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LE ATTIVITA’ AL · 2018. 2. 3. · convinto di aver vinto il premio finale, grida: «È vero!»....

Date post: 26-Aug-2021
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Mensile delle Residenze Trifoglio offerta libera “la penna è la lingua dell’anima” n° 2 Febbraio 2018 “la vera bellezza sono i valori che una persona ha e che offre agli altri” - Anonimo - “la vita è l’energia che accompagna la giovinezza, la serietà che segue la maturità, la saggezza che segue la vecchiaia” - Kahilil Gibran -
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Mensile delle Residenze Trifoglio offerta libera

“la penna è la lingua dell’anima”

n° 2 Febbraio 2018

“la vera

bellezza sono

i valori che

una persona

ha e che

offre agli

altri”

- Anonimo -

“la vita è

l’energia che

accompagna

la

giovinezza,

la serietà che

segue la

maturità, la

saggezza che

segue la

vecchiaia”

- Kahilil Gibran -

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SOMMARIO

FEBBRAIO 2018

LE ATTIVITA’ AL TRIFOGLIO

NOTIZIE D’ITALIA

COSA FACCIAMO AL TRIFOGLIO?

BENVENUTO FEBBRAIO

LA RUBRICA DI GIORGINA

L’ANGOLO DELLE POESIE

RECENSIONE FILM

LABORATORIO MUSICALE

ANGOLO DELLE RICETTE

I CONSIGLI DELLE NONNE

L’ANGOLO DEI GIOCHI

SOLUZIONE DEI GIOCHI

I NOSTRI APPUNTAMENTI

LA VOCE DEL TRIFOGLIO

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LE ATTIVITA’ AL TRIFOGLIO

Attività creative Fisioterapia

Lettura

del

quotidiano

Cantiamo

insieme Giochi

di gruppo:

salta in mente

Geromotricità

di gruppo Dibattito culturale

politico

Cinema

Gioco della

tombola

Cruciverbone

Salone di bellezza Laboratorio

musicale

Cinema d’animazione Attività NAT

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NOTIZIE D’ITALIA

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Il giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 Gennaio di

ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Si è

stabilito questo come giorno perché in quella data nel 1945 le Truppe dell’Armata

Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Molti di noi hanno,

purtroppo, il ricordo vivo di quanto accaduto. E’ una ferita che rimarrà aperta per

sempre e che non sarà mai possibile spiegare in alcun modo. Non è facile raccontare

un fatto di questo tipo, non è facile ritirare fuori dalla memoria vecchi ricordi così

dolorosi, ma è un giusto farlo. E’ giusto farlo per il rispetto di quelle povere anime,

è giusto farlo perché le nuove generazioni capiscano, è giusto farlo perché è una

pagina della nostra storia. Se dovessimo raccontare tutto questo a un gruppo di

bambini potremmo farlo così:

“C’era una volta un matto, un esaltato, che con la malsana idea di ripulire la razza

umana, avendo il potere assoluto di comandare, si è permesso di uccidere tutte le

persone le cui caratteristiche non corrispondevano a suoi canoni. In maggioranza

erano ebrei. Li radunò, anzi è meglio dire che li racchiuse, in vari campi poi

conosciuti come campi di concentramento. Qui le persone venivano suddivise in

settori: chi era in salute veniva portato nei campi di lavoro, chi non era in salute

veniva torturato e lasciato morire o proprio ucciso. Nessuno si ribellava a tutto

questo. Questo è stato il risultato di una mente malata, anzi di un intero popolo. In

pochi, pochissimi, sono riusciti a salvarsi e quelli che ce l’hanno fatta sono tornati a

casa come scheletri sulle proprie gambe.”

Il 27 gennaio del 1945 i carri armati dell'esercito sovietico sfondano i cancelli del

campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Da quel giorno, questo campo

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è diventato il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato

internato solo perché ebreo o zingaro o omosessuale o anche, semplicemente,

perché si trattava di una persona con idee politiche diverse da quelle di chi era al

potere.

La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone

uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Serve a ricordare

che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso

da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto. La Giornata

della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la

voce e che spesso, per comodità e opportunismo, ci nascondiamo in quella che gli

storici chiamano la zona grigia. Si tratta di una zona della mente e del nostro

comportamento, a metà tra il bianco e il nero, tra l'innocenza e la colpevolezza.

In questa zona a d avere la meglio, alla fine, è l'indifferenza per chi viene isolato e

non accettato. Per evitare che una tragedia come quella dell'Olocausto si ripeta

occorre ricordare e soprattutto capire. Uno strumento importante per farlo è

quello di ascoltare la viva voce dei testimoni e di chi è stato direttamente coinvolto

negli avvenimenti.

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COSA FACCIAMO AL TRIFOGLIO?

In occasione del Giorno della memoria è stato proiettato il film LA VITA E’ BELLA,

un film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni. Il titolo del film è tratto

dalla frase «La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male,

oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore» del testamento di Lev

Trotsky.

