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Le cronache Quando egemonia e difesa si decidevano a colpi ... · stelli, fortificazioni, fatto-rie...

Date post: 18-Feb-2019
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Corriere di Como Domenica 1 Maggio 2011 8 Corriere di Como Domenica 1 Maggio 2011 9 Dotata di un solo albero per la vela, percorreva tut- to il lago, con soste a La- glio, Cavagnola (località presso Lezzeno), Cadenab- bia, Rezzonico e Domaso, in 24 ore. L’imbarcazione poteva trasportare 15 per- sone e dai 25 ai 30 colli. Nel corso del viaggio tra Como e Chiavenna i quat- tro marinai di equipaggio avevano diritto a 4 ore di riposo. Contemporaneamente a questa barca corriera, il governo austriaco mante- neva sul lago di Como dei piccoli battelli per il servi- zio di vigilanza sul con- trabbando. Nel 1796, sotto Napoleo- Navi lariane La barca imperiale La ditta Taroni realizzò una barca per i viaggi sul lago dell’Imperatore. Ma venne trasferita nel Naviglio Pavese e poi venduta a Venezia Le cronache La storia dei combattimenti sul nostro lago è descritta nel “Dizionario Bellico e Navale”del professor Carlo Cantoni Quando egemonia e difesa si decidevano a colpi di rostro Nel Cinquecento, il Lario fu uno dei principali scenari di confronto bellico Contrabbandieri sulle acque del lago » Personaggi comaschi Nel reame del Medeghino una flotta di sette vascelli I natanti utilizzati dal Medici erano imbarcazioni a tre vele e con 48 remi munite di bombarde Già ai tempi dei Duchi di Milano si cercava d’impedire i traffici illegali Primo Piano Primo Piano T UTTELEIMBARCAZIONI A USO CIVILE E M I L I TA R E Sopra e sotto, due immagini tratte da affreschi dedicati alla Guerra di Musso (aprile 1531-gennaio 1532) presenti nella “Sala delle Battaglie”del Castello di Melegnano. Sopra, la Battaglia di Bellagio fra la flotta del Medeghino e quella del duca di Milano Francesco II Sforza ( Varenna sullo sfondo, sopra il Castello di Vezio, e la punta di Bellagio sulla destra). Sotto, l’assedio al Castello di Musso (le foto sono di Adriano Carafoli che le ha realizzate per conto del Comune di Melegnano e del suo sito Internet) Battel (batela) È un’imbarcazione con il fondo piatto, che è utile per gli spostamenti su bassi fondali Barbotta È una barca ricoperta di pelli o botti (cioè “imbottata” come le navi tradizionali di Venezia) Brigantino È un’imbarcazione a due o tre alberi, di grande dimensione. Si ha notizia di quella che era guidata da Gian Giacomo Medici (o Medeghino) e di quella degli eserciti ducali. Prima di loro, la avevano i Pievesi. Si tratta di un natante diffuso anche nel corso dell’Ottocento Comballo (combal) È la tipica imbarcazione commerciale del nostro lago e compare per la prima volta in un documento del 1218, che è tuttora conservato all'Archivio di Stato di Como. Lunghi tra i 22,60 e i 26,77 metri, i comballi potevano essere convertiti facilmente in imbarcazioni da usare in caso di guerra Corrabiessa (scorrabiessa) Viene nominata negli antichi “Statuti” di Como ed è un’imbarcazione rapida d’impiego militare. Nelle sue “Lettere Lariane” (Como, 1803), lo storico comasco Giambattista Giovio scrive: «Corabiesse venivano appellate due navi a XX e più remi sulle quali accompagnato da sessanta guardie girava un ministro de’ Duchi Visconti sul Lario nostro per impedire i contrabbandi, ed avea pure l’autorità di procedere contro i ribelli ed i sentenziati all’esiglio» Gancera (ganzerra, ganceria, scangeria, sancerie) Da “ganzerra” deriva lo spagnolo ganchero (cioè «chi guida zattere con palo uncinato»). L’origine è araba (“ganceria”). Si tratta di barche da guerra caratterizzate dalla possibilità di navigare piuttosto in velocità (con pochi rematori), adatte ad azioni improvvise, per compiere veri e propri raid contro i villaggi e le imbarcazioni nemiche. Le gancere potevano essere dotate anche di un particolare rostro per speronare o danneggiare seriamente le navi avversarie Gondola Secondo il dizionario di Giacomo Devoto, il nome deriva da “condura” (barca, oggetto galleggiante) Navett Si tratta di un barcone da carico, di forma quasi ovale, più piccolo del comballo tipico lariano Quatrass (brucc) Imbarcazione semplice (realizzata con quattro assi) usata per spostarsi su