå amò ʻn po ̓scür,lʼerå nebiuså, fredå la matinåe me tremae, miå apenå per el frét.

-Che gran palàs, madòi ma quantå zentva dènter che, el par en regimènt.Spetå ʻn mumènt che pröe a dumandàʻn du gó de ʻndà e pó... speróm en bé.

E se magare ghe o miå tant bé,turné ʻndré a caså e fó magàre a uråa dà na mà per paricià la robåale me bestie che i-é amó là a spetàm.

E. A.

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L’Asolano 1/08 Ricordi asolani 26

Prima di “Tataù” il diluvio?Abbiamo scoperto chi gestiva la tabaccheria prima degli

anni ʻ40 e Vi mostriamo la loro foto.

Così recita un detto che abbiamo inventato di sana pianta, proprio per intitolare questo articolo. Gli asolani sono talmente abituati a vedere dietro il banco della tabaccheria un Bettelli che in pochi, crediamo, abbiano mai pensato chi fosse stato, prima dei “Tataù”, a gestire la famosa tabaccheria. Ma L̓ Aso-lano ha fatto di più perchè ha scovato una rara fotografia che ritrae le sorelle De Vec-chi, Lina e Tilde con Felice, figlio di Tilde,

che gestirono la tabaccheria prima di ce-derne la licenza ad Andrea Bettelli e prima di trasferirsi a Roma. Siamo alla fine degli anni ʻ30 e Tilde aveva già sposato il Prof.Giuseppe Santonastaso, napoletano vera-ce e uomo di profonda cultura ed umanità.Per le due sorelle il distacco da Asola ap-partiene alle vicende della vita ma non fu definitivo perchè esso lasciò un cor-done ombelicale lungo più di 500 km! Tilde e Lina sono sempre state legate ad Asola, con la complicità della loro amata cugina Egluge Manerba (madre del no-stro amico Giorgio Gramatica). Per questo i tanti anni vissuti a Roma non hanno im-pedito alle due sorelle di tornare, regolar-mente, ogni anno, a settembre, con la scusa delle cure termali a Tabiano ma, soprattut-to, per trascorrere alcune serene giornate ad Asola, ospiti della cugina Egluge. Nè, in tutti quegli anni, è mai venuta meno la sana tradizione dei “tortelli di zucca” mantenuta viva anche dal “pacco natali-zio” con zucche, amaretti, cotognata ed altre tipiche specialità che, puntualmente, la cugina inviava loro, per rinverdire an-che a Roma i fasti della tradizione manto-vana. Ormai da anni le tre cugine si sono ricongiunte in Cielo, ma ora la tradizione si perpetua con il figlio di Tilde, Felice e con sua moglie Grazia ai quali “i cugini longobardi” sono rimasti legati dai dol-ci ricordi della passata giovinezza. Così il pacco natalizio continua a rinverdire la tradizione ed a coprire il tragitto che sepa-ra, solo geograficamente, Asola da Roma.

In questa foto della metà degli anni ʻ40, da sinistra, le sorelle Lina e Tilde De Vecchi, con Felice Santonastaso, figlio di Tilde.

Le tre cugine (da sinistra) Tilde, Egluge e Lina fotografate negli anni ʻ80 in occa-sione di una gita sul lago.

LʼAvv. Felice Santonastaso (il ragazzi-no della foto in bianco e nero) ritratto a metà degli anni ʻ90 mentre riceve dalle mani del Sindaco Romano Zucchelli il riconoscimento che gli è stato conferito come asolano benemerito.Anche grazie ad un generoso contribu-to che lʼavv. Santonastaso consegnò alla Chiesa di Asola, in ricordo dell ̓ indi-menticabile zia Lina, morta nel 1989, è stato possibile restaurare lʼAltare dedi-cato a SantʼAntonio da Padova (il primo altare a sinistra, entrando in Chiesa dal-lʼingresso principale).