Vincitore di tre Premi Oscar: miglior film straniero, miglior attore protagonista

(Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani), su sette nomination

totali, la pellicola vede protagonista Guido Orefice, uomo ebreo ilare e giocoso, che

- deportato insieme con la sua famiglia in un lager nazista - cercherà di proteggere

il figlio dagli orrori dell'Olocausto, facendogli credere che tutto ciò che vedono sia

parte di un fantastico gioco in cui dovranno affrontare prove durissime per vincere

il meraviglioso premio finale.

« Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla. Come in una

favola c'è dolore, e come in una favola è piena di meraviglia e di felicità »

Italia, 1939. Guido Orefice è un uomo italiano di origine ebraica che, trasferitosi

dalla campagna toscana, si reca dallo zio ad Arezzo con l'amico Ferruccio. Durante

il tragitto, dove viene scambiato per il re Vittorio Emanuele III, incontra una giovane

maestra elementare di nome Dora, a cui subito dà il soprannome di principessa,

innamorandosene. Arrivato in città, viene ospitato da suo zio Eliseo, maître del

Grand Hotel, dove Guido inizia a lavorare come cameriere. Quello stesso giorno,

in municipio, avviene un litigio con Rodolfo, arrogante burocrate fascista, in seguito

al quale entrambi si danno il nome di "scemo delle uova", perché Guido appoggia

alcune uova nel cappello di Rodolfo che, quando lo indossa, gli si rompono sulla

testa.

Un giorno Guido, incontrando nuovamente Dora, scopre che è fidanzata con

Rodolfo. Intanto, all'hotel, il cameriere fa anche amicizia con il dottor Lessing, un

medico tedesco appassionato, come lui, di indovinelli. Saputo che un ispettore

scolastico ospite dell'hotel è convocato il giorno dopo in una scuola elementare per

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una lezione antropologica a favore della razza ariana, trova uno stratagemma per

sostituirsi a costui, pur di incontrare Dora che insegna nella stessa scuola.

Il vero ispettore arriva quando la lezione ha già ormai ridicolizzato l'obiettivo iniziale

e Guido, fuggito poi da una finestra, ha raggiunto il suo scopo. Una sera Dora, con

i suoi amici, va a teatro, Guido la segue e, con un altro stratagemma, la porta via a

Rodolfo. I due quella sera parlano a lungo e Guido le confessa infine il proprio

amore per lei. Qualche sera dopo, proprio al Grand Hotel, Rodolfo è in procinto

di festeggiare il fidanzamento ufficiale con Dora, la quale non è mai stata veramente

innamorata di lui, ma costretta al connubio dalla madre: la donna quindi decide di

contraccambiare i sentimenti di Guido e, al termine della serata, va via con lui, che

entra nel ristorante sul cavallo bianco dello zio Eliseo, incurante che sul dorso

dell'animale ignoti avessero scritto "cavallo ebreo" (è già incominciata infatti la

discriminazione razziale). A Rodolfo non rimane che incappare nell'ennesimo uovo,

stavolta un grande uovo di struzzo etiope coloniale che rovina sulla sua testa.

Guido e Dora si sposano e dal loro amore nasce Giosuè. Sei anni dopo, nonostante

l'invasione nazista, la famiglia è ancora felice: Guido ha finalmente aperto una libreria

ma, proprio il giorno del compleanno di suo figlio, i due, insieme con lo zio Eliseo,

vengono catturati dai nazisti e caricati su un treno insieme con altri ebrei per la

deportazione in un lager. Dora, giunta a casa con la madre e trovati i segni della

colluttazione, arriva in tempo alla stazione per chiedere ai soldati di guardia di salire

anche lei sul treno, pur non essendo ebrea, per seguire il marito e il figlio. Guido

rivedrà di sfuggita la moglie soltanto in una occasione, all'arrivo al lager. Lo zio

Eliseo, in quanto troppo anziano per lavorare, viene destinato subito alla camera a

gas. Negli spogliatoi mostra un'ultima volta il suo contegno signorile, aiutando una

donna delle SS a rialzarsi dopo che questa è scivolata, ricevendo in cambio

un'occhiata di odio e rimprovero.

Pur di proteggere Giosuè dagli orrori della realtà, Guido sin dall'inizio del tragico

viaggio in treno, racconta a Giosuè che stanno partecipando a un gioco a premi, in

cui si dovranno affrontare numerose prove per vincere un carro armato vero. Si

spaccia anche come interprete del comandante tedesco, per "tradurre" le regole del

lager, imposte ai prigionieri, in un emozionante gioco. Col passare dei giorni Giosuè

entra attivamente nel vivo del "gioco", tra le cui "regole" c'era quella di rimanere

nascosti nella camera riservata a suo padre e ad altri prigionieri, in realtà per evitare

che, una volta trovato, fosse destinato alla camera a gas.