fondali bassi e in zone paludose. Tipica della zona del Pian di Spagna e del lago di Novate Mezzola. L’altro termine per definirla, “brucc”, potrebbe derivare da biorach (“stagno tronco”) Schaphae Classicismo per indicare barche di piccole dimensioni da pesca o piccolo trasporto L’epopea I commerci illeciti e i combattimenti Tra le “potenze militari”protagoniste dell’epopea bellica lariana va sicuramente annoverata la comunità delle Tre Pievi. Che aveva in dotazione imbarcazioni veloci nella corsa e vascelli per il trasporto delle milizie Nel 1792 il Regio Governo austriaco attivò un servizio di vigilanza contro i traffici illeciti che toccava Laglio, Cavagnola, Cadenabbia, Rezzonico e Domaso, in 24 ore. Ed erano in servizio altri piccoli battelli con il medesimo scopo L’Austria Fece numerosi sforzi organizzativi per debellare i traffici, ma invano I l contrabbando ha co- stituito la spina nel fianco di ogni governo o amministrazione che si è succeduta nel no- stro territorio. Non sol- tanto per quanto riguarda i confini di terra e di mon- tagna, ma a maggior ra- gione per quelli d’acqua. Già ai tempi dei Duchi di Milano vi erano sul lago le cosiddette “corrabiesse” o “scorrabiesse”, navi veloci che venivano impiegate proprio in virtù delle loro potenzialità durante la navigazione allo scopo di impedire il traffico illega- le delle merci. La vigilanza era affidata al capitano del lago, che aveva la sua sede a Bellagio, assistito da 60 guardie che si disponevano su due cor- rabiesse a 20 e più remi. Nel 1792 il Regio Gover- no austriaco fece costrui- re una barca “corriera”, denominata “Corriera di Lindo” (dalla città di Lin- dau, che si trova sul lago di Costanza). ne, vengono messe in ac- qua due barche armate o cannoniere con sede una a Bellagio e la seconda a Do- maso. Lente e costose, fu- rono soppresse. La stessa sorte toccò, pochi anni dopo, ad altre tre barche cannoniere con compiti militari, oltre che finanziari. Tornati sul la- go (ed in tutta la Lombar- dia) dopo la fine del perio- do napoleonico, gli Au- striaci riorganizzarono il servizio di polizia. La lotta al contrabban- do venne condotta con ben quattro diverse squadri- glie navali (Como, Sant’Agostino, Gravedo- na, Lecco) a cui nel corso degli anni si aggiunsero quelle di Menaggio (1819), Moltrasio (1822), Brienno e Carate (1825) e infine Ar- gegno, nel 1830. Uno sforzo notevole, se- gno indiscutibile di quan- to fosse rilevante il peso economico del contrab- bando, ma anche, allo stes- so tempo, di quanto fosse- ro inutili i tentativi au- striaci di debellarlo. Sempre in quegli anni il governo imperiale faceva costruire dalla ditta spe- cializzata Taroni una bar- ca erariale per i viaggi sul lago dell’Imperatore. Per la verità sul lago di Como ne era già stata al- lestita una che si rivelò troppo pesante da muove- r e. La nuova barca (bur- chiello) non ebbe sorte mi- gliore: venne trasferita nel Naviglio Pavese e poi venduta a Venezia. Nel 1820 venne costruita un’altra barca simile che servì per il transito dell’arciduchessa di Par- ma dalla Valtellina a Co- mo. D a tre secoli chi viene sul Lario lo fa attira- to dalla dolce bellez- za delle sponde e dall’aura di romanticismo raccontata da trecento anni di poesie, racconti e raffigu- razioni. Non è sempre stato così, però. Le sue placide ac- que sono spesso state testi- moni di scontri sanguinosi e perfino di vere battaglie na- vali. Le descrizioni contenu- te nelle pagine dei cronisti dell’epoca non lasciano spa- zio a dubbi: «E già sporgono i nostri gli uncini, già pare lo- ro di tener la presa, quando la scorgon rifugiata sui me- sti scogli di Varenna, e pian- gente odono l’equipaggio chiamar con gran voce in soccorso gli uomini del bor- go, perché li difendano. Ac- corrono tutti, e dall’alto dei monti e dalle scoscese rupi rotolano ingenti masi in di- fesa di quelli, dei monti, del lido e di se stessi». A ricostruire e descrivere un ambiente alquanto diver- so da quello per cui il lago di Como è famoso e conosciuto oggi ci ha pensato Carlo Can- toni. Il suo Dizionario Bellico e Navale del Lario dall’XI al XVII secolo (volume di 280 pagine edito dall’associa- zione Scanagatta di Varen- na e in vendita a 50 euro), da cui traiamo la citazione pre- cedente, racconta 700 