ANNAMARIA LAVA, figlia del cor-riere Abramo Lava e di Rita Sforza, poco prima di morire ha lasciato una lettera che costituisce un vero atto dʼAmore per Asola. Ringrazia-mo la sorella Maria Rosa per averci permesso di pubblicarla perchè ci piace pensare che ne sarebbe con-

tenta. Quella che segue è la lettera integrale spedita da Chiavari alla sorella “Mariella” il 30 maggio 2005. < Questa non è la storia del-la mia vita ma il racconto di come ho vissuto la mia infanzia in un bellissimo paese dellʼalto mantovano, dove sono nata e rimasta fino al-lʼetà di 19 anni. La grande casa dove abitavo in via Carducci, era disposta su tre corpi, con un unico ingresso ed era occupata da più famiglie. Ricordo i Bottarelli e i De Vecchi, i Gnaccarini, e i Bottoni, i Castelli, gli Adami e in seguito i Tonelli. Era un caseggiato privo di comodità, ma noi cʼeravamo nati, era la nostra casa che di anno in anno, con la mia famiglia che ha contribuito non poco, veniva rallegrata dalla nascita di più bambini, che con la loro giocosità ne annullava i lati negativi. Lʼacqua potabile da attingere alla fonte, i servizi sui terrazzini e le stanze, quelle sottotetto, freddissime dʼinverno e caldissime dʼestate. Le famiglie erano dislo-cate su vari piani: Adami, poi i Tonelli, piano terra, con annessa fiaschetteria. Primo piano la mia famiglia, con a fianco la camera da letto degli Adami e dei Bottoni. Al secondo piano i Bottarelli a fianco della nostra seconda camera da letto, e i Castelli (due stanze tutte sottotetto). A destra dellʼingresso principale vi era il bar

gelateria dei Bottoni, con a fianco i De Vecchi, che entravano attraversando un giardinetto. Sopra i De Vecchi abitavano i Gnaccarini con le finestre sul fiume. La padrona di casa era la signora Adelaide, la ricordo bene: non era cat-tiva solo un pò burbera. Quando sentiva scro-sciare lʼacqua dal mio terrazzino, (avevo lʼabi-tudine di lavarlo a secchiate) si affacciava e mi sgridava: Poco dopo mi chiamava per andare a comprare il pane (panificio sottocasa) ma lo faceva perchè voleva darmi la mancia; era un modo per farsi perdonare. La guerra cambiò molte cose, i papà di alcuni bambini partirono per il fronte, il mio no perchè proprio quellʼan-no (1940) nacque la mia bellissima sorellina Maria Rosa (4° figlia). Noi bambini, nonostan-te i tristi avvenimenti della guerra, con fuga nei campi, o nelle cantine sottocasa ad ogni al-larme, continuavamo i nostri giochi nellʼatrio o nel grande solaio. Uno sfogo, poi era dato dai bellissimi giardini pubblici di fronte a casa, dove si raggruppavano bambini che arrivavano da tutto il paese. Una vera banda! Devo dire che ho trascorso, vuoi per la spensieratezza dellʼetà, o perchè erano altri tempi, unʼinfanzia felice, con lʼamore della famiglia e la compagnia di tanti amici. > Annamaria Lava

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L’Asolano 1/08 Informazioni sanitarie 27

Anche lʼocchio vuole la sua parte

mente la capacità di farci mettere a fuoco da vicino e quindi per riuscire a leggere siamo co-stretti a indossare un paio di occhiali. Questo difetto di vista è la presbiopia e generalmente si presenta intorno ai 40-45 anni. A questʼetà un controllo oculistico completo è indispensabile anche per controllare la pressione dellʼocchio.Un tono oculare al di sopra della norma-20-21 mmHg-danneggia in modo irreparabile il nervo ottico e porta a una malattia che si chiama glaucoma. Un controllo preventi-vo, in particolare per le persone che hanno familiarità con questa malattia, permette di scoprire chi ne è affetto, prima che ci sia un danno irreparabile al nervo ottico o alla funzione visiva. In età adulta inoltre molto spesso si presentano alcuni problemi sistemi-ci come lʼipertensione arteriosa o il diabete, che possono coinvolgere direttamente anche gli occhi. E ̓ indispensabile allora un esame del fondo oculare, ovvero della retina, per po-ter valutare eventuali alterazioni che queste malattie possono causare negli occhi senza che noi ce ne accorgiamo. Diverse patologie infatti, come il glaucoma o la retinopatia le-gata al diabete, creano danni progressivi ne-gli occhi senza però interessare direttamente la vista, se non in uno stadio gia ̓ avanzato.E ̓quindi importante la prevenzione per con-servare la nostra capacità visiva. Anche quan-do ormai è da anni che portiamo gli stessi occhiali da vicino e non abbiamo mai avuto problemi di vista, è utile un controllo oculisti-co. Esistono dei problemi tipicamente legati allʼavanzare dellʼetà, come la cataratta o la maculopatia senile, che sono in grado di far diminuire, anche se in modo differente, la no-stra vista ma che possono essere curati facil-mente. Ci sono fasi della nostra vita, quindi, in cui i nostri occhi chiedono di essere esa-minati da un esperto in malattie degli occhi.La vista è infatti un bene prezioso e preveni-re o individuare precocemente un problema degli occhi può consentirci di mantenere una buona funzione visiva per tutta la vita. Elena Gusson