Durante una visita medica prima della camera a gas, Guido incontra nuovamente

Lessing, il medico tedesco del Grand Hotel, che sei anni prima era rientrato a Berlino

proprio per prendere parte alla soluzione finale nei confronti degli ebrei. Lessing,

ora membro del Partito nazista, lo risparmia dalla camera a gas, e gli offre il lavoro

di cameriere ai tavoli di una cena degli ufficiali tedeschi. Guido si illude che il medico

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voglia mettere una buona parola per lui e per sua moglie, e riesce anche a far

partecipare suo figlio, per sfamarlo dignitosamente, confuso tra gli altri figli di

ufficiali nel tavolo a loro riservato. Grande sarà la sua delusione quando, quella

stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un assurdo

indovinello a cui non trovava soluzione e per il quale era disperatissimo, facendo

soltanto scoprire che era diventato pazzo per gli indovinelli. Padre e figlio, passando

per la nebbia per non farsi scorgere, tornano al campo, dopo aver visto una

montagna di cadaveri ebrei, destinati al forno crematorio.

Una notte, all'improvviso, con la fine della guerra e dell'occupazione nazista, i soldati

tedeschi cominciano freneticamente ad abbandonare il campo dopo aver fatto strage

dei deportati rimasti. Guido riesce a nascondere Giosuè in una cabina dicendogli di

giocare a nascondino e promettendogli di ritornare; mentre è alla ricerca della

moglie si maschera da donna, e successivamente cerca di raggiungere il camion dove

la tenevano prigioniera insieme con altre donne, dicendole di saltare dal camion, ma

fallisce e viene scoperto; viene portato dietro a un vicolo e, dopo aver fatto

l'occhiolino a Giosuè (come segno d'addio), viene fucilato da un soldato tedesco. Il

mattino seguente il lager viene liberato dagli americani e tutti i soldati tedeschi

vengono catturati.

Giosuè esce dalla cabina in cui era stato tutta la notte nascosto in silenzio ed è infine

salvato da un soldato americano, che lo fa salire sul suo carro armato: il bambino,

convinto di aver vinto il premio finale, grida: «È vero!». Giosuè, accompagnato in

spalla dal soldato che lo ha trovato, riconosce sua madre, che cammina nel gruppo

di prigioniere liberate e finalmente la riabbraccia, gridando felice: «Abbiamo vinto!».

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FEBBRAIO

Proverbio del mese: Febbraio: piccolino, corto e malandrino

Febbraio è il secondo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano e conta di

28 giorni (29 negli anni bisestili). Viene dopo gennaio e prima di marzo ed è il terzo

ed ultimo mese dell'inverno nell'emisfero boreale o dell'estate nell'emisfero australe.

Il nome del mese deriva dal latino februare, che significa "purificare" o "un rimedio

agli errori" dato che nel calendario romano febbraio era il periodo dei rituali di

purificazione, tenuti in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris, i

quali avevano il loro culmine il giorno 14. Tale ricorrenza pagana sembrerebbe poi

essere confluita nel culto cristiano tributato in onore a Santa Febronia, poi

soppiantata da San Valentino e trasferita al 25 giugno. Assieme a gennaio è stato

l'ultimo mese aggiunto al calendario, poiché i romani consideravano l'inverno un

periodo senza mesi. Secondo i miti, fu Numa Pompilio, nel 700 a.C., a inserirli

entrambi per potere adattare al calendario l'anno solare: il febbraio originale

conteneva 29 giorni (30 in un bisestile). Augusto avrebbe rimosso in seguito un

giorno di febbraio per aggiungerlo al mese in suo nome, agosto, (rinominato da

Sestilio), in modo che il mese dedicato a Giulio Cesare, luglio, non fosse più lungo.

Questo fatto, provato da poche fonti non certissime, è contestato da molti storici

che reputano più probabile un febbraio da sempre di 28 giorni.

Nominalmente febbraio era l'ultimo mese dell'anno romano, che iniziava a marzo.

Poiché i calcoli calendariali antichi erano imprecisi, alcune volte i sacerdoti romani

inserirono un mese di inframezzo, Mercedonius, dopo febbraio, per riallineare le

stagioni.

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FEBBRAIO E IL CARNEVALE

Febbraio in Italia è sicuramente il mese

del Carnevale. Il carnevale è senza dubbio la

festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo

scherzo e la finzione diventano, per un po’, una regola. Si tratta di una delle

ricorrenze più diffuse e popolari del mondo.

Ogni città è invasa da maschere e coriandoli, luci e colori che creano un'atmosfera

di festa unica. Le origini del Carnevale sono antichissime e si fanno risalire ai Saturnali

romani che si celebravano in onore del nuovo anno, ma anche ai Lupercalia e alle

Dionisiache.