anni di battaglie sul Lario tra armi medievali, imbarcazioni di varie tipologie e illustri per- sonaggi. Tra le “potenze mi- litari” protagoniste dell’epopea bellica lariana va sicuramente annoverata la comunità delle Tre Pievi. «Aveva apprestato, questa comunità dell’alto lago, sul- la spiaggia di Dongo, dodici scorrobiesse, sorta di lun- ghe navi rostrate, veloci nel- la corsa e nei volteggiamen- ti, quattro barbote, legni larghi e ottusi, atti al tra- sporto delle milizie e conte- nenti torri ed ordigni di guerra, e molti battelli sot- tili, al comando di Ugone Del Conte di Sorico e di Azzo Da Rumo, imperatore delle armi, al quale è attribuita l’invenzione dello schifo, ti- po di barbota guardata da dodici remiganti e da venti- cinque uomini d’arme, sulla quale sventolava il gonfalo- ne pievese, bianco con tre croci rosse con un crocefisso sorgente su un altare pan- neggiato di rosso. Aveva lo schifo funzione di carroccio: asilo dei feriti, deposito del- le armi di riserva, centro di difesa in caso di sbandamen- to», si legge in una cronaca. Una potenza navale di tut- to rispetto, allestita per af- fiancare dal lago Milano nell’attacco a Como: inutil- mente, perché l’assalto sa- rebbe stato respinto con gra- vi perdite per entrambe le parti contendenti. Puntuale sarebbe arrivata la ritorsione comasca con- tro l’Isola Comacina e le ter- re ribelli del lago, «e perché la stessa religione concor- resse a infiammare di guer- riero entusiasmo gli animi de’ soldati, si segnarono cia- scheduna col nome di un Apostolo, di cui avevano scolpito l’immagine sotto la prora». Un attacco a sorpresa che avrebbe messo a ferro e fuo- co borghi rivieraschi, ca- stelli, fortificazioni, fatto- rie lungo le rive di Lezzeno, Bellagio, Tremezzo, Lierna, Varenna. Le lotte tra le città e i borghi lariani avrebbero coinvolto anche esperti di battaglie navali di città lon- tane. Da Genova sarebbero arrivati ingegneri per gui- dare la costruzione di torri di legno e baliste sulle navi, da Pisa tecnici abili nell’ar- te di divellere mura. «Il porto di Lecco presenta- va l’insolito spettacolo di una flotta armata e munita alla foggia delle marittime, per- ciocché gli ingegneri a tal uo- po da Pisa e da Genova chia- mati preparato avevano quell’armamento. Anche il naviglio degli Isolani, sotto la direzione di costoro, aveva acquistato nuova forza, e le torri alle navi, le macchine da lanciar dardi, sassi, ferra- te travi e infuocate materie vi erano di molto accresciute». Più tardi, nel Cinquecen- to, il Lago di Como ha rap- presentato uno dei principa- li scenari di confronto mili- tare tra le potenze europee dell'epoca, Spagna, Francia, Venezia, Austria, Grigioni. Navi francesi, spagnole, ve- neziane solcavano le acque del Lario, controllandosi a vicenda, pronte a ingaggia- re furiosi combattimenti. Venezia arrivò addirittura a trasportare molte imbarca- zioni dai laghi di Garda e d’Iseo. A loro la flotta viscontea (il Ducato di Milano era ormai ai suoi ultimi anni di vita) opponeva un grande barcone capace di ospitare, oltre ai re- matori, ben 500 uomini da combattimento e altre due (Branca e Perlasca) da 200. Per contrastare la minaccia grigionese, che cercava spa- zio per allargarsi verso la pia- nura padana, la Francia alle- stì un’intera flotta di trenta navi, fra le quali la Pretoria- na, capace di ben 600 soldati. Franco Cavalleri Gli antichi “comballi” in un’opera d’arte Sopra, Veduta di Careno sul Lago di Como. È un dipinto del pittore Baldassarre Longoni (1876- 1956) conservato nella Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi a Como che risale al 1930 circa. Questo olio su tavola descrive due comballi carichi che navigano a vela gonfia per la Breva, verso il centrolago. Il dipinto riveste un certo interesse iconografico proprio per la rappresentazione di queste tipiche imbarcazioni lariane di grandi dimensioni utilizzate per il trasporto di persone e di materiale soprattutto edilizio (sassi di Moltrasio, calce, sabbia e legna per le fornaci), che scomparvero gradualmente a partire dalla metà del secolo con l’avvento di altre forme di trasporto Le tipologie Il simbolo Quella “Lucia”immortalata da Manzoni e Segantini (f.c.) Si tratta senza om- bra di dubbio dell’imbar- cazione lariana più cono- sciuta