La Dott.ssa Elena Gusson è specialista in Oftalmologia. Si occupa in particolare di oculistica pediatrica e di malattie della retina. Effettua esami diagnostici spe-cialistici quali la fluorangiografia, lʼOCT e i trattamenti laser. Lavora presso la Clinica Oculistica di Verona, lʼOspeda-le SantʼAnna di Brescia e il Centro per la chirurgia vitreo-retinica Teclo di Ve-rona.Visita ambulatorialmente ad Asola e Calvisano. Per informazioni: 347- 8916658Quando decidiamo di rivolgerci a un medico specialista, dermatologo, ortopedico o cardio-logo è perché, generalmente, abbiamo un pro-blema da risolvere. Questo accade anche per gli occhi: andiamo dallʼoculista solamente quando non vediamo bene oppure quando qualche sin-tomo interessa i nostri occhi. In realtà la nostra vista richiede ben altre attenzioni: esistono al-cuni momenti fondamentali della vita in cui una visita oculistica è indispensabile, anche in assenza di sintomi visivi. Indubbiamente il controllo oculistico piu ̓importante è quello che deve essere fatto obbligatoriamente in età pre-scolare, verso i tre anni di età. La capacità visiva si sviluppa infatti fino ai 5-6 anni. Come e quan-to noi impariamo a vedere fino a quel momen-to rimarrà la nostra funzione visiva da adulti. Una visita oculistica fatta quando il bambino ha cominciato a parlare ed è in grado di ricono-scere alcuni semplici simboli come una casa o un albero ci permette di testare separatamente la funzione visiva dei due occhi e di escludere quindi la presenza di un difetto di vista bilatera-le o monolaterale. Anche se il bambino gioca, disegna e si muove normalmente è importante

capire se usa tutti e due gli occhi insieme op-pure se, in presenza di un difetto di vista o di unʼalterazione anatomica in uno dei due occhi, ci troviamo di fronte a un “occhio pigro”, vale a dire un occhio non utilizzato, perche ̓carat-terizzato da un difetto anatomico o funzionale.Solo se questi difetti sono corretti tempestiva-mente, entro i 6 anni di età, la capacità visiva si svilupperà normalmente. Altrimenti rimar-rà per sempre un occhio piu ̓debole, un oc-chio che viene detto pigro o ambliope. Dopo la visita in età prescolare, è fondamentale un altro controllo durante la scuola dellʼobbligo, per individuare eventuali vizi di refrazione come miopia, ipermetropia, astigmatismo. In età pediatrica, infatti, molti episodi di mal di testa sono attribuibili a difetti di vista. In que-sti casi è necessario eseguire una visita ocu-listica completa, con esame della refrazione e dellʼeventuale difetto di vista, instillando un collirio che dilata le pupille. Si tratta della parte fondamentale della visita, che permette allʼoculista di distinguere un eventuale difet-to “nascosto” e di esaminare anche la parte posteriore dellʼocchio, la retina. Molti bam-bini che a scuola sembrano svogliati o poco attenti hanno, invece, un difetto di vista che impedisce di vedere bene la lavagna e, in altri casi, provoca un rapido affaticamento quando studiano. Anche da adulti, però, ci sono dei momenti in cui è indispensabile fare un con-trollo della vista, sebbene non si siano mani-festati problemi particolari. Generalmente chi vede bene da lontano non sente il bisogno di farsi controllare la vista da adulto. Con lʼetà i muscoli dellʼocchio perdono progressiva-

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