Tuttavia l'etimologia del termine "carnevale" deriva, con ogni probabilità, dal

latino carnem levare, un'espressione popolare per indicare il banchetto che si teneva

l'ultimo giorno subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima e

quindi nel “martedì grasso” che precedeva il “mercoledì delle ceneri”. Il martedì

grasso è da sempre l’occasione per gustare i dolci tipici del carnevale, come le

chiacchere chiamate anche frappe o bugie, le frittelle o castagnole e tutte le golosità

che cominciano a comparire sempre prima nelle pasticcerie. Si tratta, dunque, di una

festa tipica dei Paesi a tradizione cattolica anche se, come spesso accade, la sua saga

è stata “rielaborata” a partire da pratiche ben più antiche. Per esempio nell’Antico

Egitto erano soliti tenersi periodi di festa in onore della dea Iside durate i quali si

registrava la presenza di gruppi mascherati; una consuetudine simile a quelle delle

feste in onore del dio Dioniso in Grecia e dei “saturnali” romani, che avevano in

comune, oltre che l’uso del travestimento, il fatto di rappresentare un temporaneo

“rovesciamento dell’ordine precostituito”, da cui la pratica dello scherzo ed anche

della dissolutezza.

Un carro allegorico a Torino, 1929

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Esistono in Italia carnevali di antiche tradizioni e noti a livello internazionale, capaci

di attrarre ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo, occasione per visitare

il Bel Paese. Tra i più importanti c'è sicuramente il Carnevale di Venezia. La sua

caratteristica dominante è il mascheramento, nato per annullare ogni forma di

appartenenza sociale. Oggi il Carnevale di Venezia è una suggestiva festa popolare

considerata unica per storia, atmosfere e travestimenti. Nelle due settimane di

Carnevale nella Laguna si può assistere a numerosi manifestazioni di piazza ed eventi

di ogni tipo come anche a feste private e balli in maschera all'interno dei grandi

palazzi veneziani dove calarsi negli antichi splendori. Tra i momenti di maggiore

fascino si ricorda lo spettacolare Volo dell'Angelo, anch'esso legato alla tradizione

(il primo ad effettuarlo fu un acrobata turco nella metà del 1500), prevede che un

artista in carne ed ossa, assicurato ad un cavo metallico, effettui la sua discesa sulla

corda dal Campanile di San Marco verso il Palazzo Ducale.

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Un altro famoso carnevale è quello storico d'Ivrea. Si tratta di una delle feste più

antiche del mondo, istituzionalizzata nel 1808 e famosa per la suggestiva Battaglia

delle arance. Il carnevale rievoca infatti la guerra civile scoppiata tra i popolani e le

truppe reali all'indomani dell'uccisione dell'odiato tiranno Raineri di Biandrate, da

parte della Mugnaia. La battaglia prevede che squadre di aranceri a piedi (ossia il

popolo) difendano le loro piazze dagli aranceri su carri (ossia l'esercito) a colpi di

arance (che rappresentano le frecce), mentre tra le vie della città sfila il corteo della

Mugnaia che distribuisce dolci e regali alla popolazione. Inoltre, alla sfilata

tradizionale lungo le vie cittadine, nei tre giorni di carnevale, partecipano carri,

gruppi folcloristici e bande musicali che provengono dalle altre regioni italiane e da

diversi paesi europei.

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In Toscana si festeggia invece il Carnevale di Viareggio, uno dei più importanti e

apprezzati al mondo. Nato nel 1873 come manifestazione in maschera di ricchi

borghesi scontenti di pagare tasse troppo alte, nel corso degli anni la sua

caratteristica principale sta nei grandi, colorati e movimentati carri allegorici che

sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina e sui quali troneggiano enormi

caricature in cartapesta dei big della politica, della cultura o dello spettacolo. Carri

straordinari con movimenti sempre più complessi movimenti ed effetti scenografici

grandiosi che ogni anno mostrano un esempio del perfetto connubio tra le capacità

artistiche delle maestranze toscane e la padronanza delle tecnologie.

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SAN VALENTINO, la festa degli innamorati

Il 14 febbraio di ogni anno si festeggia San Valentino, la festa degli innamorati.

L’origine è tutta italiana: si trattava di una festività religiosa dedicata a San

Valentino da Terni, vescovo e martire, istituita nell’anno 496 D.C. per sostituire la

festa pagana dei Lupercali, che si celebrava per venerare il dio Fauno, protettore

del bestiame. Nella celebrazione i romani rendevano omaggio al dio con un rito

alquanto insolito: i nomi dei partecipanti, uomini e donne, venivano inseriti in

un’urna e poi estratti da un fanciullo, che sceglieva, attraverso il caso, le coppie

che avrebbero vissuto assieme per completare il rito della fertilità. La Chiesa, per

cercare di fermare questa pratica pagana, cercò di sostituirla con una festività

cristiana in onore di un Santo: Valentino di Terni. Secondo la leggenda, il vescovo

di Terni fu convocato dall’imperatore Claudio II che cercò di convertirlo al

paganesimo, ma a causa del suo rifiuto fu decapitato il 14 febbraio 270. I racconti

narrano che durante la prigionia il vescovo s’innamorò della figlia del guardiano

della cella e, grazie alla sua fede, le ridiede la vista. Il giorno dell'esecuzione le inviò

un biglietto d’addio che finiva con la frase “dal vostro Valentino”. San Valentino

rimase un santo tutto sommato poco interessante fino al basso medioevo, quando

Geoffrey Chaucer, l’autore dei “Racconti di Canterbury”, scrisse di “antiche

leggende” (probabilmente inventate da lui stesso) in cui San Valentino veniva

associato a racconti che avevano a che fare con amanti o altri fatti amorosi.