al mondo, ma il nome “Lucia” è un’artifi- ciosa tradizione di stam- po manzoniano. Il suo no- me vero è “battèll”. Pare non abbia mai avu- to una vela, la Lucia, e i suoi remi sono manovrati come sulla “nav”, altra imbarcazione tipica del Lario. Di fatto, il battèll rappresenta la versione passeggeri della “nav”, più adatta invece al trasporto di merci. Il fondo piatto non arriva alle estremità, e la indica come imbarca- zione più lacustre che non il combàll o il borcèll. Trovare l’origine del battèll è difficile, come per tutte le barche da la- voro. La sua diffusione ri- sale forse già ai Romani, anche se non figura in nes- sun documento fino al ’500. Non essendo destina- ti a un uso bellico, i batej erano costruiti in legno relativamente leggero, per dare loro manovrabi- lità e velocità, facendoli scivolare dolcemente sul- l'acqua del lago. È interes- sante osservare l'analogia delle forme tra il battèll e il dory, canotto tipico del- le navi per la pesca del merluzzo sui banchi di Terranova (la cui epopea è stata immortalata dal di- vo lariano di adozione George Clooney nel film La tempesta perfetta). Il suo successo turisti- co conferma implicita- mente l’uso per diporto, oltre che da pesca, co- munque adatta a gite do- menicali. Oltre alla do- cumentazione data dalle stampe dell’Ottocento – famosissimo è il quadro Avemaria di Giovanni Se- gantini - alcuni partico- lari sono eseguiti con particolare cura e le tin- te sono più vivaci, per raggiungere una mag- giore eleganza. I colori sono celeste e bianco, con il fondo nero incatrama- to, mentre le rifiniture dei terminali delle travi sporgenti e del piccolo frangiflutti di prua sono meglio curate. L’opera Il saggio del professor Cantoni è edito dal sodalizio culturale “Scanagatta” di Varenna ed è in vendita a 50 euro La “Lucia” premiata per il migliore addobbo a Lezzeno durante la “Regatalonga” del 2001 Profilo di una delle rovine del Castello di Musso L’assalto al castello di Musso del 1546-47 in una xilografia dal libro Memorie antiche di Como (1518-1559) dello storico Francesco Magnocavallo ristampato nel 1999 dall’editore lariano Dominioni La cappella dell’Assunta nel Duomo di Milano dove riposa il Medeghino La confusione politica e mili- tare favorirà l’ascesa di avventu- rieri di ogni tipo, quali Antonio e Giovanni del Matto, padre e fi- glio, e Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino per la sua bassa statura, protagonisti delle lotte antifrancesi. Interessante è soprattutto la figura di que- st’ultimo, uno dei personaggi più controversi del Cinquecento lombardo. Bandito da Milano dalle autorità francesi per aver ucciso un rivale, il Medeghino trovò rifugio sul Lario da cui ini- ziò un’epopea che da criminale ricercato e capobrigante l’avreb- be condotto al ruolo di signore territoriale indipendente: in no- me di Carlo V con i titoli di Mar- chese di Musso e Conte di Lecco, negli anni Venti del XVI secolo arrivò a dominare su buona par- te del Lario e circa metà della Brianza, oltre che su Domodos- sola, grazie soprattutto alle sue abilità strategiche che gli per- misero di superare la grande di- sparità di mezzi e uomini tra il suo esercito e quelli imperiale, di Milano o grigionese. Questo gli consentì di ottenere condizioni estremamente favo- revoli anche quando fu infine co- stretto alla resa: il Medeghino cedeva le sue fortezze (con l’ono- re delle armi) e in cambio rice- veva 35mila scudi, una rendita annua di mille scudi, il titolo e la giurisdizione di Marchese di Me- legnano, la grazia per lui e i suoi da ogni reato. In cambio, gli svizzeri ottenne- ro la distruzione del castello di Musso – centro del “regno” del Medeghino che era dotato persi- no di una zecca per coniare mo- nete - e la promessa ducale di non ricostruirlo più. Il Medeghino, lasciato il suo nido alpino, si di- resse invece in Piemonte, dove cominciò una delle più notevoli carriere di mercenario interna- zionale del XVI secolo. Sul Lario il Medeghino fece in- cursioni corsare con una flotta composta da sette grosse navi a tre vele e con 48 remi munite di bombarde, un brigantino e altri numerosi barconi.
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Corriere di Como Domenica 1 Maggio 20118 Corriere di Como Domenica 1 Maggio 2011 9

Dotata di un solo alberoper la vela, percorreva tut-to il lago, con soste a La-glio, Cavagnola (localitàpresso Lezzeno), Cadenab-bia, Rezzonico e Domaso,in 24 ore. L’i m b a rc a z i o n epoteva trasportare 15 per-sone e dai 25 ai 30 colli.

Nel corso del viaggio traComo e Chiavenna i quat-

tro marinai di equipaggioavevano diritto a 4 ore dir i p o s o.

Contemporaneamente aquesta barca corriera, ilgoverno austriaco mante-neva sul lago di Como deipiccoli battelli per il servi-zio di vigilanza sul con-tr abbando.

Nel 1796, sotto Napoleo-

Navi larianeLa barca imperiale La ditta Taroni realizzò una barcaper i viaggi sul lago dell’Imperatore. Ma venne trasferitanel Naviglio Pavese e poi venduta a Venezia

Le cronache La storia dei combattimenti sul nostro lago è descritta nel “Dizionario Bellico e Navale” del professor Carlo Cantoni

Quando egemonia e difesa si decidevano a colpi di rostroNel Cinquecento, il Lario fu uno dei principali scenari di confronto bellicoContrabbandieri

sulle acque del lago

» Personaggi comaschi

Nel reame del Medeghino una flotta di sette vascelliI natanti utilizzati dal Medici erano imbarcazioni a tre vele e con 48 remi munite di bombarde

Già ai tempi dei Duchi di Milanosi cercava d’impedire i traffici illegali

Primo PianoPrimo Piano

TUTTE LE IMBARCAZIONIA USO CIVILE E M I L I TA R E

Sopra e sotto, due immagini tratte da affreschi dedicati alla Guerra di Musso (aprile 1531-gennaio 1532) presenti nella “Sala delle Battaglie” del Castello di Melegnano.Sopra, la Battaglia di Bellagio fra la flotta del Medeghino e quella del duca di Milano Francesco II Sforza ( Varenna sullo sfondo, sopra il Castello di Vezio, e la punta diBellagio sulla destra). Sotto, l’assedio al Castello di Musso (le foto sono di Adriano Carafoli che le ha realizzate per conto del Comune di Melegnano e del suo sito Internet)

Battel (batela)È un’imbarcazione con il fondopiatto, che è utile per glispostamenti su bassi fondaliBarbottaÈ una barca ricoperta di pellio botti (cioè “imbottata” comele navi tradizionali di Venezia)BrigantinoÈ un’imbarcazione a due o trealberi, di grande dimensione. Si hanotizia di quella che era guidata daGian Giacomo Medici (oMedeghino) e di quella deglieserciti ducali. Prima di loro, laavevano i Pievesi. Si tratta di unnatante diffuso anche nel corsodell’OttocentoComballo (combal)È la tipica imbarcazionecommerciale del nostro lago ecompare per la prima volta in undocumento del 1218, che è tuttoraconservato all'Archivio di Stato diComo. Lunghi tra i 22,60 e i 26,77metri, i comballi potevano essereconvertiti facilmente inimbarcazioni da usare in caso diguerraCorrabiessa(scorrabiessa)Viene nominata negli antichi“Statuti” di Como ed èun’imbarcazione rapida d’impiegomilitare. Nelle sue “Lettere Lariane”(Como, 1803), lo storico comascoGiambattista Giovio scrive:«Corabiesse venivano appellatedue navi a XX e più remi sulle qualiaccompagnato da sessantaguardie girava un ministro de’Duchi Visconti sul Lario nostro perimpedire i contrabbandi, ed aveapure l’autorità di procedere contro iribelli ed i sentenziati all’esiglio»Gancera (ganzerra,ganceria, scangeria,sancerie)Da “ganzerra” deriva lo spagnologanchero (cioè «chi guida zatterecon palo uncinato»). L’origine èaraba (“ganceria”). Si tratta dibarche da guerra caratterizzatedalla possibilità di navigarepiuttosto in velocità (con pochirematori), adatte ad azioniimprovvise, per compiere veri epropri raid contro i villaggi e leimbarcazioni nemiche. Le gancerepotevano essere dotate anche diun particolare rostro per speronareo danneggiare seriamente le naviavversarieGondolaSecondo il dizionario di GiacomoDevoto, il nome deriva da“condura” (barca, oggettogalleggiante)NavettSi tratta di un barcone da carico, diforma quasi ovale, più piccolo delcomballo tipico larianoQuatrass (brucc)Imbarcazione semplice (realizzatacon quattro assi) usata perspostarsi su fondali bassi e in zonepaludose. Tipica della zona delPian di Spagna e del lago diNovate Mezzola. L’altro termine perdefinirla, “brucc”, potrebbe derivareda biorach (“stagno tronco”)SchaphaeClassicismo per indicare barche dipiccole dimensioni da pesca opiccolo trasporto