Insomma, Chaucer recuperava San Valentino per trasformarlo nel santo dell’amor

cortese che proprio in quegli anni cominciava a diffondersi tra l’aristocrazia

europea. A quel punto storie e leggende sugli atti di San Valentino a favore degli

amanti si moltiplicarono. La ricorrenza di San Valentino, come la conosciamo

attualmente, è una festa moderna e fa riferimento ai bigliettini d'amore che scrisse

Carlo duca d'Orleans nel XV secolo mentre era prigioniero nella torre di Londra.

Il risvolto commerciale della festa è partito a metà dell'Ottocento direttamente

dagli Stati Uniti: è da qui che San Valentino diventa ufficialmente business.

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LA RUBRICA DI GIORGINA

LA FESTA DEGLI INNAMORATI

San Valentino, detto anche San Valentino da Terni, è stato anche un vescovo

Romano, martire. Venerato come santo dalla chiesa cattolica, da quella ortodossa e

successivamente dalla chiesa anglicana, è considerato patrono degli innamorati.

Sulla via Flaminia presso il ponte Milvio esiste una targa “S. Valentino martire”. Uno

dei motivi per cui è stato proclamato Santo consiste nel fatto che vide due

innamorati litigare e con l’intenzione di riportare la pace mandò sulle loro teste due

piccioni che in volo si scambiavano baci invitandoli a fare altrettanto. Per questo gli

innamorati si chiamano piccioncini.

In un recente passato questo ponte venne usato dagli innamorati romani per

agganciare lucchetti come simbolo di amore eterno. L’iniziativa però non è stata

gradita dal comune di Roma che diede ordine di rimozione. Anche in altre città

italiane ha preso piede la moda di appendere i lucchetti ai ponti come giuramento

d’amore. In questo giorno gli innamorati si scambiano biglietti, piccoli doni, fiori,

cioccolatini e i più fortunati anche dei gioielli.

A tutti gli innamorati un augurio di cuore che il loro amore, se sincero, sia anche

duratore.

W SAN VALENTINO!

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L’ANGOLO DELLE POESIE

E’ febbraio monellaccio

molto allegro e un po’ pagliaccio;

ride, salta, balla, impazza,

per le vie forte schiamazza;

per le vie e per le sale

accompagna il Carnevale.

Se fra i mesi suoi fratelli

ve ne sono dei più belli,

il più allegro e birichino,

sempre è lui, ch’è il più piccino.

M.Vanni

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EL BONEUR

J’è un cit content, ch’a gieuga a fè le gòle.

Gòle ‘d savon legere, trasparente,

ch’a specio ‘l cel, tant coma a son lusente,

ch’a van per l’aria come tante fòle.

Son così bele e tanto colorìe,

che ‘l cit l’è fòra ‘d chiel, a veul ciapeje,

a-j cor press, ma l’è bastà antrucheje,

sbogeje l’aria antorn, ch’a son sparìe!

Son ilusion, son coma un seugn ch’an chita,

dòp ch’a l’ha fane gòj, fane sperè:

Gòle ‘d savon ch’as podran mai ciapè,

così l’è ‘d cò ‘l boneur an costa vita.

Autore: Mario Albano

TRADUZIONE:

LA FORTUNA

C’è un bambino contento che gioca a fare le bolle.

Bolle di sapone leggere, trasparenti,

che rispecchiano il cielo, tanto sono lucenti,

vanno in aria come tante nuvolette.

Sono così belle e colorate,

che il bambino felice vuole prenderle,

gli corre incontro, ma è bastato sfiorarle,

muovere un po’ l’aria attorno, che sono sparite!

Sono illusioni, come un sogno che finisce,

dopo che ci ha dato gioia, sparisce:

bolle di sapone che non si potranno prendere mai,

così è la fortuna della vita.

Traduzione a cura della Sig.ra Giovanna Bauchiero

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RECENSIONE FILM

Ogni venerdì pomeriggio qui al Trifoglio abbiamo la possibilità di vedere un film.