L’epopeaI commerci illecitie i combattimenti

Tra le “potenze militari” protagoniste dell’epopea bellicalariana va sicuramente annoverata la comunità delle TrePievi. Che aveva in dotazione imbarcazioni veloci nellacorsa e vascelli per il trasporto delle milizie

Nel 1792 il Regio Governo austriaco attivò un servizio divigilanza contro i traffici illeciti che toccava Laglio,Cavagnola, Cadenabbia, Rezzonico e Domaso, in 24 ore. Ederano in servizio altri piccoli battelli con il medesimo scopo

L’AustriaFece numerosisforzi organizzativiper debellarei traffici, ma invano

Il contrabbando ha co-stituito la spina nelfianco di ogni governoo amministrazione

che si è succeduta nel no-stro territorio. Non sol-tanto per quanto riguardai confini di terra e di mon-tagna, ma a maggior ra-gione per quelli d’acqua.

Già ai tempi dei Duchi diMilano vi erano sul lago lecosiddette “cor rabiesse” o“scor rabiesse”, navi velociche venivano impiegateproprio in virtù delle loropotenzialità durante lanavigazione allo scopo diimpedire il traffico illega-le delle merci.

La vigilanza era affidataal capitano del lago, cheaveva la sua sede a Bellagio,assistito da 60 guardie chesi disponevano su due cor-rabiesse a 20 e più remi.

Nel 1792 il Regio Gover-no austriaco fece costrui-re una barca “cor riera”,denominata “Corriera diLindo” (dalla città di Lin-dau, che si trova sul lago diCostan za).

ne, vengono messe in ac-qua due barche armate ocannoniere con sede una aBellagio e la seconda a Do-maso. Lente e costose, fu-rono soppresse.

La stessa sorte toccò,pochi anni dopo, ad altretre barche cannoniere concompiti militari, oltre chefinanziari. Tornati sul la-go (ed in tutta la Lombar-dia) dopo la fine del perio-do napoleonico, gli Au-striaci riorganizzarono ilservizio di polizia.

La lotta al contrabban-do venne condotta con benquattro diverse squadri-glie navali (Como,Sant’Agostino, Gravedo-na, Lecco) a cui nel corsodegli anni si aggiunseroquelle di Menaggio (1819),Moltrasio (1822), Briennoe Carate (1825) e infine Ar-gegno, nel 1830.

Uno sforzo notevole, se-gno indiscutibile di quan-to fosse rilevante il pesoeconomico del contrab-bando, ma anche, allo stes-so tempo, di quanto fosse-

ro inutili i tentativi au-striaci di debellarlo.

Sempre in quegli anni ilgoverno imperiale facevacostruire dalla ditta spe-cializzata Taroni una bar-ca erariale per i viaggi sullago dell’Imper atore.

Per la verità sul lago diComo ne era già stata al-lestita una che si rivelòtroppo pesante da muove-r e.

La nuova barca (bur-chiello) non ebbe sorte mi-gliore: venne trasferita

nel Naviglio Pavese e poivenduta a Venezia.

Nel 1820 venne costruitaun’altra barca simile cheservì per il transitodell’arciduchessa di Par-ma dalla Valtellina a Co-m o.

Da tre secoli chi vienesul Lario lo fa attira-to dalla dolce bellez-za delle sponde e

dall’aura di romanticismoraccontata da trecento annidi poesie, racconti e raffigu-razioni. Non è sempre statocosì, però. Le sue placide ac-que sono spesso state testi-moni di scontri sanguinosi eperfino di vere battaglie na-vali. Le descrizioni contenu-te nelle pagine dei cronistidell’epoca non lasciano spa-zio a dubbi: «E già sporgono inostri gli uncini, già pare lo-ro di tener la presa, quandola scorgon rifugiata sui me-sti scogli di Varenna, e pian-gente odono l’equip aggiochiamar con gran voce insoccorso gli uomini del bor-go, perché li difendano. Ac-corrono tutti, e dall’alto deimonti e dalle scoscese rupirotolano ingenti masi in di-fesa di quelli, dei monti, dellido e di se stessi».