Abbiamo chiesto di cambiare giorno delle proiezioni perché molti di noi di

domenica ricevono la visita di parenti o amici e spesso ci dispiace dover rinunciare

alla visione del film proposto. Come sempre siamo stati accontentati e ora possiamo

goderci la proiezione senza interruzioni. C’è lo schermo grandissimo giù nel salone

centrale così ovunque ti siedi riesci a vedere bene la pellicola. La visione di un film

può suscitare interessanti momenti di discussione e può anche far tornare a galla

una serie di ricordi che pensavamo di aver dimenticato.

Il piccolo Lord è un film del 1980 diretto da Jack Gold e interpretato da Rick

Schroder e Alec Guinness. Il film è il più celebre adattamento dell'omonimo

romanzo per ragazzi di Frances Hodgson Burnett.

Cedric Errol è un bambino di sette anni, orfano di padre, che vive negli Stati Uniti

con la mamma. Suo padre era il figlio minore del conte di Dorincourt, un ricco

nobile inglese che aveva interrotto ogni rapporto con lui dopo che aveva sposato

una donna americana e non nobile. Cedric è all'oscuro di tutto, vive tranquillamente

la sua infanzia, fino a quando suo zio Bevis, il fratello maggiore del padre, muore.

Cedric diventa l'erede universale di tutti i beni della famiglia, ottenendo il titolo di

Lord Fauntleroy.

Cedric si vede costretto a lasciare New York per trasferirsi in Inghilterra, andando

a vivere con il burbero e misantropo nonno. Il conte di Dorincourt è costretto, suo

malgrado, ad incontrare il nipote e l'odiata nuora, solamente allo scopo di dare a

Ceddie un'educazione adeguata a un lord inglese, destinato a diventare il suo

successore. Cedric non è a conoscenza dei dissapori tra la madre e il vecchio conte,

per questo non capisce come mai alla madre sia impedito di abitare nel castello,

relegata in una villetta lontana dalla tenuta.

Nonostante i pregiudizi e le difficoltà iniziali, il rapporto tra Cedric e il nonno

diventa sempre più profondo, grazie anche alla bontà d'animo e all'affetto

incondizionato che il nipote gli riserva. Con il tempo il conte inizia a cambiare,

trasformandosi da uomo burbero e misantropo in un uomo pacato e gentile, capace,

grazie all'affetto del nipote, di grandi gesti di altruismo verso il prossimo. Per

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presentare in società il suo erede, l'anziano nobile dà una grande festa e ospita al

castello molti nomi importanti della nobiltà britannica, inclusa la sorella Costantia

ed il cognato con cui aveva interrotto i rapporti per il suo comportamento verso i

figli.

Ma come un fulmine a ciel sereno, dopo la cena l'avvocato Havisham (che aveva

rintracciato Cedric in America per portarlo in Gran Bretagna) arriva con la notizia

che Cedric potrebbe non essere il primo nella linea di successione per diventare

conte di Dorincourt. Infatti suo zio Bevis prima di morire si era sposato e aveva

avuto un figlio. Il conte ingaggia i suoi avvocati per effettuare tutte le ricerche del

caso, al fine di trovare una soluzione. Nel frattempo il vecchio conte si pente di non

aver mai instaurato un rapporto con la nuora, che scopre essere una donna buona

e intelligente.

La notizia del nuovo erede fa il giro del mondo e arriva anche negli Stati Uniti, fino

al signor Hobbs, un pacifico negoziante con cui Cedric passava molto tempo e che

rimpiange la partenza del suo piccolo amico; Hobbs incontra un altro amico di

Cedric, il lustrascarpe Dick, che riconosce la foto della madre del presunto erede: si

tratta di Minna, la moglie del fratello maggiore, scappata anni prima; e il bambino

ha l'età e i tratti del fratello di Dick. Hobbs e Dick parlano con un avvocato, che

scrive ad Havisham a Londra; questi ha già i suoi dubbi perché la donna si è

contraddetta più volte durante le indagini; avuta la rivelazione dagli Stati Uniti,

Havisham fa venire Dick, il fratello e Hobbs di nascosto.

Quando la verità viene a galla e Minna viene smascherata, Cedric riprende di diritto

il suo ruolo. Il vecchio conte invita subito la nuora a vivere con lui e con il figlio al

castello di Dorincourt.

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LABORATORIO MUSICALE

« Chi quel gong percuoterà apparire la vedrà bianca al pari della giada fredda come quella spada è la bella Turandot! »

(Coro, atto I)

In Cina, in un mitico "tempo delle favole", viveva una bellissima e solitaria

principessa (Turandot), nella quale albergava lo spirito di una sua antenata

aggredita e uccisa. Da ciò nasceva l'orrore di Turandot per gli uomini.

Il popolo di Pechino e l'Imperatore suo padre (Altoum) le fanno però pressione

affinché si sposi.

Ella alla fine accetta di sposare solamente il giovane nobile che sarà in grado di

sciogliere i tre enigmi da lei proposti: se fallirà, però, morirà.

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L'opera si apre con l'ennesima testa che cade, quella del giovane Principe di Persia.

Tra la folla è presente in quel momento Calaf, principe tartaro spodestato, che

non riesce a resistere alla bellezza di Turandot e decide di provare a risolvere gli

enigmi.

Fra la folla ritrova il vecchio padre (Timur) e la fedele schiava Liù (da tempo

segretamente innamorata di Calaf) che tentano inutilmente di fargli cambiare idea.

Calaf si ritrova faccia a faccia con la "bella di ghiaccio" di cui riesce a risolvere tutti

e tre gli enigmi.

Turandot è ovviamente disperata e Calef le propone a sua volta un enigma: se

prima dell'alba la Principessa riuscirà a scoprire il suo nome, egli morirà.

Altrimenti diventerà il suo sposo.

Turandot, riesce a rintracciare Timur e Liù, ma entrambi taceranno, anzi, Liù

sentendo di non poter resistere alle torture a cui la stanno sottoponendo, si

suicida.

Alla fine sarà lo stesso Calaf a rivelare alla principessa il proprio nome, ma solo

dopo essere riuscito a darle un bacio appassionato.

Bacio che sconvolgerà nell'intimo Turandot, la quale andrà con Calaf davanti

all'imperatore suo padre ed al popolo, annuncerà trionfante di aver finalmente

scoperto il nome dello straniero: Il suo nome è "Amor".

Aspettavamo tanto di rivedere quest’opera perché è certamente tra le più belle, e

riascoltare il Nessun dorma è sempre un’emozione unica.

Tanto era l’attesa che molti di noi hanno detto ai propri cari di passare a farci

visita solo ultimata la proiezione o di tenerci compagnia durante la proiezione per

non perdere neppure un’istante.

Spesso arriviamo nel salone al 3°piano mezz’ora prima per non perdere i posti

migliori e perché Adele tiene molto alla puntualità di tutti noi per non creare

confusione durante la visione e non perdere l’interessante spiegazione e

descrizione dell’opera.

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Abbiamo trovato molto interessante il discorso legato al “Finale incompiuto” data

la morte dell’autore, per una grave malattia, prima che riuscisse a concludere la

scrittura della trama.

Puccini, dopo aver scritto l'ultimo coro funebre (dedicato alla morte di Liù) non

volle più continuare ritenendo il lavoro già perfettamente concluso. Il lavoro di

stesura di un vero e proprio finale alternativo iniziò praticamente poche settimane

prima della morte, quando l'autore stava per essere ricoverato, ma non rimasero

che abbozzi più o meno compiuti, lasciando il sospetto che il finale poteva essere

un altro.

Adele ci ha raccontato che la prima rappresentazione di Turandot ebbe luogo al

Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile del 1926 sotto la direzione di Arturo

Toscanini, il quale, profondamente commosso, arrestò la rappresentazione a metà

del terzo atto in rispetto del Maestro deceduto. Questo episodio ci ha colpiti

tanto per la sensibilità dimostrata in un’occasione così importante e ufficiale, cosa

che oggi, forse, non accadrebbe più.

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ANGOLO DELLE RICETTE

Febbraio è il mese più corto dell’anno, il mese di San Valentino e di

Carnevale. Ecco alcune ricette che potranno accompagnarvi per tutto il

mese. Ci sono piatti per tutti i gusti dall’antipasto al dolce.

BISCOTTI AL PARMIGIANO REGGIANO E PECORINO

Ingredienti (per 14 biscotti) :

- 50 g. parmigiano reggiano

- 50 g. pecorino

- 130 g. farina 00

- 100 g. burro freddo

- 30 g. latte intero freddo

- Sale e pepe nero

Preparazione:

Unite tutti gli ingredienti e poi trasferite l’impasto sul piano da lavoro in

modo da lavorarlo fino a dargli la forma di un panetto. Foderatelo con

pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigo per 30 minuti. Stendete

con il mattarello il composto e create i biscotti con un coppapasta,

disponeteli nella teglia e cospargete un po’ di parmigiano al centro di ogni

biscotto. Completate con una macinata di pepe nero. In forno a 200° per

15 minuti.

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LE BUGIE DI CARNEVALE

Ingredienti:

4 uova

400 gr di farina 00

40 gr di zucchero

50 gr di burro a temperatura

ambiente

la scorza di un limone grattugiata

un pizzico di sale

zucchero a velo

olio di arachide per friggere

Le bugie sono le classiche Chiacchiere di Carnevale che a seconda della

regione italiana vengono chiamate in modo diverso. Sono chiamate bugie

in Piemonte e in Liguria. Quando le preparate accompagnatele alle

castagnole per un Carnevale all’insegna della tradizione.