A ricostruire e descrivereun ambiente alquanto diver-so da quello per cui il lago diComo è famoso e conosciutooggi ci ha pensato Carlo Can-toni. Il suo Dizionario Bellicoe Navale del Lario dall’XI alXVII secolo (volume di 280pagine edito dall’associa -zione Scanagatta di Varen-na e in vendita a 50 euro), dacui traiamo la citazione pre-cedente, racconta 700 anni dibattaglie sul Lario tra armimedievali, imbarcazioni divarie tipologie e illustri per-sonaggi. Tra le “potenze mi-litari” prota gonistedell’epopea bellica lariana

va sicuramente annoveratala comunità delle Tre Pievi.«Aveva apprestato, questacomunità dell’alto lago, sul-la spiaggia di Dongo, dodiciscorrobiesse, sorta di lun-ghe navi rostrate, veloci nel-la corsa e nei volteggiamen-ti, quattro barbote, legnilarghi e ottusi, atti al tra-sporto delle milizie e conte-nenti torri ed ordigni diguerra, e molti battelli sot-tili, al comando di UgoneDel Conte di Sorico e di AzzoDa Rumo, imperatore dellearmi, al quale è attribuital’invenzione dello schifo, ti-po di barbota guardata dadodici remiganti e da venti-cinque uomini d’arme, sullaquale sventolava il gonfalo-ne pievese, bianco con trecroci rosse con un crocefissosorgente su un altare pan-neggiato di rosso. Aveva loschifo funzione di carroccio:asilo dei feriti, deposito del-le armi di riserva, centro didifesa in caso di sbandamen-to», si legge in una cronaca.

Una potenza navale di tut-to rispetto, allestita per af-fiancare dal lago Milanonell’attacco a Como: inutil-mente, perché l’assalto sa-rebbe stato respinto con gra-vi perdite per entrambe leparti contendenti.

Puntuale sarebbe arrivatala ritorsione comasca con-tro l’Isola Comacina e le ter-re ribelli del lago, «e perchéla stessa religione concor-resse a infiammare di guer-riero entusiasmo gli animide’ soldati, si segnarono cia-scheduna col nome di un

Apostolo, di cui avevanoscolpito l’immagine sotto lapror a».

Un attacco a sorpresa cheavrebbe messo a ferro e fuo-co borghi rivieraschi, ca-stelli, fortificazioni, fatto-rie lungo le rive di Lezzeno,Bellagio, Tremezzo, Lierna,Varenna. Le lotte tra le cittàe i borghi lariani avrebberocoinvolto anche esperti dibattaglie navali di città lon-tane. Da Genova sarebberoarrivati ingegneri per gui-dare la costruzione di torridi legno e baliste sulle navi,da Pisa tecnici abili nell’ar -

te di divellere mura.«Il porto di Lecco presenta-

va l’insolito spettacolo di unaflotta armata e munita allafoggia delle marittime, per-ciocché gli ingegneri a tal uo-po da Pisa e da Genova chia-mati preparato avevanoquell’armamento. Anche ilnaviglio degli Isolani, sottola direzione di costoro, avevaacquistato nuova forza, e letorri alle navi, le macchineda lanciar dardi, sassi, ferra-te travi e infuocate materie vierano di molto accresciute».

Più tardi, nel Cinquecen-to, il Lago di Como ha rap-presentato uno dei principa-li scenari di confronto mili-tare tra le potenze europeedell'epoca, Spagna, Francia,Venezia, Austria, Grigioni.Navi francesi, spagnole, ve-neziane solcavano le acquedel Lario, controllandosi avicenda, pronte a ingaggia-re furiosi combattimenti.Venezia arrivò addirittura atrasportare molte imbarca-zioni dai laghi di Garda ed’I s e o.

A loro la flotta viscontea (ilDucato di Milano era ormaiai suoi ultimi anni di vita)opponeva un grande barconecapace di ospitare, oltre ai re-matori, ben 500 uomini dacombattimento e altre due(Branca e Perlasca) da 200.Per contrastare la minacciagrigionese, che cercava spa-zio per allargarsi verso la pia-nura padana, la Francia alle-stì un’intera flotta di trentanavi, fra le quali la Pretoria-na, capace di ben 600 soldati.

Franco Cavalleri

Gli antichi “comballi” in un’opera d’arte Sopra, Veduta di Careno sul Lago di Como. È un dipinto del pittore Baldassarre Longoni (1876-1956) conservato nella Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi a Como che risale al 1930 circa. Questo olio su tavola descrive due comballi carichiche navigano a vela gonfia per la Breva, verso il centrolago. Il dipinto riveste un certo interesse iconografico proprio per la rappresentazione diqueste tipiche imbarcazioni lariane di grandi dimensioni utilizzate per il trasporto di persone e di materiale soprattutto edilizio (sassi di Moltrasio,calce, sabbia e legna per le fornaci), che scomparvero gradualmente a partire dalla metà del secolo con l’avvento di altre forme di trasporto

Le tipologie

Il simbolo

Quella “Lucia” immortalata da Manzoni e Segantini( f. c. ) Si tratta senza om-

bra di dubbio dell’imbar -cazione lariana più cono-sciuta al mondo, ma ilnome “Lucia”è un’artifi -ciosa tradizione di stam-po manzoniano. Il suo no-me vero è “b at t è l l ”.