Preparate l’impasto mettendo la farina a fontana, aggiungendo anche lo

zucchero. Sbattete leggermente le uova e unitele nel centro della

fontana, insieme alla scorza del limone grattugiata e al pizzico di

sale. Cominciate ad impastare con le dita, quindi aggiungete per ultimo

il burro e lavorate bene fino ad ottenere un composto liscio e

omogeneo. Tirate la sfoglia ad uno spessore di circa 2/3 mm e tagliatela

con la rondella dentellata tanti rettangoli allungati. Praticate un taglio al

centro e arrotolatele a fiocchetto come da foto. Friggete le bugie in

abbondante olio caldo di arachide fino a quando non saranno dorate

uniformemente. Scolatele su carta assorbente per asciugarle dall’olio in

eccesso, quindi spolveratele con lo zucchero a velo.

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I CONSIGLI DELLE NONNE

- Per deumidificare la casa il sale grosso è un ottimo prodotto. Potete

realizzare un deumidificatore naturale mettendo in una ciotola 200

g. di sale grosso che potete poi posizionare in un angolo o sopra

un mobile della stanza umida. Se al sale aggiungete anche un

cucchiaio di bicarbonato avrete preparato un valido ed economico

assorbi-odori.

- Se dovete scongelare la carne è necessario posizionarla nella parte

bassa del frigorifero. È meglio metterla in un recipiente chiuso in

modo che non assorba gli altri odori. Non scongelate la carne

passandola sotto l’acqua o peggio immergendola nell’acqua calda.

- Per ciglia e sopracciglia folte: la sera prima di coricarvi applicate con

un fazzoletto di cotone dell’olio di ricino alla base di ciglia e

sopracciglia facendo attenzione a non farlo entrare negli occhi. In

un paio di settimane si dovrebbe notare un miglioramento.

- Per preparare un buon dentifricio disinfettante mettete 100 g. di

foglie di timo a macerare per qualche giorno in mezzo litro di acqua

vite. Lavate ogni giorno i denti intingendo lo spazzolino in questo

preparato.

- Il peperoncino è un buon rimedio naturale per prevenire il

raffreddore. Fate bollire mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere

in una tazza di acqua per 10 m. e poi filtrate il liquido. Assumetene

un cucchiaio al giorno diluito in mezzo bicchiere di acqua calda.

- Per togliere il fango dai jeans sciacquateli bene e lasciateli in ammollo

per una notte in 4 litri di acqua a cui avete aggiunto un bicchiere

di detersivo e una tazzina di ammoniaca e po8i lavateli come fate di

solito.

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L’ANGOLO DEI GIOCHI

Risolvi le seguenti catene:

CATENA N° 1 CATENA N° 2 CATENA N° 3

TURISTICA MALAUGURIO VOLPE

C _ _ _ _ _ U _ _ _ _ _ _ V _ _ _ _ _ _

C _ _ _ _ _ _ _ V _ _ _ B _ _ _

V _ _ _ _ _ _ C _ _ _ _ _ _ _ R _ _ _ _

B _ _ _ _ F _ _ _ _ R _ _ _ _ _

M _ _ _ _ _ C _ _ _ _ A _ _ _ _ _

M _ _ _ _ _ _ _ _ B _ _ _ _ L _ _ _ _ _

S _ _ _ _ _ _ _ V _ _ _ _ _ C _ _ _ _

T _ _ _ _ _ _ M _ _ _ _ _ N _ _ _ _ _ _ _ _

M _ _ _ _ _ S _ _ _ _ _ _ C _ _ _ _ _ _

L _ _ _ _ _ _ V _ _ _ _ B _ _ _ _ _ _ _ _

F _ _ _ _ _ _ C _ _ _ _ _ P _ _ _ _ _

UVA SALE INDUSTRIALE

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Soluzione di giochi:

1° CATENA 2° CATENA 3° CATENA

TURISTICA MALAUGURIO VOLPE

CLASSE UCCELLO VECCHIA

COMPAGNI VOLO BARI

VIAGGIO COGLIERE RUOTA

BORSA FIORI RAGGIO

MILANO CAMPO AZIONE

MARITTIMA BASSO LEGALE

STAZIONE VOLUME CORSO

TERMINI MUSICA NAPOLEONE

MEDICI SPARARE CAVALLO

LORENZO VISTA BATTAGLIA

FRAGOLA CUCINA PERITO

UVA SALE INDUSTRIALE

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I NOSTRI APPUNTAMENTI

Prossimamente al trifoglio…

POMERIGGIO DI

RELAX E BENESSERE

Venerdì 2 Febbraio

Ore 15.00

Sala benessere 3° piano

CARNEVALE CON LA CYM BAND

Domenica 4 Febbraio

Ore 16.00

Piazza centrale 3° piano

FESTA DI MARTEDI GRASSO

Martedì 13 Febbraio

Ore 16.00

Salone piano terra

CYM BAND

Mercoledì 14 Febbraio

Ore 16.00

Salone piano terra

POMERIGGIO MUSICALE

Venerdì 23 Febbraio

Ore 16.00

Piazza centrale 2° piano

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VICEDIRETTORE ESECUTIVO

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CORRISPONDENTI

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UFFICIO FOTOGRAFICO

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Equipe animazione

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