Pare non abbia mai avu-to una vela, la Lucia, e isuoi remi sono manovraticome sulla “n av ”, altraimbarcazione tipica delLario. Di fatto, il battèllrappresenta la versionepasseggeri della “n av ”, piùadatta invece al trasportodi merci. Il fondo piattonon arriva alle estremità,e la indica come imbarca-zione più lacustre che nonil combàll o il borcèll.

Trovare l’origine delbattèll è difficile, comeper tutte le barche da la-voro. La sua diffusione ri-sale forse già ai Romani,anche se non figura in nes-sun documento fino al’500. Non essendo destina-ti a un uso bellico, i b at e j

erano costruiti in legnorelativamente leggero,per dare loro manovrabi-lità e velocità, facendoliscivolare dolcemente sul-l'acqua del lago. È interes-sante osservare l'analogiadelle forme tra il battèll eil dory, canotto tipico del-le navi per la pesca delmerluzzo sui banchi diTerranova (la cui epopea èstata immortalata dal di-

vo lariano di adozioneGeorge Clooney nel filmLa tempesta perfetta).

Il suo successo turisti-co conferma implicita-mente l’uso per diporto,oltre che da pesca, co-munque adatta a gite do-menicali. Oltre alla do-cumentazione data dallestampe dell’Ottocento –famosissimo è il quadroAve m a r i a di Giovanni Se-

gantini - alcuni partico-lari sono eseguiti conparticolare cura e le tin-te sono più vivaci, perraggiungere una mag-giore eleganza. I colorisono celeste e bianco, conil fondo nero incatrama-to, mentre le rifinituredei terminali delle travisporgenti e del piccolofrangiflutti di prua sonomeglio curate.

L’operaIl saggiodel professorCantoniè editodal sodalizioculturale“Scanagatta”di Varenna edè in venditaa 50 euro

La “Lucia”premiata per ilm i g l i o readdobbo aLezzeno durantela “Regatalonga”del 2001

Profilo di una delle rovine del Castello di Musso

L’assalto al castello di Musso del 1546-47 in una xilografia dal libroMemorie antiche di Como (1518-1559) dello storico FrancescoMagnocavallo ristampato nel 1999 dall’editore lariano Dominioni

La cappella dell’Assunta nel Duomodi Milano dove riposa il Medeghino

La confusione politica e mili-tare favorirà l’ascesa di avventu-rieri di ogni tipo, quali Antonio eGiovanni del Matto, padre e fi-glio, e Gian Giacomo Medici,detto il Medeghino per la suabassa statura, protagonisti dellelotte antifrancesi. Interessanteè soprattutto la figura di que-st’ultimo, uno dei personaggipiù controversi del Cinquecentolombardo. Bandito da Milanodalle autorità francesi per averucciso un rivale, il Medeghinotrovò rifugio sul Lario da cui ini-ziò un’epopea che da criminalericercato e capobrigante l’avreb -be condotto al ruolo di signoreterritoriale indipendente: in no-me di Carlo V con i titoli di Mar-

chese di Musso e Conte di Lecco,negli anni Venti del XVI secoloarrivò a dominare su buona par-te del Lario e circa metà dellaBrianza, oltre che su Domodos-sola, grazie soprattutto alle sueabilità strategiche che gli per-misero di superare la grande di-sparità di mezzi e uomini tra ilsuo esercito e quelli imperiale, diMilano o grigionese.

Questo gli consentì di ottenerecondizioni estremamente favo-revoli anche quando fu infine co-stretto alla resa: il Medeghinocedeva le sue fortezze (con l’ono -re delle armi) e in cambio rice-veva 35mila scudi, una renditaannua di mille scudi, il titolo e lagiurisdizione di Marchese di Me-

legnano, la grazia per lui e i suoida ogni reato.

In cambio, gli svizzeri ottenne-ro la distruzione del castello diMusso – centro del “re gno” delMedeghino che era dotato persi-no di una zecca per coniare mo-nete - e la promessa ducale di nonricostruirlo più. Il Medeghino,lasciato il suo nido alpino, si di-resse invece in Piemonte, dovecominciò una delle più notevolicarriere di mercenario interna-zionale del XVI secolo.

Sul Lario il Medeghino fece in-cursioni corsare con una flottacomposta da sette grosse navi atre vele e con 48 remi munite dibombarde, un brigantino e altrinumerosi barconi.

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